La malattia da reflusso gastroesofageo
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La malattia da reflusso gastroesofageo
2 POLIAMBULATORIO Nuovi servizi La malattia da reflusso gastroesofageo L a malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) si presenta con un ampio spettro di manifestazioni cliniche che variano da episodi di pirosi e rigurgito acido di varia frequenza e gravità, ma senza lesioni della mucosa esofagea, fino all’esofagite e alle sue complicanze (esofago di Barrett, stenosi esofagee, adenocarcinoma dell’esofago). La MRGE è una patologia sostanzialmente benigna con una mortalità specifica di circa 1 caso ogni 100.000 pazienti all’anno; tuttavia si associa a una importante morbidità e a peggioramento, anche significativo, della qualità di vita; le complicanze esofagee compaiono infatti in circa il 20% dei pazienti. Sulla base di due recenti Conferenze di Consenso (Genval e Montreal), si definisce come MRGE “una condizione clinica che compare quando il materiale refluito dallo stomaco causa disturbi soggettivi fastidiosi e/o complicanze della mucosa esofagea e/o manifestazioni extraesofagee”; alcune di queste (tosse cronica, laringite, asma, alterazioni dentali) sono relativamente ben definite e si ritiene che compaiano per meccanismi diretti, aspirazione, od indiretti, neuro mediati. Per altre manifestazioni, quali sinusite, fibrosi polmonare, otite media, il rapporto è solo ipotizzato; i dati disponibili infatti sono incerti e meritevoli di ulteriori approfondimenti. Allo stato attuale delle conoscenze, si ritiene che: 1) le manifestazioni extraesofagee siano correlabili a MRGE in presenza di manifestazioni tipiche da reflusso; 2) bisogna porre attenzione a stabilire un nesso causale in assenza di manifestazioni tipiche; 3) le sindromi extraesofagee siano spesso multifattoriali; 4) le informazioni a favore di una ben definita risposta alla terapia antireflusso (medica o chirurgica) non sono univoche. La MRGE va anche distinta dai disturbi esofagei funzionali (pirosi e fastidio retrosternale); si definisce pirosi funzionale una condizione clinica carat- FIGURA 1 Definizione di malattia da reflusso extraesofageo secondo i criteri di Geneval Montreal SINDROME ESOFAGEA AL CDI, UN AMBULATORIO SPECIFICO PER UNA PATOLOGIA SINDROME EXTRAESOFAGEA CHE COLPISCE FINO AL sindrome sintomatica Sindrome tipica da reflusso Sindrome da reflusso con dolore toracico sindrome con danno esofageo associazione stabilita associazione ipotizzata Esofagite Tosse da reflusso Faringite Stenosi Laringite da reflusso Sinusite idiopatica Es. di Barrett Asma da reflusso Fibrosi polmonare idiopatica Erosione dentale da reflusso Otite media ricorrente Adeno CA esofago terizzata da sensazione di bruciore e fastidio retrosternale, di durata di almeno 3 mesi, senza alcuna dimostrazione di reflusso gastroesofageo patologico (con test di pH-impedenziometria esofagea) o di alterazioni anatomiche e motorie del lume esofageo; la patologia funzionale dell’esofago caratterizza meno del 10% dei casi e deve essere sospettata nei casi che non presentano risposta positiva a un trattamento adeguato con farmaci inibitori della pompa protonica (PPIs); al contrario, i pazienti con endoscopia normale e normali test funzionali, ma con risposta positiva ai PPIs vanno di fatto considerati come reflussori. LA DIAGNOSI La MRGE prevede l’impiego di metodiche endoscopiche, di test funzionali che esplorano la quantità e il tipo di materiale refluito in esofago, test clinico-farmacologici con farmaci inibitori di pompa protonica (PPI test); l’accuratezza e i criteri di impiego delle singole metodologie sono tuttavia ancora fonte di incer tezza. L’esame endoscopico tradizionale ha una elevata specificità (90-95%) nella diagnosi di esofagite ed è fondamentale nella diagnosi di esofago di Barrett e di altre complicanze associate ad esofagite, ma ha una bassa sensibilità (circa 50%) nella diagnosi di MRGE. Il ricorso alle biopsie esofagee routinarie nella diagnosi di malattia non è attualmente raccomandato; ulteriori sviluppi si attendono dall’impiego di endoscopia con endoscopio a magnificazione, dall’impiego della microscopia confocale e forse dall’impiego della videocapsula esofagea. Il ricorso ad indagini funzionali integra in modo importante le informazioni acquisite dall’anamnesi, dalla applicazione del test farmacologico con PPIs e dall’endoscopia; le metodiche disponibili sono la pHmetria esofagea ambulatoriale delle 24 ore, la pHmetria con capsula intraeso fagea senza fili e la pH-impedenziometria multicanale delle 24 ore. La pHmetria esofagea delle 24 ore è stata considerata una metodica sensibile e specifica nella diagnosi la sua di MRGE. Tuttavia, accuratezza diagnostica è buona nei casi PUNTEGGI PGWBI 17 cm con esofagite erosiva (80-90%), mentre si riduce a circa il 60% nei casi con malattia da reflusso non erosiva (NERD). Il suo limite più importante è di ignorare completamente gli episodi di reflusso non-acido, limite che attiene anche all’impiego della capsula intraesofagea (Bravo). L’impedenziometria esofagea multicanale (IEM) è un nuovo strumento per l’indagine della funzionalità esofagea nella malattia da reflusso, che supera alcune delle limitazioni presentate dalla pHmetria delle 24 ore perché fornisce informazioni sulla presenza di qualunque tipo di bolo che refluisce in esofago (gassoso, liquido o solido, acido o basico), identificando velocità ed estensione prossimale del suo movimento. Questa nuova metodica è basata sulla misurazione delle variazioni (riduzione) dell’impedenza elettrica (espressa in ohms, l’inverso della conduttività elettrica) registrata nel lume il passaggio di un bolo esofageo durante attraverso un segmento di misurazio ne limitato da due elettrodi adiacenti. Misurando l’impedenza a diversi livelli in esofago si può determinare la natura del bolo e la direzione anterograda o ESTENSIONE PROSSIMALE 15 cm 9 cm 7 cm 30% DELLA POPOLAZIONE retrograda; inoltre l’integrazione con elettrodi in grado di misurare il pH intraesofageo consente di valutare contemporaneamente la natura acida o non acida del materiale presente in esofago. Il catetere di ph-impedenziometria più comunemente usato ha 6 segmenti che misurano l’impedenza lungo l’intera estensione dell’esofago ed un sensore di pH, che viene posizionato 5 cm sopra lo sfintere esofageo inferiore, come nella pH-metria tradizionale. La presenza di tale elettrodo di pH ha la funzione di differenziare, come si è detto, i reflussi liquidi in acidi e non acidi. I parametri impedenziometrici valutati per ogni episodio di reflusso sono la composizione (reflusso gassoso vs liquido vs misto) e l’estensione prossimale, la natura acida (valori di pH inferiori a 4), debolmente acida (riduzione del pH di almeno 1 punto fino a pH > 4) e non acidi (riduzione del pH inferiore ad 1 punto che si arresta prima del pH 4) (figura 2). È possibile notare inoltre il re-reflusso, cioè il reflusso di un secondo bolo quando il pH intraesofageo è già inferiore a 4. L’indicazione principale di questa metodica appare essere lo studio dei pazienti endoscopicamente controllati e con sintomi resistenti alla terapia con inibitori della pompa protonica e dei pazienti con sintomi atipici, quali il dolore toracico o sintomi extraesofagei (ad esempio la tosse cronica). 5 cm 3 cm 5 cm Linea pH pH limite= 4.0 FIGURA 2 Esempio di reflusso non acido (valori di pH >4.0) esteso per 17 cm sopra il cardias, evidenziato in corso di pH-Impedenziometria. Dott. Marco Lazzaroni Medico Gastroenterologo CDI Prof. Gabriele Bianchi Porro Medico Gastroenterologo CDI segue da pag.1 La cultura aiuta a vivere meglio FIGURA 1 Relazione tra comodità e benessere psicologico misurato attraverso il PGWBI PUNTEGGI PGWBI 90.00 85.00 Il secondo livello di analisi ha avuto quale obbiettivo quello di comprendere l’incidenza di ogni singola variabile, culturale e non, nel predire lo stato di benessere percepito. Questa analisi ha permesso di rilevare come 5 delle 10 variabili più significative siano di pertinenza culturale. In altre parole, per prevedere lo stato di benessere psicologico di un individuo bisognerebbe prestare attenzione ai suoi consumi culturali, e laddove questi siano particolarmente bassi, il mancato accesso alla cultura potrebbe essere considerato alla stregua di una patologia, i cui effetti – negativi – possono divenire potenzial- mente importanti quanto, se non di più, della presenza di patologie ‘tradizionali’. Le ragioni per tali risultati e i meccanismi neuro-biologici alla base di queste evidenze sono da esplorare nel dettaglio, ma alcuni indizi portano a ritenere che una delle possibile spiegazioni consista nel fatto che l’individuo, se dotato delle chiavi di accesso rispetto ai linguaggi culturali che ha di fronte, attraverso la crescente esposizione a tali formule, sia capace di impadronirsi delle chiavi di comprensione di tali formule espressive, in un processo che alimenta un circolo virtuoso che tenderà a protrarsi nel tem- po. In altre parole, i dati sembrano confermare la teoria per la quale una volta che l’individuo sia in nella possibilità di dotarsi delle capacità cognitive per decifrare e comprendere tali linguaggi, ne percepirà un beneficio in grado di aumentare l’apprezzamento per tali formule, la soddisfazione, in un circolo virtuoso che porterà ad alimentare ulteriormente tali formule culturali. L’accumulazione di cultura, la frequentazione e/o consumo di formule culturali, rappresentano a tutti gli effetti una strategia di produzione di benessere individuale e sociale, che 80.00 TABELLA 1 Valori medi del benessere psicologico percepito (PGWBI) rispetto a non svolgere o svolgere intensamente attività di fruizione culturale o di svago e attività sportiva. Indagine Doxa 2008 sul territorio italiano su un campione di 3000 cittadini. 75.00 70.00 65.00 60.00 55.00 50.00 45.00 40.00 nessuna malattia 1 malattia 2 malattie 3/5 malattie > 5 malattie VALORI MEDI DEL BENESSERE PSICOLOGICO PERCEPITO (PGWBI) 0/ANNO 1/2 ANNO 3/5 ANNO 6/10 ANNO FREQUENZA MUSEI 75,20 79,18 80,70 82,09 > 10 ANNO 80,01 FREQUENZA CINEMA 76,40 77,90 80,30 80,00 79,50 FREQUENZA TEATRI 76,16 79,12 81,55 82,01 82,22 FREQUENZA MOSTRE 76,06 79,90 80,03 81,50 81,60