gabbia CV OK a - La verde isola
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PAROLA D’ESPERTO… Una nota criminologa rilancia i dubbi sulla morte di Luigi Tenco Da tempo oltre 47mila “amici” del cantante hanno sottoscritto una petizione per una nuova riapertura del caso Roberta Bruzzone, 37 anni, svolge attività di consulenza tecnica nell’ambito di procedimenti penali, civili e minorili, in casi di omicidio, ricostruzione della scena del crimine, analisi di casi di omicidio “a pista fredda”, violenze sessuali, abusi su minori e stalking (foto di Vincenzo Fioretti). Moltissimi fan Conosciutissi mo ancora oggi, la carriera di Luigi Tenco, classe 1938, in realtà durò appena sei anni. Grand e espe rta L’esperta in delitti efferati abbraccia le ragioni di chi è convinto che l’inchiesta sulla tragedia fu frettolosa e incompleta - Risulterebbe evidente che molti reperti e indizi furono manipolati Roma fatti sono noti. Anche “Cronaca Vera” ne ha parlato, sul numero 1738, e, sul numero 2020, li ha nuovamente riproposti. Al diciassettesimo Festival di Sanremo, il 26 gennaio 1967, Luigi Tenco, classe 1938, ha appena cantato, con la francese Dalida, il suo ultimo brano, “Ciao amore ciao”. Il brano è bocciato e non viene ripescato dalla giuria di esperti. Tenco esce dal teatro, accompagna Dalida al ristorante “Nostromo”, dove è prevista una cena con altre persone del Festival, poi torna subito al suo albergo, il “Savoy”. Dalla stanza 219 chiama la sua fidanzata, insieme fanno progetti per il futuro. Quando Dalida torna in albergo sono ormai le due. Vede la porta della stanza del cantante accostata. Lui è a terra e vicino ha una pistola. È così evidente che si tratti di suicidio, che non verrà nemmeno disposta l’autopsia. «La frettolosità e l’incompletezza delle indagini svolte nel 1967 dal commissario Arrigo Molinari hanno lasciato aperti molti dubbi», afferma la criminologa Roberta Bruzzone, 37 anni, più volte consulente nella difesa di indagati per atroci delitti e presidente dell’Accademia delle Scienze Forensi di Roma. La Bruzzone, ricordiamo, si è occupata, tra l’altro, della vicenda di Avetrana, dei fidanzatini di Policoro e dell’asilo di Rignano Flaminio. «Ad alimentare i dubbi c’è anche il fatto che il corpo del cantautore, quella notte, era stato portato in obitorio e poi riportato nella stanza d’albergo affinché i fotografi potessero svolgere I 8 CINQUE PROVE Il cadavere di Luigi Tenco, 29 anni, in un primo tempo fu rimosso e portato all’obitorio, quindi riportato nella sua camera d’albergo e “messo in posa” a beneficio dei fotografi dei giornali dell’epoca. CHE NON FU SUICIDIO I sostenitori della tesi dell’omicidio puntano il dito sulla pistola sostituita, il biglietto contraffatto, lo spostamento del cadavere e altri dettagli che contraddicono e mettono seriamente in discussione il rapporto degli investigatori Sul mistero riguardante la fine di Tenco si sono scritte pagine e pagine, e anche “Cronaca Vera”, nel n. 1738 e nel n. 2020 ha contribuito alla ricerca della verità su questa tragedia. il proprio lavoro: una contaminazione della scena del crimine che oggi, forse, non sarebbe più possibile». L’autopsia nel 2006 Così, dopo anni di dubbi e voci (vedi “Cronaca Vera” n. 1738), nel 2006 il procuratore della Repubblica di Sanremo, Mariano Gagliano, riapre il caso, riesumando la salma del cantante, per chiarire definitivamente se si trattò di suicidio o di omicidio. Il 15 febbraio, all’obitorio dell’ospedale di Acqui Terme, si svolse l’autopsia guidata dal professor Luca Tajana dell’istituto di medicina legale di Pavia. Siccome la salma, nonostante fossero passati 39 anni, era in buone condizioni, si potè fare un esame completo. Furono individuati sia il foro d’entrata, sia quello d’uscita del proiettile. Si dedusse che i fori erano compatibili con la pistola Walther PPK del cantante, anche se il proiettile non fu trovato. Dagli esami non emerse alcun particolare di rilievo, l’inchiesta fu chiusa e il caso archiviato come suicidio, senza più alcun dubbio. «Per la legge è sicuramente chiuso, ma in tanti non sono convinti di questa verità», continua la criminologa. «In Internet c’è una petizione di oltre 47.000 persone che vorrebbero una riapertura del caso sulla base di cinque prove sostenute dal gruppo di amici del cantante chiamato “La verde isola”». Vediamo quali sarebbero queste cinque prove. «La prima è che sulla mano di Tenco sono state rilevate soltanto due particelle di antimonio, insufficienti a stabilire se abbia impugnato un’arma. Inoltre, quando fu riconsegnata al fratello, la pistola era pulita e oleata e, quindi, potrebbe non aver sparato. Tant’è che nessuno tra i vicini di camera, svegli quella notte, sentì lo sparo. La seconda prova riguarderebbe il fatto che la pistola sotto i glutei del cantante non è la Walther PPK di Tenco, ma una Beretta calibro 22, cosa che si evidenzierebbe comparando le foto della scena del delitto, e sostenuta pure dal giornalista esperto d’armi Mino Durand, presente sul posto». Troppi misteri E c’è dell’altro. «Una foto, rimasta a lungo inedita, mostrerebbe ferite lacero-contuse ed ematomi sul viso di Tenco, così come una ferita dietro la testa, incompatibile però con la caduta successiva allo sparo: come potrebbe infatti essere caduto riportando ferite sia sul viso che alla nuca? Queste ferite, peraltro, sul referto non sono menzionate». Infine, il mistero del biglietto d’addio. «Il gruppo di amici di Tenco suppone che manchino dei fogli. E poi la parola “selezione” è scritta con due elle, un errore grave che difficilmente può essere attribuito a una persona colta come lui. Altri dubbi ci sono anche sull’autenticità della firma. Il corpo, poi, era sporco di sabbia, quindi potrebbe essere stato ucciso in spiaggia e successivamente portato in camera». Dubbi legittimi, ecco perché siamo convinti che di questo caso si parlerà ancora a lungo. Gigi Montero 9