La dieta del digiuno

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Parlare di cibo
Quando mi hanno chiesto di scrivere un libro sull’alimentazione, mi sono stupito. Un digiunatore come me,
un vegetariano, una persona che fra le tante passioni
della vita non ha mai messo il cibo, come potrebbe
dare un contributo utile e reale? Per parlare di alimentazione, infatti, è necessario conoscere l’argomento, e
ciò mi è concesso dalla lunga vita di scienziato e dalle
ricerche sulla prevenzione, sulla biochimica dell’alimentazione e soprattutto sull’interazione tra il cibo e
il nostro corpo. Ma è anche utile, forse, avere una visione della stessa alimentazione un po’ differente dalla mia. Non leggerete in queste pagine che mangiare
è un piacere: considero un piacere l’aggregazione tra
persone, il pensiero condiviso insieme alle parole, anche in occasioni conviviali, ma il cibo in sé non è un
piacere, almeno per me.
Tuttavia, nella società attuale, nei paesi industrializzati che hanno quasi dimenticato cosa significhi avere
fame e lottare per sopravvivere agli stenti, una riflessione sull’alimentazione può offrire tante opportunità
di ragionamento e stimolare anche il progresso, l’evoluzione. Forse può aggiungere maggiore cultura e con-
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sapevolezza rispetto al cibo. Oggi mangiare per noi è
scontato, come scontato è lo spreco: possiamo perfino permetterci di scegliere, inventare, sperimentare,
perché è molto improbabile che ci manchino le risorse fondamentali per il sostentamento. Mangiare è un
atto istintivo e ovvio che abbiamo trasformato in rito,
elemento culturale, piacere, oggetto di ricerca, demone e divinità.
Proviamo dunque a ritornare alla scienza, alle origini. Alimentarsi è un bisogno, questo è certo. Senza
mangiare non si vive (si può digiunare per alcuni giorni, non indefinitamente), ma anche mangiando troppo,
allo stesso modo, si riduce la prospettiva di sopravvivenza. Mangiare pochissimo o per niente fa male, ma
fa altrettanto male mangiare troppo.
Alimentarsi con criterio dovrebbe fare parte dei doveri che si inculcano nella mente dei bambini nei primi anni di vita. Siamo in un’epoca che vive enormi
scissioni: ci sono divisioni sociali e differenze economiche scandalose tra paesi; ci sono iniquità nella distribuzione degli alimenti che derivano da scelte dissennate e da una scala di priorità che non ha mai tenuto
conto dell’essere umano e del suo diritto di vivere in
uguaglianza e pace. Eppure anche nella nostra società,
dove comunque la miseria non può essere paragonata a ciò che si vive nel cosiddetto terzo mondo, l’ignoranza e la trascuratezza hanno portato al caos assoluto
in materia di gestione alimentare e, dunque, di salute pubblica. Alimentazione e salute hanno infatti un
legame molto stretto, che si conferma ogni giorno di
più e trova riscontro nei dati della ricerca scientifica.
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Se vogliamo parlare di amore, mangiare è uno degli atti più istintivi dell’amore. L’amore dei genitori
per i figli in ogni specie animale, l’amore per il proprio partner (quante volte i modi di dire ci ricordano
che per tenerci un uomo o una donna dobbiamo anche
«prenderlo/a per la gola»?), l’amore per gli animali, per
gli amici, per i conoscenti che vogliamo conquistare,
vezzeggiare, incuriosire… l’amore per il cibo in se stesso! Mangiare può essere una passione, un vero e proprio talento: quanti grandissimi cuochi ci vengono in
mente, quante persone che hanno saputo creare piatti
indimenticabili e rinomati nel mondo… Ma c’è anche
l’amore per il benessere del corpo e della psiche: amare se stessi dovrebbe prevedere una cultura alimentare rigorosa, nella quale applicare ciò che si è scoperto
grazie alla divulgazione dei risultati della scienza. Circa il 50% delle malattie più gravi e invalidanti è riconducibile allo stile di vita, e stile di vita significa anche
alimentazione. Ecco perché diventa ovvio che scegliere
di alimentarsi correttamente rappresenti una specie di
assicurazione sulla vita: magari non ci dà la certezza
di non ammalarci, ma ci aiuta a rafforzare le probabilità di salute e costituisce comunque un forte baluardo nella ripresa rapida e nella tolleranza delle terapie
in caso di malattia. Anche questo è amore. L’alimentazione racchiude una grande dose di amore.
Prima di proseguire, penso sia utile puntualizzare
un termine che scatta immediato e istintivo parlando di cibo e salute: «prevenzione». Si dice infatti che
mangiare bene sia una forma di prevenzione, ma cosa
significa ciò precisamente?
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La prevenzione primaria è quel che posso fare io per
rendere minore il rischio di ammalarmi: un comportamento, una sostanza da assumere o da evitare che
allontanino la malattia dal mio futuro. L’elisir di lunga vita! Un esempio evidentissimo è evitare di fumare, per ridurre il rischio di tumore e di malattie cardiovascolari; un altro esempio è scegliere di mangiare
bene e poco ogni giorno, per far sì che le mie probabilità di salute siano le più alte per tutta la vita. La prevenzione secondaria, invece, corrisponde alla diagnosi
precoce: non sa agire sulle cause di una malattia, non
fa nulla per evitare il suo manifestarsi, ma è in grado
di scoprirla quando è talmente piccola e iniziale da
non avere ancora provocato danni all’organismo. Ecco
che quindi la mammografia, il PAP test, la TC spirale
nei fumatori, il controllo dei nei della pelle sono tutti
esempi di prevenzione secondaria.
Con la prevenzione non si ha la certezza assoluta
di non ammalarsi, e infatti questa è la critica più frequente (e banale) che sento muovere ai suggerimenti preventivi: perché mai dovremmo adottare uno stile di vita corretto se poi ci ammaliamo ugualmente?
«Certezza», una parola che ha poco senso in ogni ambito dell’esistenza, e in medicina meno che mai. Sapete
che non è certo che guarisca nemmeno un raffreddore? Tuttavia, la parola «certezza» può essere sostituita,
con maggiore realismo e con un’accezione positiva,
da «probabilità»: quale probabilità vogliamo avere di
vivere a lungo e bene? Quale probabilità accettiamo
che un nostro stile di vita scorretto ci faccia ammalare precocemente, rispondere male alle cure e morire
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prima di quanto avremmo desiderato? Fare prevenzione è investire in salute, sapendo che nessuno ci fa
firmare un contratto di sicura ed eterna giovinezza,
ma un piano di investimento in benessere, quello sì.
Ci alimentiamo o ci nutriamo?
Un’altra puntualizzazione necessaria è la differenza tra alimentazione e nutrizione. L’alimentazione è
un atto consapevole e cosciente, è la scelta di introdurre nel nostro corpo cibi che ci danno energia, sotto forma di calorie. Nella definizione popolare corrisponde a: «Mangio per tenermi su», dove il «tenersi
su» significa rifornirsi di calorie, di forza energetica
appunto. La nutrizione invece non è un atto consapevole e cosciente, anche se (almeno in parte) dovrebbe
diventarlo: si tratta dell’introduzione nel nostro corpo, attraverso il cibo, di sostanze ed elementi fondamentali per la loro efficacia biologica. I cibi si differenziano per contenuto e composizione. Parliamo di
vitamine, oligoelementi, sali minerali: sono tutte sostanze vitali per noi, presenti in quantità variabile in
ciò che mangiamo. Le introduciamo nell’organismo
grazie alla nutrizione; forse non ne siamo consapevoli, ma esse ci aiutano a vivere.
Tante persone si alimentano, o addirittura si sovralimentano, ma non si nutrono, e le conseguenze di ciò
possono essere gravi. Alimentarsi senza essere consapevoli della presenza o dell’assenza nei cibi di elementi e sostanze per noi vitali (alimentarsi senza nutrirsi,
in definitiva) espone a molti rischi. Pensiamo all’epoca
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in cui i cinesi mangiavano quasi esclusivamente riso;
in effetti si alimentavano, ma non si nutrivano: mancava in particolare nella loro dieta la vitamina A, la cui
carenza cronica portava a forme irreversibili di cecità.
Ecco perché la cultura alimentare è alla base della salute. Non è ammissibile alimentarsi senza essere
consapevoli di quanto e di come ci si nutra. Così come
non è ammissibile alimentare senza nutrire chi è in difficoltà! Ricorrere a pillole, supplementi e integratori
non è necessario (se non in casi rarissimi identificati
dai medici), perché la nutrizione, in realtà, è possibile e semplice grazie alle informazioni che ci vengono
offerte dai ricercatori.
Alimentarsi non è nutrirsi. Non abbiamo bisogno
solo di energia, ma anche di tanti componenti chimici legati alla nutrizione. La salute e la malattia dipendono dalla loro corretta assunzione, che è una conseguenza di ciò che decidiamo di mangiare.
Piccola storia dell’alimentazione
Capita che chi è vegetariano tenti di ricostruire la
storia dell’alimentazione per spiegare la propria scelta:
i primi uomini erano vegetariani, quindi dovremmo
esserlo anche noi. Una ricostruzione di questo genere è
poco scientifica perché non tiene conto dell’evoluzione.
Siamo ciò che i nostri geni stabiliscono, ma anche
ciò che suggeriscono l’ambiente e la necessità. Che i
primi uomini mangiassero solo vegetali è vero, ma
è altrettanto vero che la caccia e la cottura della carne degli animali hanno potuto diffondersi solo quan-
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