Audizione dell`Associazione nazionale di coordinamento degli

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Audizione dell`Associazione nazionale di coordinamento degli
Audizione dell’Associazione nazionale di coordinamento degli organismi di assistenza pubblica -­‐ ANCORA Come è noto le IPAB del Lazio sono ormai in attesa da oltre 12 anni della legge di riforma e trasformazione in aziende pubbliche di servizi alla persona, come previsto dal D.Lgs. 207/2001. Il recepimento della legge 328/2000 e del D.Lgs. 207/2001, diventato di esclusiva competenza regionale, ha comportato una diversa evoluzione delle IPAB nei singoli ambiti territoriali regionali, a seconda delle scelte politiche adottate dalle relative amministrazioni. L’allora FENASAP, cui aderivano le diverse associazioni regionali delle IPAB, ha da quella data cessato di esistere, facendo venire meno un organismo di rappresentanza nazionale. A partire dal 2013 alcune associazioni regionali delle IPAB e delle APSP (Lombardia, Province autonome di Bolzano e Trento, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Sicilia etc.) hanno ripreso a riunirsi e nello scorso mese di novembre hanno dato vita, unitamente a singole IPAB ed APSP, ad ANCORA, Associazione nazionale di coordinamento degli organismi di assistenza pubblica, con i seguenti obiettivi: 1 a) rappresentare a livello nazionale e sovranazionale gli interessi degli organismi pubblici dotati di autonomia statutaria che erogano servizi alla persona prevalentemente nei settori socio-­‐assistenziale, socio-­‐sanitario, educativo e culturale aderenti all’associazione, anche attraverso azioni politiche dirette nei confronti dei decisori pubblici a tutti i livelli nazionali e sovranazionali; b) favorire e sostenere la diffusione di forme di coordinamento dei medesimi organismi su base territoriale omogenea, regionale o provinciale; c) promuovere la messa in rete, il confronto e lo scambio tra tutti gli organismi associati al fine di meglio identificare nel concreto gli ambiti di interesse, di rappresentanza e di azione a livello associativo; d) realizzare ogni altra iniziativa volta a rafforzare la collaborazione tra gli organismi associati e la loro legittimazione sul piano pubblico e politico. In tale contesto anche nel Lazio alcune Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza stanno riprendendo a loro volta un percorso di incontro e condivisione, volto al ripristino di un analogo percorso di coordinamento regionale, quanto mai opportuno alla luce della volontà propositiva e proattiva espressa dalla nuova Amministrazione regionale in merito alla definizione della nuova riforma dei servizi sociali e, conseguentemente, della trasformazione delle IPAB in ASP. 2 Tale situazione, che rende la Regione Lazio una delle poche regioni a non aver ancora provveduto al recepimento del D.Lgs. 207/2001, con ogni evidenza, si riverbera negativamente sulle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, le quali si trovano ad affrontare nuove problematiche ed emergenze sociali con un quadro di riferimento – normativo ed organizzativo – risalente alla Legge n. 6972 del 1890, spesso di difficile applicazione ed ormai desueto. Attualmente secondo i dati disponibili le IPAB operanti nel territorio regionale sono poco meno di 50, cui però si aggiungono numerose situazioni giuridiche pendenti di enti ancora formalmente esistenti ma inattivi, nonché le situazioni delle IPAB già amministrate dai disciolti Enti comunali di assistenza ma aventi personalità giuridica autonoma, tuttora amministrati, almeno sulla carta da appositi commissari nominati dai Sindaci dei Comuni ai sensi della l.r. 22/1978. Le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza della Regione Lazio scontano ancora oggi un ritardo e una disattenzione storica da parte del sistema delle autonomie locali che data fin dagli anni settanta, allorché le competenze istituzionali in materia di assistenza e beneficenza furono trasferite dall’amministrazione centrale alle regioni. Contrariamente a quanto accaduto nelle realtà più avanzate, per lunghi anni nel Lazio le IPAB sono sostanzialmente state emarginate dal sistema dei servizi sociali. 3 Da ciò deriva l’attuale situazione di oggettiva residualità e insignificanza dei servizi sociali effettivamente erogati dalle IPAB nel nostro territorio, almeno rispetto alle potenzialità che le stesse IPAB possono esprimere sia in termini di strutture di proprietà da adibire a sedi di servizi alla persona, che in termini di effettivo inserimento sinergico nella rete dei servizi, che spesso nel caso delle IPAB è stato erroneamente tradotto in esternalizzazione pure e semplice al terzo settore, deprivando le IPAB delle precipue funzioni sociali che ne hanno caratterizzato l’esistenza quotidiana fin dalla loro fondazione. In questo senso un semplice sguardo alle IPAB del Veneto, della Toscana, dell’Emilia o della Lombardia, dà il senso plastico di questa affermazione, con Istituzioni che hanno un consolidato rapporto con gli Enti locali e le ASL, erogano servizi a centinaia di utenti e annoverano nella propria pianta organica altrettanti dipendenti. Il tutto rispettando il principio del pareggio del bilancio che è alla base di un ente che, IPAB o ASP, resta nei fatti un ente no profit. Non è altrettanto nella nostra Regione, dove se si escludono pochissime eccezioni, le IPAB hanno dimensioni e dati modesti in termini di assistenza erogata e di personale addetto all’assistenza. L’ intervento legislativo regionale, sia nell’ambito della legge di riforma dei servizi sociali che in quella di trasformazione delle IPAB, è quindi non solo necessario, ma quanto mai urgente. Tale intervento va però a nostro avviso accompagnato e indirizzato da una intensa azione di sensibilizzazione, stimolo e coinvolgimento delle IPAB tuttora 4 operanti nel territorio, che, non dimentichiamolo, soprattutto nei piccoli comuni sono condotte dai relativi CdA con spirito di sacrificio e in una logica di volontariato, spesso nell’indifferenza dei più. In questo senso – nel mentre si esprime una valutazione molto positiva sia dei contenuti della proposta di legge di riforma dei servizi sociali, come anche della inedita attenzione che la nuova amministrazione regionale, l’assessore e la direzione regionale competente, sta rivolgendo alle IPAB anche nell’ambito delle attività di ordinaria programmazione dei servizi coinvolgendole attivamente in singole azioni di sistema ed attività sociali coerenti con i rispettivi statuti -­‐ si deve altresì rilevare come, a nostro avviso, occorra: a) assicurare fin da ora e cioè non solo alle future ASP, ma anche alle attuali IPAB, il ruolo che loro compete nella rete dei servizi alla persona. Un pieno inserimento – immediato ed effettivo delle IPAB attualmente operanti nel territorio -­‐ nella programmazione locale e regionale del sistema integrato di interventi e servizi sociali del Lazio, ai sensi della normativa vigente e sulla base delle modalità partecipative attribuite ai vari livelli istituzionali, in un’ottica di attuazione di politiche integrate di intervento socio-­‐assistenziale; b) riaffermare il principio della partnership – sia in fase progettuale che in quella realizzativa -­‐ con altri soggetti pubblici e privati secondo i principi della Legge 328/2000, ma sempre nel rispetto della dignità 5 istituzionale e del ruolo sociale delle IPAB; c) prevedere fin da ora la possibilità che i Comuni – come è previsto dal D.Lgs. 207/2001 per le ASP – si avvalgano direttamente delle prestazioni delle IPAB, purché coerenti con i propri fini statutari, mediante la stipula di accordi di programma, contratti di servizio e convenzioni operative; Si tratta, in sostanza, di stabilire che nell’attuale articolo 361 della proposta di legge in questione, sia prevista fin da ora la possibilità per gli enti locali di stipulare con le IPAB, in qualità di soggetti giuridici pubblici e anche nelle more della loro trasformazione in ASP, di contratti di servizio per la gestione diretta di singoli servizi alla persona. Ciò consentirebbe di risolvere questioni, spesso surreali, che vedono le IPAB, organismi di diritto pubblico aventi organi designati dai Comuni e dalla Regione, costrette a partecipare ad avvisi pubblici per poter concorrere alla gestione di servizi, in condizioni di patente disparità di trattamento, conseguenti alla natura giuridica pubblica che impatta, ovviamente, sia sulla struttura organizzativa, che sulla gestione delle risorse umane e degli innumerevoli adempimenti burocratici e amministrativi, ponendo di fatto le IPAB stesse in 1 Art. 36 (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza)
1. Con apposita legge regionale le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB), aventi scopo di fornire servizi
socioassistenziali e sociosanitari, con sede legale nel territorio del Lazio, sono trasformate, anche mediante fusione tra istituzioni
aventi finalità analoghe o convergenti, in aziende pubbliche di servizi alla persona, ovvero in persone giuridiche di diritto privato
senza scopo di lucro nei limiti e secondo le modalità previste dal decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207 (Riordino del sistema
delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, a norma dell'articolo 10 della L. 8 novembre 2000, n. 328).
2. Le IPAB, così come trasformate ai sensi del comma 1, conformano la propria attività ai principi ed agli obiettivi della presente
legge, concorrendo a realizzare i servizi e gli interventi del sistema integrato sociale previsti dalla programmazione regionale e
locale anche mediante l'utilizzazione del proprio patrimonio immobiliare.
3. Le IPAB, così come trasformate ai sensi del comma 1, garantiscono altresì la continuità assistenziale degli utenti. 6 condizioni di artificiosa inferiorità rispetto ad altri soggetti – privati no profit o for profit -­‐ erogatori o gestori di servizi sociali. Tralasciando il tema fondamentale degli oneri finanziari e fiscali che gravano impropriamente sulle IPAB, spesso in misura superiore a quella di tuttele altre organizzazioni assistenziali, che auspichiamo sarà invece oggetto della legge di trasformazione delle IPAB in ASP – perlomeno per imposte e tasse di pertinenza regionale (come l’IRAP) e locale (come ad esempio la tassazione sui rifiuti a carico delle strutture adibite a servizi sociali quali case famiglia, case di riposo etc.) – non possiamo non evidenziare come, in assenza della definizione della necessaria riforma delle IPAB che dovrà obbligatoriamente stabilire – come previsto dal D.lgs. 207/2001 -­‐ la possibilità di avvalersi per le ASP di contratti collettivi nazionali di riferimento diversi da quelli del sistema delle autonomie locali oggi applicati usualmente dalle IPAB, diventi difficile per le IPAB, pur essendo esse svincolate dall’attuale del Patto di stabilità (come recentemente ribadito grazie ad un ordine del giorno approvato dalla Camera dei Deputati in riferimento alla Legge di stabilità 2014 che impone ulteriori vincoli in materia di personale) avviare ogni ulteriore programma di sviluppo delle attività dell’Ente, pur sostenibile finanziariamente con risorse proprie. Concludiamo questo nostro intervento, ringraziando il Presidente e la Commissione per averci voluto audire e per l’attenzione prestata, restando a disposizione per eventuali domande e richieste di chiarimenti in proposito. 7