“La guerra come occasione”

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“La guerra come occasione”
“La guerra come occasione”
Il mio carissimo amico Marco, claun, mago, giocoliere, che ama recarsi nei luoghi
difficili, è entrato a Gaza durante una tregua delle bombe di luglio 2014. Mi ha mandato questa
sua lettera che pubblico volentierissimo.
Messo per un attimo da parte l’orrore, provo a vivere questa guerra come una
occasione! Occasione di crescita come clown e uomo.
In guerra l’essere umano è semplicemente estremo, nel bene come nel male. È l’estremo
nel bene.. diventa eroico!! Come quella madre che, per proteggere la figlia dalle bombe,
smetterà di camminare. Come quel prete, chiuso in una chiesa, pronto a proteggere con la sua
vita, 29 piccole creature. Ogni giorno qui a Gaza è una storia straordinaria, è l’occasione di
incontri eroici!
Ma la parola eroe non basta per i piccini; loro riescono ancora a sorridere, il loro viso
furbo si illumina subito davanti ad una piccola magia. È il riaccendersi della fantasia che li
rende felici… In questo “breve” mondo fantastico, loro sono i miei super-eroi!
La guerra come occasione quindi… Occasione di gustare sino in fondo, il sapore della
Pace!!
Un saluto, un abbraccio e una preghiera per la pace
Marco, il Pimpa.
16/08/2014
ANDRES BERGAMINI
(Articolo tratto da: http://www.andresbergamini.it/wp/guerra-come-occasione.html)
“Io, clown fra ambulanze e bombe.
Ma i veri eroi sono i bimbi di Gaza”
La guerra raccontata dal “Pimpa”: ogni volta che si apriva un portellone era l’orrore
Bambini feriti a Gaza: nell’operazione «Confini protetti» 2.016 persone sono rimaste uccise, fra cui 541 minori
Girare il mondo «armato» di naso rosso per far sorridere il cielo, là dove cadono bombe
e lacrime. È questa la missione di Marco Rodari, 38enne di Leggiuno (VA), che da una decina
d’anni lavora nelle corsie degli ospedali con la sua valigia di cartone, indossando gli
improbabili abiti de «Il Pimpa», uno stralunato e coloratissimo clown dispensatore di buon
umore, anzi «claun» così come amano definirsi gli operatori dell’associazione «I colori del
sorriso» di Varese.
E il Pimpa, con il suo cappellino a elica, arriva ovunque ci sia guerra e distruzione: già
25 viaggi tra Iraq, Egitto, Giordania e Palestina. Il suo naso rosso ora fa capolino tra le macerie
della Striscia di Gaza. «Sono riuscito a varcare il valico di Erez a inizio agosto, approfittando
della prima tregua - racconta -. Nelle settimane precedenti ho lavorato presso l’ospedale St.
Josef di Gerusalemme, con i bambini che venivano trasportati fuori dalla Striscia per ricevere
le cure mediche. Adesso invece mi trovo nell’unica parrocchia cattolica presente a Gaza. Vivo
alla giornata, cerco di cogliere ogni occasione per portare un po’ di gioia alla popolazione,
che sia una scuola, un pronto soccorso, una visita in famiglia o semplicemente la strada».
Un palloncino colorato, un trucco di magia, una smorfia con la sua faccia di gomma:
vale tutto per strappare un barlume di serenità ai più piccoli, usando la clownterapia per offrire
briciole di evasione e di leggerezza. Cercando di essere più forte dell’orrore che la realtà
quotidianamente presenta, e di cui può essere solo inerte spettatore. «Davanti alla guerra non
c’è umore. È impensabile rielaborare in diretta quello che si sta vivendo: bisogna buttare
tutto, comprese rabbia e paura, in un grande sacco da riaprire una volta a casa e tolto il naso
rosso. Ho costantemente impressa nella mente l’immagine delle ambulanze che arrivavano in
ospedale e ogni volta che si apriva lo sportellone non sapevi cosa aspettarti: uscivano fanciulli
senza una gambe, senza un braccio o con qualche altra parte di corpo spappolata».
E poi, tra le urla di dolore e i resti irriconoscibili di quelle che erano abitazioni, scuole
o piccole attività commerciali, c’è l’incontro casuale con uomini e donne capaci di gesti
straordinari. «Porterò per sempre con me il sorriso di una madre nel momento in cui ha saputo
che sua figlia era fuori pericolo: durante il bombardamento non ci aveva pensato un secondo
e si era buttata sulla piccola per proteggerla dal crollo dell’edificio. E dal letto dell’ospedale,
consapevole che non avrebbe mai più potuto camminare, era serena e gioiosa per la vita che
aveva nuovamente donato alla figlia».
In attesa di qualche barlume di pace, così da poter lavorare con continuità nelle tre scuole
gestite dal Patriarcato Latino di Gerusalemme e nella parrocchia della Sacra Famiglia, Marco
porta avanti anche corsi di clown per adulti e adolescenti, così da formare persone in grado di
continuare il progetto quando lui se ne ritornerà in Italia i primi di ottobre. «Ogni persona che
vive qui dentro ha perso qualcuno: chi la madre, chi il padre, chi un fratello o un amico. Sono
stravolti dalla stanchezza, ma esiste una speranza che è più forte della rassegnazione. Ogni
bambino è come un grande fuoco: le macerie della guerra possono coprirne la fiamma, ma
non riusciranno mai a soffocare la brace. A volte basta un piccolo spettacolo o un numero da
prestigiatore per soffiare via queste macerie e riaccendere con un sorriso queste piccole
fiammelle».
Un’occasione per crescere, come uomo e come clown. Un’occasione per gustare fino in
fondo il sapore della pace. Significa anche questo per «il Pimpa» essere nel cuore di Gaza, con
la sua faccia da schiaffi che dissemina buon umore. E se gli si chiede, «Ma chi te lo fa fare?»,
ti fa assaporare tutta l’inutilità della domanda. «Durante il mio primo giorno in ospedale
un’infermiera mi ha immediatamente accompagnato da una bambina con una brutta ferita
all’addome: era lacerata dal dolore e non voleva dire una parola. Appena mi ha guardato
negli occhi, tutta stupita, ha smesso subito di piangere e ha ricominciato a parlare. Ecco, la
magia del naso rosso sta tutta qua».
19/08/2014
FEDERICO TADDIA, La Stampa
(Articolo tratto da: http://www.lastampa.it/2014/08/19/esteri/io-clown-fra-ambulanze-e-bombe-ma-i-veri-eroi-
sono-i-bimbi-di-gaza-g1EtxtgaZkqrqi1x9QuedM/pagina.html)