ALIMENTI - Confcommercio Provincia di Cuneo
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COME CONSERVARE CORRETTAENTE GLI ALIMENTI CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI Il freddo, come del resto il calore, è una condizione ostile alla vita microbica. il freddo può soltanto rallentarne la proliferazione. Quando l'azione refrigerante viene meno i microbi ricominciano infatti a svilupparsi, accelerando i processi di decomposizione dell'alimento. A questa attività batteriostatica il freddo associa anche discrete proprietà battericide, specie quando le basse temperature vengono mantenute a lungo. SURGELAZIONE E CONGELAMENTO –18°C La surgelazione è un procedimento che avviene a livello industriale, comporta un raggiungimento di temperature tali per cui sono necessari macchinari appositi; La congelazione invece è un procedimento "casalingo" , che può essere effettuato nel freezer di qualsiasi cucina, inizia a temperature comprese tra i -0.5 ed i -2,8°C e, mano a mano che queste si abbassano, fino a 18°C, interessa un numero crescente di molecole d'acqua. Tuttavia una certa quantità, variabil e da alimento ad alimento, rimane liquida anche a temperature di massima congelazione, a causa del suo legame con i costituenti della materia. La permanenza di minime quantità d'acqua permette quindi un lento avanzamento dei processi di deterioramento. La differenza sostanziale fra i due processi riguarda la formazione dei cristalli di ghiaccio. Nel caso della surgelazione, avviene in tempi così rapidi e a temperature così basse che i cristalli di ghiaccio che si formano sono di piccolissime dimensioni. Nel caso della congelazione, invece, I cristalli sono più grandi, comportano la rottura delle strutture cellulari, una maggiore perdita d'acqua quando avviene il processo di scongelamento, e insieme all'acqua, anche di sostanze nutritive. Questo fa sì che un prodotto surgelato, una volta riportato a temperatura ambiente, sia simile o identico al prodotto fresco; il prodotto congelato, invece, a causa dell'acqua persa e alla rottura delle strutture cellulare, appare meno compatto. REFRIGERAZIONE +4°C La temperatura inferiore a +10 °C inibisce la crescita della maggior parte della flora patogena (uniche eccezioni la Listeria monocytogenes per la quale si deve scendere sotto ai 5 °C, la Salmonella, 5 °C, e la Yersinia enterocolitica, 0°C). Se ciò consente di conservare alimenti da normali degradazioni non patogene del prodotto (degradazioni che però interessano il gusto e l'aspetto), non consente di "rendere sicuro" l'alimento, la cui sicurezza deve essere garantita dai vari passi della filiera a monte della refri gerazione. La temperatura corretta del frigorifero è 4 °C. Se la temperatura è troppo alta si diminuisce di molto il tempo di conservazione dei prodotti, mentre se è troppo bassa (per esempio 0°C) si danneggiano gli alimenti. PASTORIZZAZIONE da +60°C a +85°C Il termine pastorizzazione deriva da Pasteur, che nel 1860 scoprì che riscaldando il vino a 60 gradi e mantenendo questa temperatura per alcuni minuti, poteva essere conservato a lungo. La pastorizzazione è un trattamento termico atto a distruggere tutte le forme patogene, e la maggior parte di quelle vegetative, dei microorganismi presenti nell'alimento e a disattivare gli enzimi. La pastorizzazione non è in grado di devitalizzare i microrganismi termofili (quelli che si riproducono a temperature tra i 50 e i 60 gradi), nè le spore. Per questo motivi gli alimenti pastorizzati devono essere conservati in condizioni tali da limitare lo sviluppo di tali microrganismi: in genere la pastorizzazione è abbinata ad altri sistemi di conservazione come la refrigerazione, l'aggiunta di sostanze chimiche, il confezionamento sottovuoto. La durata del trattamento e le temperature raggiunte dipendono dall'alimento e dal grado di contaminazione, si distingue infatti in: pastorizzazione bassa: 60-65 gradi per 30 secondi, utilizzata per vino e birra, latte per produzione di formaggio; pastorizzazione alta: 75-85 gradi per 2 o 3 minuti, metodo utilizzato un tempo per il latte e ora sostituito dall'HTST; pastorizzazione rapida o HTST (High Temperature Short Time): 75-85 gradi per 15-20 secondi, condotta su alimenti liquidi che scorrono in uno strato sottile tra due pareti metalliche scaldate. Chiamata anche "stassanizzazione". Di norma la pastorizzazione è seguita da un rapido raffreddamento del prodotto, per limitare lo sviluppo dei microrganismi residui. La pastorizzazione consente di mantenere pressoché inalterate le qualità del prodotto originale, di contro, esso non può essere conservato a lungo. È il caso del latte fresco, che ha un sapore molto migliore rispetto a quello sterilizzato (UHT), ma si conserva solo per pochi giorni. STERILIZZAZIONE +100°C e oltre Questo trattamento termico ha lo scopo di distruggere tutte le forme microbiche , comprese le spore: è quindi un trattamento molto più drastico della pastorizzazione. Il prodotto, tuttavia, non è completamente asettico e non può mantenersi all'infinito. Per raggiungere questo scopo occorrerebbero temperature e tempi di esposizione tali da compromettere le caratteristiche del prodotto: si parla allora di sterilizzazione commerciale, intesa come il trattamento atto a distruggere tutti i microrganismi che possono riprodursi nell'alimento durante lo stoccaggio e la distribuzione. Le temperature impiegate nella sterilizzazione sono legate all'acidità dell'alimento: con pH inferiori a 4.5 (alimenti acidi) bastano 100 gradi, con pH superiore a 4.5 occorrono 115-120 gradi per almeno 20 minuti. Il trattamento può essere effettuato sull'alimento già all'interno del contenitore, oppure sull'alimento sfuso che verrà poi confezionato in recipiente sterile. Il classico sistema di sterilizzazione non è molto diverso da quello eseguito da sempre dalla casalinghe per la sterilizzazione della conserva di pomodoro, le marmellate e le conserve in genere: il prodotto viene confezionato e sottoposto alla temperatura adatta per il tempo previsto; se le temperature di sterilizzazione superano i 100 gradi, deve essere utilizzata un autoclave (che consente di aumentare la pressione e quindi la temperatura di ebollizione dell'acqua oltre i 100 gradi). I nuovi sistemi di sterilizzazione prevedono l'esposizione dell'alimento ad una temperatura molto elevata (140 gradi) per pochi secondi, seguita dal raffreddamento e dal confezionamento asettico in recipienti sterili, in genere in cartoni flessibili multistrato (è il caso del latte UHT). Avremo quindi i seguenti tipi di sterilizzazione: sterilizzazione classica o apertizzazione : 100-120 gradi per un tempo maggiore di 20 minuti, effettuata su alimenti scatolati; UHT (Ultra High Temperature) indiretto: 140-150 gradi per pochi secondi, effettuata sull'alimento sfuso immerso in acqua o in autoclave; UHT diretto o uperizzazione : 140-150 gradi per pochi secondi, effettuata con iniezione di vapore surriscaldato nel prodotto sfuso. CONSERVAZIONE SOTTO SALE - a secco: l’alimento viene messo a contatto diretto con il sale (eventualmente mescolato a spezie, nitrati o nitriti) per sfregamento (es: prosciutto crudo) o per sovrapposizione in strati alternati (es: baccalà); è preferibile usare il sale grosso e temperature basse (4-5 °C) per rendere più lento e omogeneo il trasferimento dell’acqua verso l’esterno dell’alimento e per evitare la formazione di una crosta superficiale che potrebbe compromettere l’efficacia del trattamento anche all’interno. - a umido o in salamoia: si effettua con soluzioni di acqua e cloruro di sodio (salamoie) e può avvenire per iniezione della salamoia nel muscolo o nel sistema arterioso del prodotto (es: arteria femorale del prosciutto) o per immersione (es. Grana e Parmigiano Reggiano) La salagione è tanto più efficace dal punto di vista conservativo quanto più lungo risulta il trattamento e, poiché quella ad umido (ed in particolare quella ed iniezione) è più rapida rispetto a quella a secco, la prima deve essere abbinata ad altri metodi di conservazione quali cottura o affumicamento. CONSERVAZIONE CON SACCAROSIO Il saccarosio agisce per aumento della pressione osmotica a carico delle cellule microbiche così come si è visto per il sale, ma la sua azione conservante è minore rispetto al cloruro di sodio in quanto le molecole che lo compongono hanno dimensioni maggiori; per ottenere risultati soddisfacenti è necessario utilizzare forti concentrazioni, 65 -70% (marmellate, gelatine di frutta, canditi): concentraz ioni più alte portano alla cristallizzazione mentre concentrazioni più basse devono essere abbinate ad altri metodi di conservazione come la concentrazione (latte concentrato zuccherato) o l’aggiunta di acidi per diminuire il pH (gelatine di frutta), le basse e le alte temperature. Inoltre è possibile ottenere concentrazioni inferiori utilizzando zuccheri a più basso peso molecolare come glucosio e fruttosio (40%). Anche in questo caso l’azione è prevalentemente batteriostatica, senza garanzie circa un’azione battericida o circa l’efficacia in presenza di microrganismi osmofili. Risulta pertanto necessario abbinare l’aggiunta di zuccheri ad altri metodi di conservazione. CONSERVAZIONE CON ALCOL ETILICO L’etanolo (l’unico tra gli alcoli a poter essere usato in campo alimentare perché non tossico) viene aggiunto alla frutta per la produzione di particolari conserve in concentrazioni dal 50 al 70% in quanto letale nei confronti delle forme vegetative CONSERVAZIONE CON OLIO L’olio, sia di oliva che di semi, viene impiegato come liquido di copertura di numerosi carni animali e prodotti vegetali, non per una sua diretta azione batteriostatica o battericida, ma in quanto isolando l’alimento dall’aria blocca le funzioni vitali degli aerobi obbligati. Non è efficace nei confronti degli anaerobi (tra cui il Clostridium botulinum), né in caso l’alimento contenga quantità elevate di acqua (es: prodotto non scolato correttamente) data la possibilità di proliferazione di popolazioni microbiche negli strati acquosi. Dunque tale metodo viene abbinato ad altri metodi come la pastorizzazione, la sterilizzazione, l’aggiunta di sale e aceto: per esempio, i carciofini prima del trattamento sottolio vengono bolliti in acqua e aceto, mentre il tonno viene cotto prima di essere salato , inscatolato sottolio e sterilizzato. CONSERVAZIONE CON ACETO L’aceto è usato per conservare gli ortaggi e alcuni pesci, grazie al suo contenuto in acido acetico (per legge l’aceto deve contenere almeno un 6% in acido acetico) grazie al quale determina: - azione microbiostatica: abbassamento del pH dell’alimento - azione microbicida: tossicità della molecola per i microrganismi Prima dell’immersione in aceto (a freddo o a 75-80 °C), l’alimento può essere scottato, salato o lasciato macerare in aceto per qualche giorno; inoltre la soluzione può essere arricchita con spezie o erbe aromatiche. Tali procedimenti permettono di contrastare un’eventuale venir meno dell’azione conservante dell’acido acetico qualora la fuoriuscita di acqua dall’alimento determini una diluizione della soluzione. AFFUMICATURA L'affumicatura si o ttiene espo nendo i cibi al fumo generato dalla co mbustio ne lenta della segatura di legni aro matici, ed è una tecnica di co nservaz io ne degli alimenti utiliz z ata dall'uo mo sin dalla preistoria. Esisto no due tipi di affumicatura: affumicatura a freddo l'alimento viene riscaldato ad una temperatura co mpresa tra i 20 °C e i 45 °C , e una durata del trattamento per gio rni o intere settimane; affumicatura a caldo l'alimento viene riscaldato ad una temperatura co mpresa tra i 50 °C e i 90 °C per un breve arco di tempo , generalmente po che o re. Spesso l'affumicatura è preceduta dalla salatura , che aumenta la disidrataz io ne, inattiva i micro rganismi e co nferisce maggio r sapo re. L'affumicatura ha pro prietà antisettiche, antio ssidanti e antimicro biche. L'aspetto e il gusto degli alimenti affumicati ne risultano mo dificati in senso tutto partico lare. LIOFILIZZAZIONE La lio filiz z az io ne è un meto do di co nservaz io ne che co nsiste in u n pro cesso di disidrataz io ne co ndo tto a bassa temperatura e so tto vuo to , in mo do da lasciare inalterata la struttura e le pro prietà degli alimenti, o ffrendo buo na sicurez z a batterio lo gica. Viene effettuata per co ngelamento rapido dell'alimento a temperature di -30, -40 °C , e successiva disidrataz io ne per sublimaz io ne (o ssia co n passaggio dallo stato so lido a quello di vapo re) so tto vuo to spinto a bassa temperatura. I cibi lio filiz z ati conservano le stesse qualità nutrizionali dei prodotti di partenza e vanno reidratati prima del co nsumo : si tratta di un'o peraz io ne presso cché istantanea e l'alimento rico stituito è del tutto simile a quello fresco . Anche i caratteri o rgano lettici si mantengo no buo ni. Un altro vantaggio , o ltre alla co nservaz io ne a temperatura ambiente per parecchi anni (purché all'asciutto ), è quello di ridurre gli alimenti a pro po rz io ni minime e di renderli quasi privi di peso . I cibi lio filiz z ati vengo no co nfez io nati in invo lucri flessibili in triplo strato resistenti all'o ssigeno e all'umidità, generalmente alluminio e po lietilene. CONCENTRAZIONE La co ncentraz io ne è un pro cesso che co nsiste nella eliminaz io ne parz iale dell'acqua co stitutiva dei pro do tti alimentari liquidi (co me i succhi di frutta ), o co munque ricchi di acqua (co me il po mo do ro ), senz a tuttavia raggiungere la co mpleta disidrataz io ne. Si tratta di una tecnica di co nservaz io ne che non garantisce da sola la stabilità del prodotto, per cui deve essere abbinata ad altri trattamenti co me la pasto riz z az io ne, l'aggiunta di sale, ecc. La finalità della co ncentraz io ne no n è mirata so ltanto ad una miglio re co nservaz io ne del pro do tto , ma anche ad altri sco pi, quali: riduz io ne del peso e del vo lume e di co nseguenz a co ndiz io ni di traspo rto e di sto ccaggio più vantaggio se; rapidità e co mo dità di impiego ; preparaz io ne del pro do tto a successivi trattamenti. Le tecniche usate per co ncentrare gli alimenti so no di tre tipi: concentrazione a caldo: è il meto do più utiliz z ato (co nserve di po mo do ro ) e co nsiste in una evapo raz io ne co ntro llata a temperature inferio ri ai 100 °C per tempi lunghi. A livello industriale viene effettuata l'evapo raz io ne so tto vuo to che co nsente di o perare alle temperature di circa 40 -50 °C ; concentrazione a freddo o crioconcentrazione : è un meto do mo lto co sto so e viene utiliz z ato nel caso in cui o cco rre trattare pro do tti termo labili (co me vino , succhi di frutta, latte); co nsiste nell'allo ntanare l'acqua dalla so luz io ne no n co me vapo re ma so tto fo rma di cristalli di ghiaccio ; concentrazione mediante membra na: questo meto do utiliz z a dei filtri co stituiti da membrane semimpermeabili che trattengo no i so luti e lasciano passare l'acqua. Attraverso l'uso di diversi tipi di membrana è po ssibile selez io nare le mo leco le a seco nda delle lo ro dimensio ni e quindi realiz z are una co ncentraz io ne fraz io nata dei diversi co stituenti di un pro do tto liquido . Po sso no essere ado ttati diversi sistemi: osmosi. Attraverso la co ncentraz io ne per o smo si, l'acqua fluisce dalla so luz io ne più diluita a quella più co ncentrata. osmosi inversa. L'acqua si spo sta dalla so luz io ne più co ncentrata a quella più diluita, attraverso l'applicaz io ne alla so luz io ne co ncentrata di una pressio ne superio re a quella o smo tica. ultrafiltrazione. Permette di trattenere particelle di dimensio ni estremamente picco le, ed è una tecnica che viene utiliz z ata per: - chiarificare succhi di frutta, vini, birra, aceto ; - estrarre pro teine dal sangue, dal latte di so ia, dall'uo vo intero e dall'albume; - il trattamento del latte per la pro duz io ne di yo gurt. CONSERVAZIONE ALIMENTI FRESCHI E SOTTOVUOTI CONFEZIONARE SOTTOVUOTO Significa estrarre l’aria da un contenitore o da una busta, per preservare il contenuto dagli effetti dannosi causati dall’ossigeno, come l’ossidazione o lo sviluppo di muffe e batteri. Per rendere efficace e mantenere nel tempo il sottovuoto, il contenitore e la busta devono essere correttamente sigillati. Per quanto concerne i contenitori riutilizzabili CONSERVARE SOTTOVUOTO Il confezionamento sottovuoto, grazie all’estrazione dell’aria, allunga notevolmente il periodo di conservazione degli alimenti sia freschi che conservati, fino a 4 volte la durata in condizioni normali. La conservazione sottovuoto consente inoltre di mantenere inalterati il sapore, il profumo, il colore, le qualità nutrizionali degli alimenti. TABELLA INDICATIVA DEI TEMPI DI CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI in condizioni normali sottovuoto A temperatura ambiente (+20° / + 25° C) Pane 2 giorni 8 giorni Biscotti secchi 120 giorni 360 giorni Pasta secca / Riso 180 giorni 360 giorni Frutta secca 120 giorni 360 giorni Farina / The / Caffè 120 giorni 360 giorni Refrigerati a +3° / +5° C Carne cruda 2 - 3 giorni 6 - 9 giorni Hamburger – carne trita e carpaccio 1-2 giorni 3-4 mesi Pollo o tacchino 1-2 giorni 12 mesi Salsiccia cruda 1-2 giorni 1-2 mesi Salumi 4 - 6 giorni 20 - 25 giorni Carne cotta 3 - 5 giorni 10 - 15 giorni Formaggi morbidi 5 - 7 giorni 14 - 20 giorni 15 - 20 giorni 30 - 60 giorni 20 giorni 60 giorni 1 – 5 giorni 7 - 20 giorni 5 - 10 giorni 14 - 20 giorni Passati di verdure / Minestrone 2 – 3 giorni 8 - 15 giorni Paste / Risotti / Lasagne 2 – 3 giorni 6 - 10 giorni Dolci farciti con creme o frutta 2 - 3 giorni 6 - 10 giorni 5 giorni 20 giorni Formaggi duri e stagionati Parmigiano / Grana Padano Verdure crude Frutta fresca Altri dolci Congelati a -18° / -20° C Carne 120 giorni 480 giorni Pesce 90 giorni 360 giorni 300 giorni 720 giorni Frutta e verdura ATTENZIONE: I tempi di conservazione sono indicativi e dipendono dalle condizioni originali dei prodotti e dalle modalità di preparazione. Gli alimenti preconfezionati devono comunque essere consumati entro la data di scadenza indicata sulla confezione. CONSERVAZIONE DEI PRODOTTI ITTICI DEGRADAZIONE DEL PESCE Dal momento della cattura fino al suo utilizzo alimentare, il pesce fresco deve essere necessariamente refrigerato. La conservazione del pescato nel ghiaccio a 0°C (temperatura costante) non altera la sua composizione per circa 4 - 7 giorni. Dopo 7 - 10 giorni, o prima se la temperatura è superiore a 0°C o subisce importanti oscillazioni cominciano le prime importanti alterazioni. VALUTAZIONE DELLA FRESCHEZZA: COME SAPERE SE UN PESCE È FRESCO? Metodi sensoriali PESCE FRESCO PESCE AVARIATO Odore Tenue e gradevole Acro, acido, ammoniacale Aspetto generale Brillante, metallico, iridescente Smorto, opaco Corpo Rigido Consistenza Soda Molle (se si preme la carne con un dito rimane l'impronta) Squame Fortemente aderenti Si tolgono con facilità Pelle Tesa, colorata Flaccida, sbiadita Occhio Chiaro, vivace Smorto, vitreo Branchie Rosa-rosse, unite Grigie, sollevate Ano Chiuso Sporgente Visceri Lisci, puliti, brillanti Rammollite Spina Aderente alla carne Sollevata Carni Solide, bianco/rosse Friabili CONSERVAZIONE Refrigerazione: Il metodo migliore per conservare il pesce fresco è la refrigerazione a 0°C, che può avvenire in celle o in ghiaccio a scaglie. In questo caso la vita commerciale del pesce è di 7-8 giorni; 910 se viene confezionato sotto vuoto. Surgelazione: (-18 -30°C), invece, deve avvenire in un tempo massimo di 2 ore e per questo motivo è spesso fatta direttamente nei pescherecci. Pesce d’acqua dolce eviscerato 6-9 mesi Filetti di pesce grasso Filetti di pesce magro Granchi Aragoste e Gamberi Molluschi Filetti di salmone 3 mesi 6 mesi 2 mesi 6-12 mesi 3-4 mesi 2 mesi Tenere nella parte più fredda del freezer. Non consumare se il liquido fosse schiumoso Salagione: in cui il pesce è alternato a strati di sale o immerso in salamoie concentrate (10-30 % NaCl); Affumicatura: l'essicazione (l'umidità finale dev'essere inferiore al 15% e la sua efficacia è accettabile solo per la conservazione dei pesci magri, quali il merluzzo che viene utilizzato per fare lo stoccafisso) Marinatura: utilizzando aceto e sale come conservanti.