[sanazionale - 1] sanita/giornale/pag01 01/09/06

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[sanazionale - 1] sanita/giornale/pag01 01/09/06
DAL GOVERNO
5-11 settembre 2006
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MANOVRA 2007/ L’asticella dell’Economia a 30 miliardi - Scontro sui tagli al Welfare
La Turco rilancia sui ticket
Il ministro: «Serve il 6,6% del Pil. Ma il copayment va razionalizzato»
«R
azionalizzazioni e risparmi senza sacrifici». Alla vigilia della
settimana cruciale per la stesura della Finanziaria 2007 (D’Alema docet)
resta questo - in armonia col Dpef - lo slogan della manovra da 30 miliardi delineata
giovedì scorso dal ministro dell’Economia,
Tommaso Padoa-Schioppa, in Consiglio
dei ministri. E resta il ticket l’astro nascente
del confronto in campo sanitario. I diktat di
Via XX Settembre sono essenziali: burocrazia snella (almeno 3 miliardi di tagli); regole
strette sul buon uso delle risorse (con ricadute impegnative anche sul
settore della Salute, che
per voce del ministro, Livia Turco continua a reclamare il 6,6% del Pil per il
prossimo triennio). E 14
miliardi per lo sviluppo,
utilizzando quel punto di
Pil “sdoganato” dai buoni
risultati sul fronte delle entrate: 5 miliardi in
più, che hanno consentito all’Esecutivo di
far scendere l’asticella da 30 a 35 miliardi,
mantenendo fisso l’obiettivo del rapporto deficit-Pil al 2,8% nel 2007. «Siamo stati seri»,
ha commentato il premier, Romano Prodi,
che nel frattempo ha promesso «una Finanziaria che farà cambiare l’Italia», nonostante
le divergenze (forti) emerse in Cdm.
L’assalto della sinistra dello schieramento governativo è già iniziato; quello dell’opposizione anche. Pomo della discordia, il
preannunciato giro di vite sul Welfare.
Sulla Salute «Lo spazio per i risparmi
c’è» - ha sottolineato Padoa-Schioppa - ricordando in un lungo inciso «la rete ospedaliera
ancora troppo sovradimensionata, l’eccesso
di prestazioni diagnostiche troppo costose e
non in linea con i protocolli, i costi e la
durata delle degenze ancora troppo differenziati».
Anche questo capitolo della manovra dovrà essere “concertato”, è ovvio. Ma varrà
anche per la Salute la verità dichiarata senza
mezzi termini dall’Economia: «La concertazione non deve diventare una condicio sine
qua non per procedere».
Un avviso che vale per
i colleghi di Governo («parlano troppo di Finanziaria»), e per l’Ue («rispetto
a Francoforte e Bruxelles
sono tranquillo»).
La partita dei ticket.
Protagonisti di un misunderstanding a distanza, chiuso dalle precisazioni del ministro della Salute, Livia Turco
(«Nessun braccio di ferro con l’Economia: il
Governo lavora in squadra»), i due dicasteri
sembrano d’accordo almeno sulla filosofia
da seguire. Non è un caso se nella triade
sponsorizzata dalla Turco figurano controlli
puntuali per bloccare la dinamica di crescita
della spesa di settore, l’intenzione di affiancare strettamente le Regioni in difficoltà nel
percorso di rientro dai disavanzi, la razionalizzazione del pianeta copayment, già declinato in vario modo nel territorio (ticket sulle
In quattro deleghe
le grandi riforme
prestazioni non urgenti in pronto soccorso in
11 Regioni; ticket sui farmaci in otto Regioni; ticket sulla diagnostica dappertutto, ndr).
È anche con queste realtà che stanno facendo i conti i tecnici di settore e le stesse
Regioni, come ammesso dal coordinatore
degli assessori regionali alla Sanità, Enrico
Rossi (Toscana): «Sulla questione si può
ragionare, ma è delicata. E il nodo vero resta
quello delle risorse». Lo stesso concetto
espresso da Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani: «Siamo pronti al
“Patto”. Ma ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità sul finanziamento dei
Lea».
La manovra sanitaria resta dunque ancora
figlia del «Patto per la salute» che tutti i
protagonisti dicono di voler chiudere al più
presto: sul tappeto accanto al menu delle
razionalizzazioni c’è sempre in primo piano
la questione delle Regioni in “rosso” e con i
piani di rientro sub judice; il macigno del
federalismo fiscale; il tetto della farmaceutica su cui potrebbe convergere ancora una
volta l’attenzione della manovra.
Mentre potrebbe essere rinviata a una
delle quattro “deleghe” attese con la manovra, la creazione del «Fondo per la non
autosufficienza», da concertare con l’ausilio
dei tre dicasteri interessati (Salute, Famiglia
e Solidarietà sociale). Lasciando l’onore dei
riflettori ai ticket, di cui molti sperano comunque di non sentir più parlare.
Sara Todaro
RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE
E la Toscana impugna i tagli previsti dalla «manovrina» estiva
T
re articoli “incriminati”: il
22, il 26 e il 30. La Regione Toscana, pur esprimendo nel
complesso un giudizio positivo
sul provvedimento, impugna parte del decreto Bersani – il Dl 4
luglio 2006 n. 223 – perché, ha
spiegato il presidente Claudio
Martini, «ripropone norme del
tutto simili a quelle dell’ultima
Finanziaria, che bloccherebbero
l’attività degli enti regionali e
non ci consentirebbero di fare i
bilanci in tempo utile. Sono convinto – rincara poi la dose – che
se in Parlamento non fosse stato
posto il voto di fiducia sul testo,
il dialogo Governo-Regioni
avrebbe prodotto soluzioni adeguate».
Così come aveva impugnato,
a suo tempo, la manovra del Governo Berlusconi, la “rossa” Toscana ricorre con motivazioni
analoghe contro la manovrina
del Governo
Prodi. «Se abbiamo sbagliato qualcosa lo
correggiamo –
ha promesso il
ministro Bersani –. Noi siamo per la correttezza dei rapporti e adesso
analizzeremo questi punti».
Sotto accusa, i tagli imposti
alle Regioni. L’articolo 22, innanzitutto, che prevede una decurtazione del 10% alle spese di
funzionamento per enti non territoriali, dalla seconda metà di
quest’anno e fino a tutto il 2009,
per gli enti derivati: Irpet, Arpat,
Arsia e Toscana promozione. Sono esclusi dal
provvedimento, tra gli altri,
Asl e Istituti
zooprofilattici.
Le somme recuperate andranno versate
al bilancio dello Stato.
Secco l’articolo 26, che prevede la riduzione dei trasferimenti
finanziari dallo Stato alle Regioni «in misura pari alle eccedenze
di spesa risultanti dai conti con-
«Norme lesive
dell’autonomia»
suntivi», in caso di mancato rispetto del patto di stabilità. «La
norma – argomentano i tecnici
della Regione Toscana – si presenta lesiva dell’autonomia organizzativa e finanziaria del sistema regionale, perché pone obblighi e vincoli specifici sulla spesa
degli enti regionali e perché impone di versare al bilancio statale i risparmi di tali enti».
Infine, l’articolo 30, che conferma le misure sul personale
dell’ultima manovra. Per il 2006
è prevista una spesa pari al
2004, ridotta dell’1 per cento. In
pratica, il blocco delle assunzioni e la riduzione del personale.
B.Gob.
DECRETO DELLA SALUTE
L
farmaci contenuti in questa tabella arrivava a dieci
volte in un mese.
Una decisione, questa, condivisa tra gli altri
dal Movimento nazionale liberi farmacisti
(Mnlf): «Il provvedimento - afferma Mnlf in un
comunicato - che limita a non più di tre volte
entro un mese la ripetibilità della vendita dei
medicinali della tabella II, sezione E (benzodiazepine e altri), sana la pericolosa situazione che si
era creata con la riforma della legge sugli stupefacenti comprendente, tra gli altri anche questi farmaci». «Infatti, con quel provvedimento - avverte
ancora Mlnf - questi farmaci potevano essere
acquistati per cinque volte in un mese, mentre la
legge precedente ne prevedeva l’acquisto dello
stesso numero di confezioni in tre mesi. La riduzione della validità della ricetta aveva determinato paradossalmente, senza una riduzione del numero delle confezioni acquistabili, un aumento
del numero dei farmaci prelevabili».
Professioni, altolà agli Ordini:
il Governo si spacca e proroga
C
i si è provato fino all’ultimo,
con un nuovo schema di Dlgs molto asciutto messo a punto
dai tecnici del ministero della Salute, ma invano: il Consiglio dei
ministri del 31 agosto ha varato
un Ddl che rinnova e allunga di
ben dodici mesi la delega all’Esecutivo (articolo 4, legge 43/2006)
per istituire gli Ordini delle 22
professioni sanitarie. Un altolà in
piena regola.
«Grazie a questo disegno di
legge, che godrà di una corsia preferenziale per una rapida approvazione del Parlamento - ha spiegato una nota della Salute - il
Governo avrà tempo fino al 4 settembre 2007 per affrontare con
attenzione la materia insieme alle
diverse professioni e per ricollegare la regolamentazione del settore
all’interno della annunciata più
ampia riforma di tutti gli Ordini
professionali italiani».
Questo è il motivo ufficiale,
ma la decisione è stata il frutto di
un aspro confronto interno al Governo, con il vicepresidente del
Consiglio, Francesco Rutelli, fermissimo sulla linea del “no” a
nuovi Ordini, a maggior ragione
ora che si sta giocando la partita
delle liberalizzazioni e che la Giustizia sta per mettere mano alla
riforma generale degli Ordini.
Con lui Giuliano Amato, Linda
Lanzillotta, Emma Bonino e Pierluigi Bersani. Risultato: il ministro della Salute, Livia Turco, si è
trovata in minoranza. Sarebbe
stato Massimo D’Alema, comunque contrario ai nuovi Ordini, a
mediare “strappando” la delega
di un anno. Sei mesi in più di
quanto era stato ipotizzato alla
riunione del 21 luglio.
«Un’occasione persa», ha ammesso il sottosegretario alla Salute, Gian Paolo Patta, perché
«l’esaurimento della delega lascia
insoluti i problemi di 500mila operatori». Ed è palpabile l’irritazione delle 27 sigle interessate, che
proprio alla vigilia del Consiglio
dei ministri avevano chiesto alla
Turco, in una pagina a pagamento pubblicata su un quotidiano
nazionale, «il rispetto degli impegni presi». La proroga ha spiazzato tutti, nonostante alcuni fossero
critici sulla bozza di Dlgs affossata, che prevedeva solo l’istituzione di cinque Ordini, rinviando a
un successivo regolamento i dettagli organizzativi più controversi
(come modalità di elezione e composizione degli organi).
«La delusione è elevata», conferma Annalisa Silvestro, presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, che riunisce 342mila infermieri. «Evidentemente ci sono
componenti del Governo che non
capiscono la differenza fondamentale tra chi esercita una professione sanitaria e chi no. La preoccupazione è forte». Le fa eco Angelo
Mastrillo, segretario della Conferenza dei corsi di laurea delle professioni sanitarie: «È difficile capire la valenza della soluzione scelta, perché imprevista e perché comunque dà l’impressione che il
Governo voglia prendere tempo
con lo scopo di cancellare la legge
43». Più duro ancora Vincenzo
Manigrasso, presidente dell’Associazione italiana fisioterapisti:
«La legge 43 di fatto è morta,
perché è impossibile che il Ddl sia
approvato entro il 4 settembre,
quando scade la delega. Siamo
sconcertati».
Il rischio che tutto finisca in
una bolla di sapone esiste. «Se
l’intenzione del Governo è quella
“seria” di arrivare al riordino degli Ordini - dice Mastrillo - deve
dimostrare che riuscirà nell’intento e in tempi ben definiti. Ma penso che non ce la farà a mettere
d’accordo tutti». Per ora nessuno
parla di mobilitazioni. Ma tutto si
decide questa settimana: l’8 settembre si incontrano a Firenze i
rappresentanti delle 27 sigle della
galassia professioni. E si vedrà.
Manuela Perrone
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Ripetibilità ridotta per gli ansiolitici e i sonniferi
a vendita dei farmaci a base di benzodiazepine, medicinali contro l’ansia e l’insonnia, è
consentita per non più di tre volte in trenta giorni,
se nella ricetta il medico ne prescrive una sola
confezione. Se invece sono prescritte più confezioni decade la ripetibilità. Lo stabilisce un decreto a
firma del ministro della Salute, Livia Turco, pubblicato lunedi 21 agosto sulla «Gazzetta Ufficiale».
Il provvedimento detta le nuove norme per la
prescrizione e la dispensazione dei medicinali compresi nella tabella II, sezione E della quale fanno
parte non solo le benzodiazepine, ma anche altre
sostanze come la codeina e l’idrocodeina, queste
ultime limitate a determinate quantità. Si tratta per
lo più di principi attivi alla base di farmaci per
curare l’ansia, l’insonnia e la depressione.
Il provvedimento si è reso necessario perché
con l’attuazione del codice per i farmaci a uso
umano della Comunità europea - entrato in vigore
lo scorso aprile -, la ripetibilità per la vendita dei
DELEGA RINVIATA DI UN ANNO
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