Rapporto di Ricerca

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Rapporto di Ricerca
Solvency 2
Riflessi organizzativi e gestionali
dei nuovi modelli di misurazione
e controllo dei rischi
Rapporto di Ricerca
Solvency 2
Riflessi organizzativi e gestionali
dei nuovi modelli di misurazione
e controllo dei rischi
© CeTIF, 2010. Tutti i diritti riservati.
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Riflessi organizzativi e gestionali
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AUTORI:
prof. Alberto Floreani
Pubblicato nel mese di marzo 2010,
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Si evidenzia, inoltre, che il presente rapporto potrebbe contenere proiezioni future o altre
dichiarazioni in chiave prospettica, circostanza che comporta rischi e incertezze. Si avvisano
pertanto i lettori che tali affermazioni sono solamente previsioni e potrebbero quindi discostarsi
in modo considerevole dagli effettivi riscontri ed eventi futuri. CeTIF declina fin d’ora qualsiasi
responsabilità e garanzia in relazione a tali proiezioni.
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INDICE
INTRODUZIONE......................................................................................................6
1. PILLAR I – LA VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’ DELLE PASSIVITA’ E
DELLE RISERVE TECNICHE ..............................................................................10
1.1. - La valutazione delle attività, delle passività e delle riserve tecniche
secondo solvency 2 ..............................................................................................10
1.2 - La valutazione delle attività, delle passività e delle riserve tecniche:
Solvency 2 vs. Ias/Ifrs..........................................................................................11
1.3 - Le problematiche riguardanti la stima delle riserve tecniche dei rami vita 11
1.4 - Le problematiche riguardanti la stima delle riserve tecniche dei rami danni
..............................................................................................................................13
Interventi ..............................................................................................................14
Documentazione di riferimento ...........................................................................14
2. PILLAR I. LA MISURAZIONE DEI RISCHI....................................................16
2.1 - Il processo di approvazione del modello interno.........................................16
2.2 - Le indicazioni dei consultation papers per la formula standard ..................17
2.3 - Formula standard e problemi di implementazione. Il punto di vista di un
operatore alla luce dell’esperienza del Qis4 ........................................................19
Interventi ..............................................................................................................20
Documentazione di riferimento ...........................................................................20
3. PILLAR II E III. IL SISTEMA DI GOVERNANCE E L’INFORMATIVA
ALL’AUTORITÀ DI VIGILANZA E AL PUBBLICO .........................................22
3.1 - Il secondo pilastro di solvency 2 .................................................................22
3.2 - L’Orsa (own risk and solvency assessment)................................................23
3.3 - Il terzo pilastro di solvency 2 ......................................................................24
Interventi ..............................................................................................................26
Documentazione di riferimento ...........................................................................26
4. OLTRE LA COMPLIANCE. LA GESTIONE DEI RISCHI E GLI ALTRI
IMPATTI DI SOLVENCY 2...................................................................................28
4.1 - Solvency 2 e market consistent embedded value ........................................28
4.2 - Solvency 2 e riassicurazione........................................................................29
4.3 - Solvency 2 e asset liability management.....................................................30
Interventi ..............................................................................................................31
Documentazione di riferimento ...........................................................................31
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INTRODUZIONE
La presente relazione sintetizza il contenuto dei lavori svolti dal Competence Center
CETIF “Solvency 2 – Riflessi organizzativi e gestionali dei nuovi modelli di
misurazione e controllo dei rischi” tenutosi nella seconda metà del 2009. Esso si è
sostanziato in un incontro preliminare (18 giugno 2009) volto ad individuare e condividere
con i partecipanti le tematiche oggetto di approfondimento e discussione negli incontri
successivi che hanno riguardato:
1. Pillar I. La valutazione delle attività, delle passività e delle riserve tecniche,
con particolare attenzione a queste ultime (30 giugno 2009)
2. Pillar I. La misurazione dei rischi, con particolare attenzione alla formula
standard e al processo di approvazione del modello interno (15 settembre 2009)
3. Pillar II e III. Il sistema di governance e l’informativa all’autorità di vigilanza
e al pubblico (13 ottobre 2009)
4. Oltre la compliance. La gestione dei rischi e gli altri impatti di solvency 2 (12
novembre 2009)
Seguendo la classica ripartizione nei 3 pilastri, le prime due giornate si sono dunque
soffermate sul primo pilastro, la terza giornata si è soffermata sul secondo e sul terzo
pilastro mentre l’ultima giornata ha voluto approfondire alcune implicazioni strategiche e
operative di solvency 2.
Tenuto conto dell’impossibilità di analizzare nel dettaglio tutte le tematiche rilevanti
riguardati solvency 2, si è deciso di focalizzare l’analisi solo sugli aspetti giudicati
maggiormente rilevanti nell’incontro preliminare.
Il 2009 ha visto una accelerazione nel processo di completamento del sistema
regolamentare di solvency 2 che, seguendo l’approccio Lamfalussy, si articola sui 4 livelli
illustrati nella figura 1.
Più precisamente nel corso del 2009 - con l’approvazione e la pubblicazione della
direttiva comunitaria 2009/138/CE - è giunto a conclusione il primo livello di solvency
2. Inoltre, sempre nel corso del 2009, è stato portato a termine gran parte del lavoro tecnico
di secondo livello. Nei mesi di marzo, luglio e novembre il CEIOPS ha infatti pubblicato
per oltre 50 paper consultivi (consultation paper). Per i paper pubblicati a marzo e luglio
il CEIOPS ha ricevuto oltre 20.000 commenti e, anche tenuto conto delle indicazioni
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ricevute, ha emesso le proprie indicazioni finali (final L2 advice) che dovranno essere
oggetto di analisi e approvazione delle autorità politiche. Nel gennaio 2010, con
l’emissione delle indicazioni finali sui paper di consultazione pubblicati a novembre, il
lavoro tecnico di secondo livello può dirsi sostanzialmente concluso. La figura 2 che
mostra lo sviluppo temporale del progetto.
I lavori del competence center hanno preso in considerazioni le indicazioni che
progressivamente andavano delineandosi con la pubblicazione dei consultative paper
mentre non hanno tenuto conto dei “final L2 advice” che sono stati pubblicati solo
successivamente alla conclusione dei lavori del competence center. Nella redazione della
presente relazione le raccomandazioni finali del Ceiops sulle misure di implementazione di
secondo livello sono stati presi in considerazione e citate (insieme ai consultation papers)
nella documentazione di riferimento.
I lavori di ciascuna giornata si sono sostanziati in più relazioni sui temi assegnati
seguiti da un dibattito fra i partecipanti. Questa relazione sintetizza i contenuti della
relazione e del dibattito susseguente.
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Figura 1 – CEIOPS Model
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Figura 2 – Sviluppo temporale
2 del progetto Solvency 2
La relazione è suddivisa in due parti. La prima (executive summary) sintetizza il
contenuto dei lavori delle giornate senza entrare nei dettagli più tecnici ed evidenzia le aree
di maggiore criticità emerse dalla relazione e dalla susseguente discussione. L’executive
summary è corredato dalle indicazioni sulla documentazione di riferimento (principalmente
le raccomandazioni del Ceiops sulle misure di implementazione di secondo livello
riguardanti gli specifici argomenti trattati). La seconda parte della relazione riporta le
presentazioni degli interventi della giornata.
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1. PILLAR I – LA VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’
DELLE PASSIVITA’ E DELLE RISERVE TECNICHE
1.1.
- La valutazione delle attività, delle passività e delle riserve tecniche
secondo solvency 2
Una delle innovazione di maggiore portata di solvency 2 riguarda le modalità di
valutazione delle attività, delle passività e delle riserve tecniche che concorrono alla
determinazione dei fondi propri disponili. La direttiva introduce una “valutazione
economica dell'intero stato patrimoniale” che si sostanzia (art. 75-76-77):
- per le attività nel criterio del fair value (“l'importo al quale potrebbero essere
scambiate tra parti consapevoli e consenzienti in un’operazione svolta alle
normali condizioni di mercato”);
- per le riserve tecniche in un approccio mark-to-model basato sul concetto di
current exit value (“l’importo attuale che le imprese di assicurazione e di
riassicurazione dovrebbero pagare se dovessero trasferire immediatamente le loro
obbligazioni di assicurazione e di riassicurazione ad un’altra impresa di
assicurazione o di riassicurazione”; le riserve tecniche sono stimate per quanto
possibile in modo coerente con il mercato (market consistency); operativamente
sono calcolate come somma di una best estimate e di un risk margin calcolato
con il criterio del costo del capitale;
- per le altre passività nel criterio del fair value opportunamente modificato per non
tenere conto delle eventuali modificazioni nel proprio merito creditizio
(“l'importo al quale potrebbero essere trasferite, o regolate, tra parti consapevoli
e consenzienti in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato”, ma
“non è effettuato alcun aggiustamento per tenere conto del merito di credito
proprio dell'impresa di assicurazione o di riassicurazione”).
Sebbene dalla discussione siano emerse sostanziali perplessità sull’idoneità del criterio
generale di valutazione del fair value a rappresentare coerentemente il business
assicurativo, si è ritenuto che l’impostazione generale basata sul fair value non possa essere
modificata pena la messa in discussione dell’intero impianto di solvency 2.
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1.2 - La valutazione delle attività, delle passività e delle riserve tecniche:
Solvency 2 vs. Ias/Ifrs
L’applicazione dei criteri stabiliti dalle norme di secondo e di terzo livello alla
valutazione delle singole attività e passività darà luogo ad uno stato patrimoniale di
solvibilità (“Solvency 2 Balance Sheet”) che costituisce la base per la determinazione dei
fondi propri.
Di estremo rilievo è stata la discussione sulle relazioni intercorrenti tra lo stato
patrimoniale di solvibilità e lo stato patrimoniale IAS/IFRS.
Nelle misure di implementazione di secondo livello (cfr. Consultative paper n. 35 e
Ceiops-Doc-31-09) si raccomanda l’adozione degli IAS/IFRS ogni qual volta essi
prevedano una valutazione in linea con i criteri sopra delineati. In caso contrario devono
essere definiti criteri “ad hoc” o opportuni aggiustamenti.
Una analisi degli Ias/Ifrs attualmente vigenti (ad esempio Ifrs 4 e Ias 39) e di quelli che
saranno in vigore nel 2012 (ad esempio Ifrs 4 revised e Ifrs 9) ha portato a rilevare che la
distanza tra i criteri Ias/Ifrs e quelli previsti da solvency 2 può portare a differenze
sostanziali tra le risultanze dei due bilanci. Ad esempio, lo Ias 39 e soprattutto l’Ifrs 9
possono lasciare ampio spazio alle valutazioni degli strumenti finanziari al costo mentre
nel bilancio di solvibilità prevarranno le valutazioni a fair value. Similmente, il criterio
attualmente in discussione da parte dello Iasb per la valutazione dei contratti assicurativi
può comportare differenze altrettanto ampie.
Tenuto conto che lo stato patrimoniale di solvibilità sarà un documento pubblico, le
possibili differenze tra le risultanze del bilancio Ias/Ifrs e del bilancio di solvibilità
rappresentano un elemento di forte criticità atteso che possono generare nel pubblico e nel
mercato confusione e difficoltà. La stessa gestone assicurativa potrebbe complicarsi
eccessivamente tenuto conto che il management dovrà avere sempre sotto controllo le
dinamiche evolutive del bilancio Ias/Ifrs e del bilancio solvibilità, dinamiche che
potrebbero non essere perfettamente correlate.
Si auspica dunque una maggiore convergenza tra i criteri di valutazione Ias/Ifrs e
solvency 2. In particolare le differenze tra i due approcci dovrebbero essere limitate alle
sole situazioni in cui le diverse finalità dei due prospetti di bilancio giustificano
effettivamente l’adozione di criteri di valutazione differenziati.
1.3 - Le problematiche riguardanti la stima delle riserve tecniche dei rami
vita
Tra le problematiche che maggiormente interessano le assicurazioni vita si è discusso
in particolare su:
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-
la determinazione del tasso di interesse risk free (Consultative paper 40 e CeiopsDoc-34-09);
- il trattamento dei premi futuri (Consultative paper 30 e Ceiops-Doc-25-09);
- il trattamento delle polizze vita rivalutabili.
Per quanto riguarda la determinazione dei tassi di interesse risk free la scelta del
Ceiops è stata quella di utilizzare la struttura a termine dei tassi di interesse correnti
ottenuti su titoli di stato con un rating AAA. Le indicazioni del Ceiops sembrano escludere
la possibilità di applicare premi di illiquidità nella valutazione delle riserve tecniche, come
è invece auspicato da più parti. Peraltro, si segnala che è stato recentemente divulgato dal
Ceiops il report sul liquidity premium che fornisce le indicazioni su come, eventualmente,
considerare il liquidity premium nella valutazione delle riserve tecniche (cfr. Ceiops-Sec34/10).
Con riferimento al trattamento dei premi futuri, le norme di secondo livello fissano
delle regole rigide (ad esempio i premi futuri e i correlati costi relativi ai possibili rinnovi
possono entrare nella valutazione di un contratto esistente solo se aumentano il valore della
best estimate e, in generale, i premi futuri relativi a contratti esistenti possono essere
considerati solo se sono “legally enforceable”). Dalla discussione è emersa l’opportunità
che le imprese di assicurazione svolgano una analisi delle clausole contrattuali presenti
nelle loro polizze vita al fine di determinare il trattamento dei premi futuri sugli specifici
portafogli vita e di conseguenza l’impatto sulla valutazione delle proprie riserve tecniche.
Si evidenzia come le modalità di trattamento dei premi futuri potranno avere influenza sul
design dei prodotti vita.
Le polizze vita rivalutabili rientrano nella più ampia categoria delle polizze a
partecipazione discrezionale o with-profit policies. Per la loro valutazione si prospettano
innovazioni sostanziali. Più precisamente dovranno essere valutate con metodi stocastici le
rivalutazioni sui contratti in essere non ancora riconosciute e che dipendono dalla
composizione della gestione separata, dalle plusvalenze/minusvalenze da valutazione
esistenti e dalle future azioni del management. Inoltre dovranno essere correttamente
valorizzate i valori delle opzioni presenti nelle polizze (rendimento minimo garantito,
opzioni di conversione in rendita, opzioni di riscatto). In entrambi i casi, anche alla luce
delle indicazioni contenute nel consultative paper 26 e delle successive raccomandazioni
(cfr. Ceiops-Doc-21-09) sui metodi e le tecniche statistiche per la best estimate, sembra
inevitabile l’adozione di modelli di stima stocastici.
Nell’ambito della valutazione delle polizze vita rivalutabili le ipotesi circa le azioni
future del management appaiono particolarmente rilevanti. Esse rilevano sulle politiche
di realizzo delle minusvalenze e delle plusvalenze da valutazione che concorrono a
determinare la dinamica dei tassi di rendimento delle gestioni separate. Il Ceiops (cfr.
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consultative paper 32 e Ceiops-doc-27-09) prevede che le stime degli scenari debbano
tenere conto delle future azioni del management, così come ci si attende siano attuate nello
specifico scenario. Inoltre esse devono essere oggettive, realistiche e verificabili. In
particolare: vi deve essere una chiara documentazione sulle azioni previste in ciascun
scenario; queste azioni devono essere in linea con le pratiche gestionali correnti; vi deve
essere un costante confronto tra le azioni previste e quelle effettivamente realizzate.
Nella discussione si evidenzia l’utilizzo di modelli stocastici di valutazione delle
polizze vita rivalutabili è già diffuso in alcuni ambiti e, in particolare, nell’ambito dei
modelli basati sul market-consistent embedded value. In questo caso si tratta di valutarne
l’adattabilità alla specifica finalità di stima delle riserve tecniche.
1.4 - Le problematiche riguardanti la stima delle riserve tecniche dei rami
danni
Tra le differenti problematiche che maggiormente interessano le assicurazioni danni si
è discusso sulla best estimate e in particolare sulle tecniche utilizzabili per la valutazione
delle riserve sinistri. In particolare, con solvency 2 si realizza un passaggio da una stima
prevalentemente basata su una “valutazione analitica separata del costo di ciascun sinistro
con il metodo dell’inventario” (art. 28, reg. Isvap 16/2008) a una valutazione collettiva di
tipo statistico-attuariale. In secondo luogo il Ceiops sembra privilegiare l’utilizzo di
metodi stocastici di valutazione, limitando l’uso dei modelli deterministici alle casistiche
valutative meno complesse.
Nella discussione viene rilevanto che nell’esperienza italiana, l’utilizzo del metodo
dell’inventario è positiva, soprattutto se si pensa all’obiettivo di solvibilità e la sua
sostanziale esclusione dai metodi previsti per la valutazione della riserva sinistri non
appare del tutto giustificata.
Si sottolinea inoltre che mentre nei rami vita l’utilizzo di metodi stocastici per la
valutazione delle riserve tecniche è già diffuso e consolidato da tempo, buona parte delle
metodologie stocastiche di stima delle riserve sinistri sono recenti e l’esperienza
applicativa è ancora ai primi passi. Questo suggerisce che l’utilizzo dei metodi
deterministici si potrebbe rivelare, almeno nei primi anni di applicazione di solvency 2,
addirittura preferibile rispetto ai più complessi ma ancora inaffidabili metodi stocastici.
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Interventi
Alberto Floreani (Università Cattolica), Claudio Bellomo (Deloitte)- La valutazione delle
attività, delle passività e delle riserve tecniche, Un’analisi di confornto Solvency 2 –
IAS/IFRS
Alberto Floreani (Università Cattolica), La valutazione delle riserve tecniche – Life
insurance
Nino Savelli (Università Cattolica), La valutazione delle riserve tecniche – Best estimate
nelle assicurazioni danni
Documentazione di riferimento
Direttiva 2009/138/CE - art. 75-86
Level 2 Advice for L2 implementing Measures on SII:
• Elements of actuarial and statistical methodologies for the calculation of the best
estimate. Ceiops-Doc-21-09 (cfr. anche Consultation Paper n. 26)
• Segmentation for the calculation of technical provisions. Ceiops-Doc-22-09 (cfr.
anche Consultation Paper n. 27)
• Technical Provisions – Treatment of future premiums. Ceiops-Doc-25-09 (cfr.
anche Consultation Paper n. 30)
• Technical Provisions – Assumption about future management actions. Ceiops-Doc27-09 (cfr. anche Consultation Paper n. 32)
• Valuation of assets and “other liabilities”. Ceiops-Doc-31-09 (cfr. anche
Consultation Paper n. 35)
• Technical Provisions - Actuarial and statistical methodologies to calculate the best
estimate. Ceiops-Doc-33-09 (cfr. anche Consultation Paper n. 39)
• Technical Provisions – Risk-free interest rate term structure. Ceiops-Doc-34-09
(cfr. anche Consultation Paper n. 40)
Task force report on the liquidity premium, Ceiops-Sec-34/10, 1 marzo 2010
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2. PILLAR I. LA MISURAZIONE DEI RISCHI
Le modalità di determinazione dei requisiti patrimoniali (requisito patrimoniale di
solvibilità o SCR e requisito minimo patrimoniale o MCR) rappresentano un secondo,
rilevantissimo, elemento di innovazione rispetto alla normativa preesistente. In particolare
il legislatore ha inteso introdurre, “in linea con gli ultimi sviluppi in materia di gestione del
rischio, un metodo economico basato sul rischio che incentivi le imprese di assicurazione e
di riassicurazione a misurare e gestire correttamente i loro rischi” (cfr. punto 15 relazione
introduttiva alla direttiva). In quest’ottica il requisito patrimoniale di solvibilità deve essere
funzione di tutti i rischi quantificabili dell’impresa di assicurazione e corrispondere “al
valore a rischio (value at risk) dei fondi propri di base dell’impresa di assicurazione
soggetto ad un livello di confidenza del 99,5% su un orizzonte temporale di un anno» (art.
101.3). Operativamente il requisito patrimoniale di solvibilità può essere calcolato facendo
riferimento alla formula standard delineata dalla direttiva e meglio specificata dalle misure
di implementazione di secondo livello o tramite un modello interno.
Il lavori della seconda giornata si sono soffermati sul processo di approvazione del
modello interno e sull’analisi delle principali problematiche relative alla formula standard,
così come stanno emergendo dai lavori del Ceiops sulle misure di implementazione di
secondo livello.
2.1 - Il processo di approvazione del modello interno
Nell’ambito del processo di approvazione del modello interno, Stefano Pasqualini
dell’Isvap ha illustrato le disposizioni di primo livello contenute nella direttiva e quelle di
secondo livello contenute nel paper di consulazione 37 (cfr. anche Ceiops-Doc-28-09).
Tenuto conto che le autorità di vigilanza devono decidere in merito alla domanda di
approvazione del modello interno entro sei mesi dal ricevimento della richiesta completa
(cfr. art. 121.4), si è sottolineata l’importanza della fase di pre-application che, sebbene
non sia formalmente obbligatoria, è altamente raccomandata dal Ceiops e dall’Isvap. Non è
un caso che il primo draft sulle misure di terzo livello rilasciato dal Ceiops sia proprio la
guida al processo di pre-application (cfr. il paper di consultazione n. 80 emesso nel gennaio
2010), anche tenuto conto che i tempi per giungere con un modello interno approvato entro
la data di entrata in vigore della direttiva sono ormai particolarmente stringenti.
Anche se non hanno costituito oggetto di specifico approfondimento, si è accenato ai
requisiti che i modelli interni devono possedere per poter essere approvati dall’autorità di
vigilanza (cfr. art. da 120 a 126, consulation paper n. 56 e il susseguente Ceiops-doc-48© CeTIF, 2010. Tutti i diritti riservati.
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09) e, in particolare, si è sottolineata l’importanza dei “documentation standard”, cioè la
necessità che la struttura e dettagli operativi del modello interno siano adeguatamente
documentati, e dell’use test.
Con riferimento a quest’ultimo, il modello interno non può essere visto come un
semplice motore di calcolo separato dalla gestione dell’impresa di assicurazione. L’
impresa di assicurazione deve altresì dimostrare che il modello interno è ampiamente
utilizzato e svolge un ruolo importante nel sistema di governance e, in particolare, nel
sistema di gestione dei rischi, nei processi decisionali, di valutazione e allocazione del
capitale economico e di solvibilità. Non si tratta dunque soltanto di costruire un modello
interno per il calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità ma di integrare questo
modello nell’ambito della gestione dell’impresa di assicurazione.
Si è discusso infine sulla divulgazione delle informazioni riguardanti la domanda di
approvazione del modello interno e degli esiti del processo di approvazione. In particolare
si sottolinea che la richiesta di approvazione e l’esito negativo del processo di
approvazione non saranno soggetti a disclosure mentre l’approvazione sarà soggetta a
disclosure anche se il supervisore può deciderne l’appropriatezza.
2.2 - Le indicazioni dei consultation papers per la formula standard
Nella seconda parte della giornata si sono esaminate le indicazioni dei paper di
consultazione riguardanti la formula standard. Più precisamente ci si è soffermati sul
modulo dei rischi di sottoscrizione vita (cfr. Consultative paper 49 e Ceiops-Doc-42-09) e
non-vita (Consultative paper 48 e Ceiops-Doc-41-09), sul modulo del rischio di mercato
(cfr. Consultative paper 47 e Ceiops-Doc-40-09), sul modulo del rischio di inadempimento
della controparte (Consultative papers 28 e 51 e Ceiops-Doc-23-09), sul modulo dei rischi
operativi (Consultative paper 53 e Ceiops-Doc-45-09) e sull’aggiustamento per la capacità
di assorbimento di perdite delle riserve tecniche (Consultative paper 54 e Ceiops-Doc-4609).
Con riferimento al rischio di sottoscrizione del ramo vita l’approccio prescelto per
tutti i sottomoduli è quello per scenari. Più specificamente il rischio di ciascun sottomodulo
viene misurato quale differenza tra il Nav base e quello di uno scenario avverso
opportunamente specifato dal Ceiops. In questo contesto, concordando sul metodo, l’unico
elemento oggetto di possibile discussione riguarda la specifica calibrazione dello scenario
avverso.
L’unica eccezione significativa all’approccio per scenari riguarda il rischio di riscatto
di massa per il quale viene prescelto un approccio basato su fattori e in particolare sul
“surrender strain” dei contratti assicurativi, cioè sulla differenza tra l’ammontare pagabile
in caso di riscatto e la best estimate del contratto stesso.
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Con riferimento all’aggiustamento per la capacità di assorbimento di perdite delle
riserve tecniche, potenzialmente molto rilevante nel caso italiano nel quale le polizze vita
rivalutabili rappresentano una quota estremamente rilevante del portafoglio vita delle
imprese di assicurazione, sono stati illustrati i due approcci possibili (approccio modulare
vs. approccio del singolo scenario equivalente) sottolineando che il Ceiops non è ancora
giunto ad una posizione definitiva. Anche nelle successive raccomandazioni (cfr. Ceiops
Advice 46/09), il Ceiops rimanda una decisione definitiva al termine del nuovo studio di
impatto quantitativo (Qis5).
Nell’ambito del modulo del rischio di inadempimento della controparte, oltre
all’illustrazione dell’articolata modalità di determinazione del requisito patrimoniale
relativo a questo rischio, si sono sottolineati due aspetti. In primo luogo è molto importante
tracciare una adeguata linea di demarcazione tra il rischio di spread (che è un sottomulo del
rischio di mercato) e il rischio di inadempimento della controparte al fine di evitare di
trascurare parte del rischio o di duplicare il conteggio del rischio; inoltre, tenuto conto che
la calibrazione dei due moduli è diversa, la corretta suddivisione tra i due rischi rimane
importante. Un secondo aspetto riguarda la possibilità di utilizzare le semplificazioni
ammesse dal Ceiops. Infatti, come spesso accade quando è ammesso l’utilizzo di formule
semplificate, esse rischiano di tradursi in una penalizzazione in termini di requisiti
patrimoniali richiesti a causa delle ipotesi più prudenziali sottostanti alla semplificazione
stessa. E’ dunque importante che l’impresa di assicurazione valuti attentamente se il
beneficio derivante da una minore difficoltà computazionale giustificfia l’adozione di un
approccio semplificato.
Il modulo del rischio di mercato è analizzato limitatamente agli aspetti affrontati nel
consultative paper 47 che, come noto, non considera, fra l’altro, il sottomodulo sul rischio
azionario (trattato nel consultative paper 69 emesso a novembre). Questo modulo non
sembra essere soggetto a particolari elementi di criticità, se non per il fatto che alcuni
sottomoduli appaiono piuttosto complessi. Peraltro la complessità appare giustificata dal
fatto che il rischio di mercato risulterà concorrere in modo estremamente significativo al
requisito patrimoniale di solvibilità delle imprese di assicurazione. Il sottomodulo del
rischio di tasso di interesse, in particolare, sarà basato su scenari calibrati sulla base della
tecnica delle componenti principali che risultano piuttosto differenti dagli scenari utilizzati
nel Qis4 (cfr. a riguardo il successivo consultative paper 70 e il Ceiops-Doc-66-10). Un
aspetto relativo al rischio di mercato di cui non si è discusso nell’ambito del competence
center ma che appare rilevante alla luce dell’evoluzione del debito pubblico di alcuni paesi
comunitari, riguarda il fatto che i titoli governativi dei paesi OCSE e comunitari non
concorrono alla determinazione dei requisiti patrimoniali sia per quanto riguarda il
sottomodulo del rischio di spread che per il sottomodulo del rischio di concentrazione (cfr.
Consultative paper 47 e Ceiops-Doc-40-09). Questa norma di secondo livello se da un lato
può contribuire a contenere gli spread sui titoli dei paesi europei a più elevato
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indebitamento, dall’altro può determinare una eccessiva esposizione delle imprese di
assicurazione verso i titoli governativi dei paesi europei più indebitati.
Nell’ambito del modulo del rischio di sottoscrizione non vita, l’analisi del paper di
consultazione ha evidenziato due problematiche principali, confermate anche dalla
successiva raccomandazione del Ceiops (cfr. Ceiops-Doc-41-09). Da un lato il Ceiops
ritiene che non si debbano considerare esplicitamente gli effetti di diversificazione
geografica al fine di non complicare eccessivamente la formula standard. Dall’altro per la
determinazione del requisito del sottomodulo del rischio catastrofale non vita il Ceiops
ritiene come preferibile un approccio per scenari standardizzati che sarà definito con
maggiore dettaglio nelle misure di implementazione di terzo livello e calibrato durante il
Qis5.
Infine, con riferimento al modulo sui rischi operativi vengono poste in evidenza le
critiche già da tempo mosse dall’industria e, in particolare, la mancata considerazione degli
effetti di diversificazione con gli altri rischi e la scarsa sensitività al rischio della formula
standard. Oltre a ciò, la calibrazione dei parametri sembra portare ad un requisito
patrimoniale eccessivo (cfr. Ceiops-Doc-45-09). Proprio in funzione dell’elevata onerosità
della formula standard in termini di requisiti patrimoniali, l’intervento di Fabio Maccaferri
evidenzia che la modellizzazione dei rischi operativi al fine di considerli nell’ambito del
modello interno può essere una valida opzione da prendere in considerazione.
2.3 - Formula standard e problemi di implementazione. Il punto di vista di un
operatore alla luce dell’esperienza del Qis4
In questo intervento, Silvia Brizio di Unipol Gruppo Finanziario, ha illustrato come il
suo gruppo ha affrontato l’esperienza del Qis4 evidenziando in particolare le criticità
organizzative e valutative emerse. Chiaramente, la partecipazione al Qis4, per quanto sia
risultata complessa e abbia assorbito ingenti risorse, si è rivelata estremamente utile nel
fornire indicazioni al risk management e l’alta direzione di Unipol sugli impatti quantitativi
di solvency 2. Inoltre ha permesso di evidenziare con largo anticipo le criticità
organizzative che deriveranno dall’effettiva applicazione della formula standard. Infine, ma
non meno importante, ha permesso di trarre indicazioni sulle criticità tecnico-valutative
della formula stessa. Nello specifico la formula standard sembra essere eccessivamente
complessa e di difficile applicabilità, soprattutto alle imprese di assicurazione di minori
dimensioni. Inoltre i risultati quantitativi appaiono eccessivamente penalizzanti in termini
di requisiti patrimoniali richiesti sia rispetto a solvency I che rispetto agli effettivi rischi
delle compagnie. Questa conclusione è particolarmente rilevante se si tiene conto che la
calibrazione dei parametri prevista dalle recenti raccomandazioni del Ceiops di fine 2009 e
inizio 2010 sembra richiedere requisiti patrimoniali superiori rispetto quelli del Qis4.
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Interventi
Stefano Pasqualini (ISVAP) – Processo di approvazione del modello interno
Le indicazioni dei consultation paper per la formula standard
• Alessandro Ghilarducci (Deloitte), Le indicazioni dei consultation papers per la
formula standard del SCR (rischo di sottoscrizione life, loss-adsobing capacity,
inadempimento delle controparti, rischio di mercato e rischio operativo)
• Alberto Floreani, Le indicazioni dei consultation papers per la formula standard del
SCR (rischo di sottoscrizione non-life)
• Fabio Maccaferri, Operational risk nelle compagnie di assicurazione.
Considerazioni sulla formula standard e opportunità indotte dal governo
dell’operational risk.
Silvia Brizio (Unipol), Formula standard e problemi di implementazione. Il punto di vista
di un operatore alla luce dell’esperienza del Qis 4
Documentazione di riferimento
Direttiva 2009/138/CE - art. 100-127
Level 2 Advice for L2 implementing Measures on SII:
• SCR - Standard formula - Counterparty default risk. Ceiops-Doc-23-09
(cfr. anche consultation paper n. 28 e n. 51)
• Procedure to be followed for the approval of an internal model, including
the addendum on group specificities. Ceiops-Doc-28-09 (cfr. anche
consultation paper n. 37)
• SCR - Standard formula - Market Risk. Ceiops-Doc-40-09 (cfr. anche
consultation paper n. 47)
• SCR - Standard formula – Non-Life underwriting risk. Ceiops-Doc-41-09
(cfr. anche consultation paper n. 48)
• SCR - Standard formula - Life underwriting risk. Ceiops-Doc-42-09 (cfr.
anche consultation paper n. 49)
• SCR - Standard formula – Operational risk. Ceiops-Doc-45-09 (cfr. anche
consultation paper n. 53)
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•
•
•
•
SCR - Standard formula - Loss absorbing capacity. Ceiops-Doc-46-09
(cfr. anche consultation paper n. 54)
Tests and Standards for Internal Model Approval. Ceiops-Doc-48-09 (cfr.
anche consultation paper n. 56)
Equity risk sub-module. Ceiops-Doc-65-10 (cfr. anche consultation paper
n. 69)
SCR - Standard formula – Calibration of market risk module. Ceiops-Doc66-10 (cfr. anche consultation paper n. 70)
Draft CEIOPS Level 3 Guidance on Solvency II:
• Pre-application process for Internal Models (consultation paper n. 80)
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3. PILLAR II E III. IL SISTEMA DI GOVERNANCE E
L’INFORMATIVA ALL’AUTORITÀ DI VIGILANZA E
AL PUBBLICO
La terza giornata del competence center si è soffermata sul sistema di governance
previsto dalla direttiva che costituisce una parte consistente del c.d. secondo pilastro di
solvency 2 e sull’informativa al pubblico e all’autorità di vigilanza (3° pilastro).
Uno dei punti chiave che emerge dalla normativa riguardante i requisiti del sistema di
governance è relativo alla necessità che il sistema di gestione dei rischi (“che comprende
le strategie, i processi e le procedure di segnalazione necessarie per individuare, misurare
e monitorare, gestire e segnalare, su base conntinuativa, i rischi a livello individuale ed
aggregato ai quali sono o potrebbero essere esposte” le imprese di assicurazione, art. 44.1)
sia integrato con la gestione dell’impresa di assicurazione o, più precisamente, sia
“perfettamente integrato nella struttura organizzativa e nei processi decisionali
dell’impresa di (ri)assicurazione, con adeguata considerazione delle persone che dirigono
effettivamente l’impresa o rivestono altre funzioni fondamentali” (art. 44.1). La necessità di
integrazione tra requisiti di vigilanza prudenzale e profili strategici e gestionali
dell’impresa di assicurazione è già emersa con riferimento ai modelli interni (requisito
dell’use test) e viene confermata nell’ambito della valutazione interna del rischio e della
solvibilità (Orsa) che deve essere “parte ingrante della strategia operativa ed è presa
sistematicamente in considerazione nelle decisioni strategiche dell’impresa” di
assicurazione (art. 45.4).
Per quanto invece concerne l’informativa al pubblico circa la solvibilità e le condizioni
finanziarie dell’impresa si è analizzato in particolare il contenuto del Solvency and
financial conditions report (Sfcr) così come previsto dalle norme di primo e di secondo
livello (cfr. consultative paper 58 e la susseguente raccomandazione finale Ceiops-Doc-5009).
3.1 - Il secondo pilastro di solvency 2
Nel primo intervento Enrico Parretta di Allianz illustra la direttiva e le norme di
secondo livello (cfr. consultation paper n. 33 e la successive raccomandazioni Ceiops-2909) confrontandole con la normativa attualmente vigente in Italia contenuta in varie norme
e soprattutto nel regolamento n. 20 dell’Isvap. Seguendo il testo della direttiva, il confronto
ha riguardato:
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-
i requisiti generali in materia di governance (art. 41 dir.)
i requisiti di competenza e di onorabilità per le persone che dirigono effettivamente
l’impresa o rivestono altre funzioni fondamentali (art. 42 e 43 dir.)
- la gestione dei rischi (art. 44 dir.)
- la valutazione interna del rischio e della solvibilità (Orsa) (art. 45 dir.)
- il controllo interno (art. 46 dir.)
- l’audit interno (art. 47 dir.)
- la funzione attuariale (art. 48 dir.)
- l’esternalizzazione (art. 49 dir.)
Anche se ovviamente tutta la regolamentazione in materia dovrà essere rivista per
adeguarsi a solvency 2, il raffronto tra il futuro sistema di governance definito dal Pillar II
di solvency 2 e l'attuale normativa di settore in Italia non evidenzia significative differenze,
sia perché ambedue trovano fondamento teorico nei più avanzati studi sui modelli di
controllo e di gestione dei rischi, sia perchè l'Isvap ha utilizzato i vari draft e documenti
preparatori di solvency 2 come cardine dei regolamenti che andava ad emettere, in
particolare del Regolamento 20. Ne consegue che gran parte dei principi, meccanismi e
funzioni sul sistema di controllo interno e sul sistema di gestione dei rischi che il Pillar II
prevede sono già operativi, ad eccezione delle disposizioni specifiche sui modelli interni
che non sono ancora definite.
3.2 - L’Orsa (own risk and solvency assessment)
Nell’ambito del sistema di governance e in particolare nell’ambito del sistema di
gestione dei rischi, solvency 2 richiede che le imprese di assicurazione procedano “alla
valutazione interna del rischio e della solvibilità” (ar. 45.1). Questa valutazione riguarda
essenzialmente “l’osservanza continua dei requisiti patrimoniali e dei requisiti riguardanti
le riserve tecniche” previsti dalla direttiva, “il fabbisogno di solvibilità globale tenuto
conto del profilo di rischio specifico, dei limiti di tolleranza del rischio approvati e della
strategia operativa dell'impresa” e “la misura in cui il profilo di rischio dell'impresa
interessata si discosti dalle ipotesi sottese al requisito patrimoniale di solvibilità” calcolato
in base alla formula standard o al modello interno.
Gli elementi che caratterizzano il sistema Orsa e che la discussione ha messo in
evidenza riguardano:
- la valutazione interna del rischio e della solvibilità deve essere “parte integrante
della strategia operativa ed è presa sistematicamente in considerazione nelle
decisioni strategiche dell'impresa”;
- la valutazione interna del rischio e della solvibilità non implica lo sviluppo di un
modello interno e non deve essere confusa con quest’ultimo;
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-
la valutazione interna del rischio e della solvibilità deve considerare i rischi
ulteriori a quelli considerati nel calcolo dei requisiti patrimoniali (ad esempio il
rischio di liquidità, il rischio reputazionale e il rischio strategico) e le esposizioni ai
rischi considerati nel calcolo dei requisiti patrimoniali ma non adeguatamente
catturati dalla formula standard;
- gli scostamenti tra le risultanze derivanti dall’Orsa e dalla determinazione dei
requisiti patrimoniali di solvibilità con la formula standard o con un modello
interno devono essere adeguatamente analizzati, motivati e comunicati all’autorità
di vigilanza;
- le risultanze dell’Orsa possono essere utilizzate nell’ambito della procedura di
riesame da parte dell’autorità di vigilanza (supervisory review process, cfr. art. 36
dir.) e possono comportare la fissazione di maggiorazioni di capitale (capital addon, cfr. art 37 dir.) anche se l’Orsa deve essere considerato solo una tra le fonti
informative utilizzate nell’ambito del supervisory review process e non vi è una
automaticità tra risultanze Orsa e maggiorazioni di capitale.
- Sono in ogni caso necessarie maggiori indicazioni sulle caratteristiche di dettaglio
dell’Orsa, sulle informazioni che dovranno essere rilasciate all’autorità di vigilanza
(e al pubblico), sulle relazioni tra Orsa, internal model e maggiorazioni di capitale,
informazioni che potranno essere soddisfatte solo dall’emanazione delle misure di
implementazione di terzo livello sul tema.
Quello che appare certa è la necessità che il sistema di risk management dell’impresa
di assicurazione presti attenzione non soltanto ai rischi quantificabili e riflessi nella
formula standard o nel modello interno ma anche ai rischi non quantiticabili che devono
essere tenuti in adeguata considerazione nell’ambito del valutazione interna del rischio e
della solvibilità. E’ in quest’ottica che la seconda parte dell’intervento di Gianni Bragolusi
di Deloitte si è soffermato sull’approfondimento della profilazione qualitativa del rischio.
3.3 - Il terzo pilastro di solvency 2
In questo intervento si sono in primo luogo illustrate le norme di primo livello
riguardanti il terzo pilastro (art. 35 “Informazioni da fornire ai fini di vigilanza” e art. 5156 “Informativa al pubblico”). Sucessivamente si sono discussi i principi, la struttura e i
contenuti della “relazione relativa alla solvibilità e alla condizione finanziaria” (Solvency
and financial condition report, Sfcr) e della relazione alle autorità di vigilanza (“Report
to supervisors, Rts) che costituiranno, rispettivamente, la base dell’informativa periodica
al pubblico e all’autorità di vigilanza sulla situazione di solvibilità delle imprese di
assicurazione e dei gruppi assicurativi.
Il documento al pubblico (Sfcr) rappresenta un vero e proprio bilancio di solvibilità
costituito da 7 sezioni fondamentali (executive summary; informazioni sul business e la
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performance aziendale; informazioni sul sistema di governance; informazioni sui rischi e
sul sistema di risk management; bilancio regolamentare; informazioni sui fondi propri e la
gestione del capitale; informazioni ulteriori per le imprese di assicurazioni con un modello
interno approvato) e integrate dagli allegati (quantitative reporting template) il cui
contenuto, in forma rigida, sarà specificato con buon livello di dettaglio nelle misure di
terzo livello.
La struttura dell’informativa pubblica così come delineata dalle norme di secondo
livello è stata criticata dall’industria che ha trovato le informazioni richieste troppo
dettagliate e riferite in alcuni casi a aspetti che dovrebbero essere riservati. E’ stata inoltre
osservata una non necessaria duplicazione tra le informazioni del Sfcr e del Rts e si è
richiesto un maggior coordinamento con le informazioni contabili Ias/Ifrs. Queste critiche
sono state solo limitatamente accolte dalle raccomandazioni del Ceiops (cfr. Ceiops-Doc50-09).
Il punto di maggiore criticità è però emerso dal confronto tra i principi che governano
il Sfcr e i principi alla base dell’informativa contabile. Si è in particolare osservato che il
bilancio Ias/Ifrs non prevede schemi rigidi e ciò determina una certa difficoltà nella
comparazione dei bilanci delle imprese di assicurazione (soprattutto di diversi paesi
europei). Inoltre i principi contabili internazionali prevedono tuttora una certa
disomogenietà dei criteri di valutazione utilizzabili per la valutazione degli strumenti
finanziari (sempre ondeggiante tra il criterio del costo e il criterio del fair value) e delle
riserve tecniche (ancora in attesa del principio valutativo definitivo). Il bilancio di
solvibilità sarà invece uniforme tra tutti gli assicuratori europei (perché basato su schemi
rigidi) e basato su criteri valutativi omogenei (con la prevalenza di valutazioni a fair
value/current exit value). Sembrerebbe che il Sfcr possa risultare un “migliore” strumento
informativo del bilancio Ias/Ifrs non solo per delineare la condizione di solvibilità
dell’impresa di assicurazione ma anche per descrivere le performance economiche
dell’impresa e del gruppo.
In conclusione, la proliferazione della documentazione pubblica che con diverse
finalità e criteri si propone di rappresentare la situazione economica, finanziaria e
patrimoniale delle imprese di assicurazione (bilancio individuale, bilancio consolidato
Ias/Ifrs, il report sul market consistent embedded value, il bilancio di solvibilità) potrebbe
generare, soprattutto nelle prime applicazioni, molta confusione tra operatori e analisti e su
questo aspetto potrebbe essere necessario cercare di individuare delle modalità operative
per evitare le duplicazione e/o per omogeneizzare i criteri valutativi applicabili e applicati.
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Interventi
Enrico Parretta (Allianz) – Confronto tra l’attuale sistema di governance e solvency 2
Gianni Bragolusi (Deloitte) – Prepararsi al cambiamento. Orsa. Una vita dall’alto
Alberto Floreani (Università Cattolica) – Il terzo pilastro di solvency 2
Documentazione di riferimento
Direttiva 2009/138/CE - art. 40-56
Level 2 Advice for L2 implementing Measures on SII:
System of governance. Ceiops-Doc-29-09 (cfr. anche consultation paper n. 33)
Supervisory reporting and disclosure. Ceipos-Doc-50-09 (cfr. anche cons. paper n.
58)
Issues paper
Own Risk and Solvency Assessment (Orsa), CEIOPS-IGSRR-09/08, 27 May 2008
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4. OLTRE LA COMPLIANCE. LA GESTIONE DEI
RISCHI E GLI ALTRI IMPATTI DI SOLVENCY 2
Obiettivo dell’ultima giornata del competenze center è stato quello di discutere come
solvency 2 potrà impattare su alcune aree della gestione dell’impresa di assicurazione. Più
precisamente ci si è chiesti:
- Quali sono le relazioni tra la reportistica basata sull’embedded value tipica delle
imprese di assicurazione vita e solvency 2 ?
- Quali gli effetti di solvency 2 sulla domanda di riassicurazione ?
- Quali gli effetti di solvency 2 sui sistemi di asset-liability management e, in
particolare, sui modelli di gestione del rischio di tasso di interesse ?
Le tematiche affrontate in questa sessione non esauriscono le aree su cui solvency 2
avrà un impatto significativo (ad esempio sistema di pianificazione strategica, sistemi di
allocazione del capitale, effetti sul design dei prodotti e effetti sui sistemi di tariffazione).
L’obiettivo della giornata è stato prevalentemente quello di evidenziare che il recepimento
di solvency 2 passa anche attraverso la progressiva revisione dei processi gestionali
dell’impresa di assicurazione al fine di diffondere e integrare effettivamente nella gestione
dell’impresa di assicurazione il “metodo economico basato sul rischio” proprio di solvency
2.
4.1 - Solvency 2 e market consistent embedded value
Come noto, nell’ambito del business vita la reportistica di bilancio viene integrata con
il report sull’embedded value, al fine di far emergere appieno il valore dei futuri profitti
che ci si attende si originerà dal portafoglio di polizze vita esistenti alla data di valutazione.
Nel tempo l’embedded value si è evoluto principalmente con l’obiettivo di standardizzare
la metodologia che inizialmente era applicata in modo estremamente differenziato da parte
delle imprese di assicurazione. In quest’ambito un ruolo centrale è stato svolto dal CFO
Forum, espressione dei principali gruppi assicurativi europei, che hanno introdotto prima i
principi dell’european embedded value (Eev, nel 2004) e successivamente i principi del
market consistent embedded value (Mcev, nel 2008, poi revisionati nel 2009). La
relazione di Ghilarducci ha evidenziato che, anche se il market consistent embedded value
rappresenta un punto di arrivo nell’evoluzione verso una metodologia comune e
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standardizzata, rimangono ancora spazi di discrezionalità nelle valutazioni. Inoltre su
alcuni aspetti metodologici il dibattito tra gli operatori è aperto.
L’approccio del market consistent embedded value è, in prima battuta, estremamente
vicino all’approccio di valutazione economica basato sul fair value proprio di solvency
2. Più precisamente la differenza tra i valori delle attività e delle passività che risulterà dal
bilancio di solvibilità è assimilabile a un market consistent embedded value a meno di
alcune importanti differenze concettuali e tecniche su cui la relazione di Ghilarducci si
sofferma. Tra le differenze concettuali si sottolinea l’ambito (il calcolo del market
consistent embedded value si limita solitamente al business vita), l’origine (il market
consistent embedded value è un report su base volontaria che, per quanto standardizzato,
non può non mantenere elementi di disomogeneità e di discrezionalità; in solvency 2 la
metodologia valutativa è molto rigida e fissata dalla direttiva e delle norme di
implementazione di secondo e terzo livello) e l’obiettivo (reporting esterno per il Mcev,
base per la determinazione dell’Scr per solvency 2). Tra le differenze tecniche si
sottolinea la scelta dei tassi risk-free per l’attualizzazione dei flussi (tassi swap nel Mcev,
obbligazioni governative in solvency 2) e la scelta dei parametri nella stima del risk margin
(rigida in solvency 2, più flessibile nel Mcev).
Pur con le differenze tecniche e concettuali evidenziate, il market consistent embedded
value report rappresenta un esempio di ciò che sarà solvency 2 per ciò che concerne la
market consistency, ovvero la necessità di calibrare attività e passività alle condizioni di
mercato in vigore al momento della valutazione. In particolare, il bilancio di solvibilità
mostrerà una volatilità nelle variazioni patrimoniali similare a quella del market consistent
embedded value. Anzi probabilmente la volatilità del bilancio di solvibilità sarà superiore
in quanto, rispetto al Mcev, vengono limitati ulteriormente i margini di discrezionalità che
potevano essere utilizzati dal management per stabilizzare, almeno parzialmente, i risultati
sul Mcev. In conclusione, il Mcev rappresenta un importante punto di partenza per valutare
gli impatti che solvency 2 potrà avere in termini di incremento nella volatilità delle
variazioni patrimoniali del bilancio di solvibilità e per impostare le strategie di mitigazione
di rischio che dovranno essere implementate per limitarla.
4.2 - Solvency 2 e riassicurazione
Nell’intervento di Mario Sfligiotti di Munich Re si è discusso degli effetti che solvency
2 potrà determinare in termini di domanda e di offerta di coperture riassicurative.
Bisogna premettere a riguardo che la riassicurazione è, nell’ambito di solvency 2, uno
strumento di mitigazione dei rischi di sottoscrizione (prevalentemente dei rischi nonvita) che può contribuire in modo sostanziale alla riduzione dei rischi dell’impresa di
assicurazione e dunque ridurre i requisiti patrimoniali liberando fondi propri e riducendo in
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ultima analisi il costo del capitale. A questo si aggiunga che dai risultati del Qis4 le
imprese di assicurazioni operanti nei rami danni sono quelle che saranno maggiormente
impattate negativamente dai requisiti patrimoniali di solvency 2 e che, fra le imprese danni,
il modulo del rischio di sottoscrizione non-vita assorbe, al lordo degli effetti di
diversificazione con gli altri moduli, circa l’80% del requisito patrimoniale di solvibilità
complessivo. Non vi è dunque alcun dubbio che la domanda potenziale di
riassicurazione a seguito di solvency 2 sia estremamente elevata, soprattutto da parte delle
imprese operanti nei rami danni.
In questo contesto bisogna però considerare che:
- per poter offrire coperture in grado di ridurre i requisiti patrimoniali, anche il
riassicuratore deve essere assogettato a solvency 2 o a un sistema di vigilanza
prudenziale equivalente (cfr. Ceiops Advice 44/09); ne consegue che i benefici
della riassicurazione in termini di minori requisiti patrimoniali sono evidenti solo
se il riassicuratore è in grado di assumersi dei rischi che riesce a diversificare e che
non sono diversificabili per il cedente;
- per poter essere considerata come una operazione di mitigazione del rischio e
dunque essere ammessa a concorrere alla riduzione dei requisiti patrimoniali, la
riassicurazione deve possedere delle caratteristiche specificamente statuite dalle
misure di secondo livello (cfr. Ceiops Advice 44/09) atte a garantire che il
trasferimento dei rischi riassicurati sia effettivo.
- la formula standard non può considerare adeguatamente le complesse strutture dei
trattati di riassicurazione e in particolare di riassicurazione non proporzionale; in
quest’ottica solo le imprese di assicurazione dotate di modelli interni potranno
sfruttare economicamente tutte le potenzialità dei contratti di riassicurazione per
mitigare il rischio e dunque per diminuire i requisiti patrimoniali di solvibilità; chi
utilizzerà la formula stardard potrà avere maggiori difficiltà a sfruttare pienamente
i benefici della riassicurazione e potrebbe essere costretto a limitarsi a forme di
riassicurazione proporzionale, come peraltro suggerito dal Ceiops stesso.
4.3 - Solvency 2 e asset liability management
Nell’ultimo intervento del competence center, Filippo Della Casa sottolinea che
solvency 2 è soprattutto una opportunità per migliorare la gestione del rischio. In
particolare solvency 2, fondandosi su “valutazione economica dell'intero stato
patrimoniale”, permette di legare i modelli Alm di gestione del rischio del tasso di
interesse direttamente al bilancio di solvibilità che, come già sottolineato in altra sede, è un
documento pubblico. In particolare, tenuto conto che la struttura dei tassi di attualizzazione
per la valutazione delle riserve tecniche sarà basata su tassi di interesse correnti (cfr. quanto
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detto in precedenza sui tassi di interesse risk-free), l’applicazione dei modelli di Alm
basati sui valori di mercato delle attività e delle passività e sulle corrispondenti
duration risulta indispensabile, tenuto conto che ogni variazione nella struttura dei tassi
correnti di mercato si rifletterà sul valore delle riserve tecniche del bilancio di solvibilità.
Questo richiede di strutturare gli attivi in modo particolarmente attento. Ridurre al minimo
le oscillazioni di valore derivanti dai movimenti nei tassi di interesse non significa soltanto
minimizzare il requisito patrimoniale di solvibilità derivante dal rischio di tasso di interesse
ma anche l’effettiva volatilità dei fondi propri nel bilancio di solvibilità, riducendo la
possibilità che i fondi propri non siano sufficienti a coprire il requisito patrimoniale di
solvibilità.
Nella relazione si illustra che il modello di gestione del rischio di tasso di interesse
utilizzato da Allianz già utilizza questo schema di riferimento per gestire il rischio di
interesse che si origina dal portafoglio di polizze vita rivalutabili del gruppo. Nell’ambito
di solvency 2 l’adozione di un approccio similare si impone per tutte le imprese di
assicurazione e, nella sostanza, per l’intera gamma dei prodotti delle imprese di
assicurazione (vita e non-vita) che sono valutati facendo riferimento al processo di
attualizzazione che utilizza la struttura dei tassi di interesse risk-free correnti.
Interventi
Alessandro Ghilarducci (Deloitte) – Solvency 2 e Market Consistent Embedded Value
Mario Sfligiotti (Munich Re Italia) – Come cambia la richiesta di riassicurazione.
Filippo Della Casa (Allianz Italia) – Asset Liability Management nel contesto di solvency
2. Focus sul rischio di tasso di intereresse
Documentazione di riferimento
Su solvency 2 e market consistent embedded value
CFO Forum, Market
www.cfoforum.eu
Consistent
Embedded
Value
Principles,
Ottobre
2009,
CFO Forum, European embedded value principles, Maggio 2004, www.cfoforum.eu
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