Laboratorio di scrittura Selezione di Testi degli incipit scritti dagli

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Laboratorio di scrittura Selezione di Testi degli incipit scritti dagli
 LICEO SCIENTIFICO STATALE “GALILEO GALILEI” ­ PESCARA Progetto Competenze 2012­05­09 Titolo del progetto Partire con il piede giusto. Tecniche di scrittura degli incipit narrativi Laboratorio di scrittura Selezione di Testi degli incipit scritti dagli alunni Prof. Andrea Bollini Classe 1° H Anno Scolastico 2011/2012 LABORATORIO DI SCRITTURA Dopo aver ideato e scritto la trama di un racconto fantastico o psicologico, scrivi il titolo e l’incipit narrativo del racconto stesso di lunghezza pari ad almeno 20 righe. Bill Dark TRAMA: Bill, un bulletto particolarmente spietato di periferia, si ritrova a far fronte a una grande prova, anzi a più prove di tipo dantesco servite da Lucifero in persona, in cui lui dovrà subire e scontare le malvagità che infliggeva alle sue vittime innocenti e indifese. Nel far percorrere e affrontare tutte le prove, Bill acquisterà sempre più la consapevolezza che quello che faceva, ovvero torturare persone per il gusto di farlo, era sbagliato. A fine del tour negli inferi, succederà a Bill qualcosa di incredibile… INCIPIT: Bill, sì proprio Bill Dark, un ragazzo di dodici anni come tanti altri, è questo che appare di lui al primo sguardo, ma in realtà è tutt'altro. Ha una mente perversa come tutti i bulli e non mi si venga a dire che i bulli devono essere solo ascoltati, non è vero, perché quello lì è una macchina da guerra, ha mandato all'ospedale decine di psicologi che volevano solo ascoltarlo, per non parlare dei ragazzini con cui quotidianamente se la prendeva per due spiccioli o la merenda. Come tutti giorni Bill si recò a scuola, dove lui era una sottospecie di re monarchico. Nei 15 minuti della ricreazione e non solo, lui esercitava i tre poteri che ha un sovrano, ovvero giudiziario, giudicava le merende e i soldi che gli venivano dati se accettati venivano presi, se no spiaccicati a terra; poi applicava il potere legislativo, ovvero emanava leggi più ferree di quelle di un dittatore e imponeva “tasse”, ovvero pagamenti per la merenda giornalieri; infine il potere esecutivo, il più doloroso, perché comprendeva smutandamenti e torture più che altro fisiche. Come dire: altro che bullo, era un dittatore. Però un giorno Bill, uscendo da scuola con il suo solito modo di camminare strafottente e schifante del mondo, incontrò una persona che si allontanò insieme a lui e lo portò senza spiegazioni in un casale abbandonato, quasi ipnotizzando il ragazzo di periferia. E' lì che incominciarono le danze e le prove per l’ignaro, e in questo caso povero, Bill. C'è sempre un angelo Trama Il racconto narra di una ragazza che perde la sua migliore amica con la quale condivideva il sogno di entrare in una delle più prestigiose scuole di danza di Londra e che finalmente stava per realizzarsi dopo anni di duro allenamento. Per questo motivo si abbatte talmente tanto da non interessarsi più alla danza e, addirittura, da voler morire. Una notte, però, le viene in sogno la sua amica che le dice che scoraggiarsi non serve a niente, mentre l'unico modo per farla sentire ancora presente è continuare a ballare, poiché in ogni passo l'avrebbe sentita più vicina. Dopo questo sogno lei inizia a riprendersi e ricomincia a ballare riuscendo ad entrare in quella scuola oggetto dei loro sogni. Incipit Per me il mondo si è fermato quella notte, quell'orribile notte, in cui il suo cuore ha smesso di battere e con esso anche la mia vita, ormai non ho più voglia di sorridere, di mangiare, non voglio parlare con nessuno: se non con lei, ora voglio solo morire. Mi continuo a ripetere che è morta, che lei è morta e non la rivedrò mai più, eppure la mia stupida testa non vuole crederci, infatti la vedo, la vedo ovunque, è sempre in camera mia, irremovibile. Vorrei parlarle, vorrei dirle quanto la odio e quanto sia stata egoista a lasciarmi qui da sola, ma le parole non mi escono, sto diventando sempre più debole, forse, finalmente, anche i miei occhi si chiuderanno per sempre. Non esco dalla mia stanza ormai da otto giorni che a me sembrano secoli, è da otto giorni che non dormo: da quando lei non c'è più, ma penso, penso sempre a come eravamo felici io e lei insieme, prima che rovinasse tutto, prima che rompesse la nostra amicizia che noi definivamo eterna, prima quando pensavo a questa parola mi veniva in mente la gioia e la felicità ora a pensarci mi suscita solo un forte senso di nervosismo e rabbia. Mi ha lasciata proprio quando avevo più bisogno di lei, ci eravamo allenate tantissimo, tra poco più di un mese avremmo avuto le selezioni per entrare in una delle più prestigiose scuole di danza di Londra, la nostra insegnante diceva ce l'avremmo sicuramente fatta io e lei, insieme, eravamo una squadra imbattibile, ma ora che non c'è più non ha più senso per me ballare. I Sogni Trama Marika sembrava una persona comune, però si rendeva conto di essere speciale. Non aveva grandi “poteri” ma sapeva per esempio leggere nel pensiero oppure prevedeva quello che qualcuno voleva dirle; non perché fosse una maga, bensì perché in tutti i quindici anni della sua vita aveva imparato a conoscere le persone ed analizzarle, anticipando le loro mosse, insomma, tutti erano per lei ripetitivi. Però ogni qual volta che sognava, dava vita a fantastiche storie. Un giorno, o meglio una notte, incontrò, in uno di questi mondi immaginari, Gianni. Capì subito che lui non era come gli altri perché non riusciva mai a capire quel che pensava. Era un tipo originale, tanto da cambiare sempre idea, con lui ogni giorno era una scoperta, non riusciva a fermarsi. Loro avevano in comune una grande passione: la lettura. Amavano immedesimarsi nel personaggio: <<In un libro l’ atmosfera è diversa perché non sai mai come va a finire, l’autore ti sorprende sempre>> pensavano entrambi. Passarono delle giornate insieme. Proprio nel più bello, lei si svegliò, quella persona stupenda scomparve. <<Era solo frutto della mia mente>> concluse affranta Marika, chissà se esistono realmente persone così. Incipit Ma non l’avete capito? Non ci siete arrivati? Sì, dico proprio a voi: mamma, papà, zii, cugini, conoscenti. Non mi dovete considerare speciale, anormale o ancora peggio una maga, non invento mica pozioni! Sono semplicemente una ragazza che ha imparato come impiegare il suo tempo, ma non per questo ogni volta che tentate di dirmi qualcosa ed io anticipo puntualmente ogni vostra parola, mi dovete guardare come una strega da esorcizzare. Stando molto a osservare il mondo che mi circonda ho capito come, analizzando gli altri, le persone sono ripetitive, facilmente prevedibili, dunque noiose. Spero che l’abbiate capito una volta tanto: io sono una persona a cui piace muoversi, anche solo col pensiero, avere un esistenza piena di sorprese, sennò che gusto ha vivere? Sapete, quando mi addormento, entro in un mondo come piace a me e la stessa cosa quando scrivo o leggo. Qui trovo delle persone non come voi, terribilmente stancanti, ma amici che mi capiscono meglio di quelli reali perché provano quello che provo io, mi divertono, mi ascoltano. Ma perché, perché invece voi non state mai a sentirmi, non chiedo molto poi, ma lo sapete che gli adolescenti devono essere presi in considerazione una volta ogni tanto? Se mi prestaste attenzione un nanosecondo capireste per esempio che non poco tempo fa, in uno dei miei unici sogni, ho incontrato Gianni. Lui è il migliore dei migliori e non lo dico così tanto per dire. Non bastano gli aggettivi per descriverlo e tra poco mi darete ragione… “Roger, il peluche dei desideri” TRAMA Elena, figlia di un padre troppo preoccupato della propria carriera e della propria immagine, ogni sera, prima di andare a dormire si sedeva sulla sua comoda poltroncina e sognava. Sognava, fissando il cielo stellato. Ammirando tutta quella luce nella notte, sperava che il domani riservasse a lei una sorpresa. Una mattina appena svegliatasi trovò un peluche sul comodino: Roger, un piccolo orsacchiotto dagli occhi cristallini proveniente dalla magica stella “Rogers smile”. Questo curioso pupazzetto esaudirà ogni desiderio di Elena dal più possibile a quello più improbabile. I due protagonisti andranno in America, cambieranno look e conosceranno persone speciali... speciali come loro. INCIPIT E’ curioso pensare come un uomo possa essere così preso dalla propria carriera e dalla propria immagine da dimenticarsi di avere una figlia. E come una figlia, per riempire il vuoto lasciato dal padre, ogni sera chieda al cielo, alle stelle, a qualunque cosa esisti al mondo di ascoltarla. E tra solitudine e fantasia, ecco spuntare Roger: un curioso orsacchiotto di peluche, proveniente dalla magica stella “I Rogers smile”. Chi è e cosa c’entra con questa storia? Chiederete voi. Beh, delle origini di Roger non si sa molto, ma la sua più grande capacità è far sorridere. Tutto ha inizio, però, da Elena. Vi ricordate la bambina di cui vi ho parlato prima? Ecco, lei è Elena. E vi ricordate del padre egoista? Beh, è suo padre. Ogni sera Elena si sedeva davanti alla finestra, sulla sua graziosa poltroncina di Winnie the Pooh e guardava il cielo. Ammirava le stelle. Sognava un amico, una persona che stesse con lei; che capisse che era ancora una bambina. Puntualmente, anche quella sera andò a dormire presto, non sapendo che da quel 4 agosto la sua vita sarebbe cambiata. La mattina, non appena i primi raggi di sole invasero la stanza, Elena si svegliò e trovò accanto a lei una piacevole sorpresa. Roger! Penserete voi lettori. Sì, esatto. Elena, però, non sapeva nulla di questo curioso peluche. Stupita e incredibilmente felice corse subito dal padre che bello e tranquillo stava bevendo il suo caffettino, già in abiti da lavoro. La bambina lo abbracciò, pensando che quel bel regalo glielo avesse fatta il padre, il quale bruscamente la scansò: ‐ Ma cosa ti è saltato in mente? Non vedi che sto bevendo! – Dopo essersi sistemato la giacca e dopo aver osservato la figlia esclamò: ‐ Aspetta, aspetta. Cos’è quel pezzo di stoffa che hai tra le braccia? Non mi dire un altro peluche. Dammelo subito!‐ Così dicendo lo prese e lo buttò, senza scomporsi troppo, nella spazzatura. – Ora vai a prepararti. Tra un po’ devi andare a scuola ‐ . Elena, con le lacrime agli occhi non poté che ubbidire al padre. La guerra Trama: testo psicologico sulla guerra. Un giovane soldato, il soldato Jons partecipa allo sbarco in Normandia come volontario. Durante la battaglia inizierà, dopo aver visto la brutalità e la crudeltà della guerra, a dubitare della sua scelta e a farsi domande sul perché della guerra e sul perché di così tanta brutalità. Tante domande e poche risposte condizioneranno questo soldato, dall'euforia della guerra all'orrore che essa provoca. Incipit Non mi potevo far abbattere così facilmente, presi le forze, mi rialzai e, aprendo gli occhi, vidi che mi trovavo 10 metri più avanti da dove ero caduto. Subito il capitano Alley mi afferrò un braccio e mi ributtò per terra insieme a lui, ci riparammo dietro in porcospino di ferro (oggetto alto 1.50 m che serviva per lacerare gli scafi dei mezzi da sbarco). Io feci mente locale e mi guardai intorno, ero stordito, vidi i proiettili delle mitragliatrici schizzarmi sopra la testa, l'acqua del mare non era più di quel celeste candido ma era rossa, macchiata del sangue dei soldati. Vedevo solo immagini non sentivo nulla di tutto ciò, solo uno strano fischio che proveniva dai miei timpani, era come se stavo dentro una bolla. Pian piano però, nell'arco di un minuto l'udito mi tornò in modo graduale, e mi resi conto in modo concreto dell'orrore che stava accadendo: vedevo corpi morti ovunque, senza arti, un orrore, fu proprio da quel momento che mi iniziai a domandare il perché di tutto questo. I mortai e l'artiglieria pesante continuavano a devastare il terreno, il capitano Alley disse: "Fortuna che sei ancora vivo! Quella granata ti è esplosa vicinissimo!" e proprio appena finì di dire quelle parole un proiettile lo colpi in gola. Sentii il suo sangue caldo sulla mia faccia, il suo corpo cadde e agonizzante si muoveva stramazzando sul terreno rosso, non sapevo che fare non vi erano medici nei paraggi! Allora mi avvicinai al corpo e cercai di bloccare il flusso di sangue che fuoriusciva dalla gola, ma invano, il capitano morì. Quel momento fu cruciale per me, vedere quel corpo morto che pochi secondi prima mi aveva parlato mi fece rabbrividire, perché tutto questo? come mai tutta questa violenza? cosa devo fare?... non trovai risposte, non sono pronto per sparare a un uomo pensai... ma dovevo muovermi la battaglia era appena iniziata. IL COLPEVOLE Trama Un uomo di buona fama e reputazione viene accusato ingiustamente di un omicidio colposo. Gli vengono dati 14 anni di prigione. Durante questi anni impazzisce cercando una vendetta adatta alla sua sofferenza. Uscito dal carcere uccide molto brutalmente il poliziotto che lo aveva fatto arrestare. Solo dopo si rende conto che se prima non era un assassino, ora lo è. Quindi, mangiato dal rimorso si suicida alla fine del racconto. Incipit Come si fa a descrivere quelle sensazioni che provi quando ti accorgi di aver paura di te stesso? Vorrei tanto chiudere gli occhi, riaprirli e trovarmi nel mio letto, 15 anni fa, prima che accadesse tutto. Solo ora mi rendo conto della persona che sono diventato. Sono finito in carcere ingiustamente, e qualcuno deve pagare per tutti gli anni che ho sprecato lì dentro. Quel qualcuno non sono io. Io ho il diritto di vivere quello che rimane della mia vita dopo anni passati nella stessa stanza. Adesso ho paura. Ho paura a guardarmi allo specchio. I miei occhi non sono più gli stessi, ora sono gli occhi di un assassino. Per tutto quel tempo ho protestato ritenendomi innocente, ma ora non lo sono più. Provo un tale ribrezzo a pronunciare queste parole! In fondo, aveva ragione quel povero poliziotto a dire che ogni sospettato non è mai del tutto innocente. L’amore impazzito Trama del racconto. Era una calda mattina d’estate quando Jack decise di uccidere sua moglie, non ne poteva più di quella donna. Infatti ella le vietava di vedere suo figlio, Alex, perché diceva che Jack non era capace di tenerlo per via dell’alcool e della pazzia. Appena uccisa la moglie, Jack si accorse però che Alex aveva assistito all’assassinio della madre. Jack decise di prendere il figlio e scappare via con la sua auto. Jack fece di tutto per riacquistare l’amore del figlio, ma il figlio non gli rivolse più parola. Così Jack con il passare del tempo decise di lasciare Alex in una famiglia e di suicidarsi. Incipit del racconto. Era lì, morta. Era macchiata di sangue ovunque ed io che fissavo ancora quegli occhi verdi spenti, privi di vita. Tenevo il pugnale stretto fra le mani, ero confuso, non sapevo se andare via o nascondere il cadavere. Distolsi per un secondo lo sguardo dal cadavere, mi voltai verso lo specchio e vidi che dietro di me c’era mio figlio Alex. Lasciai cadere il pugnale a terra, e fissai Alex. Alex piangeva e nello stesso tempo sussurrava parole incomprensibili. Pensai che dopo quello che avevo fatto mi avrebbe odiato per il resto dei miei giorni, mi sentivo male a quel pensiero, ma io di quella donna non ne potevo più. Io amavo Alex e lei pensando che io fossi pazzo mi vietava di vederlo. Si, è vero certe volte tornavo ubriaco e maltrattavo ingiustamente sia lei che il piccolo Alex ma lo facevo inconsciamente. Non volevo che Alex mi odiasse per quello che avevo fatto, ma capii che ciò era impossibile almeno per i primi tempi. Infatti Alex scappò via, ed io rimasi lì , a fissare quel cadavere. Non sapevo cosa sarebbe successo, sapevo solo che ero felice di quello che avevo fatto.