C`era una volta il flipper

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C`era una volta il flipper
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«per NOi GESTORI È cambiato tutto»
C’era una volta il flipper...
Nel ’95 arrivano i videopoker, nel 2003 entra in scena il Monopolio
Eugenio Bernardi è un proprietario-gestore di New slot ed è nel settore del gioco da oltre 30 anni. I suoi
affari, però, non riguardano da sempre il mondo delle slot machine. Appena venti anni fa, infatti, erano ben
altri i divertimenti che vendeva agli italiani.
Com'è cambiato il settore del gioco da trent'anni a oggi?
«Fino al 1995 c'erano solo videogiochi, flipper e biliardini. Poi sono subentrate le macchine con vincita in
gettoni, ma si vincevano al massimo dieci monete da reintrodurre nei videogiochi. La legge fu distorta, però,
e uscirono i primi videopoker, sui quali non c’erano tasse statali, ma si pagava solo la Siae. In quel momento
la situazione era del tutto fuori controllo. Nel 2003, allora, è intervenuto lo Stato con il monopolio e ha
stabilito i prezzi e i cicli delle partite. Nel 2009 con il “Decreto Abruzzo” del governo Berlusconi, sono entrate
in gioco le videolottery».
E per lei cosa è cambiato?
«Tutto. Con i videogiochi non lavoro più ormai. Mi sono adattato seguendo le leggi dello Stato e del
mercato».
Qual è il ruolo dei concessionari all'interno della rete delle slot?
«I concessionari sono nati per togliere di mezzo i gestori, ma poi lo Stato ci ha ripensato e ha mantenuto i
due sistemi. Ci sono almeno 3 concessionari su 13 che sono anche proprietari di apparecchi, cioè Sisal
Lottomatica e Cirsa. I concessionari dovrebbero controllare gli esercenti e i gestori, ma in realtà si
controllano da soli, almeno per quanto riguarda le macchine gestiscono direttamente».
Ma l’Aams non li controlla?
«Certo, c’è anche il controllo da parte dei monopoli».
Che differenza c'è tra new slot e vlt?
«Posso fare un esempio sintetico, facilmente comprensibile. L'Awp è come un secchio dove ogni tanto si
buttano dei soldi e quando si riempie si svuota. Ogni 30mila partite, in media, restituisce il 74%
dell’introdotto. Alle videolottery invece il ciclo è casuale. Si potrebbero giocare 3mila euro in una macchina,
senza vincere nulla. E poi, magari, vince uno che va a giocare un euro in un terminale in un'altra città».
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Slot, è il banco che vince: 4,3 miliardi allo Stato
L’erario l’anno scorso ha incassato dai vari giochi quasi 8 miliardi e mezzo Per le macchinette la
Toscana è al settimo posto nella raccolta complessiva
di Andrea Scutellà
Otto miliardi e quattrocento milioni di euro: è la cifra che l’erario ha incassato nel 2013
dal «gioco legale e responsabile». La definizione viene direttamente dall’Agenzia delle
Dogane e dei Monopoli e comprende la vasta gamma dell’offerta dello Stato italiano in
materia di giochi, scommesse e congegni a denaro.
La torta è composta da intrattenimenti di ogni genere: dal Bingo, che frutta all’erario 183
milioni di euro, alle scommesse sportive, che si attestano intorno ai 162 milioni. Le
“cenerentole” del settore sono i giochi a base ippica, che producono entrate per appena
38 milioni di euro, e i cosidetti skill games - esempio principe è il Texas hold’em, il poker
americano - quantificabili all’erario intorno ai 100 milioni. Cominciano a dare le vertigini
già i 641 milioni dei giochi numerici a totalizzatore - il Supernalotto, per intenderci - ma i
veri pezzi da novanta del settore sono il Lotto - 1,2 miliardi - e le Lotterie Nazionali - quasi
un 1,5 miliardi - tra cui spiccano i gratta e vinci. I veri top players, però, si nascondono
nel bilancio della “Raccolta erariale dai giochi” alla voce “apparecchi”. Non si tratta tanto
degli innocui “Comma 7” - ovvero flipper, biliardi e biliardini vari - che raccolgono appena
24 milioni di euro, ma delle cosiddette New slot o Awp (Amusement with prizes) e delle
videolottery (Vlt), che sommate si attestano sui 4,3 miliardi di euro (3,2 le prime e 1,1 le
seconde). Circa la metà del gettito fiscale proveniente dai giochi. Gli “apparecchi”
contribuiscono per il 50% anche alla raccolta totale dei giochi in Italia: un giro da affari da
47 miliardi, a fronte degli 84 complessivi. La Toscana, tra le regioni italiane, è al settimo
posto e contribuisce con i 3,2 miliardi a formare il dato nazionale.
Le due tipologie di slot machine vengono spesso confuse, sovrapposte, o rubricate sotto
la definizione più generica di “videopoker”. Eppure si tratta di due giochi diversi: sia dal
punto di vista ludico, sia da quello erariale,.
Nelle Awp, infatti, c’è una scheda di gioco che determina l’andamento delle partite
all’interno della singola macchina. Su un ciclo che dura al massimo 140mila partite,
restituisce almeno il 74% dell’importo introdotto. Per le Videolottery, invece, questa
regola non vale: i dispositivi sono soltanto i terminali di un unico sistema centrale. Anche
qui c’è una proporzione tra denaro giocato e vincite erogate, ed è anche più alta: si parla
di almeno l’85%. Ma è il sistema a decidere dove verrà emesso il premio: potrebbe essere
a Milano come a Canicattì.
La pressione fiscale per i gestori e gli esercenti di Awp è fra le più alte d’Europa: su quel
che resta degli importi giocati, cioè il 25%, lo Stato incassa almeno il 13,5% e lo 0,5%
circa va ai concessionari, titolari delle licenze Aams, come percentuale di servizio. Il resto
si divide, secondo contratti privati, tra gestori-produttori delle New Slot e gli esercenti dei
bar o dei tabaccai in cui sono installate.
Diverso è il discorso per le Vlt. Nel 2013, infatti, l’89% dell’incasso è stato redistribuito in
vincite. Del restante 11%, il 5,8% va allo Stato e il 5,2% si divide tra concessionari, gli
eventuali gestori - ridotti al lumicino - e i proprietari delle sale autorizzate in cui è
installata la macchina.
Per le Vlt, però, il computo delle vincite fa discutere: lo Stato, infatti, tassa anche le
cosiddette mini-vincite, ovvero quelle che il giocatore non riscuote, ma rigioca. E così i
gestori delle Awp, con un po’ di malizia, fanno notare che i soldi realmente erogati dalle
Videolottery, in realtà, sono sicuramente meno di quell’89% della raccolta totale.