La grande sartoria napoletana dai fratelli di Meo: aglianico e
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La grande sartoria napoletana dai fratelli di Meo: aglianico e
SEZIONI METEO NAPOLI AVELLINO HOME PRIMO PIANO EDIZIONE DIGITALE OROSCOPO BENEVENTO ECONOMIA SALERNO CULTURA CASERTA CALABRIA SPETTACOLI SOCIETÀ SPORT Il Mattino > Mangia e Bevi > Le News La grande sartoria napoletana dai fratelli di Meo: aglianico e cravatte di Alfonso Sarno Una eleganza non sterile ma che unisce la tenacia alla filosofia imprenditoriale che reso, a partire dagli ultimi trent’anni, i vini italiani seri competitori dei cugini francesi «Detesto il narcisismo ma approvo la vanità». Diane Vreeland, iconica firma di Harper’s Bazaar e di Vogue America disse; Cesare Cunaccia riprende a chiusura di «In Vino Vanitas», la serata che Generoso e Roberto di Meo, titolari dell’omonima azienda vinicola di Salza Irpina hanno voluto per far dialogare tra loro due must della Campania. Ovvero i vini dell’Irpinia e la tradizione sartoriale maschile napoletana, uniti in nome di quell’eleganza che da Napoli ha tracimato, esondato, conquistato l’intero orbe terracqueo. A legare il tutto oltre ai due padroni di casa, Cunaccia, critico d’arte, giornalista e scrittore ma in realtà onnivoro intellettuale perennemente oscillante «tra arte, fotografia, design, musica, letteratura, moda e costume» e Gelasio Gaetani d’Aragona Lovatelli, uomo del mondo e raffinato cantore di vini ed amori (a proposito, «Vini, amori» è anche il titolo del libro scritto in tandem con Camilla Baresani e pubblicato da Bompiani) che declinano le diverse nuances di botti ed aghi. Sarà perché – come ricorda quest’ultimo – gli italiani hanno «L’eleganza nel loro Dna». Una questione di identità ed immagine bene espressa dai vini dei fratelli di Meo, con i bianchi eleganti ed i rossi vivaci e brillanti in cui si nascondono i sapori della frutta irpina e dalle testimonianze di Maria Giovanna Paone, vicepresidente di Kiton, che con sorridente fermezza racconta delle difficoltà incontrate per affermarsi in un mondo «maschilista» qual è quello della haute couture per uomo ma anche della gioia per il varo della Scuola di Alta Sartoria, bottega d’eccellenza per «giovani che porteranno avanti la storia, lo stile ed i segreti del progetto Kiton». TECNOLOGIA ALTRE SEZIONI E poi, la storia della cravatte di Marinella, indossate ed amate da Capi di Stato quali Giorgio Napolitano, Bill Clinton e Nicolas Sarkozy; la sfida di Gianluca Isaia (abito sartoriale ed infradito rossi) nel voler rafforzare la «forte immagine aziendale, quel misto di tradizione napoletana con atmosfere contemporanee» in cui trova posto anche «’O miraculato», il casco con l’immagine di san Gennaro disegnata da Lello Esposito e l’avventura recentemente iniziata dal giovane Gaetano Annunziata con la sua Chiaia-Napoli Sartoria. Il tutto accompagnato dalle sequenze del film-documentario «’O mast» di Gianluca Migliarotti, storia dell’anima della sartoria d’eccellenza partenopea e dalle fotografie di Mario D’Urso, il senatore amico delle teste coronate, recentemente scomparso. Il cugino Francesco Serra di Cassano e Gelasio Gaetani hanno ricordato il vero aristocratico napoletano capace di tenere insieme alto e basso, convivialità e riservatezza, il gentiluomo che rispettava ogni persona, al di là dei ruoli, tanto da chiedere a Giuliana, regina d’Olanda, sua ospite di rifarsi da sola il letto perché il cameriere aveva il giorno libero. Ad ascoltarli attente dame in fiore, seri fashionisti giapponesi, che tra un sorso di vino ed un assaggio aggiornavano il pensiero di Feuerbach. Sì, è vero «l’uomo è ciò che mangia». Ma anche quello che beve ed indossa. © RIPRODUZIONE RISERVATA