Asterisco

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Asterisco
gliere, sia in senso reale che figurato, tutto ciò che è
chiarità, chiarezza, luce, luminosità, splendore e a
fuggire da tutto ciò che è oscuro, buio, notturno,
sotterraneo. Come le piante tendono alla luce e
rivolgono gli steli e le foglie nella direzione del
sole, così noi umani cerchiamo la chiarezza come
una luce irrinunciabile.
Per stare bene con gli altri abbiamo bisogno di
“rapporti chiari”, detestiamo le cose ambigue e
desideriamo sempre che “si chiarisca la situazione”,
ci sentiamo pieni di gioia contemplando il cielo
chiaro e luminoso o la chiara luce della luna nel
cielo notturno, amiamo la dolcezza del verso del
Petrarca che evoca le “chiare, fresche e dolci
acque”, consideriamo “bui” i secoli senza cultura,
definiamo “oscurantismo” le posizioni dogmatiche
che respingono le indagini e i quesiti e si rifiutano
di fare chiarezza, condividiamo la definizione di
“secolo dei lumi” per il Settecento, che iniziò a
porre le basi della ricerca nei vari campi del sapere.
Tutto il poema dantesco è un’ascensione verso la
“luce intellettual piena d’Amore”, ma tutte le culture pongono la luce e la chiarezza tra i beni da raggiungere. In antico, fioriva l’arte di interpretare i
responsi degli oracoli per cercarvi un significato e
sia la mitologia occidentale che quella orientale
sono ricche di racconti che vedono i protagonisti
impegnati in cammini iniziatici per trovare la
“verità”, mentre la felicità non viene mai evocata.
Se poi guardiamo alle tradizioni popolari, quante
favole raccontano il bambino sperso nella foresta
buia, che finalmente vede un “lumicino lontano lontano”, quante principesse ammalate di crudeltà promettono se stesse e il reame a chi risolverà un indovinello, e la morte a chi non ci riuscirà? Sulle tracce
della chiarezza, si potrebbe perfino vedere un crocevia culturale tra le osservazioni di Propp sulla
struttura delle fiabe archetipiche e il loro significato
nelle diverse società, e l’entrata della psicanalisi
nell’interpretazione dei sogni.
Asterisco
Per una pace e una bontà interiori
L’uomo nobile è generosamente rilassato a
motivo della sua pace interiore, l’uomo
piccolo è continuamente in agitazione a
causa di qualunque cosa.
C’è una cortesia senza forme esteriori, e
questa è il rispetto. C’è un lutto senza abiti
da lutto, e questa è la tristezza. Esiste una
musica senza suoni, questa è la gioia. C’è
un’affidabilità che non ha bisogno di esprimersi in parole, c’è un rispetto che non
viene provocato in primo luogo dalle azioni,
c’è una bontà che non ha bisogno per prima
cosa di fare delle opere buone; questa è la
disposizione d’animo. Il suono della campana che viene emesso nell’ira è guerresco; se
invece viene emesso nel lutto allora è
melanconico. Se cambia la disposizione d’animo, così cambia anche il suono. Se dunque una vera disposizione d’animo può
addirittura influenzare metallo e pietra può
naturalmente fare molto più per gli uomini.
CONFUCIO (551- 479 a.C.)
Fare ciò che è necessario fare
Delle piccole buone azioni fatte al momento giusto per colui che le riceva sono le più
grandi.
Non è un benefattore colui che mira a una
ricompensa, bensì colui che ha la volontà
di fare il bene per un impulso libero.
Quando i benestanti riescono ad ottenere
da se stessi di dare del denaro a coloro che
nulla possiedono e di soccorrerli e far loro
del bene, qui è già presente la compassione, il non essere solo e la fratellanza e il
reciproco aiuto e la concordia dei cittadini
e altre cose buone, quante nessuno potrebbe mai contare.
Giustizia significa: fare ciò che è necessario; ingiustizia: non fare ciò che è necessario ma metterlo da parte.
DEMOCRITO (460- 371 a. C.)
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