Dalla parola alla scena: prosa e poesia diventano

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Dalla parola alla scena: prosa e poesia diventano
Le classi seconde presentano
“Dalla parola alla scena:
prosa e poesia diventano teatro”
Palestra dell’ITS J.Sansovino
Sabato 30 aprile ore 10
Idi di marzo
Regia: Elisabetta Schiavon
Sceneggiatura: Amedeo Cavallaro
Personaggi e interpreti:
Cesare: Mattia Gorgato
Spurìnna: Denis Pinese
Calpùrnia: Grazia Zanette
Marco Bruto: Nicola Dal Ben
Cassio:Thomas Amadio
Casca: Simone Battistel
Antonio: Jacopo Villanova
Artemidoro: Enrico Baccichetto
Cimbro Tillio: Francesco Pavan
Serva: Sara Pascon
Schiavo: Gabriel Galai
Popolo: Francesco De Luca, Edoardo Bidoggia, Filippo Andretta, Riccardo Feletto,
Chiara Basei, Elisa Bortot, Elisa Sara Carrer, Manuela Cia, Filippo Dan, Ilaria Del Pio
Luogo, Giorgia Furlan, Lara Lorenzon, Camilla Manzato, Alessandra Masserut,
Emanuela Modolo, Michelle Pasqual, Martina Regazzo, Linda Saggese, Mara Scranni,
Ilenia Vidotto, Ziru Yin.
Narratori: Davide Feltrin, Denaldo Kajas, Elisa Agnolet, Alessia Ndreu, Filippo Roma,
Irene Sartor, Sara Boscariol, Walid Habli.
Tecnici audio: Marco Pezzutto, Lorenzo Pollesel
Roma,15 marzo del 44 a.C.
Giulio Cesare entra in Senato dove lo aspettano, per assassinarlo, i
congiurati che vogliono proteggere le istituzioni romane.
Il dittatore, nonostante i presagi di un indovino e le raccomandazioni della
moglie Calpùrnia, che nella notte aveva visto in sogno il suo omicidio, si
reca ugualmente nell'assemblea, come ogni giorno.
Cesare nega a Cimbro la possibilità di richiamare dall'esilio il fratello.
Questo diniego accende la miccia: Cimbro, Cassio e Casca, lo afferrano per
la toga e lo pugnalano brutalmente pensando di passare alla storia come
salvatori della Repubblica. Questo efferato gesto viene accentuato dalla
comparsa di Bruto, di cui Cesare si fidava ciecamente, che, senza
esitazione, lo colpisce al basso ventre, freddandolo. La scena poi si sposta
a Filippi, teatro della fine dei cesaricidi.
Alcesti (parodia)
Regia: Elisabetta Schiavon
Personaggi: Francesca
Dondi, Alessia Nespolo,
Irene Coral, Riccardo De
Nadai, Jacopo De Nadai,
Daniele Barbato.
(Suggeritrici: Nafiseh
Biasotto, Denise
Dicandia).
Ispiratosi alla tragedia greca di Euripide, il professor Amedeo
Cavallaro ha sceneggiato l'omonima parodia, nella quale Alcesti
(Francesca Dondi), moglie del re di Tessaglia, deve morire per
volere di Zeus e il suo crudele destino viene confermato dal dio
Apollo (Irene Coral). Alcesti ordina alla serva (Alessia Nespolo) di
chiamare il vecchio padre (Riccardo De Nadai), il quale però si
rifiuta d'immolarsi per lei. Il giovane marito, Admeto, (Jacopo De
Nadai) si offre nell'estremo sacrificio per amore della moglie.
Ercole (Daniele Barbato), arrivato in città e percepito il clima di
“tristezza”, interviene a salvare l'ormai defunto sposo, scatenando
così l'ira di Alcesti.
L'opera è accompagnata da musica popolare di origine greca che
trasporta lo spettatore nell' Atene del V sec. a.C.
Infelice Didone
Regia: Carla Damo
Virgilio: Costantino Bertagna De Marchi
Didone: Elena Tadiotto
Enea: Lorenzo Ballarin
Altre “Didone”: Linda Celeghin, Eleonora
Bravi, Georgiana Ciusleanu
Sorella Anna: Elisa Moro
Venere: Giada Caminotto
Cupido: Miriam Bolzan
Giunone: Lisa Prizzon
Mercurio: Costantino Bertagna De Marchi
Fama: Alice De Michieli
Iride: Veronica Fantuzzi
Accompagnatrici di Iride: Chiara Vitale e
Naima Bandiera
Popolo dei Troiani/Narratori: Davide
Zanin, Serena Lot, Marta Caberlotto,
Federica Pinese, Nicole Zanchettin, Irene
Polesel, Sara Cal, Beatrice Buoro, Chiara
Buosi, Viola Bedini.
Ancelle: Viola Bedini, Federica Pinese, Nicole Zanchettin.
Nutrice: Chiara Buosi.
Musiche: Beatrice Buoro
Enea e i compagni, che da diversi anni vagano per mare esuli da Troia, sono gettati
sulla costa libica per una tempesta scatenata dalla dea Giunone. I naufraghi vengono
accolti dalla regina Didone che invita Enea, durante il banchetto, a raccontare le sue
imprese. L’eroe acconsente anche se i ricordi sono fonte di dolore. La regina lo
ascolta con vivo interesse; è colpita e profondamente turbata dalle parole e dall’eroe
stesso. Piano piano si innamora perdutamente dello straniero. Giunone, protettrice
di Cartagine, e Venere, madre di Enea, si accordano per favorire quell’amore e
durante una battuta di caccia un temporale costringe Enea e Didone a rifugiarsi in
una grotta dove i due si amano appassionatamente. Sarà la Fama, un mostro nefasto,
a diffondere la notizia. Giove, tramite Mercurio, ordina ad Enea di lasciare
immediatamente Cartagine perché il suo destino si deve compiere altrove. Enea
obbedisce, si commiata frettolosamente da Didone: nessuna supplica della donna lo
ferma, è irremovibile come una quercia. Didone si sente perduta, abbandonata,
ingannata sia come donna sia come regina. Spaventata e disperata prega la sorella
Anna di innalzare una pira dove bruciare tutti gli oggetti che le ricordano Enea ma,
inesorabilmente, in preda ad una lucida follia, andrà incontro al proprio destino.
Aracne
Regia: Emanuela Furlan
Sceneggiatura: Classe 2 B Eco.
Personaggi e interpreti:
Aracne: Barbara Camarin
dea Atena: Veronica Mion
Ninfe: Ester Carrer, Serena Carrer, Martina Fabris,
Arianna Fasan, Anna Migliorini, Elena Pezzutto,
Caterina Vendrame, Klodjana Kadriu
Tecnici audio: Leonardo Sansonetto
Coordinamento: Carolina Vidali
Lidia, Antica Grecia
Aracne, giovane figlia di un tintore, era abilissima nel tessere la
tela, tanto che la sua fama si era diffusa in tutta la Grecia. La dea
Atena, gelosa della sua arte, decise di vedere con i propri occhi le
capacità della ragazza. Così si travestì da vecchia e cercò di fare
ammettere alla giovane che aveva imparato a tessere grazie a lei.
Ma Aracne, superba, sfidò la dea al telaio. Nella sua tela Atena
raffigurò l’Olimpo e le scene di sfida agli dei in cui gli uomini
erano stati sconfitti; Aracne, invece, rappresentò le imprese
malvagie compiute dagli dei contro gli umani. Quando le opere
furono completate, Atena dovette ammettere che la tela di
Aracne era perfetta. Presa dall’invidia, ridusse la tela di Aracne a
brandelli. La fanciulla, per il dolore, voleva uccidersi, ma Atena la
salvò. E perché il suo orgoglio fosse punito, la trasformò in un
ragno, costretta a filare per tutta la vita.
Piramo e Tisbe
Regia: Emanuela Furlan
Sceneggiatura: Classe 2B ECO
Personaggi e interpreti:
Piramo: Manuel Tolotto
Tisbe: Ellison Tardivo
Leone: Matteo Bertagna De Marchi
Narratore: Alberto Tonello
Tecnico audio: Leonardo Sansonetto
Coordinamento: Sara Di Blasi
Mesopotamia, Babilonia
Piramo e Tisbe due fanciulli babilonesi, abitano in due case
contigue. Grazie alla vicinanza si conoscono e col tempo nasce il
loro amore. Avrebbero voluto sposarsi, ma i loro genitori non
glielo permettevano. Così i due giovani decidono di scappare di
notte e si danno l'appuntamento presso un albero di gelso. Tisbe
arriva per prima ma, all’arrivo di un leone, scappa impaurita. Nel
fuggire perde il suo velo, su cui la belva si accanisce,
macchiandolo di sangue. Quando arriva, Piramo, trova il velo
insanguinato e, credendo che Tisbe sia stata sbranata dal leone, si
uccide per la disperazione. I frutti dell’albero del gelso, imbevuti
del suo sangue, diventano scuri. Quando Tisbe torna al luogo
dell’appuntamento, vede Piramo morto e, affranta dal dolore, si
uccide sul corpo dell'amato.
Da allora, in ricordo del tragico destino dei due giovani, i frutti del
gelso sono neri.
Storia di un amore contrastato: i “Promessi sposi” di
Alessandro Manzoni
Regia: Augusta Piccin e Paola Toninato
Renzo: Roberto Pavel
Lucia: Gloria Stefan
Don Abbondio: Manuel Tomasi
Perpetua: Chiara Basso
Fra Cristoforo: Giovanni Casonato
Don Rodrigo: Enrico Carrer
Innominato: Luca Pezzutto
Azzecca-garbugli: Davide Pasqual
La vecchia: Silvia Brentegani
Scenografia: Laura Battistella, Yianin Chen,
Asya Zecchin, Marta Vendrame
La vicenda si snoda in 38 capitoli ed è ambientata in un borgo
montano sulle rive del lago di Como. Qui abitano Lorenzo
Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani di modesta condizione
sociale al cui matrimonio si oppone il signorotto del paese, don
Rodrigo, per un capriccio e una scommessa fatta con il cugino, il
conte Attilio. L’azione si apre il 7 novembre del 1628 e abbraccia
circa due anni della storia italiana sotto la dominazione spagnola:
sono anni funestati dalla violenza, dall’inefficienza delle
istituzioni, dall’intolleranza, mali ai quali si aggiungono calamità
come la carestia, la guerra e la peste. Tutto sembra cospirare
contro i promessi sposi: il loro aiutante, padre Cristoforo, viene
fatto allontanare dai maneggi di don Rodrigo, Renzo e Lucia
devono separarsi, lasciando il paese di origine e recandosi in un
convento di Monza (Lucia) e a Milano (Renzo). Ma quando tutto
sembra perduto per i nostri eroi, la mano della Provvidenza viene
in loro soccorso.