Per gli italiani più facile colmare il gap previdenziale

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Per gli italiani più facile colmare il gap previdenziale
02-OTT-2010
Quotidiano Milano
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Direttore: Gianni Riotta
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confronto. L'obiettivo è una rendita pari al 70% dell'uitimna retribuzione
Per gli italiani più facile
colmare il gap previdenziale
La legge del contrappasso funziona anche nella previdenza. L'Italia, leader in Europa per la spesa
pensionistica - vi destina il 14% del suo Pil - è però anche il paese che detiene il minore gap previdenziale
del continente. Per garantirsi una rendita pari al 7o% dell'ultima retribuzione ogni futuro pensionato della
penisola (che uscirà dal lavoro entro la metà del secolo) dovrebbe ogni anno incrementare il proprio risparmio di 3.100 euro contro i 7.900 euro di un francese, gli 11.600 euro di un tedesco e gli oltre dodicimila
euro di un suddito del Regno Unito. Dicono questo i dati di una ricerca a tutto campo effettuata dal gruppo
assicurativo britannico Aviva, pubblicata in questi giorni.
Rispetto ai tradizionali studi sul settore, il report di Aviva si distingue per almeno due buoni motivi: è
indifferente al modello di previdenza adottato dai singoli stati (privato o pubblico); va alla ricerca di asset
normalmente non considerati (gli immobili) per coprire i gap pensionistici.
Il target di un vitalizio pari al 7o% dell'ultima retribuzione è stato considerato idoneo a far sì che un
pensionato non perda lo standard di vita raggiunto nel corso della vita attiva. Gli stati - sottolinea lo studio debbono assecondare lo sforzo con opportuni incentivi fiscali e con l'arma della trasparenza (estratti
conto annuali sui gap previdenziali). Ma, oltre a questo, occorrono maggiori risorse aggiuntive. Il risparmio
aggiuntivo necessario, a livello continentale, sarebbe dell'ordine di 1.9oo miliardi l'anno. «È chiaro che la
quadratura, difficile, del cerchio può essere ottenuta ricorrendo a una molteplicità di strumenti», spiega Andrea
Batista, amministratore delegato di Aviva Italia. Un miglior rendimento degli investimenti nei fondi pensione
avrebbe un effetto limitato Innalzando dal 5 all'8 per cento le performance delle casse il gap rimarrebbe
imponente (1.660 miliardi). Con una maggiore età pensionabile - ad esempio di 10 anni - le conseguenze
sarebbero invece considerevoli, il deficit si ridurrebbe a 841 miliardi ma la misura- fa presente lo studio - è
«poco popolare» e andrebbe introdotta «su un lungo arco di tempo». Andrebbe piuttosto esplorata la
possibilità di convertire in rendite previdenziali asset che, normalmente, non vengono presi in
considerazione. Ad esempio utilizzando la proprietà immobiliare che in Italia è molto diffusa tra le famiglie il
gap pensionistico della penisola verrebbe coperto, ben oltre le necessità (220%). Nessun paese in Europa
può esibire una simile ricchezza "nascosta". La percentuale media è intorno al 60 per cento. È comunque una
risorsa da usare con cautela. «Risolvendo un problema - quello delle rendite dei prossimi pensionati - si crea
un nuovo bisogno a carico delle generazioni più giovani che, in aggiunta a un lavoro precario e alla promessa di
più magre pensioni pubbliche, non potrebbero più contare sul sostegno generazionale di asset che si trasmettono per via ereditaria».
R.Sa.