la medicina moderna è figlia della cultura cattolica. nella

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la medicina moderna è figlia della cultura cattolica. nella
LA MEDICINA MODERNA È FIGLIA DELLA CULTURA CATTOLICA. NELLA
SUA STORIA DECINE DI LUMINARI CATTOLICI
«La Chiesa ha un ruolo importante nella storia della medicina. I primi
ospedali sono nati come rifugi dei pellegrini, dei poveri e dei malati
(qualcosa mai esistito prima), seguendo il comando cristiano dell’amore del
prossimo». A dirlo è il dott. José Alberto Palma, laureatosi in Neuroscienze
all’Università di Navarra e attualmente professore di Neurologia presso la
New York University.
Il dott. Palma è anche recente autore del libro Historia negra de la
Medicina (Ciudadela 2016), nel quale ha raccolto i più assurdi, spiacevoli e
terrificanti trattamenti medici applicati nel corso dei secoli dai suoi colleghi
medici. Non mancando, comunque, di produrre un buon testo divulgativo e
storico.
L’inizio della medicina moderna è dovuta alle «scoperte del francese Louis
Pasteur, del tedesco Robert Koch, dell’ungherese Ignaz Semmelweis,
dell’inglese Joseph Lister e dello scozzese Alexander Fleming», ha spiegato
in un’intervista il ricercatore spagnolo. «Fino a quando questi eroi della
medicina non sono entrati nel mondo, era vivamente consigliato di
rimanere ben lontano dai medici». A patto, però, di essere curati in ambienti cattolici. Infatti, ha proseguito, «in questi ospedali o rifugi, gestiti
da ordini religiosi o dalle diocesi, sono state effettuate cure di base. I pazienti sono stati curati da monaci o monache e raramente dai medici,
era un’assistenza abbastanza semplice e, allo stesso tempo, più sicura di quella che ricevono i pazienti nelle mani di ricchi medici famosi».
Ma la storia ha anche visto un’abbondanza di prestigiosi medici cattolici, «i cui risultati sono stati essenziali per il progresso della medicina».
L’elenco è lungo: il gesuita Athanasius Kircher (il primo ad usare un microscopio per indagare le cause delle malattie), padre Kircher (primo a
teorizzare i microorganismi come causa di malattie trasmissibili), il gesuita Christoph Scheiner (primo a dimostrare la formazione
dell’immagine capovolta nella retina dell’occhio), il monaco Gregor Mendel (padre della genetica), Louis Pasteur e Alexander Fleming (le cui
scoperte hanno permesso il trattamento delle malattie infettive). Arrivando a tempi più moderni, il dott. Palma ha citato come esempio il
neuroscienziato cattolico John Eccles (premio Nobel 1963) e l’americano Joseph Murray (premio Nobel 1990).
Per chi volesse approfondire il ruolo della Chiesa nell’invenzione dell’ospedale moderno, può riferirsi agli studi di Giorgio Cosmacini, ritenuto il
maggior storico della medicina italiano, docente di Storia della medicina presso l’Università Vita-Salute San Raffaele e presso l’Università degli
Studi di Milano. Cosmacini è autore di L’Arte lunga. Storia della medicina dall’antichità a oggi (Editori Laterza 2001), in cui si legge che la
medicina araba, lungi dall’aver inventato qualcosa, ha «il principale, se non unico, merito di aver trasmesso la medicina antica e bizantina»
(p.144), ed infatti, ha proseguito lo storico italiano, «bastano le dita di una mano per numerare i maggiori protagonisti della medicina araba»
(p.147).
Il cristianesimo, invece, ha assimilato le conoscenze mediche greche e bizantini, fondando i lebbrosari, ovvero «un aspetto dell’esordio
generale dell’assistenza ospedaliera» (p.113). E ancora: «E’ dal Medioevo non pagano, ma cristiano, che vennero emergendo concetti e valori di
grande rilevanza per la medicina» (p.117), sopratutto per quanto riguarda l’innovativo valore dell’accoglienza, dell’assistenza, dell’ospitalità
(“ospedale”). Infatti, «fu il Medioevo cristiano a dare fondamento etico alla hospitalitas», da cui appunto presero il nome gli ospedali,
inizialmente chiamate “case ospitali” o domus episcopi poiché «sorgevano accanto alle residenze vescovili, erano gli archetipi delle istituzioni
ospitaliere» (p.118).
da «Unione Cristiani Cattolici
Razionali»