Istituto MEME: La peculiare natura psicopatologica della relazione

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Istituto MEME: La peculiare natura psicopatologica della relazione
Istituto MEME
associato a
Université Européenne
Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
La peculiare natura psicopatologica della relazione
offender/vittima nei casi di stalking
Scuola di Specializzazione in: Scienze Criminologiche
Relatore: Dott.ssa Roberta Frison
Tesista Specializzando: Velia Gallo
Anno di corso: Secondo
Modena: 7 settembre 2013
Anno Accademico: 2012 - 2013
ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES
Velia Gallo - SST in Scienze Criminologiche (secondo anno) A.A. 2012 - 2013
Indice dei Contenuti
Introduzione ……………………………………………………………………….
3
1.
Il concetto di stalking ………………………………………………………
5
2.
Stalking: relazione “intima” tra autore – vittima e natura dello
scioglimento delle relazioni ………………………………………………..
9
3.
Topografia della molestia relazionale …………………………………….
12
4.
La struttura motivazionale dello stalking ………………………………...
15
5.
Le tattiche messe in pratica dallo stalker …………………………………
23
6.
Le teorie esplicative della molestia relazionale …………………………..
31
7.
Come si distingue una/uno stalker da un non-stalker? …………………..
35
8.
Le tattiche poste in essere dalle vittime contro le forme di molestia ……
41
Conclusioni ………………………………………………………………………...
46
Bibliografia ………………………………………………………………………...
47
2
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INTRODUZIONE
La presente tesina fornisce (i) un quadro sulle caratteristiche psicologiche e di personalità
dello stalker e della vittima; (ii) un’analisi sulla peculiare natura psicopatologica della
relazione offender - vittima nei casi di stalking.
Tale approccio è finalizzato alla comprensione delle dinamiche di una violenza in cui i
comportamenti di persecuzione dello stalker esprimono una sostanziale incapacità di
saper cogliere l’umanità e quindi i bisogni relazionali della vittima.
Infatti, nella psicologia dello stalker la vittima non rappresenta altro che un oggetto
parziale il cui possesso assoluto garantisce un sostegno illusorio alla sua fragile
autostima.
Considerando la relazione tra stalker e vittima, alcuni studiosi come Cupach e Spitzberg,
considerano lo stalking “una relazione patologica in cui un individuo mette in atto un
comportamento assillante intrusivo e indesiderato di approccio, intimidazione, controllo,
verso una persona nella quale si genera una condizione di paura tale da compromettere
la salute psichica, fisica e sociale”.
Da ciò deriva che i ripetuti e morbosi comportamenti d’intrusione relazionale nella vita
della vittima attraverso pedinamenti, appostamenti, telefonate indesiderate, invio di
lettere, e mail, sms, mms, ecc… sono finalizzati ad esercitare il potere sulla vittima,
specifica motivazione dell’agire dello stalker.
Tali comportamenti sono suscitati da pensieri ossessivi relativi al controllo della vittima.
Detti pensieri rappresentano nel persecutore il primo stadio di un processo mentale cui
segue uno stadio di tensione emotiva fisiologica e la successiva messa in atto di
comportamenti finalizzati a regolare profondi sentimenti d’inadeguatezza, vergogna,
abbandono e rabbia. Molto spesso un siffatto stato emotivo è la risposta a un rifiuto reale
o immaginario con lo scopo di cercare ossessivamente intimità e contatto con la vittima.
Dagli studi effettuati sul fenomeno si apprende che il tratto comune ai comportamenti di
stalking non risiede tanto nella natura dello strumento di controllo utilizzato, quanto nella
tipologia del comportamento impulsivo che dà luogo a un bisogno ossessivo di intrusione
relazionale, di pedinamento e di molestia analogo a quello della caccia e del fare la posta.
A questo riguardo si sottolinea che i comportamenti di stalking rientrano nell’ambito di
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uno spettro psicopatologico costituito dai seguenti tre fattori:
Ossessività:
a) pensieri e immagini ricorsivi di rifiuto nel corteggiamento o nella separazione
alternati a quelli di potere e controllo interpersonale sulla vittima;
b) i pensieri e le immagini relativi al comportamento assillante sono causa di
tensione generalizzata.
Impulsività:
a) irrequietezza, ansia, irritabilità o agitazione quando non è possibile mettere in atto
il comportamento di potere o di controllo interpersonale sulla vittima;
b) ricorrente fallimento nel resistere e nel regolare i sentimenti di rifiuto e gli impulsi
a mettere in atto il comportamento assillante.
Compulsività:
a) comportamenti assillanti reiterati che la persona si sente obbligata a mettere in
atto anche contro la sua stessa volontà, nonostante le possibili conseguenze
negative dovute ai vissuti di rifiuto ricorrenti e al deficit di controllo degli impulsi;
b) i comportamenti e le azioni di stalking coatti sono volti a evitare o prevenire stati
di disagio o ad alleviare un umore disforico o depresso.
Infine, per meglio comprendere il fenomeno stalking, l’analisi delle caratteristiche
patologiche dello stalker non può prescindere dallo studio della natura relazionale del
fenomeno stesso.
A tal proposito Lino Rossi1 afferma che è utile “considerare la diade autore-vittima come
un tutto inscindibile, la coppia penale non come la semplice somma algebrica di autore e
vittima, ma come un qualcosa di diverso, scrutabile soltanto studiando, oltre ai due
soggetti presi singolarmente, anche e soprattutto i loro rapporti prima, durante e dopo il
fatto reato”.
1
Lino Rossi, 2005, p. 330.
4
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CAPITOLO PRIMO
IL CONCETTO DI STALKING
Come concetto culturale lo stalking si è evoluto a diversi livelli, narrativo, multimediale,
legale e sociale.
Di conseguenza c’è da una parte il processo effettivo dello stalking e dall’altra le
diverse costruzioni culturali relative a questo processo. Inoltre un processo così
complesso e variegato tende a comprendere un gran numero di costrutti culturali. Non
sarebbe quindi facile racchiudere tutte le caratteristiche dello stalking in una definizione
comprensiva e contemporaneamente concisa.
Secondo Pahè, Mullen e Purcell2, lo stalking si riferisce a una linea di condotta
dannosa che comprende comunicazioni e intrusioni indesiderate ripetutamente inflitte da
un individuo nei confronti di un altro.
Lo stalking è dannoso per la vittima, se non altro per il fatto di essere indesiderato.
Per questo può essere considerato un crimine definito dalla vittima.
In base a quanto afferma Mullen non sono le intenzioni di chi mette in atto la
persecuzione a costituire gli elementi identificativi, ma le reazioni alle attenzioni
indesiderate dei destinatari che nell’atto di sentirsi vittimizzati creano un evento di
stalking3.
Questa caratteristica è importante perché molto del comportamento di stalking
relazionale non è qualitativamente differente da comportamenti di corteggiamento
culturalmente sanzionati.
Le fasi precoci delle interazioni relazionali creano una gamma di situazioni
potenziali nelle quali i normali comportamenti di frequentazione e lo stalking possono
sovrapporsi.
Lo stalking è anche una linea di condotta messa in atto ripetutamente. Il che
significa che comprende più di un singolo episodio. Finch4 afferma infatti che “la
caratteristica che definisce lo stalking è la sua natura inesorabile e persistente”.
2
Pahè, Mullen e Purcell, 2000, p. 191.
Mullen et al., 2000a, p. 9.
4
Finch 2001, p. 171.
3
5
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Infatti, il processo del pedinamento è spesso considerato prototipo dello stalking
ma se non viene fatto alcun tentativo per contattare o essere notati dall’oggetto della
molestia non è verosimile che il solo pedinamento venga percepito come indesiderato
dalla vittima.
Partendo da queste definizioni generali, si deducono tre caratteristiche centrali
dello stalking: una condotta ripetuta che è indesiderata e che provoca una reazione
negativa nel destinatario5.
Il fatto che nelle relazioni di stalking vengano messi in atto pedinamenti,
intrusioni e varie forme di contatto simbolico colloca lo stalking nel campo della
comunicazione.
Si riconosce in generale che una relazione può consistere solo nel comportamento
tra i partecipanti. Ad esempio noi sappiamo cosa pensiamo e sappiamo cosa pensiamo
che gli altri stiano pensando, ma tutto ciò che possiamo realmente sapere di una altro è il
modo in cui si comporta con noi.
Pertanto la relazione tra il molestatore e l’oggetto della molestia consiste in un
processo di interazione e comunicazione.
I ricercatori tendono a usare le definizioni operative del comportamento al fine di
elencare una serie di criteri o eventi comportamentali. Chiunque soddisfi un certo numero
di questi criteri è classificato come vittima di molestia o come molestatore.
Tali definizioni comportamentali funzionano in due modi: in primo luogo è stato
stilato un elenco di comportamenti di stalking o analoghi allo stalking.
Ad esempio nell’elenco sono compresi comportamenti come “mi ha pedinato”,
“ha chiamato costantemente”, “ha lasciato bigliettini o lettere sulla mia macchina” e alla
presunta vittima viene chiesto se ha subito questo tipo di comportamenti o meno o se li ha
messi in atto.
In secondo luogo viene utilizzato qualche meccanismo di contestualizzazione o
inquadramento per caratterizzare questi comportamenti come indesiderati, minacciosi e/o
ripetitivi.
Il carattere ripetitivo di questi comportamenti è spesso stabilito tramite una scala
di valutazione relativa alla frequenza (ad esempio, 0= mai; 1=almeno una volta; 2= due o
tre volte, 4= più di tre volte), oppure relativamente a uno specifico lasso di tempo o
5
Finch, 2001, p. 80.
6
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durante l’arco della propria vita. In realtà possono essere utilizzati vari criteri, ma in
generale è necessario un insieme di azioni subite o ripetute in più di un’occasione per
qualificare qualcuno come vittima o responsabile di stalking.
In ogni caso è necessario sottolineare che questa lista di definizioni operative non
stabilisce effettivamente una singola definizione: ovvero una vittima è qualcuno che ha
ricevuto chiamate o bigliettini indesiderati, mentre un’altra è qualcuno che ha ricevuto
minacce indesiderate ed è stato pedinato.
Procedendo allo studio del fenomeno stalking, in letteratura si afferma che la
molestia relazionale ossessiva è parente stretta dello stalking.
Cupach e Spitzberg6 hanno definito l’intrusione relazionale ossessiva (IRO) come
modello di “ripetute e indesiderate molestie o invasioni del senso della privacy simbolica
o fisica di qualcuno da parte di un’altra persona, sconosciuta o conoscente, che desidera
e/o presuppone una relazione intima”.
Quindi, l’intrusione relazionale ossessiva è un processo di molestia dell’intimità in
modo indesiderato dall’oggetto della molestia stessa.
L’IRO e lo stalking si sovrappongono in maniera sostanziale ma non sono
isoformi.
L’IRO può essere irritante, seccante, frustante ma non necessariamente
minacciosa.
Lo stalking deve essere invece minaccioso o indurre una ragionevole paura.
Inoltre lo stalking può essere condotto per ragioni completamente non relazionali. Ad
esempio un assassino o uno stalker fissato su un problema specifico non sta cercando una
relazione con la vittima.
Nonostante le differenze, la ricerca mostra che la grande maggioranza degli
stalker ha avuto una precedente relazione con l’oggetto della molestia oppure ne stava
cercando una. Inoltre anche forme relativamente moderate di molestia relazionale e
intrusione sono spesso percepite come minacciose dal destinatario.
Per questo motivo molti casi di stalking sono una forma di IRO e molte IRO
costituiscono stalking, ma nessuno dei due include l’altro.
Da ciò si desume che i due costrutti hanno in comune almeno due caratteristiche
essenziali:
6
Cupach e Spitzberg, 1998 pp. 234-5.
7
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-
sia le IRO che lo stalking costituiscono relazioni strutturalmente conflittuali nelle
quali i partecipanti hanno obiettivi e definizioni della relazione fondamentalmente
compatibili;
-
entrambi consistono principalmente in un modello di comunicazione interattivo
durante un qualche lasso di tempo.
Queste due caratteristiche essenziali, conflittualità e modello di interazione, sono
comuni ad altri fenomeni quali le molestie sessuali, il bullismo, l’aggirarsi nei pressi della
vittima, la coercizione sessuale e lo stupro.
In particolare le molestie sessuali condividono alcune sovrapposizioni con lo
stalking. Infatti l’esame degli indicatori comportamentali della molestia sessuale spesso
rivela azioni indistinguibili delle azioni di IRO o di stalking.
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CAPITOLO SECONDO
STALKING: RELAZIONE “INTIMA” TRA AUTORE - VITTIMA E NATURA
DELLO SCIOGLIMENTO DELLE RELAZIONI
Secondo l’opinione di Lee7 “dovunque ci sia la possibilità di una interazione e di un
legame sentimentale c’è anche la possibilità di una attrazione ossessiva e
dell’inclinazione allo stalking”.
Meloy8 ha affermato che “se c’è un nucleo di oscurità nel desiderio di legarsi agli
altri, questo è lo stalking”.
In altri termini, quando le persone cercano attività e stati di reciprocità la loro
relazione condivisa può essere considerata connettiva nella sua stessa struttura. Al
contrario quando le relazioni non sono reciproche si può considerare che posseggano una
struttura conflittuale .
Esistono esempi di queste forme conflittuali d’interazione relazione, ma pochi di
questi sembrano essere così tipici di un’interazione conflittuale quanto lo stalking e
l’intrusione relazionale ossessiva.
A parere di alcuni studiosi9 lo stalking sarebbe sempre un disperato tentativo di
imporre una relazione a un altro individuo. Quindi il processo di stalking impone una
relazione alla vittima, che questa lo voglia o meno.
In generale, l’intrusione relazionale ossessiva (IRO) è una ricerca ripetuta di
intimità con qualcuno che non desidera questo tipo di attenzioni.
Lo stalking è una situazione in cui un individuo impone a un altro intrusioni
indesiderate che inducono paura sotto forma di comunicazioni e approcci.
Considerato che una “relazione” è un modello di interazione reciproca contingente
che si sviluppa nel tempo, lo stalking e le IRO soddisfano i criteri di una relazione intima
in base a molti parametri.
In primo luogo la maggioranza delle relazioni di stalking e IRO emergono dai
resti di una precedente relazione; in altre parole la molestia relazionale è spesso una
7
Lee, 1998 p. 4149.
Meloy, 1999b, p. 85.
9
Vedi Kamir, 2001, p. 15.
8
9
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estensione o una trasformazione di una relazione preesistente.
In secondo luogo lo stalking e le IRO durano in genere per un lungo periodo di
tempo, spesso per anni.
In terzo luogo stalking e IRO spesso includono interazioni frequenti oppure azioni
del molestatore e reazioni della vittima.
In quarto luogo la ricerca dimostra che chi subisce la molestia ne viene fortemente
condizionato; questo spesso diventa la ragione di essere primaria del molestatore in una
vasta gamma delle sue attività quotidiane.
Infine lo stalking e le IRO tendono ad avere luogo in contesti molto diversi
mediante varie forme di contatto e di interazione. Di solito coinvolgono due o più persone
che interagiscono nel corso di un lungo periodo di tempo utilizzando un’ampia varietà di
forme di interazione all’interno di vari contesti e in modi che influenzano la loro vita.
Pertanto, malgrado la sua natura lo stalking rappresenta una forma di relazione e
spesso costituisce una relazione intima.
Con riferimento allo scioglimento delle relazioni, è stato affermato che la chiusura
delle stesse rappresenta uno degli eventi più angosciosi e minacciosi per l’identità di cui
una persona può fare esperienza.
Sia chi termina la relazione sia il partner rifiutato sperimentano angoscia.
Tuttavia questa è particolarmente viva nel partner rifiutato forse perché chi
termina la relazione ha avuto più tempo per meditare sulla separazione e ha un vantaggio
su riconfigurare una identità personale che non includa il partner.
Chi termina la relazione può vivere una combinazione di colpa e sollievo nel
terminare un rapporto indesiderato, mentre il partner rifiutato probabilmente vive
tristezza, rabbia e ansia.
L’angoscia derivante dalla perdita di una relazione desiderata fornisce ad alcuni
partners rifiutati la motivazione per provare a ripararla e riconciliarsi con il partner che
vuole terminarla.
A questo proposito sono stati condotti alcuni studi sulle persone che interrompono
una relazione e i partner rifiutati che hanno vissuto l’interruzione di un’importante
relazione intima.
Tali studi hanno rivelato un’ampia gamma di comportamenti di molestia
relazionale successivi alla rottura.
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Le azioni moderate includevano messaggi telefonici indesiderati, doni, visite e
contatti familiari; i comportamenti gravi includevano minacce, danni alla proprietà e
lesioni.
Quasi tutti i partners rifiutati avevano ammesso di aver messo in atto almeno un
comportamento di molestia relazionale. Le attività riportate più di frequente erano le
telefonate indesiderate e conversazioni di persona non richieste. Il 5% riportava di aver
messo in atto almeno un atto di molestia relazionale come seguire, minacciare e/o ferire il
loro ex partner e/o gli amici, ecc…
Tra quelli che avevano rotto una relazione l’88,9% riportava che il loro precedente
partner aveva messo in atto almeno un comportamento di molestia relazionale. I
comportamenti più comuni erano che l’ex partner si presentasse nei posti senza essere
atteso, il ricevere una telefonata indesiderata e che l’ex partner chiedesse di loro amici.
Inevitabilmente alcune coppie ricostituiscono la relazione una volata che sembra
terminata.
Alcuni studi10 sulle relazioni sentimentali concluse hanno sottolineato che più del
40% del loro campione aveva già rotto almeno una volta prima della rottura che stavano
descrivendo.
Alcune coppie mostrano una serie di rotture ripetute e riparazioni; nel suo studio
sulle vittime di stalking, Dunn11 ha scoperto che il 30% “aveva lasciato il proprio partner
ripetutamente prima di accusarlo di stalking e il 7,6% delle vittime aveva ripreso una
relazione con l’accusato durante il processo-portando all’abbandono dell’accusa per
insufficienza di prove”.
Vi è di più.
Alcuni studi mostrano che occasionalmente alcune persone hanno sposato partner
che le avevano precedentemente vittimizzate tramite stalking.
10
11
Per esempio, Langhinrichsen – Rohling et al 2000.
Dunn, 2000.
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CAPITOLO TERZO
TOPOGRAFIA DELLA MOLESTIA RELAZIONALE
Sono stati condotti numerosi studi nei quali sono stati riportati dati statistici su stalking o
intrusioni relazionali ossessive da parte delle vittime e dei responsabili; numerosi altri
studi hanno esaminato la reazione delle persone a scenari di stalking per esplorare gli
standard legali o scoprire quale fosse il prototipo dello stalking.
Durante questa rapida intensificazione della ricerca, diversi investigatori e gruppi
di ricerca clinici e autorità hanno provato a teorizzare una mappa dello stalking. A causa
dello stato iniziale della ricerca differenti ricercatori hanno utilizzato criteri e metodi di
valutazione diversi e hanno cercato risposta a domande diverse.
Il risultato è un coacervo di scoperte e affermazioni che solo occasionalmente
sono comparabili tra loro.
Attualmente nella ricerca sullo stalking ci si concentra troppo su aspetti specifici e
si perde la visione di insieme. Pochi studiosi portano avanti programmi di ricerca simili e
ancor meno utilizzano misure comparabili.
In materia solo tre misure delle tattiche di stalking sembrano essere state usate in
maniera coerente tra diversi studi.
La “Stalking behavior checklist di Coleman12” è stata impiegata in numerosi studi,
presubilmente perché è stata la prima pubblicata su un giornale riconosciuto dalla
giurisprudenza e dalle discipline psicologiche.
Una seconda, la “Stalking victimization survey” (Svs) è un ibrido della lista di
tattiche di stalking di Tjaden e Thoennes (1998b) e della misurazione dei comportamenti
di molestia sviluppata da Sheridan.
Sebbene la SBC e la SVS siano semplici elenchi di item comportamentali, molto
spesso vengono utilizzati “cluster item”, ovvero prototipi comportamentali nelle liste di
item.
Ad esempio una misurazione tradizionale avrebbe inserito nella lista un item come
“ha lasciato messaggi minacciosi al telefono”.
12
Colemann, Sbc, 1997.
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Il prototipo comportamentale, invece, è espresso come segue: “qualcuno ha mai
cercato di avvicinarsi o di mettersi in contatto con te in modo assillante, contro la tua
volontà… lasciandoti messaggi minacciosi (ad esempio chiamando e riagganciando) per
spaventarti, lasciandoti bigliettini, cartoline, lettere, messaggi vocali, ecc.
Detti item permettono una copertura più ampia del fenomeno con una perdita
relativamente piccola sul profilo diagnostico comportamentale della molestia e del
coping.
Nonostante la presenza di numerose corrispondenze nelle misurazioni utilizzate
all’interno dei gruppi di ricerca, vi è ancora una considerevole incoerenza se si considera
l’intero campo della ricerca sullo stalking e sulla molestia relazionale.
Ad esempio la molestia e l’intrusione persistente tramite l’utilizzo del telefono
sono spesso considerate prototipi della vittimizzazione.
Alla luce di ciò questa potrebbe sembrare un’esperienza relativamente semplice
da riferire attraverso diversi studi o interviste. Ciò dovrebbe quindi essere un modo di
riepilogare tra tutti gli studi una percentuale approssimativa di vittime di stalking che è
stata molestata attraverso il telefono.
Per fare ciò è in ogni caso necessario operare delle distinzioni importanti come:
-
chiamate telefoniche;
-
telefonate non richieste;
-
ha telefonato;
-
telefonate lettere, ecc.
Molti di questi item sono a doppio significato, nel senso che si riferiscono a più di
una possibile risposta.
Molti di essi includono caratteristiche di funzione o di contenuto e altri includono
diversi tipi di media (telefono, cercapersone). Molti item specificano caratteristiche
psicologiche o fisiche riguardanti la chiamata (indesiderata, inesistente).
Ad esempio quale riepilogo si potrebbe fare su quanto spesso il telefono è parte del
processo di molestia indesiderata’?
In realtà operare un riepilogo attraverso item così diversi sembra inappropriato da
un lato perché ci sono tra di essi differenze sottili e meno sottili; dall’altra parte questi
item invece hanno più cose in comune tra loro di quante ne abbiano con item relativi
all’uso della violenza o a comportamenti di pedinamento o allo scassinare ed entrare nella
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casa di qualcuno.
Com’è stato suggerito da numerosi studiosi13, una possibile soluzione sarebbe fare
affidamento sugli studi condotti su larga scala o che impegnano metodi di
campionamento rappresentativi.
Questi studi hanno impiegato definizioni operazionali differenti da quelle di tutti
gli altri. Molti erano esplicitamente studi relativi a popolazioni specifiche, come
popolazioni forensi o relative ai college; altri erano strutturati come studi sul “crimine” o
sulla “violenza” e questa scelta è stata contestata per il suo potenziale impatto
nell’influenzare le risposte.
In altri termini ogni singolo studio mostra un insieme unico di scelte che limita la
sua validità interna ed esterna.
Quindi per quanto questi studi siano di grande importanza è necessario trovare
altri metri di paragone per l’integrazione e generalizzazione all’interno della ricerca sullo
stalking.
A questo proposito, ad esempio, la meta-analisi è una tecnica utilizzata per
riassumere stime statistiche proveniente da studi diversi.
Lo studio A e lo studio B potrebbero essere stati effettuati da ricercatori
completamente differenti impiegando concettualizzazioni diverse e per scopi molto
diversi, ma entrambi gli studi potrebbero aver chiesto se i partecipanti allo studio abbiano
mai subito episodi di stalking.
Nonostante la differente formulazione delle loro domande le risposte a entrambi,
gli item possono essere codificati in gruppi ed è possibile calcolare una media delle
differenze nelle risposte all’interno di questi gruppi per scoprire se queste caratteristiche
creino differenze tra gli studi.
Il vantaggio aggiuntivo di questa operazione è che aumenta il numero di persone o
casi esaminati rispetto a ogni singolo studio.
Quindi come metodo di revisione della letteratura la meta-analisi offre la
possibilità di ottenere dati più generalizzati di qualsiasi studio individuale in quanto
generalizza le stime relativamente a un insieme di studi più grande e diversificato.
13
Ad esempio Budd e Mattison, 2000; Elliot e Brantley, 1997, Fisher, Cullen e Turner, 2000.
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CAPITOLO QUARTO
LA STRUTTURA MOTIVAZIONALE DELLO STALKING
Per quanto riguarda le motivazioni che spingono un molestatore ad ossessionare qualcuno
che non vuole avere contatti con lui è necessario operare una prima osservazione.
Ciò che si sa sulle motivazioni degli stalkers è necessariamente basato su
informazioni distorte.
Le vittime non possono sempre sapere perché il loro persecutore pone in essere
atti di stalking. I consulenti hanno spesso accesso a maggiori informazioni sul caso, ma le
diagnosi non sono esattamente la stessa cosa rispetto alle motivazioni.
Secondo Badcock14 gli stalkers stessi non sempre sanno perché stanno portando
avanti le loro azioni nel modo in cui lo fanno.
Ogni attribuzione di motivazioni è altamente interpretativa e potenzialmente
incline agli errori.
Al fine di meglio comprendere la struttura motivazionale dello stalking e della
molestia motivazionale sembra necessario fare una breve considerazione sui temi relativi
a potere e controllo.
La dominanza maschile, il controllo, il potere e la patriarchia sono temi comuni
nella letteratura sullo stalking.
Finch15 ha affermato che gli stalkers sia deliberatamente sia inconsciamente
cercano il controllo sulle loro vittime.
Per oltre mezzo secolo le scienze sociali hanno compreso la ragione concettuale
per vedere affetto e potere come: (i) assi primari della vita sociale; (ii) assi
potenzialmente ortogonali, ovvero non correlati.
Se si estende il concetto allo stalking e alla molestia relazionale si potrebbe
affermare che questi siano motivati dall’amore ma non dal potere, dal potere ma non
dall’amore o da amore e potere.
La maggior parte delle tipologie di stalkers incorporano implicitamente o
esplicitamente entrambe le motivazioni come potenziali assi motivazionali primari.
14
15
Badcock, 2002, p. 127.
Finch, 2001, p. 147.
15
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Meloy16 puntualizza una varietà di distinzioni tra violenza predatoria e affettiva
che riflettono strutture motivazionali simili.
I dati che riguardano direttamente i temi del controllo dello stalking sono limitati,
ma di grande utilità. È interessante rilevare che gli stalkers vengono descritti dalle loro
vittime come persone che agiscono in modo incontrollato.
Basandosi sulle stime e sulle ricerche, lo stalking sarebbe una forma di potere, ma
non è necessariamente basato sul potere. Ne consegue che c’è bisogno di esaminare la
ricerca sulle motivazioni dello stalking nella speranza di sviluppare uno schema
motivazionale maggiormente comprensivo e utilizzabile per la molestia relazionale.
È stato impiegato un approccio sistematico per identificare le motivazioni dello
stalking.
È stato intrapreso un processo di codifica interpretativa riduttiva su 23 studi nei
quali o la vittima riferiva motivazioni che attribuiva al molestatore, oppure le sue
motivazioni erano ricavate dall’esame dei documenti disponibili sul caso o da interviste
con il molestatore stesso. Questi studi fornivano stime percentuali su quanto fossero
comune le varie motivazioni, basandosi in genere su una ceck list o un breve insieme di
categorie.
Dopo aver eliminato i termini non necessari dalla frasi, gli item sono stati
esaminati per cercare dei temi unitari. Una volta che sono iniziate a emergere le categorie
di ordine inferiore sono state costruite in modo interpretativo le categorie di ordine
superiore. Inoltre dopo che erano emerse le categorie preliminari sono state esaminate
ulteriori ricerche per controllare che non fosse stata tralasciata qualche categoria.
La tipologia che ne è emersa possiede una considerevole sensibilità a priori. Ci
sono quattro categorie principali di motivazioni:
-
espressiva;
-
strumentale;
-
personologica;
-
contestuale.
Le motivazioni espressive sono orientate a dar voce a desideri, emozioni o
preferenze relazionali.
Le motivazioni strumentali sono orientate verso il potere o il desiderio di
16
Meloy, 2000.
16
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controllare o influenzare gli altri.
Le cause personologiche tendono a riflettere incapacità, dipendenze o difetti
caratteriali.
Mentre le cause contestuali rappresentano esigenze legate alla situazione, fattori
stressanti e circostanze che provocano la molestia.
Le prime due categorie potrebbero essere considerate in larga misura teleologiche
o dirette verso un obiettivo e volontarie. Di conseguenza in termini teorici di attribuzione
potrebbero essere considerate largamente controllabili.
Le rimanenti due riflettono ciò che l’attribuzione teorica classificherebbe come
cause incontrollabili ma per motivi molto diversi.
La categoria personologica riflette principalmente caratteristiche di tratto che
suggeriscono che le persone mettono in atto lo stalking per qualcosa che ha a che fare con
il modo in cui sono fatte; queste cause interne tendono a essere concettualizzate come
relativamente intrinseche e stabili.
Al contrario le cause contestuali rappresentano fattori più effimeri che emergono a
causa delle particolari circostanze in cui le persone si vengono a trovare.
Le persone considereranno probabilmente di star reagendo alla necessità di far
fronte ai fattori ambientali esterni come i fattori di stress. I molestatori ossessivi e gli
stalkers sono spesso individui emotivi; possono essere spinti da motivazioni di
infatuazione e amore.
Gli stili di amore maniacale, erotico, dipendente e addirittura di convivenza sono
stati tutti presi in considerazione come fattori di rischio per lo stalking. Inoltre spesso si
tratta di amore non corrisposto. Quando l’amore non viene corrisposto possono emergere
rabbia o dolore. Quando gli amanti respinti sperimentano la sensazione di rabbia, collera
o dolore è probabile che cerchino qualcuno da incolpare e il bersaglio prescelto è spesso
il soggetto che viene percepito come responsabile in maniera più ovvia.
I molestatori ossessivi spesso cercano una relazione più o meno allo stesso modo
in cui la cerca la maggior parte delle persone attraverso un processo di evoluzione del
rapporto. Questa evoluzione progredisce attraverso stadi di sviluppo partendo dal contatto
e dai tentativi iniziali di far partire un rapporto. La relazione può partire come
sentimentale nelle intenzioni, ma se si sviluppa come amicizia uno dei partners può
muoversi verso il corteggiamento e il romanticismo; mentre la relazione continua uno dei
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due partner può effettuare dei tentativi per intensificare il livello di vicinanza o intimità.
Se questi tentativi o la relazione stessa sono respinti possono essere tentati
processi di riconciliazione per mantenere il legame; oppure alcune persone scoprono
semplicemente che non riescono a fare a meno della relazione una volta che l’altra
persona ha tentato di interromperla o è passata oltre.
Ricerche approfondite rivelano un copione culturale comunemente condiviso
relativo alle relazioni sentimentali che si evolve attraverso diversi stadi sociali a partire
dal contatto iniziale e muovendosi verso l’intimità sentimentale.
Una caratteristica rilevante di questo copione è che i maschi sono generalmente
percepiti come quelli che danno inizio alle fasi precoci del tentativo di intensificare la
relazione e specialmente ai tentativi di intensificarla come relazione sentimentale.
Per varie ragioni gli uomini sono più inclini delle donne a essere maggiormente
motivati sessualmente e più desiderosi di avere rapporti sessuali occasionali. Gli uomini
inoltre sono più propensi a percepire un maggior interesse sessuale nel comportamento
delle donne di quello inteso dalle donne stesse, mentre le donne percepiscono una
maggiore intenzione di amicizia nel comportamento degli uomini rispetto agli uomini
stessi.
Anche l’amicizia è di frequente un processo di negoziazione problematico. Le
amicizie con persone di sesso opposto sono imbevute di motivazioni ambivalenti e di
tensioni sessuali.
Ci sono quindi molte tensioni culturali, sociali, interattive e psicologiche all’opera
nel creare incomprensioni e motivazioni non corrispondenti nel corso dello sviluppo di
una relazione sentimentale.
Gli stalkers e i molestatori ossessivi possono essere motivati da istanze specifiche
o dal desiderio di manipolare, dominare e isolare l’oggetto della loro molestia. Le istanze
specifiche sono rappresentate da particolari impegni, problemi, decisioni, linee di
condotta, pratiche o situazioni che il molestatore vuole vedere modificati. La maggior
parte degli stalkers di questo tipo probabilmente non sta cercando una relazione, ma un
cambiamento nello status quo.
Quando viene portato avanti per un lasso di tempo esteso, questo incrocio tra
molestatore e molestato può assumere molte delle caratteristiche di una relazione, ma
raramente riflette il tipo di motivazioni relazionali che di solito sono associate alla ricerca
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di una relazione di amicizia o sentimentale.
Dato il ruolo centrale d’intimidazione e minaccia negli atti di molestia, non
sorprende che molti stalkers e molestatori ossessivi siano motivati da un desiderio di
controllo e manipolazione dell’oggetto della molestia.
Molto spesso quando si parla delle motivazioni che spingono uno stalker ad agire,
viene sottovalutata la nozione che potere e possesso sono visti come fini a se stessi; ciò
suggerisce che la motivazione fondamentale di un molestatore sia il rinforzo fornito dal
controllo su un’altra persona e che la prospettiva in sé di stabilire un particolare stato
relazionale sia secondaria.
In altre parole, la relazione è il mezzo per ottenere il potere, o il potere è il mezzo
per ottenere una relazione?
La facile risposta è che la relazione è necessaria all’esercizio del potere, ma la
risposta suggerisce anche che la motivazione legata al potere sia una motivazione mista
perché sarebbe ugualmente legata a motivazioni relazionali come l’amore idealizzato.
Si è visto che il bisogno di controllo è un fattore predittore dello stalking e spesso
gli stalkers sono spesso considerati come controllanti.
Dalla ricerca che illustra la natura ambivalente del potere come motivazione è
emerso una particolare serie di motivazioni.
La categoria di motivazione dell’affetto strumentale riflette una gamma di
composti cognizione-emozione nei quali il rinforzo particolare dello stalking emerge dal
desiderio o dal bisogno di attrarre l’attenzione su se stessi, di possedere l’altro o di
danneggiare un altro attraverso l’intimidazione, l’umiliazione, il terrorismo o la vendetta.
Queste motivazioni rivelano una motivazione finale nell’influenzare l’altra
persona per farle assumere un particolare stato emotivo, pensiero o azione; come tali,
sono motivazioni esplicitamente basate sull’influenza, in quanto cercano di ottenere una
particolare risposta dall’altra persona.
Le cause personologiche di solito rappresentano disabilità, incapacità o tratti
latenti dell’individuo che predispongono a comportamenti di tipo deviante, aggressivo o
di stalking.
Un’osservazione comune è un’alta percentuale di uso di droghe e dipendenza
dalle attività di stalking, sebbene alcuni ricercatori abbiano trovato percentuali
relativamente piccole inerenti all’uso di droghe o nessuna associazione di questo tipo.
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Facendo un confronto tra l’uso di droghe da parte degli stalkers e nel resto della
popolazione, gli studi hanno dimostrato che l’uso di droghe non differisce da quello di un
gruppo comparativo di criminali non stalkers. L’uso di droghe potrebbe essere un
predittore migliore della violenza nelle relazioni di stalking piuttosto che un predittore
dello stalking di per sé. Quindi le droghe giocano un ruolo periferico rispetto ad altri
fattori di rischio.
La categoria di cause di stalking personologiche più ampia è quella che si riferisce
a disturbi mentali e di personalità. Molti dei difetti e disturbi di personalità in questa
categoria riflettono il vocabolario del Manuale statistico Diagnostico dei Disturbi mentali
che stabilisce i criteri diagnostici di vari disturbi, basati su due assi principali. I disturbi
dell’Asse I includono i disturbi dell’ansia, dell’infanzia, cognitivi, dissociativi,
dell’alimentazione, fittizi, del disturbo dell’alimentazione;
I disturbi dell’Asse II comprendono principalmente il ritardo mentale e i disturbi
di personalità. Comunque i disturbi sono diagnosticati all’interno di un sistema politico
nel quale sono stabiliti i criteri per una data diagnosi, solo alcuni dei quali devono essere
soddisfati per giustificare una particolare diagnosi del disturbo
Il DSM è stato utile nell’identificare i fattori di rischio per un’ampia varietà di
problemi mentali, emotivi e sociali. Meloy17 ha suggerito che le diagnosi più comuni
sull’Asse I per gli stalkers siano abuso di sostanze, disturbi dell’umore o schizofrenia e le
diagnosi più comuni dell’asse II siano disturbi narcisistici, bordeline e antisociali.
In molti studi i disturbi dell’Asse I sono stai presi in considerazione come fattori
di rischio per lo stalking.18
L’incompetenza: rappresenta un deficit mentale comportamentale o sociale nelle
abilità di adattamento di base. Una carenza nelle abilità o competenze sociali è spesso
identificata come causa centrale dello stalking e della molestia relazionale ossessiva.
Molti studi indicano che gli stalkers tendono ad essere socialmente incompetenti o hanno
una storia di relazioni fallite.
Secondo Meloy19 “la psicopatologia del pedinamento ossessivo sembra essere in
parte, una risposta alla incompetenza sociale, isolamento sociale e solitudine. Quello che
differenzia questi individui dagli altri comunque sembra essere la loro aggressività e
17
Meloy, 2001.
Gentile, 2001; Harmon et at al., 1995, 1998; Morrison, 2001; Mullen et al., 1999.
19
Meloy 1996b, p. 159.
18
20
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narcisismo patologico”.
Un’altra forma d’incompetenza potrebbe consistere in un deficit mentale generale.
Gli stalkers sono stati caratterizzati dall’avere un Q1 più alto rispetto alla popolazione
compatibile con i criminali non stalkers.
Alcuni studi dimostrano che molti stalkers presentano una maggiore probabilità di
aver avuto una infanzia traumatica, con abusi o trascuranza, anche se traumi violenti o
abusi non sono implicati in maniere coerente nello stalking.
Un approccio di questo tema consiste nell’esaminare la relazione tra lo stile di
attaccamento e i comportamenti aggressivi di molestia. La teoria dell’attaccamento
implica che i bambini sviluppino un attaccamento primario con i genitori e che questa
relazione generi un insieme di schemi mentali secondo i quali saranno organizzate le
future relazioni.
Le persone che crescono in un contesto di cure genitoriali costanti e calorose
probabilmente svilupperanno uno stile di attaccamento sicuro nel relazionarsi agli altri; le
persone che hanno genitori e pari trascuranti o disponibili o gratificanti in modo
incostante tendono a sviluppare uno stile di attaccamento insicuro; le persone che
presentano un attaccamento insicuro possono diventare ossessionate dall’intimità,
ansiosamente bisognose di legami con gli altri ma senza realmente fidarsi della
potenzialità di venire soddisfatte.
Infine gli stalkers potrebbero mettere in atto lo stalking perché sono persone
aggressive in generale e quest’ aggressività si estende anche alle loro relazioni.
Numerosi dati dimostrano che questo tipo di attribuzione sarebbe rinforzato da dati
relativi al fatto che gli stalkers hanno storie criminali pregresse, arresti, infrazioni e
crimini precedenti, detenzioni e, in generale, storie di violenza.
La ricerca a supporto della categoria di cause personologiche è fortemente
influenzata da studi su campioni clinici e forensi. Sembra probabile che questi campioni
creino distorsioni che sono un prodotto della natura tendenziosa dei campioni clinici e
giuridici che sovra presentano le forme più persistenti e violente di stalking.20
La categoria finale di motivazioni e cause comprende i fattori scatenanti dello
stalking a livello contestuale e situazionale.
La considerazione delle cause contestuali porta alla possibilità di considerare gli
20
Mullen et al., 2000°, p. 117.
21
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stalkers non responsabili delle proprie azioni. Fattori esterni e situazionali come lo stress
sono universalmente presenti nella vita delle persone eppure non tutti mettono in atto lo
stalking.
Le cause contestuali sono da considerarsi più appropriatamente come fattori
scatenanti o stimoli che danno inizio a un corso progressivo di azioni. Quindi lo stalking
non è un risultato inesorabile di queste cause ma ne può essere inizialmente stimolato.
La causa contestuale più comune è la fine di una relazione esistente. Lo stalking e
la molestia relazionale ossessiva sono più probabili quando il partner è indisponibile alla
relazione.
Infine lo stalking può essere causato dall’esperienza di eventi di vita stressanti
incidentali. Disoccupazione, instabilità, stress economici e altri fattori come questi
possono generare un acuto senso di bisogno d’intimità o di supporto da parte di altre
persone.
Coleman21 ha scoperto che il 7% degli stalkers aveva vissuto la morte di un amico
o un membro della famiglia e un altro 7% aveva traslocato durante l’anno precedente.
Meloy e Gothard22 riferiscono che una maggioranza dei loro casi riportava
disoccupazione o una storia lavorativa instabile.
Non è un caso in quanto la disoccupazione non solo rappresenta un fattore di
stress generale, ma lascia anche più tempo libero a una persona e il tempo è parte
integrante di qualsiasi schema ossessivo di attività.
21
22
Coleman, 1999.
Meloy e Gothard, 1995.
22
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CAPITOLO QUINTO
LE TATTICHE MESSE IN PRATICA DALLO STALKER
Quando l’attenzione, la fissazione, l’ossessione e la persistenza di un molestatore
incontrano il rifiuto e il disinteresse dell’oggetto di molestia, ne consegue che il
molestatore probabilmente utilizzerà la creatività nelle sue tattiche di stalking.
La creatività è molto evidente quando si esaminano i documenti relativi ai casi, ai
racconti e alle ricerche sullo stalking e sulla molestia relazionale ossessiva. Secondo
Finch23 una delle caratteristiche più rilevanti dello stalking è l’immensa gamma di
condotte che comprende.
Gli stalkers inseguono un obiettivo mentre la vittima sta cercando di negar loro
quello stesso obiettivo; di fronte a questo rifiuto ed evitamento, gli stalkers impiegano sia
la ripetizione sia l’innovazione nelle loro tattiche.
Il tipico studio sullo stalking fornisce una lista che va da 5 a 25 tattiche. Di
conseguenza a oggi la ricerca deve ancora saggiare la reale ampiezza dei comportamenti
di stalking.
In ogni caso sono stati effettuati 73 studi su strategie, tattiche e comportamenti.
Ognuno di questi studi è stato estratto da un insieme di 125 studi che contenevano
stime percentuali della prevalenza, nel campione, di qualsiasi comportamento di stalking
o di molestia. Le tattiche sono state estratte dagli studi e sono state raggruppate finché le
categorie non potessero essere etichettate interpretativamente. Una volta che queste
categorie sono state identificate sono state cercate categorie di ordine superiore.
Il risultato è stato un insieme di oltre 1000 tattiche categorizzate all’interno di una
tipologia di otto categorie. Successivamente queste categorie sono state organizzate e
sono state sviluppate definizioni concettuali per facilitare gli sforzi futuri per il
raffinamento e l’elaborazione della tipologia.
È necessario operare alcune considerazione sulla interpretazione delle tattiche.
1) Qualsiasi tipologia basata sui dati è valida solo quanto i dati utilizzati per
costruirla. Se ci sono punti ciechi nell’elenco di tattiche impiegate nelle ricerche,
23
Finch, 2001.
23
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questi punti ciechi saranno probabilmente presenti anche nelle tipologie. Talvolta
lo sviluppo di categorie di ordine superiore è euristico nel generare. Sub-categorie
addizionali che soddisfano in maniera logica le possibilità della categoria di
ordine superiore. Anche se la maggior parte delle tattiche illustrative erano di
molestia dei terzi sono sembrate possibili diverse distinzioni. Molestare un altro
con o senza la consapevolezza degli intermediari, molestare gli intermediari stessi,
ecc.
Un esempio di una categoria che potrebbe essere sottorappresentata nella tipologia
attuale è il cyberstalking.
2) Una seconda considerazione relativa alla tipologia è che le categorie non sono
mutualmente esclusive. Alcune delle categorie si riferiscono a modalità del
contatto, mentre altre categorie si riferiscono alla funzione. Ovviamente un
molestatore può impegnarsi nella sorveglianza o mandare messaggi coercitivi sia
attraverso mezzi di comunicazione sia attraverso mezzi di interazione.
La prima categoria relativa alla tipologia delle tattiche di stalking è l’iperintimità.
Essa gioca sui prototipi culturali di corteggiamento flirt e romanticismo. L’iperintimità si
manifesta generalmente attraverso cinque tipi di comportamenti:
-
le espressioni di affetto sono affermazioni o gesti che indicano desiderio o
attrazione;
-
il flirtare comprende gesti e prototipi culturali che esplorano e suggeriscono
interesse nella ricerca sentimentale;
-
l’ingraziamento comprende l’offerta o l’esecuzione non richiesta;
-
le offerte relazionali sono specifici tentativi volti a negoziare un livello desiderato
di maggiore intimità relazionale;
-
infine l’iper-sessualità si riferisce a comportamenti, scritti o simboli che sono
esplicitamente evocativi di attività sessuali.
Nello specifico il contatto può essere per sua natura mediato o interattivo. I
contatti mediati rappresentano comunicazioni effettive o tentate mediante un utilizzo di
mezzi telefonici, lettere o bigliettini, oggetti e manufatti e comunicazioni mediate dal
computer.
Il carattere furtivo, il relativo anonimato e l’affetto distaccato che si ritrovano in
alcune delle tipologie di stalker suggeriscono la valenza dei contatti mediati: i mezzi di
24
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comunicazione permettono di effettuare lo stalking a distanza di modi efficienti
relativamente al tempo e sono relativamente sicuri per il molestatore.
I contatti interattivi impropri rappresentano la categoria più subordinata di tattiche
di molestia. Si tratta di forme di molestia che riguardano interazioni faccia a-faccia
consistenti in genere, ma non necessariamente in conversazioni o dialoghi. Ci sono due
sottotipi di molestia e invasione interattiva indesiderata: diretta e indiretta.
La molestia interattiva diretta comprende contatti generali, l’accostarsi, il
comparire in qualche luogo e le intrusioni interattive. I contatti generali rappresentano
strategie di ricerca di un contatto senza riferimento specifico ai mezzi con i quali questo
contatto è ottenuto. Gli avvicinamenti sono tentativi di spostarsi da una distanza maggiore
e più anonima a una distanza più intima e personale. Essi sono tentativi di avvicinarsi
fisicamente all’oggetto della molestia. Il comparire è un tentativo coronato da successo di
avvicinarsi, ma in genere ottenuto mediante posizionamento o spostamenti strategici; la
tattica più comune notata nell’ambito delle ricerche è farsi trovare sul posto di lavoro, a
casa, a scuola, nei luoghi di culto, ecc.
Le intrusioni interattive indirette prevedono il manovrare lo spazio di azione per
entrare nello spazio interattivo di una vittima.
Le intrusioni nello spazio personale sono violazioni dei confini corporei di
vicinanza. Infine il coinvolgimento in attività presenta un vasto spettro di manovre di
manipolazione di eventi o spazi allo scopo di permettere un’interazione con la vittima.
I contatti interattivi indiretti usano terze persone o intermediari per contattare,
cercare, monitorare o molestare in altri modi la vittima.
Per gli scopi di questa tipologia, gli affiliati sono definiti come membri della rete
sociale dello stalker. Gli stalkers ogni tanto s’impegnano nel cooptare gli affiliati della
vittima introducendosi in maniera ingannevole nella sua rete sociale allo scopo di
ottenere informazioni sul bersaglio.
Alcuni stalkers si limitano a chiedere l’aiuto dei loro associati. Essi a volte
generalizzano la molestia e la persecuzione degli affiliati della vittima estendendo la
portata della propria campagna a chi circonda il loro oggetto primario.
Gli stalkers e i molestatori possono anche dedicarsi a cooptare i propri affiliati
convincendo i loro amici o familiari ad aiutarli nella campagna di molestia. Infine
professionalizzano il processo assumendo investigatori privati, manovrando le risorse
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burocratiche o sollecitando una molestia o persecuzione sistematica del loro bersaglio.
Queste prime tre categorie di molestie relazionale rappresentano gli aspetti più
culturalmente sanzionati del relazionarsi.
Secondo Lee24 infatti “lo stalking non è in modo predominante un comportamento
socialmente deviante, ma nei fatti, fino a un certo punto, un comportamento socialmente
sanzionato, istituito e incoraggiato dalle usanze e idee occidentali sul romanticismo”.
Una quarta categoria di tattiche di molestia relazionale e intrusione è forse la più
prototipa dello stalking: la sorveglianza. Consiste in sforzi nascosti per monitorare o
ottenere informazioni sulla vittima. Dai dati sono emersi molti intriganti modelli di
sorveglianza.
In primo luogo gli stalkers sembrano monitorare le proprie vittime sincronizzando
le attività con l’oggetto della molestia. Altri stalkers si dedicano semplicemente
a”bighellonare” nei pressi dei luoghi che la vittima frequenta o dove la possono
incontrare.
Il pedinamento comporta un modello di vicinanza relativa nel quale i movimenti
della vittima sono riprodotti a breve distanza di spazio e di tempo. Infine, i passaggi con
veicolo sono emersi come categoria distinta di sorveglianza nella quale il molestatore
passa a bordo di un veicolo per controllare la posizione o le attività della vittima.
Una quinta categoria di tattiche di stalking è chiamata invasione. Le invasioni
prevedono la violazione dei confini della proprietà privata. Sono emersi dai dati almeno
quattro tipi di invasioni:
- il furto di informazioni nel quale informazioni appartenenti alla vittima o
registrate in luoghi e forme presubilmente sicuri sono rubate dallo stalker;
- furto di proprietà nel quale viene rubata una proprietà della vittima anche se
temporaneamente;
- l’invasione di proprietà con cui si riferisce alla nozione territoriale di proprietà
come un’auto, una casa o la postazione in ufficio;
- infine ci sono mezzi di sorveglianza “esotica” come un’intera gamma di invasioni
per mezzo del computer.
Le tecnologie di spionaggio sono sempre accessibili per la persona media; hacker
sofisticati possono estrarre un enorme ammontare di informazioni su una persona sia dal
24
Lee1998, pp. 373-4.
26
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suo computer che attraverso computers ai quali la vittima è connessa.
La sesta forma di molestia relazionale è rappresentata dalle molestie e
dall’intimidazione.
Le molestie possono essere simili a seccature, ma possono anche includere una
campagna sistematica per logorare una persona, complicare la sua vita o creare in qualche
modo dissidi.
Dai dati sono emerse una grande quantità di tecniche di molestia e intimidazione:
-
l’intimidazione non verbale implica in genere oggetti o manufatti che connotano
implicitamente una minaccia;
-
la molestia verbale o scritta comporta la creazione di messaggi scritti o verbali in
forma di bigliettini, e-mail, graffiti o espressioni orali intesi a mettere alla prova o
in difficoltà la vittima;
-
la molestia alla reputazione implica tentativi di danneggiare l’identità della vittima
in una sfera più ampia di status e riconoscimento pubblico;
-
la molestia alla rete di conoscenze implica ognuna di queste altre forme di
molestia e intimidazione, solo che sono rivolte agli affiliati della vittima;
-
la molestia legale si riferisce a una categoria di tecniche creative per intromettersi
nella vita di una persona attraverso mezzi burocratici.
Queste molestie legali alle volte sfumano in molestie economiche nelle quali sono
messi in atto tentativi di esaurire le risorse finanziarie della vittima.
Uno dei lati facilmente sottovalutati della molestia e dell’intimidazione è la
persistenza inesorabile implicata nella molestia; quando viene tentato un contatto di
qualsiasi sorta unilateralmente, in modo costante e implacabile, è probabile che questo
funzioni in modo molesto o tale da intimidire. La molestia e specialmente l’intimidazione
sono spesso ottenute tramite il collocamento di oggetti bizzarri o attraverso
comportamenti bizzarri o estremamente devianti.
La topografia della minaccia che è emersa dai dati illustra un insieme
disomogeneo di danni potenziali. La prima categoria di coercizione sono minacce
generiche o vaghe. Questa categoria presentava item nei dati che si riferivano
letteralmente a minacce vaghe o generiche.
La seguente serie di tipi di minaccia progredisce lungo una gravità
normativamente crescente di danno. Minacce alla reputazione, proprietà e mezzi di
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sussistenza economica rappresentano possibili perdite di oggetti di valore.
Al contrario le minacce agli affiliati della vittima e ad altri non affiliati
rappresentano una potenziale perdita di vita o qualità di vita per le persone verso le quali
la vittima potrebbe sentirsi responsabile.
Talvolta un messaggio o un modello d’interazione può essere caratterizzato come
comunicazione coercitiva se sembra minaccioso o manipolativo. Uno stalker potrebbe
specificatamente impegnarsi in una coercizione sessuale nel tentativo di convincere la
vittima a iniziare un’interazione sessuale.
L’ultima categoria di comportamenti di stalking è aggressione e violenze.
Nell’ampia gamma di azioni aggressive che sono emerse si notano:
-
il vandalismo che consiste nella distruzione o danneggiamenti di proprietà;
-
l’aggressione generica che in genere implica lo schiaffeggiare, il colpire, lo
spintonare e gli scontri fisici;
-
il mettere in pericolo comprende quelle azioni che mettono la persona a rischio di
un danno potenziale;
-
l’aggressione e lo stupro rappresentano tentativi di forzare un contatto o un
rapporto sessuale.
Da questa tipologie di tattiche emergono numerose conclusioni: (i) in questa fase
dell’evoluzione delle ricerche sullo stalking sembra esserci relativamente bisogno di
ulteriori ricerche puramente descrittive; (ii) qualsiasi tentativo di condurre ricerche
empiriche sullo stalking deve impiegare strumenti di valutazione che siano
rappresentativi di tutte le categorie principali di questa tipologia. A oggi relativamente
pochi studi sono stati anche solo lontanamente esaurienti nella loro rappresentazione delle
attività di stalking.
In generale si può affermare che le tipologie sono descrizioni piuttosto statiche del
processo di stalking. Eppure lo stalking è definito in parte anche dalla caratteristica della
sua persistenza nel tempo.
Pathè e Mullen25 hanno affermato che la durata dello stalking aumenta con
l’investimento emotivo dello stalker nella relazione. Numerosi studi hanno fornito stime
della durata in forme che non si traducono in medie complessive. In maniera interessante
uno studio di dati forniti dalla polizia riporta che il 40% degli episodi accadeva in un solo
25
Pathè e Mullen, 2002, p. 5.
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giorno.
Quando viene esaminato l’insieme di 143 studi, 26 forniscono una stima statistica
che potrebbe essere convertita in mesi. Quando venivano fornite stime multiple, veniva
preferita la media e se la media non era disponibile era preferita la mediana. Trattando
tutte queste statistiche come misura della tendenza centrale il numero medio di mesi di
durata dello stalking nell’insieme di 26 studi è di 22,22 mesi, ovvero poco meno di 2
anni.
Nonostante le implicazioni infauste, né la frequenza né la durata di per sé
sembrano catturare l’impatto potenziale dello stalking; invece è la frequenza per la durata
o il totale cumulativo dei comportamenti di stalking che sembra essere maggiormente
traumatizzante.
In base all’opinione di Babcock26” le azioni individuali dello stalker possono
sembrare quasi ininfluenti quando le si guarda in modo isolato, ma l’effetto dell’azione
cumulativa lungo un periodo di tempo è di produrre stati di estrema intimidazione,
controllo e paura.
Esiste la possibilità che lo stalking tenda a seguire certi percorsi o traiettorie
oppure che lo stalking progredisca generalmente attraverso delle fasi.
Numerosi studi hanno fornito prove allettanti sulla possibilità che lo stalking
tenda a progredire attraverso fasi.
Ad esempio Sheridan ha chiesto alle vittime di dividere le loro relazioni di
stalking in tre fasi: iniziale, mediano e più recente e ultimo contatto.
Nel complesso il 90% delle vittime ha avuto la sensazione che l’andamento dello
stalking cambiasse durante questi periodi con l’83% che sosteneva si fosse intensificato e
solo il 7% che sosteneva che fosse diventato meno intenso. Nel corso del tempo gli
stalkers hanno diminuito l’ammontare di ore in cui sono stati fisicamente vicini alla
vittima, ma sono diventati anche più violenti.
Alcuni studiosi hanno suggerito fasi funzionali o comportamentali reali
nell’evoluzione dello stalking.
Altri studiosi come Burgess27 hanno concettualizzato le seguenti fasi: chiamare,
molestare, discreditare, contattare terzi, pedinare e spedire doni. Al contrario un altro
26
27
Babcock, 2000, p. 2.
Burgess et al. 1997.
29
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gruppo di studiosi come Emerson28 hanno ipotizzato le seguenti fasi: essere seguiti,
essere vittime di una manovra di accesso alle proprie informazioni di essere molestati,
proposte iniziali e rifiuti iniziali, persistenza e riconoscimento dello stalking e infine
ricerca di vendetta.
Impiegando un più ampio tema psicologico Meloy29 ha suggerito un modello a sei
fasi nel quale: a) una fantasia narcisistica di legame viene attribuita al bersaglio; b) viene
percepito rifiuto da parte del bersaglio; c) vengono sentiti vergogna e umiliazione; d)
viene percepita rabbia per compensare la vergogna e l’umiliazione; e) queste sono a loro
volta compensate attraverso attività di controllo e in seguito attraverso attività di
ritorsione; f) ricostruzione di fantasie di legame con la vittima spesso in forme di
violenza.
Infatti in relazione a una visione episodica dello stalking, alcuni studi
suggeriscono che le attività legate a questo fenomeno rappresentino reazioni a eventi
critici.
Secondo uno studio su piccola scala per esempio l’80% degli stalkers ha vissuto
qualche significativo fattore di stress psicosociale durante i precedenti 7 mesi.
I momenti drammatici nei casi di stalking sono eventi che umiliano o fanno
vergognare il molestatore alimentando la sua furia e incrementando il rischio di violenza
da parte sua.
Per esempio Mullen e altri studiosi30 hanno raccordato la regola delle due
settimane. Se un molestatore insiste per più di due settimane è probabile che la sua
attenzione continui e che diventi motivo di preoccupazione.
Questo tipo di dati aiuta a dar conto delle differenze trovate nella vittimizzazione
tramite lo stalking tra chi rompe con un altro e la parte rifiutata.
Questo tipo di prospettiva sugli incidenti critici è in linea anche con la ricerca
sulle motivazioni, i fattori scatenanti e i fattori di stress che suggeriscono che lo stalking
progredisce in fasi discontinue attraverso il corso tipico della molestia relazionale.
28
Emerson et al., 1998.
Meloy 1996b, 1999b.
30
Mullen et al. 2000a, 2000b.
29
30
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CAPITOLO SESTO
LE TEORIE ESPLICATIVE DELLA MOLESTIA RELAZIONALE
Due approcci teorici che offrono una spiegazione parziale e complementare della
molestia relazionale.
In primo luogo si spiega la teoria dell’attaccamento che offre una spiegazione
della perpetuazione della molestia relazionale facendo risalire le sue radici a esperienze
infantili di relazioni disturbate con i caregiver primari. La teoria dell’attaccamento si
accorda bene con gli approcci clinici alla molestia relazionale e ha già ricevuto un
supporto empirico nel contesto dello stalking.
In secondo luogo la teoria del perseguimento degli obiettivi relazionali. Questo
approccio offre una descrizione delle IRO e dello stalking basate sulle dinamiche che
avvengono durante episodi continuativi di molestia.
Per quanto riguarda la teoria dell’attaccamento, essa si è rivelata una cornice
teorica coerente e utile per comprendere la molestia relazionale.
Ainsworth, Blehar, Waters e Wall31 hanno chiarito l’importanza del legame del
bambino piccolo con i caregiver primari. Un caregiver accessibile e ricettivo fornisce un
senso di sicurezza e rassicurazione che permette al bambino di esplorare con successo
l’ambiente. La rottura del legame di attaccamento è dolorosa per il bimbo e porta a
comportamenti che tentano di ristabilire la vicinanza con il caregiver o di ottenere la sua
attenzione.
Se il caregiver abbandona il bambino o dimostra ripetutamente rifiuto o
indifferenza è probabile che il bambino sviluppi un attaccamento insicuro.
Le persone che presentano un attaccamento insicuro, in particolare quelle che
mostrano ansia relativamente alle relazioni, tendono a possedere caratteristiche che le
metterebbero logicamente a rischio di ricerca ossessiva delle relazioni.
Uno stile di attaccamento insicuro sembra incrementare la propensione delle
persone a ricercare ossessivamente una relazione; in particolare le persone con uno stile
31
Ainsworth, Blehar, Waters e Wall, 1978.
31
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di attaccamento ambivalente o un orientamento ansioso e specialmente le persone
preoccupate, presentano un certo numero di tendenze che nel complesso favoriscono le
IRO e lo stalking: desiderano intensamente la vicinanza e l’intimità, si preoccupano
ossessivamente del rifiuto e dell’abbandono, sperimentano gelosia e rabbia in risposta a
minacce relazionali, si sentono angosciate in caso di conflitto relazionale e mostrano
modelli di comportamento negativi nel gestire questo conflitto.
In relazione alla teoria del perseguimento degli obiettivi relazionali, questa viene
utilizzata come lente per spiegare in che modo gli sforzi relazionali quotidiani diventino
eccessivi e ossessivi.
È stato sostenuto che ogni molestia relazionale sia motivata dall’obiettivo, da
parte del molestatore, di avere una relazione con una specifica persona bersaglio. I
molestatori relazionali ossessivi esagerano l’importanza dell’obiettivo relazionale e
negato, raddoppiano i loro sforzi per ottenerlo piuttosto che abbandonarlo. La
combinazione di un’elevata importanza dell’obiettivo relazionale e della frustrazione nel
suo ottenimento favorisce il processo di ruminazione32, razionalizzazione e inondazione
emotiva. Questi processi allentano gli scrupoli del molestatore relativamente alla
necessità di mantenere un comportamento di ricerca di affinità appropriato e quindi
promuovono una persistenza irrazionale della molestia relazionale.
Se si considera che generalmente gli obiettivi ostacolati vengono abbandonati
quando sono sostituibili, quando hanno poca importanza, ovvero la motivazione
potenziale è bassa o quando sono percepiti come irraggiungibili. Gli obiettivi invece sono
perseguiti con persistenza quando sono visti come raggiungibili, altamente desiderabili e
non sostituibili.
Secondo tale teoria i molestatori relazionali ossessivi collegherebbero i loro
obiettivi relazionali di ordine inferiore a obiettivi di ordine superiore come la felicità e il
senso di valore personale. In altre parole considerano il successo nel raggiungere la
relazione desiderata come necessario per ottenere la felicità e sentono che il loro valore
personale dipende dall’ottenere questa relazione. Di conseguenza l’obiettivo relazionale
di ordine inferiore acquisisce la qualità di stabilità dell’obiettivo di ordine superiore al
quale è collegato.
Quali sarebbero quindi le conseguenze previste del successo/fallimento
32
Quando il raggiungimento di un obiettivo importante è ostacolato, viene stimolata la ruminazione. Essa
consiste in pensieri ripetuti, intrusivi, avversivi associati all’incapacità di raggiungere un obiettivo.
32
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dell’obiettivo relazionale?
La desiderabilità di un obiettivo relazionale è determinata dalla valutazione da
parte del molestatore delle conseguenze relative al raggiungimento o al non
raggiungimento dell’obiettivo.
Poiché i molestatori relazionali ossessivi fanno un forte investimento
nell’obiettivo relazionale esagerano sia i benefici che secondo loro deriveranno
dall’ottenere la relazione desiderata sia i danni che saranno causati dal fallimento
nell’ottenerla.
La valutazione di queste conseguenze da parte del molestatore a sua volta provoca
emozioni anticipatorie positive e negative. Per esempio il molestatore immagina gioia e
felicità come risultati dal raggiungimento dell’obiettivo relazionale; allo stesso tempo
prevede tristezza, sofferenza, e paura in seguito al fallimento dell’obiettivo.
Pomerantz e altri studiosi33 hanno scoperto che persone che avevano investito
profondamente nei loro obiettivi erano particolarmente propense a credere che non
raggiungere l’obiettivo sarebbe stato devastante. Il fallimento nel raggiungere gli obiettivi
ai quali si dedicano minaccerebbe il loro senso del valore personale. Essi potrebbero fare
previsioni infauste sull’impatto emotivo di questo fallimento.
Bagozzi e altri studiosi34 hanno sostenuto che è l’intensità delle emozioni
anticipatorie a motivare gli atti volontari relativi all’obiettivo e i comportamenti orientati
all’obiettivo.
Concludendo si può affermare che la teoria del perseguimento degli obiettivi
relazionali identifica processi che contribuiscono a trasformare la ricerca di una relazione,
altrimenti normale, in intrusione relazionale ossessiva e stalking.
Ogni ricerca di relazione parte da un obiettivo relazionale; per i molestatori
ossessivi, l’obiettivo relazionale è collegato a obiettivi di ordine superiore come la felicità
nella vita e il senso di valore personale.
Data quindi l’estrema importanza di questi obiettivi di ordine superiore il
molestatore investe di un’importanza inappropriata l’obiettivo relazionale, rendendolo
dunque molto difficile da abbandonare
Di fronte alla presenza di ostacoli il molestatore aumenta gli sforzi per ottenere il
33
34
Pomerantz et al., 2000.
Bagozzi et al., 1998.
33
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suo obiettivo. Il persistere del molestatore negli sforzi per raggiungere l’obiettivo è
favorita da diverse dinamiche intercorrelate; il molestatore: a) esagera le conseguenze
percepite del successo o del fallimento nel raggiungimento dell’obiettivo in modo
coerente con l’aumento degli sforzi impiegati per raggiungere l’obiettivo; b) sperimenta
emozioni anticipatorie associate con il successo o il fallimento che motivano la
persistenza; c) crede che il perseguimento dell’obiettivo relazionale sarà infine coronato
da successo; d) si preoccupa ossessivamente di non raggiungere l’obiettivo relazionale
desiderato; e) si sente sempre più angosciato e sopraffatto emotivamente nel corso del
tempo dell’impossibilità di raggiungere l’obiettivo relazionale; f) razionalizza in vari
modi, disinibendo così comportamenti di molestia che altrimenti sarebbero percepiti
come eccessivi e inappropriati.
34
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CAPITOLO SETTIMO
COME SI DISTINGUE UNA/UNO STALKER DA UN NON STALKER?
QUALI FATTORI SI DISTINGUONO COME PREDITTOERI DELLA
MOLESTIA?
Numerosi studi hanno esplorato l’insieme delle caratteristiche e delle distinzioni esistenti
tra gli stalkers e i non stalkers con la speranza di prevedere lo stalking o almeno di
sviluppare un profilo degli stalkers che possa aiutare le autorità giudiziarie, i consulenti e
le possibili vittime nella gestione del rischio.
Sono stati individuati numerosi fattori individuali. Tra i più comuni identificativi
degli stalkers è una precedente storia di criminalità, la presenza di condanne e un
precedente contatto con il sistema giuridico penale.
Opinione comune e spesso provata nella predizione della violenza è che i
comportamenti precedenti siano i migliori predittori dei comportamenti futuri. Se lo
stalking è visto come sottogruppo nel campo dell’aggressione interpersonale ne
seguirebbe che una storia di violenza possa essere predittiva dello stalking. Inoltre
lavorando deduttivamente, si potrebbe anche ipotizzare che gli stalkers rivelerebbero in
modo sproporzionato storie di violenza fisica e sessuale relativamente al loro passato.
Lo stalking suggerisce un modello di comportamento deviante, relativamente
noncurante dei divieti sociali.
L’erotomia35 rappresenta un disturbo specifico psichiatrico, comunemente
associato allo stalking. In alcuni schemi di classificazione, l’erotomia costituisce una
specifica categoria di molestatori ossessivi.
Gli stili di amore si riferiscono ai tipi di amore che le persone vivono nelle proprie
relazioni e che possono anche essere concettualizzati come orientamenti generali verso
l’amore.
Lee ha sviluppato una tipologia di sei stili, con tre sfumature primarie e tre
secondarie:
35
l’eros è il prototipo dell’amore di tipo romantico;
L'erotomania è un tipo di disturbo delirante in cui il paziente ha la convinzione infondata e ossessiva che
un'altra persona provi sentimenti amorosi nei suoi confronti.
35
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-
lo storge è comunemente noto come amore platonico o amore di compagnia;
-
la mania è uno stile di amore possessivo, dipendente e che provoca assuefazione,
che fonde eros e ludus;
-
il pragma è un approccio calcolato e razionale all’amore che fonde storge e ludus;
-
l’agape è un amore altruista, idealistico che fonde eros e storge.
Alla luce di ciò è probabile che gli innamorati con attaccamento insicuro o
maniacale siano gelosi e possessivi. La maggior parte delle persone che sperimentano la
gelosia non sono violente, ma gran parte della violenza personale è motivata dalla
gelosia. Numerosi studi hanno identificato la gelosia o il sospetto come fattore di rischio.
Una caratteristica chiave che potrebbe influire sullo sviluppo, sull’attaccamento e
sullo stile amoroso è l’esperienza di abusi nella propria famiglia di origine che sono stati
individuati come fattori di rischio in numerosi studi.
L’ampiezza e la diversità dei fattori che mostrano un’associazione allo stalking
sono chiaramente difficili da riassumere.
Meloy36 ha provato a riassumere i fattori più importanti associati agli stalkers: è
più probabile che siano più istruiti, disoccupati o sotto-occupati, che abbiano una storia di
relazioni eterosessuali fallite, che abbiano storie criminali precedenti. Più la storia
criminale è estesa più probabile che ci sia un disturbo di personalità antisociale di Asse I
(come abuso di sostanze stupefacenti o disturbi dell’umore e/o schizofrenia) e di Asse II
(cluster B: narcisismo, bordeline, antisociale). Secondo Meloy37 il disturbo antisociale
probabilmente interessa il 10% degli stalkers .
Altri studiosi invece hanno identificato un profilo in qualche modo simile del
prototipo di stalkers:
È probabile che gli stalkers abbiano un disturbo mentale di Asse I o Asse II o
entrambi e/o una sorta precedente di malattia mentale; sebbene molte donne si dedichino
a comportamenti di stalking, la maggior parte degli stalkers è composta da uomini; la
maggior parte degli stalkers è single e molti di loro non si sono mai sposati; gli stalkers
nella popolazione dei criminali sono in genere più vecchi degli altri criminali; gli stalkers
sono più istruiti e più intelligenti degli altri criminali.
In ogni caso si osserva che vi è molta ricerca su chi effettua lo stalking nei
confronti “di chi” e “come”, ma c’è poca ricerca sul dove e quando dello stalking.
36
37
Meloy, 1996b, 2001.
Meloy, 2001.
36
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Sarebbe necessaria molta più ricerca, specialmente sequenziale, basata su documenti,
longitudinale e relazionale per occuparsi di questa distorsione e fornire un modello
predittivo sufficientemente esaustivo e complesso del processo di stalking.
A questo punto, ci si chiede quali siano le modalità di gestione della molestia
relazionale.
Esiste la possibilità che una parte delle vittime presenti reazioni relativamente
minori o non rilevanti o anche alcuni soggetti vittimizzati sviluppino effetti positivi in
aggiunta a quelli deleteri della vittimizzazione.
Secondo l’opinione di Finch38 “c’è una gamma di possibili reazioni allo stalking
che varia dal divertimento, all’indifferenza e alla tolleranza, a reazioni meno favorevoli
come rabbia, angoscia e ansia”.
La possibilità che altri siano coinvolti nella vittimizzazione in aggiunta al
bersaglio principale della molestia è stata discussa come impatto diffuso della violenza
privata; viene fatta una distinzione tra effetti di primo, secondo e terzo ordine.
Gli effetti di primo ordine sono sintomi in genere concettualizzati: danni
all’individuo che è bersaglio diretto dell’abuso o della violenza.
Le vittime di stalking possono sperimentare paura o paranoia rispetto alla
prospettiva di confrontarsi con lo stalker in qualche futuro incontro. Gli effetti di secondo
ordine sono l’impatto sulle relazioni della vittima con gli altri, come familiari, amici,
colleghi, partner sentimentali e parenti. La paura provata da una vittima di stalking può
portarla a rispondere con relativo isolamento e riduzione delle attività sociali che portano
al deterioramento delle sue relazioni con gli altri.
Lo stalking produce in modo caratteristico nella vittima iper vigilanza e sospetto.
Questa reazione tende ad alienarla da molte delle usuali fonti di supporto aumentando
così il senso di isolamento e vulnerabilità39.
Gli effetti di terzo ordine son gli effetti diretti su queste terze parti. Secondo Pathè
e Mullen40, le persone vicine alla vittima di stalking potrebbero sperimentare un profondo
cordoglio e sconvolgimento nonostante non ci sia alcuna intimidazione diretta da parte
dello stalker.
38
Finch 2001, p. 48.
Mullen at al., 2000b, p. 456.
40
Pathè e Mullen 2002, p. 9.
39
37
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Comunque nessuna ricerca ha esaminato i sintomi dello stalking nella società o
nelle istituzioni, piuttosto sono stati esaminati gli effetti formativi del crimine in generale
e dei crimini violenti in particolare.
Se si guarda alle conseguenze della vittimizzazione si evince che c’è una solida
base per organizzare i sintomi tipici che ci si può aspettare di trovare nelle vittime di
stalking. La ricerca su attività che presentano somiglianza con le caratteristiche dello
stalking come la molestia sessuale e l’intrusione relazionale ossessiva, rivela una
tendenza relativamente coerente verso effetti emotivi e psicologici avversi.
Si presume generalmente che le vittime di stalking stiano vivendo un incubo. A
oggi la maggior parte delle ricerche ha elencato senza sistematicità una serie di possibili
sintomi o effetti con pochi sforzi di campionamento sistematico; altre si sono concentrate
su forme più gravi di trauma, come la sindrome da stress post traumatico, una forma di
effetto negativo particolarmente grave e diffusa.
La potenziale gravità della vittimizzazione tramite stalking emerge in modo
lampante da uno studio olandese sulle vittime di stalking: il 59% delle quali ha riferito un
livello clinicamente significativo si sintomi psico-medici comparabili a quelli riferiti in
campioni di vittime di traumi generalmente riconosciuti, molto simile alla proporzione
recentemente riferita tra le vittime dello schianto del Boeing 737-2D6C a Coventry41.
Altri studiosi invece42, in una nuova analisi dei dati, rappresentativi a livello
nazionale, di Tjaden e Thoennes, hanno scoperto che le vittime di stalking che erano
spaventate dai loro stalkers rivelavano elevati rischi di peggioramento della salute attuale,
probabilità di sviluppare una malattia cronica e lesioni.
Almeno uno studio ha trovato: a) che il comportamento di stalking era
responsabile in proporzioni relativamente minori di varianza relativamente al trauma
delle vittime; b) che questo potrebbe essere dovuto a variazioni nella resilienza della
vittima; c) che erano riferite difficoltà psicologiche precedenti da approssimativamente
metà delle vittime.
Come sono stati effettuati detti studi?
Il primo passo è stato esaminare la letteratura sulla sintomatologia generale già
utilizzata per ottenere suggerimenti relativi alle categorie e ai tipi rilevanti.
Il secondo passo è stato passare in rassegna la letteratura sullo stalking per
41
42
Kamphuis e Emmelkamp, 2001, pp. 796-7.
Davis et al., 2002.
38
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ottenere suggerimenti sugli effetti.
Infine, è stato esaminato l’insieme di 143 studi sullo stalking e sono stati
identificati quelli che riportavano stime percentuali di prevalenza dei sintomi.
È stato effettuato un raggruppamento semantico concettuale e mentre emergevano
questi raggruppamenti sono stati esaminati sintomi isolati per vedere se potevano essere
inseriti in altre categorie.
Dai dati sono emersi due tipi di deterioramento della vita piuttosto vaghi o ad
ampio spettro. Gli effetti generali descrivono questi item che hanno identificato danni
diffusi o collettivi alla qualità della vita di qualcuno. Questa categoria include item
generici come stress generale, danni psicologici o emotivi e incidenza sulla qualità della
vita .
La seconda categoria che implica un ampio deterioramento della qualità della vita
è il deterioramento comportamentale. Gli effetti comportamentali si riferiscono a
cambiamenti di ampio spettro nei modelli di attività quotidiani. La maggior parte degli
item di questa categoria riflette modifiche indesiderate, come costringere qualcuno a
cambiare attività lavorative o scolastiche, percorsi di spostamento o comportamenti
giornalieri; alcune vittime percepivano di stare cambiando i loro modelli di
comportamento interpersonale, ad esempio diventando più aggressive.
Gli effetti sulla salute affettiva si riferiscono principalmente all’influenza della
vittimizzazione tramite stalking sulla vita emotiva della vittima; tra le esperienze affettive
negative,
le
più
comuni
erano
rabbia,
irritazione,
ansietà,
depressione,
paura/terrore/spavento. C’erano anche latri esiti affettivi eterogenei come disgusto, colpa,
imbarazzo, gelosia, tristezza e sorpresa che erano effetti isolati.
Quattro item sono stati interpretati come possibili effetti positivi della
vittimizzazione tramite stalking e sono stati collettivamente etichettati attrattiva,
includendo il sentirsi ammirati, amati, oggetto di cure e adulati.
Gli effetti cognitivi si riferiscono principalmente a tipi di effetti mentali, analitici e
contemplativi. Tra i sintomi cognitivi negativi i più tipici erano: perdita generale di
fiducia, perdita di fiducia in se stessi o relativamente a se stessi, perdita di fiducia nelle
istituzioni, senso di apprensione a cautela.
Nella letteratura viene riportata un’ampia gamma di sintomi somatici; gli effetti
negativi includono deterioramento del sonno, lesioni fisiche, lesioni auto inflitte, effetti
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sull’alimentazione o sulla digestione.
Gli effetti sociali o quelli che potrebbero essere considerati effetti di secondo o di
terzo ordine, comprendevano sia esiti positivi sia negativi. Gli effetti sociali negativi
includono sintomi come evitare persone e posti, ridurre le attività sociali, deterioramento
delle relazioni, solitudine perdita di relazioni importanti.
Sono emersi tre effetti sociali positivi: tutti e tre si riferiscono al rafforzamento
delle relazioni. Questi effetti potrebbero avvenire attraverso un’interdipendenza o
vicinanza incrementata con certe persone che potrebbero anche riflettere la possibilità di
scoprire chi siano i propri veri amici.
Gli effetti sulle risorse rivelavano esiti uniformemente negativi, tra cui la
riduzione del lavoro, i costi finanziari e la perdita del lavoro.
Inoltre, in maniera del tutto inaspettata, dai dati è emersa una categoria relativa
agli effetti ambivalenti che presentano sentimenti mescolati o opposti come sollievo
misto a estremo nervosismo; questo ricorda lo studio di Dunn43 nel quale l’autrice ha
trovato che più di un quarto delle donne sono moderatamente o estremamente adulato e
almeno moderatamente infastidito dalle attività di corteggiamento intrusivo.
43
Dunn, 1999, p. 449.
40
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CAPITOLO OTTAVO
LE TATTICHE POSTE IN ESSERE DALLE VITTIME CONTRO LE FORME DI
MOLESTIA
Molti studi famosi hanno fornito esempi di tattiche specifiche per le vittime che cercano
di evitare la molestia relazionale.
Si distinguono le macrotattiche che tendono a rappresentare un’azione o una
categoria di azioni relativamente generiche.
Al contrario le microtattiche specificano tipi particolari di comportamento. Ad
esempio si ridefinisce il comportamento del molestatore come qualcosa di diverso dalla
molestia - ad esempio una seccatura – oppure la situazione viene riformulata in modo che
la molestia sia considerata problematica, ma include anche denigrazione del molestatore,
lamentele, minacce o fallisce nel rendere chiari gli obiettivi situazionali.
Molto frequentemente accade che le vittime possano provare a conformarsi o
riconciliarsi o accettare una relazione con i loro molestatori.
Per esempio nelle relazioni di convivenza o in quelle sentimentali nelle quali un
coniuge o un ex partner sta effettuando uno stalking nei confronti dell’altro nel contesto
della separazione è del tutto possibile che la relazione si interrompa, si fermi e ricominci.
Le vittime possono anche ingannare il loro molestatore in vari modi per sviarlo o
distoglierlo, per esempio fornire scuse sul perché una relazione o un incontro non sia
possibile o gestire le delicate manovre della conversazione in modo da minimizzare le
rivelazioni su se stessa.
Al contrario le vittime possono rivelare o esprimere le proprie emozioni in modo
da cercare la simpatia o dissuadere il molestatore; possono anche impiegare una varietà di
tattiche per sminuire il molestatore o trattarlo come una non-entità nel processo
interattivo.
Altre tattiche disponibili alle vittime includono tentativi diretti di definire la
relazione o i confini delle azioni del molestatore o di costruire ragioni razionali perché si
fermi; questi processi interattivi spesso comprendono il conflitto e il confronto. Le
vittime possono mettere in atto una varietà di minacce e possono impegnarsi in una
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gestione discorsiva della minaccia come tentativo di regolare le attività del molestatore.
Come gli stalkers sono diventati molto creativi nei loro mezzi di molestia, così le
vittime mostrano una sorprendente creatività nel mettere in atto strategie di evitamento.
Le vittime possono stabilire in modo interattivo segnali di collegamento con gli altri; i
segnali di collegamento sono comportamenti che mostrano o suggeriscono connessioni
interne con gli altri che solitamente dissuadono i rivali dall’intromettersi.
Dato che il telefono è uno dei mezzi di comunicazione più comuni attraverso il
quale i molestatori effettuano lo stalking dello loro preda, sembra ragionevole che le
vittime impieghino ogni possibile mezzo telefonico per evitare di comunicare con i loro
molestatori; questi mezzi di controllo dell’informazione si estendono anche alle
informazioni che la vittima rivela al molestatore o agli altri.
Esiste una varietà di tecniche interattive attraverso le quali le persone provano a
escludere gli altri comunicando volontà di evitarle, disinteresse, mancanza di rispetto,
rifiuto, critica, aggressione.
Varie forme insidiose del muoversi lontano includono l’isolamento attraverso il
quale una vittima si ritira dalle attività sociali e si nasconde; queste attività portano a
restrizioni nella propria rete sociale che possono ridurre il rischio periferico in questa
rete, ma riducono anche le risorse sociali e il supporto disponibile per la vittima proprio
quando questa ne ha maggiore necessità.
Le vittime possono anche dedicarsi a una varietà di manovre di asincronia
attraverso le quali provano a non essere dove si trova il molestatore; queste mosse
implicano cambiare attività di routine, lavoro, scuola, hobby, ecc.
Infine le vittime possono rendere più difficile il bersaglio in molti modi
migliorando la sicurezza della propria residenza, della propria auto, del posto di lavoro e
di altri luoghi fisici. Questi miglioramenti sono primariamente tattiche di evitamento
perché provano a impedire al molestatore la possibilità di ottenere accesso alla vittima,
piuttosto che danneggiarlo o intrappolarlo.
Le due strategie di coping successive sono muoversi verso l’interno e muoversi
verso l’esterno: una tende a escludere gli altri mentre ci si concentra su se stessi; l’altra
sollecita attivamente il ruolo degli altri nell’assistere qualcuno nella gestione della
situazione stressante.
Infine le vittime possono muoversi verso l’interno concentrandosi sulla propria
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efficacia, responsabilità o ruolo nello schema della relazione indesiderata o anche nel più
ampio schema di vita. Gli eventi traumatizzanti spesso spingono le persone a riflettere
sulla propria vita e talvolta questa riflessione è produttiva e strumentale.
In altri momenti questa contemplazione diventa tangenzialmente benefica; in altri
momenti questo movimento verso l’interno diventa autodistruttivo. La maggior parte
delle tattiche di movimento verso l’interno sono in definitiva non incentrate sul risolvere i
lati relazionali della molestia relazionale e quindi probabilmente hanno un minor
potenziale per fermare produttivamente la molestia rispetto ad altre strategie di coping.
Un ulteriore aspetto analizzato dagli studiosi riguarda le possibili modalità di
correzione del corteggiamento.
Il principio semplicistico sottostante a questo ragionamento è che gli stalkers e le
loro vittime sono probabilmente incompetenti da punto di vista relazionale, se confrontati
con chi non è stalker e con chi non è vittima. Un’ipotesi come questa solleva una
questione: cosa costituisce la competenza relazionale?
Ci si riferisce all’abilità nel gestire l’interazione nelle relazioni come alla
competenza interpersonale o relazionale.
L’interesse degli studiosi all’abilità comunicativa è molto antico.
Lo studio delle abilità e competenze interpersonali è stato ostacolato da una
mancanza di teoria e misure integrate.
Più di 130 costrutti distinti sono associati alla competenza interpersonale, senza
includere dozzine di costrutti periferici e ben oltre 100 misure di competenza che
riflettono un’ampia diversità di fattori interpretati come abilità interpersonali:
Questi elenchi di abilità sono stati più tardi espansi e sintetizzati da Spitzberg e
Cupach44 che hanno identificato temi comuni attraverso molti lavori precedenti; tra questi
temi
comuni
preoccupazione,
di
competenza interpersonale si
conforto/supporto,
rivelazione
trovano i
seguenti:
d’informazioni
personali,
empatia,
abilità
narrative, ecc…
Molte delle abilità comunemente associate alla competenza relazionale implicano
una inclinazione a sostenere e promuovere il dialogo tra gli interagenti.
Ciò che è peculiare, relativamente alla maggior parte della ricerca sulla
competenza interpersonale e relazionale, è la sua sorprendente inapplicabilità alla
44
Spitzberg e Cupach, 2002b.
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situazione dello stalking e della molestia relazionale.
La maggior parte della teoria e della ricerca esistente sulla competenza relazionale
e interpersonale propone abilità come la gestione dei messaggi, il co-orientamento e
l’adattabilità allo scopo di generare mutuo rispetto di sostenere il dialogo in corso.
Eppure il mutuo rispetto e il sostegno del dialogo sono spesso precisamente gli obiettivi
che il molestatore cerca di imporre alla vittima e precisamente quello che la vittima cerca
di impedire allo stalker.
Ci sono molti consigli speculativi forniti da esperti sulla gestione efficace dello
stalking. A rischio di ipersemplificare le modalità “muoversi verso o con”, “muoversi
contro” e “muoversi verso l’interno” sono probabilmente inefficaci o controproducenti;
mentre “muoversi verso l’esterno” e specialmente “muoversi lontano” sono più
probabilmente modi produttivi di fronteggiare la molestia relazionale.
“Muoversi verso o con”, fornisce semplicemente al molestatore opportunità di
contatto che, qualsiasi sia il loro contenuto, sono viste come rinforzi positivi da un
soggetto che brama proprio il contrario.
“Muoversi contro” permette al molestatore di sapere che sta ottenendo un impatto
sulla vita della vittima. Potrebbe costituire un altro probabile rinforzo.
“Muoversi verso l’interno” non solo è improbabile che dissuada il molestatore, ma
è probabile che isoli la vittima e la renda più accessibile come bersaglio. Al contrario
“muoversi verso l’esterno” mobilita una rete sociale che può rendere difficile per il
molestatore mettere in atto una campagna di molestia.
“Muoversi lontano”, sebbene spesso costoso in termini di tempo, sforzi e
potenzialmente di denaro, è generalmente considerata la tattica che più probabilmente
erode l’interesse del molestatore; “muoversi lontano” rende più difficile il bersaglio.
La gestione competente della molestia relazionale, una volta che è iniziata,
soddisfa alcune funzioni primarie, come: a) ridefinire la relazione con il molestatore; b)
evitare contatti immediati; c) dissuadere il molestatore dal continuare la molestia; d)
stabilire reti sociali formali e informali nel caso che queste risorse debbano essere
mobilitate.
Come una persona mette in atto comportamenti competenti in ogni dato contesto?
In primo luogo la persona deve essere motivata a comportarsi in modo
competente.
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Tuttavia, la motivazione può fallire per almeno due ragioni: (i) alcune persone ne
sono rese incapaci a causa della loro ansia o apprensione, oppure dalla percezione di una
ricompensa insufficiente o della scarsa rilevanza dell’obiettivo personale; (ii) una persona
potrebbe essere motivata a comportarsi in modo competente, eppure mancare della
conoscenza riguardo a cosa dire e fare nello specifico contesto.
La motivazione nel contesto della molestia relazionale è virtualmente assiomatica:
le persone che vengono molestate in modi indesiderati sono motivate per definizione a
evitare tale molestia.
Un altro elemento concettuale del modello della competenza relazionale propone
un importante potenziale diagnostico per il sistema di avvertimenti precoci del
corteggiamento.
Una persona che ha motivazione, conoscenza e abilità metterà in atto una
sequenza di comportamenti. Essi saranno valutati sia da chi interagisce che dalle persone
con cui il soggetto interagisce. Questo processo di valutazione è guidato da due
dimensioni relativamente fondamentali della valutazione: appropriatezza ed efficacia.
L’appropriatezza è un giudizio di legittimità, adattamento e accettabilità, un
comportamento che violi aspettative o regole apprezzate della condotta sociale è
giudicato come inappropriato e quindi incompetente.
L’efficacia, invece, è un giudizio sul grado in cui gli obiettivi o gli esisti
apprezzati sono ottenuti attraverso le azioni di qualcuno.
La rilevanza di questi criteri di valutazione della molestia relazionale risiede nel
loro atteggiamento di regole decisionali per la soddisfazione relazionale; ovvero ci sono
due ragioni potenzialmente importanti per considerare il monitoraggio, la difesa e il
potenziale allontanamento da una relazione. Se la relazione va fondamentalmente contro
la propria efficacia o la propria autonomia nel cercare di conseguire gli obiettivi, allora il
suo valore è sospetto; inoltre se l’obiettivo dell’altra persona viola il proprio senso dei
confini o della proprietà, la relazione necessita inevitabilmente di una rivalutazione.
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CONCLUSIONI
Nella concezione tradizionale di ciò che costituisce una relazione c’è un accento sulla
reciprocità degli obiettivi, sulla coordinazione delle attività e sulla ricerca di prospettive
sempre più comuni.
Relazioni come queste rivelano una struttura d’interazione prevalentemente connettiva.
Tuttavia, negli episodi di stalking e molestia relazionale, l’interazione diventa
fondamentalmente conflittuale: una persona cerca la fusione relazionale, l’altra la
scissione.
Nessuna delle due persone è probabilmente soddisfatta dei progressi della relazione, ma
nessuna delle due sembra capace di isolarsi dai suoi effetti.
Lo studio del lato oscuro delle interazioni e delle relazioni umane porta ad appassionarsi
a queste ambivalenze paradossali; il comportamento di persecuzione e molestia
relazionale è molto vecchio, anche se il reato è di formulazione relativamente recente.
La ricerca ha rapidamente fornito un utile profilo descrittivo di questo processo di
molestia.
Tuttavia, le questioni più preoccupanti relative all’evoluzione del corteggiamento, alle
idee sul romanticismo e ai conflitti inerenti ai desideri non sono state interamente
indagate né teorizzate nel contesto della molestia relazionale
C’è una vasta conoscenza sul “chi”, “cosa”, “perché” dello stalking e della molestia
relazionale; ma ci sono ancora poche conoscenze sul “quando”, “dove” e “come”: ovvero
come la molestia relazionale inizi, come si svolga nel tempo e i contesti che facilitano
queste relazioni conflittuali sono a oggi largamente un mistero.
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