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E-Mail: [email protected] - www.anywhereviaggi.it
ANYWHERE VIAGGI SRL
VIA ROMA 47
10025 PINO TORINESE
TEL.011/840528/840582 – FAX 011/840393
GRANDE TOUR CAMBOGIA : PHNOM PENH & BATTAMBANGANGKOR-KAMPONG THOM-SIHANOUKVILLE
CON QATAR AIRWAYS DA ROMA
DAL 26 LUGLIO AL 13 AGOSTO 2013
01 giorno 26 luglio 2013
ROMA-FIUMICINO-DOHA
Ritrovo dei Signori partecipanti presso l’aeroporto di ROMA-FIUMICINO,
operazioni d’imbarco presso il banco partenza QATAR AIRWAYS, ORE
22.40
Decollo con volo QR 080 per DOHA , pasti e pernottamento a bordo.
02 giorno 27 luglio 2013
DOHA/PHNOM PENH
Arrivo a Doha alle ore 05.15, ore 08.00 decollo con volo QR 604 per PHNOM PEHN
con arrivo alle ore 21.00, incontro con incaricato e trasferimento presso HOTEL
SUNWAY 4**** , sistemazione in camera doppia con servizi privati, cena libera e
pernottamento.
04 giorno 28 luglio 2013
PHNOM PENH (BREKFAST-LUNCH)
Prima colazione americana in hotel, incontro con guida locale parlante italiano
Inizio della visita con il tempio che dà il nome alla città, il Wat Phnom:
situato in cima ad una collinetta, frequentato dai fedeli che qui si recano per
pregare e farsi predire il futuro dai tanti cartomanti, indovini e chiromanti.
Proseguimento verso il Toul Sleng, tragico museo prigione testimonianza del
sanguinario regime dei khmer rossi e del genocidio perpetrato ai danni della
stessa popolazione cambogiana, colpevole di saper leggere e scrivere, portare
occhiali, essere insegnanti, medici, professionisti, parlare lingue straniere,
si stima che siano state torturate ed uccise circa tre milioni di persone su
dodici nell’arco di quattro anni fino al 1979.Sosta per il pranzo in ristorante
locale , al termine Visita al mercato centrale e al mercato russo, al termine
rientro in hotel , cena libera e pernottamento .
04 giorno 29 luglio 2013
PHNOM PENH –BATTAMBANG ( BREAKFAST-LUNCH-DINNER)
Prima colazione americana in hotel, incontro con la guida e partenza per
Battabang, la seconda città più grande della Cambogia, anche chiamata la
Capitale dell’Ovest. Si potrà vedere, presso il villaggio di Kampong Luong, come
viene tramandata da generazioni la tecnica della lavorazione dell’argento.
Presso Kampong Chnang si percorre un tratto del fiume che porta al Tonle Sap,
vedendo come si svolge la vita nei villaggi galleggianti formati da innumerevoli
imbarcazioni, case e varie strutture fluttuanti. Sosta a Pursat lungo il
tragitto per vedere CROAP, il progetto di una fattoria sostenibile impegnata in
varie forme di collaborazione con le persone piu’ bisognose. Pranzo in
ristorante locale , al termine proseguimento verso Battambang, ed arrivo nel
pomeriggio , sistemazione presso BAMBU BATTAMBANG sistemazione in camera doppia
con servizi privati. La città ha ancora una sua atmosfera molto provinciale ed è
contraddistinta da un’ architettura mista tra il coloniale ed il locale, dove
ancora la gente vive secondo i costumi della tradizionale cultura contadina. Si
procede verso Ek Phnom, un suggestivo santuario Khmer risalente alla prima metà
del XI secolo ed esemplare per la comprensione dell’architettura Angkoriana.
Ci sarà inoltre la possibilità di provare una divertente e simpatica corsa a bordo del “Bamboo Train”, un piccolo
vagone ferroviario interamente costruito in legno di bamboo e spinto sulle rotaie da un motore a scoppio che gli
permette di raggiungere i 40Km/h. Il Bamboo Train viene utilizzato dagli agricoltori per il trasporto di merci dalle
campagne al mercato di Battambang. Cena in hotel e Pernottamento.
05 giorno 30 Luglio 2013 BATTAMBANG – (BANTEY CHMAR – SISOPHON) – SEIAM REAP
( BREAKFAST-LUNCH )
Prima colazione , partenza di buon ora per Bantey Chmar passando per la
cittadina di Svay Sisophon, non lontana dal confine Tailandese. Sosta per il
pranzo in ristorante locale durante l’escursione. Il tempio di Bantey Chmar è
situato a circa 60 Km dal capoluogo della provincia di Bantey Meanchey. Si
tratta di un complesso monastico poco conosciuto e poco visitato, in pratica non
ancora non toccato da alcuna forma di restauro. Costruito tra la fine del XII
secolo e l' inizio del XIII , fu dedicato al figlio del re Yayavaraman VII che
cadde combattendo contro i Champa. I bassorilievi del muro perimetrale interno
descrivono scene delle battaglie di quella guerra. Bantey significa cittadella,
o città, ed il complesso ha la grandezza di una piccola città. Nella parte
interna la vegetazione e’cresciuta rigogliosa, pur senza prendere il totale
sopravvento e l'assenza di turisti fa rivivere l'esperienza dei pochi
viaggiatori del periodo coloniale. Tra i bassorilievi , una rappresentazione di
Awalokiteshwar , o in tibetano Cenresi , divinità che rappresenta la compassione
e contemporaneamente Nume tutelare del Tibet, permette di fare dei collegamenti
azzardati , ma probabilmente reali, tra due civiltà cosi’ lontane. Arrivo a SIEM
REAP , sistemazione presso TARA ANGKOR HOTEL 4****, sistemazione in camera
doppia , cena libera e pernottamento .
06 giorno: 31 Luglio 2013
SIEM REAP (BREAKFAST-LUNCH )
Prima colazione in hotel, Partenza per la visita alle strutture pre-angkoriane
del complesso di Rolous, situato a circa 15 km dalla cittadina,in direzione sudest. I templi di Prae Ko, Bakong e Lolei sono i principali ed i primi ad essere
stati edificati nella zona nel IX secolo, rappresentano l’anello di congiunzione
tra il regno del Chenla, la cui capitale e’ rappresentata da quel che resta di
Sambor Preikuk, ed il nuovo regno di Angkor, segnando l’inizio del culmine della
potenza e dell’arte Khmer. Ci si dirige verso il complesso di Angkor e si vede
il Prasat Kravan, unico esempio di tempio costituito da cinque torri in linea,
all’interno di quella centrale è possibile ammirare una delle più belle
decorazioni dedicate alla divinità Visnu. Nel pomeriggio visita della città
fortificata di Angkor Thom, passando attraverso la Porta Sud, e proseguendo
verso lo spettacolare tempio del Bayon che, con i suoi più di duecento
enigmatici volti, rappresenta la costruzione centrale sia nell’ubicazione che
nella concezione della citta’ stessa. Si tratta di un capolavoro dalla
sorprendente struttura formata da 54 torri e che presenta splendidi bassorilievi
rappresentanti la vita quotidiana ai tempi dei regni di Angkor e nei quali sono
stati contate piu’ di diecimila figure scolpite nella pietra. Quindi si passa
dinnanzi all’imponente Baphuon e si prosegue per il tempio a forma di piramide
legato alla leggenda del re ed il serpente, il Pimeanakas, poi la zona dove era
situato il palazzo reale e si termina con le splendide Terrazze degli Elefanti e
del Re Lebbroso. Cena libera e Pernottamento.
08 giorno 01 AGOSTO 2013
SIEM REAP
( BREAKFAST –LUNCH )
Escursione alla scoperta del tempio di Bantey Srey, ovvero la cittadella delle
donne, famoso per gli splendidi bassorilievi scolpiti quasi tutti in arenaria
rosa ed a detta di molti, superiori per delicatezza e precisione persino a
quelli presenti all’interno di Angkor Wat. Il tempio e’ situato a circa 40 km da
Siem Reap e viene raggiunto tra incantevoli paesaggi caratterizzati da risaie e
villaggi. Si rientra a Siem Reap passando per il tempio di Bantey Samre, cosi
chiamato in onore alla leggenda del contadino che divenne re. Nel pomeriggio si
prosegue per il Bantey Kdey, la cittadella delle celle che servivano come eremo
di meditazione per i monaci buddisti. Dopo aver ammirato il bacino artificiale
del Shre Shrang o bagno reale, e’ possibile salire sul tempio montagna di Pre
Rup, costruito in mattoni rossi, segna l’inizio di un’epoca nuova
nell’architettura Khmer, ed e’ particolarmente suggestivo al momento del calar
del sole quando i mattoni rossastri mutano in continuazione nei loro colori.
Cena libera e Pernottamento.
09 giorno 02 agosto 2013
SIEAM REAP ( BREAKFAST-LUNCH )
Prima colazione in hotel.
Mattinata dedicata ad Angkor Wat, il capolavoro di tutta l’arte Khmer, il tempio
più celebre ed imponente, considerato una delle meraviglie del mondo. Si tratta
di una struttura che abbaglia nella sua spettacolarità, esempio di straordinaria
sapienza architettonica, decorato con sculture e bassorilievi estremamente
raffinati, attraverso i quali vengono descritte in maniera magistrale le
principali scene dei poemi epici indiani. Nel pomeriggio visita a parte del Gran
Circuito di Angkor, iniziando con il vasto e maestoso tempio di Prae Khan, detto
anche tempio della Sacra Spada, che aveva le funzioni di centro religioso,
culturale e, per un periodo, anche di residenza reale. Nel momento del suo
massimo sviluppo, vi risiedevano piu’ di diecimila persone, tra le quali molti
degli importanti insegnanti ed il corpo di ballo delle Apsara, le danzatrici
celesti. Si prosegue con il Neak Pean, l’unico a struttura circolare in memoria
di un mitico lago dal quale nascono i quattro fiumi della mitologia Indu’.
Veniva ai tempi utilizzato come luogo di purificazione tramite le acque. Quindi
ci si dirige poi verso uno dei templi più suggestivi e romantici, il Ta Phrom,
totalmente immerso nella giungla e volutamente lasciato nelle condizioni in cui
fu ritrovato dagli archeologi francesi intorno al 1860, parzialmente coperto
dalla vegetazione, con le radici degli alberi secolari che avvolgono magicamente
le sculture ed i blocchi di pietra delle gallerie, siglando un connubio tra la
storia e la forza prorompente della natura stessa. Pranzo in ristorante e cena
libera. Pernottamento.
10 giorno 03 agosto 2013 SIEM REAP–BENG MELIA–KO KER- SEIM REAP (BREAKFASTLUNCH)
Prima colazione in hotel, TEMPLI REMOTI A circa una sessantina di Km da Siem
Reap si trova il grande complesso di Beng Melea: un tempio con annesso il
monastero immerso nella giungla, che copre un area di oltre un Km quadrato.
Costruito nello stesso stile e dallo stesso re che costruì Angkor Wat, a detta
di molti potrebbe addirittura anche essere stato un prototipo del grande tempio.
Essendo privo di bassorilievi, si ritiene possa essere stato tutto affrescato
sia all' interno che all' esterno. Se si eccettua il Ta Phrom, questo complesso
offre le migliori inquadrature di vegetazione e grandi alberi integrati nel
tempio. Proseguendo per un’altra settantina di Km circa, si arriva a Ko Ker, che
e’ un altro complesso costituito da molti templi e monasteri, il più importante
dei quali contiene una grande piramide a sette gradoni che lascia molto
perplessi per la somiglianza con altri siti, dello stesso periodo, distanti
molte migliaia di miglia. Ko Ker è stata capitale dell' impero Khmer per una
ventina di anni , nel IX secolo. Adesso molte delle rovine sono immerse nella
giungla ed essendo ancora poco visitate, riescono a ritrasmettere quel fascino
particolare che sbalordì i visitatori di qualche decennio addietro. Cena libera
e Pernottamento.
11 giorno 4 agosto 2013 SIEM REAP ( BREAKFAST –LUNCH )
Partenza in direzione di Phnom Krom per la visita del Tonlé Sap, il piu’ esteso
lago del Sud Est Asiatico. Il molo e’ situato a circa trenta minuti di strada da
Siem Reap. E’ molto suggestiva e toccante la vista del villaggio galleggiante
vietnamita di Chong Kneas, situato, secondo il periodo e la profondità
dell’acqua, lungo le sponde del fiume canale che porta al lago oppure presso il
lago stesso. La comunita’ vietnamita ha in questo luogo le sue abitazioni, i
negozi e le botteghe, piccoli centri di ristoro, gli uffici pubblici, gli
allevamenti di pesci, le scuole, le chiese, tutti costruiti su piattaforme
galleggianti che fluttuano a seconda dei ritmi delle piene del lago. Ci si
immette poi nel Tonle Sap, talmente grande che non si riescono a scorgere le
sponde. L’imbarcazione si ferma spegnendo il motore per meglio assaporare il
silenzio di questo “mare”. Navigando vicino alle mangrovie, visita di un
allevamento di pesci e coccodrilli prima del ritorno. Nel pomeriggio visita alla
piacevole e ridente cittadina, al suo centro coloniale, la zona del mercato
vecchio che si snoda nelle vicinanze del fiume ed una pagoda buddista.
Pernottamento.
12 giorno 05 agosto 2013 SIEM REAP–SAMBOR-PREIKUK-KAMPONG THOM (BREAKFASTLUNCH –DINNER )
Prima colazione in hotel, Partenza verso il capoluogo di provincia di Kampong
Thom, situato a poco piu’ di meta’ strada tra Phnom Penh e Siem Reap. Questa era
un tempo la Via Reale, con passaggio presso Kampong Kdei sul ponte di pietra di
Spean Praptos, risalente al periodo Khmer e fatto costruire dal re Jayavarman
VII. Ci si dirige verso Sambor Preikuk, il piu’ importante complesso
archeologico pre-angkoriano del paese, l’antica capitale del regno del Chenla,
precursore di quello Khmer. vi sono più di cento templi di grande suggestione e
raramente visitati, suddivisi in tre complessi monasteriali: : il gruppo Sud del
Prasat Yeay Poan, il gruppo centrale del Prasat Tor e il gruppo Nord del Prasat
Sambor. Ques’ultimo comprende gli edifici più importanti ed e’ dedicato una
incarnazione di Śhiva.Sosta pranzo in ristorante locale . Nel pomeriggio visita
visita al monte Sunthok, salendo per oltre 800 scalini si arriva alla cima, dove
e’ situata una pagoda buddista e dalla quale si gode di una splendida vista che
spazia attraverso tutto il territorio circostante. Sistemazione presso l’hotel
SAMBOR VILLAGE 3*** in camera doppia , cena e Pernottamento in hotel .
13 giorno 06 agosto 2013
KAMPONG THOM – SIHANOUKVILLE (BREAKFAST-LUNCHDINNER )
Prima colazione in hotel, Partenza molto presto verso le ore 08.00 per
SIHANOUKVILLE , sosta durante il tragitto per il pranzo , arrivo in tardo
pomeriggio presso hotel INDEPENDENCE HOTEL 4**** (direttamente sulla sua
spiaggia privata , hotel costruito 1963 , ristrutturato completamente 2010,
famoso in quanto 1969 ha soggiornato JAKLIN KENNEDY ). Sistemazione in camera
doppia con servizi privati. Cena in hotel e pernottamento.
14 giorno 07 agosto 2013
SIHANOUKVILLE (BREAKFAST-DINNER)
Soggiorno libero in hotel con trattamento di pernottamento e prima colazione e
cena . GIORNATA DEDICATA AL RELAX O AD ESCURSIONI FACOLTATIVE .
DAL 15 AL 17 giorno dal 08 all’11 agosto 2013 SIHANOUKVILLE
(BREAKFAST)
Soggiorno libero in hotel con trattamento di pernottamento e prima colazione e
cena . GIORNATA DEDICATA AL RELAX O AD ESCURSIONI FACOLTATIVE .
18 giorno 12 agosto 2013
SIHANOUKVILLE -PHNOM PENH /DOHA (BREAKFAST )
Prima colazione in hotel , ore16.00 circa trasferimento per l’ aeroporto di
PHNOM PENH , direttamente al banco QATAR AIRWAYS , operazioni d’imbarco, ore
22.35 decollo con volo QR 605 pasti e pernottamento a bordo .
19 giorno 13 agosto 2013
DOHA/ROMA-FIUMICINO
Ore 05.15 arrivo a DOHA .Ore 13.50 coincidenza con volo QR 079 per ROMAFIUMICINO con arrivo alle ore 18.50 a ROMA-FIUMICINO
FINE DEI NS SERVIZI
QUOTA DI PARTECIPAZIONE IN CAMERA DOPPIA BASE 8 PAGANTI ADULTI EURO 2235 A
TASSA D’ISCRIZIONE INCLUSA ASSICURAZIONE MEDICO + BAGAGLIO
omaggio B
MASSIMALE X SPESE MED ED OSPEDALIERE EURO 5167)
TASSE AEROPORTUALI ITALIANE /TAILANDESI /VIETNAMITE
omaggio
ASSICURAZIONE ANNULLAMENTO FACOLTATIVA EURO 66 PER PERSONA FINO AI 64 ANNI DAI
65 IN POI VA CALCOLATA IN BASE ALL’ANNO DI NASCITA
LE QUOTE DI PARTECIPAZIONE COMPRENDONO: ( A+B+C )
- volo roma/doha /phnom penh/doha /roma con qatar in classe economica
- voli in classe economica (prenotazione in k)
- volo siam reap/sinohukville in classe economica
- il tour della cambogia come da programma della durata di 10 notti come da programma tutte le visite
e gli ingressi con minivan privato e guida parlante italiano) hotel 1 cat e 3*** 2**standard come riportato
in dettaglio.
- 02 notti a sihanoukville hotel independace 4**** in camera doppia con servizi privati, con
trattamento di pernottamento prima colazione e cena
-
04 notti a sihanoukville hotel independace 4**** in camera doppia con servizi privati, con
trattamento di pernottamento prima colazione
-
tutti i pasti menzionati :17 prima colazioni - 10 pranzi- 4 cene
assicurazione medico ( massimale 5164 eur) + bagaglio per tutta la durata del viaggio
le tasse aereoportuali italiane nazionali ed internazionali e cambogiane
-
LE QUOTE NON COMPRENDONO:
I PASTI NON MENZIONATI E LE BEVANDE
LE MANCE E GLI EXTRA IN GENERE
IL VISTO D’INGRESSO IN CAMBOGIA SI OTTIENE IN AEREOPORTO COSTO USD 20 (PORTARE
2 FOTOGRAFIE FORMATO TESSERA SERVONO PER LA CARTA D’INGRESSO IN TUTTI I
SITI )
TUTTO QUANTO NON ESPRESSAMENTE INDICATO NEL PROGRAMMA E NELLA QUOTA
COMPRENDE.
ALCUNE ANNOTAZIONI NS CORRISPONDENTE
L’HOTEL di PHNOM PENH E DI SIEM REAP MOLTO VALIDI
-
Battabang : Bambu Bantambang , 3*** struttura stile coloniale semplicissimo ( io Antonietta ho dormito a marzo,
Simpatico molto piccolo , camere grandissime , con bagni molto grandi , si mangia molto bene.)
Kompong Thom: Sambov Village * * * (boutique hotel carino da vedere e dislocato in un bell'ambiente
rurale sulle rive del fiume ma sul quale non si possono avere troppe aspettative. le camere sono un po'
scomode e molto piccole. dalle foto sembra molto piu' bello di quello che e' ma e' comunque di gran lunga il
migliore della citta')
MINIGUIDA DELLA CAMBOGIA
Non tutti i luoghi di seguito descritti sono inclusi negli itinerari proposti
SITI ARCHEOLOGICI RAGGIUNGIBILI DA SIEM REAP
PHNOM BAKENG
Il Phnom Bakeng è la collina naturale di Angkor sulla quale, agli albori del X secolo, Re Yasovarman I fece costruire
l’omonimo “tempio montagna” dedicato al Dio Induista Shiva che segnò lo spostamento della capitale dalla vicina
Hariharalaya (vedi “Rolous”). I’immenso ed aperto nucleo urbano che sorse attorno alla collina portava il nome dello
stesso Re: Yasodharapura, la prima di una serie di città ravvicinate e spesso sovrapposte tra loro che oggi identifichiamo
nell’unico grande complesso di Angkor.
Il tempio è una piramide di 5 gradoni a piramide del tempio ognuno dei quali collegato per mezzo di ripide scale in
pietra che portano fino al basamento superiore. Qui un tempo si trovava la “cinquina” di torri delle quali solo parte della
centrale è ancora conservata.
Su ogni angolo e ai lati di ogni scalinata di ogni singolo gradone sono dislocate piccole costruzioni adibite al culto.
Guardando il tempio da qualsiasi punto di osservazione, si possono sempre contare 33 di questi edifici, tanti quanti sono
i mitologici Dei della cultura Brahmanica che abitano il “monte Meru”.
Consigiamo la visita del Phnom Bakeng all’alba.
EAST BARAY
È questo il nome moderno che si da all’immenso bacino artificiale Yasodharatataka, oggi prosciugato, per la
realizzazione del quale Yasovarman I fece erigere possenti argini alti fino a 7 metri e disposti a pianta rettangolare con
lati di 7600*1800 metri!
L’East Baray non è l’unico bacino artificiale di Angkor. Se ne possono contare infatti altri 3, uno dei quali (il West
Baray) ha dimensioni simili e venne edificato un secolo dopo da Suryavarman I. Gli altri due sono invece più piccoli.
L’Indratataka è alla antichissima città pre-Angkoriana di Hariharalaya (vedi “Rolous”) mentre il Jayatataka venne
edificato tre secoli più tardi dal grande Jayavarman VII (vedi “Neak Pean”).
Ritenuti fino a pochi anni or sono come una colossale opera di irrigazione, studi più recenti stanno invece dimostrando
che la funzione di questi bacini era più prettamente spirituale nonchè estetica.
EAST MEBON
Al centro dell’East-Baray, su una collina artificiale appositamente predisposta, nell’anno 957 Re Rajendravarman
inaugurò il possente tempio Shivaista del Rajendraesvara (oggi noto come East-Mebon) installando uno “Shiva-Linga”
(simbolo fallico che costituisce una forma aniconica di Shiva) all’interno della torre centrale a simboleggiare l’asse
dell’Universo nonchè il collegamento spirituale tra il Re e gli Dei.
PRE RUP
La città capitale dello stesso Re si trovava probabilmente appena fuori dal perimetro del bacino ed era imperniata sul
suo Tempio di Stato: il Rajendrabadresvara, oggi noto come Pre Rup, un colossale “tempio-montagna” dalle imperiose
proporzioni e dove oggi possiamo ancora ammirare pregiati bassorilievi araldici e decorativi sulle architravi delle porte
di accesso alle torri.
PRASAT KRAVAN
Edificato all’inizio del X secolo, è una delle costruzioni più antiche di Angkor.
Tempio unico nel suo genere, il Prasat Kravan è costituito da ben 5 torri allineate tra loro da nord a sud che al loro
interno propongono dei giganteschi quanto misteriosi bassorilievi che rappresentano il Dio Vishnu sulla propria
cavalcatura, l’aquila dal corpo umano “Garuda”. Di difficile decifrazione qui è la presenza di sculture che ritraggono
degli enigmatici coccodrilli che non possono essere collegati ad alcuna vicenda epica Induista.
KOH KER
Alla morte del grande Re Yasovarman I avvenuta nell’anno 910 segue ad Angkor una fase di incertezza politica. Deboli
ed incapaci governanti creano una situazione di instabilità che favorisce il colpo di Stato da parte di un generale
dell’esercito che salirà al trono con il nome di Jayavarman IV. È l’anno 921. Il nuovo Re decide di rompere con la
tradizione scegliendo quale propria residenza la città-Stato che gli diede i natali: Chok Garjar, dislocata diverse decine
di Km più a nord di Angkor la quale cade improvvisamente nell’oblio mentre la nuova sede di Governo viene ampliata
ed abbellita fino a raggiungere fasti inimmaginabili.
Angkor tornerà ad essere capitale del Regno solo nell’anno 944. Ventitrè anni di tempo saranno sufficienti a
Jayavarman IV per creare una delle città più ricche e sfavillanti dell’Asia. Gigantesche piramidi vengono erette fino a
toccare il cielo ed immensi templi vengono finemente rifiniti e decorati con stupende sculture ed incisioni. Non appena
terminata, tutta questa ricchezza andrà perduta ed abbandonata all’improvvisa morte del Re. Chok Garjar si trasforma in
una città fantasma che presto viene avvolta ed inghiottita dalla jungla scomparendo definitivamente dalla storia. È solo
nei primi decenni del XX secolo, oltre 50 anni dopo la riscoperta di Angkor, che i ricercatori francesi si spingono
sufficientemente a nord tra la fitta jungla per riportarla alla luce. Oggi il sito archeologico è noto con il nome di Koh
Ker.
Dimenticata e mai inclusa nelle grandi opere di restauro che i Governi locali intrapresero ad Angkor negli anni a venire,
Koh Ker è rimasta fin quasi ai nostri giorni nel suo stato primordiale. Solo recentemente gli studiosi e le comunità
internazionali hanno iniziato ad apprezzarla e a valorizzarla per quello che realmente vale e nuove strade di
collegamento hanno permesso negli ultimissimi anni di renderla più agilmente accessibile da Siem Reap. Malgrado
questo, Koh Ker rimane per ora un luogo pressochè sconosciuto e sono davvero pochi i visitatori che si spingono fin
qui.
Il monumento più eclatante e sensazionale di Koh Ker è il Prasat Thom (letteralmente “il Grande Tempio” nella
moderna lingua cambogiana), dedicato a Tribuvanamahesvara (Shiva, il signore del 3 mondi) così come il celebre e
posteriore Banteay Srei. Il tempio è costituito da una possente e sontuosa piramide (il “tempio-montagna” in voga nel X
secolo) posta all’estremità occidentale del complesso e precededuta da un lungo viale di accesso ornato ai suoi lati da
splendidi edifici e frazionato ad intervalli regolari da stupende porte monumentali a base cruciforme.
BANTEAY SREI
Circa 20km a nord dell’East Baray troviamo il sito dell’antica città satellite di Isvarapura. Al suo centro, il nobile
Yajnavaraha fece erigere su concessione del Re un piccolo tempio dalle dimensioni stranamente ed inspiegabilmente
ridotte e composto da tre torri allineate da nord a sud, la più centrale delle quali presentava un “Mandapa” (anticamera)
collegato alla torre da un “Antarala” (corridoio di collegamento). Di fronte alle torri e con classico orientamento a Ovest
si trovavano I due edifici che in ogni tempio vengono generalmente (e forse impropriamente) definiti come
“biblioteche”. L’intero complesso era poi racchiuso da quattro fila di mura perimetrali ognuna delle quali era accessibile
attraverso “Gopura” (porte) anch’esse di piccolissime dimensioni. L’estrema raffinatezza e precisione artistica dei
bassorilievi che ricoprono interamente ogni singola parte del tempio, la dinamicità delle figure mitologiche
rappresentate negli architravi e nei frontoni delle porte di ogni singola torre, anticamera, corridoi, “gopura” e
biblioteche, l’intensa capacità narrativa e raffigurativa degli epici episodi del Mahabarata e del Ramayana che
raggiungono la massima espressione nei frontoni delle biblioteche, gli ornamenti fogliari delle colonne in grado di
trasmettere un’incredibile percezione di tridimensionalità, sono alcuni degli elementi che fanno oggi di questo piccolo
grande prodigio architettonico una vera a propria leggenda che esprime in tutta la sua forza l’orgoglio e la fierezza
dell’odierno popolo cambogiano in relazione al proprio glorioso passato. Il nome originario di questo puro capolavoro
d’arte è “Tribuvanamahesvara” che identifica il Dio Shiva, al quale è dedicato il tempio, quale il “Signore dei tre
mondi”. Oggi il tempio è invece noto con un nome più semplice, dal suono dolce e dal significato poetico: Banteay
Srei, la “cittadella delle donne”.
ANGKOR WAT
L’appellativo moderno che oggi diamo ad una delle più sensazionali meraviglie oggi ammirabili nel mondo intero risale
presumibilmente al XV Secolo, periodo durante il quale una drastica mutazione del culto religioso introdotta dagli
siamesi, nuovi dominatori dell’area, avvicinò per la prima volta i Khmer al Buddismo Theravada. Il termine “Wat”,
infatti, il lingua siamese significa Monastero (Buddista).
Degli innumerevoli templi che gli antichi Khmer laboriosamente edificarono in un arco di tempo di oltre sei secoli a
cavallo tra il primo e il secondo millennio, l’Angkor Wat è oggi l’unico ancora consacrato e ad essere utilizzato quale
luogo di culto, appunto del Buddismo Theravada. Ogni anno viene visitato non solo da milioni di turisti provenienti da
tutto il mondo ma anche da una nutrita schiera di pellegrini che considerano l’Angkor Wat uno dei luoghi più sacri del
Sud-est Asiatico.
Il suo nome originario era però Vrah Vishnuloka (il “Paradiso di Vishnu”) e rappresentava la massima maturazione
artistica e spirituale del tardo periodo Induista, principalmente incentrato sul culto di Vishnu che negli animi dei Re
Khmer progressivamente rimpiazza il ruolo principale precedente occupato da Shiva.
Meraviglia per antonomasia di Angkor, è il luogo che fin dalla sua riscoperta ha scatenato la fantasia e il desiderio del
mondo occidentale.
Edificato da Suryavarman II nella prima metà del XII secolo, il Vrah Vishnuoka era studiato per rappresentare l’intero
macrocosmo Induista, con il monte Meru al centro contornato da varie catene montuose (i successivi livelli del tempio
ognuno racchiuso da possenti mura) e immensi oceani (rappresentati dal gigantesco canale largo ben 200mt che
circonda l’intero tempio!).
La sua estensione totale è di circa 1500*1300 metri costituendo così l’edificio religioso più grande del mondo!
Le sculture a bassorilievo realizzate all’Angkor Wat includono oltre 2000 “Apsaras” (ninfe danzanti), “Devata” (Dee) e
“Dvarapala” (guardiani) ognuna delle quali di eccezionale fattura. Ma le sculture più sensazionali si trovano sulle mura
della terza cinta, interamente scolpite lungo tutta la loro estensione (oltre 500 mt!) a rappresentare vari episodi del
Mahabarata, del Ramayana e di altre epiche leggende collegabili alle discese sulla Terra (“Avatar”) del Dio Vishnu. Di
incommensurabile bellezza sono ad esempio i due pannelli, entrambi ad unico registro, che si trovano sul lato ovest e
che rappresentano le battaglie conclusive delle due epopee induiste (la battaglia di Lanka per il Ramayana, nel pannello
settentrionale, e la battaglia di Kuruksetra per il Mahabarata, nel pannello meridionale). Passando al lato sud troviamo
quindi un lunghissimo bassorilievo, realizzato inizialmente su due registri, che sfilando da sinistra a destra si riduce
progressivamente ad un solo, grande, registro. Rappresenta una parata militare incentrata sulla figura del Re
Suryavarman che in una incisione posta al suo fianco viene chiamato con il suo nome postumo: Paramavishnuloka
(colui che è entrato nel Paradiso di Vishnu). Questo appellativo ha portato gli studiosi a ritenere che l’Angkor Wat
venne edificato quale mausoleo del Re e che per questo motivo il suo orientalmento è, caso unico ad Angkor, verso
Ovest. Esistono anche altre supposizioni di carattere religioso relative a questo strano e originale orientamento e ancora
oggi non si è giunti ad una motivazione universalmente riconosciuta. Non è altresì certo che l’Angkor Wat sia realmente
la tomba di Suryavarman.
Proseguendo lungo le mura si incontra uno splendido pannello dedicato a Yama, signore degli Inferi, che con il suo
bastone giudica i morti indicando la direzione del Parasido oppure dell’Inferno.
L’inferno è rappresentato nel registro inferiore con notevole dovizia di dettagli e particolari sulle innumerevoli forme di
tortura qui impartite.
Il pannello più celebre e con le sculture più raffinate si trova però sul lato est e rappresenta la leggenda del
“rimescolamento dell’oceano di latte”. Si sviluppa su 3 differenti registri che oppongono tra loro il disordine ed il caos
dell’oceano primordiale, l’operosità degli Dei e dei Demoni alla ricerca dell’Amrita (l’elisir di lunga vita), ed infine
l’ordine, la regolarità e la bellezza celestiale del registro superiore che rappresenta il risultato del rimescolamento che
fuoriesce dall’oceano: Lakhsmi (la Dea moglie di Vishnu), Airavata (l’elefante a tre teste che sarà la cavalcatura del Dio
Indra), il cavallo bianco a cinque teste Uchaisravas, il gioiello Kaustubha ed infine migliaia di graziose Apsaras, ninfe
danzanti della mitologia induista.
Una visita completa ed esaustiva dell’Angkor Wat richiede almeno mezza giornata. Al pomeriggio la luce è ideale per
scattare foto memorabili.
BENG MEALEA
Lungo il percorso che da Siem Reap conduce a Koh Ker si trova uno dei templi Khmer più misteriosi ed allo stesso
tempo più affascinanti. Identificato con il nome generico moderno di Beng Mealea (lo “stagno con i fiori di loto”), si
tratta di un colossale esempio di tempio “in piano” a torre centrale in uno stile “post-Angkor Wat” difficilmente
identificabile con certezza e non riscontrabile in nessun altro monumento Khmer.
Questa gigantesca opera architettonica giace oggi nella jungla in un pessimo stato di conservazione. Non sono infatti
ancora stati realizzati importanti lavori di restauro e larghe parti del tempio sono oggi completamente crollate
apparendoci come un informe ammasso di pietre. A Boeng Mealea non è ancora stata trovata alcuna iscrizione dalla
quale poter attingere informazioni sulla sua realizzazione. La datazione (fine del XII secolo) è quindi indicativa e fa
semplicemente riferimento al periodo dello stile costruttivo. Quello che è certo è che Boeng Mealea doveva essere
un’opera di eccezionali proporzioni e realizzata con le tecniche edilizie ed architettoniche più avanzate e raffinate.
Ancora oggi, nelle parti del tempio ancora intatte, possiamo ammirare l’eccezionale e millimetrica precisione con la
quale i giganteschi blocchi di arenaria (che qui assumono una gradevole e caratteristica gradazione di colore verso
l’azzurro) venivano chirurgicamente accostati l’un l’altro senza lasciare spazio alla minima intercapedine!
Le mura perimetrali sono di eccezionale estensione. Nessun altro tempio “in piano” ad Angkor raggiunge queste
poderose dimensioni. Unica nel suo genere è anche la pianta dell’intero progetto con diverse e distinte fila di mura
perimetrali che corrono lungo disegni diversi fino ad incrociarsi tra loro. A Boeng Mealea, per poter penetrare l’intricata
jungla di pietra non è possibile procedere al livello del terreno in quanto gli enormi ammassi di pietra ostacolano il
percorso. Le autorità locali hanno quindi costruito dei solidi camminamenti di legno che permettono di attraversare il
tempio dall’alto, passando sopra le mura e le macerie stesse! Questo inusuale punto di osservazione consente di avere
una costante visuale su ogni parte del tempio ed è quindi più facilmente comprensibile ed apprezzabile la sua intera
disposizione.
ANGKOR THOM
Con questo nome oggi facciamo riferimento alla gigantesca ed inespugnabile città a base quadrangolare le cui mura,
alte ben 8 metri, si estendono per oltre 3km di lato.
Le mura furono edificate alla fine del XII secolo da Jayavarman VII che fece di questa città il centro del suo potere,
racchiudendo però al suo interno una serie di edifici religiosi di primaria importanza realizzati nel corso dei due secoli
precedenti.
Tra questi il Palazzo Reale, progressivamente ampliato e migliorato dai vari Re che si susseguirono ma il cui progetto
originale pare appartenere al leggendario Suryavarman I che regnò con grande abilità e autorità all’inizio dell’XI secolo
portando il Regno dei Khmer alla sua massima espansione.
Oggi il Palazzo, presumibilmente costruito in materiali deperibili quali il legno, non esiste più. Rimane però la colossale
terrazza in arenaria lunga ben 300 metri che ne costituiva l’accesso frontale ed interamente scolpita per tutta la sua
estensione con stupendi bassorilevi che rappresentano elefanti, uccelli Garuda ed altri animali mitologici. Oggi questo
luogo è noto quale “la Terrazza degli Elefanti”.
Poco più a nord c’è anche l’alta e piccola “Terrazza del Re Lebbroso”, interamente scolpita con stupendi bassorilievi
realizzati su cinque registri sovrapposti!
Sempre all’interno dell’area del Palazzo si conservano ancora anche le rovine del Phimeanakas, grazioso tempio
Shivaista a gradoni.
A sud del Palazzo si ergeva invece la mastodontica piramide del tempio Baphoun, edificato nella seconda parte del XI
secolo da Udayadityavarman. Tra le più imponenti ed impressionanti strutture realizzate dai Khmer, questo tempio subì
notevoli danni negli anni ‘70 del secolo scorso durante la dominazione dei Khmer Rouge ed è oggi sottoposto ad un
ambizioso progetto di restauro.
Per trovare un’opera di Jayavarman VII all’interno della sua stessa città dobbiamo dirigerci al suo centro geometrico
dove troviamo una delle costruzioni più celebri, emblematiche ma anche misteriose che questo antico popolo ci ha
tramandato: il
BAYON
Noto al mondo per le sue innumerevoli torri sulle quali sono scolpiti i giganteschi volti in pietra che costituiscono uno
dei simboli più consueti e ricorrenti di Angkor.
Quale divinità è rappresentata in questi volti? Fin dall’inizio del XX secolo, le risposte sono state le più disparate:
Brahma, il Bodhisattva Lokhesvara, lo stesso Jayavarman e tante altre. Quello che oramai sembra evidente è che il
tempio fu edificato e successivamente ampliato in tre diverse fasi ognuna delle quali influenzate da diversi credi
religiosi. Durante questi passaggi, i celebri volti furono modificati e rimodellati a somiglianza di diverse divinità,
l’ultima delle quali è probabilmente collegata a forme di Buddismo Tantrico all’epoca provenienti dal Tibet!
Un largo fossato corre esternamente lungo l’intero perimetro delle mura dell’Angkor Thom ed è attraversato da larghi
ponti in corrispondenza delle cinque monumentali Porte d’accesso.
I parapetti dei ponti fanno nuovamente riferimento al mito del “rimescolamento dell’oceano di latte”: possenti Dei e
Demoni in pietra sorreggono Vasuki, il gigentesco serpente “Naga” della mitologia induista utilizzato come fune
avvolta attorno al monte “Mandara” (probabilmente identificato con il Bayon stesso).
Le Porte sono tutte pressochè uguali tra loro e costituite da tre ampie arcate che sorreggono a loro volta i misteriosi volti
in pietra. Le colonne di sostegno sono ognuna costituite dalle tre proboscidi del mitologico elefante a tre teste Airavata
cavalcato da Indra, il “Re degli Dei”.
Quattro delle cinque porte si trovano ai punti cardinali dell’Angkor Thom. Di queste, la porta sul lato Sud è oggi la più
nota tra i turisti internazionali in quanto tra le meglio conservate e comode da raggiungere.
La quinta porta invece, nota come “Victory Gate”, è asimmetrica. Si trova sul lato est ed è costruita sull’antichissimo
percorso preesistente all’Angkor Thom che conduce frontalmente all’accesso principale del Grande Palazzo. La
leggenda racconta che da questa Porta entravano gli eserciti di ritorno dalle guerre in caso di vittoria.
Il modo migliore per visitare l’Angkhor Thom è di entrare seguendo idealmente il percorso degli eserciti vittoriosi
potendo così godere di una stupenda vista panoramica sull’intera estensione della Terrazza degli Elefanti.
PERCORSO DI ACCESSO AL VICTORY GATE
Provenendo da Est lungo questo antico percorso si incontra la mastodontica ma incompleta piramide del Ta Keo,
“tempio montagna” dedicato a Shiva probabilmente edificato da Suryavarman I al passaggio tra il primo e il secondo
millennio.
Tra i “templi montagna” di Angkor, il Ta Keo costituì senza ombra di dubbio il progetto architettonicamente più
ambizioso e dalle dimensioni più ragguardevoli. Il suo accesso principale ad est era costituito da un percorso che
conduceva direttamente al grande lago artificiale Yasodharatataka (East Baray) e probabilmente progettato per
complessi riti religiosi che coinvolgevano processioni provenienti dal lago stesso.
I gradoni della piramide sono particolarmente alti e ripidi rendendo difficoltosa e faticosa la scalata fino alla vetta (che
consigliamo solo alle persone agili ed allenate).
Dal punto di vista stilistico, il Ta Keo costituisce un punto di transizione e di non ritorno tra le antiche linee guida dei
templi del X secolo e le nuove e più complesse forme dei secoli a venire. I lunghi edifici a base rettangolare che al Pre
Rup o all’East Mebon si susseguono tra loro con nette interruzioni negli angoli delle piramidi, al Ta Keo si uniscono tra
loro a formare per la prima volta delle vere e proprie mura perimetrali ad arcata su ogni livello della piramide stessa.
Rimane invece il concetto guida della cinquina di torri, anche qui probabilmente dedicate agli avi del Re identificati con
i principali Dei della Trimurti e delle loro divine consorti. Non possiamo però essere certi di questo in quanto le torri
non furono mai scolpite e decorate. Il Ta Keo venne lasciato incompiuto dal suo costruttore, probabilmente per
sopraggiunta morte del Re stesso mentre il suo successore si dedicò ad un nuovo progetto.
Giunti oramai in prossimità del Victory Gate si incontrano due piccoli templi “in piano” in stile Angkor Wat, molto
simili tra loro e posti in posizione simmetrica rispetto alla strada: si tratta del Thommanon e del Chao Sai Tewoda,
entrambi costituiti da una snella torre centrale con Mandapa e Antarala, biblioteche rivolte ad occidente ed una sola fila
di mura perimetrali. Il Chao Sai Tewoda si distingue dal suo tempio gemello per la presenza di “gopura” (porte di
accesso) su tutti e quattro i lati delle mura mentre il Thommanon ne possiede solamente due, poste all’ingresso
principale Est nonchè a Ovest.
Ottima la qualità dei bassorilievi nei frontoni e nelle architravi soprattutto al Thommanon. Ci narrano soprattutto
vicende del Ramayana o della vita di Krishna.
MONASTERI BUDDISTI DI JAYAVARMAN VII
Jayavarman VII è il più celebre e decantato dei Re sotto il comando del quale, tra la fine del XII e l’inizio del XIII
secolo, l’impero dei Khmer raggiunge la sua massima influenza sia politica che culturale. L’era di Jayavarman VII
segna anche una fondamentale transizione spirituale dall’Induismo al Buddismo Mahayana ed è a quest’ultima forma di
culto che vengono dedicati i suoi grandi Monasteri: non più misteriosi ed inaccessibili sedi per riti ancestrali ma luoghi
di riunione e di socializzazione aperti al popolo.
TA PHROM
Uno di questi era il colossale monastero del Rajavihara, oggi noto con il nome generico di Ta Phrom e dedicato nel
1186 alla memoria della Regina Madre qui identificata in Prajnaparamita, uno dei principali bodhisattva del Buddismo
Mahayana. Dalle immense dimensioni di 1000*650 mt, era un tempo abitato da una folta comunità di oltre 10.000
monaci, letterati e studiosi. Per il suo funzionamento veniva invece impiegata la mano d’opera di quasi 80.000 abitanti
provenienti dai villaggi che il Re aveva assegnato al monastero stesso. Oltre alla cappella principale, un tempo
interamente ricoperta in bronzo, vennero in varie fasi costruite centinaia di cappelle periferiche che contenevano gli
spiriti di altrettante divinità inferiori ed adorate sulla base di culti animistici in un intricato sincretismo religioso che
spaziava fino all’Induismo e al Buddismo stesso. Oggi il Ta Phrom è conosciuto tra i turisti internazionali soprattutto
per l’aspetto selvaggio nel quale si presenta. A seguito della “riscoperta” di Angkor da parte dei colonialisti francesi che
alla fine del XIX secolo individuarono la città sepolta tra la jungla, il Ta Phrom venne scelto quale luogo
esemplificativo per mostrare al mondo lo stato in cui Angkor fu ritrovata. Ancora oggi così, giganteschi alberi si
sorreggono sui muri del monastero e le loro possenti radici si insinuano tra le intercapedini dei massicci blocchi di
arenaria a costituire un mistico connubio di arte, storia e natura.
PREAH KHAN E NEAK PEAN
Uscendo dall’Angkor Thom attraverso la “Porta Nord” si raggiunge un’area relativamente isolata che non tutti i turisti
hanno il tempo di raggiungere.
La leggenda racconta che qui, nel 1181, Jayavarman VII vinse la decisiva battaglia di liberazione dagli invasori Champa
che pochi anni prima avevano usurpato il trono. Il campo, “irrorato con il sangue dei nemici”, era ideale e propiziatorio
per la costruzione della più mastodontica ed imponente opera architettonica mai commissionata dallo stesso Re e la cui
inaugurazione avvenne esattamente dieci anni dopo, nel 1191. Il suo nome chiaramente evocava il luogo magico nel
quale era stato costruito: Nagarajayasri, la “fortunata città che porta la vittoria”
Dedicato al padre del Re, che venne identificato nella figura del Bodhisattva Lokhesvara, l’intero complesso era
fortificato e difeso da un alto muro di cinta e contornato da un ampio canale attraversato da quattro ponti. Su ognuno di
questi vennero allineate sui lati opposti file di Dei e Demoni a sorreggere possenti serpenti “Naga” ad evocare il mito
Induista della creazione dell’universo identificato nella leggenda del “rimescolamento dell’oceano di latte”. Sulle mura,
ad intervalli regolari vennero invece scolpiti giganteschi uccelli Garuda con corpo umano (la cavalcatura del Dio
Vishnu), che a loro volta trattengono con le mani e con le zampe due serpenti marini ad identificare la totale padronanza
dei tre stati: acqua, terra e aria. Le mura racchiudono un’area di 800*700 metri circa che un tempo era abitata da circa
15.000 religiosi e studiosi. Questo Monastero era infatti una vera e propria università Buddista. Accedendo ai livelli più
interni del tempio vero e proprio, si giunge alla “sala delle danze” con finissime sculture di “Apsaras” danzanti prima di
giungere al cuore più sacro dell’intero complesso dove oltre all’altare dedicato al padre trovavano posto le cappelle di
oltre 400 divinità inferiori. Su tre lati del quadrilatero centrale si possono infine identificare tre distinti templi autonomi
ed indipendenti con proprie mura di cinta e dedicati alle principali divinità della Trimurti Induista a sottolineare
l’intricato sincretismo religioso che qui dominava. All’interno del monastero si trova anche un edificio unico nel suo
genere e non rintracciabile in nessun altro tempio di Angkor: è inusualmente a due piani e sorretto da colonne circolari.
Alcuni studiosi ritengono che in questo edificio fosse custodita la Sacra Spada del Regno e da qui deriva il nome
moderno del complesso: Preah Khan, che significa appunto “la spada sacra”.
L’importanza simbolica di questo complesso è ulteriormente sottolineata e confermata dalla costruzione, lungo lo stesso
asse longitudinale, del grande bacino artificiale Jayatataka delle dimensioni di 3600*900 metri al centro del quale
furono poste le “terme” oggi note con il nome di Neak Pean. La loro architettura riproduce il concetto Buddista di
“Jambudvipha”, il mitico continente sul quale vivono gli uomini ed al centro del quale si trova la catena Himalayana
dalla quale sgorgano i 4 fiumi sacri. A Neak Pean troviamo infatti una torre assiale al centro di un grande bacino
circolare attorno al quale furono disposti 4 bacini quadrangolari periferici dedicati alle abluzioni. Le fontane che
alimentavano questi 4 bacini secondari sono rappresentative dei 4 elementi della natura così come introdotti nelle teorie
Ayurvediche.
BANTEAY CHHMAR
Jayavarman VII iniziò verso la fine del XII secolo una serie di grandi opere pubbliche che culminarono nella
realizzazione di strade di collegamento a lungo raggio con le province periferiche dell’Impero. La più importante di
queste, oggi definita la “Dharmasala Route”, partiva da Angkor e si estendeva in direzione nord-ovest verso l’altipiano
del fiume Mun, nell’odierna Thailandia, dove si trovava l’importante città di Vimaya (oggi Phimai). Diversi storici
ritengono che Jayavarman stesso fosse membro della famiglia di Mahindrapura, i Signori di Phimai.
Lungo questo percorso, all’incirca a metà strada tra Angkor e Phimai, lo stesso Re fece erigere il più colossale dei
monasteri, oggi noto come Banteay Chhmar.
A rafforzare il concetto di identificazione “familiare” rappresentato dalla Dharmasala Route, il Banteay Chhmar fu
dedicato ad Indravarman, il principe ereditario perito in battaglia contro i Cham.
Le similitudini ideologiche ed architettoniche tra il Banteay Chhmar ed gli altri due grandi monasteri di Angkor
realizzati da Jayavarman VII (Preah Khan e Ta Phrom ndr.) sono evidenti: tutti e tre furono dedicati ad un caro
familiare, le loro piante e dimensioni sono molto simili e tutti contengono una elevata serie di torri periferiche per
l’adorazione di divinità animistiche minori.
Quello che però fa del Banteay Chhmar un monumento unico ed irripetibile nel suo genere è l’incredibile ricchezza di
sculture che non siamo in grado di trovare così copiose e significative negli altri due monasteri.
Le intere mura di cinta del terzo e secondo livello del Banteay Chhmar sono infatti interamente ricoperte di bassorilievi
su entrambi i lati e senza la minima soluzione di continuità! È curioso poi notare che molte di queste incisioni appaiono
per certi versi come copie delle sculture presenti al tempio del Bayon: anche qui infatti troviamo marcati cenni alle
celebri battaglie navali sul lago Tonle Sap tra gli eserciti Khmer e Champa ed espliciti richiami ad altre guerre terrestri
combatture dagli stessi eserciti.
Ma le sculture di gran lunga più importanti e in nessun modo rintracciabili altrove rappresentano a grandezza reale il
Bodhisattva Lokhesvara del Buddismo Mahayana nelle sue diverse forme e versioni spesso influenzate anche dal
Buddismo Tantrico: nelle otto diverse realizzazioni che furono scolpite all’esterno del secondo muro di cinta,
Lokhesvara è così rappresentato con otto, dieci, sedici, trentadue e mille braccia, o con quattro, otto, dieci o dodici volti.
Ben sei di questi pregiati bassorilevi rurono negli anni trafugati. Alcuni di questi sono stati ritrovati e riassemblati al
loro posto. Oggi solo quattro sono ancora visibili mentre dei mancanti si conservano rare foto di repertorio.
SAMBOR PREI KHUK
Sambor Prei Khuk è il nome attuale del sito archeologico coincidente con la antichissima città pre-Angkoriana di
Ishanapura. Con il termine “Ishana” in sanscrito viene individuato il nord-ovest, punto cardinale con il quale viene
spesso identificato il Dio Induista Shiva in funzione di “Dikpala” (protettore dei punti cardinali).
L’antica città era suddivisa in tre distinti quartieri ognuno dei quali costruiti in epoche leggermente diverse tra il VII ed
il IX secolo. I Re di Ishanapura non ci hanno purtroppo tramandato testimonianze scritte della loro storia e l’unica fonte
dalla quale possiamo attingere indirette informazioni sulla loro esistenza è costituita dagli annali dell’Impero Cinese che
considerava questa città come la capitale di un Regno che loro definirono “Chenla”. Gli storici di oggi hanno invece
appurato che le popolazioni Khmer pre-Angkoriane vivevano in diverse e distinte Città-Stato spesso in guerra tra loro e
con le città Champa dell’odierno Vietnam del Sud. Ishanapura è una delle poche ad essere giunta fino a noi e
probabilmente una delle più grandi ed importanti.
In ogni singolo nucleo possiamo identificare una vasta serie di piccoli edifici e torri molte delle quali propongono una
inusuale pianta ottagonale che scomparirà completamente nel successivo periodo Angkoriano. Sulle loro pareti esterne
possiamo ancora oggi chiaramente individuare una forma architettonica nuovamente proveniente dall’antica India: il
“Kudu”, sorte di finte finestre all’interno delle quali venivano scolpite immagini angeliche di divinità minori e che ci
possono dare la sensazione di rappresentare piccoli paradisi “volanti” o sospesi nel vuoto.
ROLOUS
È questo il nome moderno con il quale si identifica il sito archeologico di Hariharalaya, la città pre-Angkoriana a soli 15
Km da Angkor che fu sede dei Re Khmer del IX secolo.
Qui oggi possiamo ammirare templi edificati con tecniche più rudimentali e primitive rispetto ad Angkor ma
ugualmente cariche di fascino. Nel IX secolo l’arenaria non era ancora utilizzata e sia l’imponente tempio Preah Ko
che il piccolo Lolei presentano torri interamente edificate in mattoni. Le decorazioni artistiche erano realizzate con
stucchi ricavati da impasti naturali che purtroppo non hanno resistito all’azione del tempo anche se a Preah Ko
possiamo fortunatamente trovare alcune eccezioni.
Entrambi i templi furono edificati alla fine del IX secolo rispettivamente da Indravarman I e Yasovarman I
(quest’ultimo sarà da lì a breve il fondatore del primo nucleo urbano ad Angkor) in memoria dei loro avi. Come già
visto all’East Mebon, anche Lolei sorgeva su di un’isola artificiale ricavata al centro di un grande bacino
(Indratataka).
L’attrazione maggiore di Rolous è però costituita dal mastodontico Bakong, un “tempio montagna” la cui ripida
piramide a cinque gradoni si erge al centro di un largo canale che la circonda. Capire lo stile costruttivo del Bakong non
è facile. Il tempio fu infatti ampliato e migliorato nel XII secolo con evidenti elementi architettonici tipici dello stile
“Angkor Wat” come ad esempio la possente torre di ben 15 metri che oggi svetta in cima alla piramide. Anche i pregiati
edifici a pianta allungata che si trovano lungo il camminamento principale sono dello stesso periodo. Del IX, o forse
addirittura dell’VIII secolo sono invece gli strani edifici in mattoni a pianta quadrata disposti agli angoli del muro di
cinta e la cui funzione è ancora oggi ignota.
PHNOM KULEN
Il monte Kulen (Phnom Kulen) si trova diverse decine di km a nord di Siem Reap e costiuisce oggi uno dei Parchi
Nazionali più interessanti e piacevoli del Paese. È infatti ricoperto di fitta vegetazione e solcato da diversi fiumi e
torrenti che formano alcune graziose cascate sulle pendici del monte.
Per gli antichi Khmer questa montagna aveva invece una fondamentale importanza storica e soprattutto religiosa. Al
tempo era nota come “Mahendraparvata” e la leggenda ci racconta che, nell’anno 802, il grande Re Jayavarman II
propiziò un rito religioso con il quale nasceva una nuova forma di culto: il Devaraja, tramite la quale il Re stesso veniva
ancestralmente collegato e impersonificato nel Dio Shiva. L’oggetto al centro del culto era il Linga (simbolo fallico),
che rappresentava sia l’asse dell’universo che il Dio Shiva stesso nella sua forma aniconica.
Storicamente, la fondazione stessa del Regno dei Khmer viene fatta coincidere con questo preciso avvenimento.
Jayavarman II è infatti considerato come il primo Re dei Khmer.
Il Phnom Kulen fu nei secoli anche il principale luogo di estrazione dell’arenaria utilizzata nella costruzione dei templi
di Angkor.
Visitandolo oggi potremo poi scoprire un’altra stupenda meraviglia che questo luogo può offrirci: si tratta dei raffinati
bassorilievi scolpiti direttamente nel letto dei torrenti! Questi bassorilievi rappresentano generalmente dei Linga. Ce ne
sono di ogni dimensione e complessivamente assommano a diverse migliaia! Il Linga è il produttore della linfa vitale
che viene trasportata dal fiume a simboleggiare la nascita dell’universo e il trascorrere della vita. Il mito della creazione
è ulteriormente rafforzato dalla presenza di diverse sculture che ritraggono il Dio Vishnu nella fase dell’
“Anantashayin”, episodio epico nel quale il Dio stesso è rappresentato sdraiato e dormiente sul proprio serpente che
nuota nell’oceano primordiale. Dall’ombelico di Vishnu spunta un fiore di loto sul quale è seduto il Dio Brahma che
porta con sè i libri dei Veda, i testi sacri dell’Induismo, nuovamente a simboleggiare l’inizio della vita e del mondo
intero. Lo scorrere del fiume indica il ciclico passare del tempo che nella mitologia Induista è regolamentato dalle ere
(“Yuga”) al trascorrere delle quali l’intero universo viene ripetutamente creato e distrutto.
La visita al Phnom Kulen includerà le sculture sul letto del fiume, le cascate nonchè un più recente tempio Buddista
costruito sul dirupo della montagna ed all’interno del quale è custodita una grande statua del Buddha dormiente.
PREAH VIHEAR
Aldilà del profondo significato religioso e cosmologico e della splendida raffinatezza artistica con la quale fu scolpito, il
Prasat Preah Vihear è uno di quei luoghi magici e unici nel proprio genere che almeno una volta nella vita dovrebbero
essere visitati.
La sua dominante ed imperiosa disposizione geografica è l’inconfondibile marchio, il sigillo più prezioso, che si può
legare al suo nome.
Le basse pianure cambogiane si estendono dal lago Tonle Sap verso nord fino ad raggiungere il vasto altipiano del
fiume Mun che si trova ad una altitudine media notevolmente superiore. Il loro improvviso incontro su due livelli così
distinti e separati ha causato la formazione della catena montuosa del Dangrek che segna oggi il confine naturale tra le
odierne Thailandia e Cambogia. Dal lato thai queste montagne presentano un dolce e progressivo pendio che termina su
di un’alta terrazza naturale che improvvisamente cade a picco sul lato cambogiano. La frastagliata ed irregolare
conformazione del bordo di questo terrazzamento ha creato in alcune peculiari situazioni dei veri e propri denti di roccia
dalla forma approssimativamente triangolare che si incuneano profondamente verso la Cambogia.
È su uno di questi stretti ed impervi speroni che sorge il tempio.
Per seguire la conformazione morfologica del terreno, al Preah Vihear venne imposta una pianta che rompeva in modo
netto ed assoluto con la tradizione architettonica Khmer. Il tempio non venne infatti progettato con mura perimetrali
concentriche tra loro ma venne dotato di una intelligente conformazione telescopica grazie alla quale il cuore più sacro
del tempio venne direttamente proiettato sul bordo del dirupo! Salendo la lunghissima scalinata che segue l’asse
longitudinale del tempio si incontrano così ben quattro giganteschi e monumentali “gopura” che perforano possenti
mura di lunghezza progressivamente inferiore e che non circondano quindi il tempio ma si richiudono immediatamente
su sè stesse!
Giunti in cima, si potrà notare che il perimetro che corre attorno al santuario principale è perfettamente allineato al
precipizio che in questo punto supera i 500 metri di altezza!
Il tempio fu edificato in più fasi. Fu probabilmente Yasovarman I, il fondatore di Angkor, a commissionarne il progetto
ed iniziare i lavori alla fine del IX secolo. Così com’era la tradizione del tempo, il Preah Vihear fu consacrato al Dio
Shiva che qui assunse l’appellativo di Shikhareshvara (“il Signore della Montagna”).
Il tempio fu poi notevolmente ampliato ed abbellito durante il Regno di Suryavarman II, il costruttore dell’Angkor Wat.
Shiva è l’assoluto protagonista dei bassorilievi più importanti. Nei frontoni e nelle architravi dei “gopura” è
rappresentato nella danza del “Nataraja” o cavalcando il proprio toro “Nandi” assieme alla consorte “Uma”, o ancora
come bellissimo asceta che provoca i desideri delle mogli degli asceti o mentre incenerisce Kama, il Dio dell’amore,
con la semplice forza dello sguardo.
GREAT PREAH KHAN OF KOMPONG SVAY
Tra le innumerevoli testimonianze architettoniche di inestimabile valore che gli antichi Khmer ci hanno lasciato del loro
glorioso passato, il “Grande Preah Khan” di Kompong Svay è molto probabilmente la meno nota in assoluto al
grande pubblico nonchè una delle più remote ed inaccessibili. In pochi, spesso anche tra le stesse guide turistiche locali,
hanno mai sentito parlare di questa meta lontana e dispersa tra la jungla nella parte più remota della provincia di
Kompong Thom.
Il nome stesso invece, “Grande” Preah Khan, ci lascia intuire che in questo luogo gli antichi Khmer realizzarono
qualcosa di eccezionalmente colossale e memorabile. Nessun altro monumento Khmer infatti ha mai scatenato la
fantasia e l’immaginazione dei locali tanto da meritarsi, nella lingua cambogiana moderna, un appellativo tanto
importante e prestigioso.
Il Grande Preah Khan infatti non era solamente un tempio ma una vera e propria città.
Commissionato da Dharanindravarman II agli albori del XII secolo e portato a termine da Jayavarman VII il Grande nel
secolo successivo, il Preah Khan di Kompong Svay ci propone, caso unico nel suo genere, un fantasioso connubio tra lo
stile del tempio “in piano” tipico dell’Angkor Wat, che qui raggiunge la sua massima estensione dimensionale, con lo
stile Bayon proprio di Jayavarman VII. Vale a dire, la combinazione dei due stili architettonici più pregiati ed imporanti
dell’intera storia Khmer.
Gli elementi induisti del XII secolo si fondono con il Buddismo Mahayana del XIII. I bassorilievi del Grande Preah
Khan sono infatti in grado di abbinare tra loro, con naturalezza e disinvoltura stilistica, vicende del Ramayana agli
episodi della vita di Krishna passando per le “Jataka”, ovvero le novelle sulle vite del Buddha nelle incarnazioni
precedenti alla vita che lo porterà all’illuminazione.
Il totale isolamento dal mondo civile ha purtroppo negli anni favorito il vandalismo ed il furto di importanti reperti
artistici. Dopo aver resistito all’azione dei secoli, il Grande Preah Khan è comunque sopravissuto anche alle vicende
della storia recente ed è oggi pronto per mostrarsi in tutta la sua bellezza.
ATTRAZIONI DI PHNOM PENH E LUOGHI RAGGIUNGIBILI DA PHNOM PENH
ROYAL PALACE E PAGODA D’ARGENTO
La storia del Royal Palace è strettamente correlata alla colonizzazione francese e alla funzione della città di Phnom
Penh quale capitale del Paese. È infatti con l’avvento dei francesi che a distanza di vari secoli Phnom Penh torna ad
essere Capitale e sono gli stessi colonizzatori che si occupano della realizzazione del palazzo imprimendogli uno stile
dai connotati fortemente europei. Quale luogo viene scelta l’area in prossimità della confluenza dei 3 grandi fiumi
cambogiani (Maekhong, Tonle Sap e Bassac) che fino ad alcuni decenni prima aveva ospitato il “Palazzo di Cristallo”
di Re Ang Chan, distrutto da una invasione Siamese nel 1834.
Terminato il Palazzo, nel 1867 Re Norodom è pronto a trasferire la sua residenza dalla precedente Capitale di Oudong,
circa 50 km a nord di Phnom Penh. Da allora, Phnom Penh rimarrà Capitale della Cambogia fino ai nostri giorni. Prima
negli anni ’20 sotto la guida di Re Sisowath quindi negli anni ’30 con Re Monivong, diversi edifici originali del secolo
precedente vengono demoliti e rimpiazzati con nuove costruzioni dall’aspetto decisamente più locale e consono alle
forme stilistiche cambogiane. Con l’eccezione di poche aggiunte che seguiranno negli anni a venire, entro la fine degli
anni ’30 il palazzo assumerà l’aspetto nel quale lo possiamo vedere oggi.
Re Norodom Sihamoni, l’odierno Re del Paese, risiede ancora all’interno del Palazzo negli edifici che prendono il nome
di “Khemarin Palace”. È questa l’unica sezione dell’intero complesso non accessibile al pubblico.
“Pagoda d’Argento” è invece l’appellativo che gli occidentali hanno assegnato al Tempio Reale per il suo splendido
pavimento interamente realizzato con piastrelle di argento! Il suo vero nome è “Wat Phra Kaew Morakot” (“Tempio del
Buddha di Smeraldo”). Qui il Re incontra i monaci per ascoltare i loro sermoni. Diversamente rispetto agli altri Templi
del Paese però, qui i monaci non risiedono al suo interno ma provengono da altri monasteri. Al tempio Reale è infatti
vietata la residenza per i religiosi.
WAT PHNOM
Tempio Buddista collegato alla fondazione della città di Phnom Penh nel corso del XIV secolo. La leggenda racconta
che Lady “Penh” accidentalmente trovò alcune sacre immagini buddiste sulle rive del fiume Tonle Sap e le trasferì
nell’odierno sito del Wat Phnom fondando il tempio per custodirle. Il Wat Phnom si trova su di una piccola collina
naturale al centro della città il cui nome significa appunto “la montagna di Penh”.
PHNOM CHISOR
All’inizio dell’XI secolo il grande Re Suryavarman I, al comando del quale l’Impero dei Khmer raggiunse la sua
massima espansione territoriale, fece iniziare la costruzione di un magnifico e monumentale tempio dedicato ad
entrambe le divinità Induiste maggiori: Shiva e Vishnu.
Quale luogo per la costruzione scelse l’antica montagna sacra del “Suryaparvata” (“la montagna di Surya”, il Dio Sole
della mitologia Induista) (oggi nota come Phnom Chisor), un’alta cupola di roccia che si staglia nitida ed isolata sulla
piatta ed uniforme pianura circostante.
Quello che rimane ai nostri giorni di questo colossale progetto sono delle mistiche rovine cariche di fascino intenso.
Oltre alle peculiarità artistiche ed architettoniche di primissimo livello, il tempio gode infatti di una dislocazione
paesaggistica di immenso fascino avendo le mura del versante principale ad oriente poste sul dirupo della montagna.
Protraendosi tra le arcate dell’ingresso principale è possibile avere un’ampia e stupenda panoramica sulla vallata
sottostante. Seguendo con la vista la ripida scalinata di 405 gradini che dall’ingresso portava fino a valle, si scorge
ancora oggi il lungo e rettilineo viale che si perde all’orizzonte attraversando 2 monumentali “gopura” (porte) intermedi
posti a notevole distanza dalla montagna stessa e che, ammirate dall’alto, trasmettono l’impressionante proporzione
della reale estensione “cosmologica” dell’intero progetto.
Oggi il tempio è più facilmente accessibile attraverso un percorso alternativo sul versante opposto della collina e
composto da 419 gradini.
In discreto stato di conservazione, il Phnom Chisor ci mostra oggi due larghe, possenti e concentriche fila di mura
perimetrali poste a breve distanza una dall’altra e perforate da ben 12 “gopura” ognuna (tre per lato), i frontoni e gli
architravi dei quali ci propongono raffinati bassorilevi collegabili principalmente alla mitologia del Mahabarata ed alla
vita di Krishna.
Le mura racchiudono un’area di estensione piuttosto limitata e che occupa quasi per intero la sommità della montagna,
che fu livellata per la realizzazione del tempio. Gli edifici al suo interno sono tutti di ottima fattura ed includono una
torre centrale con un gigantesco Mandapa posto di fronte ad essa nonchè due interessantissime “biblioteche” che sugli
stipiti delle porte di accesso ci mostrano ancora oggi le nitide incisioni in lingua Sanscrita ed in Khmer antico che
narrano della storia del tempio, della sua consacrazione e significato cosmologico, nonchè i nomi del personale
religioso e laico assegnato alla propria conduzione.
ANTICA CAPITALE DI OUDONG
Oudong Meanchey (la “nobile vittoria”) è situata sulla collina di Oudong circa 50 km a nord di Phnom Penh e fu
Capitale del Regno di Cambogia dal 1618 al 1866, anno nel quale Re Norodom la abbandonò per trasferire la propria
Residenza a Phnom Penh previa indicazione dei nuovi colonizzatori Francesi.
Nel corso del XX secolo le rovine subirono i bombardamenti dell’esercito americano durante la guerra del Vietnam
quindi l’incuria del regime di Pol Pot ma, giungendo in prosismità della collina, possiamo ancora ammirare le sue
svettanti pagode già visibili da ampia distanza e che la fanno apparire come un castello delle fiabe.
La collina di Oudong ha una forma leggermente arcuata ed i cambogiani amano considerarla alla stregua della testa del
mitologico serpente Naga, la divinità marina che deriva dalla cultura Buddista.
Una lunga scalinata porta fino alle tre distinte vette e lungo il percorso potremo ammirare diversi templi buddisti alcuni
dei quali custodiscono gigantesche statue del Buddha in posizione seduta. Le statue sono purtroppo danneggiate a
seguito della rivolta atea ed iconoclasta del regime dei khmer rouge.
Sulla vetta, alcune moderne pagode di ottima fattura affiancano oggi le mistiche rovine di un tempo, alcune delle quali
sono databili indietro nel tempo fino al XIII secolo.
La panoramica sulle campagne sottostanti che si può ammirare da qui è di una bellezza incomparabile.
Di particolare impatto visivo è il Prasat Nokor Vimean Sour, una sorta di replica dell’Angkor Wat!
Diverse pagode contengono i resti di alcuni Re cambogiani del recente passato. Tra questi Re Monivong (1927-1941).
Su queste colline, i khmer rouge organizzarono una delle loro basi più importanti durante la strenua difesa contro
l’invasione vietnamita del gennaio 1979 che pose fine al loro terribile e disastroso regime.

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