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Festival Opera Avenches
IP Orfini Foligno in stage nella sartoria Farani per i costumi del Nabucco
La sartoria Farani di Roma, considerata tra le prime al mondo con all’attivo tre premi Oscar, per Romeo e Giulietta di
Zeffirelli, per il Casanova di Federico Fellini e per Marie Antoinette di Sofia Coppola, svariati David di Donatello,
innumerevoli riconoscimenti e l’inclusione da parte del FAI tra i siti patrimonio nazionale italiano, ha scelto la nostra
scuola, l’Istituto Professionale Orfini, indirizzo Produzioni Industriali Artigianali, Abbigliamento e Moda, per realizzare
parte dei costumi del Nabucco di Giuseppe Verdi, che aprirà il Festival dell’Opera di Avenches, in programma il
prossimo luglio in Svizzera.
Per gli studenti, che avevano già operato con successo all’allestimento di una mostra su “Corti e Cortigiani, il
costume in Europa tra Rinascimento e Barocco”, tenutasi a Bruxelles nel dicembre 2012, si apre ora un'opportunità
unica e prestigiosa di confrontarsi, grazie ad uno specifico laboratorio, con maestranze e materiali all’avanguardia in
un contesto internazionale.
Contenuti e finalità dell’iniziativa verranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà venerdì 1 marzo, alle ore
11.30, presso la Sala Fiume di Palazzo Donini, a Perugia. Interverranno Fabrizio Bracco, Assessore Regionale alla
Cultura, Maria Filippi, Direttore Artistico mostra Bruxelles e costumista Nabucodonosor, Paola Lungarotti, Dirigente
Scolastico dell'IP Orfini, Monica La Torre, coordinatrice mostra Bruxelles e Giuseppina Giardini, docente responsabile
del laboratorio didattico e referente stage.
La storia della sartoria teatrale comincia a Roma negli anni Cinquanta, quando Piero Farani, che ha iniziato la sua
carriera come attore radiofonico alla Rai di Torino, scende a Roma in cerca di fortuna. Sulla famosa scalinata di Trinità
dei Monti conosce Franco Zeffirelli, Paolo Poli, Giancarlo Cobelli, Gian Maria Volontè e Danilo Donati, che si andava
affermando come uno dei più interessanti scenografi e costumisti del momento e che lo porterà nella sartoria teatrale,
"Anna Mode", all'epoca diretta dalle sorelle Allegri. Farani in quella sartoria resterà per cinque anni, prima come
collaboratore, poi come direttore. Nel '62 inaugura una sua sartoria nella storica sede di viale Mazzini. Sono gli anni
delle grandi collaborazioni di Donati con Pasolini, Zeffirelli, Fellini, Lattuada. La maison Farani diventa così un luogo di
sperimentazione che travolge il concetto stesso di costume con creazioni in libertà totale ed eccitante fantasia,
reinventando epoche e mondi. I costumi diventano pittura e scultura: i tessuti si trasformano e vengono accostati a
carta, paglia, metallo o conchiglia. La sartoria Farani è presente in trasmissioni televisive come Canzonissima e Studio
Uno, firmate da costumisti del calibro di Coltellacci, Folco, Donati, e negli sceneggiati, come La vita di Leonardo, con
scene e costumi di Ezio Frigerio, che aveva già creato capolavori per Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano.
Durante gli anni Settanta la maison si dedica alla prosa e alla lirica: grazie ai grandi costumisti italiani, come Lele
Luzzati e Santuzza Calì, collabora con i più importanti teatri europei. Dai primi anni Ottanta, l'azienda è diretta da
Luigi Piccolo, nella nuova sede di via Dandolo. I costumi di scena, i capi firmati dalla storica sartoria romana sono un
pezzo della storia del cinema, della televisione e del teatro lirico e di prosa: la giacchetta di lana di Totò di Uccellacci
e Uccellini, le marsine settecentesche di Donald Sutherland nel Casanova e il frac blu di Marcello Mastroianni in
Intervista di Fellini, gli abiti medioevali di Roberto Benigni e Massimo Troisi in Non ci resta che piangere, la tunica
millenaria di Giocasta, interpretata da Silvana Mangano nell’Edipo re, Romeo e Giulietta e La bisbetica domata di
Zeffirelli, I clown e Casanova di Fellini, I racconti di Canterbury e La ricotta di Pasolini, Marie Antoinette di Sofia
Coppola. I costumi per Barbarella compaiono oggi in tutti i libri di storia della moda e del costume. Dagli anni
Cinquanta in poi, la sartoria teatrale Farani ha vestito attori e attrici di pellicole indimenticabili e, con loro, i sogni di
milioni di spettatori in tutto il mondo. La maison e gli abiti di Farani sono stati, e sono tuttora, al servizio di grandi e
visionari registi, dal cinema fino ai costumi per gli spettacoli di opera lirica e di prosa. Oltre a realizzare costumi,
questa sartoria, infatti, ha il merito di collezionare abiti autentici, alcuni con più di due secoli e mezzo, che
caratterizzano la forza creativa di due mondi, dello spettacolo e della moda, in simbiosi.
Si ringraziano i promotori dell'iniziativa che ha il merito di far conoscere, a studenti, docenti e personale tecnico, ciò
che si muove “dietro le quinte”, il fascino segreto di ciò che è sospeso tra storia e sogno, e di valorizzare il nostro
artigianato artistico senza il quale set e palcoscenici non sarebbero ciò che sono.
Foligno, 27 febbraio 2013
Rita Mancini