Insieme a…NOI
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Insieme a…NOI
CIRCOLO SAN GIOVANNI BOSCO San Pietro in Gù Insieme a…NOI Settembre 2015, n°8 Periodico di informazione dell'Oratorio di San Pietro in Gù A TUTTO GAS... I n v i ag g io a t to rn o a g l i o c ch i ...e se il fil di fumo del mio sigaro fosse un garbato Saluto a te in libertà? INDICE In viaggio attorno agli occhi pg. 1 Anno pastorale 2015-16: unità nella diversità pg. 3 Viaggio in Armenia: la terra della croce pg. 4 Passo Cereda 2015 pg. 6 Gr.est. 2015: buono da leccarsi i baffi! pg. 9 Gruppo Giovani: Riflessioni sulla preghiera pg. 10 Viviamo in positivo: V.I.P. anche a S. Pietro in Gù pg. 11 Festa delle Associazioni: Volontari protagonisti per un giorno pg. 12 d i Ma s s im i l ia no F r ig o S e andiamo su Wikipedia, alla voce “compassione” troviamo più o meno queste note iniziali: ”La com- passione (dal latino cum patior soffro con - e dal greco συμπἀθεια , sym patheia - simpatia, provare emozioni con ...) è un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui provandone pena e desiderando alleviarla”. Se volessimo riscrivere questa definizione con altre parole, in modo da scavarla un pochettino, essa potrebbe suonare così: “La compassione è una condizione cognitivo-affettiva più durevole delle emozioni e meno incisiva delle passioni (sentimento), per la quale una persona, nella sua capacità indivisibile di essere senziente ed amante (individuo), raccoglie e fa sintesi di alcuni dati emozionali (percezione emozionale) derivanti da altri individui in stato di afflizione, che provocano in lui patimento morale e psicofisico (prova pena), desiderando intraprendere azioni concrete che possano risolvere l’altrui sofferenza... Si, mi rendo conto che il concetto si è ingarbugliato, troppo mentale. Infondo stiamo parlando di un sentimento e quindi bisogna alzare il livello del cuore e relegare l’apporto del raziocinio a quel tanto che basta per convincerci che non stiamo trattando di cose astratte. Ricominciamo. E stavolta partiamo dagli occhi. Partiamo, a caso, dagli occhi di una delle persone che stanno attraversando il filo spinato tra Serbia e Ungheria, oppure, se volete, che stanno scendendo dalle passerelle delle navi in Sicilia, è uguale, tanto lo sguardo è il medesimo. Si lo so, come facciamo? Sono a migliaia di km da qui. Beh, Continua a pagina 2 Continua da pagina 1 allora dobbiamo essere bravi a fermare con l’immaginazione un fotogramma di uno dei video dei vari TG. Ce ne sono tanti, per tutti i gusti, di TG intendo. Eccolo, trovato, fermato. Ma c’è rumore. No, non quello dei pianti, delle urla di disperazione per la perdita di una persona cara o di contentezza per essere arrivati vivi a destinazione. No, quello non è rumore. Intendo il rumore dei commenti dei giornalisti che danno spiegazioni e creano domande, intelligenti e struggenti magari, ma le loro. No, dobbiamo riuscire a restare soli con quegli occhi, soli con quei suoni di umanità ferita. Fatto? Bene. Ma per essere veramente soli c’è ancora un rumore da eliminare, il più difficile da togliere. Sono le infinite frasi fatte sugli immigrati, i tanti discorsi su di loro e sui problemi che ci portano, è il rumore dei comizi politici, di chi li vuole e di chi non li vuole, dello sbraitare in piazza, al bar o a casa. E poi il peggiore di tutti, il rumore assordante della nostra paura. Fatto tutti? Ecco, ora siamo arrivati a vedere due occhi immersi in una confusione di voci e di lingue diverse ma che si comprendono fra loro perchè la fame e il pianto si traducono in ogni luogo allo stesso modo. Facciamo un altro passo. Teniamoci forte, questo è duro. Respiriamo a pieni polmoni l’aria intorno a quegli occhi, annusiamone l’odore. Nauseabondo, acre, penetrante. Forse i nostri nonni se lo ricordano, ma noi no, non ne abbiamo esperienza. E’ l’odore della miseria e della disperazione. Eh si, la miseria ha un odore, fisicamente intendo. E’ l’odore della pelle che non vede l’acqua da tanto tempo, dei vestiti indossati da mesi, è l’odore delle ferite infette… aggiungiamo? No, è già forte così. E’ dura, è vero. Ma come facciamo a “percepire emozionalmente” la sofferenza di quegli occhi se non ne abbiamo l’esperienza? Qui, giocoforza, per la maggior parte dobbiamo fare un altro sforzo di immaginazione. Fatto anche questo? Arrivati a questo punto le emozioni dovrebbero aver cominciato a dilatare il cuore. Questo viaggio attorno agli occhi non è facile, siamo tutti, chi più chi meno, affetti da oblio della coscienza. Sullo schermo più o meno grande che abbiamo a casa, stanno passando, ormai da anni, immagini e immagini di uomini, donne e bambini stanchi, disorientati, disperati, morti. Umanità ammassata sui barconi o stipata dentro dei vagoni, che cerca di raggiungere un sogno, quello di vivere in pace e con dignità. Non tesori, non ricchezze, semplicemente vita. E’ terribile, desolante... ”Mario lo sai che ho preso il telefono nuovo? È pieno di app, è da 5 pollici… la vita va avanti e mica ci posso fare niente”... l’oblio. Una sorte benevola ci ha immeritatamente concesso di vivere in un tempo ed in un luogo dove miseria e guerra non sono parte della nostra quotidianità e lustri di questo benessere ci hanno portato a lamentarci in maniera analitica e scientifica del poco che ci manca anziché gridare per il molto che manca agli altri. Ma nonostante tutto, se ci fermiamo un attimo, dentro di noi abbiamo ancora la capacità di commuoverci e di compatire. Se smettiamo di pensare al Buon Samaritano come ad un fessacchiotto perditempo e spendaccione, troveremo le radici della compassione al di là della nostra appartenenza politica e culturale. Noi cristiani, tra l’altro, siamo fortunati. Il “nostro” Dio ci ha offerto un gran- de esempio di compassione facendosi uomo, patendo con noi le nostre pene e morendo in croce per alleviarle. Per cui, da destra, da sinistra, dal centro, dalle stelle o da qualsiasi altra parte politica arriviamo, abbiamo questa luce che ci guida. Sempre che lo vogliamo. Sempre che ci svegliamo. Ora manca l’ultima parte della definizione iniziale. Per compatire fino in fondo dobbiamo anche fare qualcosa per alleviare le sofferenze di chi è in difficoltà. Beh, qui il discorso si fa ampio, mille sono i modi con i quali possiamo aiutare. Credo però che il primo e più grande aiuto da dare sia quello di cambiare noi stessi, di rivedere le nostre priorità, di relativizzare i nostri bisogni, di cambiare il modo di guardare quei sofferenti per iniziare un nuovo viaggio intorno ai loro occhi. Sabato 17 Ottobre Insieme per la missione: il corso promosso dalla Diocesi di Vicenza ha l’obiettivo di preparare i giovani (19-35 anni) al volontariato missionario. Domenica 8 Novembre Fai della tua vita un dono d’amore: percorso del Gruppo Giovani in Discernimento per progredire nella vita vissuta come risposta a Dio nell’orizzonte dell’amore donativo; si basa su un presupposto di fede: Dio ha fatto dono della vita con l’invito a metterci creatività e responsabilità per “viverla in pienezza”. Questa “pienezza” è tanto più autentica e felice quanto più si allinea al SUO progetto d’amore. Martedì 8 Dicembre Le religiose Figlie di S. Anna celebrano i 150 della loro fondazione nella Chiesa. Non mancheranno iniziative e celebrazioni anche nel nostro paese che ospita da molti anni le sorelle di questo ordine. Il calendario sarà pubblicato sul sito internet della Parrocchia e sul prossimo numero di questo Giornalino. Pagina 2 ANNO PASTORALE 2015-16: UNITA’ NELLA DIVERSITA’ di Luisa Giuliari P roprio ieri un papà diceva che la preparazione al Battesimo era stata per lui una bella scoperta: incontrare altri genitori, confrontare dubbi e preoccupazioni, stringere nuovi legami di amicizia, crescere nella conoscenza del Vangelo, pregare insieme col cuore, senza timore. In poche parole questo papà ha detto cos’è concretamente la parrocchia: un luogo di accoglienza, di relazioni, di spiritualità ed esperienza viva di fede dove ciascuno, con la propria originalità, è aiutato ad essere e diventare cristiano. Occorre però saper amalgamare le diversità perché non diventino difficoltà o divisioni, ma ricchezza per tutta la comunità e far sì che la parrocchia sia una comunità è compito di tutti. Ritrovandoci, accogliendo, unendo le nostre forze, collaborando, siamo la Chiesa che qui, in questo territorio, in questo tempo annuncia e testimonia la salvezza e l’amore senza fine di Dio, in ogni situazione, per ogni uomo. In particolare le associazioni, i movimenti e i gruppi ecclesiali, ognuno con la propria caratteristica, mostrano il volto fraterno della chiesa. Già “facendo bene” il nostro servizio contribuiamo a rendere più ricca di umanità e di fede la nostra parrocchia: tessere relazioni fraterne, autentiche, dare un senso profondo a ciò che si fa, essere fedeli ai nostri impegni ci aiuta ad essere più cristiani, più maturi nella fede e nella corresponsabilità. Il rischio che corriamo, per mancanza di tempo soprattutto, ma forse anche per mentalità, è quello di chiuderci nel nostro impegno senza considerare come “nostro” anche il cammino che ci accomuna a tutte le persone della parrocchia. Com’è bello invece lo stile di comunione che porta a vedere nelle altre esperienze e nelle altre persone un dono per se’ e per il nostro gruppo. Il divertimento dei giovani che giocano alla Patrocup, l’entusiasmo dei bambini e dei ragazzi dell’ACR e dell’AGESCI, lo spirito missionario del Movimento della Speranza, i servizi della Caritas, l’impegno di chi tiene puliti gli ambienti della parrocchia, la costanza di catechisti, animatori, capi scout, la cura delle liturgie... è gioia per tutti! È interessante l’immagine dei vasi comunicanti: quando si riempie un vaso, il contenuto si distribuisce anche in tutti gli altri, raggiungendo lo stesso livello. Così in una comunità il bene fatto da uno va a beneficio di tutti. Che senso avrebbe un vaso pieno e tutti gli altri vuoti? La comunicazione è uno degli aspetti più importanti del fare Chiesa: non è informazione, ma evento di incontro, simpatia, interesse, partecipazione. Il risultato della comunione-comunicazione è il sentirsi tutti “dalla stessa parte”, gioire dei successi e condividere i pesi. Pagina 3 L’aria che si respira si fa leggera e gioiosa. - Che bella questa vostra iniziativa! Continuate! - Coraggio! Se avete bisogno... - Non ho capito: volete spiegarmi?... Ma questo non si improvvisa, è frutto di un cammino e di una costante attenzione all’interno dei gruppi, ma anche tra i gruppi. È necessario ritrovarsi a pensare insieme alla comunità, liberi da pregiudizi, attenti a tutte le realtà della parrocchia, creativi e coraggiosi, dove ciascuno dà il meglio per promuovere l'attività pastorale. Non basta pensare per gli altri, occorre pensare con gli altri. Questo valore lo possiamo sperimentare concretamente soprattutto nei momenti della programmazione pastorale all’inizio dell’anno e nei momenti della verifica. Qui è necessario quel discernimento spirituale che ci aiuta a scegliere ciò che è bene per la nostra comunità, disponibili a “perdere” qualcosa di nostro per il bene di tutti. Chiederci “che cosa ci guida“, “dove siamo” , “verso dove andiamo” e “in quale modo” e quindi un “chi lo attua”, aiuta a essere attenti alle diverse realtà e dimensioni: annuncio della Parola, liturgia e carità. Allora potremo essere una CHIESA DELLA PROFEZIA, dove c’è unità nella diversità, dove si dà spazio a tutti, dove opera lo Spirito Santo. VIAGGIO IN ARMENIA: LA TERRA DELLA CROCE Vista del monte Ararat D al 17 al 25 giugno, io e don Giuseppe, abbiamo aderito alla proposta di radio Oreb e dell’ufficio pellegrinaggi della diocesi di Vicenza, di fare un viaggio alla scoperta dell’Armenia. Due sono state le principali motivazioni che ci hanno spinti: la prima è stata quella di andare a trovare don Mario Cuccarolo che, con l’ordine dei camilliani, dal ‘92, dirige un ospedale costruito dalla Caritas Italiana per volontà di S. Giovanni Paolo II, dopo il terribile terremoto subito dall’Armenia il 7 dicembre 1988 con 100.000 vittime e centinaia di migliaia di persone senza tetto; il secondo motivo è stato il desiderio di conoscere meglio questo popolo e la sua cultura nell’anniversario dei 100 anni dal genocidio. Andiamo con ordine: l’Armenia si trova nel Caucaso meridionale tra il Mar Nero e il Mar Caspio, per capirci a Nord-est della Turchia, fra Georgia, Azerbaijan e Siria. Racconta una leggenda che, dopo aver creato il mondo, il Signore volle fare un regalo speciale a ciascuna terra. A chi regalò un bellissimo e azzurro mare, a chi laghi di cristallo… alla fine mentre stava per andarsi a riposare gli si presentò dinanzi l’Armenia che disse: “Signore, mi hai dimenticata. Che cosa mi regali?”. Al Signore non rimaneva più nulla se non un pugno di sassolini… Egli allora disse: “Ecco ti regalo questi sassolini” e così l’Armenia divenne il paese più sassoso del mondo! I suoi abitanti ne hanno fatto buon uso per costruire case, chiese e palazzi, facendola diventare il paese dalle “pietre parlanti”. Siamo stati subito conquistati dal verde degli immensi altipiani, l’altitudine media infatti è di 2000 m e abbiamo avuto la fortuna di vedere le aquile reali che abitano questi scoscesi pendii. Solo il 3% del territorio è inferiore ai 650 m di altitudine, dove si trova la capitale Yerevan, una ricca e moderna città che ha oltre un milione di abitanti (un terzo del totale). Pensate che è stata fondata nel 782 a. C. addirittura prima di Roma! Abbiamo soggiornato qui in un hotel con piscina (peccato che non avevo portato il costume visti i 40° costanti, mentre don Giuseppe qualche bagnetto se lo è fatto…). Abbiamo visitato il museo dei manoscritti dove vi sono contenuti 18.000 esemplari di vari argomenti della cultura antica di cui 14.000 in armeno. Gli Armeni hanno l’alfabeto più completo del mondo con 36 lettere corrispondenti a tutti i suoni della loro lingua. Nel museo della storia abbiamo potuto ammirare enormi tappeti fatti a mano dove ogni figura simboleggiava un grande significato spirituale. Vi erano perfino due carri antichissimi e la scarpa più antica risalente al 5000 a.C. trovata in una grotta adiacente ad un fiume usata come cantina. Sì, cantina perché, guarda caso, qui riescono a coltivare le viti ad altitudini superiori alle nostre producendo un buon rosso secco o semidolce, un bianco secco, e un vino di melograno e amarena. Si dà il caso che in Genesi 9,20 c’è scritto che Noè fu il primo a piantare una vigna e un giorno si ubriacò. Tempio di Garni Pagina 4 di Monica Scapin Recenti studi dell’università di Milano che hanno fatto ricerche sul DNA delle nostre viti, dimostrano che la madre delle viti provenga proprio dai piedi del Monte Ararat, monte dove si fermò l’Arca di Noè. L’Ararat è il monte sacro agli armeni, nessuno vi sale, proprio per il reverenziale rispetto; esso è alto 5000 m e sui 4000 sono stati ritrovati i resti di un’antica arca che sopravvisse ad una immensa alluvione della mezzaluna fertile. L’Ararat è il grande ispiratore di canti, poesie e preghiere… il punto d’incontro tra il popolo armeno e Dio. Segno della grandezza dell’antica Armenia, sì perché quella attuale è solo il 10% di quella di un tempo. Il monte Ararat ora si trova sotto il confine turco e si può ammirare solo dalla pianura sottostante. Struggenti melodie abbiamo ascoltato che esprimono amore e nostalgia espresse da un singolare flauto dal nome “duduc” fatto con legno di albicocco divenuto patrimonio dell’umanità. Oltre alle dolci albicocche, un altro frutto diffusissimo è il melograno, del quale, ad ogni ambiente visitato, vi erano venditori che proponevano collane, e manufatti lignei. Secondo una leggenda, il melograno contiene 365 chicchi al suo interno, pari ai giorni dell’anno ed è pertanto ritenuto il frutto della vita, un buon auspicio da regalare per augurare abbondanza di anni. Sempre legato ai simboli della vita abbiamo visto anche il paese delle cicogne dove su ogni palo del telefono vi sono i loro maestosi nidi. Non ho ancora parlato dei numerosi monasteri che abbiamo visitato (circa una ventina) ma qui si aprirebbe un immenso capitolo, dove ogni pietra è studiata per grandezza, forma e aspetto, centimetro per centimetro. L’altezza, la larghezza e persino il numero delle finestre hanno un significato simbolico ben preciso. Le loro chiese non hanno banchi o sedie e si partecipa in piedi, mentre l’altare è rialzato più di un metro da terra poiché il tempio è quel luogo sacro che collega la terra al cielo. Non usano esporre crocifissi ne statue ma icone e quadri, specie del battesimo di Gesù sopra il fonte battesimale. Gli armeni amano fare memoria della risurrezione scolpendo una particolare croce che non è simbolo di morte, ma di vita! Dai piedi del legno verticale zampilla acqua e nuovi rami di vite prendono forma, ricordando ciò che disse Gesù: “Io sono la Vite, voi i tralci…” (foto in alto a sinistra). Questo popolo è molto religioso e attaccato alle tradizioni, tutta la vita è impostata sul ritmo delle ricorrenze cristiane. In Armenia non vi sono infatti stranieri di altre religioni. Questo paese è il primo che ha accolto la fede cristiana ascoltando il Vangelo testimoniato dagli apostoli S.Bartolomeo e S. Giuda Taddeo. Il loro re nel 301 d.C. si convertì con tutta la famiglia grazie a S. Gregorio l’illuminatore, dichiarando il cristianesimo religione dell’Armenia, anche qui anticipando l’impero Romano. L’Armenia è l’unica nazione cristiana in mezzo a paesi musulmani e per questo da molto fastidio, anche per il fatto che questo popolo è ricco di scaltri commercianti sempre vissuti in mezzo alla via della seta, a metà strada tra la Cina e l’occidente. Nonostante abbiano un passato illustre e invidiabile la popolazione vive nella miseria basando la propria condizione sui frutti della terra e dell’artigianato manifatturiero. Molte volte anziane signore ci proponevano guanti, berretti, presine, tovaglie fatte con le loro mani, oltre che marmellate, verdure sott’olio e frutta essiccata da gustare a casa. Una nota di menzione la merita il loro pane: finissimo più di una pizza, dalle dimensioni 60x80cm, per certi versi simile al pane carasau della Sardegna, ma lasciato morbido, con Pagina 5 cui accompagnano antipasti, verdure e usato come fagottino per contenere lo spezzatino… è il loro pane nazionale, usato anche nella S. Messa. Molte altre cose si potrebbero ancora dire specialmente sul genocidio e sul periodo sovietico di questo paese, ma lascio alla vostra curiosità approfondire questi temi, sofferenze di un popolo che, aggrappandosi ad una forte identità nazional -religiosa, ha saputo affrontare problemi enormi e piano piano sta giungendo ad un bel riscatto. Per ottobre, il mese missionario, radio Oreb proporrà un DVD documentario sull’ospedale del Cartiglianese P. Mario Cuccarollo per raccogliere fondi a loro favore e per dicembre il diario del nostro Viaggio che magari si potrà condividere proiettandolo in una serata al teatro. E’ stata una bella esperienza della quale serberemo un grande ricordo. N.B. per chi volesse fare un bel pellegrinaggio, l’ufficio pellegrinaggi diocesano è ricchissimo di proposte vicine e lontane. E ’ trascorsa un’altra estate all’insegna dei Campi scuola Parrocchiali proposti dalla nostra parrocchia e l’esito è stato positivo soprattutto grazie alla presenza numerosa dei ragazzi che vi hanno partecipato, i veri protagonisti. Ma non dimentichiamo come sempre il generoso servizio dei Capi Campo con il loro staff di animatori e l’impegno speciale di cuochi e collaboratori che hanno permesso la buona riuscita di queste esperienze uniche di vita, di fede e di crescita. 1° TURNO: “ALL’AVVENTURA CON PETER PAN” Sabato 27 giugno 38 bambini, 8 animatori e Suor Anna Bertilla sono pronti per partire .... valigie alla mano e via, si salpa verso Passo Cere- da per una nuova avventura!! Una storia ed un’ambientazione ci accompagnano per questa settimana: “Peter Pan”. In compagnia di questo fantastico amico, l'equipaggio ha scoperto il tesoro di alcuni valori, imparando ad amare l'altro, ma ancora prima rispettando ed amando noi stessi; mettendo la nostra fiducia nelle sue mani, ci lasciamo guidare completamente alla cieca. La settimana è volata tra scenette, attività e giochi che ci hanno fatto crescere come persone e ci hanno insegnato ad apprezzare davvero le cose che ci circondano. 2° TURNO: “LA CREAZIONE” Il campo-scuola dei ragazzi di 1^ e 2^ media ha proposto come tema “la Creazione”. Traendo spunto dal libro della Genesi, si è pensato di dividere il racconto in base ai vari momenti che biblicamente hanno dato origine alla vita sulla Terra: I° tema: “La luce e le tenebre” trattando “il bene e il male”; II° tema: “Firmamento/ tenebre e mari” trattando “scopro i miei Doni”; III° tema: “Natura” trattando “la Vita Nuova”; IV° tema: “il sole e la luna” trattando “Le risorse energetiche oggi”; V° tema “L’uomo e gli esseri viventi” trattando “Rapporto uomo e natura”. L’esperienza è stata veramente entusiasmante: un bel gruppo di ragazzi pronti a vivere una settimana intensa con entusiasmo e gioia, pronti a stare assieme divertendoPagina 6 Il tutto tra le montagne, ormai amiche, di Passo Cereda, in un paesaggio da sogno che abbiamo imparato ad amare e rispettare. Ringraziamo i genitori che hanno creduto in questo campeggio parrocchiale come momento di crescita per i loro figli ma soprattutto vogliamo ringraziare i bambini che vi hanno partecipato perché con i loro sorrisi e la loro vivacità hanno reso unico questo campo. Pagina 8 disegni e dialoghi a cura di Martina Magrin si, imparando e scoprendo cose nuove. Questo è stato possibile grazie alla presenza di uno staff di animatori che con entusiasmo e voglia di mettersi in gioco hanno preparato, ancor prima di salire a Passo Cereda, tutte le attività da proporre giorno per giorno cercando di trasmettere ai ragazzi argomenti e sen- 3° TURNO: Da alcuni anni la nostra Parrocchia propone un campo estivo riservato esclusivamente ai ragazzi cresimandi di terza media. Questa idea è stata pensata principalmente perché, a questa età, i ragazzi stanno attraversando un periodo di cambiamenti profondi, sia in ambito scolastico, personale e dal punto di vista delle fede. Per questo il campeggio vuole essere una sorta di “ponte” con lo scopo di accompagnarli verso quello che sarà il gruppo giovanissimi che li accoglierà con l'inizio delle attività a settembre; i frutti di questo campo, si vedono concretamente in un rigoglioso incremento dei giovanissimi nella nostra comunità. Il cammino verso la maturità come uomini e cristiani non si ferma! Quest'anno il tema del campo è stato incentrato sui diversi stili di vita che la società odierna offre a queste nuove generazioni. Accompagnati dalla trama del film “Into the wild” i ragazzi hanno avuto la possibilità di affrontare argomenti diversi come le convenzioni sociali che spesso caratterizzano la nostra vita, l'importanza del rispettare o meno le regole imposte, l'amore analizzato sotto diversi punti di vista, i legami con la famiglia e gli sazioni da per poter vivere e mettere poi in atto nella vita quotidiana. Le giornate sono trascorse tra momenti di attività al mattino e giochi tutti assieme al pomeriggio in un’atmosfera allegra e conviviale. Non sono mancati durante la giornata i momenti di preghiera e di riflessione sulle tematiche svolte, “NUOVI d’oggi non devono perdere. Sono occasioni sempre più rare per condividere con i coetanei argomenti di vita, attraverso la preghiera, l’amicizia e lo stare assieme. Tutto questo, un giorno, lo ritroveranno nel loro zaino, pronti per affrontare con grinta il cammino tortuoso della vita. STILI DI VITA” amici ed infine, hanno ascoltato e discusso su stili di vita di persone che hanno fatto scelte diverse da quelle abituali. La cosa più bella e stimolante del campeggio però, è proprio il fatto che sono i ragazzi stessi a costruirli: noi animatori gettiamo le basi di argomenti sul quale vorremmo che i ragazzi riflettessero, ma molto spesso ci troviamo davanti al fatto che sono loro a creare nuovi argomenti sul quale discutere con le loro domande, i loro dubbi e le loro convinzioni. 4° questo per mettere in evidenza la quotidianità delle cose. La bellezza del paesaggio poi ha permesso di vivere a stretto contatto con la natura i sette giorni a disposizione apprezzando i profumi dei boschi, il cielo stellato, il silenzio e la calma della montagna. Pensiamo che queste siano esperienze che i giovani TURNO: Ogni giornata del campo prevedeva di trattare una possibile differenza “palpabile” all’interno del contesto sociale attuale, ci siamo poi appoggiati al film “L’onda” per dare seguito al campo. Diventa quindi uno scoprirsi a vicenda, nel quale non è solo il ragazzo a crescere e cambiare, ma anche noi animatori impariamo dal loro modo di pensare e di vedere la vita che, sicuramente è più semplice, ma spesso molto sorprendente. “DIVERSITA’” In una maglietta bianca veniva impressa giorno per giorno una parola o una frase “chiave” atta a riassumere il vissuto della giornata appena trascorsa. Nei giorni di permanenza a Passo Cereda abbiamo Pagina 8 trattato le varie diversità, a partire dalla prima vera differenza quella di sesso, attraverso una testimonianza concreta sull’esperienza di vita coniugale delle due coppie di cuochi. Il lunedì si è trattato il tema della disabilità, o meglio della diversa abilità. L’idea era quella di ricavare da tutta una serie di materiale di scarto (tappi, bottiglie di plastica, spaghi, cartoncini, etc.) il proprio “capolavoro”, un qualcosa che potesse mostrare agli altri la propria abilità. Il martedì si è svolta la camminata al “Velo della Madonna”, che si è dimostrata motivo di ulteriore coesione tra i partecipanti. Un’altra diversità è stata quella etnica. I ragazzi hanno conosciuto alcuni amici provenienti dall’Africa ospiti presso una comunità della diocesi di Vicenza. L’incontro della mattina si è dimostrato molto positivo e ciascuno dei “nuovi arrivati” ha raccontato un po’ della sua esperienza di vita e del suo viaggio. Proprio per calarci maggiormente nella cultura africana, il pranzo è stato predisposto a gruppi e a ciascun gruppo veniva data una caraffa d’acqua e due recipienti contenenti spezzatino e polenta. Il tutto si è consumato senza utilizzare bicchieri o posate. La diversità proposta il giovedì è stata quella di pensiero. Durante la mattinata si è svolta l’attività di deserto al fine di scavare un po’ più a fondo nel proprio io, e conoscere la possibilità, come ci insegna Gesù, di vedere e agire nei confronti del prossimo non sempre secondo le regole della società ma con gli occhi di Dio, volti sempre verso coloro che hanno più di bisogno. Nel pomeriggio ciascuno ha cercato di riflettere su una di queste semplici domande: sono felice?, sono libero?, credo? e nel gruppo ognuno ha espresso il suo pensiero. Il venerdì si è trattata la differenza religiosa e con tale tematica ogni gruppo ha conosciuto, attraverso un breve filmato, alcuni aspetti della religione affidatagli: cristianesimo, ebraismo, buddhismo e Islamismo. Per ciascuna religione ogni gruppo ha indicato un simbolo che la rappresentasse. Nel pomeriggio a conclusione dell’esperienza si è svolta una messa di ringraziamento. GR.EST. 2015: BUONO DA LECCARSI I BAFFI! di Sonia Galdeman C he dire? Anche quest'anno ce l'abbiamo fatta, e, come al solito, devo ringraziare un sacco di persone! In primis Andrea, il mio “tato” di cinque mesi, che mi ha accompagnato in questo gruppo estivo, attirando l'attenzione e le coccole di tutti i presenti, curioso e speranzoso di assaggiare la marmellata, ingrediente dei nostri cornetti; le animatrici e gli aiuto animatori che mi hanno aiutata nella gestione dei gruppi; Don Giuseppe e il Noi Associazione che ci hanno messo a disposizione l'ex bar del patronato, locale adatto ed accogliente, ed infine le mamme e i ragazzi che hanno accolto con molto entusiasmo l'invito al Gr.est. Come ogni anno la mattina cucinavamo ed impastavamo, mentre il pomeriggio ritagliavamo e incollavamo, realizzando splendidi lavoretti di cartonaggio. Con questa esperienza i ragazzi hanno avuto modo di chiacchierare e confrontarsi, riscoprendo il bello dello stare insieme con poco e la soddisfa- zione di portare a casa, qualcosa confezionato interamente da loro. Tra le realizzazioni di cucina mi vengono subito in mente la pizza, le rose di pasta frolla, le girandole bicolore (che mi hanno detto esser state un po' dure), i coniglietti al cocco, il salame di cioccolato, le palline al cioccolato e i cornetti ripieni. Abbiamo combinato anche qualche pasticcio, tipo far cadere sul pavimento le uova o quantità industriali di farina e marmellata o, meglio ancora, di impasto che ben si appiccicava sulle piastrelle e sotto le suole delle scarpe! Anche se abbiamo impiegato molto tempo per fare le pulizie finali siamo stati ripagati dai volti felici dei ragazzi che all'uscita dell’appuntamento quotidiano Pagina 9 mostravano con entusiasmo ai genitori la loro creazione, mentre raccontavano dettagli tecnici sulla preparazione. Gli stessi visi che venerdì sera, durante la piccola festicciola conclusiva con proiezione del filmato riassuntivo delle attività, ridevano a crepapelle. Anche la gita di sabato 8 agosto, in una splendida giornata di sole, si è rivelata un successone: la meta, raggiungibile in un'oretta, è stata l'Acquaestate di Noale. Uno splendido parco acquatico con numerosi scivoli, piscine coperte e scoperte e attrazioni spruzza-acqua per i più piccoli. Mentre i ragazzi si sono scatenati, i genitori presenti si sono rilassati, se non trascinati a forza dai loro figli in acqua, ma tutti hanno passato una giornata senz'altro divertente e diversa dalle solite. Che dire ragazzi… l'avventura continua: se Andrea me lo permette, ma penso di si visto che è divertito un sacco, ci vediamo a dicembre, per un nuovo appuntamento con il Gr.inver… A prestoooo!! GRUPPO GIOVANI: RIFLESSIONI SULLA PREGHIERA di Manuel Loreni Q uando si parla di preghiera, soprattutto in ambito giovanile, la tentazione più grande è quella di considerarla una cosa noiosa, da vecchi e profondamente inutile. A che cosa serve pregare? Perché “dobbiamo” pregare? E soprattutto perché ci viene chiesto costantemente, da un sacco di persone soprattutto in difficoltà, di pregare per loro? Queste – ed altre simili – sono state le domande che come gruppo giovani ed animatori ci hanno spinto a camminare insieme, nell’anno che abbiamo trascorso, con il desiderio di scoprire il gusto e il senso di un tempo, come quello della preghiera, dove si è costretti a fermarsi, a rimanere un poco in silenzio, a lasciarsi stupire da quel Dio che ci viene incontro. Un tempo dove non si produce: in nessuna fabbrica si riserva un quarto d’ora per la preghiera; e giustamente, almeno per due motivi. Il primo: la preghiera non risponde all’ordine dell’economico; non ragiona “come la macchinetta del caffè: se io ti do 30 centesimi tu mi dai il cappuccino”. La preghiera non produce. Essa appartiene al regno del Dono, dello spreco, dell’in-utile, del gratuito. È un tempo che non fa cambiare il mondo attorno a noi, ma ci fa cambiare il nostro modo di stare nel mondo, non più sempre indaffarati e affrettati, ma consapevoli delle ricchezze e delle ferite che stiamo vivendo. E, soprattutto, ci ricorda che in questo mondo non siamo soli. Abbiamo un fratello e una sorella per cui pregare, che ci chiede di pregare, e abbiamo un Dio a cui rivolgerci. Un Dio che ascolta … anche quando non ci esaudisce. Cito a memoria una frase del teologo protestante D. Bonhoeffer: “Dio non esaudisce tutte le nostre preghiere; è fedele alle sue promesse”. E credo che sia profondamente vero. Il secondo motivo per cui nelle nostre fabbriche non si riserva un tempo per la preghiera è che la preghiera non ha un tempo. Provo a spiegarmi: tante volte siamo convinti che per pregare serva prima di tutto silenzio, essere in pace col mondo, essere ben concentrati, ecc … per cui siamo costretti a concludere: “Facile per voi preti, … ma la vita in famiglia è un'altra cosa!”. No, non credo. La preghiera non è un’altra cosa dalla vita, dalla frenesia e dagli impegni quotidiani. Guai a me se fosse così: vuol dire che ogni incontro, ogni riunione, ogni singolo lavoro, anche questo articolo sono … vuoti! La preghiera è la vita che sale come incenso davanti a Dio. È ciò che Paolo scriveva ai Romani dicendo: “offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spiritual” (Rm 12,1). Quindi non c’è un tempo in cui si prega e un tempo in cui non si prega: certo, ci saranno dei momenti in cui ci si ferma e si ascolta la Parola, si celebra l’Eucaristia … ma guai a noi pensare che preghiera sia solo questo! E quando assisto la nonna inferma? Quando cucino per mio marito? Quando metto tutto quello che sono nel mio lavoro, per assicurare una vita buona alla mia famiglia, non è forse preghiera? Abbiamo bisogno di imparare a pregare. Lo chiedevano i dodici a Gesù, e noi, talvolta, abbiamo la presunzione di “fare da soli”, tanto basta un’Ave Maria ogni tanto. Pagina 10 Da giovane che parla a degli adulti, non credo possa bastare. Che cos’è, alla fine, la nostra vita cristiana, se non il continuo sforzo di imparare a pregare? Mi fermo qui, anche se ci sarebbe molto altro da dire. Dal canto nostro, come giovani, abbiamo scoperto che si può pregare con la musica, con il corpo, nella liturgia, nella sofferenza… che ci sono persone che dedicano tutta la vita alla preghiera per il mondo, nei monasteri. Nostri maestri sono stati uomini e donne di fede e il libro dei Salmi, la scuola di preghiera contenuta nella Bibbia. Ora, per noi, è tempo di ripartire, è tempo di un nuovo cammino, è tempo di continuare a crescere nella fede. Se vuoi, puoi unirti a noi.. Ti aspettiamo il martedì sera, una volta al mese, per camminare insieme. REDAZIONE Coordinatore di redazione: Isabella Ballaustra Articolisti e collaboratori: Manuel, Massimiliano, Luisa, Monica, Don Giuseppe, animatori del I°, II°, III° e IV° turno, Sonia, Marianna, Giuseppe e tutta la Comunità. Illustrazioni e vignette Martina Magrin Impaginazione e grafica: Pierandrea Giaretta Stampa: Parrocchia San Lorenzo in San Pietro in Gù (PD) Tiratura: 400 copie Pubblicazione gratuita, disponibile anche nel sito internet della Parrocchia al link : http://parrocchiasanpietroingu.it/ joomla/ VIVIAMO IN POSITIVO: V.I.P. ANCHE A S. PIETRO IN GÙ di Marianna Campagnolo L unedì 31 agosto, in occasione della sagra paesana, una dozzina di clown colorati, buffi e con dei nomi strampalati hanno animato una serata di festa per la gioia di grandi e piccini. Si tratta di giovani volontari dell’associazione V.I.P.: (Viviamo In Positivo Onlus) che da più di dieci anni si occupa di portare il sorriso negli ospedali, nelle case di riposo, in carcere e in tutte le situazioni di disagio, tramite la più piccola delle maschere esistenti: un naso rosso. Questo naso, insieme al nostro camice/divisa, ci accompagna in tutte le nostre attività: dal servizio in ospedale, all’evento "Hey, tu! Hai midollo?", la giornata nata dalla collaborazione di V.I.P. Italia con A.D.M.O. per sensibilizzare la donazione del midollo osseo. L’associazione opera in ambito nazionale e perfino all’estero e ogni anno la federazione organizza alcune missioni con l’intento di contagiare la gente del luogo con i nostri motti, che sono "vivere in positivo" e "uniti per crescere insieme", tramite attività, giochi, spettacoli con gag e micromagia. Quest'anno i clown hanno portato la loro allegria in Moldavia, presso alcuni centri di accoglienza per bambini con forte disagio familiare, con handicap, o ragazze madri allontanate dalla famiglia, in Romania presso un carcere minorile, un carcere di massima sicurezza per donne e un centro educativo esclusivo e a fine novembre in Cambogia. Murales realizzato alla Bosco Bakery School in Cambogia assieme ai clown in missione lo scorso anno Proprio per quest’ultima missione è stata organizzata la serata di raccolta fondi che si è tenuta lunedì 31 agosto dove sono stati allestiti una piccola, ma interessante, mostra fotografica con le immagini scattate durante la missione svolta nel 2014 ed uno stand dove venivano distribuiti alcuni gadget; infine i clown hanno regalato palloncini ai più piccoli, con lo scopo di raccogliere fondi da poter donare agli istituti che incontreremo durante la nostra esperienza e per la costruzione di una casa famiglia per i bambini del passato di ricchezza e splendore. Ora la Cambogia si sta risollevando grazie al turismo anche se, tutt’ora, gran parte della popolazione viene occupata nel lavoro nei campi. Con questo progetto noi clown ci impegniamo a portare il nostro "vivere in positivo" in queste realtà tanto diverse dalla nostra, ma che sono accomunate da un unico bisogno: l'amore e l’aiuto verso il prossimo: solo così potremmo essere uniti per crescere insieme! Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato nella realizzazione di questa Lo stand allestito durante la festa paesana a S.P.I.G. posto. La missione partirà il 28 novembre e si concluderà il 12 dicembre: durante questo periodo avremo il piacere di giocare con i bambini della scuola Bosco Bakery School di Siem Reap e dei villaggi nella periferia di Phnom Penh per cercare di infondere in loro la fiducia nel prossimo. Questi bimbi, infatti, stanno vivendo in un contesto non facile: il paese ha da pochi anni superato le situazioni di sofferenza e morte instaurate dal regime di Pol Pot e dal genocidio praticato dai khmer rossi che hanno riportato il paese all’anno zero, dopo un Pagina 11 serata, in particolar modo alla Pro Loco Guadense che ci ha dato la possibilità di farci conoscere. Grazie a tutti voi che avete creduto nel nostro progetto e ci avete sostenuto! A gennaio vi racconteremo la nostra esperienza. Un forte abbraccio da parte di tutti i clown della missione Cambogia: Doremi - Vip Bergamo Badoche - Vip Torino Boby - Vip Siena Briccciola - Vip Siena Frogghi - Vip Cittadella Miqui - Vip Asti Sisimó - Vip Parma Spanky - Vip Senigallia Taipei - Vip Arzi Tecia - Vip Cittadella FESTA DELLE ASSOCIAZIONI: VOLONTARI PROTAGONISTI PER UN GIORNO di Giuseppe Morselli D omenica 20 Settembre, nel parco giochi, si è svolta la II^ Festa delle associazioni, una giornata che la Pro Loco ha voluto fortemente per un incontro conviviale con tutti i volontari che operano nel nostro paese e che mettono a disposizione il loro tempo libero per il bene comune, il che non è sempre facile. Un grazie a tutti i partecipanti: al gruppo Scout che ha montato tende sotto le piante e griglie con foto delle loro attività; alla Fides calcio che con l’occasione ha improvvisato un campetto da calcio per fare giocare i giovanissimi e che ha preparato un gazebo esponendo varie foto con le coppe vinte; ai Pescatori che sono intervenuti con vari attrezzi di pesca, alcuni anche antichi e con bellissime foto; ai Bocciofili che hanno improvvisato un campo da gioco portando anche loro varie foto dei tornei fatti; al gruppo della Pallavolo che ha costruito un cam- petto per fare partite con i ragazzi. E ancora all’Avis e all’Aido che con l’aiuto della Croce Rossa di Fontaniva SOS hanno mostrato le loro iniziative; alla Caritas che ha partecipato con un banchetto dove si vendevano dolci fatti in casa e il cui ricavato andrà per opere di bene; stessa cosa per il Gruppo della speranza, sempre attiva per queste cose; al gruppo del Campeggio alternativo, che come l’anno scorso ha cucinato la porchetta allo spiedo; al Coro S. Anna che quest’anno, pur essendo molto impegnato, non è mancato all’appuntamento e ci ha intrattenuto con le sue canzoni a fine del pranzo. Noi della Pro Loco siamo soddisfatti di questa bella giornata e di questa iniziativa e speriamo che lo scopo dello stare insieme e conoscerci serva anche per poter collaborare di più. Per la comunità tutti questi gruppi sono una ricchezza e non dobbiamo dimenticarlo... Ancora a tutti un grande grazie. L’angolo dei piccoli CONIGLIO ELEFANTI GALLO OCA PAPPAGALLO SCOIATTOLI TARTARUGA UCCELLINO SCOIATTOLO AGNELLO APE ASINO BISONTE CAMMELLO COCCINELLA