alter ego - Fear Saga

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alter ego - Fear Saga
FOR YOUR CONSIDERATION © Francesco Cappellotto - [email protected]
FEAR
DE C I MO E P I SO D I O
ALT E R E G O
FOR Y O U R C O NS ID E R ATIO N
© F r a n ces co C a p p ello tto
sto n eo cea n s@ y a ho o .it
fe a r s a g a . wo r dp r ess . it
r o m an zo a d e pi sodi
sette ragazzi, quattro elem e nti ,
un soffitto sconosciuto e un p e rcorso
in bilico fr a la vita e la m orte
pho to by T he T r e e o f Li fe - A ll W r i ghts reserved
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Giù, giù. Sempre più giù.
Stiamo precipitando nel vuoto, all’interno di una
spaccatura nella roccia perfettamente tubolare. Se
dovessimo sfiorare anche una sola parete alla velocità
con cui stiamo andando questa volta ci faremmo davvero male.
« Yahoooo! » urla Joe come un ragazzino sulle montagne russe. Io più che per la felicità sto urlando per il
solo pensiero di come potrebbe essere l’atterraggio. Ci
schianteremo di certo... A meno che non ci sia una rete
da funambolo che ci aspetta - ed anche questa possibilità non sarebbe il fatidico rose e fiori: per il contraccolpo ci potremmo schiantare sulle rocce. Oddio ma è
infinita questa...
Splash!
Senza nemmeno rendermene conto sono sprofondata a bomba in una pozza d’acqua. Un’acqua azzurra e cristallina, che farebbe concorrenza alle migliori
spiaggie di Formentera, Costa Smeralda o Santorini.
Milioni di bollicine entrate nel liquido a ridosso del
mio corpo si sprigionano intorno a me come fossi
un’aspirina frizzante in un bicchiere d’acqua. I miei
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capelli fluttuano come una medusa che balla in preda
alle calde correnti oceaniche.
Sono talmente presa da tanta meraviglia che quasi mi dimentico che ad un essere umano è necessario
respirare per vivere, al che inizio a sbattere le gambe
per riemergere il prima possibile. I polmoni iniziano
a bruciare, sono andata così in profondità. Sembrano quasi scoppiarmi. Strano che due elementi opposti
come il fuoco e l’acqua possano creare delle sensazioni
simili in caso di pericolo. Dopotutto gli opposti si attraggono...
Ancora poco e infrango finalmente il pelo dell’acqua,
inspirando con tutte le mie forze una grandissima boccata d’aria, a pieni polmoni. Come se non respirassi da
mesi, le cose si apprezzano quando ne vieni privato.
« Qualcosa mi dice che siamo arrivati finalmente alla
via dell’acqua » ironizza con la solita voce sghignazzante Julian, appollaiato sul bordo di questa enorme
pozza. A quanto pare è tornato a galla subito, senza
perdersi come me nel godere di quel silenzio amniotico e ovattato che si prova qui sotto. Anche Sammy si
sta avvicinando alla riva, tutto bagnato come un pulcino.
« Sotto a chi tocca! » I ragazzi sono sorridenti, penso
che la caduta sia servita per esorcizzare e scacciare la
tensione immagazzinata nello scontro - più psicologico che fisico - dello scorso percorso. Una sana risata,
non tanto dissacratoria, quanto a simboleggiare il voler voltare una pagina che se non girata non può che
trattenerci dall’avanzare.
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« Immagino che per Lilith non ci siano speranze,
vero? » domando io ancora immagazzinando nei polmoni quantità considerevoli di ossigeno.
« La piccola mi pareva contenta, no? » commenta
Julian.
« Almeno le si è avverato un sogno... » pensa positivamente Samuel. Ed hanno ragione. Basta con il piangersi addosso! Abbiamo capito come vanno le cose. E
non possono andare altrimenti. Quindi, su la testa e
procediamo. Il prossimo dovrebbe essere Joseph...
« Ma... Ragazzi, Joseph dov’è? » richiamo la loro attenzione.
« Joe era l’ultimo ad essere sceso, mi pare. Che sia
ancora immerso? » Julian dalla sua posizione sonda
con lo sguardo tutta la superficie dell’acqua. Si blocca.
Scruta delle bolle venire a galla e scoppiare come provenienti da una piccola pentola a pressione.
« Eccolo là! » esclama. « Ora emerge. Tre, due, uno...
» Ma nulla. Joe non da segni di vita.
« Ma che fine ha fatto? » domando.
« Quello sta affogando!!! » esclama Sammy. E subito Jules si tuffa verso le bolle e si immerge fino a sparire dalla nostra visuale distorta dall’effetto rifrangente
dell’acqua. Allarmati, io e Sammy stiamo per decidere di lanciarci per aiutare anche noi Joe nella sua riemersione, ma d’un tratto i due spuntano di violenza
in superficie con Jules quasi spompato dal dover trasportare il quintale biondo completamente paonazzo,
quasi in asfissia. In tre trasciniamo a riva la carcassa
di balena arenata che non da segni di vita.
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« Respirazione bocca a bocca! » urlo!
« Ci penso io! » mi blocca Julian, spero non per l’ansia di poggiare le sue labbra su quelle di Joe, almeno
in un momento come questo.
Ma prima che il suo possibile desiderio divenisse realtà, Sammy era già piegato sulla testa del biondo, tenendogli alto il mento e soffiandogli aria direttamente
dentro ai polmoni. Spingendo poi una sola volta sullo
sterno - in una maniera che meno professionale credo non si possa - Sammy raggiunge il suo intento. Un
fiotto d’acqua esce a spruzzo dalla bocca di Joe che si
diletta in una dozzina di colpi di tosse.
Tutti e tre lo guardiamo speranzosi che vada tutto
bene. Pendiamo dalle sue labbra per cogliere anche
una sola parola da colui che ha appena rischiato grosso. Finito di tossire l’ultima porzione di liquido inspirata mentre lottava al suo interno, Joe sembra quasi
illuminarsi:
« Che figata! Dobbiamo rifarlo! »
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« Joe, ma sei quasi morto! » lo faccio rinsavire io. «
E dire che non vedevi l’ora di immergerti nell’acqua
sin dall’inizio. Ma non sai nuotare?! »
« No... » risponde come se fosse la cosa più naturale
del mondo.
« Ma io dico, da dove spunti fuori? Tu non sei tutto
normale, ci hai fatto prendere uno spavento! Ma poi
uno di San Diego che non sa nuotare?! »
« Ma che c’entra? »
« Come che c’entra? Avete una delle spiaggie più conosciute del mondo, i bambini marinano persino l’asilo per inforcare una tavola e cavalcare le onde. Avete il
gene del surfista nel sangue e tu mi salti fuori col fatto
che non sai nuotare? »
« Ma Norma, che stai dicendo?! » risponde lui come
se stessi spiegando che cos’è un albero ad un alieno.
« Ehi, quello cos’è? » interrompe la mia ramanzina Jules indicando una specie di fagotto tra i massi
a bordo piscina. Sì, perchè, a ben vedere, più che un
anfratto naturale fra le rocce come può sembrare ad
una occhiata sommaria, qui c’è ben poco di naturale.
Ci sono delle luci sotto acqua. Sono dei faretti artificiali. E poi le rocce grigio chiaro sono troppo levigate ed
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arrotondate rispetto a quelle incontrate in precedenza. Sembrano quasi di cartongesso. Tutto qui dentro
appare più finto che mai, come i set da aperitivo estivo
a bordo piscina. Qui gatta ci cova. Ad ogni modo, Jules
indica quel fagotto anch’esso sul grigio che si mimetizza con i grandi sassi vicini.
« Sembrerebbe... Un panno... Contenente qualcosa... » cerca di fare un’autopsia al volo Sammy. Afferrando una scarpa, che si era prontamente tolto per
svuotarla dall’acqua imbarcata durante il salvataggio,
inizia a stuzzicare il saccoccio. E fa bene. Qui nulla è
come sembra, non vorrei che dentro apparisse una carica esplosiva in memoria dei vecchi tempi...
« Eddai, Sam, lascia che lo apra, cosa vuoi che sia?!
» lo incita il tedesco.
« Abbiamo visto morti fino ad ora... Non mi stupirei
se fosse il corpo di un neonato fantasma-zombie la cui
tenerezza funga da specchietto per le allodole per poi
sbranarci tutti... »
Julian scruta seriosamente il suo interlocutore. Il
suo sguardo trasuda commozione mista ad una paterna preoccupazione.
« Sammy, tu sei malato. Te ne rendi conto, vero?
» Non mi stupirei se ora il piccolo Sammy si gettasse
piangente fra le braccia di Julian confidandogli tutti
i suoi traumi affrontati da piccolo, bisognoso di calore umano. Il tutto contornato da una spruzzata di
bouquet floreali che spuntano a contornare il quadro.
Rose, iris, genziane... Mi sa che sono cresciuta con
troppi cartoni giapponesi per femminucce.
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« Ma non sentite uno strano odore? » obietta Joe
spalancando le narici e dando finalmente risposta alle
ricerca sull’anello mancante fra uomo e scimmia.
« Che buono, sa da mangiare! » Appena ha pronunciato la parola mangiare il mio stomaco si diletta in
un mugolio fortissimo. In effetti è dalla via del fuoco che non mangiamo. Abbiamo perso totalmente la
fame e la cognizione del tempo, oltre che al cuoco, ma
il solo pensiero sembra essere più forte di qualsiasi
cosa fino ad influenzare anche il proprio corpo. E così
la mia pancia reclama cibo, in un modo che non si addice molto ad una principessa quale sono.
« Tranquilla Norma, non sei l’unica che ha fame qui.
Quanto vorrei che ci fosse Koji per farci uno dei suoi
pranzetti prelibati » mi conforta Joe, ormai dimenticatosi che cinque minuti fa poteva diventare un uomo
morto.
« Sembra che qualcuno ti abbia ascoltato, Joe. »
Peggio di un micio Julian non riesce a non ficcare il
naso ovunque e in un momento di disattenzione ha già
ben che scartato il misterioso saccoccio.
« Oh.. Mio... Dio! » sono le uniche tre parole che riesco a dire. Dentro a quel panno infagottato è infatti
celato quanto di meglio si possa desiderare in fatto di
cibarie: arancini di riso, pollo e vitello a listelle cucinati in quattro modi differenti, pane fatto in casa ancora
caldo, prosciutto, profitteroles - non ci posso credere,
che buoni! - e persino una bottiglia di vino. Sembra
quasi un kit completo per un picnic altolocato nelle
fiandre estive.
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« Ma chi diavolo ha portato questa roba? Chissà da
quanto tempo è qui » cerca di razionalizzare Sammy.
« È tutto ancora tiepido » constata Jules con un dito
ficcato dentro ad un arancino. « L’ho visto fare con la
cacca dei cervi questa cosa. Credo che chiunque lo abbia messo qui non se ne sia andato da più di mezz’ora.
» Ma il mio stomaco richiede energie a tal punto che
sorvolo quest’ultima raccapricciante affermazione e
mi fiondo verso la manna dal cielo.
« Ferma, Norma! » mi blocca di peso Sammy. Che
gli prende ora? « E se fosse avvelenato? Se ci avessero
messo alla prova con una tentazione a cui dovremmo
resistere? » Finisce di articolare la domanda ed il suo
stomaco inizia anch’esso a contorcersi in un concertino di budella aggrovigliate.
« Credo che il tuo stomaco non vada molto d’accordo con il tuo cervello, cucciolotto. Eddai ci hanno fatto
arrivare fin qui, abbiamo persino superato la discarica
dei perdenti - con tutto il rispetto - e vuoi che ci facciano fuori proprio ora? »
« Secondo me uno di noi deve immolarsi ed assaggiare ogni pietanza prima degli altri » asserisce in maniera altisonante Joe, come per dire ora tocca a me
essere messo alla prova. Peccato che ancora una volta
Julian avesse già messo in bocca quanto più gli stava
nel suo ben largo cavo orale e stesse masticando cercando di chiudere le labbra che quasi esplodono dalla
foga con cui si è riempito.
« Hhe hhoonoo! » riesce a bofonchiare senza però
trattenersi dallo sputacchiare qualche briciola.
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« Brutto zozzo, dai un po’ qua! » gli urlo dietro afferrando anche io una delle palline di riso fritte, seguita
dal gorilla che ormai ci ha preso gusto nel tuffarsi, anche se questa volta sul cibo.
È incredibile come in mezzo a tanta sofferenza e tensione si riesce a riconquistare un sorriso con piccole
cose come questa, che normalmente erano entrate nel
nostro quotidiano diventando persino scontate. Afferrando un altro arancino mi giro verso Sammy con un
sorriso.
« Coraggio, abbassa un pò le difese, lasciati andare anche tu! » Il ragazzo, un attimo pensieroso, fissa
la mia mano sporta verso di lui, scrutandola, ancora
non convinto. Ma un sorriso gli si dipinge in quel volto tutto segnato da rivoli creati dall’acqua e dalla polvere raccolta su di noi fino ad ora. Con un sospiro si
convince anche lui a unirsi alla compagnia festante,
che ha silentemente deciso di prendersi una pausa da
questo estenuante e sadico gioco.
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Una cosa è certa: ci voleva proprio questa mangiata!
E che delizia! Forse il nostro aguzzino ha assunto una
schiera di chef solo per noi perchè i piatti erano davvero deliziosi e trasudavano professionalità nella loro
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preparazione. Ed ahimè, di pregi ne ho moltissimi, ma
quando si parla di mangiare non sono proprio quella
che si suol dire una buona forchetta. Dopotutto l’ambiente in cui sono abituata a lavorare un po’ mi vizia
sotto questo versante.
Ora siamo tutti e quattro in desabillè: abbiamo steso
i vestiti sulle pietre nell’intento di asciugarli alla bene
e meglio, o perlomeno farli sgocciolare: tenersi addosso i vestiti bagnati non è il massimo per la digestione.
Meno male che Sammy e Joe hanno uno degli slip neri
mentre l’altro dei boxer larghi da rapper a righe blu.
Julian invece casca male, la sua scelta in casa è caduta
su dei parigamba bianchi, che una volta bagnati non
lasciano nulla all’immaginazione. Tutti ormai avevamo già ben visto quanto si cela nel suo intimo, però...
Ma anche se non fosse così non mi pare gliene interessi molto. Quel ragazzo è strano, ma nel senso buono.
Si sente completamente libero di fare e libero di essere quello che vuole. Anche per quanto riguarda i gusti
sessuali, essendo visibilmente bisessuale. Ma non ce
lo fa pesare, lo vive in totale naturalezza. Ah... Fossero
tutti come lui... Cioè, diciamo che avrei anche l’altra
metà del mondo come concorrenza in amore, ma tanto io sbaraglierei chiunque! Sono una vincente. Si!
Ad ogni modo se la stanno proprio spassando: Julian con il suo ormai proverbiale ficcanasare ha trovato degli appigli nella roccia che salgono sulla parete
grigio chiaro a forma di cupola allungata. Sono troppo
simili ad una scaletta nascosta per essere delle insenature levigate naturalmente. Illuminato dai riflessi ver11
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derame dell’acqua, questo antro sembra davvero un
piccolo covo di bucanieri, senza ovviamente monete
d’oro e forzieri zeppi di diamanti sparsi qua e là.
I tre, arrampicandosi come dei gatti - sarebbe meglio dire due gatti più un san bernardo - hanno scoperto come alla sommità della scala si entra in una buia
galleria che porta verso l’alto e va ad intersecare quella verticale da dove siamo precipitati noi. Lasciandosi
prendere dall’emozione e dal gusto del pericolo arrivano fino al limite del primo e da lì si gettano nel vuoto,
per un volo di sei buoni metri seguito da consecutivo
tuffo a bomba nelle profondità della pozza.
Ovviamente Joseph non si astiene a questo rituale, anche se immotivatamente non sa nuotare. Infatti, quando sprofonda, Sammy e Julian devono essere
pronti a riportarlo a galla. Lui, dal canto suo, sorride
felice come un cane senza zampe in preda alla corrente. Peró mi fa tanta tenerezza. È un bambinone. E la
scoperta della sua piccola mancanza mi ha aiutato a
capirlo ancora di più: anche di fronte ad una paura
lui non si blocca ma cerca di affrontarla, per poterla
superare.
In tutto questo, io me ne sto distesa tutta sola soletta qui a bordo vasca, a godermi il clima mite che
rilascia lo specchio d’acqua. È quasi come essere alle
terme. Ce lo meritiamo dopo tutto quello che abbiamo
passato. Chissà ancora quante prove ci aspettano. Anche se a pensarci bene Joseph è il simbolo del quarto
elememento, l’ultimo rimanente...
« Norma! Tienitelo buono là un pochino! » richiama
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la mia attenzione Julian mentre, con l’aiuto di Sammy,
porta per la terza volta a riva Joe « Sembra un bimbo
che ha assunto troppi zuccheri! »
« Norma! » mi chiama lui tutto sorridente, con la
faccia di chi ha appena giocato col fango e non gli importa nulla di essere tutto insozzato. Sicuri che tra uno
zuccherino e l’altro non abbia preso anche un LSD?
« Vieni qui vicino a me, Joe. Lasciamo i due furetti
giocare con calma. Vieni a riposarti un po’ ora. » Ma
la visione del suo corpo che esce dall’acqua è qualcosa
che non mi lascia per nulla indifferente: le goccioline
d’acqua che gli scivolano addosso mettono in evidenza le sue fattezze, incorniciandone le fasce muscolari
ben definite, i pettorali grossi ma non troppo pompati e quel filo di grasso che basta per non far apparire
le vene nodose dalla pelle - segnale di demarcazione
fra un bronzo di Riace e un abituè della palestra sotto
casa. Dall’ombelico scende una linea stretta di peluria
bionda... Forse è meglio fermarsi qui con lo sguardo,
che se si accorge magari si fa saltare in testa strane
idee.
« Hai mangiato? » mi fa lui sedendosi goffamente
accanto a me. La solita domanda di circostanza, per
rompere il giaccio. Non ci siamo proprio.
« Ma che domande! Abbiamo mangiato insieme,
certo che ho mangiato! » E che risposta, oserei dire...
Perchè quando mi sento un po’ in imbarazzo devo
chiudere sulle difensive e comportarmi come un riccio? Ma soprattutto, perchè ho appena pensato di essere in imbarazzo?
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« Sì, scusa... » ribatte lui, con la faccia di uno stupido a cui si è appena dato dello stupido. Ed essendo
cosciente dei suoi limiti si corruccia per il fatto che
l’interlocutore li rimarchi. Poverino, non posso trattarlo così!
« Era bello tuffassi dall’alto? » cerco di salvare l’insalvabile.
« Oh, è stato super! Dovevi esserci: entro per quel
cunicoletto tubo e... » Ecco salvato l’insalvabile. Gli ho
dato un altro spunto di conversazione e lui è partito.
Che strano peró, ormai viviamo a stretto contatto da
un bel po’ di giorni e siamo diventati tutti come dei fratelli. Ma in questo momento con Joe mi sento come...
Non lo so... Come sotto esame.
« ... fin dentro l’acqua come una bomba che lancia schizzi ovunque! » Continua a parlare agitando le
braccia come un forsennato, per sottolineare l’entusiasmo del momento.
« Ma come hai fatto a buttarti, anche se non sai nuotare? Non avevi paura? »
« Ma no, io non ho paura di nulla. E poi sapevo che
lì mi aspettavano Sammy-bello e Jules, quindi che
paura vuoi che avessi? »
Questa sua risposta pronunciata in un modo così
spontaneo e lineare mi ha sbalordito. Ora, tutti noi ci
siamo affidati agli altri per arrivare fin qui, ma mentre la grotta stava per crollare, mentre esplosivi scoppiavano a destra e a manca e dei fantasmi ci stavano
facendo assaggiare il gusto dell’ectoplasma non c’era
poi tanta scelta. Ma creare un così grande legame di fi14
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ducia con gli altri anche in questi momenti è una cosa
che ti spiazza. Specialmente da qualcuno a cui non daresti due lire a prima vista. E questo mi fa battere forte
il cuore.
« E di me ti fideresti? » Forse voglio fargli battere
un po’ io il cuore, adesso. Non che voglia tirarmela
ma nemmeno dargliela su una tovaglietta del Burger
King...
Le espressioni che ora assume la sua faccia sono
quanto di più trasparente si possa immaginare. Prima
mi guarda aggrottando la fronte, come a voler dire ma
che c’entra questo? Poi il volto gli si illumina, gli occhi
si aprono e la mascella si spalanca, pur mantenendo la
bocca chiusa in un piccolo puntino rosso. Gli si è accesa la lampadina. Al che le labbra gli si assottigliano
in un sorrisetto ebete, che lascia intravedere il bianco
della sua dentatura perfetta. I suoi profondi occhi azzurri si socchiudono e mi fissano di lato, in una faccia da latin lover mancato. Che peró sembra fungere
benissimo lo stesso ai suoi intenti, lasciando trasalire
un non meglio identificato brutta porcellina! A questo
punto, freneticamente, si protrae verso di me, spingendomi verso di lui con una mano dietro la schiena
che Dio sa da dove spunta fuori e le sue labbra si stringono a cuore. Si appoggiano così sulle mie, solo per
premermele ed aprirle.
Ecco come con una grande scaltrezza un innocente bacio a stampo si trasforma in uno struscio fra due
lingue. La mia, piccola e tenera, contro la sua, forte e
ruvida. Quasi bovina. Ma molto intrigante. Il loro in15
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contro viene prevalentemente nella mia bocca, completamente spalancata per accogliere la sua.
La tenerezza che fino ad ora albergava nel mio cuore
lascia spazio ad un fuoco che arde sempre più forte,
che mi prende la gola e divampa nella mia saliva, mescolata alla sua. Con i denti mi mordicchia il labbro
inferiore, con una dolcezza che credevo non gli appartenesse, come a volermi attirare ancora fra le sue fauci. In tutto questo non potevo non appoggiare la mano
sul suo petto, e sentire la pelle d’oca di chi è appena
uscito dall’acqua, fino ad incontrare un virile capezzolo allo strofinare del quale sembra provocargli non
poco piacere. E forse si sente autorizzato a sua volta
di raccogliere nella sua grossa mano possente uno dei
miei seni, ancora contornato dal tessuto del reggiseno
di fortuna trovato nell’appartamento. Per un attimo
non penso più a nulla, lasciandomi inebriare da una
sensazione mai provata prima.
« Guarda te che maialotti! » rompe le uova nel paniere un monello che risponde al nome di Julian. «
Sammy, guarda che stanno facendo! » Di colpo le nostre bocche si staccano e i nostri corpi si dividono in
un imbarazzo come quello di prima. Imbarazzo che
sembra uscire anche dallo sguardo da ebete che è tornato a padroneggiare la faccia del - mio? - Joe.
« Almeno potevate chiamare anche noi, no? » se ne
esce Julian per nulla scandalizzato o che altro. Anzi,
si tuffa fra di noi a pancia in su, ancora tutto bagnato.
Volente o nolente finisce con una mano a palparmi un
seno e con la guancia attaccata al coso di Joe, che solo
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ora mi accorgo di quanto si fosse svegliato.
« Senti senti qui che c’è, piccolo Joseph! » se la ride
lui tamburellandogli la testa in mezzo alle gambe.
« Julian sei un porco! » gli urlo io staccandogli la
mano dal mio petto e rischiaffandola in malo modo
al mittente. Joe, al contrario, sorride. Non capisco se
sia felice del fatto che gli sia appena stato riconosciuta
una certa virilità o se davvero gli piaccia avere la testa
di un ragazzo fra le gambe!
« Joseph! » gli urlo come una governate urla alla
mocciosa di turno per fargli rendere conto della scena
non propriamente idilliaca!
« E suvvia, che sarà mai? » mi risponde il gracile
deviato risaltando in piedi e tuffandosi di colpo in acqua. Io lo seguo con lo sguardo e rimango a fissarlo
sprofondare nella pozza un po’ sconcertata. Poi giro
il mio sguardo verso quello di Joe, per cercarne una
spiegazione riguardo a quel ragazzo o perlomeno un
consenso. Ma, ahimè, eccolo addormentato all’istante,
con gambe e braccia rannicchiate a sè come un quadrupede. Ma come diavolo ha fatto?
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Nel caso di Joe ho pensato che la vita massiva all’interno della confraternita lo abbia temprato a goliardie
ben più spinte di quello a cui lo ha sottoposto il tedesco. Per quanto riguarda Julian non cerco spiegazioni,
è fatto così e così ce lo teniamo. E dal momento che
le stranezze qui sono di casa, non mi faccio poi tanti
pensieri sull’episodio di prima e mi godo questa acqua
così coccolosa, che mi aiuta a rilassarmi.
Sammy e Jules mi girano attorno in cerchio come
due squali che aspettano un passo falso della bagnante
distesa sul canotto con un cocktail colorato in mano.
Joe sta ancora ronfando dietro l’anfratto di rocce dove
si è tenuto il nostro rendez-vous.
Mentre galleggio come un morto, la mia mente non
fa altro che tornare a quella strana sensazione mi ha
preso prima. Tutto quel calore e quel benessere... Avevo bisogno di un po’ di affetto dopo questi ultimi giorni
dove ad una perdita ne seguiva un’altra e un’altra ancora. Ormai il desiderio di uscire da qui è anche passato in secondo piano dato che abbiamo capito cosa
comporta l’avanzare. Il saggio direbbe godiamoci gli
amici finchè ci sono e prepariamoci per la prossima
battaglia. Quasi come succede nelle passerelle: i gior18
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ni delle prove e del ritiro pre-spettacolo, tutte amiche
nello spazzolarti i capelli a vicenda. Al momento della
sfilata, si salvi chi puó. Un tutti-contro-tutti dove i colpi mancini sono all’ordine del giorno. Anche se in questa situazione sono certa che sarebbero l’ultima cosa
che ci salterebbe in mente di attuare.
« In realtà dovremmo essere a testa in giù in questo
momento, solo che non ce ne accorgiamo. »
« Ma ti ho detto che prima è stata la stanza a girarsi
sottosopra, non la gravità. Un semplice effetto ottico!
»
« Sentite un po’, voi due, non vi stancate mai di parlare di queste cose? » In un momento di rilassamento
come questo, poi...
« E di che dovremmo parlare? » obietta Jules.
« Mah, vediamo. Avete sentito l’ultimo disco di Bob
Sinclar? » la musica piace a tutti! Non potranno resistere a questa esca che gli ho saggiamente lanciato.
« Ma se davvero dovessimo essere a testa in giù allora anche l’acqua subirebbe lo stesso effetto gravitazionale opposto che subiamo noi, pur non essendo un
oggetto animato. » Incredibile. È più forte di loro.
« Va bene, va bene, ho capito. Ora però la natura
chiama » Li avviso con una perifrasi accorta del fatto
che la pipì quando arriva, arriva. « Che zona adibiamo
a toilette? »
I due mi guardano attentamente e per poi scambiarsi un’occhiata accigliata.
« Che cè? »
« A dire la verità io l’ho fatta non più di venti minuti
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fa qui in acqua... »
« Julian, sei un animale! »
« Per dirla tutta l’ho fatta pure io... » ammette anche
un insospettabile Samuel.
« Ragazzi, siete vomitevoli. Ora capisco che cosa
vuol dire convivere con dei mocciosi. Mmmh... Fatemi
subito uscire di qui! » Che schifo, non so dove mettere
piede per evitare le loro chiazze di urina visto che mi
stavano nuotando attorno e ormai l’avranno sparsa
ovunque.
« Eh, come la fai lunga! Almeno non ci fossero i filtri
in questa piscina! » si taglia corto Julian.
« Che filtri?! » domando io, cadendo dalle nuvole.
« Beh, forse non te ne sei accorta perchè avevi di
meglio a cui pensare... » Quest’ultima affermazione ha
tutto l’aspetto di una frecciatina...
« Questa non è mica una pozza naturale, Norma.
Apparte i faretti disposti in profondità... » e fin qui
c’ero anche io « ...se fai attenzione il bagnasciuga è rialzato, come un piccolo gradino sporgente. Sotto sono
nascosti i filtri che depurano l’acqua da scorie, come
in una comunissima piscina. Dopotutto non crederai
che l’acqua stantia possa essere così pulita, no? » mi
spiega il finora anche troppo silente Sammy.
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Una scaletta scavata sulle pareti. Filtri per l’acqua.
Lucine per illuminazione subacquea.
« La situazione si sta facendo sempre più finta. Che
cos’è, una metafora del progresso? »
« Geniale, Norma... » mi risponde Sammy come a
volersi vivamente complimentare con me. « Il progresso! Prima, la vita nella grotta, poi la radura, le
stanze di vetro... Passo dopo passo si vede sempre di
più la mano dell’uomo! » E finalmente anche la grande
Norma è considerata non solo come un meraviglioso
corpo tremendamente bello e vuoto, ma anche come
un cervello pensante, alla stessa stregua dei cervelloni
di Sammy e Jules. Lo stesso Jules che sta ridacchiando con la faccia mezza sommersa nell’acqua.
« Tu che hai da ridere? »
« Norma bella... » dice con la bocca ancora mezza
dentro il pelo dell’acqua, facendo le bollicine come
i bambini. « Sei proprio caruccia con la faccia tutta
compiaciuta. Ma, ahimè, arrivi tardi. Avevamo già
considerato questo aspetto un bel po’ di tempo fa. »
E detto questo mi gira gli occhi roteandoli verso l’alto
fino a fermarsi su Sam, che gli lancia un’occhiataccia
come a dire ma chiudi la bocca.
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« Che stronzi! » Mi esce proprio dal cuore e mi giro
per abbandonare il club dei nerd alle loro dissertazioni filosofiche troppo auliche per una modella parigina.
Che ci arriva tardi, per di più.
« Maddai, Norma! Lo sai che scherziamo con te! »
cerca di fermarmi Sammy, schizzandomi con l’acqua
e scoppiando in una fragorosa e liberatoria risata. Io
mi giro seriosa - come se non fossi già lavata da capo
a piedi ed una macchina mi avesse schizzato addosso
una pozzanghera come uno tsunami.
« Ma sentili, tu, i bambinetti! Vi piace scherzare?
Ora vi confido un segreto: mai mettersi contro una
modella in una battaglia di schizzi! » Liberandomi dalla faccia aggrottata che riuscivo a mantenere a stento
per fare la figura della finta offesa muovo le braccia a
farfalla inondando i due maschietti.
Ho però sottovalutato il detto l’unione fa la forza:
sono due contro una e la gara di schizzi la vincono senza tanta fatica loro. Tra gridolini e risate adolescenziali
mi rifugio sott’acqua lontana dalla battaglia in corso.
Di nuovo mi assale la sensazione di calma e silenzio,
di posto ovattato dove regna un dolce tepore. Si sta
benissimo. Mi lascio cullare mentre socchiudendo gli
occhi vedo due paia di gambe scuotersi a destra e a
manca, una contro l’altra. Le due scimmiette stanno
continuando la battaglia, questa volta fra pari. Richiudo gli occhi e mi riposo prima di riemergere e tornare
alla realtà: quella di carcerati, rinchiusi nostro malgrado in cattività, come cavie in preda al gioco del progresso. Ma una bolla calda mi accarezza il volto. Apro
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gli occhi ed altre due bolle salgono da chissà dove. Di
colpo riemergo e le due sfere perfette vengono a galla
scoppiando vicino ai lottatori, apparente ignari della
loro presenza.
« Ragazzi... » Con una sola parola, uscitami in tono
sospettoso, blocco il corpo a corpo in atto attirando la
loro completa attenzione. Un momento di silenzio. Li
squadro entrambi con due occhi interrogatori, leggendone la preoccupazione nei loro. « Fate schifo! Chi dei
due ha sganciato? »
« Io no! » si difende subito Sammy, come se fosse la
cosa più disgustosa del mondo - ed infatti lo è.
« Ah, no. Non guardare me. Io annuncio sempre
prima di farne una » chiude Jules con una lapidaria
arringa contro l’inquisizione alla puzzetta. « Non è che
per caso sia la Principessa sul pisello ad avere un po’
d’aria nello stomaco? »
« Ma come ti permetti? Che sciocchino! Ho ancora il
pieno controllo dei miei sfinteri, io! » Ops! Fa che non
colga il doppio senso, fa che non lo colga!
« Non credete sia ora di cercare un indizio o qualcosa per trovare una via d’uscita? » ci riporta coi piedi
per terra Sammy.
« Sì, forse ci siamo distratti già abbastanza. È tempo
di agire. »
« Ne siete sicuri? Chi ci corre dietro? Insomma,
abbiamo mangiato lucullianamente, abbiamo fatto il
bagnetto, ci stiamo divertendo dopo così tanto tempo... In più Joe sta dormendo così beatamente... Non
credete che già che ci siamo sia meglio riposarsi anche
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noi, così da riprendere le energie? »
Sammy e Jules si guardano intensamente. Pensano
di certo la stessa cosa ma vogliono che sia l’altro a dirla per primo.
« Forse Norma ha ragione » cede finalmente il piccolo italiano.
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L’ultima volta che abbiamo dormito è stata alla fine
del percorso di Kojiro, dopo la tempesta di particelle atomiche che ci ha mischiato, e a parer mio ci ha
cambiati in modo irreversibile, aiutandoci ad unirci e
capirci sempre di più l’un l’altro. È davvero il tempo
di riposarci, ma chi riesce ad addormentarsi dopo così
tanto divertimento? Con la coscienza poi che al risveglio ci toccherà scervellarci ancora per chissà quanto
per uscire da questo ennesimo rompicapo. Solo Joe
ronfa che è un piacere.
L’iperattivo Julian si arrampica come una scimmia
a destra e a manca: ha deciso che prima di chiudere
occhio avrebbe trovato il simbolo dell’acqua, testimonianza del fatto che siamo realmente in quel percorso.
Come se servisse davvero una prova. Io e Sammy lo
guardiamo sgattaiolare come un gattino che ha appena scoperto come si fa a correre.
« Ma che gli prende proprio ora? Lo spiazzo è ben
grande, la piscina sarà larga una dozzina di metri, ma
ci sono pochi posti che non si riescano a coprire con lo
sguardo da qui... »
« Certo, Norma, ma dobbiamo considerare ogni opzione, quale striature fra le rocce, passaggi segreti, fin25
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te pareti ologrammatiche... »
« Pareti ologrammatiche??? Ma che siamo, nel futuro? »
« Beh, tu stessa hai notato che stiamo pressochè seguendo una specie di progresso ambientale, no? »
« Uffa, ma perchè non ci pensiamo domani? Guarda Joe come dorme, come un angioletto. » Angioletto
con un ocarina ficcata dentro naso. Ma dopo aver visto
come sa usare la lingua, mmm...
« Ti sei chiesta che ne sarà di noi, dopo di qui? »
passa a discorsi nostalgici e deprimenti il mio interlocutore. Sembra quasi di sentire la povera Lilith.
« Pensiamo positivo, riusciremo ad uscire! E la nostra storia andrà su tutti i giornali. Poi con la fama
acquisita Julian scriverà un libro si di noi e tu ne farai un film. Ovviamente l’attrice principale sarò io e
guadagneremo tantissimo, diventeremo famosi. Ovviamente speriamo che il nostro aguzzino sia americano, così ci godremo in diretta la sua esecuzione sulla
sedia elettrica. Occhio per occhio, dente per dente »
dico tutto d’un fiato. Non costa nulla sognare ed è così
gratificante!
« No, io intendevo prima di ciò. Cosa succederà a te,
me e Julian? Come abbiamo constatato gli altri erano
predestinati ad entrare qui dentro per la storia dei nei.
Ma noi tre? A che cosa serviamo? E se ci arriveremo,
cosa sarà la verità così importante di cui parlava la
mamma di Lilith? E riusciremo a reggerla? »
« Calmati, piccolo Sammy mio! Quante domande
tutte in una volta! Quanti problemoni che ti crei. »
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Alla mia risposta Sam abbassa lo sguardo, come corrucciato dal non trovar una degna spalla in me.
« A tutte quelle domande posso rispondere solo con
un non lo so. Ma c’è una cosa che posso dirti con convinzione. » Ora rialza la testa e mi fissa. Pende dalle
mie labbra. Penso che qualsiasi cosa gli dicessi, anche
cioccolata-banana-macaco gli basti per fargli capire
che non è solo. Ma non è da me. Dio sa a quante modelle mie colleghe ho iniettato fiducia durante il panico pre défilé.
« Sammy, tu hai parlato sempre al futuro. Cosa sarà.
Cosa succederà... Nessuno può conoscere il futuro finchè non lo vive. Ma ognuno di noi può crearselo, con le
azioni nel presente. Quindi dobbiamo stringere i denti ed andare avanti, anche nei momenti di difficoltà.
Vivere ogni giorno al meglio come fosse l’ultimo ma
sempre cercando di raggiungere un obbiettivo finale.
E mai lasciandoci sopraffarre dai brutti pensieri, perchè ognuno di noi è unico e speciale, anche solo per il
semplice fatto di essere al mondo. Quindi non chiederti come sarà e cosa succederà, ma pensa a cosa
dovresti fare, qui ed ora. Perchè è con le nostre scelte nel presente che plasmiamo il futuro. » Quindi ora
mettiti quel cazzo di vestito e vai a sgambettare fra i
fotograti imbizzarriti e le tardone invidiose. Di solito
chiudo cosi ma questa volta credo sia meglio omettere
questa parte. Lui dal canto suo mi guarda con due occhi che esprimono una felice gratitudine.
« E tutto quello che hai appena detto, tu lo fai? » mi
domanda scherzoso con un sorriso ritrovato.
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« Beh, ci provo! » ricambio io con un abbraccione
stretto il piccino, ormai fuori dal suo momento di empasse. « Ma adesso credo anche che sia ora di fermarci
e di buttarci a riposare. »
Con un tempismo perfetto, come in una scena delle
comiche, Julian precipita a testa in giù al centro della
pozza e, con gli indici protesi verso di noi, urla tutto
felice.
« Trovato!! »
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« Norma! Anche con lui?! Brutta zozza! » esordisce
non appena esce dall’acqua, riesaminando l’immagine
vista precipitando di me e Sammy che ci abbracciamo.
« No, no, non è come può sembrare! » fa tutto rosso
l’italiano.
« Sì, vabbè. Ad ogni modo... » balletto da vittorioso
per creare la suspance « ...ho trovato il simbolo! »
« Wow! Ottimo, Jules! Ora si può andare a dormire
» lo stronco io. La faccia pseudodelusa che mi sfodera
però mi fa tenerezza. Facciamo un’opera pia.
« Allora? Dov’è? »
« Non ci crederete, è sempre stato sotto ai nostri occhi! »
« Non ne dubito » rispondo sarcastica sottointendendo un dai, vai al sodo.
« Vedete, ho cercato un po’ ovunque qui attorno. A
proposito, quelle rocce laggiù sono davvero di cartapesta, ho cerato di alzarle e sono venute su come nulla
fosse... »
« Quindi? » mi toglie le parole di bocca Sammy, lui
però davvero bramoso di conoscere la soluzione.
« Quindi mi è tornato in mente che nella scorsa
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via il simbolo era visibile dall’alto. Ho scalato la parete come prima e anzichè buttarmi di piedi mi son
inserito nel canale verticale di testa, senza lasciarmi
scivolare nel vuoto, bensì arpionandomi con mani e
piedi sulle pareti. » Ma io sono così logorroica? « Scalando al contrario il viadotto sono uscito con la testa
sull’imboccatura del soffitto. Vi dirò, credevo che fosse
la piscina ad essere a forma di triangolo ed una volta
smentito volevo tuffarmici. Ma proprio quando stavo
per mollare la presa eccolo là, davanti ai miei occhi!
I faretti a tre metri di profondità con l’acqua leggermente smossa e torbida creano un fascio di luce che
si interseca. Ed ecco il simbolo! » conclude con un bel
sospiro da vincente aspettando il plauso del pubblico
pagante.
« Insomma, siamo riusciti a trovare il simbolo grazie alla vostra pipì? » Storgo un pò il naso...
« Pipì o no, bravo Jules! » gli da la soddisfazione
cercata Sammy come si da uno zuccherino ad un cavallo. E gettando un occhio alla piscina ecco che riesco
a scorgere anche io quel tringolo luminoso.
« Ora però tutti a nanna! » conclude Julian, tuffan30
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dosi vicino a Joe, usando la sua pancia come un cuscino che va sù e giù ad ogni respiro. Sammy, da buon
cavaliere, mi fa posto con la mano, per farmi coricare
in un tratto dove il terreno crea una conca che sembra
fatta apposta per la mia schiena ben fatta. Poi si stende vicino a me. Prima di addormentarci, con un pò di
vergogna, riprende la modalità confidenza.
« Sai, Norma, è come se vi conoscessi da sempre.
Sono felice di dividere questo cammino con voi. » Che
tenero. Non posso far altro che dargli un bel baciottone sulla guanciotta.
« Adesso facciamo la nanna, baciatrice a tradimento! » mi lancia scherzosamente addosso Julian, che ha
ascoltato il nostro discorso.
« Tu stai buono! Faresti meglio a metterti una maglietta che poi prendi freddo! » Mi rassicuro per la sua
salute come la vecchia zia Norma.
« Parla quella in reggiseno! » A quanto sembra la
vena scanzonata che ha regnato incontrastata per tutta la giornata non è ancora passata. « Se non avessi
tre lupacchiotti assatanati a cui badare toglierei anche
questo... Dopotutto io dormo solo con due goccie di
Chanel numero 5 addosso! »
« Ha ha ha! Ha parlato la Marilyn Monroe dei poveri! » Cosa? Ho capito che quando si scherza si scherza,
ma cè un limite a tutto!
« Marilyn lo sarai tu, mica sono come quel deviato
sgozza maiali, io! Sono una ragazza per bene! » rispedisco prontamente l’offesa al mittente.
« Sgozzamaiali? Ma no, Norma, tu parli di Marilyn
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Manson, il cantante satanico! Io ho detto Marilyn
Monroe! Dovresti esserne onorata... » sghignazza lui
tutto compiaciuto dell’aver subito capito il malinteso.
« Perchè? Chi sarebbe ’sta Marilyn Monroe? » non
ho mai sentito un nome del genere. Julian alza la testa
dal suo cuscino a tartaruga e mi guarda fisso coi suoi
occhi nocciola intensi che rispecchiano la luce verdognola dell’acqua della piscina.
« Norma come cazzo fai a non sapere chi è Marilyn
Monroe? Fai pure la modella! Credevo che lei e Audrey Hepburn fossero le vostre icone di dive. »
« Ma sì, la Hepburn non si tocca, ma... Uffa, insomma, ditemi chi è questa Marilyn! » Anche Sammy sembra preoccupato dal fatto che non la conosca. Fosse
Lady Diana capirei... Magari è una di quelle attricette
come Megan Fox, poco affermate, che con una sculettata fan sognare i ragazzini di primo pelo.
« Eddai, Marilyn Monroe! » cerca di spiegarmi con
pazienza Sammy. « L’attrice simbolo dell’America
anni 70, al secolo Norma... » e di colpo si blocca.
« Cosa? »
La sua faccia sembra quella di uno che ha appena
mangiato del cianuro. Dall’altro lato si alza a sedere
pure Julian con la stessa espressione in volto. Mi stanno mettendo paura!
« Norma cosa? Che c’è che non va? » Sammy si umidifica le labbra, di colpo aride, passandoci la lingua.
Con un filo di voce pronuncia tre semplici parole che
avrebbero sconvolto la nostra visione delle cose.
« Norma Jeane Baker. »
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Un colpo sullo sterno mi riporta alla realtà. Cavoli,
stavo così bene fino ad ora! Di fianco a me vedo Julian
quasi dispiaciuto della gomitata che mi ha appena tirato. Dietro a lui Sammy, con una faccia quasi sconvolta,
come quella che fa sempre quando scopre qualcosa di
nuovo. Ma mai quanto come quella della piccola Norma, che cerca visibilmente delle spigazioni in giro. Per
chissà cosa...
« Che cacchio! Ahia! Che succede? » l’atmosfera è
così pesante. Così strana...
« Scusa, Joseph. Ma dobbiamo chiederti una cosa
importante. » E questo mi preoccupa ancor di più.
« Tu sai chi è Norma Jeane Baker? » mi domanda
Julian come se dalla mia risposta dipendessero le sorti
dell’umanità intera.
« Nu... » ammetto la sconfitta. Per una volta che contavano su di me... Questo è anche il mio percorso...
« Sì vabbè, Julian quella è una cosa che pochi sanno.
»
« Ah, sì, scusa. Allora, conosci Marilyn Monroe? » Il
tedesco ancora una volta pende dalle mie labbra.
« Ma dico stiamo scherzando? Che americano sarei senza conoscere la grande Marilyn? » Questa volta
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credo di aver ampiamente superato il test. Ma voglio
strafare.
« Andava a letto con il presidente Regan... »
« Kennedy. »
« Sì, Kennedy. Ed è famosa per la sua posa sopra la
grata col suo vestitino azzurro... »
« Bianco. »
« Bianco. E perchè dormiva tutta inniuda con il profumo! »
Julan scatta e si gira verso Norma, additandomi.
« Ecco vedi? Anche Joe la conosce! »
« Oh, insomma! Vi ho detto che anche il mio secondo nome è Jeane! Sarà una mia omonima, non avete
mai sentito questo termine? O-mo-ni-mia! » si difende la poverina quasi derisa dai due.
« Norma, ho capito se fosse un’artista minore o se
tu venissi da un villaggio aborigeno dell’Africa continentale, ma dico: Marilyn Monroe! È una di quelle celebrità che tutti conoscono a prescindere da qualsiasi
cosa, età, nazionalità, sesso... » rincara la dose Julian.
Poveretta, mi fa quasi pena che le dia così tanto contro ma a ragion del vero è semplicemente impossibile
che una come lei non abbia mai sentito parlare di della
grande Marilyn.
« Eddai! Si è suicidata ma i più pensano che sia stato
un delitto, per la sua relazione scomoda col presidente
degli Stati Uniti d’America. Tra le sue interpretazioni
più importanti A qualcuno piace caldo e Gli uomini
preferiscono le bionde, oltre ovviamente alla comparsata per cantare Happy Birthday Mr. President...
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» Cavoli, per essere un topo da laboratorio ne sa di
aneddoti! « Si è sposata due volte ma il suo cuore è
sempre stato della star del baseball Joe Di Maggio. »
« Eh, no! Qui ti sbagli! » Ecco che casca l’asino. « Lei
ha sempre dichiarato di essere innamorata vita natural durante di Frank Sinatra! E chi sarebbe questo Joe
Di Maggio? » lo correggo pieno di orgoglio.
« Ma valà, non è mai stata con Frank Sinatra! È stata sposata per tipo nove mesi con Joe Di Maggio, il suo
primo marito! »
« Appunto, proprio per nove mesi, ma con Frank Sinatra! Vuoi venire ad insegnare ad un americano con
chi si è sposata Marilyn? » Cavoli anche quando sbaglia non vuole proprio ammetterlo.
« Joe, scusa se mi intrometto, ma ahimè ha ragione
Julian, Marilyn e Joe erano una delle coppie storiche...
» Anche Sammy? Ma siamo impazziti?
« Ma mi state prendendo in giro? E sentiamo, chi
sarebbe questo Joe Maggio? »
« Ho capito che fai football ma non conoscere Joe Di
Maggio, che scandalo! La star del baseball. Era anche
nella canzone de Il Laureato! Dove sei finito Joe Di
Maggio, una nazione volge i suoi sguardi solitari a
teee! Woo, Woo, woo! » continua Julian con una certa
arroganza. Uffa ma perchè devo fare sempre la figura dello stupido anche quando sono certo di sapere le
cose?! Persino Sammy ora è contro di me. E dire che
stavo dormendo così bene. E mi svegliano per sapere
se conosco Marilyn Monroe...
« Aspetta. Joe! Tu come hai detto che facevi di co36
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gnome? » mi domanda Sammy-bello.
« Mayof. »
« Oh, mio Dio, ragazzi. Qui la situazione si fa realmente seria! »
« Perchè? Per colpa del mio cognome? »
« Proprio così. Insomma, Norma ha lo stesso nome
e cognome di Marilyn Monroe. Persona che a quanto
pare per lei non esiste. Ed ora Joe... Non l’ho capito
subito perchè ormai mi ero assuefatto al babelfish che
traduce ogni cosa, ma provate a pensare al cognome di
Joe: dividetelo in due dopo la terza lettera ed invertite
i termini. »
Non sono mai stato un asso con la logica, l’ho sempre ammesso. E ora Sammy si mette a fare anche i giochini di parole. Uffa. Mayof staccato diventa... Maggio
Di... Invertito...
« Di Maggio! » Esplodo io anche se gli altri tre credo
ci fossero già arrivati dai loro sguardi, come fossi un
immigrato clandestino.
« Di Maggio! » sottolinea Samuel. « Il pesce non
aveva tradotto il cognome perchè era scritto unito! »
« Quindi anche tu porti il nome di una celebrità che
per te non esiste! Da paura! » si entusiasma Julian.
« E non è finita qui! Mi pareva di aver già sentito il
nome di Koji, prima. Kojiro Sasaki è uno spadaccino
giapponese, ricordato per essere l’avversario dell’eroe
Musashi Miyamoto. »
« Che? Con tutti ’sti nomi mi sono perso per strada.
»
« Cavoli, ma tu come fai a sapere tutte queste cose? »
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Norma è più sconvolta della grande cultura di Sammybello che delle rivelazioni che sta cercando di dirci.
« Era uno dei personaggi di Vagabond, di Takehiko
Inowe... Un fumetto... » dice quasi con un pizzico di
vergogna.
« Bello, bello! Ancora, ancora! » lo incita Jules tutto
concitato.
« Lilith Crowley, vero?! »
« Anche la piccola Lily?! » si stupisce Norma.
« Oddio, questa la so! Mister Crowley è una canzone di Ozzy Osbourne. » Tutti mi guardano male. Di
nuovo.
« Crowley non è l’occultista britannico, il satanista?
» si scervella Julian. « Però quello è un uomo, tipo...
Aleste... »
« Aleister Crowley, nome d’arte di Edward Alexander Crowley. Conosciuto per i suoi grandi studi ed
adorazione alla dea Lilith... »
« Eh, vabbè. Ma questa è una combinazione di
nomi... » lo interrompe Julian.
« ...tanto da chiamare sua figlia con tipo quattro
nomi tra i quali Lilith. » Julian tace. Colpito ed affondato.
« Ed io, ed io? Chi sono? »
« Julian... Sai che non ne ho idea? Come non posso
avere idea di chi sono io. »
« Samuel Goldfish, vero? Ehm... Qualche idea? »
« Un venditore di pesciolini rossi? » risponde Norma. Ridacchio. Haha. « Però alla fine se dite che Marilyn è una bella attrice un pò mi assomiglia, no? »
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« Una bella attrice? Era una diva. Stupenda! » le assicuro io.
« Come lo sportivo Joe Di Maggio è affine al nostro
Joe. E Lilith... Beh, non posso permettermi di dire che
fosse un’occultista, ma molte volte un pò inquetante
lo è stata no? » Tutti concordiamo con Julian. « Il mio
sarà di certo un fisico teorico allora. E Samuel un appassionato di cinema. Un regista, un attore forse? Che
figata! »
« Allora credete che ci abbiano chiamati per la nostra omonimia e somiglianza caratteriale con dei divi
del passato? Grande! » si compiace con sè stessa Norma.
Il sorriso di vittoria che si era disegnato in faccia a
Sammy-bello si spegne pian piano, facendosi oscuro
in volto.
« Del passato, infatti. Credo che stiamo sottovalutando una cosa: tutte queste persone, e di certo pure
quelle che non abbiamo scovato... Sono morte. »
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La situazione è questa: io sto ancora pensando alla
mia convinzione che Marilyn Monroe fosse sposata
con Frank Sinatra. E per questo mi sono perso per
strada. Ma a quanto pare abbiamo gli stessi nomi di
persone morte. E allora?
« Allora stai dicendo che noi siamo le loro reincarnazioni? » Norma fa luce a ciò che mi sono perso. Anche se Frank Sinatra...
« Beh, non ci sarebbe di che stupirsi. Potrebbe essere proprio così. Ma c’è da considerare anche il fatto
che loro stessi per ognuno di noi non esistono. »
« E chi lo dice? Figurati se Lilith non lo conosceva,
con tutte le sue uscite sovrannaturali. »
« Norma, per favore... » non dire cazzate? Era questo che voleva dire Julian? Meno male che non l’ha
detto perchè si sarebbe trovato un cazzotto in piena
fronte dal sottoscritto.
« Provate a fare un salto di livello per un attimo. E se
noi provenissimo da mondi differenti? »
Silenzio.
« Mondi differenti! Fico! » mormoro io con un filo
di voce, immaginandomi Sammy che va in giro su una
moto volante e Norma che fa il bagno in un mare ros40
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so.
« Sammy, hai preso una botta in testa, vero? » A
Norma invece non va giù questa idea. Sì, in effetti il
mare rosso sarebbe brutto...
« Intendo, dimensioni differenti. Lo stesso mondo, più o meno simile, ma con delle piccole diversità.
Come l’assenza dei grandi nomi a cui siamo associati,
in quanto il posto da loro occupato negli altri mondi è
quello che occupate voi nel vostro. » Il posto occupato
da loro... è quello che occupiamo noi... Il posto occupato... da noi...
« Questa sì che è una ficata! » scoppia Julian in un
grido liberatorio. In effetti è comunque una ficata! Altri mondi! Il tedesco tende le braccia verso l’alto alzando due dita medie tutto concitato.
« Hai sentito? Proveniamo da altri mondi! Siamo gli
spiriti di persone famose. Ti abbiamo fregato, bastardo! Ci siamo arrivati!!! » E con un urlo esuberante si
rigetta in acqua. Haha. Ora lo se...
« Fermo dove sei, tu no! »
« Sammy... »
« Se ti butti poi dovrei entrare anche io per prenderti. »
« Vabbene... »
« Ma credete che nei nostri mondi ci siano altre differenze oltre a questa? » domanda Norma, persino interessata.
« Beh, per i discorsi fatti fino ad ora non credo che ci
sia qualcuno di noi che cavalchi navicelle spaziali o abbia incontrato gli alieni. Ma di certo, il semplice dato
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che ci sia un piccolo cambiamento del genere da una
dimensione all’altra è indice di certo di una reazione
di cambiamenti a catena » risponde con tono scientifico Sammy. Non bastava un semplice sì?
« La dipendenza sensibile alle condizioni iniziali
interna alla teoria del caos » si intromette Julian dal
bordo piscina. « Piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono grandi variazioni nel comportamento
a lungo termine di un sistema. »
Un altra volta silenzio. Che si renda conto che non è
di fronte a professori con tre lauree a testa?
« L’effetto farfalla! »
« Ah! Come il film con Ashton Kutcher! » ricollega
la bionda.
« A quanto pare nemmeno nel tuo mondo te l’hanno
risparmiato come attore! Ma se dobbiamo parlare solo
del suo fisico il discorso cambia... Certo che capitano
tutte a Bruce Willis le fortune! »
« Credi che sia una fortuna vedere una ex moglie
come Demi Moore fra le braccia di un pargolo? »
« Vuoi dire che da te è andata così? No, no, da noi
è lo stesso Willis ad essersi sposato con lo strepitoso
Kutcher! » sospira profondamente Julian.
« Che cosa, anche Bruce Willis è gay?! » Norma non
ci può credere. In effetti Bruce Willis è un duro!
« È cosa? Che vuoi dire? »
« Gay, omosessuale! Non ti funziona il pesce traduttore? »
« Omo cosa? » domanda Julian sporgendosi dalla
piscina, molto interessato dal discorso intrapreso.
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« Un uomo a cui piacciono gli uomini! » taglia corto
la dolce Norma. « Come te! No? »
« Beh, sì certo. E non è normale? »
« Oddio nel vostro mondo i gay hanno finalmente
raggiunto la piena parità di diritti? »
« Beh, se intendi che un uomo possa sposare un altro
uomo, sì certo... » E lo dice con tutta questa naturalezza? Che schifo! « Uomo o donna che sia uno è libero di
sposarsi chi vuole. Voi li chiamate omosessuali? Noi ci
chiamiamo semplicemente uomini... » Beh, a quanto
pare le differenze nei nostri mondi sono più sostanziali di quanto credessimo! Ma allora...
« Allora è per questo che prima eri così sconvolta dal
fatto che non sapessi nuotare, Normina? » Mi guarda
interrogativa. « A San Diego mica c’è il mare! C’è una
grande valle sabbiosa, quello sì. Ma se non fosse per
qualche vasca ad idromassaggio nelle ville dei riccastri
il mare lo vediamo solo nei vecchi film. »
« Che cosa? In America non c’è l’Oceano Pacifico? »
strabuzza gli occhi Sammy.
« Oceano Pacifico? Non so cosa sia ma verso la Florida, tanto lontano da noi, c’è il Mar Atlantico. Solo
quello. »
« E scusa, fra la California e il Giappone cosa c’è? »
« Beh, il Deserto Andesitico... Perchè da voi che c’è?
»
« Mai sentito parlare di Oceano Pacifico, la più grande pozza d’acqua della terra, 180 milioni di chilometri
quadrati? »
« Sì, certo, nelle leggende! Il mito di Pacifico! Ci
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hanno fatto anche un supereroe della DC, Capitan
Pacifico. Ecco come mai viveva ad Oceania... Perchè il
mare grande si chiama oceano, no? »
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Abbiamo così continuato a parlare delle differenze
fra i nostri mondi per tutta la notte, o almeno quella
che ci sembrava fosse la notte, visto che tutto intorno
a noi le luci si sono affievolite. E quante sono! La torre pendente nella Pisa universitaria di Sammy non è
pendente. Nella cucina francese di norma i ratti sono
una prelibattezza al livello del caviale e Hitler non ha
mai governato la Germania facendo quello che ha fatto. Al contrario, è il nome della marca della più grande
catena di lavanderie a gettoni in tutto il territorio tedesco. Sembra quasi una presa in giro.
Ci siamo messi tutti a bordo piscina, chi sdraiato, chi
con le ginocchia al petto. I riflessi verdognoli dell’acqua che ci illuminavano dal basso ci faceva sentire
come intorno ad un bivacco. In tranquillità e pace con
noi stessi. Ci siamo proprio divertiti. Ed è questo che
volevo: nella mia strada volevo che tutti si divertissero. Volevo che sentissero la stessa pace che provavo io
ogni volta che sentivo il richiamo del mio elemento.
Per lo meno così avranno un buon ricordo di me. Eh
sì, perchè checcè se ne dica, sarò anche un pò tardo,
ma ho pienamente capito che una volta trovata l’uscita da questo antro umido io non ci sarò più. Mi sento
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serio quasi come Sammy, ma finalmente ho capito le
vere cose per cui vale la pena vivere: gli amici, la birra
- anche se qui manca - e la voglia di vivere stessa.
Tra una battuta e l’altra ci siamo addormentati. Ci
siamo lasciati cullare dal senso di sicurezza che si è
diffuso nell’aria, forse a causa della rivelazione a cui
siamo andati a capo. Sento però uno scoppiettio.
Plop, plop.
Qualcosa di tondo, di leggero. Apro gli occhi ancora
velati dalla sonnolenza. Le luci si sono leggermente rialzate. Forse è l’alba. O forse vogliono solo farcelo credere. Ad ogni modo cerco l’origine del rumore in giro,
ma non vedo nulla. Mi stropiccio gli occhi e guardo
ancora. Nulla all’orizzonte. Che strano. Che sia entrato
qualcuno? Che forse siano venuti a picchiarci perchè
abbiamo scoperto qualcosa che non dovevamo? Tutto
però è proprio come lo abbiamo lasciato ieri sera. Apparte...
« Ehi, Sam! Sam! Ehi, Sam! » Scuoto il mio amichetto silenziosamente, per non svegliare gli altri due che
ancora dormono beati.
« Sammy, Sammy, Sammy! »
« Che c’è, Joe...?! » mi risponde lui, alzandosi a sedere, con una voce ancora impastata.
« Non senti questo profumo? »
« Quale profumo? »
« Mangiare! Ancora mangiare! Come l’altra! E guarda un pò là! » Indico una roccia affagottata, del tutto
simile a quella di ieri, contenente tutto il ben di Dio di
cui ci siamo sfamati. « Quella lì ieri non c’era! »
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« Ci hanno portato ancora da mangiare! Grandioso!
» sprizza lui in un urlo di felicità.
« Mangiare? Dove, come? » si sveglia Jules seguito da Norma. Sono quasi peggio di me, degli zombie
assetati di cibo. Sammy indica il nuovo fagotto, al di
là della piscina e Jules corre verso il suo tesssoro a capofitto. Però succede l’impensabile: un tuono squarcia
il cielo e dalla stessa imboccatura dalla quale siamo
entrati noi parte un lampo, che va a finire proprio sul
nostro obiettivo. Centrandolo in pieno. Ardendolo.
È la morte sociale. La nostra colazione incenerita.
« È successo di nuovo! » Rompe il silenzio di commozione Sammy. « Come con il robottino. Ancora una
volta qualcuno ci dà contro, privandoci di cose che ci
possano aiutare. »
« Brutto bastardo! Si vuole vendicare perchè abbiamo scoperto più del dovuto, eh? » parla ancora guardando verso l’alto Julian.
« Mi sono stancata. Credo che abbiamo riposato
abbastanza. È tempo di andare avanti. » Norma stamattina si è svegliata in stile Wonder Woman. Così
coraggiosa, così di polso.
« Sì, facciamogli vedere chi siamo a quel deficente! »
continua Jules nel suo discorso rivolto all’impersonale
ascoltatore. « Ma da dove possiamo partire? »
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Siamo fermi in cerchio. Io di fronte a Sammy, Jules faccia a faccia con Norma. Come nei migliori clichè
di summit, dopotutto. E ancora una volta mi chiedo
come faccio a conoscere parole come queste.
« Allora, abbiamo appurato che siamo già dentro al
tuo cammino, Joe... »
« Sì. »
« Nessun indizio? Provi qualcosa? Qualche sensazione strana? »
« No. »
« Non ti senti più richiamato dall’acqua? Ora ci siamo, i tuoi sensi di ragno dovrebbero essere al culmine. »
« Sì, ma è più una sensazione di pace con sè stessi,
non so come poterlo spiegare. Come non appena fai
un touchdown, o cose simili. Credo che per te valga
tipo... Non lo so, come quando sogni di stare con la
tipa di un telefilm. »
« ...va bene. Non è proprio la stessa cosa, ma diciamo che ho capito. » Che ho detto? Dovrebbe essere
contento, non è lui l’amante dei telefilm? « Jules, sei
tu quello che ha scandagliato più di tutti il territorio.
Accorto di nulla? »
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« Sammy, questo è successo ieri sera, credi che sarei
resistito senza dirvelo fin ora se così fosse? »
« Anche tu hai ragione. Quindi nessuna via d’uscita
nascosta sulle pareti... »
« Forse è come nel percorso del fuoco... » si intromette Norma-cara. « Ci sarà un interruttore per far
ricapovolgere la stanza, tornando al senso di gravità
iniziale, no? » Ma pure lei comincia a parlare come
Sammy?
« Non è da escludere. Ma prima... Joe, qual è la tua
più grande paura? »
« La mia più grande paura? Io non ho paure! »
« Eddai, una paura che magari avevi da bambino.
Ragni, pagliacci... »
« No. »
« Paura del buio, claustrofobia... »
« Ti ho detto di no... »
« Paura dei maschi che amano altri maschi? » prende parola Julian abbracciandomi con una mano e toccandomi il petto con l’altra. « Com’era che li chiamavate voi? »
« Gay » risponde Norma un pò seccata della presa
in giro.
« Gay! » ripete lui.
« No, neanche... »
« Forse paura dell’acqua... Hai detto che non sai
nuotare... » riprende le file del discorso Sammy.
« No. Cioè, non saprei... Vi ho detto che non ho mai
fatto il bagno in mare... Quindi non saprei nemmeno
se ne avrei paura o no... »
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« Ma come? Sei quasi morto annegato ieri, e ancora non ne hai paura? » Norma continua a dire che
ieri stavo per schiattare in acqua, ma io non ho sentito
nulla... Ero talmente preso dal divertimento della discesa che non ho minimamente pensato al fatto che
non riuscissi ad uscire dall’acqua.
« Cavoli siete voi che quasi mi mettete paura! Cosa
mai ti può fare l’acqua? »
« Nulla, nulla. Era solo che Lily, Koji e Patrick sono
arrivati a premere l’interruttore una volta superate le
proprie paure... Ma, è vero, non erano direttamente collegate all’elemento di riferimento » finalmente
Sammy dà un senso a questa insensata inchiesta sulle
mie paure.
« Quindi siamo al punto d’inizio? » Norma sembra
un pò seccata.
« Continuiamo a cercare in giro. Ci sarà pur da qualche parte una sorta di interruttore o qualcosa » decide
Sammy-bello. Uffa, lo so che questo è il mio percorso e mi secca dover includere gli altri nella ricerca di
quel che dovrei trovare da solo. Avrei voluto fare come
ha fatto Patrick: spuntare dal nulla con la soluzione.
È stato un grande in quel momento, ha tutto il mio
rispetto.
Ora stiamo guardando tutti in giro. Senza un principio, a quanto pare. A casaccio. Dopotutto è difficile
cercare una cosa che non si sa nemmeno cosa sia. Norma e Sammy si passano centimetro per centimetro le
pareti di finta roccia, dando pure colpetti per sentire se
suonano a vuoto. Nel caso mi chiamano e con un de50
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stro spacco tutto. Julian si è intruffolato nel cunicolo
da dove ci si tuffava ed è momentaneamente sparito.
Io setaccio il terreno, mi sento un pò scemo a gattoni
col sedere alto. Devo mettercela tutta per trovare io
quella cosa, interruttore o foro che sia.
Perso nei miei pensieri mi metto a fissare l’acqua.
Il mio elemento. Di certo mi sarà stato assegnato per
la mia poca padronanza con esso. Ma chissà perchè
Sammy mi ha chiesto se avevo paura dell’acqua. Che
male può fare? Però io ne so talmente poco di mare o
piscine che sono l’ultimo che devo esprimere un parere in merito. Mi pare che nelle lezioni di anatomia
durante gli allenamenti ci avessero detto qualcosa
tipo che il corpo umano è fatto in gran parte di acqua.
Però l’uomo ha bisogno dell’aria per vivere, di respirare, quindi per quanto possa essere fatto di acqua essa
stessa rappresenta anche un pericolo per noi.
Plop.
Di nuovo quel rumore rotondo e perfetto di prima.
Faccio un attimo mente locale e di fronte ai miei occi,
nell’acqua, sta succedendo qualcosa. Sono delle bolle!
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« Vi dico che c’erano delle bolle! » Non capisco se
Sammy è dubbioso o incredulo.
« Sei sicuro che non sia stato Julian a sganciarne
un’altra? » È tutto quello che sa dirmi Norma.
« Ma cosa? Julian è sparito lassù, non può essere
dentro la piscina. »
Plop.
« Ecco, ecco, avete visto! » Che bello, che bello! Ora
posso rinfacciare anche io qualcosa a qualcuno!
« Cavolo, ma quelle sono bolle! » urla Julian spuntando a mezzobusto dall’alto, con una mano flessa
ad indicare quello che ha appena visto, come fanno i
bambini. Samuel si accuccia a bordo piscina per cercare di vedere qualcosa di più. Ed ecco, ancora...
Plop, plop, plop.
« Ma... Ci dev’essere qualcosa là sotto! » arriva finalemente Sammy.
In un attimo però le luci si abbassano e alzano velocissimamente, per tre volte. Sembra quasi come se
fossimo al cinema e ti vogliano avvisare che manca
poco all’inizio dello spettacolo. In contemporanea le
bolle finiscono.
« Ma che cacchio...? » sbotta Norma in risposta a
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questi sconvolgimenti.
« Devono avere dei problemi in regia. » realizza Julian. « Ma a me non mi fregano! » E così dicendo si
tuffa in piena velocità schizzando ovunque, incluso il
povero Sammy che era ancora sul bordo della piscina. Lo vediamo andare giù, fino a scomparire oltre il
fascio di neon in profondità. Se ne stà così a lungo lì
sotto che iniziamo a preoccuparci. Ma eccolo riemergere. Frantuma il pelo dell’acqua e respira una boccata d’aria che pare infinita.
« Ci siamo... Umpf... Ci siamo! » è la prima cosa che
dice.
« Cosa? Come? Cosa hai visto? Da dove vengono le
bolle? » scatta Sammy prendendolo per la maglietta,
aiutandolo a venire su.
« Niente! »
« Come niente? »
« No, non sono riuscito a trovare interruttori o buchi. Ma c’era una specie di cosa rosa, non ho capito
se una membrana o un tappo, ma mi ci sono fermato
a tipo cinque metri, altrimenti raggiungevo il punto
di non ritorno. » Un tappo? E in che consisterebbe la
prova?
« Una membrana. Forse è proprio quello il nostro
obiettivo » rimugina Sammy ad alta voce. « Se è da lì
che provenivano le bolle allora ci dev’essere di certo
qualcosa, come un’altra stanza... »
« Senza dubbio! » sottolinea Julian.
« Joe, ti devi immergere fino a lì. Dobbiamo giocarci
il tutto per tutto. »
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Tutti e tre si girano verso di me. Mi fissano. Aspettano che io faccia la mia solita figura da sprezzante del
pericolo e li tranquillizzi dicendo faccio tutto io, non
preoccupatevi di nulla. Ma guardando la pozza d’acqua mi viene un brivido che mi percorre tutto il corpo.
Qualcosa di mai sentito. Il cuore mi batte fortissimo e
l’unica cosa che riesco a dire è un codardo:
« Ma lì c’è l’acqua... »
La faccia di Sammy si distingue da quella di Jules e
Norma, che sembra pensare ma che sta dicendo? Sammy-bello sembra più comprensivo, ha uno sguardo di
conquista, tipo ecco, è proprio quello! Sono imbarazzato. Non riesco a dire altro che, ancora una volta:
« Li c’è l’acqua. »
« E quindi? » mi chiede sempre Sammy-bello con
un tono leggermente di sfida.
« Quindi non saprei... Insomma, forse è profonda.
Forse è pericolosa... »
« E forse è bagnata, non ci hai pensato? » mi interrompe Jules ridacchiando sotto i baffi. Non capisco
che intenda. Mi pare ovvio che l’acqua sia bagnata.
Che esista anche l’acqua secca? Come le prugne?
« Ora si spiega tutto, Joseph. Ho capito in che cosa
consiste la tua paura! » sorride vincente Sam.
« La mia paura? Dell’acqua intendi? No, ti ho già
detto che non ho paura dell’acqua. »
« E allora perchè non ti butti? » mi stuzzica ancora il
tedesco, presumo in preda al volermi convincere irritandomi, come ha fatto in passato con gli altri.
« No, nessuna paura dell’acqua. O meglio, ora ne
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hai timore, perchè ti abbiamo messo senza volerlo
una pulce nell’orecchio a proposito. Credo che tu abbia semplicemente paura dell’aver paura. »
« Paura... Della paura stessa? Ma sei geniale! »
esclama Norma, complimentandosi come le adulatrici
che stringono la mano dei relatori a fine conferenza.
Non che sia mai andato ad una conferenza, ma l’ho visto fare in molti film. Comunque, io rimango di sasso.
Allora quella sensazione di agitazione che mi è presa
prima mentre osservavo la piscina... È paura! Forse
Sammy ci ha proprio preso, anche questa volta.
« Beh, sì... » concorda Julian, solamente per dimostrare che non gli è da meno. « Come dicevi tu, Joseph, sarebbe logico non avere paura delle cose che non
si conoscono. Ma poi inconsciamente ci si basa sulle
considerazioni ed atteggiamenti degli altri, per crearsi
un opinione in merito. Positiva e negativa che sia. Da
questo nasce la paura. Il bimbo ha paura dell’Uomo
Nero sia perchè non lo conosce, sia perchè sono i genitori che gliene ne parlano male. »
« Oddio, ma quanto siete intelligenti! » Norma accontenta la sua palese volontà di alimentare il suo
già ben che nutrito ego. « Joe, non c’è da avere paura dell’acqua! Devi solo prendere un grande respiro e
trattenerlo, al che sbattere le gambe velocemente ed
arrivare in fondo! » cerca di spiegarmi.
« Sì, tanto a fondo ci sai andare benissimo, come abbiamo visto » graffia ancora una volta Julian.
« E poi ti possono aiutare Sam e Jules come prima,
no? » Norma cerca davvero di convincermi a tuffarmi
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seduta stante.
« Beh, dobbiamo andarci tutti, no? Dopotutto siamo
sempre stati tutti vicini all’interruttore quando lo facevamo scattare. Non vorrei che saltasse qualche meccanismo cambiando il rituale. »
« Cacchio! » si lascia scappare la mia biondina. « Mi
tocca bagnarmi di nuovo! »
« Quindi mi dite che non fa nulla, vero? Cioè... Beh,
dopotutto non è come l’acido... Vero? »
« Ma Joe, che stai dicendo? Certo che no, l’hai visto anche tu: ti ricordo che prima ti tuffavi come un
bimbo! » Norma ha ragione, che problemi mi sto facendo?
« Ma è profonda, vero Jules? »
« Sì, Joe, è profonda. Ma con quei polmoni che ti
ritrovi credo che non avremo problemi. »
« E se non riuscissi ad arrivare fino in fondo...? »
« Oh, insomma, Joe! Sei in te?! Dove è finito il maschione sprezzante e spensierato che abbiamo conosciuto fin qui? Vuoi la verità? L’acqua non fa davvero
nulla! Certo, più in fondo si va più ti senti stringere.
È ovvio. Ma nel contempo è naturale. Liberati di ogni
paura. E poi non hai nulla da perdere: se la tua paura è
cosa ti possa succedere stai ben tranquillo perchè tanto alla fine... » e qui Norma si blocca. Credo si sia accorta di aver lasciato correre un pò troppo la lingua.
« ... Muoio » concludo la sua frase. « Lo so. »
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« Joe, scusami, non intendevo... » cerca di rimangiarsi quello che ha detto. Che tenera.
« Tranquilla, Norma. Lo sappiamo bene tutti e quattro. Dopotutto è già successo tre volte, è il destino di
noi... » Guardo Sammy-bello perchè non ricordo il termine che ha coniato per definirci.
« Reggenti. »
« Noi reggenti. » Si vede dalla faccia che Norma non
sa cosa rispondermi. Dopotutto, che c’è da rispondere?
« Chissà, forse visto che sei l’ultimo le cose potrebbero cambiare, no? » Jules cerca di ricreare l’idillio
dell’ignoranza.
« Sì, forse è così. » Faccio finta di concordare con lui.
Recito ancora una volta la parte di Joseph, lo stupido
credulone a cui basta dire una cosa per farlo stare buono. Ma hanno ragione: cosa me ne importa? Tanto in
un caso o nell’altro la mia ora è segnata. Senza girarci
troppo attorno, le soluzioni sono due: o ci rinuncio e ci
lascio marcire qui dentro oppure mi sacrifico per salvare tre vite. Conoscendomi non servirebbe nemmeno
stare qui a quantificare i pro e i contro. Quindi, che
c’è da aver paura? Quando non si ha davvero nulla da
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perdere il solo pensiero della paura fa ridere. « Coraggio, allora. Facciamolo. »
I tre cercano di apparire sereni, ma il loro sguardo
cela peró un’ombra oscura, come se si sentissero in
colpa per non poter fare nulla. Sincerità per sincerità,
cerco di tranquillizzarli.
« Ma non crederete che si impari a nuotare da un
momento all’altro! Dovete darmi una mano! Tutti e
tre! » Dal sorriso che vedo aprirsi nei loro volti capisco
che ho fatto centro.
Mentre Norma e Sammy si vestono - a me non serve,
sono loro che potrebbero averne bisogno nel prossimo
tratto di cammino - entro in acqua appeso al bordo
con l’aiuto di Julian. La fà facile, lui: si tuffa e mi fa il
solletico per farmi scivolare dentro.
« Terapia d’urto, Joseph. Prendi un bel respiro e
lasciati entrare. Devi esercitarti subito con l’apnea. »
Mentre faccio come dice entro nell’acqua con la testa. Ma mi viene da respirare: d’istinto apro la bocca
e bevo involontariamente dell’acqua. Mi entra anche
dal naso! Che disastro... Inizio a muovere le gambe e
le braccia alla rinfusa. Una volta fuori tossisco, quasi
più di prima. Che brutta sensazione.
« Visto, Joe? » credo voglia ancora continuare con
lo sfottò di prima.
« Visto che cosa? Come è facile affogare? »
« No. Che hai nuotato, te ne sei reso conto? » Cosa?
Quando? Io? « Beh, nuoto nel senso stretto del termine è un altra cosa, non avresti la benchè minima
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possibilità in una gara di velocità. Ma per lo meno
sbattendo gambe e braccia sei riuscito ad andare dove
volevi: a galla. » Ma... È vero! Ha ragione! Ha totalmente ragione!
« Io, io... » bofonchio.
« Silenzio! Altra bella boccata e di nuovo sotto con
la testa! Coraggio! » mi ordina con un fare alla comandante dei Marines. Agli ordini. Faccio come dice lui e
questa volta riesco a trattenere il respiro senza ingoiare acqua. Il più possibile. Appena inizio a sentire la
mancanza d’aria cerco di riemergere ma qualcosa me
lo impedisce. Julian mi si è agguantato addosso e mi
fa da zavorra, trattenendomi a forza dentro l’acqua.
Caspita, mi sento quasi scoppiare, non ce la faccio più.
Appena emetto un turbine di bolle dalla bocca sento il
tedesco allentare la presa.
« Ma dico, che ti prende ora? » gli sbraito contro.
« Eddai, stavi per uscire subito! Hai visto che se volevi potevi rimanere ancora un po’ dentro? Forza di
volontà, forza di volontà! » Ah. Cavolo, ancora una
volta il tedesco ha ragione.
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Bene. Dopo una sessione massiva di lezione di nuoto - o meglio, di convivenza con l’acqua - non posso
dire che la mia paura immotivata sia sparita. Ma provo a non pensarci. La sola convinzione che porterò i
miei compagni al livello successivo, forse finale, mi
dà la carica. Julian sta confabulando in un angolo con
Sammy. Ed ora è Norma a venire da me.
« Joe Di Maggio... » sorride stringendo gli occhi e
arricciando il naso. Le si formano delle fossette sulle
guance, non me ne ero mai accorto. E così... Perfetta!
« Marilyn... » le rispondo stando al gioco.
« In un’altra vita a quanto pare eravamo sposati. »
« Sì, ma anche divorziati nove mesi dopo... »
« Beh, ma il cuore della famosa Norma è sempre
stato tuo a quanto dicono. Ma tu fermati al matrimonio, perchè devi pensare sempre avanti... Voi uomini,
sempre così pragmatici, abbandonatevi un po’ al romanticism... »
La bacio. Un po’ per farla stare zitta ed un po’ perchè
credo che sia quello che vuole. Cercava di farsi perdonare per essere sembrata una che pensa solo alla
propria salvezza senza sapere cosa dire. Così le ho facilitato il tutto. Le appoggio le mani sui fianchi e lei la60
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scia scivolare il suo corpo sul mio. Le nostre bocche si
staccano. Ci guardiamo vicinissimo negli occhi. Poi lei
con un sorriso già nostalgico si alza in punta di piedi
e mi stringe il collo in un abbraccio. Stretto stretto. E
sottovoce, lentamente, mi sussurra all’orecchio.
« Ti voglio bene. » Non è assolutamente ruffiaggine.
Lo sento. Lo pensa veramente. Sarebbe troppo semplice risponderle anche io. Sono l’eroe, devo dire qualcosa di memorabile.
« In un’altra vita ancora chiederó la tua mano. Stanne certa » e le faccio l’occhiolino. Le sue guance si accendono di un rossore intenso. Vergogna? Lo prendo
per un sì.
« Andiamo, ragazzi! » chiamo i due che fanno finta
di essere indaffarati per lasciarmi godere questo ultimo momento prima del compito finale. L’aria che tira
è ancora pesantuccia.
« Coraggio, non è ancora il funerale di nessuno! »
sorrido per caricare anche loro come lo sono io.
« Bravo, Joe! È il tuo momento! In un futuro, quando i pronipoti dei nostri pronipoti canteranno le gesta
degli eroi di quest’epoca tu entrerai di diritto fra di
loro. » Ora anche Sammy tenta di arruffiamarmi? Ma
che ficata, però! Magari fanno davvero un supereroe
con le mie fattezze. Anche se Capitan America mi somiglia già un bel po’.
« Bene, ci buttiamo? » domando al mio maestro di
sub.
« Certo, ma se ne abbiamo bisogno perchè non
sfruttare la forza di gravità a nostro vantaggio? » mi
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domanda. Credo che si aspetti una risposta. Sfruttare
la gravità. Che vorrà dire?
« Facciamo i tuffi dall’alto come prima! »
« Siii! Lo scivolone!!! » gli rispondo tutto felice.
Passin passetto ci arrampichiamo sulla scaletta di
roccia. Lentamente perchè Norma è la prima volta che
sale e non mi pare molto portata per l’arrampicata. Mi
sono messo sotto di lei per prenderla al volo in caso
cadesse, ma non avevo preventivato la visione che mi
si presenta di fronte agli occhi, se guardo verso l’alto. Dio benedica che ha creato le gonne. Anche se mi
è andata male: pur essendo lei una tipa da tanghino,
le mutande offerte in dotazione negli armadi erano
più comprenti. Tanto meglio. Più lavoro di immaginazione per le mie meningi! Si vedono le chiappette
ben fatte che lasciano il passo sul davanti al giardino
dell’Eden. Non perchè sia pelosa, ma questo mi pare
il termine meno volgare che conosca per definire... Insomma, quella cosa lì.
« Joe, allora, mi raccomando... » mi distoglie
dall’idillio il sempre loquace Sammy. « Ci tuffiamo
tutti insieme, io ti sto dietro. Julian in fronte a te perchè ha già visto dove è posizionata questa membrana. Poi sarà lui a trascinasti in basso. Nel mentre io e
Norma ci avviciniamo il più possibile per non render
vano il rito cercando di rientrare nell’area d’azione del
pulsante. »
« Ricevuto » lo tranquillizzo io. In verità non ho capito un cacchio ma come nella migliori delle tradizioni
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mi inventerò qualcosa strada facendo.
« Eccoci qui » dice Julian una volta che tutti e quattro siamo vicini allo stretto foro pronti al tuffo di una
vita. Ancora una volta sguardi languidi e occhi bassi.
« Dai, voglio vedervi sorridere! Pensate che fra poco
raggiungo Lily, Koji e Patrick! » No, forse così gli abbasso ancor di più il morale.
« Facciamogli vedere chi siamo a quello stronzo che
ci ha rinchiusi qui dentro! »
« Siii! » mi segue a ruota entusiasmato Julian, alzando le mani al cielo e battendomi una pacca assai
forte sulla spalla. Peccato che per parlare a tutti loro
mi ero messo di spalle sul limite del precipizio, e una
piccola spinta come questa...
« Ahhh! »
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« Cazzo, Joe! » urla Norma, ma non sento nient’altro
perchè sto sentendo l’aria che mi sibila sulle orecche
per la velocità che assumo e splash! Di nuovo dentro
l’acqua. E ancora scendo. Julian aveva ragione: da più
in alto ci si butta, più si sprofonda. Meno male che
avevo preso un bel respiro profondo prima dell’impatto con il liquido: via il cerotto via il dolore.
Ora mi sono fermato. Prima che tutta l’aria che ho
nei polmoni mi riporti verso l’alto, inizio a muovere
gambe e braccia alla rinfusa, come mi ha insegnato
Julian. Con la testa verso il basso cerco di tenere gli
occhi aperti anche se fa una strana sensazione guardare dentro l’acqua. Non capisco se mi sto muovendo
o meno, qui la sensibilità è tutta strana... Almeno ho
superato le luci che formano il mio simbolo, sono sulla
buona strada. Ma ancora non posso crederci di essere
dentro a quella cosa che mi faceva paura fino ad un
attimo fa. E ora non me ne fa. Ero uno stupido a pensarla diversamente. Mitico me!
Tutto d’un tratto sento qualcosa che mi sfiora il
polpaccio. È Sammy che mi ha raggiunto e mi afferra sotto il braccio, per trascinarmi più velocemente
possibile verso il basso. Credo per farmi minimizzare
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i movimenti e risparmiare così ossigeno... Però poi lui
come fa? Schiatta prima di me?
Mentre mi trascina mi volto verso l’alto e vedo che
anche Julian, con la faccia deformata da due guance
gonfie cariche di aria, si avvicina a noi. Trascina con
sè una Norma con gli occhi chiusi chiusi. Che carina
sembra una bimba che vuole partecipare a quello che
fanno i genitori, costi quel che costi.
Che strano, come dicevo stando immersi è tutto diverso, sembra tutto più tranquillo e in un certo senso
lento. Il pensiero si muove persino più velocemente
rispetto al mio corpo. D’un tratto vedo un turbinio di
bolle uscire dalla bocca di Sammy. Mi sa che non ce la
fa più. Credo che sia ora di muovermi da solo e raggiungere con le mie sole forze l’obiettivo che comincia
sempre di più a definirsi. Sembra quasi un capezzolo
da tanto è roseo e tondo.
Non appena Sammy molla la presa, apparentemente stremato ma ancora in sè, faccio per avanzare con le
braccia, per usarle come dei remi per spingermi avanti attraverso il liquido. Ma subito Julian mi blocca: a
quanto pare si sono organizzati come una staffetta ed
io sono la fiaccola olimpica. Caspita ne sanno una più
del diavolo.
Julian è più veloce di Sammy, forse perchè più atletico come ha dimostrato in passato. Magari la sua
identità alternativa era un campione di apnea o qualcosa del genere. Norma gli sta appesa alla cintura aiutandolo a spingersi sbattendo le gambe. Sammy invece arranca: credo sia davvero la fine per lui ma non
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possiamo permettersi di perdere nemmeno un componente del nostro quartetto. Visto poi che tra poco
diventerà un terzetto...
A maggior ragione, ormai rivoltato quasi a pancia in
su, lasciandosi cullare dalla corrente, lo afferro per una
caviglia e lo trascino giù con noi. Questo però affatica
ancor più il lavoro di Jules, psicologicamente pronto
a trainare un ragazzetto americano di cento chili per
poi ritrovarsi ad essere la vettura di testa di una specie
di trenino a tre vagoni. Infatti la discesa rallenta, ma
ormai ci siamo. Riesco a vedere sempre più vicina e
grande la così detta valvola - che a me ricorda ancora
sempre più un capezzolo schiacciato - coi tre fori al
centro.
Mancano quasi quattro metri! Forza che ce la facciamo! Ce la dobbiamo fare! Le ultime parole famose:
la gamba sinistra di Julian si indurisce in un fascio di
muscoli e il piccolo si blocca per ritrarla a sè. È senza
dubbio in preda ad un crampo. C’era da aspettarselo
in una condizione di sforzo del genere. E ormai credo
che non farà in tempo a riprendersi.
Ora sono davvero solo, credo che tutti siano abbastanza vicini al raggio d’azione dell’incantesimo del
capezzolone. Quindi avanti, un ultimo sforzo, Joseph.
Una decina di bracciate e ce la faremo. Salverai tutti! Pensando questo inizio a sentire il sangue pulsare
sempre più forte nelle tempie. Provo un grandissimo
caldo. I polmoni iniziano a bruciare ed anche la vista
si sta appannando. Che sia questo quello che si prova
nel morire di soffocamento?
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Non avrei mai creduto di essere uno che abbandona,
ma non avrei mai nemmeno creduto di ritrovarmi in
una situazione come questa. Ripetutamente, tutta la
quantità di anidride carbonica presente nei miei polmoni ne fuoriesce sotto forma di un esercito di bolle.
Ecco, questa è davvero la fine.
L’ultima cosa che sento è Julian: nonostante il dolore, si afferra a me e mi si avvicina con il volto. Ancora
con le guace tutte deformate. Le sue labbra si avvicinano alle mie e con una mano mi allarga la mascella.
Cavolo ma persino in un momento del genere questo
pensa a baciarmi? Ma come è possibile!
Come un’iniezione di adrenalina intramuscolare, la
mia coscienza si desta in un attimo, riesco a sentire
ancora un minimo di carburante in me. Sin dall’inizio Julian si era stipato dell’ossigeno in bocca, senza
inalarlo nei polmoni e trasformarlo in anidride. Ora
me lo ha riversato in bocca! Non ci posso credere. Una
sola boccata e sono come nuovo, mentre lui si sta spegnendo sorridendomi, con un espressione di appagamento.
Non posso vanificare anche il suo sforzo, inizio ad
armeggiare e mi avvicino ancora di più alla tettona.
Due metri, forse un metro. Allungo il braccio dritto in
avanti con l’indice, il medio e l’anulare distesi. Sto per
segnare il più grande punto della mia vita. Ancora una
volta vinceremo. Anche questa volta, anche ora, che
inserisco le dita nei fori, fino in fondo.
Ce l’ho fatta. Ce l’ho fottutamente fatta.
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FOR YOUR CONSIDERATION © Francesco Cappellotto - [email protected]
Dai margini di questa grande valvola l’acqua inizia
ad agitarsi in un movimento rotatorio, come se davvero fosse il tappo di questa enorme vasca. Ma non
sembra che l’acqua entri scolando in esso. Emette solo
questa specie di gorgo che la mescola sempre di più.
Così facendo i corpi di Sammy, Julian e Norma,
quasi tutti inerti, senza vita, vengono trascinati verso
la valvola ed uno dopo l’altro assorbiti dentro, come
fossero loro ora dei fantasmi che si muovono attraverso le cose. L’ultima a scomparire è la mia Norma. La
mia amata. Avrei potuto costruire cose belle con lei.
Davvero belle. Ma ahimè, gli occhi mi si chiudono. La
mia cartuccia l’ho giocata. E malgrado tutto, sono contento di come sia andata...
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