Rassegna Stampa - Orchestra Sinfonica Nazionale

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Rassegna Stampa - Orchestra Sinfonica Nazionale
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Quotidiano
Orchestra Sinfonica
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CALOROSO SUCCESSO DI EMMANUEL PAHUD E ANDREA BATTISTONI
A TORINO
Torino, Auditorium RAI “Arturo Toscanini”. Stagione Sinfonica 2013-2014
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore, Andrea Battistoni
Flauto, Emmanuel Pahud
Modest Musorgskij: “Una notte sul Monte Calvo,” quadro sinfonico
Aram Khachaturian: Concerto in re minore per flauto e orchestra
Antonin Dvorak: “Vodnik” (lo spirito delle acque), poema sinfonico op. 107
Nikolaj Rimskij-Korsakov: “La grande Pasqua russa”, ouverture su temi liturgici op. 36
Torino, 17 Gennaio 2014
L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai accoglie il nuovo anno con un programma dedicato
al folklore dell’Europa orientale; programma composto di pagine d’ascolto non sempre
frequente, che spazia tra il nazionalismo romantico russo del gruppo dei cinque fino al
“titanismo” postromantico sovietico. A salire sul podio è il veronese Andrea Battistoni, volto
già noto al pubblico di Torino, il quale fin dalle prime note di Una notte sul Monte Calvo di
Musorgskij dimostra la sua totale congenialità con il repertorio russo. La sinistra atmosfera
delineata dal brulicante ostinato degli archi chiarisce subito l’ispirazione demoniaca e
sovrannaturale dell’opera, aprendo le porte all’ “Apparizione degli spiriti delle tenebre e di
Satana” sancita dal celebre tema dei tromboni. Al momento del “Trionfo di Satana” e del
successivo “Sabba” Il gesto di Battistoni amministra con consapevolezza la vorticosa
esplosione sonora delle idee tematiche esposte in precedenza, mantenendo l’orchestra
compatta anche nei ben marcati cambi di tempo. Sul finale i rintocchi delle campane
sembrano allontanare l’incubo demoniaco e mostrare il bagliore di un nuovo giorno, accolto
dal dolcissimo tema di clarinetto e flauto (menzione obbligatoria per le prime parti Coggi e
Pretto) per una conclusione inaspettatamente speranzosa.
Non è purtroppo consuetudine italiana quella di imbattersi, in sala da concerto, in una
moltitudine di giovani e giovanissimi accorsi per ascoltare un programma di musica colta.
Ragione di questo è la presenza (nel suo unico concerto in Italia del 2014) di Emmanuel
Pahud, flautista franco-svizzero protagonista di un fulmineo percorso artistico che lo ha visto
raggiungere i più grandi onori internazionali e lanciarsi, quand’era poco più che ventenne, tra
le glorie di una carriera ai massimi livelli. In programma l’inusuale Concerto in re minore per
flauto e orchestra di Aram Khachaturian -trascrizione (autorizzata) di Jean-Pierre Rampal
dall’originale per violino- poco eseguito nella versione per flauto a causa della lunga durata e
della scrittura molto violinistica e di conseguenza assai impervia per l’esecutore flautista.
“Esiste il suono del flauto, poi c’è il suono di Pahud” commenta Battistoni intervistato al
termine della prova generale, e ciò che effettivamente colpisce al primo ascolto è proprio la
pastosità di un suono che sa essere dolcissimo ma anche violento al bisogno, e che a tratti
rimanda al calore della sonorità di uno strumento ad arco. Il fraseggio del flautista è ampio e
chiaro nel corso di tutti gli episodi cantabili contenuti nei tre movimenti, e la grande
proiezione di suono mantiene il timbro solistico sempre in primo piano nonostante il grande
organico della compagine orchestrale. L’apporto di quest’ultima è sempre misurato
dall’attenta
mano
di
Battistoni,
che
si
rivela
abilissimo
nel
gestire
l’articolato
accompagnamento (spesso in levare) sempre accomodando il respiro di Pahud e non
lasciandosi spiazzare dalla repentina variazione di tempo alla stretta conclusiva dell’iniziale
Allegro con fermezza.
Il risultato finale è un’esecuzione di straordinaria intensità, accolta dalle ripetute ovazioni
di un pubblico vivo e giovane che –non ancora pago- acclama a gran voce un encore.
Emmanuel Pahud risponde con Syrinx per flauto solo di Claude Debussy, immortale sigla di
un novecento che conferisce finalmente al flauto un ruolo di rilievo nel repertorio solistico ed
orchestrale. Ancora ovazioni da parte del pubblico.
La seconda parte del programma prevede due pagine ancora una volta di raro ascolto, tra
le più rappresentative di quel sentire musicale profondamente intriso di tradizione e folklore
che si rivela essere per Battistoni un vero e proprio habitat naturale. Lo stesso direttore
veronese si premura di spiegare al pubblico la storia del Vodnik, lo spirito (“o per meglio dire
demone”) delle acque, terribile protagonista del poema sinfonico op. 107 di Antonin Dvorak.
Risultano così più chiari gli elementi descrittivi della storia –“senza alcuna morale”, sottolinea
Battistoni- che vede il mostruoso Vodnik attrarre verso il suo lago una fanciulla fino a
catturarla, farne la sua sposa e avere da lei un figlio per poi decapitarlo con le sue stesse
mani per vendicarsi della fuga della giovane.
Conclude il programma La grande Pasqua russa op. 36 di Nikolaj Rimsky-Korsakov. Dedicata
agli amici e compagni Musorgskij e Borodin, questa ouverture non è che un’istantanea del
mondo ortodosso scattata in una prospettiva più squisitamente culturale che strettamente
religiosa, e illustrata al meglio dallo stesso Rimsky-Korsakov: «Per poter giudicare una tale
opera si deve aver assistito almeno una volta ad una messa mattutina di Pasqua. […] Tutto quello
scampanio che si fa in Russia la mattina di Pasqua non sembra forse voler accompagnare
un’immaginaria danza religiosa? Erano proprio questi tratti leggendari e pagani della festa
pasquale che volevo esprimere nella mia Ouverture, questo passaggio repentino dall’atmosfera cupa
e misteriosa del Venerdì Santo alla gaia sfrenatezza, pagana e religiosa allo stesso tempo, del
giorno di Pasqua».
Il merito da riconoscere ad Andrea Battistoni è senz’altro quello di aver saputo mantenere
immutata l’altissima tensione musicale –e di conseguenza comunicativa- durante tutta la
durata del concerto, anche quando pareva che se ne fosse raggiunto l’apice durante
l’intervento solistico di Pahud. La sua contagiosa energia ha saputo galvanizzare con gesto
sempre deciso un’orchestra che ha ben poco da invidiare a qualsiasi altra formazione italiana
e non solo, regalando al pubblico un momento profondamente conivolgente. Grandissimo
successo dunque per Andrea Battistoni, Emmanuel Pahud e l’Orchestra Sinfonica Nazionale
della Rai, in una serata da ricordare.
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