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LE NUOVE MOBILITÀ IN EUROPA
IL SISTEMA ACLI NELL’EUROPA CHE CAMBIA
P. Giovanni Graziano Tassello,
Centro Studi e Ricerche per l'Emigrazione (CSERPE)
Entità e tipologie della nuova emigrazione
italiana in Svizzera ed Europa
Le definizioni
Sono molti gli studi e le ricerche sui cosiddetti "cervelli in fuga", oppure
sulla "nuova emigrazione", Ci si chiede se si tratti di un fenomeno
temporaneo o di un trend di lunga durata. Anche la terminologia per
indicare le persone coinvolte da queste nuove forme di mobilità è
variegata: nomadi globali, vite transnazionali, cervelli in fuga, emigrati...
Zygmunt Bauman intitola un suo saggio: "From pilgrim to tourist - or a
short history of identity"1, da pellegrino a turista - o una breve storia
dell'identità.
Oltre ai termini, non vi è chiarezza per ciò che concerne i numeri.
Abbiamo, infatti, a disposizione i dati dell'Anagrafe degli Italiani Residenti
all'Estero (AIRE), che indicano 94.126 espatri nel 2013, con un aumento
del 19,2% rispetto al 2012. Secondo i dati AIRE, a livello di provenienza
regionale, resta ampiamente primatista la Lombardia, con 16.418 espatri
(+24,7% sul 2012), seguita dal Veneto (8.743 emigrati).
La vera sorpresa è però il Lazio, che in un solo anno sale di due posizioni
e scalza la Sicilia dal terzo posto: 8.211 gli emigranti laziali, con un
incremento del 37,9%.
Ma le cifre fornite sono sottostimate, non comprendendo chi non si
iscrive ufficialmente all'AIRE: circa un italiano su due. Dunque,
probabilmente il numero di coloro che hanno lasciato l'Italia nel 2013
raggiunge quota 188 mila. Molti, infatti, partono senza sapere se
effettivamente si tratterranno a lungo all'estero, altri non si recano
definitivamente in un posto, ma compiono un percorso in diversi paesi,
alla ricerca di lavoro e di sistemazione.
In ogni caso è evidente che a causa della crisi in Italia cresce
l'emigrazione di italiani e stranieri, mentre diminuisce l'immigrazione,
principalmente da parte degli stranieri. Il quadro emerge dal Rapporto
dell'ISTAT "Migrazioni internazionali e interne della popolazione
residente"2 relativo al 2012. Nel 2012 sono immigrate in Italia 351 mila
persone, 35 mila in meno rispetto all’anno precedente (-9,1%).
Il calo delle iscrizioni dall’estero è dovuto in larga parte al numero di
ingressi dei cittadini stranieri, che scende da 354 mila nel 2011 a 321 mila
nel 2012. Nello stesso anno, si osserva anche una contrazione delle
iscrizioni dall’estero dei cittadini italiani (da 31 mila a 29 mila unità). Nel
2012 si contano 106 mila cancellazioni per l’estero, con un incremento di
24 mila unità rispetto all’anno precedente.
L’aumento delle emigrazioni è dovuto principalmente ai cittadini italiani,
per i quali le cancellazioni passano da 50 mila nel 2011 a 68 mila unità
nel 2012 (+36%). In aumento anche le cancellazioni di cittadini stranieri
residenti, da 32 mila a 38 mila unità (+18%). Le principali mete di
destinazione per gli italiani sono la Germania, la Svizzera, il Regno Unito e
la Francia che, nel loro insieme, accolgono quasi la metà dei flussi in
uscita.
1 In S. Hall and P. du Gay (Eds.), Questions of cultural identity, Sage, London 2012, 18-36.
2 ISTAT, Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente. Anno 2012, Report 27 gennaio 2014.
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LE NUOVE MOBILITÀ IN EUROPA
IL SISTEMA ACLI NELL’EUROPA CHE CAMBIA
Le migrazioni da e per l’estero di cittadini italiani con più di 24 anni di età
(pari a 21 mila iscrizioni e 53 mila cancellazioni) riguardano per oltre un
quarto del totale individui in possesso di laurea.
Le principali mete di destinazione dei laureati sono la Germania (1.900
individui), il Regno Unito (1.800), la Svizzera (1.700) e la Francia (1.300). Al
di fuori dell'Europa, i laureati italiani vanno soprattutto negli Stati Uniti
(1.100 emigrati) e in Brasile (700).
L'emigrazione di giovani
Nell'era della globalizzazione per alcuni tipi di professioni è divenuto
normale, quasi obbligatorio, spostarsi da un paese all'altro. Piuttosto ci si
dovrebbe interrogare su quale esperienza di scambio culturale vivono
effettivamente queste persone ed in particolare i giovani.
È significativo che da molte piccole città e paesi del meridione siano
ripartiti molti giovani seguendo le antiche catene migratorie costituite da
conoscenti o parenti già emigrati nei decenni
passati. Ma allo stesso tempo, è altrettanto
significativo che tra le regioni più interessate dai
nuovi flussi, siano sempre più quelle del Centro-Nord
Italia.
Tra i giovani sono soprattutto i laureati che, spesso
anche tramite programmi di studio o stage, tentano
la fortuna in paesi in cui stipendi e condizioni
contrattuali sono migliori di quello che gli viene
offerto in patria. Non sempre però le attese e i
progetti che spingono i giovani a migrare si
concretizzano in effettive storie di successo. Anzi, i
giovani italiani, come anche molti altri giovani
provenienti dagli altri paesi del sud Europa in crisi, si
ritrovano spesso a dover accettare lavori non
qualificati, sottopagati e lontani dai loro percorsi
formativi
La "nuova" immigrazione italiana in Svizzera: una realtà da
conoscere
I dati statistici dell'immigrazione in Svizzera degli ultimi anni confermano
una percezione che è andata via via crescendo all'interno della
comunità italiana: stiamo assistendo ad un più forte afflusso di italiani
verso la Confederazione Elvetica, in controtendenza rispetto agli ultimi
30 anni.
In base ai dati dell'Ufficio Federale di Statistica risulta che dal 2007 il
saldo migratorio degli italiani in Svizzera è tornato ad essere positivo: era
dal 1974 che ciò non avveniva. Nel 2008 si superano per la prima volta i
10 mila arrivi, mentre negli anni precedenti erano stati 5-6 mila.
Anno
2007
2008
2009
2010
2011
2012
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arrivi
8.540
10.025
8.668
10.226
10.040
12.800
partenze
6.327
5.032
5.193
6.239
5.266
5.500
LE NUOVE MOBILITÀ IN EUROPA
IL SISTEMA ACLI NELL’EUROPA CHE CAMBIA
(Fonte: Ufficio Federale della Statistica)
Questo fenomeno pone delle nuove sfide alle associazioni, ai patronati,
alle missioni cattoliche italiane e a tutte quelle strutture che da tempo
avevano adattato le proprie attività alle esigenze di una comunità
immigrata ormai stabile e sempre più integrata nel tessuto svizzero. La
nuova immigrazione, tuttavia, risulta essere molto diversa rispetto a
quella degli anni '60 e '70. Pertanto urge una maggiore conoscenza del
profilo delle persone coinvolte da questo fenomeno, in parte legato alla
mobilità di alcune categorie (ricercatori, specialisti, studenti, dottorandi)
in un contesto di globalizzazione e in parte dovuto all'attuale crisi
economica e sociale che colpisce attualmente l'Italia.
Una ricerca recente a Basilea
Il CSERPE, in collaborazione con la Parrocchia di Lingua Italiana San Pio
X, ha svolto nel 2013 un'inchiesta tra i 1.528 italiani arrivati a Basilea-Città
dal 2002 al 2012 e ancora residenti nel cantone, somministrando un
questionario contenente 66 domande. Se si considera l'età, la fascia più
rappresentata è quella compresa tra i 30 e i 39 anni (525 persone),
seguita da quella tra i 20 i 29 anni (318) e da quella tra i 40 e i 49 anni
(306). 696 sono nubili/celibi (52,61%), 548 sono sposati (41,42%), 79 sono
vedovi o separati (5,97%).
Sono state intervistate 113 persone e ne è seguita l'analisi dei numerosi
dati raccolti che riguardano tra l'altro il profilo demografico, famigliare e
professionale, le conoscenze linguistiche, le regioni italiane di
provenienza, i titoli di studio, i motivi dell'immigrazione in Svizzera, il grado
di integrazione, l'associazionismo, l'impegno nel volontariato, i media
utilizzati, i progetti migratori futuri. Una sezione del questionario è
dedicata anche all'appartenenza e alla pratica religiosa prima e dopo il
trasferimento a Basilea e dà interessanti indicazioni riguardo al tipo di
inserimento nelle strutture pastorali.
Dalle risposte al questionario si evince che il 78,10% degli intervistati
attualmente lavora, il 16% è composto da studenti, dottorandi e stagisti,
il 9,43% cerca un impiego. L'85,71% è soddisfatto dell'attività che sta
svolgendo, ma alla domanda "Si sente gratificato/a sul piano del grado
di inserimento sociale raggiunto?" solo il 67,62% risponde con "molto" o
"abbastanza". L'impatto con la nuova lingua e la difficoltà ad allacciare
relazioni sociali sono i problemi più sentiti dagli intervistati.
Il 59,29% ha affermato di non parlare e di non capire il dialetto basilese,
mentre per quanto concerne il tedesco il 48,67% giudica la propria
conoscenza di questa lingua ottima o sufficiente, il 38,05% mediocre o
pessima e il 13,27% non la conosce.
Alla domanda "Quali lingue utilizza prevalentemente fuori casa?" al
primo posto appare l'italiano, al secondo l'inglese e solo al terzo il
tedesco. Questa grande importanza dell'inglese si spiega con il
particolare profilo professionale di molti degli intervistati: quasi il 23% di
loro sono ricercatori presso l'Università o nelle multinazionali
farmaceutiche della città renana. Come noto, negli ambiti universitari e
scientifici l'utilizzo dell'inglese è ormai molto diffuso anche nelle routine di
lavoro quotidiane.
I dati raccolti finora presentano il quadro di una mobilità soprattutto di
giovani e giovani adulti non accompagnata da forti disagi sociali e
motivata soprattutto dalla ricerca di migliori opportunità di lavoro e di
studio nella città delle multinazionali farmaceutiche. Le persone
intervistate sono portatrici di ampie risorse per quanto riguarda il titolo di
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studio e le esperienze professionali. Tuttavia non mancano situazioni di
disagio sociale. Se si considera, poi, la conoscenza della lingua,
l'impegno nell'associazionismo e nel volontariato e l'utilizzo dei media, si
nota uno scarso ancoraggio alle realtà locali.
Gli intervistati manifestano interesse per il volontariato, che va in
direzione dello sport e dell'impegno caritativo, ma anche verso cultura
ed educazione. La politica, invece, raccoglie scarso interesse. Un grosso
problema per quanto riguarda la possibilità di un impegno di
volontariato è rappresentato dalla mancanza di tempo, soprattutto per
gli impegni di lavoro.
L'inchiesta non ha potuto scattare una fotografia completa delle fasce
più in difficoltà della nuova immigrazione. Per un quadro completo della
"nuova" immigrazione italiana è necessario tenere conto anche del
fenomeno "crisi", che pare abbia cominciato a far sentire il suo peso sui
flussi migratori soprattutto negli ultimi tre anni. Si moltiplicano, più di
recente, le richieste di aiuto per trovare lavoro e alloggio da parte di
singole persone e famiglie. La lingua tedesca rappresenta uno scoglio
difficile da superare.
Verso quale futuro?
Di fronte al fenomeno della ripresa dell'emigrazione italiana, associazioni,
patronati, parrocchie e missioni non possono pensare ad un ritorno al
passato, ad assumere solo un ruolo assistenziale o di ambiente
consolante per chi è lontano da casa.
Questa nuova esperienza migratoria in particolare dei
giovani italiani, se accompagnata, può essere colta anche
come una chance per la loro crescita umana e spirituale,
per una loro apertura a lingue e mondi differenti, ad una
cultura dell'accoglienza e della solidarietà, nella speranza
che "cervelli e cuori" in fuga dall'Italia possano un giorno
contribuire a costruire un'Italia, un'Europa e un mondo
migliori.
Si richiedono, quindi, nuove strutture, anche culturali, in cui
si possa continuare sì a valorizzare la lingua e cultura
italiana, ma riconoscendo soprattutto la sua vocazione al
dialogo con altri mondi linguistico-culturali e alla fraternità:
"Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo,
il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di
questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni
persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di
essa diventa impossibile la costruzione di una società
giusta, di una pace solida e duratura.[...] Il numero sempre
crescente di interconnessioni e di comunicazioni che
avviluppano il nostro pianeta rende più palpabile la
consapevolezza dell’unità e della condivisione di un
comune destino tra le Nazioni della terra. Nei dinamismi
della storia, pur nella diversità delle etnie, delle società e
delle culture, vediamo seminata così la vocazione a
formare una comunità composta da fratelli che si
accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli
altri"3.
3 Papa Francesco, Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale della Pace, 1°
gennaio 2014, n 1.
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