slovit 4-10

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slovit 4-10
SOMMARIO
Anno XII N° 4 (150) 30 aprile 2010
ISSN 1826-6371
1
REGIONE
La scuola bilingue deve restare a San Pietro
La richiesta dei genitori accolta
dall’asessore regionale Molinaro
4
LA LETTERA
La questione della scuola bilingue non è risolta
La direttrice della scuola bilingue, ˘iva Gruden,
sull’attuale situazione del plesso scolastico
7
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
Tv Rai in sloveno nella Slavia, un’altra doccia fredda
Nella nuova convenzione tra la Rai e il Governo
solo un impegno generico e niente soldi
9
MINORANZA
Œtoka e Pavœi@ dall’assessore regionale Molinaro
Affrontate le questioni della bilingue
dei programmi Tv in lingua slovena
e del finanziamento della minoranza
12
TRIESTE-TRST
Le leggi ci sono, ma vanno attuate
Tavola rotonda sulle minoranze in Europa
12
TRIESTE-TRST
Presentata la pubblicazione «Italia e Slovenia
fra passato, presente e futuro»
14
VERONA
Il Prossecco anche nel Triestino
Firmato l’accordo con la regione
per la tutela Doc interregionale del vino
15
BLED
Il resiano all’attenzione dell’International Pen
Sivana Paletti e Renato Quaglia
al 42° incontro internazionale degli scrittori
16
LETTERATURA
A Boris Pahor la croce al merito per la scienza e l’arte
Il prestigioso riconoscimento gli è stato assegnato
dal governo austriaco
REGIONE
Dopo il trasferimento per motivi di sicurezza dalla vecchia sede
La scuola bilingue deve restare a S. Pietro
La richiesta dei genitori accolta dall’assessore regionale Molinaro
a scuola bilingue deve restare a San Pietro al NatisoneŒpeter. È quanto chiedono i genitori degli alunni che
la frequentano e le organizzazioni slovene della provincia di Udine ed è quanto sostiene l’amministrazione
regionale. Secondo quanto afferma la regione il comune
di San Pietro al Natisone dovrebbe proporre ad altre amministrazioni pubbliche, a partire dalla Regione e dalla
Provincia di Udine, un’adeguata sistemazione per la scuola. A questo proposito l’amministrazione comunale di San
Pietro al Natisone dovrà tenere conto della dimensione intercomunale della scuola bilingue e della necessità di garantirne la continuità dell’offerta formativa.
Nel corso della recente seduta del consiglio regionale, l’assessore regionale alla Cultura, Roberto Molinaro, non si è
soffermato sulla carenza di spazi della scuola bilingue di
San Pietro al Natisone. La regione segue, infatti, la questione nella convinzione che spetti alla locale amministrazione comunale la ricerca di una soluzione adeguata e continuativa al problema della mancanza di spazi della scuola. Il comune, infatti, riceve dalla regione fondi per la soluzione di questa questione.
Molinaro ha sottolineato chiaramente la sua posizione politica in merito a questa questione, in risposta alla interrogazione presentata dal consigliere regionale, di Cividale,
del Popolo delle Libertà, Roberto Novelli. Quest’ultimo, da
quando è stato eletto, segue «con molta attenzione» i fatti
che riguardano la Slavia friulana e Resia. È convinto che
gli sloveni della provincia di Udine non siano parte integrante
della minoranza slovena e che vadano censiti.
Evidentemente Novelli non vuole che la scuola bilingue resti
a San Pietro al Natisone. Per questo motivo nella sua interrogazione all’assessore fa riferimento ai comuni di Savogna
e di Pulfero quali possibili nuove sedi della scuola. Anche
perché nelle menzionate sedi scolastiche ci sarebbe spazio sufficiente per trasferirvi l’istituto bilingue, che così verrebbe diviso in due parti se non addirittura disgregato. Il
consigliere regionale Novelli ha chiesto all’assessore
Molinaro che la regione entro il prossimo anno scolastico
trovi «una soluzione adeguata» per la scuola bilingue, ma
nei comuni limitrofi e non più a San Pietro. Questo comporterebbe il definitivo trasferimento e la disgregazione della
scuola. La proposta di Novelli è fermamente respinta dai
genitori degli alunni, dal corpo docente e dai circoli culturali della Slavia friulana.
(Primorski dnevnik, 2. 4. 2010)
L
S.PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
Molinaro sulla scuola bilingue
L’assessore regionale alla Cultura ha partecipato ad
un incontro indetto dal sindaco Manzini
La scuola bilingue di San Pietro al Natisone rappresenta
un'esperienza scolastica importante, unica nel Friuli-
Venezia Giulia, che deve mantenere la sua sede nel territorio comunale di San Pietro al Natisone.
È quanto ha affermato recentemente, nella sede municipale del capoluogo della Valnatisone, l’assessore regionale
all'Istruzione e Cultura, Roberto Molinaro, partecipando a
una riunione indetta dal sindaco, Tiziano Manzini, per individuare possibili soluzioni ai problemi di agibilità che sono
stati riscontrati nei fabbricati che ospitano l’istituto.
La scuola bilingue di San Pietro al Natisone, divenuta statale nel 2002, sostenuta dalla Regione, assicura ai bambini, fin dalla scuola materna e dalle elementari ed ai ragazzi delle medie, la possibilità di istruirsi e apprendere sia in
lingua italiana che in quella slovena.
Svolge dunque un ruolo importante, sia nei confronti della
minoranza linguistica slovena che verso l'intera comunità
regionale.
All'intero ciclo di istruzione, compresi i bimbi dell'asilo, partecipano infatti ogni anno 220 tra bambini (una settantina
alla scuola materna) e ragazzi, provenienti anche dal di fuori
del territorio comunale di San Pietro al Natisone.
Secondo Molinaro, presente assieme al consigliere regionale Roberto Novelli, all'assessore provinciale all'Istruzione,
Elena Lizzi, al presidente dell’Uncem Fvg, Giuseppe Firmino
Marinig, nonché ai dirigenti scolastici e ai rappresentanti
dei genitori, occorre ipotizzare una soluzione al problema
dell’abitabilità degli edifici scolastici, calibrata in più fasi,
superando innanzitutto l'emergenza utilizzando le strutture esistenti.
Molinaro ha inoltre sostenuto che deve essere mantenuta nello stesso edificio la convivenza dell’esperienza scolastica slovena con quella italiana ed ha ipotizzato alcune
ipotesi pratiche di soluzione, che assieme a quelle indicate anche dagli altri presenti alla riunione saranno sottoposte al vaglio di un tavolo tecnico.
(www.regione.fvg)
REGIONE
Gabrovec: intervenga la competente
commissione consiliare
La proposta del consigliere regionale sloveno della
Slovenska skupnost-Ssk
Il consigliere regionale sloveno della Ssk, Igor Gabrovec,
ha recentemente inviato una lettera al presidente della sesta
commissione permanente del Consiglio regionale, Piero
Camber, nella quale lo informa dettagliatamente sulla difficile situazione che si è creata a San Pietro al NatisoneŒpeter con la chiusura della scuola bilingue. Nella lettera
Gabrovec invita la commissione, che è, tra l’altro, competente in tema di scuola e di comunità linguistiche, a recarsi a breve a San Pietro al Natisone ed a prendere atto dell’urgente necessità di risolvere la questione intricata della
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ricerca di una nuova sede in cui trasferire la locale scuola bilingue.
Nella sua lettera Gabrovec illustra al collega Camber la storia della scuola bilingue, che è stata istituita negli anni
Ottanta e che è diventata statale solo nel 2001, dopo l’approvazione della legge 38, di tutela degli sloveni. «Prima
la scuola materna e poi anche quella elementare – scrive
Gabrovec – si sono in breve affermate per la qualità del
loro modello educativo-formativo e sono diventate un punto
di riferimento per il più ampio territorio delle Valli del
Natisone e non solo. Nella lettera Gabrovec, inoltre, sottolinea il ruolo prezioso di collante e di mediatore culturale della scuola, la quale contribuisce a tessere migliori rapporti tra le comunità slovena ed italiana. «Viviamo in un
tempo – afferma Gabrovec – improntato al dialogo, alla
conoscenza e, di conseguenza, all’accoglienza della cultura del vicino, che rappresenta un’inesauribile fonte di ricchezza». A questo proposito il consigliere sloveno fa riferimento alle nuove dinamiche di sviluppo sociale vigenti nell’attuale epoca di integrazione europea e di abbattimento
delle barriere politico-amministrative del passato.
«A causa dell’inagibilità dell’edificio – prosegue Gabrovec
nella lettera – la scuola si è trovata, da un giorno all’altro,
senza sede e attualmente le lezioni hanno luogo presso
sedi provvisorie. Una situazione che getta il personale scolastico docente e non, gli alunni e le loro famiglie in uno
stato di grande incertezza e di preoccupazione per il futuro». Gabrovec fa, di seguito, riferimento alle varie proposte avanzate dai rappresentanti e dagli amministratori politici, che stanno affrontando il problema.
«La questione – afferma il consigliere – supera la sfera
meramente locale, dal momento che si tratta dell’unica
scuola bilingue presente in tutta la provincia di Udine». Per
questo motivo Gabrovec invita la sesta commissione permanente del Consiglio regionale, della quale egli stesso fa
parte, a chiedere un incontro, a San Pietro, con i rappresentanti dell’amministrazione locale, dei genitori degli alunni e con i dirigenti della scuola per fare il punto sulle possibili soluzioni da adottare.
Gabrovec sottolinea, inoltre, la necessità di evitare lo sfaldamento della scuola e di trovare una soluzione dignitosa
per la sua ubicazione almeno entro l’inizio del prossimo
anno scolastico.
«Per la soluzione definitiva – conclude Gabrovec – saranno probabilmente necessari finanziamenti che, attualmente,
può mettere a disposizione solo la regione».
(Comunicato stampa)
IL COMMENTO
Alziamo la voce per la scuola bilingue
di San Pietro!
La scuola bilingue di San Pietro al Natisone-Œpeter rischia
seriamente di non risolvere il problema degli spazi entro
l’inizio del prossimo anno scolastico. E questo nonostante l’insistente avvicendarsi delle dichiarazioni da parte di
autorevoli esponenti istituzionali, secondo i quali l’efficacia dell’offerta formativa della scuola è strettamente legata alla tutela della sua integrità.
Innanzitutto la nostra redazione desidera esprimere, in questo delicato momento, tutta la solidarietà alla comunità slovena della Slavia friulana-Bene@ija. La lettera della diretSLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 2
trice dell’Istituto bilingue, ˘iva Gruden, che ieri (sabato 10
aprile, ndt.) abbiamo pubblicato nel nostro giornale, illustra
con chiarezza le dimensioni reali dei problemi, dovuti soprattutto alle insistenti richieste di chi propone di dividere l’integrità della scuola trasferendo le varie classi in diversi
comuni delle Valli del Natisone. Questo «soluzione temporanea» comporterebbe in realtà l’inizio della fine per la
scuola bilingue, che, grazie al successo della sua offerta
formativa, ha saputo guadagnarsi un certo prestigio nelle
Valli del Natisone ed oltre. Va detto anche che il successo della bilingue rappresenta una spina nel fianco per alcune cerchie, che approfittano della situazione attuale per
ostacolarne l’attività, attraverso la quale si promuove l’apprendimento e la diffusione della lingua slovena nelle Valli
del Natisone.
Un appello ad offrire il più ampio appoggio alla scuola bilingue di San Pietro al Natisone è stato lanciato dall’ultimo
numero del settimanale degli sloveni della provincia di
Udine, Novi Matajur, che a questo scopo invita la rappresentanza collettiva della minoranza slovena a prendere
provvedimenti. Questo è il momento giusto e l’occasione
perché tutta la comunità slovena faccia sentire la sua voce
in appoggio alla scuola bilingue. Le autorità competenti
dovrebbero assicurare alla bilingue un immobile, sito a San
Pietro al Natisone, dove, a partire dall’inizio del prossimo
anno scolastico, poter proseguire, tranquillamente, la propria attività didattica!
Duœan Udovi@
(Primorski dnevnik, 11. 4. 2010)
UDINE-VIDAN
La scuola bilingue all’attenzione del prefetto
I rappresentanti della scuola e di Skgz e Sso sono
stati ricevuti dal rappresentante del governo
La scuola bilingue di San Pietro al Natisone, a differenza
di quanto accade nella provincie di Trieste e di Gorizia, è
l’unica in provincia di Udine ad assicurare ai ragazzi appartenenti alla minoranza slovena, e a quanti lo desiderano,
l’istruzione in lingua slovena (oltre che italiana) e in quanto tale è stata riconosciuta e protetta dalla legge di tutela
(38/2001).
È una scuola nata dalla comunità, per volontà delle associazioni slovene e delle famiglie, ha un’offerta formativa di
qualità e risponde alle richieste di un territorio che è più
ampio di quello delle Valli del Natisone, con i suoi 221 iscritti inoltre è l’unica in crescita, in controtendenza. Per tutti
questi motivi deve essere salvaguardata nella sua integrità,
mantenuta a San Pietro al Natisone e messa nelle condizioni di operare al meglio già dall’inizio del prossimo anno
scolastico.
Sono stati questi gli argomenti sostenuti in un incontro con
il Prefetto di Udine, dott. Ivo Salemme, dai due presidenti delle organizzazioni di riferimento della minoranza slovena, Luigia Negro per l’ Unione culturale economica slovena–Skgz e Giorgio Banchig della Confederazione delle
organizzazioni slovene–Sso, accompagnati da Iole Namor
e Riccardo Ruttar. I rappresentanti sloveni, giovedì 1 aprile, nel corso dell’incontro in prefettura a Udine, si sono fatti
interpreti della preoccupazione dei genitori degli alunni e
della direzione per il futuro della scuola. Una sua prolungata diaspora potrebbe infatti influire negativamente sulla
sua organizzazione e sull’attività didattica a scapito degli
alunni. Hanno quindi chiesto al Prefetto di attivare un tavolo, attorno al quale convocare tutti i soggetti interessati
(Regione, Provincia, Comune di S. Pietro al Natisone,
Istituto comprensivo bilingue, Direzione scolastica regionale...) affinché già nelle prossime settimane siano assunte le decisioni necessarie per avviare i lavori di messa in
sicurezza della scuola o per reperire altri spazi adeguati a
San Pietro al Natisone, in grado di accogliere tutte le classi, dalla scuola dell’infanzia alla scuola media inferiore, per
non compromettere il modello didattico bilingue e consentire
alla scuola di riprendere le attività regolarmente dal prossimo settembre.
Il dott. Salemme, che era informato della situazione venutasi a creare a seguito dello sgombero della scuola, ha assicurato la sua attenzione ed il suo impegno nella ricerca della
soluzione migliore.
Nella stessa giornata, il Prefetto dott. Salemme ha ricevuto
una delegazione della scuola bilingue di cui facevano parte
la dirigente scolastica ˘iva Gruden, il presidente del consiglio d’istituto dell’Istituto comprensivo con lingua d’insegnamento bilingue sloveno-italiano Michele Coren insieme
a Elena Domenis, Federica Manzini e Claudia Salamant
in rappresentanza del comitato dei genitori.
Dopo aver illustrato la storia della scuola e la sua importanza per la comunità ed il territorio in cui è insediata, i rappresentanti dell’Istituto comprensivo hanno a loro volta chiesto al prefetto di farsi parte attiva per promuovere un incontro con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, oltre al Comune
di San Pietro al Natisone anche la Provincia di Udine e la
Regione Fvg, per risolvere il problema. Poiché si tratta di
una situazione d’emergenza e data la ristrettezza di tempi
hanno chiesto al Prefetto di intervenire anche presso la
Protezione civile per un suo rapido intervento. Anche ai rappresentanti della scuola il Prefetto ha ribadito il suo impegno al fine di trovare le soluzioni necessarie.
(Novi Matajur, 8. 4. 2010)
L’INTERVENTO
La scuola bilingue mantenga
la sede a San Pietro
In seguito alla chiusura dalla sede di Viale Azzida e al trasferimento degli alunni e del personale della scuola bilingue in tre strutture situate a San Pietro al Natisone si sono
susseguiti vari incontri di natura tecnica, amministrativa e
politica per dare una risposta concreta e veloce all’istanza che i genitori hanno immediatamente posto: tenere unito
l’istituto in un’unica struttura, da individuare a San Pietro
al Natisone, a partire già dal prossimo anno scolastico.
Al termine dell’assemblea dei genitori del 25 marzo (si è
trattato del primo incontro ufficiale per cercare possibili soluzioni) è stato, tra l’altro, istituito un comitato genitori allo
scopo di seguire ed indirizzare al meglio le azioni future.
In quell’occassione è emersa l’importanza della scuola bilingue, unica del suo genere nel Friuli - Venezia Giulia, che
svolge un ruolo fondamentale per la minoranza linguistica
slovena ed anche per l’intera comunità regionale.
I genitori si sono detti concordi sulla assoluta necessità che
la scuola bilingue mantenga la sua sede ed attività nel capoluogo delle Valli del Natisone e questo per motivazioni tecniche, logistiche e didattiche assolutamente non risolvibi-
li in caso di decentramento in sedi diverse. Nel qual caso
si presenterebbero difficoltà insormontabili a partire dalla
mensa (la scuola è a tempo pieno su otto ore), che viene
gestita dall’Istituto per l’istruzione slovena – Zavod za slovensko izobra¡evanje, di cui i genitori sono soci, dai trasporti scolastici, fino all’uso di materiali didattici, laboratori e palestra, all’utilizzo della biblioteca che offre una consistente quantità di pubblicazioni italiane, slovene e inglesi. Questi aspetti, essenziali per una normale e tranquilla
attività didattica ed educativa, possono essere gestiti solo
nell’ambito di un'unica sede scolastica.
Per la scuola bilingue, inoltre, è fondamentale la continuità
didattica con una forte integrazione tra i tre diversi livelli
della scuola dell’obbligo e con le numerose attività collaterali quali quelle sportive, di sostegno e la scuola di musica organizzate con le associazioni slovene operanti sul territorio.
Su questi aspetti tecnici ed operativi c’è stata totale concordanza da parte dell’assessore regionale Molinaro, che
nel corso degli incontri con gli amministratori di San Pietro,
la dirigente scolastica e i rappresentanti dei genitori ha
sostenuto che deve essere mantenuta nello stesso edificio la convivenza dell’esperienza scolastica bilingue.
In seguito, con l’istituzione di un tavolo tecnico, verranno
verificate tutte le possibilità di soluzione al problema in un’ottica di mantenimento dell’unità scolastica per l’Istituto. I genitori non nascondono la preoccupazione per l’inizio del prossimo anno scolastico e chiedono in tempi brevi di essere
portati a conoscenza delle soluzioni che mano a mano verranno individuate.
È necessario, perciò, che nell’ambito del tavolo tecnico
siano coinvolti tutti i soggetti operanti nell’ambito scolastico locale in quanto sul territorio operano due istituti comprensivi, quello monolingue e quello bilingue, che vanno
messi sullo stesso piano, con stessi diritti e obblighi verso
la comunità locale e che si differenziano solamente nella
diversa offerta didattica. Pertanto un adeguamento dell’organizzazione scolastica locale deve tenere conto dei singoli modelli organizzativi e delle relative esigenze.
Gratitudine va all’assessore regionale Molinaro per la sua
chiara posizione a sostegno delle istanze dei genitori e
dell’Istituto bilingue ed auspicano analogo sostegno anche
da parte dell’amministrazione comunale di San Pietro al
Natisone che ha già dimostrato nella prima fase dell’emergenza di saper affrontare al meglio una situazione
straordinaria.
Un grazie va anche al prefetto di Udine, Ivo Salemme, che
in tempi successivi ha incontrato i rappresentiati della scuola bilingue, che gli hanno prospettato i problemi aperti con
la chiusura della sede dell’istituto.
Michele Coren
presidente del consiglio d’istituto
della scuola bilingue
(Dom, 15. 4. 2010)
SCUOLA BILINGUE
Comitato paritetico: la sede della scuola
è prioritaria
Lo stato di emergenza in cui versa la scuola bilingue di S.
Pietro è stato, martedì 13 aprile, all’attenzione del Comitato
paritetico per i problemi della minoranza slovena, riunitoSLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 3
si a Trieste. La ricerca di una sede adeguata per la scuola, l’unica in provincia di Udine nella quale l’insegnamento viene impartito anche in lingua slovena, è stata ritenuta assolutamente prioritaria. Questo è anche uno dei punti
del Parere, redatto dal Comitato sull’attuazione della
Convenzione quadro per la protezione delle minoranze
nazionali.
Il Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena ha adottato martedì scorso, 13 aprile, un
parere sul III Rapporto dell’Italia sull’attuazione della
Convenzione quadro per la protezione delle minoranze
nazionali del Consiglio d’Europa. Nel documento, molto articolato, in cui vengono evidenziate luci e ombre sull’applicazione delle norme di tutela della minoranza slovena, un
punto specifico è stato dedicato alla Scuola bilingue. Il documento paventa il pericolo di un suo smembramento con
grave pregiudizio per la qualità dell’insegnamento e sottolinea che la soluzione del problema è «assolutamente
prioritaria».
(Novi Matajur, 15. 4. 2010)
L’APPELLO
È necessario il sostegno attivo
di tutta la minoranza
Preoccupazione per il futuro della scuola bilingue
Per noi la scuola bilingue di San Pietro al Natisone-Œpeter
è molto importante. Per questo motivo non c’è niente di strano se continuiamo ad occuparci di questa questione. D’altro
canto il clima che in questo periodo imperversa nella Slavia
friulana non è favorevole agli sloveni in Italia e soprattutto a quelli in provincia di Udine. Per questo motivo la preoccupazione per le sorti della bilingue è ulteriormente fondata.
Il clima politico generale non è più quello che, ai tempi del
governo Illy in regione e di Prodi al governo, ci permise l’istituzione della scuola media bilingue. E non dobbiamo
dimenticare che allora il sindaco di San Pietro (Tiziano
Manzini, ndt.) si oppose a questo progetto, rischiando di
vanificarne la realizzazione, nonostante l’appoggio dato
dalla regione e dal governo.
Desta, inoltre, preoccupazione, che in questa difficile storia di natura finanziaria e politica, il comune di San Pietro
rappresenti un fattore chiave. All’amministrazione comunale di Manzini va riconosciuto il fatto di aver procurato un
tetto agli alunni ed al personale docente della bilingue nel
momento critico del loro trasferimento dalla vecchia sede.
Ma resta l’interrogativo su cosa accadrà d’ora in poi.
Gli interlocutori istituzionali sottolineano all’unanimità che
ora la parola passa al comune, il quale deve cercare e proporre soluzioni adeguate alle istituzioni pubbliche superiori.
L’impressione è però che il comune attenda soluzioni dall’alto e che non intenda buttarsi nel fuoco per difendere la
permanenza della bilingue a San Pietro al Natisone.
Sembra, inoltre, che il comune non opporrà troppe resistenze all’offerta di altri comuni, i quali vorrebbero impedire la chiusura dei propri plessi scolastici trasferendovi gli
alunni della bilingue.
La stessa scuola e le organizzazioni slovene della provincia di Udine hanno mosso i primi passi e si è attivato anche
il Partito democratico, che ha convocato un incontro, a San
Pietro, con i suoi più alti rappresentanti istituzionali.
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La preoccupazione per il futuro della bilingue dovrebbe però
essere fatta propria da tutta la comunità slovena e noi sloveni della provincia di Udine ci aspettiamo che, a questo
scopo, venga indetto un incontro della rappresentanza
comune della minoranza slovena.
(Novi Matajur, 8. 4. 2010)
LA LETTERA
La questione della scuola bilingue
non è risolta
Pubblichiamo la lettera che la direttrice della scuola
bilingue di San Pietro al Natisone, ˘iva Gruden, ha
inviato alla redazione del quotidiano sloveno di Trieste,
Primorski dnevnik, sull’attuale situazione del plesso
scolastico.
Spettabile redazione,
vi scrivo in relazione al vostro articolo sul recente incontro, che ha avuto luogo presso il comune di San Pietro al
Natisone-Œpeter, che è stato convocato dal sindaco
Tiziano Manzini per individuare possibili soluzioni ai problemi di agibilità riscontrati nei fabbricati che ospitano l’istituto comprensivo bilingue.
Vorrei soprattutto evidenziare il grossolano errore che avete
fatto nell’affermare che i rappresentanti dell’istituto comprensivo italiano e del «Paolo Diacono» non hanno partecipato all’incontro. In realtà essi non sono stati invitati all’incontro. È, invece, intervenuta l’assessore provinciale
all’Istruzione, Elena Lizzi. E semplicemente per il fatto che
è la provincia a provvedere alla manutenzione degli edifici delle scuole superiori (e quindi anche di quelli che a San
Pietro vengono utilizzati dall’Istituto «Paolo Diacono»).
Mi preoccupa anche il titolo che avete messo al summenzionato articolo, attraverso il quale si dà al lettore l’impressione che la questione della scuola bilingue sia risolta. Mentre, invece, è ben lontano da una soluzione.
Ho soprattutto l’impressione che i nostri mezzi di comunicazione (e forse la minoranza slovena in generale) non si
rendano conto che in realtà il problema è molto grave, dal
momento che si rischia di vanificare tutti gli sforzi che abbiamo fatto finora.
Per fare il punto sulla situazione: l’istituto bilingue comprende tre classi della scuola materna, sette delle elementari e tre delle medie. Abbiamo quindi bisogno di 13
aule, escludendo tutto il resto. Per settembre abbiamo, ad
oggi, garantito l’utilizzo di quattro aule presso l’ex istituto
magistrale.
Siamo molto grati all’assessore regionale alla cultura,
Roberto Molinaro, per le posizioni chiare che ha assunto
e per il suo sostegno. Ma ci chiediamo in quale misura la
questione verrà risolta a livello locale. Le posizioni del consigliere regionale Roberto Novelli non rappresentano un
caso isolato, dal momento che i comuni limitrofi riempirebbero volentieri con i nostri alunni i loro edifici scolastici praticamente quasi vuoti. Resta il fatto che il trasferimento
della scuola bilingue in due sedi diverse (considerando infatti la capacità dei plessi scolastici succitati, la scuola bilingue verrebbe divisa tra due diversi comuni) non intacca solo
la qualità dell’offerta formativa e il modello bilingue, ma
anche il numero degli iscritti, dal momento che non tutte
le famiglie possono permettersi un trasporto di 20-30 km
degli alunni da casa a scuola. Una situazione che, visto il
clima che oggi imperversa nella Slavia friulana-Bene@ija,
rappresenterebbe anche un traguardo politico per determinate cerchie.
Per questo motivo mi auguro che non cada nel vuoto l’appello lanciato dal settimanale degli sloveni della provincia
di Udine, Novi Matajur, affinché la questione della scuola
bilingue non venga confinata alla Slavia friulana, ma sia
fatta propria da tutta la comunità slovena.
˘iva Gruden
(Primorski dnevnik, 10. 4. 2010)
S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
Bilingue, incontro con i rappresentanti Pd
Presso il centro culturale sloveno a San Pietro ha avuto
luogo recentemente un incontro tra i rappresentanti del
Partito democratico, la direzione e il personale docente della
scuola bilingue, una numerosa rappresentanza dei genitori e di amministratori della Slavia friulana.
All’incontro hanno preso parte tutti gli esponenti istituzionali del Partito democratico: il consigliere comunale
Simone Bordon, promotore dell’incontro, il consigliere provinciale Cristiano Shaurli, sindaco di Faedis e segretario
provinciale del partito, il consigliere regionale Giorgio Baiutti,
il deputato Ivano Strizzolo, la senatrice Tamara Bla¡ina e
il senatore Carlo Pegorer. Era presente anche il coordinatore della sezione slovena del Pd, Andrej Gergolet.
Nel corso dell’incontro è stata innanzitutto espressa una
valutazione positiva sull’esperienza della formazione bilingue, scelta da molti genitori, non tutti di madrelingua slovena. Per questo motivo la scuola bilingue rappresenta una
conquista preziosa per le valli del Natisone e non solo e
può assurgere a modello anche per altre realtà in Italia,
come ha affermato il deputato Strizzolo.
Il senatore Pegorer ha detto che la scuola bilingue di San
Pietro rappresenta un elemento di arricchimento qualitativo per l’offerta scolastica regionale e un orientamento di
sviluppo per la regione Friuli-Venezia Giulia, che dovrebbe promuovere l’integrazione di questo territorio.
La compattezza e lo spirito battagliero dei genitori sono stati
sottolineati da Elena Domenis, la quale, tra l’altro, ha evidenziato che, nonostante gli sforzi compiuti, spetta alla politica la ricerca di una soluzione e la funzione di collegamento
tra le diverse istituzioni pubbliche.
Michele Coren, presidente del consiglio di istituto, ha respinto ogni tentativo di politicizzare la questione, come quello
compiuto dal consigliere regionale Roberto Novelli, che vorrebbe frammentare la scuola bilingue, ed ha sottolineato
come la scuola risponda alle necessità del territorio e delle
famiglie e rappresenti un investimento nei giovani e nel futuro.
Il consigliere regionale Giorgio Baiutti ha detto che nella
legge finanziaria regionale non ci sono fondi per la nuova
scuola, ma ha aggiunto che già entro il mese di giugno è
possibile inserire nel bilancio regionale una clausola relativa alla ristrutturazione degli spazi scolastici destinati alla
bilingue.
I rappresentanti del Pd si sono impegnati di intervenire, ciascuno nel suo ambito, al fine di cercare una soluzione al
problema e rassicurare la direzione e le famiglie degli alunni della bilingue. I convenuti hanno, inoltre, sollevato la
necessità di convocare in tempi brevi un tavolo comune sul
futuro della scuola bilingue, al quale invitare i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche competenti.
(J.N. Novi Matajur, 15.4.2010
Primorski dnevnik, 11.4.2010)
UDINE-VIDAN
Scuola bilingue: i parlamentari del Pd
hanno incontrato il prefetto
I parlamentari del Pd del Friuli Venezia Giulia (Bla¡ina,
Pegorer, Pertoldi e Strizzolo) hanno incontrato questa mattina il Prefetto di Udine dott. Ivo Salemme per sottoporgli
la necessità di trovare in tempi rapidi una soluzione adeguata per la scuola bilingue di San Pietro al Natisone. Di
questo problema si è discusso già la settimana scorsa in
occasione dell'incontro pubblico promosso dal Partito democratico delle Valli del Natisone, con la presenza di parlamentari, consiglieri regionali ed il segretario provinciale dei
Democratici.
L'impegno preso in quell'occasione di seguire attivamente la vicenda ha portato i parlamentari a richiedere l'incontro
con il Prefetto, al quale è stato ribadito il sostegno alle proposte dei genitori e della Direzione tese a ricercare una soluzione in grado di mantenere l’unità dei diversi ordini e gradi
della scuola stessa (materna, elementare e media), nonché la sua ubicazione nel Comune di San Pietro. In questo senso si è espresso recentemente pure l'Assessore
regionale all'istruzione Molinaro. Una delle possibilità individuate dai genitori riguarda il convitto Paolo Diacono, soluzione sostenibile anche dal punto di vista finanziario.
Come noto dopo la chiusura e lo sgombero dell’edificio scolastico dovuti a motivi di sicurezza sono state reperite
dall’Amministrazione comunale delle sistemazioni provvisorie in diversi edifici. Il problema in questa fase riguarda
la ricerca di una soluzione adeguata sia per il prossimo anno
scolastico come anche per la sistemazione definitiva.
I parlamentari del Pd hanno espresso al rappresentante
del Governo l'apprezzamento per il ruolo che sta svolgendo
la scuola bilingue nel processo di integrazione e per la sua
validità dal punta di vista didattico; essa è tra l'altro specificatamente riconosciuta dalla legge di tutela della minoranza slovena n. 38/2001. Al fine di trovare una soluzione il più possibile condivisa è stato chiesto al Prefetto di
organizzare un tavolo di lavoro con tutti i soggetti istituzionali
coinvolti (Regione, Provincia, Comune e Ufficio scolastico
regionale), ai quali aveva già mandato una lettera in questo senso.
(Comunicato stampa)
(Novi Matajur, 22. 4. 2010)
S. PIETRO AL NAT-ŒPIETAR
Bilingue, riunita la rappresentanza
degli sloveni
I rappresentanti della società civile slovena e i politici sloveni esprimono il loro sostegno unanime alla direzione ed
ai genitori degli alunni della scuola bilingue di San Pietro
al Natisone e sostengono la necessità di trasferire, entro
SLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 5
l’inizio del prossimo anno scolastico, tutte le classi della
scuola materna, elementare e media bilingue negli spazi
della Casa dello studente di San Pietro al Natisone, che
dipende dal Convitto Paolo Diacono di Cividale del Friuli.
Una soluzione non osteggiata dalla direzione del Convitto,
dal momento che in questo modo si verrebbe incontro
anche ai 23 studenti, che attualmente vi alloggiano.
Per i lavori di sistemazione sarebbero sufficienti 900mila
euro, che potrebbero essere messi a disposizione dalla
regione oppure attinti al fondo per la protezione civile. In
questo modo la scuola bilingue avrebbe una sede adeguata,
che, oltre a salvaguardarne l’integrità, consentirebbe
anche il collegamento con altre istituzioni della minoranza
slovena che operano a San Pietro al Natisone.
Sono queste le conclusioni cui si è pervenuti nel corso del
recente incontro, che ha avuto luogo presso il centro culturale sloveno di San Pietro al Natisone, tra la rappresentanza comune degli sloveni in Italia, la direttrice della scuola bilingue, ˘iva Gruden, e il presidente del consiglio d’istituto, Michele Coren. L’incontro è stato convocato su
richiesta dei rappresentanti dell’Unione culturale economica
slovena-Skgz, della Confederazione delle organizzazioni
slovene-Sso e dei partiti politici, con l’intento di approfondire la questione della ricerca di una nuova sede, dove trasferire la scuola bilingue slovena. All’incontro erano presenti i politici Tamara Bla¡ina, Andrej Gergolet, Damijan
Terpin e Stojan Speti@, i presidenti regionali dello Sso,
Drago Œtoka, e della Skgz, Rudi Pavœi@, e i presidenti, per
la provincia di Udine, di Sso, Giorgio Banchig, e della Skgz,
Luigia Negro.
Ai convenuti la direttrice ˘iva Gruden ha riassunto la situazione che negli ultimi mesi ha fortemente condizionato l’attività della scuola bilingue: dall’iniziale preoccupazione della
direzione e dei genitori della scuola bilingue a causa della
presenza di eternit sul tetto dell’ex edificio scolastico ai primi
rilevamenti di pericolosità sismica fino all’ispezione di un
équipe di esperti, commissionata dal comune, e alla successiva firma, da parte del sindaco Tiziano Manzini, del
decreto di evacuazione dall’edificio. Così per i 221 alunni,
le loro famiglie, il personale scolastico docente e non, è
iniziata una sorta di via crucis che ha portato a soluzioni
provvisorie, le quali però non risultano ottimali per alcune
classi della scuola elementare e per la scuola materna. Una
situazione quella della bilingue, che la direttrice, ˘iva
Gruden, ha giudicato insostenibile, lamentando l’attuale
frammentarietà dei rapporti tra le varie sedi che ospitano
le classi dell’istituto e sottolineando la necessità di trasferire la scuola in un unico stabile.
Nel corso dell’ultimo mese, la direzione e i genitori, che dagli
inizi hanno manifestato il loro attaccamento, hanno esaminato svariate soluzioni ai problemi della scuola bilingue.
Ci sono state anche più riunioni con i rappresentanti di varie
amministrazioni pubbliche e con i parlamentari del Partito
democratico, invitati dai rappresentanti locali del partito. Dal
momento che i nuovi spazi devono essere disponibili entro
l’inizio del nuovo anno scolastico, è stata scartata l’ipotesi della costruzione ex novo dell’edificio a favore del trasferimento in una struttura già presente in loco. La necessità di mantenere la scuola bilingue a San Pietro era già
stata sottolineata dall’assessore regionale alla Cultura,
Roberto Molinaro. La scuola è, infatti, stata istituita a San
Pietro, come sta scritto anche nel testo della legge di tutela 38/2001. All’approvazione di questa legge ha fatto seguito la statalizzazione della scuola, che ha assunto così maggiore visibilità ed ha affermato, nel corso degli anni, la qualità della sua offerta formativa.
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Nel corso dell’incontro è stato, infine, sottolineato che la
soluzione della questione della scuola bilingue spetta agli
interlocutori principali, e cioè al comune, alla Provincia,
all’assessore regionale alla Cultura, Roberto Molinaro, al
prefetto di Udine, che pure sostiene la necessità di mantenere la scuola, unita, a San Pietro al Natisone e che, sulla
questione, è pronto a convocare un tavolo comune delle
amministrazioni pubbliche competenti.
Una soluzione all’attuale situazione in cui versa la bilingue
è, quindi, possibile, ma tutto dipende dal centrodestra, che
ha la maggioranza in tutte le amministrazioni pubbliche
competenti.
La questione della scuola bilingue è stata successivamente
illustrata a Lubiana nel corso di un incontro con il premier
sloveno Borut Pahor, il ministro per gli Sloveni d’oltre confine e nel mondo, Boœtjan ˘ekœ, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Jo¡ef Œkol@, da una delegazione, formata per l’Unione culturale economica slovena-Skgz, dalla
presidente per la provincia di Udine, Luigia Negro, e da
Riccardo Ruttar per la Confederazione delle organizzazioni
slovene-Sso, dalla rappresentante del corpo docente,
Donatella Ruttar, e a nome dei genitori e della direzione
della scuola, dal presidente del consiglio d’istituto, Michele
Coren.
Dal canto loro, ˘ekœ e Pahor hanno espresso la necessità
di contattare quanto prima un adeguato interlocutore sul
fronte italiano per trovare insieme una soluzione che vada
bene a tutti, ma soprattutto agli alunni della bilingue, che
sono quelli che più risentono della situazione. Il ministro
˘ekœ ha sottolineato quanto sia importante mantenere la
scuola bilingue accanto a quella con lingua d’insegnamento
italiana, per fare sì che gli alunni si sentano parte integrante
del territorio, evitando così di isolarli dagli altri.
(Tjaœa Gruden, Primorski dnevnik, 17. 4. 2010
N. M., Primorski dnevnik, 24. 4. 2010)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
Fabbrica della tensione a pieno regime
Quando la stampa alimenta il conflitto sociale
Appare talmente ovvio ed implicito, che, stavolta, siano stati
gli «sloveni» di casa nostra a cancellare le scritte in italiano sui cartelli stradali bilingui nei comuni del comprensorio confinario della Benecia, che non si viene neppure sfiorati dal dubbio che, invece, ci possa essere sotto una manovra destabilizzante di più ampio respiro. Secondo l’acclarato pregiudizio diffuso sarebbe opera di qualche esagitato nazionalista «slovenofilo», nostalgico delle pretese territoriali jugoslave dei tempi di Tito.
Quando venivano imbrattate, per decenni, le tabelle e le
scritte in sloveno, molti giustificavano quei vandalismi come
gesta patriottiche in difesa dell’italianità delle zone di confine ed innalzavano tricolori per riaffermare l’italianità del
territorio. Noi che «ci riconosciamo nella minoranza slovena» li abbiamo lasciati fare ed abbiamo continuato a ricercare il dialogo, a promuovere pacifiche iniziative culturali,
a potenziare l’offerta formativa nel centro bilingue, a qualificare l’attività informativa con giornali e pubblicazioni; il
tutto nel pieno rispetto delle norme e del buonsenso.
L’assurdità dell’accusa di atti vandalici di stampo antiitaliano operata da «sloveni» appare da sé. Ma sono i nostri
successi sociali e culturali a dare fastidio ai mestatori di
professione e loro cambiano la tattica provocatoria: qualcosa di eclatante, che faccia ribollire il magma di pregiudizi antisloveni che si stava raffreddando. Ed ecco la genialata: nelle notti senza luna si aggirerebbe per la Slavia il
lupo mannaro sloveno armato di spray! Il buon giornale
Messaggero, trasudante di amor patrio peloso, non trova
di meglio che far da megafono al grido d’allarme. Si vagheggia sulle sue pagine di referendum e di liste di proscrizione per coloro che si riconoscono sloveni, tra cui isolare e
bloccare i potenziali «lupi». E si preferisce mettere nel cassetto i numerosi documenti e le lettere di rimostranza inviati da coloro che venivano additati come autori degli imbrattamenti notturni.
Il pregiudizio è una malattia per la quale è difficile trovare
dottori e medicine adeguati. È una malattia autoimmunitaria di cui soffrono questo organo di stampa e parecchi
dei suoi lettori valligiani. In effetti si potrebbe ipotizzare in
essi una specie di alterazione del meccanismo di difesa
immunitaria, così come succede nell’organismo umano
quando il sistema non riconosce come proprie le sue stesse cellule e le aggredisce, creando così anticorpi contro
se stesso. La malattia diventa sistemica causando problemi
seri a tutto l’organismo.
Uscendo di metafora, vale appunto la pena di specificare
ancora, che i cittadini dei comuni confinari che si riconoscono «sloveni», non sono estranei all’organismo sociale
complessivo; ne fanno parte a pieno titolo, come parti
«sane» dello stesso. Dicendosi sloveni non solo non hanno
mai rinunciato alla propria italianità, ma mai si sognerebbero di danneggiare l’organismo di cui fanno parte integrante. Chi li discrimina dimostra solo la sua ignoranza, la
sua malafede e la propria malattia da pregiudizio. Il comportamento discriminatorio indica come persista nell’ «organismo» italico un morbo autoimmunitario che danneggia
sicuramente coloro che vengono considerati estranei ma
anche l’organismo-Italia in quanto tale.
Questi i fatti: il Messaggero Veneto pubblicava, virgolettandole, queste dichiarazioni a caldo del sindaco di San
Leonardo Giuseppe Sibau: «…ho avuto modo di parlarne
(dei cartelli imbrattati) con diversi abitanti; tutti erano contrariati e diversi di loro mi hanno suggerito di indire un referendum per quantificare il numero delle persone che si ritengono appartenenti alla minoranza slovena». Due giorni dopo
viene dato spazio al consigliere regionale Roberto Novelli
che rincara la dose a carico della «minoranza slovena»,
oltretutto rea di avere «finanziamenti non indifferenti»; come
dire: è una congrega di teppisti, profumatamente pagati e…
fedifraghi. Ai numerosi scritti di replica della «minoranza»,
il bavaglio. Seguono altri articoli contro i «vandali» ma viene
ignorata la notifica di una denuncia ai carabinieri da parte
di esponenti della comunità slovena.
A tempi scaduti, in cronaca di S. Pietro al Natisone, quattro colonnine per racimolare accenni della protesta di chi,
accusato, rivendicava un elementare diritto di replica per
autodifesa. Il tutto, però, contrappesato da una paginata
riservata ai professionisti della diatriba linguistica valligiana e resiana.
Per scrupolo ho voluto contattare personalmente Giuseppe
Sibau, colui che, più o meno presago delle conseguenze
delle sue esternazioni, ha lanciato l’idea del referendum dei
rei di “slovenità”. «Sono stato accusato di aver chiesto un
referendum…? Leggete bene l’articolo. Io non ho chiesto
il referendum. Quella mattina, venendo in municipio dal
panificio ho incontrato tre persone arrabbiate. Io ho riportato la loro richiesta in questo senso».
Vox populi vox Dei. Lodevole che la gente voglia isolare i
delinquenti, ma dovrebbe esserle impedito di passare direttamente al linciaggio sulla base di assurdi pregiudizi
E il referendum? Quale la richiesta da sottoporre al popolo? Potrebbe suonare così: «Vuoi che ai cittadini italiani che
si ritengono appartenenti alla comunità slovena, venga fatto
obbligo di cucire sul vestito il simbolo del rametto di tiglio?»
Sì / No. Io personalmente lo porterei proprio per denunciare quanto idiota e anticostituzionale sia ogni discriminazione «di razza, di lingua, di religione, di …» (art. 3).
Riccardo Ruttar
(Dom, 15. 4. 2010)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
Tv Rai in sloveno nella Slavia,
un’altra doccia fredda
Nella nuova convenzione tra la Rai e il Governo
solo un impegno generico e niente soldi
Trasmissioni televisive Rai in sloveno anche in provincia
di Udine. Ne ha dato notizia martedì 13 aprile dalle colonne del Primorski dnevnik, il quotidiano in lingua slovena di
Trieste, la sen. Tamara Bla¡ina (Pd), annunciando la firma
della convenzione di servizio tra l’azienda radiotelevisiva
pubblica e il Governo.
Ma l’entusiasmo per un diritto da lungo atteso e finalmente acquisito è svanito nel giro di poche ore. È bastato contattare il direttore della sede regionale Rai, Roberto Collini,
per ricevere la doccia fredda. «Se la convenzione è quella che avevo visto io c’è un impegno nell’arco del triennio
a far sì che ci sia l’estensione del segnale anche in provincia di Udine. C’è soltanto un impegno a sviluppare l’esistente», ha affermato.
I timori di un ennesimo bluff nei confronti della nostra comunità sono stati confermati mercoledì 14 aprile in una nota
del consigliere regionale della Slovenska skupnost, Igor
Gabrovec, che ha avvalorato le parole di Collini citando il
punto 5 dell’articolo 1 della convenzione, che recita testualmente: «La Rai compirà il massimo sforzo per estendere,
nell’arco del triennio 2010-2012, la diffusione delle trasmissioni radiotelevisive oggetto della presente convenzione alla provincia di Udine».
Gabrovec ha fatto sapere, inoltre, che la convenzione tra
Governo e Rai è stata sottoscritta già lo scorso 29 dicembre e prevede lo stesso stanziamento della precedente, per
cui non ci sarebbero le risorse finanziarie per portare i programmi televisivi in sloveno anche nelle valli del Natisone
e del Torre, a Resia e in Valcanale. Di conseguenza, il consigliere della Slovenska skupnost ha consigliato «maggiore
prudenza nelle dichiarazioni e nelle prese di posizione».
La prima convenzione per le trasmissioni televisive Rai in
lingua slovena fu sottoscritta dall'ultimo governo Andreotti
all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso. Subito si notò
l'esclusione della provincia di Udine, ma le organizzazioni sociopolitiche della minoranza scelsero di non alzare polveroni. Facciamo partire i programmi e lavoriamo per correggere il torto nei confronti di Slavia, Resia e Valcanale
in occasione del rinnovo: fu la linea adottata.
Così, si partì nel 1995. E per allestire la terza rete bis, la
Rai acquistò i ripetitori e le frequenze che diffondevano in
Friuli Venezia Giulia il segnale della tv di stato slovena
(primo canale e Capodistria). Per la “Ponteco”, la società
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facente capo ad ambienti triestini della minoranza che erano
proprietari della rete, fu un business. Un affare perpetrato alle spalle degli sloveni della provincia di Udine che d'un
colpo restarono senza televisione in madrelingua. Oltre il
danno, la beffa.
In 15 anni la situazione non è cambiata, nonostante la pressione popolare (inclusa una petizione con 1200 firme) e le
ripetute prese di posizione delle amministrazioni locali. Così,
nel 2010, nel pieno dell'epoca digitale, nella società della
comunicazione globalizzata, gli sloveni del Friuli non hanno
accesso alle trasmissioni dedicate alla loro comunità dalla
televisione pubblica e alle trasmissioni che arrivano dalla
Slovenia. A meno che non vivano a Udine o in pianura dove
si capta benissimo il segnale analogico della tv di stato slovena (primo, secondo e Capodistria) o non siano dotati di
antenna parabolica e decoder digitale. Questi “fortunati”
possono anche vedere il Tgr in sloveno che viene trasmesso in differita, seppure a tarda ora, da Slovenia 3 e
Telecapodistria.
Stando alle premesse, anche la convenzione firmata allo
scadere dell’anno scorso ben difficilmente porterà la televisione in sloveno nei nostri salotti. Meglio, allora, fare affidamento al passaggio al digitale terrestre che in Friuli Venezia Giulia avverrà il prossimo autunno. Il presidente
della Regione, Renzo Tondo, e l’assessore alla Cultura e
alle identità linguistiche, Roberto Molinaro, da tempo chiedono l’estensione del segnale della terza rete Rai bis all’intero territorio regionale, per trasmettervi anche i programmi in friulano e tedesco, facendone il canale di tutte le
espressioni linguistiche. La proposta è stata presentata giovedì 15 aprile, a Roma, nell'audizione con la Commissione
parlamentare per la vigilanza dei servizi radiotelevisivi di
una delegazione rappresentativa delle istituzioni e del
Comitato per l'autonomia del Friuli.
È questa la soluzione da perseguire, aldilà dei veti giunti
– come ha fatto sapere lo stesso Molinaro in occasione di
una riunione del tavolo misto per il friulano in Rai – da
ambienti sloveni del Pd, evidentemente più preoccupati a
difendere anacronistiche rendite di posizione triestine che
a portare la televisione in sloveno anche in provincia di
Udine.
M. K.
(Dom, 15. 4. 2010)
LUBIANA
Paese. In Austria, per esempio, la copertura satellitare è
molto più estesa che non in Croazia, mentre è di gran lunga
inferiore in Italia. In Croazia la ricezione dei programmi sloveni non è resa possibile. Per quanto riguarda l’Ungheria,
invece, è stata sottolineata la necessità di trovare una soluzione alla ricezione dei programmi sloveni con l’appello ad
un intervento della Slovenia e al dialogo tra i due governi.
L’Italia, invece, ha il dovere di rendere possibile alle minoranze nazionali la ricezione del segnale televisivo dalla
madre patria. A questo proposito Rudi Pavœi@ ha richiamato
l’attenzione sulla mancata visibilità, nella Slavia friulanaBene@ija, dei programmi in lingua slovena. A questo ha
aggiunto la questione del digitale terrestre che ridurrà ulteriormente il numero di quanti potranno vedere i programmi dell’emittente televisiva slovena Rtv Slovenija. Dal
momento che l’Italia e la Slovenia introdurranno sistemi
diversi di codificazione, sarà necessario installare nella zona
d’oltre confine ricevitori della serie Mpeg4, che consentono la ricezione sia dei programmi italiani che di quelli sloveni.
Nel corso dell’incontro sono stati illustrati tutti i dettagli tecnici sulla trasformazione del segnale e sulle possibilità di
ricezione dei programmi dell’emittente televisiva slovena
Rtv Slovenija nell’area d’oltre confine (decoder, card, antenne – con l’ausilio della rete Rai3bis, norme legislative).
Per quanto riguarda i contenuti, nel corso dell’incontro è
stato proposto il coinvolgimento dei giornalisti locali d’oltre confine, ad ulteriore integrazione dell’attività dei corrispondenti fissi di Rtv Slovenija. Questo comporterebbe in
pratica l’integrazione tra le redazioni d’oltre confine e quella nazionale slovena. È stato anche detto che le sedi delle
redazioni regionali dovrebbero entrare a fare parte del sistema informativo nazionale.
I convenuti all’incontro hanno sottolineato la necessità di
migliorare la presentazione della realtà d’oltre confine da
parte dei media sloveni, che sono soliti darne un’immagine troppo negativa. Hanno, inoltre, sottolineato l’importanza
della collaborazione tra le redazioni e della formazione gratuita dei giornalisti. È stata, inoltre, sottolineata la necessità che l’Ufficio per gli Sloveni d’oltre confine e nel mondo
proponga agli operatori satellitari sloveni l’offerta dei programmi radiofonici sloveni d’oltre confine e che, in occasione della visita prevista a Roma, si confronti con le autorità italiane sulle difficoltà relative alla ricezione in Italia dei
programmi televisivi sloveni.
(Sta, Primorski dnevnik, 1.4.2010
R.P., Novi Matajur, 8.4.2010)
La visibilità della Tv slovena oltre confine
REGIONE
Incontro con la commissione della Rtv Slovenija
Il ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Boœtjan
˘ekœ, e il segretario di Stato, Boris Jesih, hanno recentemente incontrato i membri della commissione dell’emittente
televisiva nazionale slovena Rtv Slovenija, che cura i contenuti dei programmi rivolti agli sloveni residenti negli Stati
confinanti con la Slovenia. Nell’ambito della commissione
gli sloveni in Italia sono rappresentati dal presidente
dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi
Pavœi@.
Nel corso dell’incontro l’attenzione è stata rivolta soprattutto ai due aspetti più problematici e cioè alla visibilità e
al contenuto dei programmi dell’emittente slovena nelle
zone d’oltre confine. Per quanto riguarda la visibilità è stato
sottolineato come le difficoltà sono diverse da Paese a
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Assegnati alla minoranza i contributi
per il 2010
La regione ha recentemente ripartito i contributi statali, assegnati per quest’anno, alla minoranza slovena. Compreso
il milione di euro, che in un primo momento era stato tagliato dalla legge finanziaria e poi con il decreto del 22 febbraio restituito alla minoranza slovena dal presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi. «Anche grazie alle nostre insistenze – ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Roberto
Molinaro – il governo ha restituito il milione di euro alla minoranza slovena. Non appena ci è stato comunicato da Roma
che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva fir-
mato il decreto, il nostro assessorato ha avviato il procedimento per la distribuzione dei contributi. La cosa si è risolta in tempi abbastanza brevi. Ora dobbiamo evitare che a
fine anno si ripeta la stessa storia».
Vanno trovate soluzioni continuative per i finanziamenti statali destinati alla minoranza slovena e nuove proposte per
un’eventuale diversa distribuzione dei contributi. Sono, dunque, questi i compiti prioritari ai quali, secondo l’assessore regionale alla Cultura, Roberto Molinaro, nel prossimo
futuro sarà opportuno dedicare maggiore attenzione.
L’assessore afferma che la regione farà il suo dovere, ma
sottolinea che le decisioni verranno assunte dal governo.
Per quanto riguarda la ripartizione dei finanziamenti alla
minoranza slovena (circa 5 milioni di euro), in risposta a
quanti lo accusano di aver ignorato il parere della commissione consultiva per la minoranza slovena, Molinaro
afferma di averla convocata per ben due volte.
La regione Fvg ha ricevuto dalle casse dello Stato 5,06
milioni di euro destinati alla minoranza slovena. Nelle sue
casse, la regione, ha immediatamente trattenuto 75mila
euro che corrispondono al debito annuo che il Teatro stabile sloveno-Ssg deve corrispondere all’amministrazione
regionale. I restanti 4.985.000 sono stati ripartiti dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore Molinaro, alle istituzioni ed organizzazioni della minoranza slovena. Sono
tre le poste in bilancio in base alle quali vengono distribuiti
i finanziamenti: il primo comprende le attività informative
ed editoriali; il secondo le cosiddette organizzazioni minoritarie primarie, il terzo i finanziamenti destinati alle associazioni culturali e sportive ed ai circoli che operano nelle
province di Trieste, Gorizia ed Udine.
Rispetto al 2009 la regione ha aumentato di 116mila euro
il contributo al Teatro stabile sloveno-Ssg, al quale vengono
così assegnati 600mila euro.
Un sostanziale aumento, specifica Molinaro, dovuto alla
grave crisi finanziaria in cui si trova lo Stabile sloveno e
che l’assessore aveva promesso ai due commissari del
Teatro e al prefetto di Trieste, il quale si è molto prodigato per risollevare le sorti dello Ssg. A questo proposito
Molinaro afferma che non si tratta solo di una questione
di soldi, dal momento che aumentando i finanziamenti al
Teatro la regione ha dichiarato, nero su bianco, l’importanza
del Teatro stabile non solo per la minoranza slovena, ma
anche per Trieste e per tutta la regione.
L’aumento dei finanziamenti al Teatro stabile ha comportato, di conseguenza, l’assegnazione di contributi inferiori alle altre istituzioni ed organizzazioni (a farne le spese
sono soprattutto l’Unione culturale economica slovena-Skgz
e la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso) con
l’eccezione del quotidiano sloveno di Trieste, Primorski
dnevnik, che riceverà 1.800 euro in più rispetto allo scorso anno.
S.T.
(Primorski dnevnik,1-3.4.2010)
MINORANZA
Œtoka e Pavœi@ dall’assessore regionale
alla Cultura, Roberto Molinaro
Affrontate le questioni della bilingue, dei programmi
Tv in lingua slovena e del finanziamento della mino ranza slovena
I presidenti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz,
Rudi Pavœi@, e della Confederazione delle organizzazioni
slovene-Sso, Drago Œtoka, sono stati recentemente ricevuti dall’assessore regionale alla Cultura, competente anche
in tema di minoranze, Roberto Molinaro. Nel corso dell’incontro i presidenti di Skgz ed Sso hanno evidenziato soprattutto il problema della mancanza di spazi per la scuola bilingue di San Pietro al Natisone, la questione della visibilità
dei programmi Rai in lingua slovena e della tv nazionale
slovena su tutto il territorio in cui risiede la minoranza slovena e la problematica del finanziamento sistematico della
minoranza.
Pavœi@ e Œtoka hanno ringraziato Molinaro per essersi
espresso a favore del mantenimento della bilingue a San
Pietro al Natisone. I presidenti delle due organizzazioni slovene più rappresentative hanno preso in esame con l’assessore Molinaro le possibilità concrete per un’ideale soluzione alla mancanza di spazi della bilingue, che potrebbe
essere trasferita negli spazi della casa dello studente di San
Pietro al Natisone, che dipende dal Convitto Paolo
Diacono di Cividale del Friuli. A questo proposito Molinaro
ha detto che sulla questione dovrebbe innanzitutto pronunciarsi il Comune di San Pietro e che la Regione sarebbe pronta ad offrire un aiuto finanziario.
Molinaro ha illustrato a Pavœi@ e Œtoka lo schema del contratto tra il ministero per lo sviluppo economico e la Rai per
il triennio 2010-2012, che il governo ha inoltrato ad entrambi i rami del parlamento per l’approvazione. Il contratto prevede il conferimento alla regione Fvg delle competenze a
risolvere la questione della visibilità dei programmi Rai in
lingua slovena su tutto il territorio minoritario. Lo schema
del governo contempla anche la questione della visibilità
della tv nazionale slovena nel territorio minoritario in Italia,
sulla base della legge 103 del 1975 (riforma radiotelevisiva). Molinaro è del parere che con l’introduzione della nuova
tecnologia sarà possibile risolvere opportunamente entrambe le questioni.
Su proposta di Molinaro, Pavœi@ e Œtoka hanno deciso,
insieme agli altri componenti della commissione consultiva regionale, di redarre una proposta di modifica dell’attuale sistema di finanziamento, in base alla legge di tutela, delle organizzazioni minoritarie. A questo proposito
Molinaro ha sottolineato la necessità di cercare la soluzione
più adeguata e razionale per quelle organizzazioni che percepiscono contributi minimi e che di anno in anno sono sempre più.
Con l’assessore Molinaro, che nel corso dell’incontro ha
dimostrato grande sensibilità verso le questioni affrontate,
Œtoka e Pavœi@ hanno affrontato in modo particolare la questione scottante dei contributi finanziari statali e soprattutto il fatto che per l’anno prossimo è previsto un taglio ancora più drastico, superiore al 40 per cento dei contributi attuali per le organizzazioni e le istituzioni minoritarie. I presidenti di Skgz ed Sso hanno espresso la necessità di trovare una soluzione sistematica e, in questo senso, hanno
chiesto che la Regione intervenga direttamente presso il
governo.
(Primorski dnevnik, 23. 4. 2010)
L’INTERVISTA
Il ruolo dello Sso è tutt’altro che esaurito
Pubblichiamo alcuni passi significativi della recente
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intervista, rilasciata dal presidente della
Confederazione delle organizzazioni slovene, Drago
Œtoka, al mensile sloveno di Trieste, Mladika
Dr. Œtoka la Confederazione delle organizzazioni slovene
non è nata ieri. L’anno prossimo festeggerà i suoi 35 anni
di attività.
«La Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso fu
istituita nell’autunno del 1976. Ricordo di aver insistito molto
all’epoca, allora ero consigliere regionale della Slovenska
skupnost, perché venisse istituita la Confederazione delle
organizzazioni slovene. Un’entità, improntata ai valori della
democrazia, della slovenità e dei principi cattolici, nella
quale fare confluire i circoli allora operativi sul territorio, ma
privi di un’organizzazione di riferimento.
A distanza di anni resto un convinto assertore dello Sso
per l’impronta positiva, continuativa e lungimirante che sa
trasmettere attraverso la sua attività, non solo nel territorio d’oltre confine, ma anche nel rapporto con la Slovenia,
l’Italia e con l’amministrazione regionale nonché verso
l’Unione Europea».(…)
Per quanto riguarda l’attività dello Sso, quali sono secondo lei le priorità?
«Darei la priorità alle strutture scolastiche ed ai giornali e
riviste, che scrivono in lingua slovena. Ritengo, infatti, che
la lingua slovena scritta rappresenti l’elemento chiave fondamentale per l’esistenza stessa della comunità slovena».
Anche altri settori sono però necessari alla nostra sopravvivenza!
«Certamente, accanto all’attività sportiva quella sociale sul
territorio, l’aspetto economico e l’organizzazione che esso
comporta. La salvaguardia della comunità agricola slovena, ecc».
E per quanto riguarda l’attività in ambito religioso?
«Nell’area d’oltre confine abbiamo più di venti parrocchie
slovene, dove la liturgia ed il canto avvengono esclusivamente in lingua slovena. In altre parrocchie, invece, la lingua slovena è utilizzata accanto a quella italiana, come
per esempio nella diocesi di Udine. Ritengo che la vita nelle
parrocchie slovene sia fondamentale per la salvaguardia
dell’uso della lingua slovena nella nostra comunità». (…)
Come giudica l’attuale stato di salute degli sloveni in Italia?
«La comunità nazionale slovena in Italia non sta vivendo
una difficile crisi esistenziale. Le nostre scuole lavorano
bene e vantano anche un sufficiente numero di iscritti. Sul
piano culturale siamo molto attivi, come poche minoranze
in Europa. L’assimilazione è un processo molto meno evidente rispetto a qualche decennio fa. I giovani sono molto
più consapevoli delle loro radici, almeno quanto lo erano
le generazioni precedenti. In ambito sportivo e sociale siamo
attivi, ci impegniamo e spesso raccogliamo successi anche
a livello europeo. Sul piano economico la situazione non
è poi così grave, dal momento che ci stiamo sviluppando
nel settore bancario e in altri ambiti.
Scarseggiano, invece, i finanziamenti per la nostra attività
organizzativa. Ma questo è frutto di una questione politica, che l’Italia deve risolvere una volta per tutte. A questo
proposito lo Sso ha già proposto che venga istituito nell’ambito del governo italiano un organo di coordinamento
e cioè una commissione politico-scientifica, al cui interno
trovi spazio anche una rappresentanza della comunità
nazionale slovena. Quest’ultima dovrebbe affrontare seriaSLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 10
mente le questioni relative all’attuazione della legge di tutela 38/2001 e confrontarsi concretamente con le difficoltà
legate al finanziamento delle nostre organizzazioni.
È necessario perseverare in questa direzione e chiedere
con molta chiarezza al governo italiano che venga garantita la nostra efficace presenza laddove si decide sulla
nostra vita ed attività».
Nel frattempo, però, si moltiplicano le situazioni di crisi…
«Per quanto riguarda le istituzioni comuni, che dichiarano
lo stato di crisi finanziaria, credo che sia necessario che
lo Sso e l’Unione culturale economica slovena-Skgz nominino due esperti, il cui compito sarà quello di rilevare le
cause di una situazione che mette in forse addirittura il lavoro dei dipendenti».
In conclusione, di fronte a tutte le questioni affrontate e non,
lei è ottimista o pessimista?
«Nei diversi periodi storici la nostra comunità nazionale in
Italia ha attraversato diverse crisi. Prendiamo in esame l’immediato dopoguerra: l’ideologizzazione totale della nostra
comunità, il periodo del Cominform, quello dell’assimilazione
forzata, la bancarotta e la crisi economica. Non sono stati
certo bei tempi.
Oggi la nostra condizione è migliore ed avremmo meno difficoltà se non ci trovassimo di fronte alla costante incertezza finanziaria delle nostre organizzazioni e se venisse
attuata la legge di tutela.
Come comunità nazionale siamo consapevoli della nostra
appartenenza al popolo sloveno. Sappiamo, dunque, di
poter fare ancora molto per la nostra sopravvivenza e per
il nostro sviluppo. Su questo non ho dubbi né visioni pessimistiche».
(Mladika, marzo 2010)
MINORANZA
Skgz, preoccupazione per le difficoltà
finanziarie delle organizzazioni slovene
In un recente comunicato stampa il direttivo dell’Unione culturale economica slovena-Skgz esprime grande preoccupazione per le crescenti difficoltà finanziarie che gravano
su numerose organizzazioni ed istituzioni slovene. I rappresentanti della Skgz si sono soffermati soprattutto sulla
situazione delle case dello studente a Gorizia e Trieste, del
settimanale sloveno degli sloveni della provincia di Udine
Novi Matajur, dell’Unione dei circoli culturali sloveni-Zskd
e della stessa Skgz. Una situazione della quale il presidente
della Skgz, Rudi Pavœi@, ha informato per iscritto il ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Boœtjan
˘ekœ. Dopo averlo ringraziato per il contributo assegnato
dalla Slovenia alla comunità slovena in Italia, Pavœi@ ha sottolineato come questo sia inferiore di quasi 120 mila euro
rispetto allo scorso anno.
A questo va aggiunta la decisione della regione Fvg, che
per l’anno corrente ha cancellato il contributo per la minoranza pari a 350mila euro. Questo vuol dire che la nostra
comunità nel 2010 percepirà 470mila euro in meno, ha sottolineato il direttivo della Skgz.
Alla casa dello studente Sre@ko Kosovel, di Trieste, che
negli ultimi decenni oltre ad ospitare alunni della scuola elementare, media e superiore assolve anche alle funzioni di
asilo nido sloveno, che manca in città, sono stati costretti
a licenziare sette dipendenti, mentre gli altri hanno subìto
la riduzione dello stipendio. Con molta probabilità, però, le
difficoltà non finiscono qui e se la casa dello studente non
riceverà finanziamenti adeguati sarà costretta ad assumere
ulteriori provvedimenti.
Il settimanale Novi Matajur ha deciso lo stato di crisi ed ha
annunciato la cassa integrazione che, per questo importante settimanale sloveno della Slavia friulana, comporta
la diminuzione di tre componenti dell’organico.
La casa dello studente Simon Gregor@i@, a Gorizia, che pratica attività di doposcuola per i bambini della città, ha dovuto limitare il numero degli iscritti perché non ci sono finanziamenti sufficienti ad assumere un altro educatore.
A causa della mancanza di fondi l’Unione dei circoli culturali sloveni, che racchiude 87 circoli culturali della provincia di Trieste, Gorizia e di Udine, ha ridotto la sua attività ed ha dimezzato le spese di 50 mila euro.
A causa di problemi simili anche l’Unione culturale economica slovena-Skgz, con le sue sedi a Trieste, Gorizia e
Cividale, sarà costretta ad annullare molte sue attività, dal
momento che quest’anno ha percepito meno contributi,
soprattutto da parte della regione Friuli-Venezia Giulia.
Quest’ultima, nella distribuzione del milione di euro restituito dal governo alla minoranza slovena, non ha, infatti,
tenuto conto delle due organizzazioni slovene più rappresentative (la Skgz e la Confederazione delle organizzazioni
slovene-Sso), le quali riceveranno 52mila euro in meno.
Il direttivo della Skgz rileva, inoltre, che i contributi assegnati dalla Slovenia alla comunità nazionale slovena in Italia
sono, di anno in anno, più esigui. Una situazione, questa,
a cui la Skgz auspica che il governo sloveno ponga rimedio affinché si risolvano almeno in parte le difficoltà finanziarie in cui versano le organizzazioni ed istituzioni slovene in Italia.
È, inoltre, forte la preoccupazione per i finanziamenti del
2011, assegnati in base alla legge di tutela, dal momento
che il governo prevede di diminuire la dotazione dagli attuali 5 a meno di 3 milioni di euro. Se queste previsioni si avvereranno, la comunità nazionale slovena si verrebbe a trovare in una delle più gravi crisi del dopoguerra.
(Primorski dnevnik, 14. 4. 2010)
GORIZIA-GORICA
˘ekœ: non più minoranza, ma sloveni
in Italia
Il ministro per gli sloveni d’oltre confine nel mondo
risponde alle domande degli studenti
Il ministro sloveno, responsabile dell’Ufficio per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Boœtjan ˘ekœ, ha recentemente fatto visita al Consorzio sloveno per la formazione
professionale-Slovik, a Gorizia. È stata l’occasione per un
colloquio ricco ed interessante con i giovani studenti che
lo frequentano.
Ad introdurre l’incontro la direttrice dello Slovik, Matejka
Grgi@, la quale si è soffermata sull’attività del Consorzio,
quest’anno integrata anche da quella dell’Istituto professionale Ad formandum e «che si propone – ha detto – di
formare le future figure professionali della comunità nazionale slovena in Italia».
Di seguito alcune delle domande, che gli studenti dello
Slovik hanno rivolto al ministro ˘ekœ.
Come chiamerebbe la nostra comunità? Minoranza slovena
o sloveni d’oltre confine?
«Ritengo che il termine “minoranza” sia piuttosto riduttivo
e che l’espressione “sloveni d’oltre confine” sia ormai superata. Preferisco semplicemente parlare di sloveni in
Italia».
Come siamo noi sloveni in Italia in confronto alle comunità
slovene che vivono in Austria, Ungheria e in Croazia?
«Devo dire che ciascuna di queste comunità è diversa dall’altra. In Austria gli sloveni vivono attualmente una situazione molto difficile, caratterizzata da divisioni ed incomprensioni. Nel vostro caso almeno c’è dialogo e un rapporto
amichevole tra i presidenti delle due organizzazioni slovene
più rappresentative.
In Croazia sulla comunità slovena pesa un difficile passato, mentre in Ungheria ci sono problemi soprattutto sul piano
dello sviluppo economico e della tutela giuridica. Quindi
posso dire che considero positiva la vostra condizione».
Qual è il livello di tutela delle altre comunità slovene?
«Ufficialmente il livello di tutela in Italia ed in Austria è di
gran lunga migliore rispetto a quello in vigore in Ungheria,
dove non è possibile parlare di una qualche tutela, dal
momento che le questioni giuridico-formali non sono state
ancora formalizzate. Nonostante sia previsto un confronto annuale tra la parte slovena e quella ungherese, di fatto
non si fanno passi in avanti. Vi cito solo, a titolo d’esempio, il pessimo collegamento tra i paesi in cui vivono gli sloveni in Ungheria. Lo scorso anno entrambi i ministri hanno
posto la prima pietra della nuova strada di collegamento
tra questi paesi, ma ad oggi i lavori non sono ancora stati
avviati. Questa è la situazione».
Come giudica la situazione economica degli sloveni in Italia?
«Direi che, rispetto alle altre comunità slovene che risiedono nell’area di confine con la Slovenia, vantate il più solido sistema economico, il che rappresenta una grande vantaggio».
Per quale motivo il procedimento per ottenere la cittadinanza slovena è così complicato?
«Me lo sono chiesto più volte anch’io. Credo che tutta questa improvvisa voglia di diventare cittadini sloveni sia frutto di una paura superflua. E che queste procedure esageratamente complicate non hanno senso. Per esempio
anche il fatto che bisogna aver compiuto 36 anni d’età per
richiedere la cittadinanza in base alle origini. Non capisco
perché sia necessario porre un limite di età per cambiare
cittadinanza».
(Primorski dnevnik, 3. 4. 2010)
La Cooperativa Most
pubblica anche il quindicinale bilingue
Dom.
Copie omaggio sono disponibili
allo 0432 700896
SLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 11
Tavola rotonda organizzata dal Gruppo 85 sulle minoranze in Europa
TRIESTE - TRST
Le leggi ci sono ma vanno attuate
Dopo la caduta del muro di Berlino e dei confini le minoranze si interrogano sulla loro identità
e norme legislative per la tutela delle minoranze nazionali in Europa e dei loro diritti per fortuna esistono. Per
la prima volta, infatti, il trattato di Lisbona riporta, nero
su bianco, la parola minoranze e riempie, così, una lacuna del passato. Le minoranze sono diventate una ricchezza
che è vietato discriminare, mentre hanno ricevuto lo status di lingua ufficiale anche quelle che non sono tali nell’ambito dei vari Paesi. Quindi la questione è politica. In
Europa è stato ora colmato il ritardo. Se sotto la presidenza
di Barroso era stata istituita un’apposita commissione per
il plurilinguismo, dopo la nomina della nuova commissione europea questo dicastero è stato soppresso ed è stato
conglobato nel “calderone” che si interessa di istruzione,
sport e giovani. Ciononostante c’è ancora spazio per l’ottimismo. Le decisioni che vengono assunte dall’Unione
Europea – in questo caso quelle relative al trattato di
Lisbona – restano, infatti, per sempre.
Per quanto riguarda, invece, la comunità nazionale slovena in Italia, essa dispone di un apparato legislativo definito. A questo proposito il problema è comunque rappresentato dall’attuazione delle leggi e, a volte, dal finanziamento. L’Italia, infatti, è un Paese particolare che attua solo
in parte le proprie leggi. E di questo atteggiamento ne risente anche la minoranza slovena.
È quanto ha detto il giornalista Bojan Brezigar nel suo intervento tenuto a chiusura della tavola rotonda sul tema
«Minoranze in Europa-Minoranze e l’Europa: lingue autoctone e regionali, politiche linguistiche e identità, la lingua
e la scuola, il bilinguismo ed il plurilinguismo, cittadini ed
immigrati». La tavola rotonda, organizzata dal Gruppo 85,
ha avuto luogo giovedì 15 aprile nella sala Tessitori, a
Trieste.
Al saluto introduttivo di Stella Razman, che ha parlato a
nome degli organizzatori, alla tavola rotonda hanno preso
parte Bojan Brezigar, che ha parlato dei diritti delle minoranze in Europa, la psicologa Susanna Pertot, la quale ha
presentato la pubblicazione sulle lingue minoritarie in
Europa, il presidente del centro Dialoghi europei, Giorgio
Rossetti, che ha analizzato le iniziative del Consiglio
d’Europa, la docente e filosofa Marina Sbisà, la quale ha
parlato della promozione delle lingue minoritarie, e la ricercatrice Zaira Vidali, che si è soffermata sulla storia delle
minoranze in Europa.
A coordinare l’incontro è stata Susanna Pertot, co-redatrice
della pubblicazione, in lingua inglese, «Rights, Promotion
and Integration Issues for Minority Languages in Europe»,
Palgrave Macmillan, edita in Inghilterra nel 2009.
Come ha detto la stessa Pertot nell’intervento introduttivo,
l’idea di scrivere la pubblicazione è nata nel 2004, in occasione della conferenza internazionale sulle lingue minoritarie, promossa dallo Slori.
La pubblicazione si sofferma sulla condizione delle lingue
minoritarie all’indomani dell’allargamento dell’Unione
Europea nel 2004 e nel 2007. Offre, inoltre, uno spunto di
riflessione sul significato dell’Unione Europea e sulla progettazione nel suo ambito. La pubblicazione è suddivisa
in tre parti: i diritti delle lingue minoritarie in ambito legi-
L
SLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 12
slativo, le attività delle minoranze linguistiche e la promozione delle lingue minoritarie, la valorizzazione delle lingue.
Per quanto riguarda gli sloveni in Italia, nella pubblicazione Sara Brezigar afferma che per preservare la lingua slovena è necessario diffonderla tra i cittadini di lingua italiana.
Zaira Vidali ha spiegato che, nel corso degli anni, i movimenti minoritari sono cambiati. Oggi il loro obiettivo non è
più il separatismo e cioè la costituzione di un proprio Stato,
ma la conquista dell’autonomia all’interno del Paese in cui
risiedono.
Dopo aver tracciato un’analisi dei fatti accaduti in Europa
negli ultimi 30 anni, Rossetti ha detto che oggi, dopo la
caduta del muro di Berlino e l’abbattimento del confine,
molte minoranze si interrogano sulla propria identità e cioè
cercano di darle nuova forma. Rossetti ha, poi, sottolineato
che nel Triestino è, ad ogni modo, importante l’intreccio di
lingue e culture, dal momento che solo così si cresce e ci
si sviluppa.
La Sbisà ha sottolineato che nella promozione e nella tutela della lingua minoritaria è necessario considerare la variante (sia essa un gergo o un dialetto), che è più viva perché
maggiormente usata dalla gente. Non da ultimo, oltre alle
novità introdotte dal trattato di Lisbona, Brezigar ha sottolineato quanto sia importante conoscere le lingue. Negli ultimi dieci anni, infatti, si sta sempre più affermando in Europa
il principio secondo il quale tutti i cittadini europei dovrebbero parlare almeno tre lingue: la lingua madre, l’inglese
e la lingua del Paese vicino.
A. G.
(Primorski dnevnik, 17. 4. 2010)
TRIESTE-TRST
Pubblicazione: «Italia e Slovenia
fra passato, presente e futuro»
Troppo spesso si considera i rapporti tra italiani e sloveni
e tra Italia e Slovenia solo nello spirito delle tragedie e dei
conflitti del passato e non alla luce del futuro che, sotto molti
aspetti, è comune.
È questo il filo conduttore della pubblicazione «Italia e
Slovenia fra passato, presente e futuro», che è stata curata dai due giovani storici italiani Massimo Bucarelli e Luciano
Monzali e he è stata recentemente presentata presso la
libreria Minerva, a Trieste. È stata questa anche l’occasione
per una discussione sui rapporti tra Italia e Slovenia, alla
quale hanno preso parte il senatore Miloœ Budin, lo storico Raoul Pupo, in rappresentanza degli esuli Renzo Codarin
e il professore Stelio Spadaro.
Codarin ha auspicato che in un prossimo futuro il rispetto
della memoria del passato dei popoli vicini si affermi in Italia
ed in Slovenia, nella comune consapevolezza che il fascismo e il comunismo sono state due immani tragedie. A fare
le spese maggiori di questi regimi dittatoriali è stata, come
sempre accade, la gente povera e semplice. Codarin auspica la riconciliazione tra i due Paesi, ma non sopporta gli
atti simbolici che, secondo lui, creano divisioni e nuovi conflitti. Ha, poi, fatto espresso riferimento alla questione della
restituzione (da parte dell’Italia ad alcune località dell’Istria,
ndt.) delle opere d’arte, «che alcuni strumentalizzano per
accendere nuovi conflitti».
Nel suo intervento lo storico Pupo è partito dalla considerazione che i rapporti tra italiani e sloveni sono nati molto
tempo prima di quelli tra i due governi. Il superamento del
concetto di Stato nazionale è uno degli obiettivi dell’Unione
Europea, ma crea problemi nei rapporti tra Italia e
Slovenia. Mentre in Italia, da un punto di vista storico, il
concetto di stato nazionale è molto debole ed emerge
soprattutto nello sport, nel giovane Stato sloveno, invece,
questo aspetto è molto sentito ed attuale. Essere amici non
vuole dire essere uguali, ha detto Pupo. Secondo Pupo,
inoltre, in Italia si sta sempre più prendendo coscienza che
la Slovenia, come le altre ex repubbliche jugoslave, non
rappresenta più un nemico storico, bensì un amico.
Spadaro si è soffermato sul sentimento nazionale del popolo sloveno, che per la prima volta nella storia ha ottenuto
un suo Stato. Spadaro, inoltre, guarda con ammirazione
alla Slovenia per le attenzioni che rivolge al porto di
Capodistria (purtroppo l’Italia non dedica eguale attenzione a Trieste) e anche al suo sbocco sul mare. Spadaro comprende anche la posizione di Lubiana, che vuole collaborare soprattutto con lo Stato italiano e quindi con Roma.
L’ex politico non risparmia critiche alla politica dell’ex governatore della regione Fvg, Riccardo Illy, il quale non ha capito o non ha voluto capire che la Slovenia in quanto Stato
ha come primo interlocutore Roma e non il Friuli-Venezia
Giulia.
Spadaro non crede nel concetto di territorio etnico, non da
noi e neppure in Istria, dove Pirano, Capodistria ed Isola
hanno vissuto cambiamenti nazionali radicali. Gli sloveni
in Italia, ha aggiunto Spadaro, hanno contribuito e continuano a contribuire in larga parte allo sviluppo di Trieste,
di Gorizia e di tutta la regione. Spadaro crede nell’integrazione attiva della comunità nazionale slovena e ritiene
sbagliato che parte della minoranza (non ha specificato chi)
si comporti come fosse un appendice della Slovenia.
Bucarelli e Monzali hanno sottolineato come tra vicini sia
più facile litigare che collaborare e quanto gli italiani conoscano poco la Slovenia e l’ex Jugoslavia. La colpa non è
solo della politica slovena (anche scolastica), ma anche
degli storici che analizzano i rapporti italo-sloveni solo in
relazione alle incomprensioni ed alle guerre. La stessa considerazione critica vale, come ha specificato Bucarelli, per
l’atteggiamento degli storici sloveni nell’analizzare il rapporto con l’Italia.
S. T.
(Primorski dnevnik, 23. 4. 2010)
ITALIA-SLOVENIA
Miloœ Budin: «I giovani non sentono più
il peso della storia»
I rapporti generali (anche sul piano interpersonale) tra l’Italia
e la Slovenia sono buoni, ma è forte il ritardo dei due governi in ambito economico, dei collegamenti ed energetico. Ne
è convinto Miloœ Budin, secondo il quale i rapporti italo-sloveni non rappresentano un’eccezione nella storia
dell’Europa, nonostante siano costellati da tragedie e sofferenze. «Noi siamo parte integrante di quest’Europa, anche
se molte volte crediamo che il mondo ruoti intorno a noi»,
ha detto Budin, il quale ha, inoltre, affermato che la consapevolezza di essere parte integrante della storia europea ci deve aiutare a superare i conflitti del passato, di cui
i giovani non sentono più il peso.
La cultura politica italiana e slovena continuano a considerare, non senza difficoltà e gravate da vecchi pregiudizi, il vicino e la sua realtà. I rapporti quotidiani tra italiani
e sloveni superano quelli, non buoni, in ambito economico, energetico e dei collegamenti. Budin ha poi fatto riferimento al caso dei porti di Trieste e di Capodistria, che
dedicano tutte le energie al proprio sviluppo, mentre evidentemente non si è ancora giunti ad una collaborazione.
Budin è convinto della necessità di riflettere, nella nostra
più ampia realtà territoriale, sui rapporti e sulla collaborazione tra Italia, Slovenia e Croazia ed ha concluso affermando che la situazione nell’ex Jugoslavia si normalizzerà
definitivamente solo quando tutte le sue ex repubbliche
diventeranno Paesi membri dell’Unione Europea.
(Primorski dnevnik, 23. 4. 2010)
TRIESTE-TRST
Segnaletica bilingue sull’autostrada
Audizione di un rappresentante dell’Anas
presso il Comitato paritetico
La società autostrade Anas ha recentemente annunciato
la collocazione della segnaletica stradale bilingue (ammonterebbero ad una cinquantina i cartelli, con l’esclusione della
scritta bilingue Trieste-Trst) sulla rete autostradale che collega il tratto Lisert-Moschenizza agli ex valichi confinari di
Fernetti-Ferneti@i e Rabuiese-Œkofije in provincia di Trieste.
Lo ha affermato un rappresentante dell’Anas nel corso della
recente riunione del Comitato paritetico per la minoranza
slovena. L’operazione prevede una spesa ingente che probabilmente verrà coperta attingendo dalle casse dell’Anas.
Il presidente del Comitato paritetico, Bojan Brezigar, ha
accolto con favore l’iniziativa dell’Anas. Del resto il colloquio con il rappresentante della società autostradale rientra nelle audizioni del Comitato paritetico con i concessionari dei servizi ed opere pubblici, che sono tenuti ad attuare la legge di tutela della minoranza slovena. Il loro ruolo
è formalmente definito dal decreto emesso dal presidente della Regione.
L’annuncio dell’Anas va interpretato soprattutto come
espressione di buona volontà, che ha un significato.
Soprattutto se pensiamo alle infinite polemiche, contrasti
e promesse disattese che da anni si accompagnano alla
non attuazione del bilinguismo italiano-sloveno e che sono
emerse già all’epoca della costruzione dell’autostrada sul
Carso triestino e, prima ancora, con l’esproprio dei terreni.
L’ultimo episodio della serie risale all’apertura dei tratti autostradali Padriciano-Cattinara e Lacotisce- Œkofije, quando
l’Anas si oppose al bilinguismo e quando il comune di
Trieste, su insistenza dell’allora prefetto, Giovanni Balsamo,
essa collocò sul suo territorio soltanto due, marginali, segnali stradali bilingui.
SLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 13
In questa questione un ruolo molto importante è stato rivestito dalle amministrazioni comunali di Sgonico-Zgonik,
Monrupino-Repentabor e San Dorligo della Valle-Dolina,
che hanno fatto causa all’Anas per non aver adempiuto agli
obblighi relativi al bilinguismo. Evidentemente l’intervento
di mediazione da parte del prefetto Balsamo ha sortito l’effetto sperato, se ora l’Anas annuncia che la questione verrà
risolta nell’arco di qualche mese.
Il Comitato paritetico ha affidato all’Istituto di ricerca sloveno-Slori il compito di effettuare un’indagine sull’uso della
lingua slovena nelle amministrazioni pubbliche del FriuliVenezia Giulia. «Non ci interessano le carte o le dichiarazioni, ma un resoconto della situazione reale», ha detto
Brezigar. Lo Slori ha sei mesi di tempo per effettuare la
ricerca.
Alla conferenza stampa, seguita alla riunione, Brezigar ha
detto che è in corso il procedimento per l’apertura del cosiddetto sportello bilingue a Cividale del Friuli, il quale assolverà alle necessità della locale amministrazione comunale nonché di quelle delle valli del Natisone e del Torre. A
questo proposito, dopo le elezioni amministrative che si terranno a metà maggio, Brezigar convocherà, insieme al prefetto di Udine, un tavolo sulla questione, al quale oltre al
comune di Cividale, saranno invitati ad intervenire i rappresentanti della regione, della provincia di Udine e della
locale Comunità montana, la quale formalmente non è stata
ancora soppressa e che attualmente è presieduta da un
commissario straordinario.
La legge di tutela contempla la possibilità che questi sportelli o uffici operino anche in forma consorziale e che, quindi, siano il frutto della collaborazione tra le amministrazioni locali e le istituzioni pubbliche.
S. T.
(Primorski dnevnik, 14. 4. 2010)
Consorzio vinicolo del Carso, Sandi Œkerk, da rappresentanti della Coldiretti e delle associazioni agricole Cia e
Confagricoltura.
Zaia si è congratulato con i viticoltori del Carso per la collaborazione e la perseveranza ed ha definito eroica l’agricoltura carsica, dal momento che si sta sviluppando in condizioni difficili. Grande soddisfazione per l’accordo è stata
espressa anche da Ciriani e Violino, mentre il presidente
dell’Unione agricoltori sloveni-Kme@ka zveza, Franc Fabec,
l’ha definito «un grande riconoscimento alla nostra agricoltura e, in particolar modo, alla nostra viticoltura». Ha,
inoltre, sottolineato i buoni rapporti della Kme@ka zveza con
il ministero dell’Agricoltura e la Regione Fvg ed ha auspicato che tutte le parti contraenti rispettino gli obblighi pattuiti. «Da parte nostra vigileremo con attenzione affinché
l’accordo non resti lettera morta».
Il diritto alla tutela Doc interregionale per il Prosecco è d’ora
in poi riconosciuto ai vini omonimi che vengono prodotti,
in Veneto, nelle province di Treviso, Verona, Vicenza,
Venezia e Padova, in Friuli-Venezia Giulia a Pordenone,
Udine, Gorizia e Trieste. All’anno vengono imbottigliate circa
150 milioni di bottiglie per un valore complessivo di 650milioni di euro. Sono 10mila le imprese vinicole e il Prosecco
viene coltivato su una superficie complessiva di 16mila ettari, dei quali circa il 90 per cento si trova in provincia di
Treviso. Nella nostra regione il Prosecco viene coltivato su
una superficie complessiva di circa 200 ettari.
Zaia confida nell’inserimento a breve, dal momento che il
procedimento è già stato avviato, dell’area di produzione
del Prosecco, in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia, nel territorio di tutela dell’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’educazione, la scienza e la cultura). (…)
(Primorski dnevnik
Messaggero Veneto, 9. 4. 2010)
VERONA
IL COMMENTO
Il Prosecco anche nel Triestino
Una vittoria per gli agricoltori del Carso
Firmato l’accordo con la regione
per la tutela Doc interregionale del vino
Sarebbe difficile immaginare un contesto migliore del
Vinitaly a Verona per la firma del contratto, attraverso il
quale si assegna la denominazione di origine controllata
Doc al Prosecco del Carso.
Comprensibile la soddisfazione per il traguardo raggiunto,
dal momento che grazie a questo prestigioso riconoscimento è stata valorizzata l’origine effettiva di un vino che
da tempo rappresenta un simbolo dei nostri viticoltori nel
Triestino, nonostante abbia poi raggiunto maggiore notorietà e diffusione in Veneto. A questo proposito si correva
il rischio che l’interesse dei grandi prevalesse su quello dei
piccoli viticoltori, come accade spesso. Le esperienze negative del passato hanno costretto i viticoltori di Trieste a presentare ricorso, che è stato poi, come promesso, revocato nel momento in cui le amministrazioni locali e il Ministero
competente hanno ottemperato alla promessa di firmare il
trattato sullo sviluppo dell’agricoltura nel Triestino.
Quanti hanno seguito la vicenda, sanno che questa battaglia è stata molto difficile e che il suo esito positivo non
era per niente scontato. Per questo motivo vanno sottolineati soprattutto i meriti della Kme@ka zveza-Unione degli
agricoltori e dei viticoltori del Consorzio Kras-Carso, che
hanno perseguito con tenacia questo traguardo. Forse questa era l’ultima occasione per ottenere quanto le amministrazioni regionali, che si sono fin qui succedute, hanno
Nella cornice della prestigiosa kermesse Vinitaly, a
Verona, il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, ha recentemente firmato l’accordo con la regione Friuli-Venezia Giulia
per la tutela Doc interregionale per il Prosecco. L’accordo
prevede: la riqualificazione in termini rurali e la valorizzazione del Costone carsico, il territorio che dall’altipiano del
Carso scende fino al mare, storicamente vocato all’agricoltura; interventi di bonifica e di irrigazione; la semplificazione delle norme e dei vincoli urbanistici che al momento impediscono lo sviluppo del territorio; l’adeguamento dei
piani di gestione delle zone Sic (Siti di interesse comunitario) e Zps (Zone di protezione speciale) nei quali l’agricoltore rappresenti un valore attivo; la creazione e il finanziamento di un “masterplan” (piano di sviluppo); la realizzazione di un punto di promozione del territorio e dei suoi
prodotti, legato alla produzione del Prosecco e dei vini del
Carso; la promozione dei vini realizzati da uve dei vitigni
Malvasia, Vitovska, Terrano e Glera.
L’accordo è stato firmato anche dal vicepresidente della
regione Fvg, Luca Ciriani, dall’assessore regionale Claudio
Violino, dal presidente dell’Unione agricoltori sloveniKme@ka zveza, Franc Fabec, dal vicepresidente del
SLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 14
negato per decenni all’agricoltura ed alla viticoltura del
Triestino.
Ora il contratto è stato firmato e le sue condizioni sono chiare. Se verrà attuato quanto vi si afferma, sarà possibile risolvere molte questioni che riguardano l’agricoltura nel
Triestino. Nel contempo sarà possibile incentivare e valorizzare l’alta qualità della produzione e, con essa, anche
l’identità stessa del territorio di provenienza. Abbiamo detto
“se”, dal momento che il condizionale è d’obbligo, come ci
insegnano le esperienze del passato, come ad esempio gli
espropri per consentire la costruzione del sincrotrone, all’inizio degli anni Novanta. Con l’allora amministrazione regionale era stato firmato il contratto programmatico, che però
non è stato rispettato dalle amministrazioni regionali che
si sono avvicendate. Alla fine di quanto era stato concordato è stato realizzato all’incirca il quaranta per cento.
Questa volta sarà necessario seguire costantemente l’attuazione del contratto. È, quindi, necessario prendere la
vittoria di ieri come l’inizio di un percorso nuovo. Ma si è
comunque trattato di una vittoria ed è comprensibile la soddisfazione di quanti vi hanno contribuito.
Duœan Udovi@
(Primorski dnevnik, 9. 4. 2010)
CIVIDALE-#EDAD
Uno sportello per la lingua slovena
al Centro per l’impiego
Il Centro per l’impiego di Cividale ha ulteriormente potenziato i propri servizi mediante l’attivazione di uno Sportello
dedicato alla minoranza linguistica slovena. «Lo Sportellista,
spiega l’assessore della Provincia di Udine, dott. Daniele
Macorig, avrà il compito di promuovere l’uso della lingua
di minoranza traducendo parte della modulistica in sloveno, nonché quello di informare sulle attività dell’ufficio, per
esempio, segnalando le novità e le nuove opportunità per
farsi strada nel mercato del lavoro utilizzando la lingua di
minoranza. In questo modo – continua l’assessore – si vuole
offrire un sostegno supplementare ai lavoratori della comunità slovena che vogliono esprimersi nella propria lingua
madre».
I Centri per l’impiego della Provincia di Udine offrono servizi di informazione, consulenza, accoglienza, ricerca di personale, orientamento e collocamento mirato (per lavoratori disabili), con l’obiettivo di facilitare l’incontro tra
domanda ed offerta di lavoro. (...)
Al Centro possono rivolgersi anche i lavoratori del Distretto
in difficoltà perché in cassa integrazione o disoccupazione in deroga e che tentano il reinserimento in azienda.
(Novi Matajur, 22. 4. 2010)
BLED
Il resiano all’attenzione dell’International Pen
Silvana Paletti e Renato Quaglia
al 42° Incontro internazionale degli scrittori
Lo scorso mese di marzo a Bled, nella gremita sala
Preœeren dell’Hotel Park, si è svolto il 42° Incontro inter-
nazionale degli scrittori (International writers' meeting), organizzato dall’International Pen. Il tema affrontato è stato
«Globalizzazione: occasione per tutti o nuova colonizzazione per molti. Letteratura e globalizzazione. Pace tra sogni
diurni e notturni».
L’International Pen (Poets, essayist, novelist – Poeti, saggisti, narratori) è una associazione mondiale di scrittori, riuniti in club nazionali. Assolutamente apolitica, promuove
la libertà di espressione in tutto il mondo e si oppone a ogni
forma di oppressione delle libertà intellettuali e favorisce i
contatti tra gli scrittori dei diversi stati. Tra le iniziative dell’associazione merita menzione la «Dichiarazione di
Lugano», approvata dall’Assemblea dei delegati nel 1987
e tuttora adottata, che fa appello alla libertà di espressione ed al diritto di ogni minoranza di essere se stessa.
Il Pen, che conta ora circa 145 centri in tutto il mondo, venne
fondato a Londra nel 1921 dalla poetessa inglese DawsonScott. Il primo presidente fu John Galsworthy, prestigioso
scrittore interessato ad ogni iniziativa atta a promuovere
la comprensione internazionale e la pace al quale venne
assegnato il premio Nobel per la letteratura.
Un comitato esecutivo valuta i requisiti dei candidati prima
di accettarli come membri e le loro opere devono essere
state pubblicate da un editore di sicura reputazione. Scopo
dell’International Pen è promuovere l’amicizia e l’interscambio culturale. Ogni membro di qualsiasi Pen è membro dell’intera organizzazione.
Questa prestigiosa istituzione ha al suo interno diversi comitati che operano su tematiche specifiche: il Comitato scrittori in prigione (Wipc), il Comitato per la pace (Wfpc), il
Comitato per le traduzioni e i diritti linguistici (Cftlr) e il
Comitato delle donne scrittrici (Ipww).
I singoli centri del Pen organizzano durante l’anno un programma di incontri con scrittori nazionali e stranieri e con
personalità del mondo culturale.
Al congresso e alla conferenza annuali, ospitati a turno dai
singoli centri nazionali, prendono la parola autori di fama
mondiale e i soci dei vari Pen possono incontrarsi con i colleghi che convengono dai cinque continenti.
Nella citta slovena la serata di apertura di questo importante meeting è stata dedicata alla poesia resiana rappresentata da Silvana Paletti e Renato Quaglia che hanno
intrattenuto il pubblico con le loro composizioni. Questa
opportunità testimonia ancora una volta l’attenzione dimostrata nei confronti della cultura resiana, ritenuta meritevole di essere approfondita e divulgata anche in ambito
internazionale.
Il moderatore della serata è stato Roberto Dapit, docente
presso l’Università di Udine ed esperto conoscitore della
lingua e della cultura della Val Resia, che ha presentato i
due scrittori e la loro poesia.
I poeti resiani hanno affrontato il tema della globalizzazione soffermandosi, sollecitati dalle domande del pubblico
presente, anche sulla problematica dell’ortografia resiana
e sul più ampio aspetto della minoranza linguistica slovena in Italia.
Per tale evento lo Slovenski Pen ha pubblicato una raccolta di poesie in resiano di Paletti e Quaglia sotto il titolo
«Poezija iz Rezije / Poetry from Val Resia / Poésie de Val
Resia». In questo volumetto, oltre alle opere tradotte in sloveno ed inglese, si trovano una breve biografia degli autori ed una presentazione della Valle.
Tra gli ospiti della serata vi era il Ministro per gli sloveni
nel mondo e oltre confine, Boœtjan ˘ekœ, che ha seguito
tutta la presentazione.
La serata è stata allietata dalla presenza di Bogdana
SLOVIT N° 4 del 30/4/10 pag. 15
Herman, slavista, poetessa e cantante slovena, che ha eseguito in dialetto resiano alcuni canti tradizionali della Val
Resia. Alla fine dell'incontro tutti gli ospiti sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica Slovena, Danilo Türk,
presso l’Hotel Toplice; oltre a porgere i suoi saluti il presidente si è soffermato sui temi affrontati nell'incontro e si è
intrattenuto a lungo con i due poeti resiani.
Sandro Quaglia
(Dom, 15. 4. 2010)
TRIESTE-TRST
Alla prof. Bratu¡ il premio letterario Vstajenje
Per la carriera e per l’antologia «Goriœka knjiga»
Presso la sala Peterlin a Trieste è stato recentemente assegnato alla prof. Lojzka Bratu¡ di Gorizia il 47° premio letterario Vstajenje. Si tratta del riconoscimento più antico tra
gli sloveni del Litorale che viene assegnato ogni anno, per
le loro opere, ad autori sloveni d’oltre confine e residenti
all’estero.
La commissione giudicatrice, formata da Robert Petaros,
Zora Tav@ar, Diomira Fabjan Bajc, Neva Zaghet e Marij
Maver, ha deciso di assegnare il premio alla prof. Lojzka
Bratu¡ per la sua carriera in ambito letterario e storico e
per l’importante antologia «Goriœka knjiga», edita nel 2009.
Si tratta di una pubblicazione che costituisce un importante
contributo alla storia letteraria del Litorale sloveno, dal
momento che vi vengono presentati scrittori che sono nati
o vissuti nel Goriziano o che hanno scritto sul territorio isontino.
Nel suo intervento l’operatore culturale di Gorizia, Janez
Povœe, ha sottolineato l’anelito ad una feconda collaborazione e comprensione tra le lingue e i popoli presenti a
Gorizia che caratterizza l’operato della Bratu¡ in ambito culturale, scolastico, letterario e della ricerca.
La prof. Lojzka Bratu¡ ha ringraziato la giuria per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento e quanti hanno a
cuore Gorizia. L’origine della città isontina, la sua ricca storia e il suo travagliato passato sono stati illustrati, attraverso
la lettura di paragrafi, tratti dall’antologia «Goriœka knjiga»,
dai componenti del gruppo Radijski oder, Alenka Hrovatin,
Julija Berdon e Toma¡ Susi@. In chiusura il coro di Gorizia,
intitolato a Lojze Bratu¡ (padre della prof. Lojzka Bratu¡,
ucciso dai fascisti negli anni Trenta, ndt.), sotto la direzione del maestro Bogdan Kralj, si è esibito in tre canti scritti dalla poetessa Ljubka Œorli, mamma della prof. Lojzka
Bratu¡.
T.J.
(Primorski dnevnik, 14. 4. 2010)
LETTERATURA
A Boris Pahor la croce al merito
per la scienza e l’arte
Il prestigioso riconoscimento gli è stato assegnato
dal governo austriaco
Francia, lunedì 26 aprile lo scrittore sloveno di Trieste Boris
Pahor ha ricevuto dal governo austriaco la croce al merito per la scienza e l’arte, che rappresenta il più alto riconoscimento, in questo ambito, da parte dello Stato austriaco.
A premiarlo è stata il ministro austriaco per l’Istruzione, l’arte e la cultura, Claudia Schmid. Oratori ufficiale nel corso
della cerimonia di assegnazione del prestigioso riconoscimento, che ha avuto luogo presso il centro culturale sloveno Korotan, a Vienna, sono stati l’ex ministro austriaco
per la Scienza, Caspar Einem, e lo scrittore sloveno Lev
Detela.
È stata la casa editrice Mohorjeva dru¡ba, di KlagenfurtCelovec, a proporre la candidatura di Boris Pahor all’assegnazione della croce al merito per la scienza e l’arte. Un
mese fa presso la stessa casa editrice è stata pubblicata
la traduzione in lingua tedesca di cinque romanzi dello scrittore, che sono stati tradotti da Urœka #erne e da Matthias
Goritz.
Nei romanzi tradotti (“Labirinto”, “La villa sul lago”,
“Oscuramento”, “Qui è proibito parlare” e “Nomadi senza
oasi”) lo scrittore si sofferma anche sulla minoranza nazionale slovena in Austria, la cui sorte è, sotto molti aspetti,
simile a quella della comunità slovena in Italia.
Lo stesso Boris Pahor ha detto che i cinque romanzi tradotti aiuteranno il lettore tedesco a comprendere meglio l’infanzia dello scrittore, vissuta al tempo del regime fascista
e dell’occupazione di Lubiana.
Pahor ritiene che la sua missione stia nello scrivere e nel
testimoniare sul fascismo, che ha avuto simbolicamente inizio con l’incendio del Narodni dom nel 1920, a Trieste.
Pahor sostiene che, nonostante il nazionalsocialismo tedesco sia nato dal fascismo italiano, gli italiani, i tedeschi e
gli sloveni siano poco informati sui crimini e sul genocidio
perpetrati dall’ideologia fascista.
Convinto della necessità che i libri di storia dovrebbero dedicare un intero capitolo al fascismo, Pahor confida nell’istruzione delle giovani generazioni e nella loro corretta formazione storica.
Sta
(Primorski dnevnik, 27. 4. 2010)
SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA
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Dopo essere stato insignito della legione d’onore dalla
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