Per David

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Per David
THE BIG BANG CITY
SCENA PRIMA
La scena si apre su una camera da letto. Romualdo e Angelica stanno per svegliarsi. Sopra un mobile sulla destra c’è un orso
di peluche.
ROMUALDO (stirandosi e sbadigliando)- Uhm!! Che delizia! Che sottile godimento prolungare il sonno
domenicale fino a… a…a … Non mi vengono bene le poesie di prima mattina. Ah, che sbadiglio pieno! E
come mi stiro bene!
ANGELICA- (aprendo un occhio solo) Romualdo!
ROMUALDO- Dimmi, mia cara Angelica!
ANGELICA- Se non taci, ti stribio a sangue. (dopo una pausa) A proposito…
ROMUALDO- Sì?
ANGELICA- Ieri ha telefonato la tua segretaria Berenice.
ROMUALDO- Ebbene, Angelica?
ANGELICA- Mi ha detto una cosa a proposito di una cosa perché è successo qualcosa.
ROMUALDO- E’ bella la tua lucida precisione mattutina.
ANGELICA- Grazie. In fondo non ricordo soltanto alcuni particolari di contorno.
ROMUALDO- Pazienza, mia cara Angelica. Pazienza!
ANGELICA- Già, ma ora dormi. Altrimenti ti faccio sodomizzare da due miei amici entrambi sosia di
Telly Savalas.
ROMUALDO- Ma certo! (dopo una pausa) Angelicuccia!
ANGELICA- Sì?
ROMUALDO- Sono o non sono l’avvocato più intelligente del mondo?
ANGELICA- Sì.
ROMUALDO- Sono o non sono l’avvocato più astuto del mondo?
ANGELICA- Sì.
ROMUALDO- Sono o non sono il… (si addormenta)
ANGELICA- Il? Il cosa? Oh! (lo sveglia)
ROMUALDO- Oh!
ANGELICA- Il cosa?
ROMUALDO- Il cosa che?
ANGELICA- Sei o non sei che cosa?
ROMUALDO- Quando?
ANGELICA- Ho sonno (invadendo lo spazio di Romualdo) Donami un pertugio in cui coricarmi.
ROMUALDO- Ma cara! Non dovevi svegliarmi. Ora chissà quando riprenderò sonno. Vedo tra l’altro che
ti stai spostando eccessivamente andando ad occupare il mio spazio vitale. Angelica, lasciami il mio spazio
vitale. Il mio spazio vitale, Angelica.
Romualdo cade dal letto e subito si rialza brandendo uno spadone.
ROMUALDO- Hey, ammiraglio della nave a babordo. C’accade? Angelica, vai via. Fatti in là. (gettando la
spada e afferrando un cuscino che usa contro la schiena di Angelica). Vai via, Angelica. Fottutissima
nazista!
Entra Ermenegilda, la governante.
ERMENEGILDA- Signor marchese avvocato?
ROMUALDO- Chi è? Ehm…Cosa fa là? Chi le ha detto di spostarsi dalle retrovie? Non le ho sempre
ripetuto di bussare prima di addentrarsi nelle prime linee?
ERMENEGILDA- Sì.
ROMUALDO- Ebbene?
ERMENEGILDA- La stimo meno della cacca secca portata via dal vento della brughiera.
ROMUALDO- Capisco. La comprendo.
ERMENEGILDA- Volevo ricordare alla signora illustrissima marchesa di Piana Battolla che domani sarà
la gran giornata.
ANGELICA (svegliandosi)- Che gran giornata?
ERMENEGILDA- Che cosa? Ma signora duchessa! Non ricorda? La giornata del grande campionato dei
parrucchieri voluto e presieduto da sua maestà del cuoio capelluto il divino Robertino Tredenti detto
Rocky Rogers Tredenti.
ANGELICA (scattando in piedi)- Uhhh! E’ vero! Sono una delle modelle selezionatissime da Rochy in
persona. Forza, forza Ermenegilda. Prepara tutto quanto: colazione con soia, carta patinata, vestiti dorati,
diamanti, gioielli, e non dimenticare la zucca, la zucca! E’ già pronto il latte dentro la vasca?
ERMENEGILDA- Ma certo, signora splendidissima. Ho usato quello parzialmente scremato.
ANGELICA- D’accordo, andiamo!
Ermenegilda e Angelica escono.
ROMUALDO- Bene bene. Anche noi ricchi, come vedete, risultiamo essere molto impegnati. Eh, amico
mio, non si faccia turlupinare da assurde dicerie. Non è facile sopportare la sperequazione economica della
nostra società. E non solo per i derelitti, ma anche per i privilegiati come me. ( fa per togliersi le mutande).
Entra Ermenegilda.
ERMENEGILDA- Signor avvocato.
ROMUALDO- Cosa c’è? Ma quante volte ti ho detto di bussare prima di entrare?
ERMENEGILDA- 13 volte. 14 se si conta quella volta che è caduto dal triciclo.
ROMUALDO- Ebbene?
ERMENEGILDA- Volevo ammirare il suo culetto tutto bianco e molliccio.
ROMULADO- Bene, l’importante è avere sempre una motivazione per le proprie azioni.
ERMENEGILDA- La volevo informare che la sua segretaria Berenice sta per giungere qui. Pare che abbia
da riferirle cosa urgente e grave che rischierà di mettere a repentaglio la solidità della sua posizione
economica. La invito pertanto a pagare il mio stipendio anticipatamente prima che la rovina si abbatta su
questa casa.
ROMUALDO- Certo! La tua richiesta è assai legittima.
ERMENEGILDA- La invito in aggiunta ad utilizzare la pomata “ANOPULITO” per eliminare quei
fastidiosissimi e antiestetici bolloni che macchiano il suo magnificentissimo deretano.
ROMUALDO- Prezioso è il tuo consiglio. Ora va!
ERMENEGILDA- Grazie signore. Vado fulminea.
Entra Angelica, in accappatoio.
ANGELICA- Non ci crederai, ma mi ero completamente dimenticata della gara di acconciatura.
ROMUALDO- Ehh, carissima. Con tutte le preoccupazioni che hai! Senza di noi dove andrebbe questa
società fondata sull’iniziativa privata?
ANGELICA- Già, già. Ora però spostati perché hai il fiato che rassomiglia a un topo marcio sguazzante
nel vomito di maiale.
ROMUALDO- Subito! Sempre attenta alle sfumature terminologiche. Cara moglie, sta per conferire con
me la mia insostituibile segretaria donna Berenice. Non ricordi proprio quali nuove improvvise ti ha svelato
nel dì passato?
ANGELICA- Me te l’ho già detto, amor mio. Mi ha parlato di una cosa. Ora devo andare, è veramente
troppo tardi.
Angelica dà un bacio a Romualdo ed esce. Romualdo inizia un lungo discorso con l’orso di peluche.
ROMUALDO- Ehhh, caro mio. Non sono stato fortunatissimo ad incontrare una moglie così? Non trova?
Beh, andiamo a farci una doccetta nel nuovo lavabo trapunto di lapislazzuli, donatomi dal vecchio raiss di
Baghdad, ora passato al nemico.
Romualdo esce.
VOCE DI ROMUALDO- Non trova, carissimo, che in questa casa domini l’armonia? Trova o non trova?
Non risponde, lei, eh? Certo. Sappia che è l’invidia che la sua rovina. Eh sì. Ammettiamolo.
Romualdo entra in accappatoio.
ROMUALDO (avvicinandosi all’orso)- Parli, la prego. Una giornata senza una sua parola mi sfianca. La
prego, mi proferisca qualcosina. Lo sa che la stimo oltremodo.
Entra Ermenegilda.
ERMENEGILDA- Cosa sta facendo, scusi?
Romualdo è spaventato e imbarazzato allo stesso tempo.
ROMUALDO- Cosa? Stavo parlando con l’orso, di orso, dell’orso, d’orse, d’Orsay, Museo D’Orsay. Ha
prenotato?
ERMENEGILDA- Assolutamente no.
ROMUALDO- Come no? Lo sa benissimo che una volta ogni 33 anni vado a fare una visitina al mio
museo preferito. Io amo l’arte romanica.
ERMENEGILDA- Ma al d’Orsay ci sono gli impressionisti.
ROMUALDO- Mi fa schifo l’arte romanica. Io adoro gli impressionisti. Non è vero, ingegnere?
ERMENEGILDA- Sta parlando con l’orso?
ROMUALDO- Con l’orso? Che orso. D’Orsay. Annulli la visita. Io odio i francesi, quegli stupidi
mangiatori di rane. W l’Italia.
ERMENEGILDA- Ha chiamato il suo socio.
ROMULADO- Ecco, benissimo. Il mio socio, l’altissimo avv. Torrazza.
ERMENEGILDA- Che non capisce una mazza.
ROMULADO- Come? Come si può permettere? Come osa?
ERMENEGILDA- Le chiedo umilmente scusa. Si è trattato di una reazione incontrollata.
ROMULADO- E’ un socio-assistente oltremodo importante per me l’avv. Torrazza.
ERMENEGILDA- Che non capisce una mazza.
ROMUALDO- Cosa? Senta lei…Sto meditando fortemente l’ipotesi di licenziarla su due piedi.
ERMENEGILDA- O su quattro?
ROMUALDO- Solo su due, per ora! Ma non vorrei essere affrettato in frangenti come questi. Lei cosa ne
pensa, ingegnere?
ERMENEGILDA- Con chi parla?
ROMUALDO- Ehhhh, Museo d’Orsay. Ci ho ripensato. Prenoti. Sono lunatico, che cce pozzo fa? Viva i
francesi!
ERMENEGILDA- Comunque, l’avv. Torrazza.
ROMUALDO- Che non capisce una mazza?
ERMENEGILDA- Sì. Ha chiesto se ha preso provvedimenti riguardo alla disgrazia accaduta ieri.
ROMUALDO- Alla disgrazia…
ERMENEGILDA- Accaduta ieri.
ROMUALDO- Disgrazia.
ERMENEGILDA- Disgrazia.
ROMUALDO- Certo, certo, signorina Ermenegilda.
ERMENEGILDA- Signora prego.
ROMUALDO- Ascolti. La voglio mettere alla prova. In basa alla sua risposta prenderò una posizione
definitiva relativamente alla sua permanenza qui.
ERMENEGILDA- Non ci penso nemmeno. Se lei non ricorda qual è la disgrazia, sono fatti suoi!
ERMENEGILDA esce.
ROMUALDO- Dove va? Disgrazia. Qui tutti mi rammentano disgrazie che non so. Ah, un cavallo! Un
cavallo! I miei miliardi per un cavallo!
Ermenegilda entra.
ERMENEGILDA- Un pony, va bene? Lo posso prendere da mio zio che c’ha una piccola fattoria in
Maremma.
ROMUALDO- No, un cavallo più grosso. Un pony non mi piace. Va via.
Ermenegilda esce.
ROMUALDO- Ingegnere! Lei sa cosa è avvenuto ieri? Mi risponda, per favore. Lei lo sa e non me lo vuole
dire, eh? Non è forse vero? Lei vuole la mia rovina, vero? (dando un pugno all’orso) Toh, peluche di
merda. Non servi a un cazzo! Toh, toh.
Entra Ermengilda.
ERMENEGILDA- Signore virgolette dei miei coglioni virgolette?
ROMULADO- Siii? Ehm…, ma quante volte le ho detto di bussare prima di entrare?
ERMENEGILDA- 13 volte. 14 se conta quella volta che ha preso la scossa bevendo una granita di
catrame.
ROMULADO (al pubblico)- Ha sempre la risposta pronta, costei. (mettendosi sopra la testa un cerchio
ginnico) Guarda. Ho un cerchio alla testa.
ERMENEGILDA- E’ arrivata la sua segretaria Berenice, la faccio entrare?
ROMUALDO- Ma sì, sì.
ERMENEGILDA- Le porto la colazione? Stamattina ho preparato latte ai cristalli liquidi con babà
radioattivi.
ROMUALDO- Vuoi dire la colazione a letto?
ERMENEGILDA- Se il signore desidera.
ROMUALDO (contento come un bambino)- Sì, sì, desidero desidero. Vai vai. Porta.
Ermenegilda esce. Entra Berenice.
BERENICE (avvicinandosi al letto)- Eccomi a lei, signor gonfaloniere.
ROMUALDO- Venga, Berenice. Sempre molto distinta.
BERENICE (sdraiandosi sul letto)- Intanto le auguro un calorosissimo buon giorno.
ROMUALDO- Magari non troppo caloroso. E’ meglio assai.
Entra Ermenegilda con un vassoio. Porta una tazza di latte con biscotti e li posa sul letto.
ROMULDO- La colazione a letto, io c’ho la colazione a letto e te no. Ehm…, dicevo…gradisce
marmellata di besciamella, miele di castagno di Vallecchia, ribes di toro. Io ho tutto. Sono ricco.
BERENICE- No, grazie. Ma se insiste, prenderei solo una piccolissima Chaulen De Prez.
Romualdo la guarda allibito.
BERENICE- Lei avrà sicuramente in casa una piccolissimo e insignificante Chaulen De Prez. No?
ROMULADO- Ehhh, madonna. La mia casa è piena di…Calzin…
BERENICE- Chaulen De Prez.
ROMUALDO- E’ piena di quei cosi. Vero, Ermenegilda?
ERMENEGILDA- No.
ROMUALDO (alzandosi)- Invece sì, zittati. Non mi far fare una figura di sterco. vanne a prendere uno.
ERMENEGILDA- Di cosa?
ROMUALDO- Di paté de Stracchen.
BERENICE- Chaulen De Prez.
ROMUALDO- Eh, quello. Certamente sono molto simili ai Mon Chery, no?
BERENICE- Oh, no, ma che dice. Sono totalmente diversi.
ROMUALDO- Non mi portare quella merda di Mon Chery o te li infilo su per il naso. Sono piuttosto
simili ai Ferrero Rocher, no?
BERENICE- Oh, no, lei vuole scherzare, mio capitano di giustizia.
ROMUALDO- Non mi portare quella robaccia gallica, hai capito? Io odio i francesi.
Romualdo caccia Ermenegilda.
ROMUALDO- La me la scusi. Non ci sono più le domestiche del tempo passato, quando i gagliardi giovini
camerati emettevano tonanti rutti al pesto all’interno delle librerie delle edizioni Paoline.. (tuffandosi sotto
le coperte e riempiendo la tazza di biscotti). Io mi rituffo sotto il materasso e mi faccio il zuppone. Che
bello il zuppone!
BERENICE- Sono venuta qui per metterla in guardia. Qualcheduno le vuole male.
ROMULADO- Ma ciò è inverosimile. Nessuno vuole male ai capitalisti. Essi sono benefattori dell’umanità.
BERENICE- Purtroppo, mio caro primo comandante dei sette savi, c’è chi non è d’accordo con lei.
ROMUALDO- Ma…da cosa arguisce ciò?
BERENICE- Da quello che è accaduto ieri.
ROMUALDO- E te pareva. Capisco. Mi…potrebbe riassumere velocemente, no, lo so, eh?, ma mi
potrebbe riassumere quello che è accaduto ieri?
BERENICE- Come? Le hanno incendiato l’ufficio. L’ho riferito a sua moglie ieri. Non gliel’ha detto?
ROMUALDO- Ella m’ha detto soltanto che era successa una cosa nella cosa e bisognava fare qualcosa.
BERENICE- Appunto.
ROMUALDO- Il mio ufficio è andato in fumo. Mio Dio! Ma c’era dentro anche il draghetto Titto. Me lo
aveva regalato mio bisnonno Romano. Era un cimelio appartenuto al cognato della zia di Claretta Petacci,
l’amante del nostro grande e unico Duce, di cui ora mi sfugge il nome. Il draghetto Titto, che tirava dritto e
che prima di parlare stava zitto. No! Un pezzo della mia gioventù fugge via. Ahhh! Chebbono il caffellatte!
BERENICE- So quanto teneva al draghetto Titto. Ecco perché le ho portato i suoi resti.
Berenice tira fuori da una borsetta una bottiglietta della Coca-Cola contenente della cenere.
ROMUALDO- Oh, no, Titto. Il trofeo più importante del mio ufficio di rubini. Ha visto, ingegnere? E’
morto il suo cuginetto Titto.
BERENICE- Ma con chi parla, scusi?
ROMUALDO- Ehh! Museo d’Orsay. Devo andarci! Qualcosa contro i francesi? Loro intanto han fatto la
rivoluzione, lei cosa ha fatto, forza! Una bella minchia!
BERENICE- Marchese!
ROMUALDO- Eh!
BERENICE- Non solo il draghetto Titto è scomparso nell’incendio di ieri.
ROMUALDO- E che cosa ancora, ordunque! Parli, suvvia! Non mi tenga così sulle spine. O perlomeno, si
tolga le mutande!
BERENICE- Ma che dice, nunzio?
ROMUALDO- Non mi taccia l’amara verità, poffarbacco. Lei me la vuole taccere.
BERENICE- Nell’incendio è scomparsa la cassetta registrata di Mrs. Flipper.
Romualdo improvvisamente dorme.
BERENICE (svegliandolo)- Si svegli!
ROMUALDO- Non nomini quel potente energumeno. Provoca sonnolenza. E’ per questo che registriamo
le sue conversazioni, che crede?
BERENICE- Lo so bene, ma Mrs. Flipper è un uomo potente. E la mia impressione è che quella cassetta
contenesse una commissione importante.
ROMUALDO- Quale?
BERENICE- E che ne so!
ROMUALDO- Mrs. Flipper è un uomo pericoloso. Perché diavolo sarà venuto da me? Quando è venuto
da me? Oppure io sono andato da lui? Io non avevo ancora ascoltato quella dannatissima cassetta.
ENTRA ERMENEGILDA
ERMENEGILDA- Signor moschettiere.
ROMUALDO (gettandosi ai piedi di Ermenegilda)- No, Mrs. Flipper. Non mi uccida, non m’abbruci, non
mi deturpi. Sappia: non è sparita soltanto la sua cassetta. Nell’incendio è scomparso anche il draghetto
Titto, pensi al mio dolore.
ERMENEGILDA- E’ qui l’avvocato Torrazza.
ROMUALDO (riprendendosi e alzandosi)- Oh, sì, fallo entrare, ti prego. Lui risolverà il problemuccio.
Entra Torrazza
TORRAZZA- Non se sarei così sicuro.
ROMUALDO- Perché mai?
TORRAZZA- Beh, nessuno sa cosa è inciso su quella cassetta.
ROMUALDO- Mio Dio, sono perduto! Perché anche tu non ricordi nulla, amico e sodale Torrazza?
ERMENEGILDA- Perché non capisce una mazza!
ROMUALDO- Ma Chi è? Ma lei che vuole? E’ ancora qui? Se ne vada!
ERMENEGILDA- Scusassero! Retrocedo e dispaio.
Ermenegilda esce.
ROMULADO- Perché, perché non ricordo nulla della conversazione con Mrs. Flipper. E poi perché un
uomo grande e grosso come lui si fa chiamare Mrs Flipper. (dando per la rabbia un pugno dentro la
scodella del latte che spruzza) Oh, il mio zuppone!
TORRAZZA- Il motivo per cui non ricordiamo nulla è semplice. Mentre avveniva la registrazione, noi
dormivamo a causa del potere altamente soporifero di Mrs Flipper e della sua voce.
ROMULADO- Dobbiamo assolutamente scoprire che ha incendiato il mio ufficio. E i responsabili
subiranno i fulmini della mia ira.
TORRAZZA- Ah, ma noi sappiamo chi è stato a incendiare l’ufficio. C’è una lettera di rivendicazione.
ROMULADO- Chi sono i delinquenti? Chi ha osato turbare la tranquillità della mia casa?
TORRAZZA. Il brigante bigotto. Giovanni 13, 20-23.
ROMUALDO (spaventato)- Ssss, ma che dici! Quella è gente troppo pericolosa. Bisogna trovare colpevoli
più abbordabili per scaricare tutta la mia violenza di fuoco. Giovanni 13, 20-23 è il gangster più sanguinario
della città.
BERENICE- E nemico giurato di Mrs Flipper.
Torrazza e Romualdo si addormentano di colpo.
BERENICE- Sveglia!
ROMULADO- Mio Dio, Mio Dio!
TORRAZZA- Come?
ROMUALDO- No, dicevo…Mio Dio, mio Dio. Espressioni di dolore abbastanza banali! Ogni tanto
anche “Me tapino”, ma è più raro. Siamo rovinati!
TORRAZZA- Siamo? Lei è rovinato!
BERENICE- Ed è per questo che mi sono permessa di venire quanto prima, prevedendo che la crisi sia
definitiva. Potrei avere il mio stipendio anticipato con aggiunta della liquidazione?
TORRAZZA- Anch’io me medesimo vorrei porgerle una richiesta di tal sentore.
ROMUALDO- Scordatevelo subito! Voi due mi avete affaccendato in siffatta faccenda e adesso mi
sfaccendate!
TORRAZZA & BERENICE- Noi due?
ROMUALDO- Sì, ho deciso così. Ed ora tornerete presso la casa di Mrs. Flipper con una cassetta vergine
e un registratore e gli farete ripetere tutto quanto.
TORRAZZA- Ma come possiamo fare, capo? E’ altamente improbabile, se non impossibile. Lo sa che Mrs
Flipper non ama ripetere le stesse cose, soprattutto quando si tratta di commissioni.
ROMUALDO- Tu devi risolverlo questo casino dal momento che sei stato tu a incendiare l’ufficio.
TORRAZZA- Ma non sono stato io!
ROMUALDO- Ah no? Scusa!
Romualdo si getta su Berenice.
ROMUALDO- Sei stata tu, allora!
BERENICE- Io? No!
ROMUALDO- No? Scusa! Sono rovinatissimo! E voi due non potrete avere la vostra giusta mercede.
BERENICE- Beh…forse io so come far parlare nuovamente Mrs. Flipper.
TORRAZZA- Come! parla perdio!
ROMUALDO- Oh, non alzare la voce in casa mia, eh? Stai calmino!
BERENICE- Mi sacrificherò.
TORRAZZA- Vuoi dire che sei disposta a fare la danza dei quattro veli?
BERENICE- Sì.
TORRAZZA- Comprensiva di nudo finale?
BERENICE- Sì.
TORRAZZA- Vengo anch’io a convincere Mrs. Flipper. Egli certamente non saprà resistere alle tue grazie.
Torrazza cerca di palpeggiare Berenice.
BERENICE- Hey, stai attento con le mani altrimenti ti faccio castrare col mochovileda.
ROMULADO- Bravissimi, non so di cosa state parlando ma mi sembrate sulla retta via. Ora andate, o…
niente stipendio.
TORRAZZA & BERENICE- Andiamo subito!
Torrazza & Berenice escono.
ROMUALDO- Un momento! Aspetta!
Entra Torrazza.
TORRAZZA- Sì?
ROMUALDO (dando una noce a Torrazza)- Prendi questa! Potrebbe esserti utile.
TORRAZZA- Grazie capo!
Torrazza esce poco convinto.
ROMUALDO- Ora basta parlare di queste sciocchezze, ingegnere! Laviamoci, vestiamoci e sorridiamoci
alla vitaci. Tuttoci è bellissimoci.
Entra Ermenegilda.
ERMENEGILDA- Sua altezzosa!
ROMUALDO- Uhmmm! Beh, quasi tutto. Che c’è?
ERMENEGILDA- Le volevo rammentare che sua figlia oggi è a pranzo.
ROMULADO- Mia figlia? Mah…non ricordavo di avere una figlia.
ERMENEGILDA- Ma come? La distintissima Zebedia delle sette lune.
ROMULADO- Zebedia? Mah…non era mia nipote?