Interventi di protezione e ricostruzione dell`habitat del gallo cedrone

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Interventi di protezione e ricostruzione dell`habitat del gallo cedrone
INTERVENTI DI PROTEZIONE E RICOSTRUZIONE
DELL’HABITAT
DEL GALLO CEDRONE
(TETRAO UROGALLUS)
NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
M. Bottazzo, M. Cereda, M. Favaron, M. Sacchi, C. Andreis, L. Fornasari
Dicembre 2000
Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
1. PREMESSA
La distribuzione della popolazione di Gallo cedrone (Tetrao urogallus L.) nel territorio nazionale è attualmente ridotta
alla fascia montana compresa tra le Alpi Orobiche e le Alpi Giulie sia nella zona prealpina che nella zona centroalpina
(De Franceschi 1971, 1986, 1994, Meschini e Frugis, 1993).
Fino all’inizio del secolo scorso la specie era distribuita in tutte le Alpi anche se alcuni autori annunciavano già una
sua rarefazione nel settore occidentale delle Alpi (Giglioli, 1891, Arrigoni degli Oddi, 1899, 1929, Vallon, 1903,
Moltoni, 1930) che successivamente ha provocato l’estinzione del tetraonide in Valle d’Aosta nel 1938 (ultimo capo
abbattuto), nel 1950 in Piemonte (De Franceschi, 1994) ed una generale rarefazione nel restante territorio. All’interno
dell’attuale territorio nazionale esistono forti differenze di densità di popolazione ed anche se non si dispone di dati
certi si può ritenere vi sia una generale rarefazione spostandosi da nord verso sud e da est verso ovest. Tale
contrazione degli effettivi di Gallo cedrone e del suo territorio è tuttavia comune in tutto il suo areale paleoartico
(Hoyo et al., 1994) e le cause sono varie, non pienamente conosciute e condivise e con molta probabilità concomitanti
tra di loro. Secondo diversi autori le principali cause sono riconducibili alle modificazioni dell’habitat, alla gestione
forestale, alla caccia e al bracconaggio, al disturbo antropico, all’inquinamento, oltre, chiaramente, a cause naturali
come l’aumento di predatori e parassiti, ecc. (De Franceschi, 1994, Bottazzo e De Franceschi, 1996).
Nel nostro territorio alpino il tutto diventa ulteriormente critico a causa della marginalità dell’areale per il tetraonide.
Le Alpi meridionali, infatti, sono un ambiente limite e quindi moderatamente idoneo come potenzialità per la modesta
presenza di ambienti prettamente continentali e per la loro eccessiva frammentazione se messi a confronto con le vaste
ed integre estensioni forestali del restante areale a nord.
La popolazione residua di Gallo cedrone nel Parco delle Orobie Valtellinesi (P.O.V.) rappresenta la propaggine
occidentale dell’areale continuo nazionale e pertanto si presenta in situazioni critiche già a livello potenziale. Ad
aggravare ulteriormente ciò vi sono recenti indagini che danno il tetraonide in ulteriore e forte regressione ed al limite
dell’estinzione nelle Orobie valtellinesi (Brichetti e Fasola, 1990) senza però dare ulteriori informazioni utili
sull’effettiva distribuzione e sulle cause.
Lo scopo della presente ricerca è stato pertanto quello di valutare la distribuzione reale della popolazione
valtellinesedi Gallo cedrone, determinare le cause della sua apparente bassa densità e proporre eventuali misure di
salvaguardia e forme di tutela.
2. AREA DI STUDIO
Il territorio del parco preso in considerazione dal presente studio corrisponde all’intero territorio del Parco come
risultante dalla modifica dei confini conseguente all’adozione del Piano Territoriale di Coordinamento.
Il parco si sviluppa quindi lungo tutto il versante orobico della Valtellina, per circa 60 km, dal confine con la
Provincia di Lecco, in corrispondenza del Monte Legnone, fino al Passo dell’Aprica, su una superficie complessiva di
circa 46.200 ettari.
Mentre il confine meridionale, di monte, è definito dallo spartiacque orobico, che separa la provincia di Sondrio
daquelle di Lecco, Bergamo, Brescia, il confine settentrionale, o di valle, si pone su isoipse differenti nelle diverse
zone, sempre comunque escludendo le aree urbanizzate. Il confine risulta particolarmente movimentato in
corrispondenza dei sistemi di valle della Val Gerola e della Valle di Tartano.
Il versante è solcato da numerose valli con andamento più o meno parallelo tra loro e trasversale al solco principale
dell'Adda. Sono ripide e impervie, profondamente scavate, soprattutto nel tratto terminale, dall'azione erosiva dei
torrenti. Il substrato roccioso è costituito quasi unicamente da scisti cristallini (gneiss, micascisti e filladi); solo sulle
cime affiorano rocce sedimentarie.
Le valli orobiche sono intensamente sfruttate per la produzione di energia idroelettrica. Numerosi sono i bacini
artificiali realizzati sopra il limite del bosco, numerose sono le condotte, sotterranee o alla luce, che conducono a
valle le acque captate.
Rilevante è anche, in alcune valli, lo sviluppo degli elettrodotti, che valicano le Orobie.
ente gestore: Consorzio
Parco delle Orobie Valtellinesi
via Toti 30 C, 23100 Sondrio tel. +39 0342 211236 fax +39 0342 210226
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3.
METODI
In considerazione della complessità del lavoro e delle scarse conoscenze di base a disposizione si è optato per un
lavoro di équipe a diversa scala in modo da svolgere indagini sia a livello ambientale che sulla specie con l’utilizzo di
dati già a disposizione e di dati raccolti per indagine sul territorio.
I lavori sono stati distribuiti secondo la seguente scala temporale:
a) Indagini preliminari
b) Raccolta dati di campagna
c) Elaborazione cartografica e modelli colturali
Con i risultati ottenuti si sono elaborate le proposte di conservazione e di miglioramento e i programmi di gestione
futura.
3.1 Indagini preliminari
Prima di effettuare la ricerca di campagna vera e propria sono state necessarie una serie di indagini “a tavolino”.
La prima fase è consistita nella raccolta dei dati bibliografici inerenti il Gallo cedrone in Valtellina. Tale ricerca è
stata indirizzata su fonti bibliografiche di varia natura che andavano da testi veri e propri (es. pubblicazioni
scientifiche, atlanti, editoriali, ecc.) che non (es. tesi di laurea, resoconti inediti, ecc.) e che riguardavano
principalmente informazioni sulla distribuzione nel territorio d’indagine.
Ad integrazione dell’analisi bibliografica si sono effettuate una serie di interviste a guardie ed operatori vari al fine di
integrare le scarne conoscenze di base sulla distribuzione del tetraonide. Chiaramente le informazioni così raccolte
sono state utilizzate con la dovuta cautela; le osservazioni relative ad aree già documentate hanno contribuito ad
avvalorare i dati già in possesso, le osservazioni incrociate in aree “nuove” sono state un motivo per un’indagine di
campagna più attenta mentre le segnalazioni non confermate ulteriormente ed occasionali sono state archiviate come
dato da confermare.
Ciò ha consentito di ottenere una prima cartografia delle segnalazioni conosciute e di evidenziare le aree meritevoli di
ulteriori indagini di campagna.
La finalità di questi lavori preliminari (analisi bibliografica, interviste e cartografia delle segnalazioni) è chiaramente
quella di avere un quadro di conoscenze di base sul grado di approfondimento e conoscenza del Gallo cedrone nel
territorio. Ciò ha permesso di calibrare ed indirizzare adeguatamente gli sforzi di ricerca sui settori e filoni meno
conosciuti ed approfonditi.
Un’altra fase preliminare importante è stata la selezione a priori delle aree frequentabili dal tetraonide mediante
l’esclusione delle tipologie ambientali e geografiche sicuramente poco utilizzate.
Partendo dal territorio globale del Parco si è operata una prima selezione dell’habitat geografico escludendo le fasce
altimetriche inidonee o comunque poco frequentabili dalla specie.
Da questo punto di vista il Gallo cedrone è una specie selettiva e valutando l’ambiente della Valtellina ed in base a
quanto conosciuto sulle esigenze ambientali del Gallo (De Franceschi,1994, Artuso, 1994) si possono escludere le
aree sotto i 1200 m di quota (per la presenza di formazioni eccessivamente poco continentali e più antropizzate) e la
fascia superiore ai 1900 m, in quanto normalmente sprovvista di formazioni forestali.
Ciò comporta una prima grossa selezione del territorio, passando dai 46.200 ha totali ai 23.200 ha delle sole fasce
comprese tra le isoiete 1200-1900 m.
Dopo questa prima grossa riduzione si sono eliminate anche le aree con fisionomie sicuramente prive di interesse per
la specie, deducibili dalle classi di ambiente ricavate dalla Carta dell’Uso del Suolo a base vegetazionale prodotta
nell’ambito del Progetto di Cartografia Geoambientale della Regione Lombardia (tabella 1 e figura 1)
Copertura
Foreste di conifere
Foreste di latifoglie
Foreste di latifoglie e conifere
Pascoli, incolti
Prati, aree urbanizzate, sterili
Vegetazione arbustiva naturale
Laghi
TOTALI
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ha
%
12.000
570
1.540
2.350
2.770
3.800
170
23.200
51,7
2,5
6,6
10,1
11,9
16,4
0,7
100
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COPERTURA
16%
Foreste di conifere
1%
Foreste di latifoglie
Foreste di latifoglie e
conifere
12%
52%
Pascoli, incolti
Prati, aree urbanizzate,
sterili
10%
7%
2%
Vegetazione arbustiva
naturale
Laghi
Tab.1 e Figura 1: Ripartizione del territorio nella fascia di quota tra 1200 e 1900 m Gallo cedrone nel P.O.V
Si è proceduto così ad eliminare le aree urbanizzate, le aree coltivate (inclusi i prati), gli ambienti rocciosi ed i pascoli
estesi.
In tal modo si è ottenuta un’area di 17.900 ha che corrisponde al 41 % di quella iniziale, da considerare territorio di
indagine (vedi in allegato Tavola 1 – Tipologie geoambientali tra quota 1200 e 1900 m).
Questo non vuol dire che tutto ciò che è interno a quest’area è da ritenersi idoneo alla specie, così come non si
possono escludere delle occasionali presenze anche al di fuori di questa prima area d’indagine.
L’area rappresenta però una base dove concentrare le risorse di ricerca, al cui interno sicuramente si trovano ambienti
idonei alla specie e dove sicuramente si concentra la quasi totalità della popolazione di Gallo cedrone della Valtellina
orobica.
Sempre nell’ambito delle indagini preliminari si sono raccolte informazioni relative agli aspetti della gestione
forestale e all’attività d’alpe, per valutare l’eventuale disturbo alla specie e le potenzialità di attuazione di forme di
gestione del territorio efficaci per la conservazione. Per quanto riguarda gli aspetti selvicolturali, l’analisi ha
considerato sia gli interventi che l’aspetto pianificatorio.
3.2 Raccolta dati di campagna
A cominciare dall’aprile 1999 si sono susseguite varie forme di monitoraggio di campagna al Gallo cedrone su tutta
l’area d’indagine.
Sono state così programmate uscite sia su aree notoriamente frequentate dal tetraonide, sia su aree di probabile
presenza, al fine di confermare le aree di presenza conosciuta, verificare quelle sospette ed indagare il più possibile il
restante territorio potenziale.
In linea generale le aree a parco naturale sono state quelle privilegiate nell’indagine di campagna.
L’indagine è stata inoltre concentrata nelle osservazioni del Gallo cedrone nel periodo del canto ed in periodo di
allevamento delle covate in quanto trattasi dei momenti più critici per la sopravvivenza della specie nel nostro
territorio alpino, e pertanto di quelli che necessitano di ambienti più idonei (Bottazzo e De Franceschi,1996).
Per quanto riguarda il periodo degli amori sono state effettuate indagini sia al canto (notturne) che diurne per rilevare
eventuali tracce di presenza.
Tra aprile e maggio 1999 si sono eseguite 10 uscite in altrettanti siti certi e probabili.
Da giugno fino a ottobre inoltrato si sono effettuate invece una serie di battute a vista di aree potenziali per
l’allevamento delle covate. In considerazione dell’aleatorietà di quest’ultimo metodo (difficile contattabilità per una
specie così elusiva e poco rappresentata nel valtellinese) si è privilegiato l’osservazione di tracce nel terreno con
maggiore attenzione nei punti di precedenti osservazioni.
Tra giugno e ottobre 1999 si sono effettuate 15 uscite in diverse aree su superfici di circa 300-400 ha con battute in
2-3 persone per volta.
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Durante tutto il periodo si sono poi raccolte le osservazioni del tetraonide effettuate da altri operatori e
successivamente verificate nel territorio.
Parallelamente ai dati sull’osservazione della specie sono stati raccolti dati di carattere ambientale sui siti di
particolare vocazione per la specie.
Per una valutazione delle caratteristiche dell’habitat del Gallo cedrone nel corso dei censimenti sono state individuate
delle aree campione per il rilevamento delle caratteristiche forestali e vegetazionali. La scelta di tali aree è ricaduta
sulle zone frequentate dalla specie o ritenute in ogni caso idonee e potenziali per la stessa. In tali aree si sono poi
individuati dei siti circolari di 20 m di raggio per il rilevamento delle caratteristiche forestali e stazionali quali la
composizione forestale, la densità dello strato arboreo ed arbustivo, l’area basimetrica, la distribuzione spaziale della
copertura, ecc. ecc. mediante l’utilizzo di un’apposita scheda riportata in allegato.
Analogo lavoro è stato fatto per il rilevamento delle caratteristiche vegetazionali con la raccolta di dati floristici
all’interno delle aree campione prescelte.
L’elaborazione dei dati forestali e vegetazionali ed il relativo confronto con la panoramica dell’intero territorio del
P.O.V. consente infine di trarre importanti correlazioni sulle preferenze di habitat della specie.
4.
RISULTATI
4.1 .Monitoraggi e censimenti
Nonostante la limitatezza delle risorse a disposizione, ed il conseguente modesto numero di osservazioni dirette, si
sono ottenuti dati di notevole interesse, sufficienti a formulare alcune considerazioni sulla consistenza e presenza della
specie nel territorio del P.O.V.
4.1.1 .Censimenti primaverili
Come era in previsione, viste le scarse conoscenze preliminari sulla specie in periodo di canto, le indagini sul
territorio svolte principalmente nel corso dell’anno 1999 hanno portato alla conferma ed osservazione di un solo posto
di canto composto da almeno 2 maschi nell’area di Campelli (sito, del resto, già piuttosto noto). In altre tre aree si
sono trovate tracce del tetraonide (fatte o piume) e pertanto la presenza può essere classificata come probabile mentre
in altre 6 aree non si sono avuti né contatti diretti né rilevamento di tracce (Tab. 2)
Località
Osservazione
diretta
X
Tracce
Posto di canto
X
Anno di
rilevamento
1999-2000
San Salvatore
/
X
1999
Possibile
Tagliate
/
/
1999
?
Pizzo Berro
/
X
1999-2000
Probabile
Gallonaccio
/
/
1999
?
Legnomarcio
/
/
1999
?
Bilii
/
/
1999
?
Baitone
/
X
1999
Probabile
Albaredo
/
/
1999
?
Campelli
Tab.2 Risultati dei censimenti primaverili al Gallo cedrone nel P.O.V.
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Certo
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Come si può notare nell’ultima colonna della tabella non è stata esclusa nessun’area come certamente non idonea in
quanto un solo monitoraggio non è sufficiente ad escludere un’area come inidonea. Va tuttavia osservata la mancanza
di arene di canto vere e proprie in quanto, per essere definite tali, vi devono essere delle porzioni di terreno dove si
manifestano dimostrazioni di rivendicazioni territoriali e dove i maschi vi si concentrano (De Franceschi e Bottazzo,
1988) .
Con queste premesse nel territorio Valtellinese dove si possono osservare in modo incostante, al massimo 1-2 capi per
sito si può, purtroppo, solo parlare di posti di canto.
4.1.2 Censimenti estivi
Sono state eseguite 15 uscite nel territorio nell’arco del 1999 dove si è ottenuta un’osservazione diretta di due maschi
nell’area Campelli (giugno 1999) ed una serie di rilevamenti di tracce varie su altri siti (Bilii, Gallonaccio, Bondone,
San Salvatore e Pizzo Berro).
Per quanto riguarda il censimento in battuta, per la valutazione del successo riproduttivo, sono state individuate nel
corso dei rilevamenti estivi due aree campione ritenute particolarmente vocate per la specie in periodo di allevamento:
Area 1 Campelli (monitorata nel 1999 e nel 2000)
Descrizione: Medio versante intorno al Dosso della Pioda tra le quote di 1400 e 1550 m delimitato ad ovest da un ramo del torrente
Marzigogna e ad est dal crinale verso la Val Venina di confine comunale. Nella parte centrale si presenta ben modellato con bosco
paracoetaneo di larice con ampie radure, mentre ai lati si presenta più articolato a causa delle pendenze più elevate e per la presenza
divalli.
Superficie: 53 ettari
Esposizione: Nord (prevalente)
Numero di battute necessarie: 2
Lunghezza massima delle battute: 1300 m;
Area 2 Pizzo Berro (monitorata nel 2000)
Descrizione: Ampia fascia boscata posta nel versante nord orientale del Pizzo Berro tra le quote di 1400 e 1650 metri. Trattasi di
un’area per lo più boscata, ad abete rosso e abete bianco, con qualche piccolo incluso di pascolo; discretamente modellata nella
parte a nord mentre risulta assai accidentata con vai e rocce affioranti nella parte a sud.
Superficie: 46 ettari
Esposizione: Nord, Nord - Ovest ed Ovest
Numero di battute necessarie: 2
Lunghezza massima delle battute: 1600 m
Negli anni 1999 e 2000 sono stati eseguiti 3 censimenti in battuta i cui risultati sono riassunti in tabella 3
Area
Data censimento
N° Battitori
Campelli
28/08/99
9
Pizzo Berro
26/08/00
9
Campelli
25/08/00
11
Risultati
11 segnalazione di Gallo cedrone di cui:
1 nido (resti),1 femmina morta (resti),5
segnalazioni di fatte e 4 segnalazioni di
piume
10 segnalazioni di Gallo cedrone di cui:
1 juvenile morto (resti), 3 segnalazioni
di piume e 6 segnalazione di fatte
26 segnalazione di Gallo cedrone di cui:
1 avvistamento diretto di 5 capi (una
femmina con 4 piccoli), 13 segnalazioni
di fatte e 12 segnalazioni di piume
Tab.3 Risultati dei censimenti estivi in battuta al Gallo cedrone nel P.O.V.
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Come si può notare sono state numerose le segnalazioni di tracce varie che indicano un fervore di attività di
allevamento covate in entrambe le aree. Il numero delle tracce non serve, chiaramente, per stimare la popolazione ma
permette di individuare o confermare delle aree privilegiate per l’allevamento del tetraonide.
Nell’area di Campelli il settore est è il più vocato per la presenza del tetraonide, mentre nell’area di Pizzo Berro le
aree di allevamento sembrano concentrate nella parte alta.
Tutte le nuove segnalazioni effettuate nel corso dei rilevamenti 1999 e 2000 sono state aggiunte nella carta di
distribuzione iniziale utilizzata per l’individuazione dei siti d’indagine preliminare, ottenendo in questo modo una
nuova carta aggiornata degli avvistamenti (Tavole 2 e 3 allegate).
Nel totale si sono così ottenute 82 segnalazioni di cui 21 riferite agli ultimi due anni, e 9 sono rappresentate da
osservazioni effettuate nei tre anni precedenti. Di queste 55 sono osservazioni dirette mentre le altre sono costituite da
tracce (es. fatte, impronte, nidi, piume, resti, ecc.).
4.2 Aspetti forestali
4.2.1 Tipi forestali
Per un inquadramento generale, gli ambienti forestali all’interno della fascia altimetrica 1200-1900 m vengono descritti
con riferimento al Sistema di Tipologie Forestali in via di predisposizione da parte della Regione Lombardia.
Il territorio rientra in toto nella Regione Forestale Mesalpica, tranne, forse, la parte più alta della Val di Tartano, dove
compare sporadicamente il pino cembro, che potrebbe rientrare nella Regione Forestale Endalpica.
Nella fascia montana della Regione Mesalpica la capacità concorrenziale delle latifoglie diminuisce a vantaggio delle
conifere e soprattutto dei due abeti che non mostrano più i precoci fenomeni di senescenza tipici della regione esalpica. Il
faggio può talora essere abbondante sia in formazioni miste che pure o anche mancare o essere presente in piccole isole.
Dove i suoli sono più evoluti gli abieteti assieme alle peccete caratterizzano le formazioni delle esposizioni fresche.
Nella fascia altimontana prevalgono nettamente gli abieteti e le peccete, che si estendono anche nella fascia subalpina
assieme ai lariceti, solo sporadicamente con presenza di pino cembro. Frequenti sono anche gli alneti di ontano verde.
Nel territorio oggetto di studio i boschi di latifoglie sonno rappresentati,
•
dai querceti dei substrati silicici, dei suoli mesici ai limiti inferiori della zona altimetrica di maggior interesse, con
esposizione meridionale, dei suoli xerici fino a 1400m;
•
dalla faggeta montana dei substrati silicici;
•
dagli acero tiglieti, soprattutto in ambiente di forra, e dagli acero frassineti, anche fino a 1500 m.
Altre tipologie presenti, con fisionomia di boscaglia, spesso espressione di ambienti disturbati o in fase dinamica di
ricostruzione del bosco, sono
•
i corileti,
•
gli alneti di ontano verde,
•
i saliceti di Salix capraea,
•
le formazioni di maggiociondolo alpino e di sorbo degli uccellatori.
•
i betuleti.
Sono presenti anche betuleti primitivi, sui macereti.
E’ da considerare che nella regione mesalpica, dove sono limitanti le minori precipitazioni primaverili e le gelate tardive,
il faggio raramente costituisce estesi popolamenti, mentre più spesso tende a mescolarsi con l’abete bianco e con l’abete
rosso a costituire gli abieteti o i piceo-faggeti.
Le formazioni miste sono espresse, fino a 1700 m,
•
dai piceo faggeti dei substrati silicatici, formazioni miste di abete rosso e faggio, con poca o nulla partecipazione di
abete bianco. La loro composizione può essere quanto mai varia passando dalla pecceta quasi pura con residui di
faggio alla faggeta molto ricca in peccio. I piceo-faggeti sono stati considerati spesso il risultato dell'attività antropica
che ha favorito la diffusione dell'abete rosso, specie decisamente interessante dal punto di vista economico e di facile
propagazione negli impianti. Tuttavia, la lacunosità della distribuzione dell'abete bianco, non solo dovuta all'azione
dell'uomo, consente la convivenza, seppure "in continua tensione", fra due specie al limite delle rispettive zone
ottimali, all'interno delle quali risultano nettamente dominanti.
•
dagli abieteti dei suoli mesici, per lo più costituiti da consorzi misti di abete rosso, abete bianco e faggio (abietipiceo-faggeti), generalmente dotati di buona stabilità ecologica, in cui le tre specie vi partecipano in modo paritario.
Si ritrova in genere in situazioni in cui si hanno suoli dotati di buona disponibilità idrica e con corteggio floristico
ricco tanto da entrare temporaneamente in concorrenza con la rinnovazione;
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•
dagli abieteti dei substrati silicatici, che talvolta sono composti dai soli abeti (piceo-abieteti), venendo a costituire
l'espressione tipica di queste formazioni, o ancora dalle tre specie, anche se il faggio gioca generalmente un ruolo
marginale. Frequentemente è altimontano.
Le foreste di conifere si esprimono, oltre che con gli abieteti quando è scarsa o nulla la presenza del faggio,
•
alle quote inferiori con le peccete di sostituzione dei suoli mesici, dove l’abete rosso ha occupato spazi all’esterno del
proprio areale;
•
soprattutto con la pecceta montana dei substrati silicatici dei suoli mesici, dai 1400 m, in condizioni quindi
climaciche;
•
talvolta con peccete secondarie, dove l’abete rosso rientra, naturalmente o grazie a rimboschimenti, negli spazi in
passato sottratti per l’alpicoltura;
•
con i lariceti, fino alle quote inferiori, spesso con significato di evoluzione di prati arborati. E’ frequente la presenza
abete rosso e/o abete bianco sotto il larice dominante, espressione del dinamismo vegetazionale (lariceto in
successione).
Le formazioni di latifoglie sono generalmente non governate, con una struttura quindi irregolare.
Le formazioni di conifere sono invece generalmente fustaie monoplane, nello stadio strutturale della fustaia adulta e
matura, ma frequentemente anche stramatura, con tessitura regolare e copertura frequentemente colma.
4.2.2 Rilievo puntuale delle condizioni del bosco
In alcune delle aree ritenute, a fine estate 1999, di maggior interesse per il Gallo cedrone, sono stati eseguiti rilievi
stazionali puntuali, secondo la metodologia già sperimentata in altre aree dell’arco alpino.
I punti di rilievo sono stati determinati a priori, in relazione alle diverse condizioni ambientali (esposizione, quota,
descrizione della cartografia geoambientale), e sono stati localizzati nella immediata adiacenza dei sentieri d’accesso.
In sito, è stata operata un’ulteriore selezione, soggettiva, al fine di cogliere caratteristiche ambientali differenti.
I dati raccolti e la localizzazione dei 23 siti di rilievo sono riportati in allegato.
Come si può constatare i siti rientrano nella parte centrale dell’intervallo di quota preselezionato e vanno da un
intervallo compreso tra 1270 m e 1760 m (media 1528 m). Le esposizioni sono risultate distribuite tra il primo ed il
quarto quadrante, con prevalenza al Nord (45 % delle stazioni comprese tra 315° e 45°) seguite dal 30 % a Est (tra
45° e 135°) e dal 25 % dell’Ovest (tra 225° e 315°), come del resto era presumibile vista la disposizione territoriale
del P.O.V. per lo più esposta verso settentrione.
Dal punto di vista prettamente forestale i siti di rilevamento prescelti presentano una copertura forestale compresa tra
il 40 e 90 % (media 68 %), mentre lo strato sotto copertura di rinnovazione (altezza < 4 m) è presente nell’87 % dei
casi con range tra i 15 e 70 %.
I tipi forestali più frequentemente riscontrati appartengono alla categoria degli abieteti, con l’abieteto dei substrati
silicatici (7 osservazioni), l’abieteto dei suoli mesici (5), quindi sono osservati i tipi della pecceta montana dei substrati
silicatici dei suoli mesici (6), del lariceto in successione con pecceta (3) e del lariceto in successione con abieteto (2).
Come composizione prevalgono le resinose e tra tutte l’abete rosso (Picea excelsa) presente in tutte le stazioni, segue
l’abete bianco (Abies alba) con il 61 % ed il larice (Larix decidua) con il 48 % di siti di presenza. L’unica latifoglia
presente è il faggio (Fagus sylvatica) presente nel 22 % dei casi, sempre in composizioni miste ed in coperture
moderate (10 % di densità).
Domina così il bosco di conifere nel 78 % delle stazione rilevate (di cui il 65 % di conifere miste), seguito dal bosco
misto con latifoglie (22 %) mentre mancano le formazioni a latifoglie prevalenti.
La struttura coetaneiforme e monoplana è quella più diffusa (64 %) seguita dalla struttura disetaneiforme e multiplana
(36 %).
A livello di sottobosco la struttura erbacea si presenta piuttosto irregolare tra i vari siti con valori compresi tra 0 e 100
% di copertura. Più significativo è lo strato arbustivo pressoché sempre presente e con coperture intorno al 35 %. Tra
le varie specie del sottobosco si evidenzia la diffusa presenza di mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) presente nella
maggior parte dei siti con coperture superiori al 20 %.
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4.3 Aspetti vegetazionali
Le stazioni indagate dal punto di vista vegetazionale, all’interno della fascia potenziale per il Gallo cedrone, presentano
caratteri apparentemente molto eterogenei.
Prevalgono le formazioni forestali chiare legate ad interventi più o meno remoti di utilizzazione selvicolturale e
comunque di pulizia del sottobosco.
Lo strato arbustivo è spesso assente e limitato a tratti di ontaneta a ontano verde; a volte si riscontrano cespuglieti a
rododendro ferrugineo nettamente delimitati e mai in formazioni estese e compatte; abbondante e frequente è lo strato
suffruticoso a mirtilli e a lampone; frequenti anche megaforbieti a felci; dominano i sottoboschi luminosi e puliti le
formazioni ad erbe graminoidi; la componente schiettamente nitrofila è poco rappresentata, mentre risultano ben
distribuite le formazioni mediamente esigenti (a Rubus idaeus, nella fattispecie); frequenti tratti di vegetazione
riconducibili ad ex chiarie, pascolate e successivamente invase dal noccioleto ormai decrepito (si riscontra qui la maggior
concentrazione di specie nitrofile s.s); indubbia frequenza di pascolo in bosco aperto.
Le fisionomie dominanti sono l’abieteto ad Abies alba ed il bosco rado a larice e abete rosso, non mancano tuttavia altri
tipi fisionomici quali brandelli di pecceta chiusa.
Da un punto di vista floristico - vegetazionale, si tratta in tutti i casi di formazioni alto montane, con qualche
sconfinamento nel subalpino.
I boschi di abete rosso sono nel complesso riconducibili a differenti facies del Piceetum transalpinum in genere piuttosto
povere per quanto concerne le specie nemorali che lo caratterizzano. Anche le formazioni più aperte a dominanza di
larice (intorno ai 1500 m di quota) non si discostano molto da questo modello pur tendendo verso il Vaccinio Rhododendretum ferruginei nel quale sfumano salendo in quota: non sono stati infatti riscontrati chiari elementi del
Piceetum subalpinum. Viene qui usata la classificazione proposta da CREDARO & PIROLA (1975) in quanto si tratta
dell’unico documento disponibile per la Valtellina. E’ tuttavia molto probabile che queste grandi unità si identifichino
con altre dettagliate, riconosciute e descritte per altre regioni delle Alpi che nella nostra regione devono ancora essere
indagate e inquadrate.
Si tratta in tutti i casi di formazioni lontane dal climax, legate ad interventi, anche pesanti, di apertura del bosco, di
prelievo massiccio quando non addirittura di completa rimozione. Il loro mantenimento nelle attuali condizioni di stabilità
(“formazioni durevoli”) è legato ai reiterati interventi di pulitura del sottobosco che hanno depauperato il suolo
superficiale rendendolo non più ottimale per lo sviluppo dei semenzali: la rinnovazione è infatti pressoché assente. Le
stesse formazioni ad abete bianco assumono il significato di stadi di transizione verso la costituzione della pecceta.
Le ampie buche e chiarie subpianeggianti, spesso legate ad aie carbonili, sono occupate da suffrutici ed erbe graminoidi
esigenti, favorite dall’insolazione ottimale e sono gli elementi che maggiormente concorrono a creare diversità di
ambienti, elemento costante e ricorrente nelle località visitate.
4.4 Attività silvo pastorali
La gestione forestale e l’attività d’alpe sono state considerate per valutare sia l’eventuale disturbo alla specie, sia le
potenzialità di attuazione di forme di gestione del territorio efficaci per la conservazione. Per quanto riguarda gli aspetti
selvicolturali, l’analisi ha considerato sia gli interventi che l’aspetto pianificatorio.
4.4.1 Interventi selvicolturali
Per definire l’entità dell’azione selvicolturale si è fatto riferimento a due diversi tipi di dati.
Per quanto riguarda i tagli eseguiti nelle proprietà comunali, regolamentati dai Piani d’Assestamento, si sono assunti i dati
delle denunce di taglio dell’ultimo triennio (96-98) ed i dati riportati sulle descrizioni particellari da parte dei tecnici o del
personale di vigilanza, con riferimento all’intero periodo di validità del Piano. I dati indicano quindi l’entità del taglio
eseguito, in genere, in un quindicennio.
Per quanto riguarda invece il prelievo operato dai privati si è fatto riferimento alle sole denunce di taglio dell’ultimo
triennio.
E’ da considerare che non sempre alla denuncia è conseguito l’intervento di prelievo, soprattutto per i lotti dei boschi
pubblici, a causa soprattutto delle note difficoltà del mercato.
I risultati, relativi a circa 410 interventi, vengono espressi dalle figure 2 e 3.
Tranne che per poche eccezioni i tagli sono concentrati al limite inferiore del Parco, ed è quindi limitato il prelievo alle
quote superiori.
E’ nell’insieme abbastanza rilevante il numero di denunce di taglio relative alla servitù da elettrodotto.
L’attività appare essere maggiore in comune di Teglio, Bema, Albaredo e nella Valle del Livrio.
Le denunce di taglio dei privati si concentrano nelle aree di bassa quota e ben accessibili, esterne ai demani comunali.
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Considerato il modesto prelievo che operano e la loro posizione, può essere ritenuto modesto il loro significato per la
conduzione dei boschi di interesse della specie.
Al contrario i tagli sulla proprietà pubblica, anche se al momento concentrati in funzione dell’accessibilità, e negli ultimi
anni poco rilevanti in termini di prelievo, potrebbero avere una rilevanza molto maggiore. Gli interventi di “pulizia”
eseguiti con finanziamenti pubblici sono stati sino ad ora poco significativi ai fini del miglioramento degli habitat, poiché
estremamente conservativi.
4.4.2 Proprietà’ ed aspetti assestamentali
Gran parte dei boschi interni alla fascia altitudinale di maggior interesse sono di proprietà comunale.
Alcune centinaia di ettari fanno invece parte del Demanio Forestale Regionale, con le Foreste Demaniali Regionali della
Val Lesina, del Dosso Cavallo, della Val Gerola. Altre estese superfici appartengono a proprietà collettive (Demanio
Civico Tartano, Bondone ...). La gran parte di queste foreste, e quindi del territorio forestale orobico, è assestata, anche se
i piani sono in molti casi scaduti (vedi tabella 4). E’ da considerare che i Piani d’Assestamento interessano talvolta anche
le proprietà private (figura 4). Sono attualmente in fase di redazione i nuovi piani di Pedesina, Rasura, e delle Foreste
Demaniali Regionali Val Lesina, Val Gerola, Dosso Cavallo.
PIANO
PERIODO DI
VALIDITA'
SUPERFICIE
TOTALE
ha
Gerola Alta
1975-1989
826,63
Cosio
1976-1990
487,44
Teglio
1981-1990
1872,5
Albosaggia
1982-1991
1404,21
Colorina
1982-1991
1023,78
Forcola
1982-1992
480,04
Caiolo
1984-1993
1241,816
Ponte
1986-1995
1190,3935
Piateda
1984-1998
2206,1285
Castello dell'Acqua
1990-1999
574,8822
Bema
1992-2001
702,987
Andalo-Rogolo
1992-2001
415,751
Aprica
1992-2001
644,44
Faedo Valtellino
1992-2006
168,156
Cosio
1996-2010
522,209
TOTALE
13761,3632
Tab. 4 Piani di Assestamento Forestale nel Parco delle Orobie Valtellinesi
SUPERFICIE DI
PRODUZIONE
ha
496,4
398,84
800,1
1030,629
674,25
205,91
1036,497
1038,3758
981,326
445,4709
639,824
224,726
266,774
40,9046
300,354
8580,3813
SUPERFICIE DI
PROTEZIONE
ha
330,23
88,6
1270,9
13,581
349,53
274,13
205,319
661,669
1224,8025
129,4113
63,163
171,025
377,666
127,2514
99,73
5387,0082
Sono in fase di revisione i piani di Caiolo, Forcola, Cedrasco, Fusine, Ponte in Valtellina, Tartano e Demanio Civico
Vallunga.
Il 62% della superficie assestata è descritta come bosco di produzione, il rimanente 38% come bosco di protezione.
Le forme di trattamento previste, sintetizzate nella tabella A allegata, sono fondamentalmente omogenee,e fanno
riferimento prevalentemente al taglio saltuario a gruppi o ai tagli successivi. In molti casi si prevedono però solo
attenzioni fitosanitarie, ed il recupero dell’eventuale materiale schiantato.
Il modello di bosco normale che a ciò consegue è quindi la fustaia disetanea per gruppi di dimensioni variabili.
La ripresa prevista è però complessivamente modesta, con saggi di utilizzazione che solo in pochi casi vanno oltre il 1%,
e con un valore medio, ponderato con riferimento alla superficie e non alle masse, dell’1,02 %.
Se queste sono le previsioni, l’elaborazione dei dati analitici relativi alle utilizzazioni effettivamente eseguite su 190
particelle nelle proprietà di Tartano – Demanio Civico Vallunga, Caiolo, Teglio, Gerola, Aprica, Cosio, Fusine, Cedrasco,
Colorina, Forcola, Castello, Albaredo, Bema, Ponte in Valtellina, Piateda, indica invece un tasso di utilizzazione, su
quelle particelle, del 9%.
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Attenzioni agli aspetti faunistici nei Piani d’Assestamento
Solo in pochi dei Piani vigenti o in via di approvazione ci sono note relative alla fauna selvatica, ed al Gallo cedrone in
particolare, ed in genere solo in sede descrittiva (Andalo e Rogolo, Gerola, Faedo, Castello dell’Acqua), molto raramente
negli indirizzi progettuali (Cosio, Bema) o nel Regolamento d’uso (Aprica: la realizzazione di strade e piste dovrà
sottostare ad una VIA in particolare per salvaguardare vegetazione e fauna)
4.4.3 Alpicoltura
La figura 5 illustra la distribuzione degli alpeggi attivi risultanti dalla recente indagine regionale. La tabella B in allegato
esprime il carico.
Molti alpeggi hanno un carico estremamente ridotto, cui consegue un progressivo peggioramento della qualità del cotico
ed il recupero della copertura forestale dove le aree di pascolo erano state ricavate anche sottraendo spazio al bosco.
L’attività pastorale è comunque ancora rilevante in alcuni ambiti, in genere nei sistemi di valle (Val Gerola, Valle di
Tartano, valli sopra Piateda, Valli di Belviso).
Per quanto riguarda la distribuzione dei pascoli, si rimanda alle tavole derivate dalla cartografia geoambientale. E’ da
rilevare, rispetto a tale documento cartografico, elaborato con riferimento a dati assunti all’inizio degli anni ’90, che
molte aree descritte come prato, interne al territorio forestale, soprattutto quando di piccole dimensioni, sono oggi
coperte da arbusti, o si sono già evolute a bosco.
4.5 Aspetti relativi alla fruizione
La figura 6 illustra le informazioni già riportate dalla carta escursionistica del Parco e dagli Studi preliminari al Piano
Territoriale di Coordinamento.
Impianti di risalita sono presenti solo in Val Gerola e ad Aprica. L’attività di sci alpinismo è diffusa in diverse aree del
territorio, e, considerando l’esposizione fredda, interessa anche le quote inferiori.
La presenza di rifugi è nell’insieme modesta.
Non sono state riportate informazioni relativamente alla localizzazione dei sentieri. La morfologia del territorio,
l’esposizione sfavorevole, il modesto sviluppo delle strade di penetrazione rendono nell’insieme modesta la pressione
delle attività escursionistiche, concentrate nei luoghi più accessibili ed alle quote inferiori.
Fig.6 Rifugi e aree di interesse per lo sci
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5.
DISCUSSIONE DEI RISULTATI
5.1 Analisi della distribuzione
Mettendo in relazione le osservazioni con le tipologie ambientali corrispondenti si è ottenuta la distribuzione di
frequenza ed il valore di utilizzo espresso dal seguente schema (Tab.5).
Tipologie
Boschi
di
conifere
Boschi misti
Boschi
di
latifoglie
Boscaglie varie
Pascoli
ed
incolti
Rocce, fiumi,
ecc.
Superficie
occupata
%
superficie
% segnalazioni di
Gallo cedrone
11969 ha
51.7
76,9
Utilizzo
rispetto
l’atteso
+
1505 ha
556 ha
6.5
2.4
10,3
2,6
=
=
3797 ha
2361 ha
16.4
10.2
3,8
2,6
-
2940 ha
12.7
3,8
-
Tab.5 Tipologie geoambientali dell’area d’indagine di Gallo cedrone nel P.O.V. confrontate con le segnalazioni
Come si può notare le tipologie più utilizzate, in relazione alla reale disponibilità, sono risultate i boschi di conifere
con il 76.9 di segnalazioni, seguite dai boschi misti e dai boschi di latifoglie.
Anche per quanto riguarda le quote vi è un’evidente correlazione in quanto a fronte di un’elevata escursione
altimetrica dell’intera area parco, che va dai 450 m ai 3050 m, tutte le osservazioni di Gallo cedrone risultano
contenute tra 1200 e 1900 m, che rappresenta esattamente il 50 % dell’intera area a parco. Di tutte le segnalazioni il
55,7 % di esse ricadono nelle quote comprese tra 1400-1600 che, viceversa, rappresenta solo il 14,6 % della superficie
dell’intero territorio del P.O.V.
35
30
25
20
15
10
5
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29
Fi
Fig. 7 Rappresentazione grafica della distribuzione percentuale delle osservazioni di Gallo cedrone (in verde) per
quote altimetriche a confronto con la distribuzione altimetrica delle superfici di tutto il P.O.V. (in grigio)
Una prima considerazione va fatta sul livello e sul tipo di distribuzione della specie nel territorio del P.O.V.
Osservando la carta delle distribuzioni si nota una relativa buona diffusione degli avvistamenti che coprono pressoché
tutto il territorio anche se con intensità assai diverse. La distanza lineare tra i diversi avvistamenti è compresa entro
pochi chilometri (max 5-6 km) e pertanto si può ritenere che la popolazione sia distribuita in modo continuo su tutto il
P.O.V. Vari autori, infatti, (Larson et al., 1982, Johnsgard, 1983) mediante
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studi con radiotraking hanno verificato spostamenti dei soggetti fino ai 20 km; distanza ben al di sopra di qella tra i
punti di avvistamento di Gallo cedrone rinvenuti da questa ricerca.
Il territorio a disposizione per il Gallo cedrone nelle Orobie valtellinesi è di oltre 23.000 ha considerando la sola fascia
altimetrica tra 1200 e 1900 m. Una superficie del tutto ragguardevole per mantenere una popolazione autosufficiente
considerando che normalmente si dà come limite minimo il valore di 10.000 ha (Storch,1994 ).
Tuttavia questo non vuol dire assolutamente che la popolazione del P.O.V. presenta numeri sufficientemente elevati
per la sopravvivenza della specie ma soltanto che non ci sono, attualmente, elementi che manifestano un pericolo di
isolamento od imminente estinzione della popolazione valtellinese di Gallo cedrone.
I problemi per l’attuale ed evidente rarefazione del tetraonide sono pertanto più legati al tipo di habitat a disposizione
ed all’attività antropica in genere che alla disponibilità spaziale.
Ciò che emerge da una osservazione più attenta della carta di distribuzione è tuttavia una difformità del tipo di
osservazioni come la scarsa diffusione dei posti di canto se messi a confronto con una maggiore diffusione di
osservazioni in altri periodi dell’anno.
Con molta probabilità vi sono aree di canto non conosciute o comunque poco indagate altrimenti non si spiegherebbe
la relativa ed elevata diffusione delle covate in tutto il territorio del P.O.V.
Diversi posti di canto storici, segnalati come attivi fino a non molti anni orsono, si sono attualmente assai ridotti come
effettivi quando non sono stati addirittura abbandonati e si può ritenere con molta probabilità che i maschi di cedrone
si siano dispersi e rifugiati in altre aree limitrofe.
Analizzando le caratteristiche ambientali degli attuali posti di canto frequentati (4 siti certi con segnalazioni riferibili
agli ultimi tre anni ed esattamente Campelli, Tagliate, Pizzo Berro, San Salvatore) emerge la presenza di boschi radi,
maturi di conifere prevalenti (oltre il 90 %), composti da lariceti puri e coetaneiformi (es. Campelli) o da boschi misti
di abete rosso e abete bianco (es. Tagliate e Pizzo Berro) coetanei o disetaneiformi; in linea, quindi, con quanto
riscontrato in altre aree alpine. L’età di queste formazioni è di circa 80-120 anni e la densità è compresa tra il 60 e il
90 % di copertura; valore quest’ultimo assai elevato rispetto ad altre aree alpine come il 55% nel tarvisiano (De
Franceschi e Bottazzo, 1988).
Altre considerazioni e confronti sulle aree di canto valtellinesi non possono essere fatte visto l’esiguo numero delle
stazioni; troppo basso per ogni tipo di valutazione statisticamente significativa.
Nelle altre aree di canto potenziali indagate (Tab. 2) si sono riscontrati valori tendenzialmente simili di densità
forestale, ma con coperture di sottobosco e di rinnovazione assai più elevate (media 35 % di copertura). La densità
eccessiva del piano arboreo sottomesso e l’elevata presenza di arbusti nel sottobosco sono fattori negativi nelle arene
di canto in quanto limitano i movimenti e la visuale dei soggetti in canto rendendoli più vulnerabili ai predatori.
Stesso problema insorge per la lontananza dei siti di canto dalle aree di allevamento covata. Se da una parte è vero che
la specie non ha problemi ad effettuare brevi spostamenti, dall’altro risulta più vulnerabile ai predatori (Storch, 1994)
e disperde maggiori energie.
Meno problematica appare la situazione dell’habitat per il tetraonide in estate, durante il periodo di allevamento delle
covate. Sono infatti assai frequenti le strutture di bosco intricato, con notevole sviluppo di sottobosco e rinnovazione,
localmente diversificato come densità forestali e ricco di specie floristiche arbustive, suffruticose e megaforbie in
genere.
Una formazione forestale così intricata, o comunque con un elevato sviluppo del piano arbustivo e suffruticoso, offre
una buona protezione ai piccoli di Gallo cedrone sia nei confronti dei predatori sia delle avversità climatiche,
unitamente ad una buona disponibilità alimentare. Molto importanti sono anche le coperture a megaforbie quali
lampone (Rubus idaeus), epilobio (Epilobium montanum s.p.), felci (Dryopteris filix mas, Athyrium filix foemina,
ecc.), ortica (Urtica dioica) ed altre il cui sviluppo è sovente temporaneo e legato a situazioni localizzate di elevata
nitrofilia come il verificarsi di uno schianto su una formazione eccessivamente densa, l’accumulo di sostanza organica
in genere, un taglio selvicolturale localizzato ed intenso, ecc… Tali megaforbie, se presenti in massa, accentuano la
biodiversità della stazione ed offrono un buon riparo ai piccoli di tutti i tetraonidi in genere (De Franceschi e
Bottazzo, 1994) che sotto copertura si possono muovere agevolmente trovandovi anche un terreno nudo, spesso
umido, con humus dolce e ricco di artropodi per la loro alimentazione.
Nelle formazioni in purezza (lariceti ed abetine) il sottobosco risulta generalmente assai meno articolato spazialmente
ma può essere ugualmente produttivo per le covate se dispone di vaste coperture di mirtillo nero (Vaccinium
myrtillus). In base agli studi effettuati in Baviera da Storch (1994) si è constatata una stretta correlazione positiva tra
densità di Gallo cedrone e consistenza dello strato di mirtillo nero. Va tuttavia sottolineato che questo non è stato
verificato e sperimentato nel nostro territorio nazionale. Vi sono infatti casi assai discordanti di presenza
relativamente consistente del Gallo cedrone su aree come il Massiccio del M. Grappa (VI/BL) e l’altopiano del
Cansiglio (TV/BL/PN) dove la diffusione del mirtillo nero è sporadica se non rarissima. Nel caso della Foresta di
Tarvisio (UD) dove su 40.000 ha si è stimata una popolazione di 250 coppie di Gallo cedrone a fine estate (De
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Franceschi, 1995) e che rappresenta pertanto la popolazione più consistente di tutto il territorio nazionale, la presenza
del mirtillo nero è assai meno diffusa rispetto alla Valtellina. Su oltre 250 rilievi floristici inediti eseguiti su tutta la
Foresta di Tarvisio la presenza di mirtillo nero con valori di almeno il 20 % non supera il 22 % dei rilievi contro il 50
% delle stazioni indagate in Valtellina per questa ricerca.
5.2 Carta delle potenzialità faunistiche
Per sviluppare una carta delle potenzialità faunistiche di una qualsiasi specie animale sono necessari elementi
conoscitivi relativi all’ambiente d’indagine e alle esigenze della specie stessa.
Con i limiti già descritti in premessa e con i dati a disposizione si è costruita una prima carta delle potenzialità per il
Gallo cedrone nel P.O.V. basata su elementi geofisici e naturali a grande scala.
In base alle conoscenze sulle caratteristiche dell’habitat del tetraonide nelle Alpi si può affermare che il bosco
continentale ed altimontano è quello che più in sintesi risponde alle esigenze della specie.
Tali boschi sono localizzati a quote ben precise anche se con range piuttosto ampi. Dall’analisi dei nostri dati è
emersa una stretta correlazione e significatività di presenza della specie tra le quote di 1400 e 1600 m che degrada
progressivamente per diventare nulla sotto i 1200 e sopra i 1800 (Fig. 7).
Pendenze ed esposizioni sono meno importanti e pertanto non sono state considerate.
Altro elemento determinante è chiaramente la vegetazione o, meglio, la tipologia di bosco. Considerando la
vegetazione forestale della Valtellina e le conoscenze in possesso si può senz’altro affermare che il bosco di conifere
puro è quello che risponde al meglio alle caratteristiche ricercate dal Gallo cedrone. Innanzitutto perché legato ad una
fisionomia ed un carattere prettamente continentale e poi perché sovente si presenta rado e ricco di suffrutici. Ad esso
seguono, in ordine di importanza, i boschi misti e i boschi di sole latifoglie.
Chiaramente risultano importanti anche altri fattori legati più agli aspetti strutturali della vegetazione ma poiché questi
sono fortemente condizionati all’attività antropica in bosco (es. selvicoltura, pascolo in bosco) non vengono
considerati per una valutazione della potenzialità intrinseca di un’area.
In base a queste considerazioni ad ogni punto vettoriale dell’area d’indagine è stato assegnato un valore ponderale da
0 a 3 sia per la quota e sia per le tipologie vegetazionali (Tab. 6).
valori
2
1
0
1200-1299 m
1700–1799 m
< 1200 m
1300-1399 m
> 1800 m
1600-1699 m
Tipologie
Boschi di
Boschi
Boschi di
Altre
geoambientali
conifere
misti
latifoglie
tipologie
Tab.6 Valori ponderali assegnati a quote e tipologie geoambientali per la realizzazione della carta delle potenzialità
faunistiche per il Gallo cedrone nel P.O.V.
Intervalli di
quote
3
1400-1499 m
1500-1599 m
Sono stati di seguito sommati i valori relativi di quota e tipologie vegetazionali ad esclusione dei punti che
presentavano almeno un valore uguale a zero che, in questo caso, hanno assunto il valore complessivo di zero.
I valori così ottenuti sono stati raggruppati in 3 classi relative: alta (valori 5 e 6), media (valori 3 e 4) e bassa (valori <
a 2) e si potuto così ottenere la Carta delle Potenzialità Faunistiche per il Gallo cedrone.
La Carta delle potenzialità è illustrata nella tavola 4 allegata, che deve essere considerata come sola esemplificazione
dell’applicazione degli indici, utilizzando i dati forniti dalla cartografia geoambientale. Per meglio richiamare il solo
significato esemplificativo, la tavola non riporta la base cartografica.
La Carta delle Potenzialità per il Gallo cedrone presenta il 46, 8 % di territorio nella classe Bassa, il 14,7 nella
classe Media ed il 38,5 % nella classe Alta.
Dalla valutazione della Carta delle potenzialità faunistiche per il Gallo cedrone nel Parco delle Orobie Valtellinesi
sovrapposta alle segnalazioni del tetraonide stesso, si nota una buona corrispondenza tra segnalazioni e classi di
potenzialità (tavola 4 allegata) che conferma l’efficacia degli elementi di valutazione e delle ponderazioni attuate per
la costruzione della carta stessa; si nota infatti la presenza di ampi settori dell’area di studio con poche osservazioni e
forte prevalenza delle classi inferiori di potenzialità (es. Val Lesina, Val d’Arigna e Val Caronno). Per contro si
verificano anche altre ampie porzioni di parco con alte vocazionalità di presenza del tetraonide, ma con scarse
segnalazioni come la Val Tartano e la Val Belviso. In quest’ultimo caso oltre ad un maggior affinamento del dettaglio
della carta con acquisizioni di altri fattori ambientali di ponderazione, non va dimenticata la necessità di incrementare
la raccolta delle osservazioni di campagna.
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Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
L’utilizzo del tipo strutturale come ulteriore parametro informativo potrebbe portare ad una valutazione del valore
attuale, sulla base quindi di un’analisi di maggior dettaglio dei popolamenti forestali.
6.
CONSIDERAZIONI
Riassumendo quanto emerso dallo studio si può affermare che il momento critico per il Gallo cedrone nel Parco
delle Orobie Valtellinesi è rappresentato dal periodo degli amori a causa della mancanza di siti idonei per le
parate.
Questo è dovuto, innanzitutto ad una modesta potenzialità nelle formazioni forestali del Parco delle Orobie
Valtellinesi dove sono assai scarse le superfici con formazioni a carattere subalpino continentale e che maggiormente
soddisfano le esigenze della specie. Mancano del tutto le formazioni altimontane a pino silvestre mentre sono poco
rappresentati i lariceti e le peccete subalpine; tutte tipologie forestali a forte vocazionalità per il tetraonide. Inoltre
numerose aree potenziali per i boschi subalpini sono state da secoli trasformate in pascoli riducendo ulteriormente la
già limitata disponibilità di aree di canto. I pascoli e le aree di più recente abbandono coprono infatti il 10,1 % di
territorio dell’area d’indagine (2350 ha ),
Un altro problema sta nell’attuale fase dinamica in corso in gran parte dei boschi altimontani della Valtellina. I boschi
limitrofi ai pascoli hanno subito nel passato un omogeneo rallentamento della dinamica evolutiva con un conseguente
invecchiamento strutturale e rarefazione della copertura. Gli animali al pascolo, infatti, utilizzavano anche il
sottobosco delle formazioni forestali limitrofe e pertanto non consentivano la rinnovazione degli stessi ma per contro
mantenevano delle strutture forestali paranaturali simili a formazioni subalpine e quindi idonee ai periodi di canto del
Gallo cedrone.
Ciò si è mantenuto fino a pochi decenni orsono quando l’attività zootecnica in alpeggi ha subito le conseguenze
dell’esodo dell’uomo dalla montagna con l’inevitabile abbandono di numerose superfici pascolive all’evoluzione
naturale. La prima conseguenza è stata la ripresa della rinnovazione forestale nei boschi limitrofi che, dal punto di
vista prettamente ecologico e forestale, è da considerarsi positiva vista la dinamica verso la stabilità ecosistemica. Dal
punto di vista faunistico va però interpretata negativamente in quanto le popolazioni di Gallo cedrone si vedono
mancare in massa, e pressoché contemporaneamente, di gran parte delle proprie aree di canto.
Visto nella sua integrità la dinamica di tali boschi non è un problema prettamente selvicolturale ma bensì
assestamentale.
Tutte le formazioni forestali hanno un ciclo vitale che le porta, in una determinata fase, ad essere idonee come arene
di canto per un periodo, tuttavia sempre limitato nel tempo. Le formazioni prettamente subalpine e continentali
presentano questi cicli vitali assai rallentati e pertanto a maturità possono apparire quasi stabili come idoneità per la
specie mentre per le formazioni poste a quote più basse tali fasi sono assai molto più limitate temporalmente.
Il ciclo vitale di una formazione forestale più idoneo per il canto è la fase submatura e matura per le formazioni
subalpine o per i boschi composti da specie spiccatamente eliofile quali il pino silvestre ed il larice. Per le altre
formazioni (boschi misti ad abete bianco, faggio e abete rosso) è più indicata la fase matura e stramatura sempre che
la rinnovazione non sia eccessivamente rapida ad insediarsi.
Tale problema è particolarmente accentuato nella fascia inferiore ed in aree a particolare fertilità forestale, dove i
boschi presentano elevate dinamicità nel rinnovamento naturale, frequenti nel territorio del parco.
Attualmente nel territorio d’indagine si sta assistendo ad un rinnovamento in massa di gran parte delle formazioni ad
abete bianco e abete rosso poste a quote più elevate e pertanto necessarie sono le misure di pianificazione forestale per
graduare la presenza nel tempo e nello spazio di tali formazioni.
La popolazione di Gallo cedrone del Parco delle Orobie Valtellinesi sta così vivendo un momento assai delicato per la
sua conservazione reso complesso dalla scarsa conoscenza della sua distribuzione e consistenza.
I metodi e le stime di consistenza sono assai inappropriati per una specie così difficile e di per se così rarefatta. Si può
tuttavia azzardare una consistenza di 35-40 coppie di Gallo cedrone a fine estate in tutto il territorio del Parco, stimata
esclusivamente in base ai pochi dati in possesso, al grado di contattabilità ottenuto in campo, all’estensione del
territorio potenziale ed al confronto con altre aree alpine.
Tale numero non deve ingannare in senso ottimistico in quanto si tratta di valori assai modesti se messi a confronto
con la vastità del territorio. Si parla infatti di densità intorno agli 0,3 capi ogni 100 ha, valori assai inferiori ai 2-4
giudicati buoni per una popolazione vitale (Storch, 1994).
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7.
INTERVENTI DI CONSERVAZIONE
Gli interventi di conservazione e tutela del Gallo cedrone proposti nel Parco delle Orobie Valtellinesi possono essere
cosi raggruppati in quattro misure:
- monitoraggi;
- misure selvicolturali;
- misure assestamentali;
- misure complementari.
7.1 Monitoraggi
La prima forma di conservazione e tutela di una specie faunistica consiste nella conoscenza della sua distribuzione.
Risulta pertanto basilare insistere nell’acquisizione costante di dati di campagna mediante la creazione di una banca
dati delle segnalazioni e sulla distribuzione della specie del territorio di competenza.
Verrà data importanza soprattutto al periodo degli amori e tenendo conto delle valutazioni della carta delle
potenzialità verranno indagate, oltre alle poche aree note, anche i territori potenziali ed i margini di posti di canto
abbandonati.
Censimenti primaverili
I censimenti primaverili verranno effettuati da personale particolarmente addestrato che effettuerà sia uscite diurne
nelle aree di nuova indagine al fine di rinvenire eventuali tracce di attività di parate sia uscite al canto. Per queste
ultime è necessario disporre di almeno due - tre rilevatori dislocati a distanza in altrettanti punti di ascolto intorno
all’area d’indagine. Ogni rilevatore dovrà essere in loco almeno un’ora prima dell’albeggiare ed attendere fino al
termine dell’attività di canto compilando l’apposita scheda ed annotando su cartografia l’esatta ubicazione del sito.
Prima di rientrare è opportuno dare un’ulteriore perlustrata dell’area e del suo intorno al fine di sorprendere eventuali
soggetti nascosti o rimasti inattivi.
A meno che il sito non risulti chiaramente non frequentato dal tetraonide è bene effettuare almeno due perlustrazioni
per sito in periodo di canto (indicativamente tra il 15 aprile e 10 il maggio) avendo cura, in ogni modo, di compilare la
scheda anche nel caso non si osservino soggetti o tracce.
Battute estive
Per valutare il successo riproduttivo si può utilizzare il metodo della battuta che va eseguita indicativamente tra l’ultima
decade di agosto e la prima di settembre. In questo periodo si ha infatti la concomitanza positiva di una serie di fattori in
quanto i piccoli hanno superato gran parte della fase critica di svezzamento, sono già di dimensioni ragguardevoli ma
ancora uniti alla madre ed inoltre sono in fase ultimale della muta e pertanto vi sono numerose tracce nel terreno.
L’area di battuta va scelta tra le zone particolarmente vocate per l’allevamento delle covate e deve avere una dimensione
di 50-150 ha. Altra accortezza sta nello scegliere aree con buona visibilità nel sottobosco, di non difficile percorribilità e
con confini ben definiti e possibilmente naturali (es. dossi, vallecole o sentieri) in modo da essere facilmente identificabili
di anno in anno.
Il censimento consiste in battute di 7-9 persone distribuite in linea lungo la verticale del versante, distanti tra loro 15-30
metri (“a vista”) e che si muovono lungo le curve di livello. Qualora non si riesca a coprire tutta l’area con un solo
percorso la battuta può essere continuata traslando e ruotando tutti i battitori nell’area mancante avendo, come unica
accortezza, quella di effettuare le diverse battute partendo da quella a quota inferiore in modo da evitare i doppi conteggi
(i tetraonidi normalmente si mettono in fuga verso il basso).
Il capobattuta è posto al centro ed a lui spetta chiamare l’andatura e segnare gli avvistamenti. Ruolo importante hanno
anche i due battitori estremi (ali) a cui spettano, più di tutti gli altri, tenere la quota e l’allineamento.
L’andatura deve essere lenta e costantemente in allineamento con l’alternanza di momenti di pausa, silenzio e
movimento. Ogni battitore dovrà infatti aver cura di tenere a vista ed allineati i battitori vicini, mantenere la quota ma
soprattutto dovrà osservare terreno e chiome degli alberi dinanzi a sè al fine di rilevare sia esemplari di Gallo cedrone sia
sue tracce (es. piume, escrementi, resti di uova, eventuali carcasse, formicai divelti, ecc.).
Ogni osservazione sarà chiamato subito dall’avvistatore e la battuta si fermerà per il tempo necessario a trasmettere i dati
al capobattuta. Quest’ultimo segnerà su mappa 1:10.000 (o meglio 1:5.000) il punto di avvistamento e registrerà il tipo di
osservazione su un’apposita scheda di campagna.
Indicativamente è bene che un censimento in battuta di un’area non superi le 2,30-3 ore in quanto la stanchezza e
l’inevitabile abbassamento di attenzione possono sensibilmente compromettere i risultati della battuta.
Nel resto del periodo dell’anno è bene raccogliere tutte le osservazioni fatte sia casualmente che per ragioni di
servizio da personale ed operatori affidabili che andranno anch’esse ad aggiornare costantemente la carta di
distribuzione della specie.
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7.2 Misure selvicolturali
Per ricostruire un modello di bosco idoneo al tetraonide in periodo di canto è necessario un cambiamento di approccio
alla gestione forestale.
E’ necessario infatti abbandonare momentaneamente l’obiettivo base di intervenire al fine di far rinnovare il bosco a
maturità credendo che la perpetuazione di un bosco faccia bene alla fauna forestale in genere. La struttura del bosco per il
Gallo cedrone in periodo di canto può sembrare un modello molto statico, poco naturale e poco “produttivo”, ma se
l’obiettivo degli interventi selvicolturali è la salvaguardia di questa specie non ci possono essere compromessi.
Per ottenere i modelli di bosco idonei gli alberi devono essere portati oltre la soglia di maturità fino alla naturale
senescenza (solo in questo caso si interverrà con l’allontanamento dei soggetti caduti o di imminente fine ciclo). La
densità forestale deve essere inferiore alle reali potenzialità del bosco e deve essere avviata già a partire dalle fasi
subadulte mentre la rinnovazione naturale deve essere ritardata il più possibile.
Fatte queste premesse il modello di bosco da perseguire per il periodo di canto deve avere queste caratteristiche:
a) copertura forestale rada (densità delle chiome tra 40-70 %).
Il campo visivo deve essere aperto sia per farsi vedere dalle femmine sia per vedere eventuali predatori a distanza. La
specie inoltre ha notevoli difficoltà nel prendere il volo in boschi molto fitti e pertanto predilige le formazioni rade anche
se discontinue come copertura (es. presenza di radure).
b) alberi di grosse dimensioni (boschi maturi o stramaturi).
Il Gallo cedrone ha una struttura relativamente pesante e pertanto necessita di rami grossi per il suo sostenimento. La
conformazione dei rami degli alberi è una caratteristica dettata sia dal portamento specifico della specie edificante il
bosco (es. più favorevoli le specie forestali a portamento contorto e meno colonnale quali faggio e pino silvestre) ma
soprattutto dalla maggiore età del bosco in quanto con la maturità, chiaramente, aumentano le dimensioni dei rami.
c) sottobosco arbustivo di modesta copertura (tollerati piccoli gruppi con copertura percentuale non superiore al 15 %).
Gli interventi selvicolturali per raggiungere un modello di bosco con le caratteristiche summenzionate sono pertanto
riassumibili in tre tipologie:
- Diradamento basso
- Interventi sulla rinnovazione
- Taglio modulare a senescenza
Diradamento basso
Con tale termine si identificano tutti gli interventi volti a creare e mantenere una densità bassa della struttura forestale
(40-70 %). I soggetti arborei da eliminare saranno quelli sottomessi o con poche prospettive di diventare dominanti. Le
specie da rilasciare saranno l’abete bianco e il larice, con particolare tutela dei soggetti assai ramosi e già isolati
naturalmente.
I principi base della selvicoltura andranno considerati per salvaguardare il bosco da possibili schianti per eccessivi
diradamenti. Per tale motivo l’avviamento al bosco rado va iniziato già in fasi subadulte in modo da preparare i rilasci
all’isolamento e alla ramosità dei fusti.
Nel dettaglio il diradamento basso risulta diverso a seconda della struttura e composizione del bosco di partenza.
Bosco coetaneiforme e monospecifico
Nelle Orobie valtellinesi si incontrano boschi puri altimontani di abete rosso o larice che andranno diradati per pedale in
modo da ottenere una regolare strutturazione della densità.
La percentuale del prelievo sarà anche in funzione della feracità del bosco: tanto più i soggetti rispondono con
accrescimenti al diradamento tanto maggiore sarà il prelievo.
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Bosco misto e disetaneiforme
In questo caso l’intervento ha un carattere più vicino al diradamento misto in quanto mira alla realizzazione di una densità
irregolare, con aperture di piccole buche ed il rilascio di gruppetti di alberi (3-4 soggetti). Dove insistono accenni di
radure conviene intervenire ai margini per creare l’apertura. Importante è la selezione sulle specie forestali e sulla
conformazione dei singoli soggetti.
Interventi sulla rinnovazione
La rinnovazione va sfavorita in tutti i modi prima della fase ultimale di senescenza del bosco ricordando che sono tollerati
solo piccoli nuclei di rinnovazione, non troppo densi ed inferiori al 15 % di superficie.
Occorre intervenire quando la rinnovazione arriva ai 40 cm di altezza con decespugliamenti alla base e con periodicità in
stretta funzione e frequenza, chiaramente, con la feracità della stazione.
Taglio modulare a senescenza
Nelle fasi mature e senescenti del bosco gli interventi saranno estremamente localizzati in modo da seguire a livello
puntiforme l’evoluzione del modello di bosco e portarlo naturalmente alla fine del ciclo.
(Vedi figura 8).
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Altre misure di intervento
Vi sono altre norme ed attenzioni che devono essere seguite, ad integrazione dei succitati interventi selvicolturali, per
completare le misure di salvaguardia della specie.
a) accatastamento residui di lavorazione del bosco
Come noto le utilizzazioni forestali comportano il rilascio nel bosco di una certa quantità legnosa residua composta da
sottomisure, scarti e ramaglie. La quantità di tale materiale è in funzione dell’intensità delle utilizzazioni e del tipo di
utilizzazione ed assortimento richiesto (maggiore nel caso dei tagli fitosanitari o per ricavare legna da opera).
Nel modello di bosco per il Gallo cedrone è opportuno allontanare la maggior quantità di residui legnosi dal bosco al fine
di non creare ulteriori disordini del sottobosco. Sono tollerati soltanto piccoli residui accatastati posti lontano dalle radure
e dislocati in modo che non creino un continuo tra di loro.
Per quanto possibile le ramaglie andrebbero sminuzzate o cippate per favorire ed accelerare la naturale decomposizione.
b) funi
La presenza di funi sospese nel bosco rappresenta un pericolo costante per uccelli di grosse dimensioni come i tetraonidi.
Questi non riconoscono nella fune sospesa un pericolo mortale e nei loro voli possono imbattersi ferendosi gravemente.
Tali sistemi per l’esbosco vanno pertanto limitati nell’uso e comunque utilizzati soltanto per il periodo strettamente
necessario all’esbosco.
c) periodo e durata dell’utilizzazione
In teoria per le arene di canto non vi sono problemi temporali per le utilizzazione in quanto durante gli amori del Gallo
cedrone nella fascia altimontana dei boschi non è ancora iniziata la stagione dei lavori. Va tuttavia considerato che molte
arene di canto combaciano o sono adiacenti, come superficie, con le aree di allevamento covata e pertanto è necessario
seguire le seguenti attenzioni:
 iniziare i tagli il più tardi possibile come stagione vegetativa (mai in giugno, ideale da settembre in poi)
 eseguire e completare le utilizzazione per piccoli settori in modo da ridurre nel tempo e nello spazio le operazioni selvicolturali. Per
es. se si devono utilizzare 20 ha di bosco conviene operare in quattro fasi utilizzando ed ultimando 5 ha per volta; in questo modo
non si avrà mai tutta la superficie esposta contemporaneamente alle utilizzazioni, ma soltanto un quarto.
7.3 Misure assestamentali
A monte di tutte le misure selvicolturali su descritte, vanno individuati gli indirizzi da adottare in tutti i piani di
assestamento relativi all’area del Parco.
Un primo contributo di conoscenza da offrire ai pianificatori è rappresentato dalla Carta delle potenzialità faunistiche
per il Gallo cedrone. In essa sono individuate le aree ad elevata potenzialità per il Gallo cedrone (classe I) e che
rappresentano i boschi dove maggiormente devono essere adottate le misure di salvaguardia della specie.
Gli interventi selvicolturali in tali aree devono seguire in modo vincolistico le prescrizioni descritte nel par. 7.2 ma
dovranno anche essere effettuati e programmati in modo da differenziare, nel tempo e nello spazio, la presenza di
strutture idonee come aree di canto.
Per essere più vicini alla selvicoltura classica si possono benissimo adottare le superfici assestamentali come unità di
gestione autonoma per il tetraonide e le singole particelle, o meglio parti di esse, come unità di tipologia strutturale.
L’assestatore dovrebbe pertanto seguire questo protocollo di massima:
a) Individuare la superficie potenziale per il Gallo cedrone
All’interno del territorio da pianificare, mediante l’utilizzo dello schema di ponderazione delle superfici utilizzato per
la costruzione della Carta delle potenzialità per il Gallo cedrone, l’assestatore potrà determinare la porzione di
superficie potenziale per ogni classe. Tale superficie dovrà essere calcolata, distinta per classe, e indicata nel piano.
b) Creazione della sottounità assestamentale per il Gallo cedrone
Nel caso in cui la classe I di potenzialità supera, indicativamente, i 50 ha di superficie per piano dovrà essere creata
una sottounità assestamentale, composta prevalentemente dalle particelle forestali, o parti di esse, che appartengono
alla prima classe di potenzialità. Spetta poi all’assestatore creare un corpo omogeneo di tali superfici inserendo anche
parte delle aree di classe II o zone per le quali vi siano state segnalazioni di presenza del tetraonide.
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c) Determinazione e localizzazione delle tipologie strutturali presenti
La sottounità assestamentale andrà scorporata in classi strutturali avendo cura di distinguere particolarmente la densità
di copertura e la classe d’età. Per ognuna di tale unità dovrà anche essere valutata l’attuale idoneità per la specie in
base al modello di bosco su descritto (par. 7.3) e la sua dinamica evolutiva.
d) Pianificazione degli interventi
L’assestatore pianificherà gli interventi (se necessari!) in modo da creare superfici di boschi modello, di almeno 10 ha,
scalarmente presenti nel tempo. Nel far ciò l’assestatore potrà anche valutare la dinamica o, se presente, la
pianificazione forestale eseguita nei boschi confinanti alla sottounità assestamentale ma fuori dal proprio piano
assestamentale.
La maggiore tutela va chiaramente sempre adottata sulle poche aree di canto attualmente frequentate o per le
formazioni oggi maggiormente idonee, che, allo stato attuale delle cose, è bene utilizzare al minimo se non addirittura
escludere dalle utilizzazioni.
7.4 Misure complementari
Vi sono altre azioni che contribuiscono alla tutela della specie e che anche se qui vengono considerate complementari
è bene seguire.
Strade forestali
Alquanto complesso è l’argomento sulle strade forestali e sulla loro reale utilità in considerazione dei costi di
realizzazione e di manutenzione, e soprattutto sull’impatto ambientale.
Senza scendere eccessivamente nel dettaglio sulla complessità della questione che abbraccia necessariamente molti
aspetti relativi all’economia ed ecologia della montagna, va segnalato che le strade forestali sono generalmente
classificate come elementi negativi e causa di rarefazioni della specie in quanto il Gallo cedrone è il tetraonide più
sensibile e che mal si adegua alla presenza di infrastrutture antropiche. Una strada forestale oltre a provocare
stravolgimenti fisionomici e permanenti del bosco porta inevitabilmente ad un maggior flusso e, quindi, disturbo per
presenza antropica.
Diverso è il discorso delle piste forestali che se fatte senza sbancamento del pendio ed utilizzate solo per lo stretto
periodo di utilizzo del bosco provocano un impatto negativo assai più limitato rispetto alle strade vere e proprie.
Per quanto riguarda le strade già esistenti un’attenuante dell’impatto negativo consiste nel lasciare le sponde
all’evoluzione naturale, favorendo l’instaurarsi di vegetazioni transitorie diverse in modo da ottenere strutture
spazialmente e qualitativamente complesse ideali per l’allevamento delle covate dei tetraonidi forestali (De Franceschi
e Bottazzo, 1994).
Attività ricreative
La pressione dell’uomo nel bosco è sensibilmente cambiata negli ultimi decenni: da presenze per lavoro ed abitazione
a presenze per tempo libero e sport con sensibili differenze di impatti nel tempo e nello spazio.
La presenza dell’uomo nel bosco ha chiaramente un impatto negativo sulla fauna selvatica, ma possono essere
individuate misure o forme di compromesso più che accettabili, in considerazione del fatto che non si può certo
proibire la fruizione pubblica del bosco.
Una prima azione di tutela consiste nella chiusura temporanea delle strade che portano alle principali aree di canto del
Gallo cedrone. Per far ciò è sufficiente porre una sbarra a monte della strada d’accesso che verrà chiusa nel periodo da
metà aprile a metà maggio di ogni anno per le sole ore notturne (fino alle 8 del mattino). In tal modo si limiterà
consistentemente l’accesso e si selezionerà sensibilmente anche il tipo di visitatori in quanto solo chi realmente
motivato (e quindi più rispettoso dell’ambiente) affronterà le scomodità di un percorso a piedi più lungo per giungere
nell’area di canto.
L’attività antropica di maggior pericolo per i tetraonidi rimane tuttavia lo sci fuori pista che in un’area a parco
dovrebbe essere bandito in quanto il transito invernale sulla neve fresca all’interno del bosco crea disturbo a numerose
specie animali che vi albergano e che già hanno problemi a superare la stagione avversa.
L’escursionismo di per se non crea grossi problemi alla fauna selvatica se svolto su sentieri senza uscire dal tracciato.
Gli animali selvatici possono infatti abituarsi alla presenza umana anche su sentieri molto frequentati e continuare le
loro attività indisturbati (Glutz Von Blotzheim, 1985).
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Più disturbo causano i cercatori di funghi che normalmente escono dai sentieri e perlustrano il sottobosco, spesso in
battute, provocando ovvi disturbi ed allontanamenti della fauna selvatica in genere. Tuttavia per quanto riguarda i
tetraonidi forestali il problema risulta minore se la raccolta in massa avviene nella stagione estiva avanzata (da fine
agosto) quando i piccoli di Gallo cedrone sono ormai già svezzati e meno vulnerabili.
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8.
PROGRAMMA DI INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI
HABITAT DEL GALLO CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI.
Il Programma di interventi di seguito riportato illustra le azioni da realizzare nel Parco delle Orobie Valtellinesi per la
conservazione e/o la riqualificazione degli habitat del Gallo cedrone.
In relazione alla loro importanza per la salvaguardia della specie nel Parco, si individuano azioni urgenti, necessarie e
possibili.
Si deve peraltro tenere ben presente che solo all’attuazione dell’insieme delle misure si potranno conseguire risultati
efficaci.
E’ inoltre indispensabile considerare che molte delle azioni oltre descritte potranno rivelarsi utili anche al conseguimento
di obbiettivi ulteriori alla conservazione della specie nel Parco.
Le azioni individuate consistono soprattutto in interventi con significato di investimento e nella predisposizione di
strumenti conoscitivi e pianificatori.
Ma, soprattutto, deve essere chiaro che è solo l’attenta gestione delle competenze di gestione ordinaria del territorio
forestale che può condurre alla progressiva e complessiva riqualificazione dell’ambiente, con benefici anche, ma non
solo, per il Gallo cedrone.
E’ quindi indispensabile che l’Ente gestore punti soprattutto sulla buona gestione ordinaria del territorio, senza la quale le
iniziative particolari, anche se ben motivate e organizzate, risultano prive di efficacia.
Nello specifico, è importante che l’Ente gestore affronti in modo consapevole le competenze in materia di taglio del
bosco, gestione del vincolo idrogeologico, autorizzazione paesistico – ambientale che la legge ha affidato agli Enti Parco,
oltre a quanto derivante dall’applicazione del P.T.C.
Come evidenziato anche nelle schede, deve essere massima la comunicazione e collaborazione con le Comunità Montane,
enti preposti alla pianificazione forestale, “storicamente” ben strutturati per la buona gestione del territorio forestale. Il
coinvolgimento di tali enti nel perseguimento degli obbiettivi di salvaguardia della specie, con quanto ne consegue in
materia forestale, potrebbe rivelarsi non solo utile, ma probabilmente anche essenziale, per la funzione di diffusione delle
conoscenze che tali enti assolvono, e per l’approccio sinergico che ne deriverebbe.
Nella descrizione dell’azione si forniscono indicazioni circa la possibilità di reperire risorse per il loro finanziamento.
Non viene espresso, come risorsa possibile, il contributo concesso in parte capitale dalla Regione in attuazione della l.r.
86/83, comune a quasi tutti gli interventi.
Sempre per quanto riguarda il reperimento delle risorse, si deve ricordare che al momento l’Unione Europea non
riconosce alla conservazione del Gallo cedrone valenze prioritarie nell’ambito della politica per la difesa della natura, né
gli habitat forestali del territorio orobico hanno peculiarità riconosciute a livello comunitario. E’ pertanto da escludere la
possibilità di un finanziamento delle azioni per il Gallo cedrone nell’ambito dei progetti LIFE Natura.
Non è invece da escludere a priori, anche se difficile da ottenere, un finanziamento per un progetto integrato presentato
come “proposta ad hoc”.
Deve invece essere considerata la possibilità di un finanziamento di interventi nell’ambito INTERREG, per azioni di
interesse transfrontaliero, considerando che la conservazione del Gallo cedrone è comunque elemento di interesse nei
Paesi a noi confinanti.
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INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 1
INDIRIZZO ED ASSISTENZA TECNICA NELLA REDAZIONE
Azione URGENTE
DEI PIANI D’ASSESTAMENTO FORESTALE
Criticità da
Gran parte del territorio delle Orobie Valtellinesi nell’ambito di maggiore interesse per il Gallo
affrontare/
cedrone è di proprietà pubblica ed oggetto di pianificazione assestamentale. Il Piano
opportunità da
d’Assestamento forestale deve essere considerato lo strumento preferenziale per introdurre
cogliere
nell’ordinaria prassi di gestione del territorio forestale le attenzioni che possono consentire il
miglioramento del territorio e la conservazione degli habitat.
Pertanto indirizzare i Piani d’Assestamento può consentire, a medio lungo termine, la
riqualificazione del territorio forestale.
L’azione è da ritenersi urgente per l’elevato numero di piani che sono attualmente in fase di
prima redazione o di revisione.
Obbiettivi
Assicurare ai tecnici impegnati nell’attività di pianificazione le informazioni necessarie per
giungere alla redazione di piani attenti alle esigenze della specie, previa attenta ricognizione del
territorio in funzione delle specifiche esigenze del Tetraonide.
Descrizione
Le azioni devono consistere in un modulo formativo e nel supporto specialistico in corso d’opera,
per dar modo di approfondire le conoscenze relative alle potenzialità ambientali, nonché
nell’attento intervento in fase di conferenza di servizi o altro momento preliminare
all’approvazione.
Localizzazione
L’azione dovrebbe applicarsi a tutto il territorio orobico nella fascia 1200-1900, ma soprattutto
alle aree a maggiore potenzialità per la specie.
Aspetti problematici • L’introduzione nella pianificazione assestamentale di misure specifiche per il Gallo cedrone
per l’attuazione
implica una cartografia delle strutture che esula dall’ordinaria prassi. Le risorse a ciò
necessarie, nell’ordine di alcune migliaia di lire ad ettaro per una carta in scala 1: 5.000,
possono essere reperite all’interno del finanziamento per i Piani d’Assestamento, ma
implicano comunque un accordo con gli enti finanziatori (Regione) e con gli enti committenti
(Comunità Montana).
•
Una soluzione al problema dei costi può venire dalla redazione di strumenti generali per il
•
territorio del Parco.
•
La modifica nella prassi assestamentale richiede uno sforzo di comunicazione per consentire
la sua piena accettazione.
Periodicità
L’azione, ora urgente, è in realtà permanente, per la periodica revisione dei Piani.
Costi
•
Per quanto riguarda il rilievo cartografico, nell’ipotesi di un costo ulteriore di L 5.000 /ha,
considerando i circa 14.000 ha di territorio forestale nella fascia altitudinale d’interesse, si
deve prevedere una spesa, nel tempo, di L 70.000.000 + IVA.
•
La realizzazione di momenti formativi ogni tre anni implica un costo di L 3.000.000 + IVA
per evento, cui aggiungere L 6.000.000, una tantum, per la predisposizione del materiale
didattico (redazione e fornitura).
•
Per il supporto in corso d’opera (ipotesi 3 giornate a piano) si deve prevedere un costo di L
1.500.000 + IVA per piano.
Possibilità di
•
Per le spese inerenti la redazione di piani d’assestamento i maggiori oneri possono essere
finanziamento
recepiti nell’ambito del finanziamento del piano (Piano di Sviluppo Rurale).
•
I momenti formativi, se riconosciuti nell’ambito delle iniziative formative rivolte al personale
tecnico, di significato regionale, possono essere finanziate con il Programma di Sviluppo
Rurale 2000-2006 della Regione.
ente gestore: Consorzio
Parco delle Orobie Valtellinesi
via Toti 30 C, 23100 Sondrio tel. +39 0342 211236 fax +39 0342 210226
www.parcorobievalt.com [email protected] C.F. 93008640141
Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 2
INTERVENTI SELVICOLTURALI E DI MIGLIORAMENTO
Azione NECESSARIA
DELL’AMBIENTE FORESTALE – AZIONI DIRETTE
Criticità da
Invecchiamento contemporaneo di vaste estensioni del territorio forestale e scomparsa degli
affrontare
ambienti idonei al Gallo cedrone.
Obbiettivi
Miglioramento del valore del territorio forestale in aree di 15 – 30 ha.
Descrizione
Gli interventi consistono:
•
nell’applicazione dei modelli colturali ampiamente illustrati nella relazione, ritenuti
maggiormente efficaci per il Gallo cedrone, in aree in cui gli interventi non vengono
realizzati perché diseconomici. L’abbandono nel bosco del materiale comporterebbe
comunque per la proprietà la perdita di un potenziale introito. Pertanto si deve ritenere
necessario provvedere anche all’esbosco, almeno per i boschi classificati come produttivi, e
la proprietà potrà quindi provvedere alla vendita del materiale già allestito. Si dovrà quindi
convenire con la proprietà un parziale recupero delle spese sostenute, pari alla differenza fra
il valore del legname allestito e quello del legname in piedi.
•
nell’esecuzione di ripuliture per la conservazione di aperture ed aree rade.
Localizzazione
Gli interventi dovrebbero essere realizzati, costantemente, in tutto a tutto il territorio orobico
nella fascia 1200-1900, nelle aree a maggiore potenzialità per la specie, ma prioritariamente nelle
aree in cui la specie è presente o, meglio, per quelle ad esse immediatamente adiacenti:
•
Tagliate;
•
Baitone;
•
Bondone;
•
Billi;
•
Campelli;
•
Gallonaccio;
•
S. Salvatore
Aspetti problematici Le difficoltà del settore forestale in Valtellina portano ad attuare gli interventi selvicolturali solo
per l’attuazione
dove maggiore è l’accessibilità.
Periodicità
Costante
Costi
L 5.000.000 + IVA /ha, cui aggiungere il 10 % per la progettazione.
Possibilità di
Previa intesa con le proprietà, gli interventi selvicolturali possono essere finanziati con il
finanziamento
Programma di Sviluppo Rurale 2000-2006 della Regione.
ente gestore: Consorzio
Parco delle Orobie Valtellinesi
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Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
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INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 3
INCENTIVI PER L’ESECUZIONE DI INTERVENTI PER Azione NECESSARIA
LA CONSERVAZIONE E RIQUALIFICAZIONE DEL
TERRITORIO FORESTALE PER IL GALLO CEDRONE
Criticità da
affrontare/
opportunità da
cogliere
Obbiettivi
Invecchiamento contemporaneo di vaste estensioni del territorio forestale e scomparsa degli
ambienti idonei al Gallo cedrone.
•
Presenza di un discreto numero di alpeggi in esercizio.
•
Carenze tecniche da parte degli operatori di base.
•
Miglioramento del valore del territorio forestale in aree di piccole dimensioni.
•
Recupero/conservazione di aree aperte (prati, pascoli) in via di chiusura.
•
Coinvolgimento dei piccoli operatori e degli alpeggiatori.
Descrizione
Si tratta delle stesse attività già illustrate all’azione 2, ma realizzate da soggetti privati con il
sostegno del Parco, pervio bando pubblico, o tramite affidamento in appalto alle aziende agricole
che gestiscono gli alpeggi.
Per evitare sovrapposizioni con altri finanziamenti, gli incentivi dovranno essere concessi per
superfici di dimensione minore a quanto ammissibile al PSR, o comunque dopo aver verificato
l’assenza di altre specifiche risorse.
Il Parco potrebbe quindi fornire assistenza agli operatori privati per la predisposizione di
domande di finanziamento con modalità di interesse per il Parco.
E’ inoltre necessario predisporre, sin dal principio, un sistema di monitoraggio dell’efficacia degli
interventi realizzati, riconoscendo i parametri di controllo.
Localizzazione
•
Qualora gli interventi vengano realizzati tramite contratto con le aziende agricole, si ritiene
opportuno non disperdere le energie con interventi diffusi sul territorio, ma circoscrivere le
azioni ad ambiti di dimensione contenuta, sui quali concentrare le risorse.
•
Qualora gli interventi vengano realizzati previo bando pubblico, con concessione di un
“premio”, se le risorse fossero insufficienti e si rendesse quindi necessario stilare una
graduatoria, si riconoscerà priorità alle azioni previste per gli ambiti di maggior valenza
potenziale, e in questi, per le azioni di conservazione rispetto a quelle di ripristino.
Aspetti problematici La concessione di contributi alle aziende agricole può avvenire solo previa notifica all’Unione
per l’attuazione
Europea e sua approvazione, in relazione alla necessità di trasparenza e rispetto delle regole
concorrenziali. Pertanto si aprono due possibilità:
1. le aziende agricole possono essere escluse dall’iniziativa;
2. le aziende agricole verranno coinvolte, con risorse ad hoc, solo a seguito della formale
espressione della Commissione Europea che sta valutando i contenuti del “Progetto Speciale
Agricoltura” predisposto dalla Direzione Generale Qualità dell’Ambiente della Regione
Lombardia per incentivare le attività agricole “sostenibili” nelle aree protette.
Nel frattempo, le aziende possono comunque essere coinvolte con appalti.
Periodicità
Permanente
Costi
Indicativamente, L 5.000.000 + IVA /ha, cui aggiungere il 10 % per la progettazione.
Per quanto concerne l’eventuale assistenza tecnica per la predisposizione di richieste di
finanziamento, si deve far riferimento alle tariffe professionali.
Possibilità di
Per quanto concerne il coinvolgimento delle aziende agricole, la Direzione Generale Qualità
finanziamento
dell’Ambiente concede finanziamenti finalizzati all’attuazione del “Progetto Speciale
Agricoltura”, nel cui ambito è prevista (finanziamenti 1999 e 2000) una spesa fino al 30% per
l’assistenza tecnica.
•
ente gestore: Consorzio
Parco delle Orobie Valtellinesi
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INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 4
INIZIATIVE FORMATIVE RIVOLTE A TECNICI ED Azione NECESSARIA
OPERATORI FORESTALI PER LA SENSIBILIZZAZIONE
SULLE PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI ED
ASSISTENZA TECNICA ALLA PROGETTAZIONE IN ATTO
CON FINANZIAMENTO PUBBLICO
Criticità da
affrontare/
opportunità da
cogliere
Obbiettivi
Descrizione
Sono attualmente in corso iniziative di notevole rilevanza riguardanti le foreste delle Orobie:
progetti selvicolturali nell’ambito dei finanziamenti della “legge Valtellina”, del Reg. CEE
2078/92, confluito nel Programma di Sviluppo Rurale 2000-2006.
Le iniziative, se opportunamente impostate, applicando criteri di intervento rispondenti alle
esigenze della specie, potrebbero acquisire un notevole significato ai fini degli sforzi messi in atto
dal Consorzio Parco Orobie per la salvaguardia del tetraonide.
Appare quindi importante proporre ad ogni operatore attivo nei boschi delle Orobie, anche non
professionale, le informazioni che consentano di valorizzare ogni intervento in funzione del Gallo
cedrone.
- Offerta di assistenza tecnica per professionisti ed Enti che sono ora impegnati nello
sforzo pianificatorio e progettuale, da parte di un tecnico che possieda specifica
preparazione. L’assistenza tecnica si attuerà contattando gli Enti committenti delle diverse
iniziative in atto, e quindi in primo luogo le Comunità Montane.
-
Attività di formazione rivolta ai tecnici: seminario di una giornata aperto a tutti i forestali
ed altri operatori tecnici che si occupano di gestione territoriale nell’ambito del territorio
delle Orobie valtellinesi. Il numero complessivo dei seminaristi non deve superare le 30 unità
al fine di creare un rapporto diretto con la docenza mediante interazioni, chiarimenti e
dibattiti. Il seminario si svilupperà in una giornata con 4 ore meridiane dedicate alla
presentazione dei risultati della ricerca, alla definizione dei modelli di bosco per il Gallo
cedrone, alle metodologie selvicolturali da adottare, alle norme per l’utilizzazione del bosco e
ai principi di assestamento. Il pomeriggio sarà invece dedicato ad un’escursione in bosco con
visita di alcuni esempi di intervento.
-
Opuscolo per l’informazione agli operatori non professionali, da distribuire a coloro che
intervengono nei boschi delle Orobie saltuariamente, o comunque con approccio non
professionale (per usi civici, per le utilizzazioni, per autoconsumo sulle piccole proprietà).
Questo opuscolo viene predisposto in 2000 copie, e viene consegnato in occasione dei
sopralluoghi per la contrassegnatura dei boschi a seguito di denuncia di taglio.
Localizzazione
Aspetti problematici Il successo dell’operazione è legato all’efficacia della comunicazione soprattutto con le Comunità
per l’attuazione
Montane.
Periodicità
L’azione è permanente, per la periodica revisione dei Piani, da ripetersi ogni tre anni.
Costi
•
La realizzazione di momenti formativi ogni tre anni avviene congiuntamente a quanto già
illustrato all’azione 1 per gli aspetti assestamentali.
•
Per la predisposizione dell’opuscolo informativo, L 4.000.000 + IVA.
Possibilità di
•
I momenti formativi, se riconosciuti nell’ambito delle iniziative formative rivolte al personale
finanziamento
tecnico di significato regionale, possono essere finanziate con il Programma di Sviluppo
Rurale 2000-2006 della Regione.
ente gestore: Consorzio
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Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 5
ISTITUZIONE DI UN SISTEMA DI MONITORAGGIO Azione NECESSARIA
PERMANENTE DEL TERRITORIO DEL PARCO PER LA
VALUTAZIONE DELLO STATUS DEL GALLO CEDRONE
Criticità da
affrontare/
opportunità da
cogliere
Obbiettivi
Descrizione
Le conoscenze raccolte sulla popolazione di Gallo cedrone nel Parco delle Orobie Valtellinesi
forniscono solo un primo quadro della situazione, da verificare ed aggiornare. La situazione
attuale è inoltre talmente delicata, che appare necessario raccogliere ed interpretare ogni
informazione relativa allo status della specie, per cogliere ogni eventuale conseguenza delle
trasformazioni ambientali.
Controllo della consistenza e delle condizioni della specie in relazione alle variabili ambientali.
Modalità di indagine/protocollo di monitoraggio per il rilievo della specie
Il monitoraggio della specie che viene qui proposto potrebbe essere affidato integralmente a
volontari motivati e preparati, che potrebbero comunque appoggiarsi ai tecnici ed al personale
dell’Ente Parco e dell’Amministrazione Provinciale.
E’ pertanto fondamentale la possibilità di offrire a tale personale occasioni di formazione.
Pertanto, il progetto prevede, quale voce “obbligatoria” la realizzazione di momenti di formazione
del personale e dei volontari da impegnare nel monitoraggio.
Evidenzia quindi la spesa da prevedere qualora si renda necessario affidare tali operazioni a
tecnici esterni, per mancanza di altre risorse umane.
Potrebbe peraltro essere opportuno prevedere comunque per il periodo 2000 –2001 il ricorso ai
tecnici, da vincolare affinché le operazioni di campo abbiano sempre valenza formativa nei
confronti dei volontari e del personale di vigilanza.
Si distinguono tre differenti situazioni di conoscenza del territorio.
1. Territorio per il quale non si hanno notizie di presenza.
2. Siti ove è stata segnalata la specie, da verificare.
3. Siti di presenza certa della specie.
In relazione a tali diverse situazioni si impostano le operazioni di monitoraggio.
Per la prima situazione (Territorio per il quale non si hanno notizie di presenza) ci si deve
affidare alle segnalazioni occasionali che verranno raccolte nel tempo, della più diversa origine,
da catalogare e georeferenziare.
Sarà compito del gruppo di operatori incaricati predisporre il data base per la raccolta di tali
informazioni, da integrare con l’informazione geografica.
E’ particolarmente importante inoltre assicurare una copertura, anche se “leggera”, a tutto il
territorio potenzialmente interessato, da parte del personale formato.
Per la seconda situazione (Siti ove è stata segnalata la specie, da verificare), corrispondenti ad
aree segnalate nell’ambito della prima situazione, è necessario procedere alla verifica mediante
periodici sopralluoghi e perlustrazioni nei diversi periodi dell’anno.
Si possono prevedere 10 siti per anno da verificare almeno due volte l’anno, con l’impegno per
ognuno di essi di un professionista, cui affiancare il personale per la formazione, per la durata di
un giorno e quindi per complessi 40 giorni uomo (10 siti X 2 persone X 2 volte nell’anno).
Dovendosi coprire il periodo da giugno a dicembre 2000 e tutto il 2001, l’impegno è di 30 giorni.
In caso di esito positivo, e comunque per le stazioni di arene di canto già conosciute, si attua
quanto necessario per la terza situazione (Siti di presenza certa della specie), con esecuzione di
due appostamenti nel periodo degli amori (15 aprile-10 maggio). Si prevedono, ottimisticamente,
5 siti, con l’impegno di 4 persone in ognuno di essi per ognuna delle due osservazioni.
Nell’ambito di questa situazione va inserito anche il censimento in battuta estivo, da effettuarsi
una volta l’anno in loc. Campelli e Bema ? tra il 25 agosto e 5 settembre con l’assistenza di un
tecnico capobattuta e 6-8 battitori.
Si deve comunque prevedere che i partecipanti all’appostamento siano volontari, o appartenenti
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Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
alle Amministrazioni già impegnate nella gestione del territorio, con l’eccezione del tecnico
incaricato dall’Ente.
Il costo del personale professionale è quindi da riferire a 10 giorni/uomo (5 siti X 2 persone X due
ripetizioni), per i rilievi di agosto 2000 e primavera 2001.
Addestramento personale naturalistico
Per le operazioni di censimento e raccolta dati di campagna è necessario creare una squadra di
operatori motivati e adeguatamente preparati che facciano riferimento all’Ente parco.
Detto personale sarà reclutato sia tra gli operatori già istituzionalmente coinvolti (guardaparco,
guardie forestali, agenti provinciali, guardie venatorie, ecc.) sia tra volontari esterni.
Per il loro addestramento e coinvolgimento sono necessari corsi di preparazione ed informativi
con lezioni base sull’ecologia e biologia della specie, sul riconoscimento in natura, su
monitoraggi e raccolta dati seguiti da lezioni e riconoscimenti pratici sul territorio.
Vanno pertanto programmate un totale di 4 giornate di formazione (tra uscite sul territorio e
lezioni in aula) da distribuire nell’arco dell’anno solare e con un tetto massimo di 20 persone per
giornata. Le uscite sul territorio saranno realizzate contestualmente alle attività di monitoraggio.
Localizzazione
Aspetti problematici
per l’attuazione
Periodicità
Costante
Costi
1° Anno: Monitoraggio, formazione del personale L 24.000.000
In seguito, qualora le indagini vengano eseguite dal personale, professionale e volontario, degli
enti preposti (Provincia, Parco), le spese potrebbero solo essere relative alla periodica analisi dei
dati raccolti ed elaborati.
Possibilità di
finanziamento
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CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 6
REALIZZAZIONE DELLA CARTA DELLA VOCAZIONALITÀ Azione
POTENZIALE ED ATTUALE DEL TERRITORIO PER IL GALLO NECESSARIA
CEDRONE
Criticità da
Carenza di informazioni approfondite relativamente alle valenze del territorio forestale per il
affrontare/
Gallo cedrone per impostare le azioni progettuali e pianificatorie e costi per la loro raccolta ed
opportunità da
elaborazione.
cogliere
Obbiettivi
Predisposizione di un documento cartografico per l’intero territorio del Parco nella fascia 1200
1900 che esprima, con elevato approfondimento, le valenze per il Gallo cedrone, secondo lo
schema di valutazione già predisposto.
Descrizione
Rilievo del territorio in scala 1: 10.000, previa fotointerpretazione, per quanto riguarda i boschi,
relativamente a composizione, tipologia e struttura.
Successiva applicazione del modello di valutazione.
Localizzazione
Aspetti problematici
per l’attuazione
Periodicità
Una tantum
Costi
L 100.000.000 oltre IVA
Possibilità di
Risorse nell’ambito del Programma di sviluppo rurale, Misura 2.9 per la predisposizione delle
finanziamento
carte forestali.
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INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 7
REDAZIONE STRUMENTO PIANIFICATORIO DI AREA VASTA Azione
CON FINALITA’ DI CONSERVAZIONE E RIQUALIFICAZIONE NECESSARIA
DELL’HABITAT DEL GALLO CEDRONE
Criticità da
•
Presenza nel territorio Orobico di una elevata estensione di superfici pubbliche assestate.
affrontare/
•
Presenza, comunque, anche di estese superfici di proprietà privata, o proprietà collettiva, non
opportunità da
assestate, per le quali è comunque necessario definire linee di intervento.
cogliere
•
Piccolissima dimensione di alcuni complessi assestamentali, insufficiente per affrontare in
termini organici ed ecosistemici la gestione del territorio forestale, soprattutto per quanto
riguarda la gestione delle specie animali legate all’ambiente forestale: è necessario affrontare
le problematiche almeno a livello di bacino/valle.
•
Inadeguatezza della normativa forestale, che impedisce l’attuazione di interventi di
conservazione – recupero del territorio per finalità faunistiche quando in contrasto con la
ordinaria gestione selvicolturale.
Obbiettivi
•
Predisposizione di uno strumento ulteriore ai Piani d’Assestamento Forestale che definisca le
modalità di realizzazione degli interventi e possibilmente anche la loro scansione
spazio/temporale, in modo tale da consentire il complessivo miglioramento delle condizioni
dell’ambiente forestale.
•
Definizione di linee di indirizzo chiare e unitarie per la predisposizione della pianificazione
assestamentale.
•
Definizione di uno strumento normativo unitario per il territorio forestale del Parco, che
consenta di adeguare la normativa regionale in materia forestale.
Descrizione
Gli strumenti di pianificazione forestale di area vasta previsti dalla normativa sono:
•
Il Piano di Indirizzo Forestale nell’ambito della legge forestale; l’approvazione è di
competenza degli Enti competenti in materia di pianificazione agricolo-forestale (Comunità
Montane), ed eventualmente della Giunta Regionale in caso di deroghe al Regolamento
Regionale (R.r.1/93).
•
Il piano di settore forestale in attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento.
Comunque definito,. lo strumento da realizzare deve consentire, per il territorio di interesse per il
tetraonide, il perseguimento degli obbiettivi sopra esposti.
(Si fa qui riferimento solo a quanto necessario per la conservazione del tetraonide,
indipendentemente quindi dagli altri obbiettivi gestionali.)
INDAGINI.
Devono essere raccolti i dati relativi:
1. alle trasformazioni avvenute nel territorio forestale (dinamica nel tempo delle superfici
forestali);
2. alla composizione, struttura e tipologia dei boschi;
3. all’uso dei boschi, con particolare riferimento alle attività forestali;
4. alla viabilità forestale;
5. agli alpeggi.
Le informazioni verranno quindi elaborate per una valutazione del significato faunistico delle
formazioni boscate e della presenza di criticità.
Verranno quindi definiti indirizzi gestionali e modelli colturali, con significato differente in
funzione della presenza o meno di pianificazione di livello assestamentale.
La rilevante copertura del territorio orobico da parte dei Piani d’Assestamento consente di
utilizzare le informazioni qui contenute per quanto riguarda gli aspetti quantitativi, lasciando al
Piano d’Indirizzo il compito di omogeneizzare i dati e di approfondire gli aspetti qualitativi.
ANALISI
1. Storia del territorio forestale
Lo studio della storia del territorio forestale viene eseguito tramite l’esame della documentazione
cartografica di area vasta a partire dall’inizio del 1800, se disponibile, e delle foto aeree.
ente gestore: Consorzio
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Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
Prodotto: carta delle trasformazioni del territorio forestale e rapporto di indagine.
2. Composizione e struttura dei boschi e descrizione tipologica
Lo studio sulla composizione e struttura dei boschi viene coniugato con una descrizione
tipologica, con l’utilizzo delle unità in via di predisposizione in Regione Lombardia e con il
riconoscimento degli habitat forestali descritti dalla Direttiva Habitat.
Il lavoro si articola nelle seguenti sottofasi:
Sottofase 1. Analisi del territorio forestale per il riconoscimento delle differenze ambientali
esistenti
Si procede alla compartimentazione del territorio rispetto ai fattori che hanno efficacia sulla
vegetazione forestale.
I fattori da considerare sono espressi:
dal substrato, dalla quota, dalla posizione e dalla morfologia.
Sottofase 2. Fotointerpretazione ed impostazione dei rilievi
Il territorio viene quindi fotointerpretato, per distinguere differenze nella composizione e nella
tessitura del bosco.
Per la fotointerpretazione si utilizzeranno le immagini più recenti disponibili (presumibilmente
B/N per la Regione, di metà anni ‘90 per l’intero territorio).
I comparti così riconosciuti vengono ulteriormente frazionati in relazione alla
compartimentazione operata nella fase 1 (cioè: una formazione omogenea per la
fotointerpretazione viene frazionata in relazione a diversi ambienti, per condizioni morfologiche e
pedologiche, presenti in essa).
Le dimensioni minime delle areole non dovranno comunque essere inferiori ad un ettaro di
superficie ed a 100 m lineari.
Vengono quindi pianificati i sopralluoghi, in modo tale da avere almeno un rilievo per ognuna
delle areole così individuate.
Una quota dei rilievi di campo (indicativamente uno ogni 25 ha di territorio forestale) sarà
eseguita secondo un reticolo di tipo inventariale di punti fissi, nei quali ripetere periodicamente le
osservazioni, e consentire quindi la valutazione delle trasformazioni avvenute.
Sottofase 3. Esecuzione dei rilievi di campo per il riconoscimento e la descrizione delle
formazioni forestali presenti nei diversi ambienti riconosciuti.
Per ogni sopralluogo viene compilata una scheda che richiede attenzione ai parametri qualitativi
delle formazioni osservate (composizione, struttura, tessitura, governo, stato fitosanitario, densità,
fenomeni dinamici in atto, storia colturale recente, tipo forestale secondo l’elenco provvisorio
predisposto dal Gruppo di lavoro tecnico-scientifico per le tipologie forestali della Regione
Lombardia), con un rilievo quindi di tipo non strumentale.
I siti di rilievo saranno georeferenziati.
Per gli ulteriori rilievi sui punti fissi del reticolo si provvederà a marcare a terra con vernice a
smalto il sito di rilievo, si descriverà brevemente il sito per un suo ritrovamento, si eseguirà il
rilievo dendrometrico con un area di saggio relascopica con cavallettamento.
Le informazioni raccolte quindi tradotte in data base.
Si descriveranno quindi i trattamenti selvicolturali più comunemente attuati nelle formazioni del
tipo..
Prodotto: carta forestale 1:10.000 (composizione, governo, tipologie forestali);
rapporto di indagine;
descrizione delle caratteristiche dendrometriche delle formazioni boscate, con analisi
statistica.
3. Usi del bosco
Lo studio degli usi del bosco viene eseguito tramite osservazione di campo contestualmente ai
rilievi forestali e della sentieristica, ed analizzando la documentazione disponibile.
Prodotto: carta degli interventi realizzati (scala 1:10.000).
ente gestore: Consorzio
Parco delle Orobie Valtellinesi
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Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
4. Viabilità
Rilievo della viabilità esistente, definizione delle necessità di realizzazione, definizione dei
tracciati.
5. Alpeggi
Una carta degli alpeggi e in genere dei soprassuoli pascolivi e di quelli destinati all’attività
agricola-zootecnica che, nell’ottica di una dinamica socio-economica, devono mantenere e
consolidare la loro destinazione.
Nell’analisi degli alpeggi verrà data particolare attenzione all’individuazione degli habitat di
maggior rilevanza naturalistica, condizionanti dalle attività gestionali (es. torbiere).
Dovrà risultare comprensiva dei seguenti elaborati:
-Relazione descrittiva;
-Schede tecniche di riepilogo;
-Cartografia in scala 1:10.000.
ELABORATI DI SINTESI
I dati verranno quindi elaborati e si produrranno i seguenti documenti:
1. Carta delle attitudini funzionali del bosco, che possono essere così sintetizzate:
•
funzione produttiva;
•
funzione protettiva;
•
funzione naturalistica;
•
funzione paesaggistica;
•
funzione turistico-ricreativa;
•
polifunzionale (senza una funzione prevalente).
Dovrà risultare comprensiva dei seguenti elaborati:
•
Relazione descrittiva;
•
Schede sintetiche;
•
Cartografia in scala 1:10.000.
2. Carta delle emergenze forestali. L’attribuzione del significato di emergenza ad una
stazione forestale è funzione della sua eccellenza, dal punto di vista faunistico (formazioni
particolarmente interessanti per la fauna di pregio), naturalistico (boschi a più elevata
naturalità nella composizione, nelle dinamiche ed a minor disturbo), selvicolturale
(formazioni di maggior pregio per composizione e forma di governo), paesaggistico, e della
sua vulnerabilità, per condizioni di rischio o di scarsa stabilità. L’analisi del disturbo verrà
eseguita anche in relazione all’assetto della rete dei sentieri. La valutazione considera lo
stato attuale e potenziale delle stazioni. Verrà prodotta la cartografia in scala 1:10.000 oltre a
schede descrittive.
3. Carta del valore faunistico dei boschi, in relazione alla distanza dalle condizioni ottimali
scala 1: 10.000, e relativo rapporto.
ELABORATI DI PROGETTO
1. Modelli colturali:
•
carta dei modelli colturali e delle forme di gestione particolari dei boschi pubblici e privati;
•
relazione generale descrittiva;
•
illustrazione dei modelli colturali per tipologia;
•
cartografia in scala 1:10.000.
2.
-
Viabilità
Schede sintetiche di riepilogo della viabilità prevista, indicanti la localizzazione della stessa,
il grado di urgenza in relazione alle attitudini funzionali del bosco e i costi previsti;
Cartografia in scala 1:10.000.
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3. Proposte operative:
Individuazione delle strategie e delle azioni per la valorizzazione delle risorse forestali;
Relazione con indicazioni delle strategie e degli interventi per conseguire la finalità del
piano;
Schede descrittive delle azioni e dei relativi interventi;
Cartografia relativa in scala 1:10.000.
4. Regolamento d’attuazione, comprensivo di norme di indirizzo circa le modalità ed i contenuti
di piani e progetti e norme regolamentari per la realizzazione delle attività forestali.
Localizzazione
Aspetti problematici Necessaria l’interlocuzione con le Comunità Montane, competenti per la pianificazione forestale.
per l’attuazione
Periodicità
Da rivedere dopo 10 – 15 anni.
Costi
Indicativamente L 150.000.000. oltre IVA. Lo strumento comprende gli elaborati relativi alla
Carta delle vocazioni, già prima descritta.
Possibilità di
Risorse nell’ambito del Programma di sviluppo rurale, Misura 2.9 per la predisposizione dei Piani
finanziamento
di Indirizzo Forestale. Finanziamenti nell’ambito della L.R. 86/83 per la pianificazione di settore.
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INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 8
CONTROLLO DELL’EVOLUZIONE DEL TERRITORIO E Azione POSSIBILE
DELLE STRUTTURE FORESTALI
Criticità da
affrontare/
opportunità da
cogliere
Se il monitoraggio di una popolazione animale è la prima vera espressione di un’effettiva
gestione faunistica, nel caso del Gallo cedrone è essenziale garantire anche il controllo
dell’evoluzione del territorio e delle strutture forestali, per seguirne nel tempo la relazione con
l’entità della popolazione del Tetraonide.
Il monitoraggio della dinamica dei popolamenti forestali diviene inoltre di particolare importanza
quando realizzato per punti di controllo permanenti, che assicurino nel tempo l’effettiva
ripetizione dell’osservazione nel medesimo punto.
Obbiettivi
Controllo delle trasformazioni del territorio forestale.
Descrizione
In corrispondenza delle intersezioni del reticolo UTM (maglie della Carta Tecnica Regionale)
vengono posizionati i cluster di aree di saggio.
Più precisamente:
- il centro di un’area viene posizionata in corrispondenza dell’intersezione;
- altre 4 aree vengono posizionate a 100 m di distanza dall’intersezione, muovendosi verso nord,
est, ovest, sud.
Per ogni area viene compilata una scheda generale relativa ai caratteri della stazione, e viene
eseguito il rilievo della copertura dello strato arboreo e della copertura del sottobosco,
muovendosi lungo i 4 bracci di una croce, orientati secondo i punti cardinali e lunghi 20 metri, e
raccogliendo ad ogni metro le informazioni richieste (assenza/presenza della copertura arborea, e
specie, assenza/presenza di strato arbustivo, assenza presenza di copertura di suffrutici, diametro
delle piante arboree, cioè di altezza superiore a 5 m).
La caratterizzazione della stazione secondo il sistema delle tipologie forestali in via di definizione
per la Regione Lombardia consente una valutazione delle dinamiche evolutive.
L’elaborazione dei dati così raccolti porta alla formulazione di un giudizio di idoneità della
stazione per il periodo degli amori o per le covate.
I punti di indagine vengono posizionati tramite GPS differenziale.
I punti di indagine vengono marcati in sito, con l’infissione al suolo di paletti verniciati a smalto.
Si deve ipotizzare per un rilevatore laureato una produttività pari a 2 nodi del reticolo UTM per
giorno (quindi 10 aree di saggio), cui aggiungere 1 ora di immissione ed elaborazione del dato per
nodo del reticolo.
Ai rilievi di carattere forestale possono essere aggiunti altri elementi, andando così a realizzare un
monitoraggio/inventario ambientale di significato più generale.
Localizzazione
Aspetti problematici
per l’attuazione
Periodicità
Costi
Possibilità di
finanziamento
La piena efficacia dell’operazione implica la realizzazione di un Sistema Informativo
Territoriale .
Il rilievo dovrebbe essere ripetuto periodicamente.
L 50.000.000 + IVA per il territorio fra i 1200 e i 1900 m
Inventari forestali previsti dal Programma di Sviluppo Rurale, misura 2.9
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INTERVENTI PER LA CONSERVAZIONE E/O LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI HABITAT DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 9
INIZIATIVE ESPOSITIVE PER LA DIFFUSIONE DELLE Azione POSSIBILE
CONOSCENZE SULL’HABITAT DEL GALLO CEDRONE NEL
PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Criticità da
affrontare/
opportunità da
cogliere
Obbiettivi
Il territorio del Parco è oggetto di una crescente fruizione escursionistica e di richieste di
occasioni di educazione ambientale.
Descrizione
Realizzazione di un diorama relativo all’ambiente del Gallo cedrone e di soluzioni espositive in
esterno.
- Museo Civico di Morbegno per il diorama
- Area faunistica dell’Aprica per le soluzioni in esterno.
Localizzazione
L’informazione di coloro che fruiscono del territorio orobico per finalità ricreative rispetto alle
problematiche della conservazione degli habitat del Gallo cedrone può contribuire a determinare
un approccio complessivo più attento nei confronti di questa specie.
Aspetti problematici
per l’attuazione
Periodicità
Permanente
Costi
L 30.000.000 + IVA per la predisposizione del diorama.
L 10.000.000 + IVA per la predisposizione delle soluzioni espositive in esterno.
Possibilità di
Sponsorizzazioni.
finanziamento
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CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Azione n. 10
INIZIATIVE DIVULGATIVE RIVOLTE A TURISTI ED Azione POSSIBILE
ESCURSIONISTI PER LA SENSIBILIZZAZIONE SULLE
PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE DEL GALLO
CEDRONE NEL PARCO DELLE OROBIE VALTELLINESI
Criticità da
Il territorio del Parco è oggetto di una crescente fruizione escursionistica e di richieste di
affrontare/
occasioni di educazione ambientale.
opportunità da
cogliere
Obbiettivi
L’informazione di coloro che fruiscono del territorio orobico per finalità ricreative rispetto alle
problematiche della conservazione degli habitat del Gallo cedrone può contribuire a determinare
un approccio complessivo più attento nei confronti di questa specie.
Descrizione
Realizzazione di un depliant che fornisca al frequentatore le conoscenze di base, da distribuire
tramite gli uffici pubblici e le strutture recettive.
Analogamente si predispongono pannelli da installare sulle bacheche poste dal Consorzio nei siti
di maggior significato per l’avvio delle escursioni.
Contenuti del testo del depliant e del pannello:
- descrizione della specie e delle sue esigenze;
- caratteristiche degli ambienti forestali frequentati dal Gallo cedrone;
- illustrazione delle principali problematiche di conservazione nel territorio del Parco;
- indirizzi gestionali per la conservazione e riqualificazione degli habitat;
- scheda per segnalare eventuali avvistamenti o particolarità.
Porte del Parco per i pannelli, uffici pubblici e aree di ristoro per i depliant.
Localizzazione
Aspetti problematici
per l’attuazione
Periodicità
Permanente
Costi
Indicativamente, L 1.000.000 + IVA per la predisposizione di ogni pannello, ogni spesa inclusa.
L 1.500.000 per la predisposizione di 5.000 depliant, ogni spesa inclusa.
Possibilità di
Sponsorizzazioni.
finanziamento
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Interventi di protezione e ricostruzione dell'habitat del Gallo cedrone (Tetrao urogallus)
nel Parco delle Orobie Valtellinesi
9. BIBLIOGRAFIA
AA.VV., 1991. Selvicoltura e Gallo cedrone. Provincia Autonoma di Trento. Servizio Foreste, Caccia e Pesca. Trento.
Arrigoni degli Oddi E., 1929. Ornitologia Italiana. Hoepli, Milano.
Artuso I., 1994. Progetto Alpe. Edizioni F.I.d.C. e U.N.C.Z.A. Collana Tecnica scientifica, Trento.
Baggini F.P. 1989, La fauna alpina. La situazione di vent’anni fa e quella attuale con particolare riguardo alla provincia di
Sondrio. Ed Bolis.
Brichetti P., 1982, Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia, Riv. Ital. Orn., 52.
Brichetti P. e Fasola M., 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia 1983-87. Ed. Ramperto, Brescia.
Bottazzo M., 1999. Metodi di rilevamento della vegetazione nei biotopi dei tetraonidi. In De Franceschi P.F. Pianificazione
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Bottazzo M. e De Franceschi P.F., 1996. Selvicoltura e tetraonidi. Sherwood. Compagnia delle foreste. Arezzo
Credaro V. , Pirola A, 1975 – La vegetazione della Provincia di Sondrio – Edizione Banca Piccolo Credito Valtellinese
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1971/72.
De Franceschi P. 1986. Caratteristiche ambientali, fluttuazioni, densità e gestione delle popolazioni di tetraonidi sulle Alpi
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Tesi di Laurea in Scienze Naturali, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 1991-92
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ente gestore: Consorzio
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