Marzo - Maggio 2009 - parrocchialigornetto.ch

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Marzo - Maggio 2009 - parrocchialigornetto.ch
Bollettino parrocchiale
La chiesa di Obino (Castel San Pietro) - Foto: Heidi Delucchi
Ligornetto
Marzo - Maggio 2009
ORARIO SANTE MESSE
Festivo
sabato e vigilie
domenica e feste
Feriale
lunedì, mercoledì e venerdì ore 7.30
martedì e giovedì
ore 17.30
ore 17.30
ore 10.00
SANTE CONFESSIONI ORDINARIE
Sabato e vigilie di festa
ore 16.30
PARROCCHIA DI S. LORENZO MARTIRE
Don Felice Falco
Telefono
E-mail
Sito web
Via Cantun Sota 9
091 647 12 66
[email protected]
www.ligornetto.ch/parrocchia
BENEFICENZA
Conto corrente postale
65-260312-1 «Parrocchia San Lorenzo»
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Quaresima
Ancora una Quaresima!
Ancora una volta questo “passaggio” per arrivare alla festa
di Pasqua un po’ più rinnovati, un po’ più risuscitati!
È vero, il passaggio non avviene senza pena, ed è questo
che ci è scomodo…
Ma come un vestito viene portato in lavanderia per una
rimessa a nuovo, anche il cristiano entra in Quaresima con
la volontà di rinnovarsi.
Il Mercoledì delle Ceneri la Chiesa afferma per tutti: “Ricordati che sei polvere!”. Se entro risolutamente nel tempo quaresimale con tutta
la mia polvere, ne uscirò nuovo e brillante come Cristo risorto.
Di cosa dobbiamo spolverarci?
Del nostro carattere troppo forte o troppo molle. Delle nostre preghiere affrettate e senza sforzo. Della nostra durezza verso quanti ci circondano. Del nostro
rifiuto di servire il nostro prossimo.
Le ceneri, che segnano la fronte alla partenza della salita verso la Pasqua,
diventano l’appello del Signore che ci vuole strappare alle nostre menzogne,
liberare da ogni trucco, per aiutarci a ritrovare il vero volto della nostra vita.
“Lavati il volto” (Mt 6,17), ci dice il Signore. Come a dire: poni la tua vita nella
luce e nella verità.
Ascolterò questa voce del Signore, che si fa più vicina e più insistente, per prepararmi alla gioia di Pasqua? Rinuncerò a tante cose superflue, per marciare con
cuore libero e puro verso la Notte Santa, nella quale il Signore muore e risorge?
Mercoledì 25 febbraio – Le Ceneri
Inizia la Quaresima. Giorno di magro e digiuno.
Alle ore 20.00 S. Messa con imposizione delle ceneri.
Venerdì 6 marzo – Cena povera
Alle ore 18.30, nello spirito della Quaresima che ci invita anche al digiuno nella solidarietà con i poveri, è organizzata l’annuale “cena povera” presso il nostro Oratorio.
Sarà un pasto frugale che ci permetterà di offrire il corrispondente della nostra
normale cena per l’azione del Sacrificio Quaresimale.
Venerdì 13 marzo – Serata informativa sul viaggio in Uganda
Alle ore 20.15, all’Oratorio, attraverso proiezioni di foto e spiegazioni, verrà raccontata l’esperienza vissuta in Uganda. Saremo messi al corrente dei progetti
di don Paolo che stiamo sostenendo grazie all’azione natalizia promossa dalla
nostra parrocchia.
Venerdì 20 marzo – Elevazione spirituale organistica
Aderiamo con piacere alla Giornata Organistica Italiana dedicata al giorno anniversario della nascita di Johann Sebastian Bach (Eisenach, 21 marzo 1685).
Alle ore 20.00, in chiesa parrocchiale, vivremo un’elevazione spirituale, con
riflessioni quaresimali e brani organistici.
All’organo: maestro Andrea Schiavio.
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In Quaresima digiuniamo così
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CON LA MENTE
“Amerai il Signore,
Dio tuo, con tutta la
tua mente.”
(Mt 22, 37)
– COLTIVA il pensiero di Dio e della sua
bontà: il Signore sia al vertice dei tuoi pensieri e dei tuoi progetti.
– EVITA pensieri frivoli e malevoli verso i
fratelli.
CON GLI OCCHI
“Se il tuo occhio è
impido, tutto diventa
trasparente.” (Mc 6, 22)
– GUARDA il mondo, le cose e le persone
con occhio limpido e buono.
– EVITA sguardi poco caritatevoli e immagini non edificanti.
CON GLI ORECCHI
“Israele, se tu mi
ascoltassi.”
(Salmo 81, 9)
– ASCOLTA la Parola del Signore e il fratello che ti chiede qualcosa o ha bisogno
di sfogarsi.
– NON ASCOLTARE discorsi vani, volgari
o insinuazioni malevole.
CON LA BOCCA
“Effatà, apriti…”
(Mc 7, 34)
– APRITI alla lode di Dio e alla preghiera personale, in famiglia o nell’assemblea
liturgica.
– EVITA di parlare male di chiunque.
CON LA GOLA
“Quanto sono dolci le
tue parole, Signore!”
(Salmo 119, 103)
– GUSTA la Parola di Dio e prendi il cibo
con sobrietà e gratitudine a Dio e a chi lo
ha preparato.
– MORTIFICATI un poco nel mangiare, nel
bere, nel fumo, negli spettacoli… Fa’ un
po’ di digiuno televisivo.
CON LE MANI
“Non amiamo
a parole, ma coi fatti e
nella verità.”
(1Gv 3, 18)
– AIUTA chi ti chiede un favore, compi il
tuo lavoro con serietà, soccorri i poveri
secondo le tue possibilità.
– EVITA l’ozio, la perdita di tempo e le
chiacchiere inutili.
CON IL CUORE
“Amerai il Signore Dio
tuo con tutto il tuo
cuore e il prossimo
tuo come te stesso.”
(Mt 22, 37)
– DIMOSTRA il tuo affetto a chi ti sta vicino, cominciando da quelli di casa.
– RISPONDI come Maria: “Eccomi!”.
“Allora la tua luce sorgerà come l’aurora e
la tua ferita si rimarginerà presto.” (Is 58, 8)
Novena e festa di San Giuseppe
Dal 10 al 19 marzo onoreremo il nostro San Giuseppe (le Messe feriali e festive
in chiesa parrocchiale restano pertanto sospese).
Programma
Martedì 10 marzo
Mercoledì 11 marzo
Giovedì 12 marzo
Venerdì 13 marzo
Sabato 14 marzo
Domenica 15 marzo
Lunedì 16 marzo
Martedì 17 marzo
Mercoledì 18 marzo
Giovedì 19 marzo
Ore 07.00 S. Messa in San Giuseppe.
Ore 07.00 S. Messa in San Giuseppe.
Ore 07.00 S. Messa in San Giuseppe.
Ore 07.00 S. Messa in San Giuseppe.
Ore 17.30 S. Messa prefestiva in San Giuseppe.
Terza di Quaresima.
Ore 10.00 S. Messa festiva in San Giuseppe.
Ore 07.00 S. Messa in San Giuseppe.
Ore 07.00 S. Messa in San Giuseppe.
Ore 20.00 S. Messa prefestiva in San Giuseppe
seguita dal falò e dai fuochi d’artificio.
Solennità di San Giuseppe.
Ore 10.00 S. Messa solenne in San Giuseppe.
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Settimana Santa
5 aprile – Domenica delle Palme
Alle ore 10.00 benedizione degli ulivi alla Grotta, cammino festoso verso la
chiesa parrocchiale e S. Messa con lettura della Passione del Signore.
Oggi la Chiesa ci esorta ad intervenire numerosi alla sacra funzione per rendere
una pubblica testimonianza di amore e di riconoscenza a Cristo Re.
Gesù entra a Gerusalemme da trionfatore. È per i suoi discepoli e per molti il
Messia. In questo gesto, eccezionale
nella sua esistenza, qualcosa domina
dall’alto la sua vita esteriore ed interiore: l’adempimento delle Scritture: “Dite
alla figlia di Sion: ecco il tuo Re viene a
te…”. Così hanno parlato i profeti.
SACRIFICIO QUARESIMALE
La Domenica delle Palme riconsegniamo la busta del Sacrificio Quaresimale, l’azione promossa dai Vescovi svizzeri per sostenere progetti per lo sviluppo dei poveri nel Terzo Mondo, progetti per l’evangelizzazione dei popoli,
opere pastorali importanti ed urgenti nelle diocesi svizzere.
Sarebbe bello che la busta non fosse riempita solo il giorno della riconsegna, ma raccogliesse giorno per giorno il frutto dei reali sacrifici, delle
autentiche rinunce personali e familiari.
9 aprile – Giovedì Santo
Alle ore 20.00 si celebra la Messa in ricordo dell’Ultima Cena. La Messa è celebrata dal parroco, attorno al quale si radunano i fedeli, come i discepoli intorno
a Cristo.
Il Giovedì Santo è quindi la grande festa della comunità, riunita tutta quanta per
celebrare l’istituzione dell’Eucaristia, obbedire al comando del Signore col rinnovare il suo gesto della lavanda dei piedi
e affermare fin d’ora la propria fede nella
prossima Risurrezione. Le luci e i fiori che
adornano l’altare manifestano la gioia
della Chiesa in questo anniversario
dell’istituzione da parte di Cristo dell’Eucaristia e del Sacerdozio.
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10 aprile – Venerdì Santo
Ore 15.00 Celebrazione della Passione del Signore.
Ore 20.00 Via Crucis.
Oggi la Chiesa non offre il Sacrificio della Messa,
per richiamare la nostra attenzione sul Sacrificio
che Gesù offrì dalla Croce al Padre.
Però oggi non è un semplice anniversario di un
avvenimento passato. La Chiesa con la solenne
liturgia pomeridiana ci fa penetrare nel mistero
della Passione e della Morte del Signore: lo prolunga fino a noi e lo realizza in noi. La lettura della
Passione richiama alla memoria la storia della
nostra Redenzione.
La Croce viene scoperta ed esposta alla nostra adorazione. E per completare l’azione liturgica tutta incentrata sul mistero della nostra salvezza, il
popolo cristiano si comunica al Corpo immolato di Cristo.
La Croce scoperta è lo stendardo del Re vittorioso.
RISURREZIONE DEL SIGNORE
Sabato 11 aprile, ore 21.00
Solenne Veglia pasquale
La notte in cui il Signore risuscitò da morte segna
il vertice della storia religiosa dell’umanità. Questa notte di Pasqua in cui Cristo passa dalla
morte alla vita, dalle tenebre alla luce, sta al centro dell’anno liturgico: in essa i fedeli celebrano
per mezzo del Battesimo il loro “passaggio” dalla
morte del peccato alla vita di Dio.
Come già facevano i cristiani dei primi secoli,
anche noi vegliamo in questa notte in attesa della
Risurrezione.
Era in questa notte che anticamente venivano
amministrati i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana: il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia, a quei catecumeni che nella
Quaresima avevano condotto a termine la loro preparazione.
Durante la Veglia pasquale rinnoveremo le promesse battesimali.
Domenica 12 aprile, ore 10.00
S. Messa solenne di Pasqua
Sia gloria in terra, alleluia! A Cristo risorto, alleluia! Ha vinto la morte, alleluia!
L’Agnello è vita, alleluia! È pane d’amore, alleluia! È gioia e salvezza, alleluia!
A Cristo vivo, alleluia! A Cristo glorioso, alleluia! Al Re della vita, alleluia!
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Sante Confessioni pasquali
10 aprile – Venerdì Santo
ore 09.30-11.00, confessioni individuali
ore 16.00-17.30, confessioni individuali
11 aprile – Sabato Santo
ore 10.00-11.00, confessioni bambini e ragazzi
ore 15.00-17.30, confessioni individuali
Buona Pasqua!
Buon Passaggio di Cristo nella vostra vita!
È risorto. Alleluia.
Il vostro Priore
Primavera organistica 2009
La quarta edizione della Primavera Organistica è stata così annunciata:
domenica 19 aprile: Paolo Oreni;
domenica 3 maggio: Stephan Thomas;
domenica 24 maggio: trio Schiavio-Ito-Sibona (organo-solista-clarinetto).
Verranno passati in rassegna i seguenti compositori che quest’anno celebrano
un significativo anniversario:
Georg Friedrich Händel, a 250 anni dalla morte
(Halle, 23 febbraio 1685 – Londra, 14 aprile 1759)
Franz Joseph Haydn, a 200 anni dalla morte
(Rohrau, 31 marzo 1732 – Vienna, 31 maggio 1809)
Ludwig Spohr, a 150 anni dalla morte
(Braunschweig, 5 aprile 1784 – Kassel, 22 ottobre 1859)
Felix Mendelssohn Bartholdy, a 200 anni dalla nascita
(Amburgo, 3 febbraio 1809 – Lipsia, 4 novembre 1847)
I programmi definitivi appariranno sulle locandine ufficiali.
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Tempo pasquale
13 aprile – Lunedì dell’angelo
La S. Messa viene celebrata in orario festivo, alle ore 10.00.
19 aprile – Assemblea parrocchiale ordinaria
Domenica 19 aprile, alle ore 17.00, all’Oratorio, è convocata l’Assemblea parrocchiale ordinaria.
Venerdì 1° maggio – San Giuseppe operaio
Ore 10.00 S. Messa festiva in San Giuseppe.
Ore 20.00 apertura del mese di maggio.
Domenica 3 maggio – Pellegrinaggio a Sant’Antonio
Ore 7.30, S. Messa nella chiesetta di Sant’Antonio, sul colle di Cereda a Balerna.
Sabato 9 maggio – Festa mariana
Festa mariana dell’Associazione Maria Vergine Salute degli Infermi.
Ore 10.30 S. Messa con amministrazione del Sacramento dell’Unzione.
Domenica 17 maggio – Prima Comunione
Accompagniamo con la preghiera i nostri bambini di terza elementare in questa
tappa importante della loro vita cristiana.
Giovedì 21 maggio – Ascensione
Solennità di precetto.
Ss. Messe in orario festivo regolare.
Domenica 31 maggio – Pentecoste
Si conclude il ciclo liturgico pasquale.
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Benedizione delle famiglie
Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, rinnovo con gioia la visita delle
famiglie nel tempo pasquale, per lasciare la benedizione del Signore. Qui di
seguito, salvo imprevisti, il programma:
14 aprile
martedì
via Passeggiata – via Boscherine
15 aprile
mercoledì via Luigi Piffaretti
16 aprile
giovedì
Ca’ dei Tigli e Ca’ dei Pioppi – Stramonte
17 aprile
venerdì
via Mastri Ligornettesi
20 aprile
lunedì
via Praa Grande – Cantinetta – Fontana Partita – Coste
21 aprile
martedì
largo V. Vela – via L. Vela – E. Frey – Boscaccio
22 aprile
mercoledì via Girivel – via Praa Riale
23 aprile
giovedì
via Girivel (continuazione)
24 aprile
venerdì
via Ruvioli 27 aprile
lunedì
via Pasturella – via Ruvioli (continuazione)
28 aprile
martedì
via Aldo Piffaretti
29 aprile
mercoledì via Foss – via Aldo Piffaretti (continuazione)
30 aprile
giovedì
via Colombara
4 maggio lunedì
via San Giuseppe
5 maggio martedì
via Ponte Laveggio – via Comi
6 maggio mercoledì via Bernasconi
7 maggio giovedì
via Selvetta
8 maggio venerdì
via Pessina
11 maggio lunedì
via Vignaccia – Preina – Campaccio 12 maggio martedì
via Roggia – Vallechiara 13 maggio mercoledì via Cleis – Cantun Sura
14 maggio giovedì
piazza Volontari – via Abbonati
15 maggio venerdì
Cantun Sota – via Furnasee
Dedicherò alle visite l’orario pomeridiano, a partire dalle ore 15.00 (il
venerdì dalle ore 16.30).
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Il pensiero del laico
A proposito di… La predica in dialett
In un numero dell’Illustrazione Ticinese, Piergiorgio Baroni, il collaboratore che
scrive una pagina in dialetto sul periodico, parlava di predica da tenersi in dialetto. L’argomento non mi è scivolato via come la pioggia sull’oca e mi sono ricordato di un libro scritto in dialetto comasco (perciò abbastanza comprensibile per
noi) intitolato “E l’è dumeniga”. L’autore è Orazio Sala e nella prefazione scrive
che “con il dialetto si può dire tutto, e quindi si può raccontare anche il Vangelo”.
Praticamente il Vangelo di ogni domenica è tutto in poesia. Ecco un esempio:
La Pasqua (segund a ’l Giuann)
La Maria da Magdala la và,
l’era ‘l primm dì de tütt la setimana,
‘ndduegh’è la tumba, e ‘mè la riva là
la veed na roba che ga paar istrana:
quell sassùn gross che gh’era in sü l’entrada
a l’è pü lì; quei vün la tiraa via;
la torna indree e, tüta strabafada,
la và ‘n dal Pedar, par fass di ‘mè la sia
che ‘n quejghidün l’à purtaa via ‘l Signuur.
Ul Pedar l’era lì cunt un discepul
e tütt e düü partissan anca luur
cumè saett par na a vedè se diavul
gh’è capitaa. E quand rivan luur düü
vedan i bind par tera e ‘l lenzurèll
che ga quatava ‘l cò, piegaa ‘nca lüü
pulitu e metüü lì ‘n d’un cantunscèll.
E alura credan che ‘l Signuu ‘l gh’è no
che l’è pü lì, e dunca vann a cà,
ma s’inn nammò metüü in del cò
che Lüü l’avria duvüü rissüscità,
cumè la Bibia l’eva sempar dii;
ma luur l’ann minga nanca mò capii.
(La traduzione italiana si trova nel Vangelo di San Giovanni 26, 1-9).
Un parrocchiano
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Vita parrocchiale
Sciolta la Fondazione Ecclesiastica Oratorio
Con decreto vescovile è stata sciolta, in data 25 ottobre 2008, la Fondazione
Ecclesiastica “Oratorio”, costituita dal priore don Angelo Arrigoni nel 2002.
In conformità all’articolo 18/e della Legge sulla Chiesa Cattolica del 16 dicembre 2002, l’amministrazione e la gestione dell’Oratorio, di proprietà del Beneficio Priorale di Ligornetto, è affidata al Consiglio parrocchiale che ne presenterà
il resoconto annuale all’Assemblea parrocchiale.
La coordinazione delle attività dell’Oratorio è stata affidata a un Comitato nominato durante l’Assemblea parrocchiale straordinaria del 3 novembre 2008.
Risulta così composto:
- Luca Rinaldi
- Maria Luisoni
- Camilla Caimi
- Olga Mazzola
- reverendo Priore
- presidente Consiglio parrocchiale
- presidente Vigor
presidente
vicepresidente
segretaria
responsabile occupazione
membro di diritto
membro di diritto
membro di diritto
Lo scopo e le finalità dell’Oratorio restano quelle volute dal compianto priore
don Francesco Ferrari nel 1951: essere un valido strumento di pastorale e,
quindi, di educazione e formazione umana e cristiana, un luogo di sano svago e
di incontro, soprattutto per la gioventù.
Il presepio in chiesa parrocchiale
Anche quest’anno,
il presepio è stato
realizzato dai nostri
bambini all’Oratorio, il mercoledì
pomeriggio.
Lo abbiamo ammirato nei suoi variopinti colori all’altare
laterale della nostra
chiesa parrocchiale.
12
La nuova lampada bronzea del Ss.mo Sacramento
È stata donata per l’altar maggiore della nostra chiesa parrocchiale da anonimi benefattori: li
ringraziamo insieme all’artista
che ha realizzato quest’opera
così pregevole, il maestro Marco
Piffaretti. La nuova lampada
bronzea è stata inaugurata la IV
Domenica d’Avvento, come
dono natalizio alla nostra chiesa.
Scrive l’artista:
“La colomba è simbolo di pace: accogliendo tra le proprie ali il cero, essa si fa
messaggera di luce e speranza. Infatti, i due corpi dinamici che avvolgono il
cero, prima sfiorandosi e poi intersecandosi, sembrano dialogare tra loro, per
giungere infine ad una luminosa proposta di fratellanza.
Per fondere una scultura in bronzo si parte da un modello in gesso eseguito
dall’artista. In fonderia, tramite la tecnica del calco (controforma) si prepara una
copia esatta in cera dello spessore di circa 3 millimetri. A questa struttura vengono applicati dei canali sempre in cera, che serviranno poi per la colata del
bronzo. Il modello viene avvolto nella terra refrattaria e posto in un forno ad alta
temperatura: in questo modo la cera, sciogliendosi, crea gli spazi vuoti per la
futura scultura. Il blocco così ottenuto viene posto in un’apposita buca dove si
cola il bronzo fuso. Quest’ultimo “invade” il posto occupato precedentemente
dalla cera (ormai “persa”) e dal modello in gesso. A questo punto la scultura
può essere liberata dai canali e mostrarsi nella sua forma definitiva. Lo scultore
decide infine la patina desiderata, cioè la colorazione definitiva dell’opera”.
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Echi dell’esperienza in Uganda
Musungu!
don Felice Falco
Lo chiamano “il mal d’Africa”, ma non è una malattia. È quel senso di struggente
nostalgia che assale chi ha visitato quel continente e desidera tornarci.
A ben rifletterci, però, esistono due tipi di questo male. Il mal d’Africa del viaggiatore bianco, che è positivo in quanto provoca sensazioni forti e fa sognare. E il mal
d’Africa degli abitanti di quella terra, che è negativo, a volte perfino un incubo. Per
noi il mal d’Africa è un bellissimo ricordo, per loro può essere un triste futuro…
Comunque l’Africa l’abbiamo avvertita appena scesi dall’aereo a Entebbe: temperatura estiva per essere una notte di gennaio. Poi il chiarore del giorno ci apre
gli occhi anche sul volto di quella terra attraversata dalla linea dell’Equatore.
Sono davvero tante le emozioni che la mia mente e il mio corpo hanno provato
attraversando la terra di don Paolo. Paesaggi che ti lasciano senza fiato, dove il
caldo, il vero caldo, non ti pesa. Dove il paesaggio è formato solo da due colori:
quello rosso della terra e quello verde delle piante. Ogni tanto si incontrano piccoli villaggi, fatti di capanne di foglie, pietre e qualche pezzo di legno. Spiccano
tra queste capanne i loro abitanti, con i loro abiti variopinti, colori forti che rispecchiano la loro personalità.
Strade in terra (pochissime le asfaltature e comunque assai rovinose) incredibilmente polverose e piene di buche. Le trasferte richiedono ore. Ma lungo le strade, specialmente nei centri cittadini, si assiste alla frenesia della vita di ogni giorno, fatta di lavoro artigianale, di mercato, di biciclette cariche di caschi di banane,
di viavai ai pozzi per riempire d’acqua i bidoni, una fatica quotidiana che non
risparmia nemmeno i più piccoli.
Il passaggio degli uomini bianchi, i musungu, come li chiamano loro, è un evento
che richiama curiosità. Bambini che
gridano e salutano col sorriso negli
occhi, nonostante la visibile povertà.
Grande evento della settimana: la
Messa domenicale. L’attesa del celebrante può ritardare anche di un paio
d’ore l’inizio della celebrazione. Ma il
suo arrivo è accompagnato da una
grande festa. Non si contano i minuti
né per i canti, né per la predica, né per
i discorsi. Nessuno si muove dal proprio posto, fosse anche in piedi e
sotto il sole cocente.
Don Paolo ci presenta come i suoi
amici. E questo trasforma la povertà in
generosità. Ci donano banane, ananas, frutti della passione, canne da zucchero, artigianato locale, perfino una gallina. Il cibo viene condiviso con le varie famiglie che ci ospitano. La casa diventa
un piccolo buffet, dove ognuno si serve.
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Percorrendo in jeep la vastissima savana, quando meno te lo aspetti, ti passano
sotto gli occhi leoni, giraffe, gazzelle, elefanti, ippopotami, coccodrilli e tanto
altro. Sulla linea dell’Equatore, poi, di notte il cielo stellato appare di una luminosità indescrivibile.
Tappe importanti, come l’orfanotrofio e l’ospedale, fanno riflettere sulle condizioni
di vita di chi alla povertà vede aggiungersi la sofferenza fisica. Locali bui e malsani offrono rifugio a bambini soli, abbandonati, malati. Non hanno giocattoli, camerette arredate o televisioni. Spesso mancano perfino la luce elettrica e l’acqua
corrente. Eppure sanno sorridere. Sempre. È l’unica cosa che possono permettersi di donare…
Ho amministrato in due Messe più di venti battesimi, alcuni adulti che durante la
medesima celebrazione festiva si sono uniti in matrimonio. “Ricevere il battesimo
da un prete venuto dall’Europa è un’occasione eccezionale per voi”, ha detto don
Paolo ai genitori e ai padrini. Da noi invece le cose sono molto più scontate. Perfino indifferenti.
Laggiù ci hanno presentato tanti
progetti. Tutti bisognosi. Ma
impossibili da realizzare contemporaneamente e da una sola
comunità come la nostra. Dovremo
ora sceglierne uno e iniziare a portarlo avanti anno per anno, Natale
dopo Natale. Un progetto possibilmente legato all’istruzione, per
dare la possibilità anche a chi è
povero e vive lontano dalle grandi
città di accedere a una formazione
dignitosa e utile allo sviluppo
umano e sociale.
Poco prima di partire, in un aeroporto infestato di moscerini, don Paolo mi ha
consegnato un dono per la nostra comunità: un batik raffigurante i martiri ugandesi, la cui festa è inserita nel calendario romano per tutto l’orbe cattolico il 3
giugno. Sarà incorniciato e troverà una degna collocazione, a ricordo dell’amicizia che ci lega a don Paolo e alla sua terra.
La visita in Uganda non ci ha mostrato
l’Africa dei telegiornali e dei documentari.
Vedi un’altra Africa, che non ti aspettavi.
Un’Africa che ti colpisce per la dignità
della sua gente, poverissima. Per il sorriso dei bambini, vestiti di cenci. Per la
bellezza della natura e dei paesaggi,
ancora incontaminati
Il mal d’Africa esiste davvero. Ti strugge.
Ti fa riflettere. Ti interroga. Ti fa guardare
con occhi diversi, più grati e riconoscenti, tutto quello che noi qui abbiamo. Ed è
davvero tanto.
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Ori ota? Kurungi!
di Francesca Luisoni
Ormai sono passati diversi giorni
da quando abbiamo risalito la
scaletta di quell’aereo che ci ha
riportato a casa,
eppure, nella mia
mente, l’Uganda
è sempre presente. Sarà il
famoso male che
ti porti dietro dal
continente nero,
o più semplicem e n t e p e rc h é
l’Uganda è un
paese che ti colp i s c e p ro p r i o
dentro, ma ogni giorno mi sorprendo a ripensare al viaggio, a don Paolo e ai suoi
amici africani.
Non si può restare indifferenti agli enormi problemi di una nazione poverissima, dove
la maggior parte della popolazione vive senza nemmeno il minimo indispensabile.
È sufficiente attraversare la capitale alla luce del sole per aver l’impressione di muoversi in una realtà finta, impossibile, assurdamente lontana da tutto ciò che riteniamo sia la nostra, anche più umile, concezione di vita. È dura confrontarsi con una
megalopoli di 6 o forse 10 milioni di abitanti, la maggior parte dei quali vive in bidonville senza possibilità di un solo progetto di vita. Si prova una sensazione di sconforto nel vedere i bambini che vi abitano condannati a crescere senza una speranza di
cambiamento, senza poter davvero scegliere il loro futuro.
In campagna, dove non esistono dei veri villaggi, ma vi sono capanne e povere case
un po’ ovunque, sparse per i campi e per la foresta, la vita è forse un po’ migliore.
Ciononostante la coda al pozzo – spesso lontano da casa – per cercare di pompare
alcune gocce d’acqua nel bidone giallo, è purtroppo ancora realtà quotidiana per
migliaia di persone. Le polverose strade di terra rossa, piene di buche enormi, sono
percorse dall’alba al tramonto da uomini, donne e bambini che, a piedi, su una bici
o una moto (più raramente in pulmini sovraffollati), si recano a vendere quel poco
che hanno nei luoghi di mercato, camminando magari per intere giornate.
Visitando diverse scuole abbiamo potuto costatare che l’istruzione è, purtroppo,
spesso in condizioni disastrose. Le aule sono affollate e gli studenti sono per la
maggior parte costretti a restare durante la settimana a dormire a scuola poiché
troppo lontani per fare ritorno a casa tutte le sere. A livello politico lo Stato si limita
ad approvare le iniziative della Chiesa o di altre associazioni, lasciando che a investire siano fondazioni o progetti occidentali. Ciononostante, il livello d’insegnamento
è soddisfacente e qua e là sul territorio si possono trovare anche delle scuole di
buon livello (tra cui l’Università di Kampala). Il problema però è che sono troppo
pochi i ragazzi che possono permettersi di studiare e di accedere a una vera forma32
zione professionale.
A contrapporsi a tutta questa miseria e a rendere più
intenso e speciale il nostro
soggiorno sono stati don
Paolo e i suoi amici ugandesi. Ospitare nove persone per diversi giorni è per
noi oneroso, immaginatevi
per loro! Incredibilmente ci
hanno sempre fatto trovare
la tavola imbandita di riso,
banane, pollo e ananas;
così come hanno cercato
di rispondere al meglio a
quei pochi confort di cui,
come europei, anche laggiù sentiamo un po’ inevitabilmente la necessità. C’è stato
addirittura chi è andato a comprare piatti e posate pur di farci sentire un po’ più a
casa.
Ma a rendere ancora più incredibile il nostro viaggio è stata la sensazione di gioia,
contagiosa, che si prova ogni volta che si assiste a danze e canti. Sono quelli i
momenti in cui ci si sente davvero parte di un unico popolo. Mentre si danza si
assapora la bellezza della vita assieme e si dimentica almeno per un istante quel
divario tra povertà e ricchezza (spesso per me quasi imbarazzante) che si trova, purtroppo, fra noi e loro.
Sono tante le emozioni che si provano durante le lunghe giornate africane. Emozioni
che ti restano dentro, quasi impossibili da esprimere a parole. Si può raccontare un
aneddoto, ma è difficile esprime ciò che realmente si è provato a vivere per un breve
periodo con loro. In quei giorni la mente si affolla spesso di domande a cui spesso è
difficile dare una risposta e tante sono le situazioni difficili da accettare. Ma sicuramente è stato per me sorprendente costatare come, nonostante afflitto da questa
grande povertà, il popolo ugandese sappia guardare alla vita con positività. Le dure
giornate vengono affrontate con il sorriso e con un’invidiabile forza interiore, forse
senza grandi obiettivi, ma sicuramente gustandosi il momento presente.
Quando due ugandesi si incontrano accompagnano i saluti
con un “ori ota?”, “come stai?”.
Be’, durante il mio soggiorno ho
scoperto che esiste solo una
risposta nella loro lingua,:
“kurungi!”, “benissimo!”, non
importa se si è davvero poveri e
non si possiede nulla. Loro
affrontano così la vita, con
un’invidiabile spontaneità e allegria, che forse farebbe bene
anche a noi ritrovare, magari
imparando proprio da loro.
Kurungi!
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I mattoni per la chiesa parrocchiale
Sono iniziati i lavori di restauro della facciata della chiesetta di San Giuseppe. La prof. Francesca Luisoni, sull’ultimo numero del bollettino parrocchiale, ne dà testimonianza. Ha chiuso il suo accorato appello con la frase: “Per questo motivo, nelle prossime settimane, partirà
un’azione di raccolta fondi rivolta a tutti i parrocchiani e a tutte le persone che hanno a cuore
la storia del nostro paese che prevederà l’acquisto simbolico di mattoni della facciata”.
Il vocabolo “mattoni” è ritornato a galla nella mia mente perché nel primo volume della “Storia di Ligornetto” ho portato sul proscenio della storia locale un’azione meravigliosa a cui si
sottomisero quasi tutti gli adulti del paese per risparmiare soldi in occasione dei grandi lavori – si era nel 1730 – inerenti l’ingrandimento della chiesa di San Lorenzo e l’innalzamento
del suo campanile.
Il vescovo di Como mons. Torriani, nel 1671, trovava la chiesa “a una navata imbiancata e
con una cappella provvista di ancora lignea a due valve dipinte col Battista nel battistero in
emiciclo, il campanile con due campane fastigiato, la sagrestia posta dietro la cappella laterale (a sinistra) e in facciata l’immagine del titolare San Lorenzo dipinta sotto la finestra”.
Negli atti della visita pastorale del 1671 mons. Torriani accennava alla presenza, sotto il
pavimento della chiesa parrocchiale, di “tre sepolcri, uno per i bambini, uno per le donne e
uno per gli uomini. Anche il sepolcro dei parroci si trova in chiesa”. Nel 1733 si cominciò a
discutere di “ingrandimento della chiesa nelle vicinanze (assemblee) degli uomini del paese”,
assemblee che avevano svolgimento sul piccolo sagrato della chiesa e che erano precedute dal “suono della campana maggiore”.
Nel 1733 l’architetto Giuseppe Caresana di Cureglia, fratello del parroco priore don Francesco Antonio Caresana, ricevette l’incarico dalla Vicinanza di allestire i progetti relativi all’ingrandimento della chiesa. questi disegni sono conservati nell’archivio della Curia. L’architetto Caresana aveva ricevuto anche l’incarico di allestire il progetto dell’altare di San
Giuseppe la cui statua era giunta a Ligornetto da pochissimi anni e donata alla parrocchia
dagli emigranti nel Pavese.
Giuseppe Caresana si fece buona fama a Ligornetto. Difatti, nel 1756, gli fu commesso il
progetto della “Nuova fabrica” della chiesa arcipretale di Riva San Vitale; inoltre, nel 1764,
portò a termine la ricostruzione del coro della Collegiata di Bellinzona e poco dopo progettò
e realizzò la chiesetta del convento del Bigorio.
Le opere principali da effettuare nella “Nuova fabrica” della chiesa parrocchiale di Ligornetto
erano tre:
la costruzione del nuovo coro
la costruzione della nuova sagrestia
la costruzione del nuovo campanile
La vecchia sagrestia, ora chiesa jemale, diventò “Oratorio della Confraternita del Santissimo
Sacramento”. La parte della chiesa attuale, che comprende il coro e l’abside (quindi la zona
della chiesa dalla balaustrata centrale alla tela di fondo “martirio di San Lorenzo”) , la sagrestia e il campanile, vennero edificati eseguendo, almeno in parte, i progetti del Caresana.
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Venne appaltata la “nuova fabrica del Coro e Campanile” ai mastri luganesi Domenico Taddei e Giovan Pietro Frasca, associati al ligornettese Giuseppe Rancora. Ma al momento di
intraprendere i lavori, la Vicinanza ritirò l’appalto e procedette a una “nova” delibera a Gian
Domenico Quadri e ne nacque causa (cfr. Martinola, Notizie per le chiese di Morbio Superiore, Monte e Ligornetto).
I lavori veri e propri iniziarono nel 1738 grazie a due prestiti elargiti dalle locali Confraternite
del Santissimo Sacramento e del Rosario. La prima prestò all’amministrazione di allora della
comunità lire milanesi 417:12:6 e la seconda lire milanesi 286:9:0.
A questo punto però devo mettere in risalto la partecipazione attiva di tutta la comunità
che prestò gratuitamente il suo grande contributo.
Eccone le prove scaturite dall’analisi dei documenti trovati nell’archivio parrocchiale.
Li 29 genaro 1738
Vicinanza fatta dal Commune di Ligornetto la quale si sono obligati volontariamente li Massari a condurre tutto il bisognevole per la Fabrica della Chiesa e Campanile della medesima
comunità. Li quali massari si obligano senza nessun stipendio e sono gli infrascritti… (seguono i nomi dei volontari che sono una quarantina).
Tutti questi si sono obligati e hanno promesso come sopra.
Li 22 maggio 1738
Vicinanza fatta dal Commune di Ligornetto per le giornate che si deve bagnare la calcina e
cavar sabbia. Una persona per casa in ruota, solamente il pigionante per bisogno di
detta fabrica.
Li 17 giugno 1738
Vicinanza fatta dal Commune di Ligornetto di far condurre i quadrelli cotti a spesa di molti
pigionanti che hanno possibilità per detta condotta e sono li infrascritti qui sotto nominati
(segue la lista dei nomi). Ognuno si impegnava a “condurre 3 cara (carri) e numero 1000
mattoni, quadrelli cotti”.
Li 6 agosto 1738
Vicinanza fatta dal Commune di Ligornetto per la condotta di sassi e sabbia. Si è risolto di
far condurre per ogni Massaro cara 20 tra sassi e sabbia per bisogno della Fabrica
sudetta e che siano condotti tutti nel mese di agosto come pure li detti Massari hanno promesso senza contradizione.
Nel mese di giugno 1738 furono condotti 33000 “quadrelli cotti” con 90 “carrate” e nel
mese di agosto 33 persone (uomini e donne) portarono “cara 33” con 1000 “quadretti cotti
per cara”.
Il 19 luglio 1741 il vescovo di Como mons. Muggiasca venne a Ligornetto per la visita
pastorale. I lavori della chiesa non erano ancora terminati. L’interno era poverissimo e non
ancora sistemato. La parte esterna invece era finita. Anche il campanile. Mancava solo la
facciata i cui lavori definitivi vennero intrapresi e portati a termine solo all’inizio dell’Ottocento.
Il parroco don Francesco Antonio Caresana approfittò della presenza in loco del Vescovo
diocesano per leggere in chiesa la seguente supplica, difficile in alcuni passaggi da interpretare.
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Eccola:
“Trovandosi già da 5 anni in fabrica d’una nuova Chiesa parrocchiale per provvedere di maggiori culti l’Altissimo ed il Suo santo Protettore, san Lorenzo, la povera comunità di Ligornetto serva umilissima di V. S. Ill.ma e Rev.ma e desiderando proseguire la medesima affine in
più breve tempo le sarà possibile conseguire coll’incominciato lavoro, s’avanza supplicare
V. S. Ill.ma e Rev.ma concedere agli operai così di marmo per un nuovo altare, come
già s’è fatto la provisione di sassi a ciò confacenti. Così anche agli operai di muro per
le Cappelle necessarie a farsi la desiderata licenza d’operare e lavorare ne’ giorni
festivi cioè Domenica ed altri giorni di precetto, come anche per liberamente condor
carri de’ sassi ed altre provisioni. Il tutto però senza disturbo de’ Divini Uffici, ed interompimento dalle parrocchiali incombenze, tutta la suddetta Comunità essendo col
prachio (?) di V. S. Ill.ma e Rev.ma contenta a soccombere ad ogni fatica permessale
che sia a gloria di sempre maggiore di Dio e del Santo Titolare, qual s’impegna pregare sempre maggior bene e prosperità di V. S. Ill.ma e Rev.ma”.
Si tratta di un testo molto contorto dal punto di vista sintattico. Però il “succo” della supplica è chiaro. Il Parroco, a nome di tutta la comunità, impegnatissima a portare a termine i
lavori più importanti della nuova chiesa, domandò al Vescovo l’autorizzazione per i muratori,
gli scalpellini e i carrettieri di poter lavorare per la nuova fabbrica anche durante la domenica
e i giorni festivi, assicurando al Presule che le sacre funzioni non sarebbero mai state disturbate.
A questo punto mi rimane un punto chiave da chiarire: dove si recavano i collaboratori che
l’autorità chiamava a raccolta a prendere la materia prima occorrente, cioè i mattoni? Non
certamente a Boscherina, che non è molto lontana ma che non è nel contempo vicinissima
alla chiesa. non ho trovato nulla di nulla a questo riguardo. Quante volte in questi giorni ho
pensato al grande contributo che mi avrebbero dato persone umili che incarnavano un po’
la coscienza storica del paese, ma che ora in cimitero attendono la risurrezione finale.
Penso alle carissime Lina Viola, Elisa Pagani e alla nonna di mia moglie, ma “Mam Néta”.
L’unico mio concreto aiuto l’ho avuto dal carissimo amico collega Romano Mai, il quale mi
ha detto che la cava di argilla e la fornace per la sua cottura era situata nella zona vicina
all’attuale edificio che ospita il Ristorante Aurora. Siccome i “furnasee” (i fornaciai) abitavano tutti nel pugnello di case che dà vita all’attuale “Via di furnasee”, nelle immediate vicinanze della chiesa, non era loro difficile raggiungere la zona, da cui iniziavano il viaggio verso la
“fabbrica” della nuova chiesa, con carrette, carri trainati da buoi e anche da persone nerborute, usati per trasportare i fittili (manufatti di argilla). La distanza tra la zona di Boscherina e
la nostra chiesa raggiunge i due chilometri e mezzo, mentre quella che doveva essere percorsa tra la fornace in zona “Furnas” e la piazzetta della chiesa si aggira sugli 800-900
metri. Il toponimo “Furnas” applicato a questa zona è antico ed è stato appunto scelto per
concretare sia la posizione sia il compito a cui la zona era destinata. Il carissimo Romano
Mai mi ha detto che un tempo qualcuno a Ligornetto possedeva, quasi come reliquie, alcuni
mattoni cotti con la scritta “Francesco Pagani”.
Purtroppo a Ligornetto sono letteralmente scomparsi, senza lasciare la più scialba testimonianza, edifici, zone un tempo pieni di vita. Oltre alla fornace, distrutta per lasciare il posto,
una ventina di anni fa, all’autostrada Mendrisio-Stabio; penso alla civettuola stazioncina
della ferrovia Mendrisio-Stabio; penso alla chiesa di San Giovanni, ubicata nelle vicinanze
della casa Bullani, in via Ing. Colombara e abbattuta, senza lasciare nessuna traccia, nel
corso del secolo XVI; penso alla “Gesiöla” in zona Premurin; penso anche al cascinale che
nel 1853 funse da lazzaretto dei colerosi.
Giovanni Piffaretti
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I parrocchiani interrogano
Può un prete che celebra la Messa rifiutare pubblicamente la comunione a una coppia di divorziati risposati?
Rispondo di NO. Il prete non può giudicare la situazione spirituale dei singoli e
pertanto deve porgere la comunione a tutti coloro che si accostano all’altare.
Non siamo in grado di scrutare le coscienze dei singoli. Mi permetto qui di fare
due esempi che illustrano come sia impossibile per un prete giudicare la situazione interiore di coloro che si accostano alla santa comunione.
1. Il coniuge che aveva contratto un primo matrimonio religioso e poi si era
risposato civilmente, ha potuto ottenere, senza che noi ne siamo informati,
la dichiarazione di nullità del primo matrimonio. La coppia può aver proceduto ad una celebrazione delle nozze religiose in modo molto discreto e non
è tenuta a sbandierare il fatto ai quattro venti.
Spesso nel ministero pastorale costatiamo come molti matrimoni vennero
contratti con superficialità e sono effettivamente nulli. Faccio un esempio: se
gli sposi si sono detti che non vorranno avere figli se non dopo aver, poniamo, costruito la casa o fatto certi viaggi o accumulato un certo capitale di
riserva, il loro matrimonio è nullo. Se lo si dimostra si arriva alla dichiarazione
di nullità, la quale non dev’essere annunciata sui mass-media!
2. I coniugi che vivono una seconda unione possono impegnarsi a vivere come
fratello e sorella, nel senso che danno al loro reciproco amore un significato
profondo, ma non più legato all’attività sessuale-genitale.
Questo impegno permette loro, secondo le vigenti leggi ecclesiastiche, di
accedere all’Eucarestia. Anche in questo caso la loro decisione può restare
segreta, nel senso che è nota al Padre che vede nei segreti dei cuori. Essi
possono accedere liberamente ai sacramenti e non sono tenuti ad annunciare pubblicamente una decisione interiore che resta, tra l’altro, molto intima e
delicata, meritevole del massimo rispetto e della più alta considerazione.
Appare pertanto chiaro che nessuno all’esterno può giudicare della coscienza
del singolo e che dunque ciascuno, responsabile davanti a Dio delle sue azioni,
va rispettato.
Ricordo ai confratelli un grande principio: se il sommo Giudice ci rimproverasse
di aver ecceduto in durezza e severità, che cosa potremmo rispondergli? Non
lo so proprio.
Ma se Lui ci dicesse che abbiamo ecceduto in misericordia, gli potremmo sempre rispondere: “Sì, ma mai come Te, o Signore!”.
Mons. Sandro Vitalini
Provicario generale
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OFFERTE
Dal 3 novembre 2008 al 1° febbraio 2009
Opere parrocchiali: fam. Fernando Curti, in memoria di Aldo, Luigina e Felice 200;
Carla Casanova 30; Angelina Sassi 30; Felicita Frongillo 30; Angelo Pallaro 20;
Lorenzo e Rudy Roncoroni 100; Marco Gabaglio 50; Apollonio Caimi, Mendrisio, in
memoria dei suoi defunti 100; Anna Piffaretti 20; Giulio e Rosita Meroni, Balerna, in
memoria di Laura e Giulia Robbiani 30; Silvano Crivelli 50; NN 20; Don Cesare
Realini, Morbio Inf. 50; Italo Berto, Balerna 10; NN, Novazzano 50; Giuliano e Patrizia Rinaldi, Balerna 100; Teresita Pontiggia 20; mons. Sandro Vitalini, Sorengo 20;
Nora Zanini-Betti 100; fam. Elvezio Caimi 200; MTB 50; Myriam e Giampiero Mazzoleni, Viganello 50; Graziella Guglielmazzi, Aubonne 30; Mario Pessina, Bellinzona
100; Marino Carlo Moretti 50; Rocco, Nerina e Paola Salvadè, in memoria di Elisabetta 100; Marco Gabaglio 50; NN 1900 (per la lampada al Ss.mo).
Bollettino: Domenica Comolli 50; NN 30; Antonio e Antonella Pessina, Genestrerio
10; Ovidio Barbarossa 20; Carlo Cereghetti 20; Giusy Corti 30; Arturo e Tiziana Livi
50; fam. Maier 20; Marisa Fontana, Stabio 30; Georges Pellegrini, Cortaillod 100;
Giorgio Strufaldi 50; Dora Matasci, Stabio 20; Lisa Medici, Novazzano 20; Graziella
Guglielmazzi, Aubonne 20; Giulio Meroni, Balerna 25; Don Renzo Tettamanti, Morbio Sup. 15; Dario Croci, Balerna 20; Salvatore e Rita La Puma 30; Don Cesare
Realini, Morbio Inf. 50; Martillo Favaro 20; Italo Berto, Balerna 10; Amelita Cairoli,
Balerna 10; Tiziana Minieri, Balerna 20; Giuseppe Cadenazzi 20; Elena Fieni 50;
Santina Caimi, Stabio 15; Giuliano Salvadè 100; Irko Cerutti, Balerna 20; Ezio
Caimi, Stabio 20; mons. Luigi Mazzetti, Lugano 20; fam. Graziano Laim, Balerna
50; Teresita Pontiggia 20; mons. Sandro Vitalini, Sorengo 20; G. R., Novazzano 20;
Theo Nicollerat 20; NN, Stabio 10; Gianni Natale 50; Livio Pessina 30; Antonio Pessina, Genestrerio 20; G. Agustoni, Morbio Inf. 20; Fabrizio Falco, Novazzano 30;
Enrico Pontiggia 50; Myriam e Giampiero Mazzoleni, Viganello 50; Luigi Riva 50;
Fiorenzo Rossinelli 50; Alberto Negri 20; don Italo Meroni, Arbedo 20; sorelle Taborelli, Balerna 30; Carmelina Perucchi, Stabio 30; Teresita Caimi 100.
San Lorenzo: i genitori, per il Battesimo di Alice Caimi 100; Gianrico Pagani,
Castel S. Pietro, in memoria del papà Antonio (50° ann.) 300; F. V. 50; Italo Berto,
Balerna 35; in memoria di M. M. 100; Edmondo Piffaretti 100; offerte concerto
Coro del Mendrisiotto 355; Tiziana Minieri, Balerna 20; C. A. 100; Teresita Pontiggia
20; mons. Sandro Vitalini, Sorengo 20; Adriano Rezzonico 20; i genitori, per il Battesimo di Emma Foglia 100.
San Giuseppe: i genitori, per il Battesimo di Alice Caimi 100; Adriano Rezzonico
15; NN, in memoria di Carlo Comolli 50; Marco Pina 50; Fulvio Camponovo 50; Vittorio Casartelli 50; Italo Berto, Balerna 35; Marco Gabaglio 50; SLS 50; in memoria
di M. M. 100; Arturo e Tiziana Livi 50; fam. De Ambroggi, San Pietro, in memoria di
Corinna 200; Giulio Meroni, Balerna 25; Roberta Mazzoli 40; NN 30; Angelina Sassi
100; Ada Benini, Besazio 100; Rosetta Pontiggia 30; Teresita Pontiggia 20; Graziella Milani, Lugano 10; Romano e Leonilde Lucchinetti 50; mons. Sandro Vitalini,
Sorengo 20; Augusto e Angela Pagani 50; Andrea Salvadè, San Pietro 30; G. Giovannini, Rivera 100; Fiorenzo Rossinelli 150; Marilena Moalli-Pozzorini, in memoria
del cugino Franco 50; sorelle Taborelli, Balerna 50; fam. Bosisio 100; colletta funerale Aurelia Piffaretti 272.
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Madonna di Lourdes: Carla Casanova 40.
Oratorio: in memoria di M. M. 100; Sara e Alessio Lorenzon 20; Silvano Crivelli 50;
G. C., Stabio 30; Don Cesare Realini, Morbio Inf. 50; Italo Berto, Balerna 10; Tiziana Minieri, Balerna 20; Roberto e Evelyn Valbuzzi 15; Teresita Pontiggia 20; mons.
Sandro Vitalini, Sorengo 20.
Chierichetti: sorelle Mai 100.
Fiori in chiesa: Associazione Terza Età Ligornetto 500; NN 20; A. B., Mendrisio
500; Nerina Salvadè 100; Aurelia Ceppi 20; NN 100; Pina Palini, in memoria del
marito Rocco 100; Mariangela e Giovanni Corna 80.
Opere missionarie e di beneficenza
Per don Paolo in Uganda: collette Messe di Natale 1440; banco del dolce 29-30
novembre 1220; Associazione Terza Età Ligornetto 1000; in memoria di M. M.
1000; U. B. 1000; F. 1000; Gruppo Genitori Ligornetto 1000; Associazione Maria
Vergine Salute degli Infermi 500; NN 500; Fernando Curti 500; Giuseppe e Gabriella Solcà, Coldrerio 500; sorelle Mai 400; un bambino 300; NN 300; Milena e Renzo
Bullani 300; S. Cairoli 300; NN 200; NN 200; Martillo e Assunta Favaro 200; Nadia
Cattaneo 200; fam. Franco Bossi 200; Antonio Bernasconi, Balerna 200; fam.
Gerosa-Mai 200; Giuseppe e Elda Frangi 200; Erika Allio, Novazzano 200; Dario e
Wilma Cereghetti, Novazzano 200; Romano e Beatrice 150; Alex, Luca e David
Gasparetti 120; fam. Lorenzon 110; Società Atletica Vigor 100; Magda Antoniazzi,
Balerna 100; NN 100; Eminka e Bruno Bertoni 100; NN 100; Evelyne Battaglia 100;
A + A 100; fam. Schoolkate 100; NN 100; Amalia Realini 100; fam. Abbate 100;
fam. Cereghetti 100; Daniela Benzoni 100; Miriam Fontana 100; Giovanni e Anna
Piffaretti 100; Clelia e Daniele Salvadè 100; R. C. 100; Gian Mario e Sabina 100;
Giovanni e Mariangela Corna 100; NN 100; NN 100; fam. Coroneo 100; Bruno
Sassi 100; Silvano e Elena Crivelli 100; Felice e Giulia Bernasconi 100; Nora K.,
Rancate 100; Marialuisa Bernasconi 100; Consuelo Gonzato, Cabbio 100; Angela
Capoferri, Clivio 100; Sandra e Antonio Caimi 100; Domenica Comolli, in memoria
del marito Carlo 80; Paolo Carugati, Novazzano, in memoria della mamma Ernestina 70; Romano-Riva-Falardi 60; Elda Giudici 50; NN 50; R. B. 50; NN, Stabio 50;
Sonia e Elio Gerosa, Balerna 50; Wilma Camponovo 50; Rita e Luigi Sassi 50;
Angelina Sassi 50; Sandra Bernasconi 50; Romano e Leonilde Lucchinetti 50; fam.
Rebba, Stabio 50; Antonio Equati, Biel 50; Maria e Onorita Piccioli 50; Adriano e
Pamela 50; Roberta Mazzoli 50; Carlo e Renata Rezzonico, Castel San Pietro 50;
fam. Falco, Novazzano 50; fam. Elvezio Caimi 50; Augusto e Elena Schera 50;
Federico e Agnese Rossi 50; Cristian e Chiara Carraro 50; Cesarina Martinelli,
Vacallo 50; Patrick Pirro 35; NN 30; Livio e Rosita Pessina 30; Elvezia Realini 30;
Modesta Vignati 20; Antonella Veronelli, Balerna 20; Adele Luisoni 20; Salone Luca,
Rancate 20; Luis e Stefania Almeidinha 20; Rita Stoppa 20; Pina Palini 20; Tiziana
Minieri, Balerna 10; Irko Cerutti, Balerna 10.
Totale frs. 18’335.-.
Per i bambini del Kenya (tramite Eliana Cavadini): Filarmonica Comunale 200.
Il Signore benedica la generosità di ogni offerente.
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Lassù qualcuno ci ama!
Padre nostro, che sei nei cieli…
Tu non sei un padre-madre come lo si è in questo mondo.
Certo, per ognuno di noi è importante
avere un padre e una madre.
Chi non ha avuto questo dono,
o non ha conosciuto l’amore di chi gli ha dato la vita,
porta nel cuore una grande sofferenza.
Eppure, proprio perché ci sei Tu, che sei nei cieli
e così scruti e conosci nel profondo tutti e ciascuno sempre,
nelle notti e nei giorni della nostra vita,
nessuno sarà mai veramente abbandonato e solo.
Tu sei lì a custodirci nell’amore, a vegliare per noi,
ad aspettare con trepida attesa il nostro ritorno,
dopo le avventure della nostra libertà.
Veramente, lassù qualcuno ci ama: Tu!
E questo ci basta per avere speranza,
per sapere che un giorno le Tue braccia ci accoglieranno,
come quelle del più tenero, della più tenera
fra i padri e le madri.
Perché Tu dai cieli infiniti vegli su tutti
e ami ciascuno di amore infinito!
Bruno Forte
arcivescovo di Chieti-Vasto
TBS, La Buona Stampa sa, Pregassona (Lugano)