Tenco 2004 - The Mellophonium

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Tenco 2004 - The Mellophonium
The Mellophonium Online
Tenco 2004
Inviato da Valerio Venturi
venerdì 17 dicembre 2004
SANREMO - A Sanremo non c'è solo il Festival. Da ventinove anni a questa parte il Cinema-Teatro Ariston, ripulito da
fiori (olandesi), Pippi Baudi e vallette ospita anche il Premio Tenco, Rassegna della Canzone d'Autore tanto apprezzata
dagli addetti ai lavori quanto misconosciuta al grande pubblico. Eppure ha lanciato od ospitato personaggi del calibro di
Francesco Guccini, Vinicio Capossela, Patti Smith, Tom Waits. Eppure gode di un passaggio in Rai, sebbene con
settimane di ritardo e ad orari improbabili. Tant'è... Ogni anno il rito - e bene per Sanremo - si ripete, con buona
soddisfazione di quanti aspettano di vedere-sentire quel che Enrico De Angelis e soci - eredi del compianto Amilcare
Rambaldi, artefice primo della kermesse - hanno preparato.
L'edizione 2004 è stata dedicata all'ottantaquattrenne Virgilio Savona, anima del quartetto Cetra e talentuoso songwriter
nazionale, già Premiato dal Club Tenco nel 1994, che ha pubblicato da pochissimo il suo nuovo cd Cose delicate. Per
onorarlo, tre gradevoli serate-spettacolo, approfonditi ma agili convegni pomeridiani e la jostra "Cinquant'anni con i
Cetra", allestita a cura dei Blue Bop a due passi da quella su "San" Giorgio Gaber "Qualcuno era... Giorgio Gaber" curata
dall'associazione omonima. All'Ariston Roof gli eventi gratuiti, nella celebre sala gli appuntamenti musicali. L'happening
ha preso il via Giovedì 28 ottobre, dopo la consueta conferenza stampa d'apertura e l'inaugurazione delle jostre.
L'istrionico presentatore Antonio Silva - che come Spider Man-Ken Parker ha una doppia vita (in questo caso da Preside
di Liceo a Cantù) - ha introdotto la performance del cantautore Alessio Lega, accompagnato per l'occasione dai
Mariposa. Lega, vincitore del Premio Tenco 2004 per l'Opera Prima, ha offerto un aperitivo dal suo nuovo album, a mio
avviso un poco di maniera - anche se è evidente che siamo nell'ambito delle opinioni personali, contestabilissime.
Con La Macina & i Gang l'atjosfera ha preso colore: interessante il repertorio presentato dalle due storiche band
marchigiane di ‘combat rock', che insieme formavano un ensemble alla Bruce Springsteen, con altissima densità di
chitarristi per metro quadrato. Una ventata di aria fresca è arrivata con l'intervento di Michele Salvemini in arte
Caparezza: un grande show, dalla Puglia con furore, fatto di contenuti, inconsueti suoni elettrici ed energia - forse troppa
per parte del pubblico della kermesse, abituato sonorità unplugged. Adorabile il tributo prestato a Virgilio Savona, una
bizzarra versione rap di "Sciabola al fianco e pistole alla mano" accompagnata dall'uso di pupazzetti. Chiusura in grande
stile con Peter Hammil e Antonello Venditti.
Peter Hammil, plistrumentista, premiato come migliore cantautore dell'anno, ha snocciolato classe offrendo rarefatte emocanzoni piano e voce per la gioia dei fans dei Van Der Graf Generator di cui faceva parte e degli amanti delle belle cose.
Antonello Venditti, dal canto suo, si è dijostrato buon animale da palco: curiosa l'idea di riproporre i classici del suo
repertorio rivisitati in chiave rock, in coerenza con la linea seguita nell'ultimo album. L' autoironico Venditti fa un'ottima
figura anche senza il piano che l'ha reso celebre - non a caso nella divertente parodia resa da Corrado Guzzanti, tale
strumento è significativamente ‘saldato' al musicista.
Venerdì ha fatto la sua comparsata per la ventinovesima volta in ventinove anni l'habitué Roberto Vecchioni: un record.
Gradito ritorno anche quello di Samuele Bersani, Targa Tenco per il miglior album "Caramella Smog" e per la migliore
canzone "Cattiva"; quindi il giovane Stefano Vergani, Carlo Fava ed infine gli occitani Lou Dalfin, premiati dal Club per la
migliore opera in dialetto. L'artista portoghese Dulce Pontes - Premio come operatrice culturale - ha internazionalizzato
la soirée portando a Sanremo gli accenti del nuovo fado di Lisbona: facile comprendere perché la Pontes ha
collaborato, tra gli altri, con Ennio Morricone.
Il giorno della chiusura, Sabato, c'era il tutto esaurito: forse per l'attesa presenza di Pino Daniele e Fiorella Mannoia.
Nonostante Daniele abbia declinato per motivi di salute, la napoletanità ha comunque avuto degni rappresentanti nella
grintosissima Pietra Montecorvino e nel suo mentore Eugenio Bennato: venti minuti in bilico tra world music, maruzzelle
e canti di muezzin. Senza contare la gradevole esibizione degli Avion Travel, che hanno ripreso "Troppi affari Cavaliere",
divertente dileggio a un disinvolto cavaliere d'impresa inciso nel 1954 dal grande Virgilio Savona. Peppe Servillo ha
introdotto il brano con un "...Ogni riferimento è puramente voluto". Una serata tutta italiana che ha visto in scena anche
l'originale e coraggiosa Petra Magoni, che ha cantato sul palco accompagnata proprio da Ferruccio Spinetti degli Avion
Travel al contrabbasso solo. Qualcuno la conosce come la signora Bollani, giacché è compagna del sincopato Stefano
nazionale. Ma in questo caso la "sindrome di Topolina" è fuori gioco: a differenza della fidanzata del ratto disneyano, la
Magoni ha talento ed argomenti, e non abbisogna di presentazioni importanti per conquistare.
La chiusura è toccata a Fiorella Mannoia, Premio 2004 come migliore interprete (e anche per lei non è la prima volta). La
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fulva vocalist ha riscosso un successo di pubblico incredibile. Ficcante la track-list ‘messa in scena' - è proprio il
caso di dirlo - dalla cantante: Paolo Conte e Manu Chao hanno riverberato in sala quasi meglio degli originali. Gran finale
tutti insieme a cantare "Nella Vecchia Fattoria", per ricordare ancora una volta Virgilio Savona, coverizzato dagli artisti
della kermesse nella sua produzione minore e sociale.
Ancora una parola per il comico Leonardo Manera, cui è toccato il difficile ruolo di ‘tappabuchi': praticamente
doveva intrattenere il pubblico durante i tempi morti, onorando una funzione tipica del Tenco, solitamente assolta da
cabarettista di sensibilità. Una vera sorpresa: stare lontano dagli angusti confini del piccolo schermo e dai logori
tormentoni da villaggio-vacanze evidentemente gli fa bene.
Pollice verso l'alto, quindi, per il Premio Tenco 2004, che come ogni anno ha funzionato da punto di incontro per artisti,
pubblico e critica. E pazienza se ogni tanto la nostalgia anche qui prende il sopravvento e si guarda un po' troppo
all'indietro: il Tenco riesce a cavarsela ed a svincolarsi dai cliché, rappresentando sempre un appuntamento impedibile.
Da seguire: che sia dal vivo, nella capitale della musica - secondo la provocatoria tesi del libro "perché Sanremo è
Sanremo?" di Freddy Colt (ed. philobiblon); oppure in differita: in quest'ultimo caso bisogna avere la pazienza di
aspettare, consultando la programmazione televisiva per nottambuli della televisione pubblica dei giorni a venire (ma ora
è già troppo tardi).
Valerio Venturi
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