Eucaristia e Riconciliazione
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Eucaristia e Riconciliazione
propensione ad accostarvisi con frequenza. Vi andava da sé di buonissima voglia, anche quando la madre non era più là a condurvelo. Da prete, a Torino, si confessava ogni otto giorni dal beato Cafasso. Durante i viaggi si manteneva fedele a questa pratica. E per confessarsi non sceglieva luoghi reconditi o ore solitarie, ma se ne stava esposto alla vista di chicchessia. L’originalità di don Bosco quando scrive della confessione non è nella novità delle cose, ma nel calore apostolico che fa amare quel sacramento da lui così amato. Quando ne parlava ai ragazzi, il pensiero del ritorno a Dio si impadroniva con forza così irresistibile della loro mente, che essi gli cadevano tosto ai piedi o comunque gli aprivano la coscienza, fossero giovani suoi o estranei. Don Bosco univa la bontà naturale e la carità soprannaturale, senza la quale non si raggiunge quel sacrificio necessario che fa tornare le anime al loro Creatore. Soltanto la bontà che sgorga dall’unione con Gesù può ottenere tale effetto. Erano rarissimi i suoi discorsi ai ragazzi, le sue conferenze ai salesiani, le sue prediche, in cui non toccasse opportune et importune l’argomento della confessione. Ne parlava sempre con modi nuovi e attraenti. Don Bosco non vedeva uomini, vedeva anime. La qual vista gli svegliava dentro due sentimenti, uno di desiderio e l’altro di timore: desiderio di condurre tutti in paradiso e timore che alcuni battessero la strada dell’inferno. Mons. Cagliero, autorevolissimo testimone, racconta che don Bosco, come confessore, “era ammirabile nella sua bontà coi giovanetti e con gli adulti. Quasi tutti ci confessavamo da lui, guadagnati dalla sua dolcezza e dalla sua carità, sempre benigna e paziente. Era breve, senza fretta. Benigno al sommo e non mai severo, c’imponeva una breve penitenza sacramentale, adatta alla nostra età e sempre salutare. Sapeva farsi piccolo coi piccoli, darci gli avvisi opportuni, e le stesse riprensioni sapeva condirle con tale sapore, che c’infondeva sempre amore alla virtù e orrore al peccato. 8 Associazione Salesiani Cooperatori Provincia ICP Eucaristia e Riconciliazione “Dio paziente e misericordioso, disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione” “Il pane che ci hai dato, o Padre, ci insegni ad avere fame di Cristo, pane vivo e vero, e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca” I sacramenti LA RISURREZIONE, LA CHIESA E L’EDUCAZIONE. Come i primi Apostoli annunciavano che non c’è salvezza se non in Cristo, e come la Chiesa non cessa di invitare alla conversione e alla comunione, così don Bosco era persuaso che nessun edificio educativo possa reggere senza i sacramenti della Comunione e della Confessione L’IDEA DI SACRAMENTO. I sacramenti sono i gesti di Gesù e della Chiesa con i quali veniamo resi partecipi della Pasqua del Signore, l’unico luogo in cui l’amore è arrivato fino alla fine; nei quali ci vengono comunicati i sentimenti del Figlio; nei quali la nostra umanità viene configurata secondo la fede, la speranza e la carità di Cristo, nei quali veniamo abilitati ad amare veramente e fino alla fine come Gesù, resi capaci di vivere, amare, soffrire, morire e riuscire per Cristo, con Cristo e in Cristo IL SACRAMENTO E I SACRAMENTI. I sette sacramenti organizzano la vita umana secondo la Pasqua. Sono come il sole e i suoi raggi: l’Eucaristia e la sua irradiazione. Tenendo conto che la vita dell’uomo non è informe e indifferenziata, ma è itinerario e decisione, tempo che scorre (krònos) e tempo di decidere (kairòs)), è insomma contrassegnata da momenti “cruciali” in cui vita e morte, amore e dolore, legami e perdite, si intrecciano, i sacramenti esprimono l’intenzione di Gesù, che nell’Eucaristia riceviamo pienamente, 2 tessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,19-21) LA RICONCILIAZIONE è la risposta divina e concreta alla seconda domanda radicale dell’uomo: chi perdona il peccato, chi riscatta il desiderio, chi rigenera la libertà in ordine all’amore? LA DIALETTICA E LA DIALOGICA DEI DUE “TRIBUNALI”. 1. la colpa, o male morale, è male radicale: deve essere evitato, può essere evitato, nondimeno non viene evitato. Per questo il senso di colpa è come un tribunale a porte chiuse: si è nello stesso tempo colpevoli, giudici, vittime; 2. Superare la colpa richiederebbe un altro tribunale: esterno, più buono, più autorevole; ideale oscuramente sentito in tutte le culture: l’eroe tragico, il capro espiatorio; 3. Nella sua Pasqua, Gesù soddisfa in maniera sovrabbondante il grido di salvezza dell’uomo peccatore: prende su di sé il mio peccato e la mia condanna, il suo è un giudizio di salvezza, il suo giudizio vale perché la sua umanità è l’umanità del Figlio, Colui nel quale sono stato creato; 4. La Confessione è la celebrazione in cui la misericordia di Dio e il pentimento dell’uomo si adempiono a vicenda: in essa l’offerta del perdono suscita il pentimento che richiede, e il pentimento rende effettivo il perdono che lo rende possibile SOLO DIO PERDONA I PECCATI! A ben vedere, la Confessione non è surrogabile in altri modi. Distinzioni: limiti, difetti, errori, problemi, peccati.. A CHI RIMETTERETE I PECCATI… E’ una grazia potersi confessare davanti a un sacerdote. Spiegazioni: interpretazione medicinale, giuridica, ecclesiologica… PENTIMENTO, CONFESSIONE, PENITENZA: livelli della confessione, sobrietà della confessione, verità della confessione… Don Bosco si affezionò alla confessione fin dalla più tenera età, né alcun mutamento di vita valse ad affievolire in lui l’amorosa 7 mente e conduce alla verità tutta intera. La preparazione sacramentale consiste prima di tutto nell’aiutare i cuori a disporsi a questa azione, liberandosi dal peccato e imparando a gustare la bellezza della vita spirituale. Tra la prassi eucaristica e la sintesi apostolica riuscita vi è una consequenzialità che non può essere capovolta. Per questo sarebbe ingenuo presumere di poter divenire generosi e disinteressati nel servizio trascurando di coltivare una robusta pietà eucaristica. Dove manchi il riferimento all’Eucaristia come centro dell’esistenza cristiana, non vi può essere né contemplazione né apostolato, perché essi insieme stanno o insieme cadono… Una rinnovata attenzione all’Eucaristia condurrà ad una progettualità secondo lo spirito del Vangelo. La carità ha una sua specifica modalità di vedere, di valutare e di reagire alle situazioni e alle sfide sociali, culturali, pastorali. Ha occhi propri, una propria intelligenza, una propria creatività, una propria lungimiranza, che in nessun modo può essere sostituita. Sono cose che sappiamo, ma che dobbiamo ripeterci, per evitare il rischio di assumere nella nostra azione modelli di organizzazione e di impostazione che rispondono a dinamiche e logiche diverse da quelle del Regno… Nell’insieme, è necessario che riflettiamo seriamente per verificare se riusciamo ad evitare il rischio di proporre un cristianesimo caratterizzato più dalle “cose” da fare per il Signore, che dalla “relazione” personale con Lui. La Confessione “È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi po6 di raggiungere, guarire e trasformare tutti gli eventi più importanti della vita, per renderci capaci di viverli in Dio Così la grazia dell’Eucaristia si irradia e compenetra l’esperienza del nascere alla fede (Battesimo), lo sviluppo della vita nello Spirito come comunione e testimonianza (Cresima), l’impresa di fare dell’uomo e della donna una cosa sola nell’amore (Matrimonio), il miracolo di rendere un uomo strumento personale delle azioni di Gesù stesso (Ordine), la fatica di superare la colpa e ritrovare la libertà (Penitenza), la necessità di non lasciarsi abbattere dalla debolezza e fragilità indotta dalla malattia e dalla prospettiva della morte, (Unzione). I sacramenti attuano dunque la trasfigurazione cristiana del nascere e del crescere, dell’amare il prossimo e dell’amare Dio, del fallire e del soffrire. L’Eucaristia, da parte sua, quale sacramento sacrificale e nuziale, come piena “consumazione” dell’amore, realizza il riscatto e il compimento del desiderio più profondo che il Dio trinitario ha messo nel cuore dell’uomo e che per questo attraversa tutti i suoi desideri e tutte le sue azioni, quello di una perfetta communio personarum LA VERITÀ DEL SACRAMENTO. Coerenza di Dio! L’Alleanza con l’uomo non è difforme dalla Creazione: come l’uomo anzitutto riceve la vita, così Dio non vuole donarci meno della Sua vita; e come l’uomo è anzitutto figlio, cioè generato e nutrito, così Dio ci rende suoi figli generandoci e alimentandoci con il sacrificio del Figlio; e come l’uomo riceve vita e nutrimento mediante il corpo materno, familiare e sociale, allo stesso modo l’uomo ricevere la vita soprannaturale partecipando al Corpo di Cristo in tutte le sue forme (corpo storico, corpo eucaristico, corpo mistico) La Comunione «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita 3 eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete (Gv 6,2634) L’EUCARISTIA è la risposta divina e concreta alla domanda radicale dell’uomo: chi sazia la mia fame, chi compie il mio desiderio, chi soddisfa il voto dell’amore? LA DIALETTICA E LA DIALOGICA DEI TRE PANI. 1. Gesù intende elaborare il rapporto che l’uomo intrattiene con i suoi bisogni e i suoi desideri ed esporlo al desiderio di Dio; 2. Perciò mette a confronto tre tipi di “pane”: il pane quotidiano, cioè i beni creaturali, il pane del deserto, cioè i benefici di Dio, e il pane eucaristico, cioè il bene che è Dio stesso. 3. Sono pani diversi, ma non si oppongono. Se li si oppone ci si ammala o di secolarismo, o di provvidenzialismo, o di spiritualismo. Se ci si ferma al primo e al secondo, si perde tutto. Se si giunge al pane eucaristico, tutto viene onorato, riscattato, guadagnato! RIMANETE IN ME: la libertà, il dono, l’amore, la fecondità… QUESTO È IL MIO CORPO… corpo, sangue, anima e divinità… PREPARAZIONE, CELEBRAZIONE, ADORAZIONE: l’altezza del dono richiede la larghezza dell’accoglienza! Circa Don Bosco uomo eucaristico, scrive don Lemoyne: “Moltissimi affermano ciò che noi d’altronde provavamo ogni giorno. Sempre s’impossessava di noi un soave sentimento di fede, nell’osservare la divozione che traspariva da 4 tutto il suo contegno, la esattezza nell’eseguire le sacre cerimonie, il modo di pronunciare le parole e l’unzione onde accompagnava le sue preghiere. E l’edificante impressione ricevuta non cancellavasi mai più”. I vertici di intensità a cui Don Bosco giunse nella celebrazione eucaristica, talora accompagnati da fenomeni straordinari, non furono momenti repentini ed isolati, ma il risultato di un cammino segnato da una rigorosa disciplina interiore e da una fedeltà a tutta prova. Sappiamo infatti come Don Bosco circondasse la celebrazione eucaristica con un clima di silenzioso raccoglimento che rispettava personalmente e inculcava agli altri. “Egli aveva comandato che dopo le orazioni della sera fino al mattino dopo la Messa nessuno più parlasse. Parecchie volte ci avvenne di incontrarci con lui al mattino, quando discendeva dalla camera per recarsi in chiesa. In quel momento egli accettava il saluto con un sorriso, lasciandosi baciare la mano, ma non proferiva parola, tanto era raccolto in sé in preparazione della Messa”. Don Bosco, capace di un’attività dirompente e di una gioia esplosiva, di fronte al mistero eucaristico ci appare anche come l’uomo del silenzio orante che avvolge nel raccoglimento l’incontro sacramentale con Cristo. Nell’esperienza emblematica di Giovanni Bosco ragazzo, mamma Margherita gli fa percorrere un cammino che porta fondamentalmente i tratti del catecumenato antico. Mamma Margherita, senza saperlo, traeva dal suo tesoro di sapienza e di fede gli elementi che la Chiesa ha sempre ritenuto indispensabili perché il sacramento possa essere fruttuoso e che Don Bosco infinite volte riaffermerà con la parola “preparazione”: l’Eucaristia è fruttuosa quando è preparata. E la preparazione non consiste in tecniche o espedienti straordinari, ma in un cammino di preghiera, di responsabilità, di purificazione e di istruzione proporzionato all’età… C’è un'azione della Grazia, che in nessun modo possiamo sostituire, perché è opera dello Spirito che persuade interior5