Alto Medioevo

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Alto Medioevo
Alto Medioevo
(Basso)
PERSONAGGI in ordine di apparizione:
ED: Editrice (Giulia Spiga)
SC: Scrittore (Golf)
CE: Cesare (Giuliani) – Fratello di Goffredo, signore di Monte Rosso
GM: Gemma (Chiara) – Figlia di Goffredo, signore di Monte Rosso e quindi nipote di Cesare
L1: Ladro 1 (Nep)
L2: Ladro 2 (Manuel)
GI: Giuseppe (Marco Zimbalatti) – Anche detto l’umile Bepin
LU: Lucilla (Giulia Borrelli) – Istruttrice di Gemma
M1: Elisabetta (Deborah) – Moglie di Goffredo, madre di Gemma
GO: Goffredo, signore di Monte Rosso (Giuliani)
IS: Isotta (Giulia Calzolari) – Figlia (?) di Azzo, signore di Pontescuro
EM: Emilia (Anna) – Figlia (?) di Azzo, signore di Pontescuro
M2: Isabella (Deborah) – Moglie di Azzo, madre di Isotta ed Emilia
AZ: Azzo, signore di Pontescuro (Nep)
FR: Frate Alberico (Manuel)
DA: Ser Damiano (Enrico)
FE: Federico I di Svevia (Golf)
MC: Matilde di Canossa (Giulia Spiga)
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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Sommario
PERSONAGGI in ordine di apparizione:.................................................................................................1
Scena 1 – Scrittore\Editrice.........................................................................................................................3
Scena 2 – L’assassinio di Cesare ..................................................................................................................5
Scena 3 – L’annuncio della morte di Cesare ..............................................................................................7
Scena 3 bis – Monologo di Giuseppe .........................................................................................................9
Scena 4 – Scrittore\Editrice 2 .................................................................................................................. 10
Scena 5 – In morte della porcellina .......................................................................................................... 12
Scena 6 – Gemma e Isotta ........................................................................................................................ 15
Scena 7 – Lo sposo (Scena doppia) ......................................................................................................... 16
Scena 8 – Il balcone ................................................................................................................................... 19
Scena 9 – L’arrivo del Cavaliere ............................................................................................................... 20
Scena 10 – Presentazioni ........................................................................................................................... 22
Scena 11 – Scrittore\Editrice 3 ................................................................................................................ 25
**INTERVALLO** .................................................................................................................................. 26
Scena 12 – Federico I di Svevia a Monte Rosso .................................................................................... 26
Scena 13 – Incontro tra Federico e Gemma e Lucilla .......................................................................... 28
Scena 14 – Matilde di Canossa a Pontescuro ......................................................................................... 29
Scena 15 – Soluzione tragica ..................................................................................................................... 33
Scena 16 – Soluzione comica .................................................................................................................... 34
Scena 17 – Rivelazione Finale Gemma e Bepin ..................................................................................... 35
Scena 18 – Fuga Finale Isotta e Damiano .............................................................................................. 38
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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Scena 1 – Scrittore\Editrice
(ED in scena alla sua scrivania, SC entra serissimo)
SC: Buongiorno
ED: Buongiorno, come sta? (Si danno la mano)
SC: Mh. Diciamo bene. (Si siede e sfoglia il suo manoscritto)
ED: Si accomodi pure, non faccia complimenti. Anch’io sto bene, grazie per aver chiesto.
SC: Mi deve perdonare, sono molto concentrato sul mio lavoro
ED: Sì sì, me lo immagino. Posso chiederle perché fa quella faccia?
SC: Quale faccia?
ED: Questa faccia (lo imita) serissimo, cattivissimo, cosa succede?
SC: è la mia faccia normale
ED: Non è la sua faccia normale, quando le ho detto che avremmo pubblicato i suoi romanzi
precedenti aveva una faccia ben diversa. Fa il sostenuto apposta?
SC: Quando sono sovrappensiero sono un po’ cupo, tutto qui
ED: Guardi per quel che poco che la conosco il sovrappensiero non è un suo problema. A me
sembra che lei voglia interpretare l’artista maledetto, quando in realtà ha una vita piuttosto poco
movimentata.
SC: Siamo qui per parlare di me o del libro? Ha dei dubbi sulla sua qualità?
ED: Sì, li ho. Dia qua! Ha corretto seguendo le mie indicazioni?
SC: Certo.
ED: Lo può mollare?
SC: Certo (lo molla)
ED: Grazie. Le ha seguite, ha detto? Questa è la sinossi?
SC: Sì, più o meno.
ED: (sfoglia) Non fa molto ridere.
SC: NON DEVE FAR RIDERE
ED: “non deve far ridere”, (continua a leggere) che scelta noiosa e inconcludente. (Sorride) Questa è
una gag, è comica?
SC: No, non lo è. E’ in senso vero e proprio.
ED: Ah! (Ride un po’) Senta mi dica a che punto è arrivato con la trama rispetto alla volta scorsa,
sembra sempre la stessa storia!
SC: Innanzitutto, siamo nel medioevo.
ED: Alto o basso?
SC: Chi?
ED: Il medioevo. Alto o basso?
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SC: Non è un romanzo storico, non importano i dettagli
ED: Come? Ha ambientato un libro nel medioevo e non sa se è attorno al 600 dopo Cristo o al
1300?
SC: 1100, ok? Alto medioevo
ED: 1100 è Basso. Vada avanti col racconto, è meglio, anche se so già che sarà una porcheria.
SC: Mi sembra un po’ prevenuta, va bene? Vado avanti poi mi dirà.
Allora, siamo nell’alto medioevo. (ED: BASSO!) Basso. Nel feudo dove si svolge la storia, da molti
anni, si racconta la leggenda di San Zeno. Un uomo pio, protagonista di molti eventi miracolosi, di
cui si conserva una celebre reliquia, da molto tempo meta di pellegrinaggio. Attorno al suo santuario
si sono sviluppati due piccoli paesi: Monte Rosso e Pontescuro.
La zona di recente si è impoverita, poiché una serie di grandinate e tempeste ha danneggiato i
raccolti. Il reggente di questo Monte Rosso è un uomo incline all’ira e alla violenza di nome
Goffredo. Goffredo ha molti nemici, il primo dei quali è il suo omologo, governatore di Pontescuro,
che è il paese rivale.
Il suo unico fratello e suo unico erede maschio è Cesare: un uomo molto più moderato, diplomatico
e magnanimo. In particolare, Cesare è molto legato a Gemma, la figlia di Goffredo e quindi sua
nipote, e spesso si occupa di lei quando il padre la trascura.
Cesare e sua nipote stanno tornando a casa dalle campagne, quando un fortissimo temporale li
costringe a nascondersi sotto un albero. Si trovano fuori dalle mura di Monte Rosso e decidono di
aspettare che la pioggia passi prima di muoversi.
Cesare, purtroppo, è un uomo buono e fiducioso nel prossimo, incauto di natura.
La tragedia è dietro l’angolo e cala su di loro inaspettata.
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Scena 2 – L’assassinio di Cesare
(Gemma entra per prima, come correndo sotto la pioggia, e si siede come a ripararsi)
GM: Zio! Aspettiamo qui che smetta di piovere. (Lui la raggiunge) Stavate dicendo?
CE: (sereno, risoluto, sorridente ma “amaro”, parla un po’ a sua nipote e un po’ al pubblico) Dicevo
che tutto quello che dobbiamo fare è avere fede e lavorare con il massimo impegno. In parte, le
sfortune che si abbattono sul nostro paese sono come questa pioggia: non possiamo fare altro che
pregare e aspettarne la fine.
GM: Io prego san Zeno, che ha sempre protetto queste terre, perché protegga anche noi. Ogni
giorno! Ma voi dovreste vedere mio padre. E’ sempre inquieto, sempre furibondo, sembra che debba
uscire di senno da un momento all’altro. Non dorme nemmeno, di notte lo si sente camminare
avanti e indietro per i corridoi
CE: Mio fratello è un uomo impetuoso, lo sai. Da ragazzini si diceva che lui sarebbe diventato
guerriero e che a me sarebbe toccata l’amministrazione, vedi l’ironia? Lo fa impazzire il fatto che
non ci siano guerre anziché essere felice del periodo di pace! (Lei ha i brividi) Del resto, non ci sono
rappresaglie nella nostra regione da quando eravamo bambini. Tu non hai mai visto la guerra, ma io,
tuo padre e tua madre sì. Tu hai freddo?
GM: No, no zio, grazie. Sto bene.
CE: Invece tu hai freddo. Tieni, prendi il mio mantello. (Gli mette il mantello sulle spalle) E stai
tranquilla, vedrai che tutto questo passerà: come hai detto tu, c’è San Zeno a proteggerci. (Entra L1)
GM: Salute, buon uomo (buone maniere)
CE: Questo non è un buon uomo, Gemma. Stai indietro.
L1: Ben detto (estrae un coltello) La borsa o la vita (avanza, ma Cesare non indietreggia)
CE: Sai chi sono? Io sono il fratello del signore del paese
L1: (scuote la testa, sembra ubriaco) io non sono di qua. Ti ammazzo anche se sei il fratello
dell’imperatore. La borsa, bastardo!
CE: (titubante, da solo combatterebbe ma ha paura per la ragazza) Va bene. E va bene. (Gli tira la
borsa) Prendi, vai a bere e lasciami in pace.
L1: (raccoglie la borsa, indica la ragazza con il coltello) E quella?
CE: Non guardarla neanche
L1: E’ tua?
CE: Non è di nessuno
L1: Io dico che è mia
CE: Io dico che morirai (entra il secondo ladro, dall’altra parte, lui non lo vede e si avvia verso il
primo, Gemma lo sente arrivare e lo vede)
GM: ZIO! (Lui si gira, va verso il secondo, il primo lo accoltella alla schiena, lui cade) NO!!
L2: Oggi è meglio del solito (si avvicinano a lei in modo sinistro)
GM: Non mi toccate (le danno una spinta, cade a terra)
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GI: (da fuori) Chi è là!?
L1: Maledizione!
GI: Guardie! GUARDIE! AL LADRO!
L1: Li ammazziamo tutti
L2: Inutile rischiare, Non ci ha visto in faccia, andiamocene (l’altro annuisce, escono di corsa)
GM: Zio... no…
CE: Di chi è quella voce?
GM: (disperata) Non lo so, di qualcuno che ci ha salvati… resisti
CE: Quella voce… Devi sapere una cosa. (Spira)
GM: NOO!!! (Entra Giuseppe)
GI: Se ne sono andati?
GM: (alza il viso) Sì…
GI: Oddio! E’ ferito? Dobbiamo portarlo da un guaritore
GM: No… non c’è nulla da fare (lui si avvicina e constata che è morto, lei è distrutta) Come faremo
adesso? Mio padre impazzirà! Cosa faccio io…
GI: (Le solleva il viso, come per parlarle direttamente) Non è sicuro stare qui in campagna, ditemi
dove abitate, vi riporto a casa (la aiuta ad alzarsi)
GM: Alla rocca di Monte Rosso
GI: …A-Alla rocca? Vostra signoria (smette di toccarla, fa un passo indietro) scusate se vi ho offesa,
vi ho aiutata ad alzarvi.
GM: Nessun offesa. Come ti chiami? (Ora ha freddo, cerca di mantenere un contegno)
GI: Mi chiamo Giuseppe, lavoro all’altro paese, quello a mezz’ora di cammino da qui passato il
fiume
GM: Pontescuro?
GI: Se compiace a vossignoria
GM: Vi ringrazio Giuseppe, e accetto il vostro aiuto (sta per svenire, lui la tiene su)
GI: Vi porto a casa (ed escono)
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Scena 3 – L’annuncio della morte di Cesare
(In scena solo Lucilla, legge in piedi)
GI: (da fuori) APRITE! APRITE LA PORTA, LE GUARDIE MI HANNO LASCIATO
ENTRARE! VI PORTO GEMMA, VOSTRA FIGLIA!
LU: Gemma! (Va ad aprire –fino ad oltre le quinte, entrano per primi gli altri due)
GI: Eccoci, ce l’abbiamo fatta. Sedetevi qui.
LU: Cos’è successo? Gemma! Parlatemi, coraggio (lei è sconvolta, non parla)
GI: Suo zio è stato assassinato da dei ladri.
LU: Cesare… Morto? Gemma! Dovete rispondermi
GM: Sì Lucilla, siamo stati assaliti e… lui…
LU: Oddio (segno della croce, quasi piange) E chi è questo giovane?
GM: Un uomo di Pontescuro
LU: Di PONTESCURO? NELLA NOSTRA CASA? San Zeno proibì di far entrare stranieri nelle
case del SUO paese, specie se accompagnati solo da una giovane donna! Nella tragedia i nostri
nemici vengono a farsi beffe di noi
GI: No, Lucilla, calmatevi
LU: NON TI PERMETTO DI RIVOLGERMI LA PAROLA! Esci immediatamente dalla nostra
casa prima che ti faccia cacciare come meriteresti
GM: Fermatevi, vi prego, è lui che mi ha salvata
LU: Non diamo confidenze ai bastardi di Pontescuro! Fuori!
GI: Gemma…
LU: FUORI Ho detto!
GI: Gemma, potrò rivedervi?
LU: VOI NON MI ASCOLTATE, non siete gradito qui!
GI: Sì (scuote la testa) Scusatemi. (Ed esce, Gemma c’è rimasta palesemente male)
LU: Chi ha ucciso il buon Cesare? Com’è morto?
GM: Dei ladri. Feccia. Accoltellato alle spalle per difendermi. Dobbiamo recuperare il corpo.
LU: Le guardie di tuo padre sono sicuramente già partite. Erano sicari?
GM: No, lo escludo, non sapevano chi fossimo. Cosa faremo ora, Lucilla? Come faranno mio padre
e mia madre senza il consiglio di Cesare?
LU: Io sono la vostra educatrice, Gemma, ma nemmeno io so rispondere a queste domande.
Non so come faremo.
(Entra M1)
M1: Cos’è successo? Ho sentito urlare (si siede, la abbraccia)
GM: Madre…
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LU: Una disgrazia terribile
M1: Quale disgrazia? A pochi giorni dal sacro giorno del Miracolo di San Zeno? Forse… di nuovo la
guerra!?
GM: No, non la guerra
M1: (balbetta) non la guerra, questo è l’importante. (Si alza) Questo è l’importante se vogliamo
vivere
LU: Mia signora, dei criminali hanno ucciso il fratello di vostro marito, che è caduto in difesa di
Gemma (lei piange)
M1: Oh… Cesare… E’ morto con onore?
GM: (piange, quasi urla) Che importanza ha?
M1: L’onore è importante quanto la vita. Lui lo sapeva (le si avvicina, si siede di nuovo, Gemma la
abbraccia). Non piangere, Gemma. Non piangere. Ho sentito una voce di uomo in casa
LU: Gemma è stata riaccompagnata qui da un giovane, mia signora
M1: Del paese? (Già il sospetto la sta facendo impazzire)
LU: No, di Pontescuro. L’ho cacciato. Non ha visto altra stanza che questa.
M1: (allibita allontana Gemma) Figlia. Smetti di piangere.
GM: Ma lo zio... (interrotta)
M1: E’ in un posto migliore, ora. È al cospetto di Dio. Ma se noi vogliamo rimanere su questa terra
ancora a lungo, (balbetta) ci sono cose importanti. Cose molto importanti da fare, da non fare.
Combattere i nemici, non portarseli in casa!
GM: Madre, non sarei tornata senza di lui
M1: (si rialza) È un NEMICO. Nemico. Nemico. Capisci? Devo ripeterti la storia di Monte Rosso?
GM: Io (voce spezzata, piange) la conosco, madre, perdonami
M1: NON la conosci, invece. È una storia di guerre, tradimenti e violenza
GM: Lui era un ragazzo per bene, non un soldato
M1: I ragazzi per bene DIVENTANO soldati, sono le stesse persone ma senza la divisa, sono
nemici, nemici (Gemma fa per parlare ma non riesce). Tu puoi conoscere soldati, magari sposassi un
soldato, ma uno dei NOSTRI, non degli ALTRI! Non piangere per Cesare, ma prega. Prega per la
prosperità degli amici e per la DISTRUZIONE, distruzione, dei nemici.
GM: Sì madre, perdonami. (Entra Goffredo)
GO: Gemma.
GM: Padre (si alza e lo abbraccia, dopo mezzo secondo lui la prende per le spalle e la interroga)
GO: Le guardie mi hanno raccontato l’accaduto. Gemma, dobbiamo essere forti e reagire subito,
tutta la famiglia e il paese dovranno. Devi parlarmi degli assassini ora: quanti erano?
GM: (scossa) Erano due, due straccioni
M1: Tu non capisci, Gemma. (GO lascia Gemma)
GO: Erano VESTITI da straccioni. Assassini camuffati.
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GO: Questa è l’infamia peggiore nella storia di Monte Rosso. Questo è l’evento che verrà raccontato
in futuro, quando si narrerà come Io, Goffredo di Monte Rosso, abbia distrutto Pontescuro e ne
abbia dispersi resti in tutta la valle.
Mio fratello era il più nobile degli uomini, ed è stato ucciso nel più meschino dei modi. Senza
coraggio, senza battaglia, senza onore. Fin dal primo istante in cui il feudo diventò una nostra
responsabilità, loro sapevano che eliminarlo mi avrebbe messo in difficoltà. Sapevano anche che mia
figlia entra solo ora nell’età giusta per il matrimonio e quindi che Cesare era il mio unico erede. Lui
era un amministratore attento, sapeva come trattare con i contadini e i mercanti. Chi si occuperà ora
dei raccolti? I nostri raccolti, decimati dalle tempeste… Erano ciò su cui si basava l’intera vita del
feudo. Loro sapevano anche questo.
Io gli avevo detto di usare una scorta, ma Cesare parlava sempre di pace, prosperità, amore per il
prossimo, si riempiva la bocca di parole come perdono, armonia… E ora, accoltellato come un
animale da macello. Sì, è stata la più vile delle imprese. La più lurida, adeguata ai porci di Pontescuro.
M1: L’offesa richiede una risposta, Goffredo.
GO: Sì, Elisabetta, una risposta violenta. Ma a volto scoperto, non in incognito.
GM: Padre, è un errore, il signore di Pontescuro non è il mandante, non c’è nessun mandante.
GO: Il mandante c’è e non può essere che lui. LUI, LUI SOLO! Morirà. Domani morirà.
M1: Domani la guerra potrebbe essere alle porte. Noi non possiamo permettercelo.
GO: E’ giusto, hai ragione. Stanotte, adesso! L’assassino di mio fratello morirà ORA! DEVE
MORIRE per permettere alla nostra famiglia di mantenere l’onore. Tu verrai con me (a Gemma).
LU: Mio signore, è una mossa molto grave e affrettata, dovreste lasciar passare la notte per riflettere,
o almeno attendere la sepoltura di vostro fratello
GO: Silenzio, donna! Mio fratello non potrà riposare in pace prima di essere vendicato.
Il signore di Pontescuro morirà stanotte e tu, Gemma, verrai come me per cercare nel suo paese e
tra le sue guardie gli schifosi assassini di mio fratello, così che sia loro che il mandante vengano
giustiziati! Preparate i cavalli. Questa notte laverò in un fiume di sangue questa orrenda ingiuria.
(Buio)
Scena 3 bis – Monologo di Giuseppe
GI: (da solo) Ricorderò per sempre quel che mi è successo questa sera. Ricorderò per sempre di
averla salvata, di averle preso le mani, di averla aiutata… che terribile destino sapere che non potrò
mai più rivederla!
Io non sono un nobile, sono solo un orfano e tutto quello che ho fatto nella vita è stato occuparmi
degli animali del mio signore. Non so come un poeta o un re lo descriverebbero, però so che questo
fuoco, che si è acceso dentro di me, è lo stesso che muove i principi a combattere le guerre.
È nato da una disgrazia, è vero, ma la bellezza più profonda non si trova forse nella tragedia? Averla
salvata mi ha reso, per così dire, il suo cavaliere, e devo esserne all’altezza. La avrò, convincerò suo
padre e sua madre, andrò oltre le divisioni tra questi due feudi, questo sentimento andrà oltre. Lei
sarà mia. (Buio)
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Scena 4 – Scrittore\Editrice 2
ED: (faccia schifata) La bellezza più profonda non si trova forse nella tragedia? Non lo decidiamo io e lei
qua nel mio ufficio, ma sicuramente la linea editoriale di questa azienda non è d’accordo con questo
libro. La sua tesi è molto discutibile.
SC: Lei è un’ignorante! Io sono convinto della perfezione della mia opera e della solidità filosofica
della mia tesi!
ED: Intanto lei non sapeva una mazza del medioevo di cui vuole scrivere, ma per capirci, se io
cestino il suo manoscritto lei è filosoficamente convinto che non ci siano problemi ad andare da un
altro editore, giusto? (Fa il gesto di buttarlo)
SC: NO FERMA
ED: Ah! Qui casca l’asino.
SC: A chi da dell’asino?
ED: pffff è un modo di dire!
SC: Mai sentito. Può fare delle modifiche, comunque. Se vogliamo distruggere la bellezza.
ED: Ma la smetta di fare l’artistoide, che a lei interessa solo guadagnare due lire! Adesso le dico io
come andiamo avanti… Cosa succederebbe nel castello del nobile rivale?
SC: Goffredo di Monte Rosso arriverà nel castello del rivale facendosi annunciare e Alfredo di
Pontescuro lo accoglierà. Dopo un breve scambio, che vede qui, Goffredo lo ammazza. E’ un
passaggio bellissimo.
ED: Ha chiamato Alfredo il nemico di Goffredo? Alfredo e Goffredo?
SC: è un nome come un altro
ED: E’ un nome che non va bene, sembrano un duo comico anni 80. Le scoccia se cambio
qualcosa? Per esempio, lei come pensava questo personaggio… il Cavaliere? Faccia vedere (sfoglia,
Ser Damiano entra in controscena)
SC: E’ uno dei miei personaggi preferiti: un ragazzino, spaventato e insicuro, a cui viene assegnato
un ruolo di grande responsabilità e importanza senza che sappia come affrontarlo.
DA: (al pubblico) Loro si aspettano da me che io sappia cosa fare, che io sappia cosa decidere. Ma
come farò? Come potrò tener fede ai miei impegni? Questo non è un gioco e io non sono ancora
pronto. Questa spada (la guarda) so a malapena come alzarla, come potrei mai usarla per uccidere un
uomo. Io non sono questo, non sono ancora un guerriero. Come farò? Quale sarà il mio destino?
ED: Non va. Lo cambiamo. Stia zitto, ascolti me. Può anche rimanere un ragazzo ma lo facciamo
più interessante, tipo così.
DA: Nella mia giovane vita ho combattuto e vinto innumerevoli battaglie, eliminato ogni nemico
che mi si è parato di fronte. Ho vinto guerre, condotto assedi, ucciso regnanti e sedotto le loro
regine. Ovvio, ho ricevuto molte ricompense per le mie imprese. Eppure ecco…tutto quell’oro… ho
speso moltissimi soldi in vino, gioco e donne… e il resto li ho sperperati. Buttati al vento,
scialacquati. E quando un uomo come me, abituato ad un certo tenore di vita, si ritrova diciamo in
ristrettezze, ecco che egli è costretto a compiere imprese ben meno nobili.
Ruberò la reliquia di San Zeno. Conosco già un mercante fuorilegge che me la pagherà con più oro
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di quanto io ne possa spendere. Ce la farò, questi stolti di campagna rimarranno abbagliati dal
fulgore della mia armatura di cavaliere.
SC: Mi sembra un po’ eccessivo.
ED: Al pubblico piacciono le cose eccessive.
SC: Mah… Veda lei.
ED: E certo che vedo io… Ma ci arriviamo dopo, vedo il cavaliere un personaggio successivo.
Torniamo dov’eravamo, dopo il delitto. Anche l’altro feudatario ha una moglie?
SC: Sì, esatto. E la moglie di Alfredo è il riflesso della moglie del suo rivale Goffredo, un’altra donna
profondamente turbata, sì, da una vita violenta e sfortunata.
M2: (versione tragica) La guerra. La guerra è ovunque… Io vedo le anime dei caduti. Risorgere,
parlarmi. Le loro voci si stagliano contro il silenzio che è nella mia testa. Parlano del freddo, del
freddo da cui provengono. Nella mia testa. E’ assordante, è terribile. È il silenzio disgustoso, ne
sento l’odore e il sapore ferroso, il silenzio che preannuncia una battaglia, che preannuncia la
disperazione… I barbari del nord distruggeranno tutto di nuovo… stanno tornando, stanno
tornando… Alfredo? Alfredo dove sei? Aiutami!
ED: Alfredo non può chiamarsi Alfredo. Sa qual è un nome medioevale bello? Azzo.
SC: Nessun mio personaggi si chiamerà Azzo.
ED: Questo personaggio non è suo, è un dono artistico che lei ha fatto al mondo (presa in giro)
SC: Non mi prenda in giro!
ED: Non ho forse ragione? Azzo sarà Azzo. Piuttosto, sua moglie non va bene. È lo stesso
personaggio di quella di Goffredo.
SC: No, non è lo stesso, è parallelo. Speculare.
ED: È semplicemente un doppione. Io la immagino proprio con la stessa faccia, identica.
SC: Quindi cosa propone?
M2: AZZO? AZZO! Dov’è quel CRETINO quando ne ho bisogno! Dove sono i miei servi, dannati
plebei?! Questa casa va avanti solo grazie a me, solo grazie a me! Se solo avessi un po’ di pace, due
braccia grandi e forti a cingermi… se solo tornassi… tornassi tu. Sono passati 14 anni ormai, 14
lunghi anni… Il mio cavaliere del Walhalla… Ancora ricordo la tua lunga treccia bionda intrisa del
sangue dei tuoi nemici, la tua barba folta, profumava di battaglia e di legno vichingo… Olaf, amore
mio, torna da me. Torna da me!
SC: NO, NON SI PUO’
ED: Secondo me invece così è più interessante. È una donna diversa, in forte contrasto con la
precedente. Stia zitto. Non controbatta se no non pubblica, lo capisce? Torniamo a noi.
Siamo a casa di Azzo, allora, signore di Pontescuro…Facciamo che anche lui ha una figlia, ma al
contrario di Goffredo non ha nessun problema di denaro. (Intanto prende appunti) Ipotizziamo
anche che le economie del suo paesino si basino su un altro business, non sull’agricoltura.
Aprirei quindi il capitolo con la casa di Azzo, proprio mentre Goffredo e sua figlia stanno arrivando.
(Buio)
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Scena 5 – In morte della porcellina
IS: (piange disperata) Nulla potrà mai più riportarti da me. Eravamo inseparabili, avevamo un’unica
anima. Non è giusto che ciò che ci è più caro al mondo ci venga strappato dalle mani, così, senza
ragione. Devo andarmene da questa rocca ai confini del mondo, persa in mezzo al nulla, devo
andarmene il prima possibile. Io cerco sempre di essere perfetta per la mia famiglia, eppure ecco, mi
viene fatto uno sgarbo dietro l’altro. Sarei scappata sola con te… amore mio… se solo tu fossi
ancora qui... ti amavo da quando ero solo una bambina, e giocavamo insieme… com’è crudele la
vita. San Zeno, riporta a me ciò che amavo! Ascolta la mia preghiera!
EM: Isotta? Stai in po’ meglio?
IS: Emilia… Sorellina… vieni qui (si abbracciano, lei piange) Come faccio a stare meglio? È una
disgrazia!
EM: (si allontana dall’abbraccio) Devi scusarmi eh, non voglio urtare la tua sensibilità, però… c’era
da aspettarselo
IS: Non dire così! Non è vero!
EM: Scusa. Non ti agitare, ragioniamo a freddo.
IS: Non si può! Io soffro come all’inferno!
EM: Secondo me tra due giorni te lo sei già scordato, ma comunque, seguimi un attimo: qual è
l’attività della nostra famiglia?
IS: Governare Pontescuro?
EM: No Isotta, dai, impegnati, su.
IS: Sai che nostro padre non vuole che se ne parli, se ci dovesse sentire si arrabbierebbe molto
EM: Se si arrabbia si calma anche, dai mo’. Allora, cosa fa la nostra famiglia?
IS: Alleva i maiali
EM: Brava, alleva i maiali, da quattro secoli. E il padre del nostro bisnonno aveva così tanti maiali
che alla fine è diventato il capetto della cittadina, giusto? Poi è arrivato un duca, un visconte, un
vescovo o chissà chi e l’ha fatto nobile. Ma, comunque, alleviamo maiali.
IS: Sì…
EM: Eh, sì. Li alleviamo, (Isotta si lamenta) li ammazziamo (Isotta si Lamenta) e li mangiamo.
IS: (soffre tantissimo) Mmm…
EM: Poi oggi è giovedì, e come di precetto si deve mangiare trippa di scrofa appena macellata, si sa!
Fra due giorni è il giorno del Miracolo di San Zeno, pensavi che non avremmo onorato la
tradizione? Ma perché piangi? Perché piangi? Lo disse San Zeno, non è uno dei suoi insegnamenti?
Se ti dà fastidio, smetti di mangiare carne come faccio io!
IS: Ma è una cosa da eretici… ed è così buona!
EM: MA LO SO che è buona, però TU ti sei scelta una maialina come animale di compagnia, e
adesso che è un po’ cresciuta e nostro padre ci ha fatto le salsicce, stai male
IS: POVERINAAAAA
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EM: Oh santo cielo, dai Isotta, ma cosa piangi, ne ammazzeranno 200 al giorno solo qui a
Pontescuro, è tutto il pomeriggio che vai di lungo, non hai detto ieri che vuoi cercare marito? Cerca
di contenerti, allora!
IS: In attesa di un marito, lei era il mio unico amore (Entra Azzo) prima che LUI se la mangiasse!
AZ: Ma, a dire il vero l’abbiamo mangiata un po’ tutti.
EM: Io no.
AZ: Tu no, Emilia, perché sei degenerata, stella, ma tutte le persone normali della famiglia sì.
Isotta, cara, quale gesto di digest… ehm, di commistione, di amicizia più intima c’è tra l’uomo e il
maiale, se non l’atto del primo nel mangiare il macinato delle carni del secondo?
IS: Padre, io soffro veramente per ciò che è accaduto. Io le volevo bene, lei non era da mangiare
AZ: Non cruda, diciamo. (Lei soffre) Dicevi sempre che era tanto buona, come facevi a dirlo senza
averla assaggiata? (Entra M2)
M2: Azzo, lasciala stare.
AZ: Isabella, amoruccio
M2: Non chiamarmi amoruccio, mi fa sentire una mendicante infelice. E lascia stare tua figlia,
peggiori solo la situazione
AZ: Io non volevo farle un torto
EM: Se tu non avessi voluto farle un torto non le avresti fatto mangiare il suo maiale!
M2: Emilia stavolta ha ragione, se tu me ne avessi parlato ti avrei fermato.
AZ: Io non avevo capito che non fosse da mangiare, te lo giuro. I miei uomini fanno quel lavoro
tutto il giorno: prendi il maiale, sgozza il maiale (OINK) trita il maiale. (Isotta soffre) Prendi il
maiale, sgozza il maiale (OINK) trita il maiale. (Isotta soffre)
M2: Ma Azzo! Per l’amor del cielo.
AZ: Scusa. Comunque, quando vedono passare una maiala non è che le chiedano il nome prima, per
accertarsi che non sia domestica. Io pensavo che a Isotta piacesse l’idea di allevare lei stessa le sue
costolette come ad un agricoltore piace coltivare e crescere i propri pomodori, la propria insalata...
M2: Che razza di idiozia, tu proprio non ci arrivi eh?! Piuttosto, guarda cos’ho trovato, magari le fa
piacere. (Estrae il fiocchetto mezzo distrutto)
AZ: Cos’è? Un pezzo di budello?
EM: Che schifo. (Si accorge che ci sia qualcuno alla porta)
M2: Non è budello, è il fiocco della maialina
AZ: Ah, sì, ora lo vedo. Che carino.
IS: Il fiocco! Amore mio! (Lo prende e lo bacia) oh… che puzza…
AZ: Fa sentire (lo annusa) ci vuole più rosmarino la prossima volta
IS: Lasciatelo! È mio!
EM: (indicando le quinte) Padre… c’è un tizio sulla soglia con una ragazza
AZ: Come un tizio (si gira e li vede, si prende paura) Per San Zeno! Qual buon vento, entrate …
(entrano lentamente) Sono ormai alcuni anni eh, che non ci vediamo. Voi siete, coso, dai.
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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M2: Boh, Gustavo per me
AZ: Gustavo di Monte Rosso
GO: Il mio nome è Goffredo. Dubito lo dimenticherai più.
AZ: Non ne sarei così sicuro, eh eh eh.
M2: Si dimentica qualsiasi cosa
AZ: Allora, vecchio mio, (porge la mano ma non gli viene risposto) come avete fatto a entrare ehm
cioè, qual buon vento vi porta qui?
GM: Padre, andiamocene, siamo ancora in tempo
GO: TACI, ho detto! Quante volte te lo devo ripetere? (Ad Azzo) Sono qui per parlamentare
AZ: Alla decima ora? Bella vòia! Mi piace! Bravo. Voi siete un gran lavoratore, come me.
M2: Gentili ospiti, vogliamo andare nello studio? Posso far preparare qualcosa di caldo
GO: Qui va benissimo. (Silenzio teso per un paio di secondi, Isotta singhiozza) Isabella, perché
vostra figlia piange?
M2: Oh niente, una perdita.
GO: Perdita?
GM: Padre, non stanno parlando della nostra perdita
IS: Un assassinio!
GO: Di cosa sta parlando (mette la mano al coltello)
AZ: No guardate, non so cosa intendiate, non mi sembra il caso di scaldarsi.
IS: Certo, voi dite sempre così!
AZ: ISOTTA!
IS: Io mi ritiro nelle mie stanze.
AZ: Ritirati nelle tue stanze! Giusto!
GO: Chi è stato assassinato?
AZ: No, vi ripeto, niente di importante, solo un suino
GO: Cosa hai detto? Come l’hai chiamato? I-io… il mio casato…
AZ: Suino. E’ il nome che si addice alla sua razza. Sus scrofa Domesticus. Al ninèn.
EM: Per Isotta cal ninèn era “una persona” importante, padre, le voleva bene
GO: A chi voleva bene? Vostra figlia. Io non sapevo che… non sapevo…
AZ: Oh santo cielo, sì, gli voleva bene. Mia figlia si intratteneva con un maiale, va bene? Non si agiti
adesso, non è mica morto nessuno. Cioè, maiale a parte.
GO: S-Si intratteneva? Lo chiama maiale?
AZ: Ma sì ci giocava, ci parlava, ci passeggiava, se lo portava anche dentro il letto! (GO Sta
impazzendo, guarda Emilia in cerca di una conferma)
GO: Voi siete mostri
EM: Si portava davvero il maiale nel letto, che schifo, l’ho vista anch’io. Faceva una puzza…
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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AZ: E io stasera l’ho fatto comunque sgozzare, è chiaro che lei piange.
O meglio, non sono stato io, ho i miei ragazzi che fanno questo di lavoro, danno un occhio e
quando sono pronti (OINK), tagliano il collo. Non è che stessero a indagare se fosse quello con cui
si dilettava mia figlia o meno, loro l’han preso e l’hanno sgozzato. (Suono “maschile” sgozzatura)
Che poi, l’hanno presA, non presO. (Suono “femminile” sgozzatura) Era una porcellina.
GO: COME OSI PARLARE COSI’? CHE IDDIO TI FULMINI! ADESSO MORIRAI! (Si
inseguono)
AZ: Be’ questa cosa è scappata di mano piuttosto in fretta: credo che sia ora che io vada, cioè che
voi andiate.
GO: TU NON SGOZZI L’EREDE DI MONTE ROSSO CHIAMANDOLO MAIALE!
AZ: Macché Monte Rosso, ma cosa dite? Io sto parlando solo del maiale con cui giocava mia figlia!
GO: Io non sapevo di Cesare e di quella ragazza, ma non era sposato e il suo cuore sarà stato
sedotto con chissà quali laide promesse. Tu morirai comunque (lo assale)
AZ: Io non capisco, e odio non capire. GUARDIE! Cacciate quest’uomo da casa mia! (Zuffa)
LIBERATE I MAIALI (Buio sulla zuffa)
Scena 6 – Gemma e Isotta
(In sottofondo urla e suoni di rissa)
GM: Isotta, voi siete quasi mia coetanea, è vero?
IS: E’ vero, Gemma, di poco non lo siamo
GM: Quindi posso parlarvi francamente? Potrei darvi del tu, seppure mi trovi ad essere una così
sgradita ospite in casa vostra?
IS: Certo, amica mia, la solidarietà tra pari è il minimo che io possa offrirvi in una simile circostanza.
Offrirti, scusami.
GM: Grazie, sei molto gentile. Il signore di Monte Rosso, mio genitore, è…
IS: Completamente folle? Lo è anche il signore di Pontescuro, mio genitore.
GM: Questo mi risolleva, almeno in parte.
IS: Se entrambi non lo fossero (guarda oltre le quinte), ora non sarebbero nella porcilaia a darsele di
santa ragione senza alcun motivo. (Urla da fuori) Sembra che la cosa prenda una piega inaspettata (si
sporgono)
GM: Chi è quell’uomo alto e di bell’aspetto, sebbene un po’ sporco di sterco? (Si sentono urla
indistinte da dietro le quinte)
IS: E’ il prestante Ubaldo, uno dei nostri porcari. Noi lo chiamiamo il Caldo Ubaldo.
GM: Capisco (si sventola) … capisco bene perché lo chiamate così! Mi complimento per come sono
virili ed energici i vostri servi. Sta picchiando entrambi i nostri genitori con grande vigore!
IS: Grazie, mi fa piacere tu l’abbia notato. Scusami se cambio discorso verso temi meno allegri, ma
mi dolgo della perdita di tuo zio Cesare, lo conoscevamo di fama come un uomo saggio.
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GM: è stata una grave disgrazia. Io mi dolgo della perdita di…
IS: Pancetta.
GM: Chiamavi Pancetta il tuo animale di compagnia?
IS: Sì. Mio padre quando me la regalò disse che era un nome di buon auspicio.
GM: Che terribile destino.
IS: Quando sarò sposata non permetterò a mio marito di fare una cosa del genere a mia figlia.
Fuggirò da queste terre appena potrò.
GM: Sai già chi sarà tuo marito?
IS: No, per niente. Ma starò alle decisioni dei miei genitori, in modo che non mi facciano venire il
sangue amaro. E tu?
GM: Io ho conosciuto un uomo, proprio oggi. E’ lui che sposerò, lo sento.
IS: Ti auguro tutta la fortuna del mondo!
GM: Grazie! Oh guarda, la rissa è finita Ubaldo si è fermato.
IS: Oh no, sta solo prendendo fiato. Ecco, ecco hanno ripreso. È instancabile.
GM: Davvero! Di nuovo complimenti. Ecco, ora non si rialzano davvero più. E’ ora che vada a casa.
Da oggi permettimi di considerarti mia amica.
IS: Certo Gemma. Anche tu lo sarai per me. E’ stato un piacere incontrarti.
GM: Anche per me. (Buio)
Scena 7 – Lo sposo (Scena doppia)
(Isotta e Emilia in scena, entra Azzo scapestrato e dolorante)
AZ: Al fine siamo riusciti a ricacciare quel dannato Monte Rosso e la sua figliola a casa propria
IS: Come sta Ubaldo?
AZ: Cresce vigoroso. Per puro errore mi ha colpito alcune volte, ma si è scusato molto.
I suoi pugni probabilmente domattina saranno doloranti, una giusta punizione, ben gli sta.
Isotta, devo parlarti di una cosa. Cosa vi siete dette tu e Gemma di Monte Rosso?
IS: Poche cordiali chiacchiere da ragazze, padre, mi è sembrata molto gentile ed educata.
AZ: Non fare amicizia con lei, presto sarete concorrenti
IS: Concorrenti? E perché mai?
AZ: Avremo una visita, si dice che un nobile cavaliere di nome Ser Damiano alloggerà al santuario di
San Zeno, quello che si trova proprio a metà tra Pontescuro e Monte Rosso, per omaggiare la sacra
reliquia.
IS: Oh. Interessante.
AZ: Ho sentito dire che Damiano sia uno dei cavalieri più valorosi e facoltosi dell’intera regione. Un
vero eroe, un uomo nobile, forse in odore di alte cariche. Un uomo non sposato.
EM: I servi dicono che tutti i cavalieri sono donnaioli.
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AZ: E tu non devi parlare coi servi, infatti
EM: Perché? Sono loro che parlano a me
AZ: Noi siamo di diverso lignaggio, Emilia
EM: Poche generazioni fa eravamo come loro anche noi
AZ: EMILIA! Non ti permetto di parlare così! Lasciami dire a Isotta quel che le volevo dire, anche
se ormai è ovvio. Tuo padre ordina che tu vada in moglie a Ser Damiano, e faccia tutto quel che ti è
possibile per ottenere questo risultato e questa grande vittoria della nostra famiglia.
SOPRATTUTTO se anche Gemma di Monte Rosso, tua NON amica ma NEMICA, cercherà di
ottenere questo risultato. E’ chiaro?
Altra metà del palco: Lucilla, Goffredo e Gemma. Anche qui il nobile è distrutto.
LU: Questa scorribanda si poteva benissimo evitare, avete rischiato la vita.
GO: Lo so Lucilla, grazie (offeso). Occupati dell’educazione di Gemma, non della mia.
LU: Come sempre, mio signore. Prima di ritirarmi nelle mie stanze, vi ricordo che Cesare vi aveva
avvisato di un importante evento. Qualcosa di cui Gemma dovrebbe essere informata, siccome esso
condiziona la sua intera vita futura.
GO: Ah, certo. Dannazione. L’ira e la vendetta mi hanno fatto dimenticare tutto. Gemma, ascolta
Lucilla. Questa è una cosa di primaria importanza.
GM: Sì… certo. Condizionerà la mia vita, avete detto?
LU: E’ quello che ho detto. Si tratta del vostro promesso sposo, è giunta l’ora per voi di trovare
marito. Siete stata istruita a riguardo, volete dire qualcosa?
GM: Sì, grazie, voglio dire una cosa importantissima: so già chi voglio sposare (GO e LU si
guardano)
GO: Non è tua responsabilità scegliere, Gemma. Lo sai bene
GM: Lo so ma posso farmene carico.
GO: No, non puoi.
LU: Non è il vostro compito. E non è nemmeno un vostro diritto.
GM: So che non lo è. Però è lo stesso… io credo di essere innamorata.
(AN fa cenno a LU di intervenire)
LU: Non siamo qui per parlare d’amore, Gemma. Fate silenzio e ascoltate bene. FATE silenzio, è
questo che si richiede ad una dama. Rispettate vostro padre, che è anche il vostro signore e sovrano.
GO: Tu sposerai Ser Damiano, un nobile cavaliere che si dice stia raggiungendo in pellegrinaggio
queste terre. Fratello Alberico in persona, il frate che custodisce la reliquia di San Zeno, ci ha
informati della sua venuta.
LU: Egli sarà un marito migliore di chiunque voi aveste in mente e NO, non dite di chi si trattasse.
Dalle vostre labbra dovrà uscire un solo nome da ora in poi, sussurrato con amore: si tratta di Ser
Damiano il Conquistatore.
GM: Con quest’uomo di cui mi parlate, che io non conosco, non potrò che essere infelice.
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GO: Qui ti sbagli. E’ di certo un uomo valoroso ed educato, che saprà onorarti, difenderti e volerti
bene.
LU: Sarete felice, dovrete esserlo.
Altra metà del palco: Emilia, Azzo e Isotta. Continuano da prima
EM: Oh ma chi sei tu per dare ordini?
AZ: Come chi sono?! Abbi rispetto per le gerarchie!
EM: Ma quali gerarchie, ma cosa vuoi? E poi, ti sembra verosimile che Ser Damiano sposi la figlia
dei porcari?
AZ: Noi non siamo porcari. Non più.
EM: Sì va bene, non siamo porcari. Se non siamo porcari, dimmi padre, per quale interessantissima
ragione ci sono maiali ovunque?! I cortili sono pieni di maiali. Sugli affreschi dei nostri saloni ci sono
scene di caccia al maiale, attività nobile che tra l’altro non esiste.
AZ: Sono scene mitologiche.
EM: Sì, (sarcastica) tratte dalla famosa Azziade di Omero. Ci rendiamo conto che ANCHE sul
blasone della famiglia c’è un maiale!
AZ: Si sposava benissimo con lo sfondo ceruleo.
EM: Certo, (sarcastica) quindi è un caso! E io quando mi sposo?
AZ: Sei forse gelosa, Emilia?
EM: No, ma perché non posso sposarmi anch’io?
AZ: TI SPOSERAI quando lo riterrò giusto e vantaggioso.
EM: Isotta, non sposarti, non devi fare quel che dice lui, è sempre il contrario di quello che vogliamo
fare noi
IS: Sposerò Ser Damiano!
AZ: Oooh! Grande notizia!
EM: Fai sempre quello che ti dicono!
AZ: No, Emilia! Sei tu che non fai mai quello che ti diciamo. Sei tu, ad essere degenerata!
EM: Tutto perché non mangio il maiale.
AZ: E TI SEMBRA POCO?
EM: A me non piace che siano ammazzati degli animali, mi disgusta. Non posso avere un’opinione?
Non posso pensarla diversamente?
IS: Emilia, padre, non litigate. La questione è già risolta, Ser Damiano e io ci sposeremo, o almeno
mi impegnerò al massimo perché questo accada. Al banchetto, poi, predisporremo un’area in cui
anche Emilia potrà trovare qualcosa di suo gradimento.
EM: Non ti interessa scegliere chi sposerai? Così, sei in balia delle decisioni degli altri?
IS: Io ho deciso, Emilia. Ho già deciso. Voglio sposare Ser Damiano.
EM: Ah be’, tanto sarà sicuramente ricco sfondato…
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AZ: BRAVA E BUONA! Figlia prediletta. CATTIVA! Figlia erbivora. Impara da lei, prendi
esempio. Cerca di compiacere me e tua madre. Cerca. Inizierò a organizzare un incontro con il
cavaliere. Ricordati: nella zuffa con Goffredo di Monte Rosso qualche parola è saltata fuori: forse
anche sua figlia cercherà di conquistare Ser Damiano. Tu dovrai sconfiggerla.
IS: Ah… Sì. Va bene, Accetto. Lo farò. (Buio)
Altra metà del palco: Lucilla, Goffredo e Gemma
GM: Quindi, come se non bastasse, dovrò scontrarmi con la mia amica Isotta?
GO: Lei non è tua amica, è una tua rivale.
GM: Perché mi fate questo? Cosa ho fatto di sbagliato?
LU: Non avete sbagliato niente, siete premiata con un marito di rilievo. Con un grand’uomo. E
contro Isotta, una nobile da poche generazioni, la vostra famiglia dal passato glorioso non potrà che
trionfare.
GM: Ma noi siamo più poveri dei Pontescuro.
LU: La nobiltà di una famiglia non si misura dal peso dei suoi forzieri, Gemma, ma dalla purezza del
suo lignaggio. Dite un’altra cosa del genere e verrete bacchettata.
GM: Io non voglio. Non voglio sposarlo, non intendo farlo. Vi prego padre, vi prego, lasciatemi
sposare chi amo! Perché condannarmi ad una vita di sconforto?
(Entra la madre)
M1: Gemma, non ho potuto fare a meno di sentire le tue parole
GO: Elisabetta, dovresti riposare. Dovresti stare nelle tue stanze
M1: Non voglio riposare ora. Gemma, tu dovrai sacrificarti.
GM: Perché?
M1: Perché non c’è un destino diverso nel tuo futuro. Devi abbandonare le speranze. Devi capire.
Devi abbracciare la tua condizione. C’è così tanto male fuori da qui, così tanto male… e noi siamo
qui per difenderti. Ma tu sei solo una bambina viziata, tu non hai visto l’orrore, la guerra! Tu pensi
che tutto questo sia un gioco, ma non è un gioco, non è un gioco. Solo noi sappiamo quel che è
meglio per te. Devi essere forte. Forte. (Buio)
Scena 8 – Il balcone
GI: Gemma! Gemma! Oh mio dio, forse non ha ricevuto il mio biglietto… forse il servo a cui l’ho
dato mi ha mentito… Devo svegliarla? se facessi troppo rumore mi salterebbero addosso e mi
sbatterebbero nelle segrete
GM: Non aver paura Giuseppe, sono qui
GI: Gemma! Per fortuna! Ero già disperato. Ascoltami, so che ci siamo visti una sola volta, ma gli
occhi dell’amore non mentono. Io ti amo, Gemma! L’ho saputo dal primo istante, tu hai salvato me
e non il contrario! Fuggiremo insieme, ci sposeremo altrove, lontano da qui
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GM: Giuseppe, io non posso scappare con te. Io ora sono promessa in sposa e devo restare qui.
Combatterò per il mio diritto di scelta, combatterò e alla fine vincerò.
GI: (sconvolto) Promessa… promessa. A chi? Dimmi solo questo.
GM: A Ser Damiano, che non conosco neanche.
GI: Un cavaliere, certo. (C’è rimasto) E se non obbedirai la tua famiglia ha minacciato di ripudiarti?
GM: Sì, ma te l’ho detto, combatterò e vincerò, contro tutta la mia famiglia.
GI: Certo, sai quante volte l’ho già sentita questa. Dì la verità… è perché puzzo?
GM: No!! Come puoi dire così? Tu hai un odore… caratteristico…
GI: Sei gentile a dirmi questo. Ora devo andarmene: quant’è vero che ci amiamo, troverò una
soluzione e tornerò da te!
GM: No! Non mi abbandonare! Non privarmi della tua puz\ del tuo aroma!
No! Se n’è andato… perché tutto Monte Rosso è permeato, è come intriso di… di tragedia, di
amarezza, eppure siamo finita a parlare della sua puzza. Perché proprio ora? Sembra che qualcuno
voglia prendersi gioco del nostro destino avverso. È disumano seppellire con una risata la mia
sofferenza. Cos’ho fatto per meritare questo?
Scena 9 – L’arrivo del Cavaliere
FR: Accogli tu il cavaliere alla locanda, Fratello Alberico – certo, mio duca, ci penserò io – se l’avessi
saputo, che era un giovane iracondo e spocchioso… Servo i capricci di Monte Rosso E ANCHE di
Pontescuro da vent’anni, eppure nessuno mi considera. Non avrei mai dovuto accettare questo
compito!
(Cade in ginocchio) Chiedo perdono. Perdono per questi pensieri così lontani dallo spirito
dell’Ordine. Ora et Labora. Ora et labora. Questa è la mia missione. Ser Damiano è mio ospite, mio
graditissimo ospite. (Si rialza) Ci penserò io, non gli mancherà nulla.
Ma è così stupido, così ignorante, così viziato ed avvezzo a criticare!
NO! Non devo fare questi pensieri. La mia ira è peccato.
Ma lo è anche la sua superbia, così vile e gretta, così gonfia e… e… (entra Damiano)
DA: Frate, cos’è questa patetica litania che disturba la mia pennica? Il mio corpo perfetto ha bisogno
di rigenerarsi. Smettila, orsù, fai baccano come una processione. Inoltre, questo luogo PUZZA.
FR: San Zeno proibì di accogliere pellegrini in condizioni indecorose, mi dispiace, ser, ma abbiamo
cercato di pulire il più possibile.
DA: Non è vero! Non te ne dispiaci ed è impossibile che tu abbia pulito. Guarda questa stanza, è
lercia! C’è dello sterco proprio lì!
FR: L’ha posato il vostro cavallo, pochi istanti fa. Tra l’altro vi avevo chiesto di non lasciarlo entrare
nella locanda.
DA: IL MIO DESTRIERO è degno di entrare dovunque io entri, e inoltre ha l’intestino timido, non
riesce a farla lontano da casa. Se non sbaglio San Zeno disse anche che il cavallo dell’ospite sia da
accogliere al pari del cavaliere! Guarda! C’è dello sterco proprio lì!
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Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
FR: Questo insegnamento del santo mi giunge nuovo.
DA: E allora studia di più!
FR: Forse dovrei, ser. Me ne dispiaccio molto.
DA: Si è mai visto un cavaliere albergare in luogo che puzza in tal modo?
Con, lasciamelo dire, cacca nel disimpegno? Forse dovrei raccontare a un duca o a un mio amico
conte che Fratello Alberico, che vive al confine tra Pontescuro e Monte Rosso, fa alloggiare i suoi
ospiti più nobili nel letamaio del suo monastero!
FR: Non fatelo, Ser Damiano.
DA: Ti rendi conto che mi rimarrà l’odore attaccato ai capelli? Sto cercando di rendermi
presentabile, che diamine!
FR: Le apparenze esteriori sono marginali rispetto alla purezza dell’anima
DA: La mia anima è già pura, frate, solo successivamente sono arrivato a curare il mio corpo fino a
renderlo perfetto
FR: Anche la superbia è un peccato, non lo sapevate?
DA: Quale superbia? Non prendermi in giro, le mie parole sono semplicemente commisurate
all’oggetto di tale lode, e cioè a me stesso.
FR: Voi sicuramente siete un uomo ammirabile, Ser Damiano, ma ricordatevi che nessuno di noi è
degno di lodarsi con lo stesso fervore con cui si lodano il Signore e San Zeno!
DA: (offeso) E infatti io lodo TANTISSIMO San Zeno, anche più di me. A proposito, non sono
venuto qui a parlare con te, Frate, ma per visitare la sacra reliquia. Se non ricordo male, fra
pochissimo sarà il sacro giorno del Miracolo di San Zeno. Quando potrò contemplare l’Occhio?
FR: A tempo debito, cavaliere. La santissima reliquia viene esposta solo a mia discrezione. (Sospira)
Scusatemi se cambio discorso. Come sapete, i due nobili che detengono il potere nella nostra valle
hanno entrambi figlie femmine e in età da marito. La cosa è anche più complicata di così, ma ora
non sto a spiegarvi (viene interrotto)
DA: Cosa vuoi dire?
FR: Come in tutti i piccoli paesi, ci sono vari “segreti” e particolarità, e io essendo il confessore di
entrambi i casati ne sono al corrente. Ma quel che volevo dirvi è che presumo, dato il momento
critico per i due feudi, che i due nobili possano proporvi entrambe le figlie come possibili mogli.
DA: Nobili che mi propongono figlie, una storia già sentita molte volte. Una sola figlia a testa?
FR: In età da marito sì. Ora, dovete sapere, la vostra scelta è molto delicata, e può compromettere gli
equilibri della valle.
DA: Ecco, vedi, io me lo chiedo sempre: i saraceni possono prendere come mogli svariate donne,
innumerevoli… perché non possiamo farlo anche noi? Personalmente, una legge del genere mi
avrebbe tolto dall’imbarazzo tantissime volte.
FR: Cavaliere, non siate eretico. Dovrete scegliere una delle due figlie, o nessuna. Dopo lo
scioglimento del vostro ultimo matrimonio tutti si chiedono chi sarà la vostra prossima amata.
DA: Dimmi, frate, Quale delle due donzelle è più ricca? Non che io scelga in base a questo eh, anzi.
È più una curiosità.
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FR: Gemma di Monte Rosso, ser, proviene di certo dalla famiglia con lignaggio più puro.
Isotta di Pontescuro, invece, ha alle spalle finanze più solide.
DA: Ottima risposta. La riporterò all’imperatore.
FR: Certo, so che siete amico personale e fidato alleato dell’imperatore. Se posso consigliarvi, darvi
un mio parere (viene interrotto)
DA: Senza offesa, frate plebeo, ma il tuo parere per me è considerato poco sotto quello del mio
cavallo. Sono loro, questi due codazzi che si avvicinano?
FR: Sono loro, signore.
DA: Molto pittoreschi. (Fa per salutarli)
FR: FERMO! Non li salutate. Porta sfortuna.
DA: Salutarsi porta sfortuna? Siete proprio gli ultimi dei plebei di campagna
FR: San Zeno proibì ai suoi seguaci di salutarsi fuori dalle mura della sua chiesa, e questa è rimasta
una nostra tradizione. Spostiamoci quindi nell’abbazia, e lì potrete ascoltare le proposte dei nobili.
(Buio, musica “sacra”, luce con Altare con reliquia e tutti inginocchiati tranne i due nobili)
Scena 10 – Presentazioni
I due nobili stanno alle spalle delle figlie. Da una lato i Monte Rosso, dall’altro i Pontescuro. Azzo è con Isabella.
PENITENZA: Se san Zeno l’ha vietato Quel suonaccio va evitato Non diciamolo mai più All’inferno ci vai tu
EM: Quello è il cavaliere? Me l’aspettavo più alto.
IS: Emilia! Parla piano, non vorrai farti sentire.
EM: Me l’aspettavo anche un po’ più ricco, con tanti ornamenti, gioielli… questo è un poveraccio!
IS: Taci!
LU: Siete pronta, Gemma? Rispondetemi.
GM: Sì.
LU: Cercate di apparire grata e felice. Siate coraggiosa e avrete una vita di soddisfazioni, fate di testa
tua e ne ricaverete solo sofferenza.
GM: Una vita di soddisfazioni, certo: priva di ogni amore e libertà.
DA: Quella è la reliquia di San Zeno?
FR: Sì, Ser. Siete al cospetto del sacro Occhio di San Zeno.
AZ: Infatti i paesani lo chiamano San Z’un oc. Così, per ridere. I plebei, sapete come sono.
FR: Quel nome è eretico e bandito da questo luogo.
DA: (lo interrompe) Ho sentito innumerevoli racconti sull’Occhio.
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AZ: Il giorno del miracolo di San Zeno lo si può vedere Piangere, guardare i penitenti con
compassione e perfino fare l’occhiolino. A me l’ha fatto.
DA: Esso cura da ogni malattia, è vero?
GO: Un suo sguardo monda il corpo dalla malattia e l’anima dai peccati.
DA: Non male. Fuori tutti, devo pregare, lasciatemi solo. (Tutti fanno la PENITENZA, lui è
sconvolto) Cosa sta succedendo?
FR: SACRILEGIO! San Zeno aveva un difetto di pronuncia e proibì ai suoi seguaci di pronunciare
tutte le parole con un determinato suono entro le mura della sua chiesa. Per farvi un esempio, lui
avrebbe detto ‘Lassiatemi’. Non come avete detto voi. LaSSiatemi. Capite?
DA: Sì, capisco. Credo. Se vi ho offesi, comunque sia. chiedo perdono.
FR: Nessuna offesa, cavaliere, a patto che facciate il rito della sacra espiazione (Mostra la
PENITENZA)
DA: Certo (PENITENZA) Ecco fatto. Cercherò di essere più disciplinato. No! (Tutti lo guardano
male, PENITENZA)
FR: Fate silenzio, Ser. Madame, messeri, bentrovati. (Si avvicinano) Siamo qui oggi, riuniti al
cospetto dell’Occhio di San Zeno, per omaggiare il nostro gradito ospite Ser Damiano. Presentatevi,
dunque.
GO: Il mio nome è Goffredo di Monte Rosso. Mia moglie Elisabetta vi porge i suoi omaggi, ma la
malattia la costringe nella nostra dimora.
AZ: Io sono Azzo di Pontescuro, questa è mia figlia minore, Emilia
EM: Ciao.
AZ: Decisamente fuori luogo. Questa è Isabella, mia moglie.
M2: È un onore. Servi vostri.
GO: Servi, esatto. Porcari, per la precisione.
M2: Almeno ai maiali non basta un po’ di grandine per disfarsi, vero, verduraio?
GO: Come osi, donna! Azzo! Vi fate difendere da vostra moglie senza dire nulla?
AZ: Mi offende molto più spesso di quanto mi difenda
FR: Fratelli, amici miei. Conosco le vostre famiglie ormai da anni, sono consapevole dell’onore di cui
entrambe sono cementate. Non abbassatevi a vili conflitti.
GO: Fratello Alberico, come sempre siete un uomo saggio. Si passi quindi ad altri più importanti
argomenti.
DA: Figlie, se non sbaglio. Figlie in età da marito. E io sono un potenziale marito.
AZ: Vedo che non vi perdete in chiacchiere, Ser
DA: Se avessi dovuto chiacchierare ad ogni proposta di matrimonio avrei passato la mia vita a
parlare. Siamo sicuri che non possa prenderle entrambe e debba scegliere? (Tutti lo guardano male,
PENITENZA)
GO: Sì, cavaliere. Siamo sicuri. State più attento al suono, però.
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DA: Fatemele conoscere, dunque. Oh santo cielo (Tutti lo guardano male, PENITENZA) È
veramente la tradizione più sciocca che io abbia mai AAAH (Tutti lo guardano male, PENITENZA)
Scusate, scusate.
AZ: Guarda come incede a testa alta nostra figlia, devi esserne fiera
M2: Stai zitto, Azzo! Non vedi che è un momento importante?
IS: (si fa avanti) Salve, nobile cavaliere. Io sono Isotta di Pontescuro, la vostra fama di straordinario
condottiero vi precede.
DA: Come puoi immaginare è ben difficile da nascondere. È un piacere incontrarti, Isotta.
IS: Io non ho mai provato un piacere più grande in tutta la mia vita. Accettate questo piccolo dono
dalla mia famiglia, una maschera cerimoniale. (Gli dà la maschera e torna al suo posto)
DA: Grazie (dà la maschera al frate)
GM: (si fa avanti molto timida mentre Goffredo le fa dei gesti) Salve, Ser Damiano. Io sono Gemma
di Monte Rosso.
DA: Sembri molto triste.
GM: No… è solo che... è solo che…
DA: Sono io a suscitare in te questa tristezza? (PENITENZA) è impossibile parlare così! Mi stanno
presentando delle figlie, suvvia!
FR: Non siate sacrilego
DA: No. Scusate. Sono io a farti tristezza?
GM: No, Ser Damiano, assolutamente no. Accettate anche questo dono della mia famiglia. (Gli dà il
pugnale)
DA: Un pugnale?
GM: Ornamentale.
DA: Grazie. E’ stato un piacere cono… ah! Frate, comincio a imparare.
FR: Ben fatto, Ser.
DA: E dunque ho incontrato le due giovani. Entrambe graziose ed ben educate fanciulle, faccio i
complimenti alle loro famiglie.
AZ: Vi ringrazio.
M2: Non hanno certo preso da te. (Entra Giuseppe con maschera, mantello e pugnale)
GI: DAMIANO! È LA TUA ORA! AAAH!
(I due nobili si lanciano contro Giuseppe e lo bloccano, le donne scappano verso l’altra parete)
DA: Non mi sembra così minaccioso, ho sconfitto guerrieri ben più temibili, potevate lasciarlo
combattere (PENITENZA)
FR: Chi osa profanare il tempio di San Zeno?
M2: Svelate il suo volto! (Gli toglie la maschera)
AZ: Bepin!
GM: (quasi contemporanea ad Azzo) GIUSEPPE! AMORE MIO!
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AZ: Voi vi siete già incontrati?
GI: Padrone… non sapevo foste anche voi qui
LU: Signore, questo è l’uomo che ha portato Gemma a casa dopo la morte di Cesare
GO: L’uomo di Pontescuro! È un tuo servo?
LU: Come voi sospettavate! È un assassino!
AZ: Macché assassino! Questo è Giuseppe, Giuseppino, cioè Bepin! Uno dei miei porcari!
GI: Vi ho chiesto molte volte di non chiamarmi così
AZ: Ma se ti conosco come Bepin, l’umile, da quando avevi cinque anni!
FR: Giuseppe, tu, qui? SEI L’ULTIMO CHE DEVE ENTRARE IN QUESTO LUOGO!
AZ: Frate, non esageriamo, è un onesto lavoratore. Come spala e trasporta lui il letame… Lui ha il
letame nelle vene!
DA: Il vostro stercorario ha cercato di assalirmi! Deve essere rinchiuso nelle segrete.
AZ: No no ma che segrete, ci penserò io: le solite trenta nerbate sulla schiena e il buon Bepin avrà
imparato anche questa lezione. Vero, Bepin?
GI: Sì… Signore
FR: (prende da parte Azzo) Per l’interesse di tutti, fate in modo che non si ripeta mai più che Bepin
disturbi gli affari dei nobili. Lui è l’ultimo di tutto Pontescuro che deve immischiarsi. È chiaro,
Azzo?
AZ: Chiarissimo, Alberico. Non vedrete mai più Bepin! (Trascina fuori Bepin)
GO: (a Damiano) Nella vostra decisione, cavaliere, tenete conto dell’indole violenta dei servi dei
Pontescuro.
DA: Lo farò senz’altro. Ora, posso rimanere solo, in contemplazione della reliquia?
FR: No, per nulla al mondo! Ora è il momento di visitare i nostri due paesi, Ser.
DA: (sarcastico) Certo, frate. La visita. Ne sono entusiasta.
Scena 11 – Scrittore\Editrice 3
SC: Così non può andare. E’ troppo dissonante. O tragedia O commedia. O la racconto io o la
racconta lei.
ED: Va bene, la racconto io.
SC: NO! Lei non può
ED: Ma come non posso? questo libro ormai è roba mia, stiamo tirando fuori da una schifezza,
perché era una schifezza, una cosa decente
SC: Il MIO libro può essere tragico O comico, non entrambe le cose.
ED: E sarà comico allora!
SC: NO! Tragico! Lei ne ha tanti da pubblicare e io uno solo che ho scritto
ED: Ma che argomenti sono?! Non faccia il bambino!
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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SC: Questa storia va riportata sui giusti binari! Basta, adesso ci penso io!
ED: Ma a cosa vuole pensare, ci ha già pensato fin adesso e guardi qua!
SC: No no, so io come risolvere il problema nel modo più tragico possibile, ora glielo faccio vedere
(si alza, viene interrotto)
ED: Davvero, posso concludere io la trama nel modo migliore, comicamente, in modo brillante e
simpatico.
SC: No! Non mi fido! (Ed esce)
ED: Perché, secondo lei io mi fido? Che razza di pallone gonfiato! (Ed esce)
**INTERVALLO**
Scena 12 – Federico I di Svevia a Monte Rosso
LU: (ad AN) Signore, signora, fuori dal castello c’è un manipolo di soldati. Hanno esposto i vessilli
imperiali.
M1: Sono tornati… sono tornati, Goffredo. Non farli entrare. Distruggeranno la nostra famiglia.
GO: Non possiamo non farli entrare.
M1: Sì che possiamo, le nostra mura sono solide
GO: Lucilla, falli entrare. (LU esce)
M1: Tu lo sai che c’è un solo motivo per cui dei messi imperiali possano presentarsi alla nostra
porta. Non lasciare che ti portino via, ti prego, ricordati cosa successe ai nostri padri. La guerra non
porterà nulla. Ricordati.
GO: Tranquilla, Elisabetta. Stai tranquilla. Penserò io a tutto.
LU: Federico I, duca di Svevia (Lo annuncia ed esce)
GO: Duca, è un onore ricevervi.
FE: Goffredo di Monte Rosso, Elisabetta. Onore a voi, grazie per l’ospitalità.
GO: Quella dovuta ad un ospite del vostro rango.
M1: Soprattutto quando si presenta con un esercito al suo seguito.
FE: è solo la mia guardia personale, non vengo con intenzioni ostili. Sono spiacente di non avervi
avvisati, la voce dell’imperatore ultimamente non arriva alle province forte come in passato. La
vostra accoglienza, tuttavia, mi fa capire che abbiate ancora a cuore l’ordine di Enrico IV.
M1: Noi siamo sempre stati servi fedeli dell’Impero.
FE: È così, ed è per questo che sua Altezza in persona vi porge i suoi saluti e ringraziamenti.
GO: Saluti che noi ricambiamo onorati. (Silenzio)
M1: Qual è il motivo della vostra visita?
FE: Vedo che la cortesia che vi contraddistingue non vi impedisce di andare dritti al punto. Vi
dispiace se mi siedo?
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GO: Certo, duca, sedete. Scusate mia moglie. Recentemente mio fratello è venuto a mancare. Sia lei
che tutta la nostra piccola corte deve ancora riaversi
M1: È stato un agguato!
GO: Non è così. Pare si sia trattato di un incidente, criminali comuni.
FE: Devo invece dare credito a vostra moglie: non esistono incidenti simili.
M1: Io l’ho detto, io l’ho sempre detto.
FE: Se c’è stato un assassinio c’è anche un mandante e mi impegnerò personalmente affinché sia
fatta giustizia. Posso assaggiare? Grazie. Buonissimo! Cosa dicevamo? Ah, certo: per ora l’onore del
vostro casato dovrà attendere, cedendo il passo a quello di tutto l’impero. Come credo abbiate
capito, e sono dolente di comunicarvelo con così poco anticipo, una nuova guerra è alle porte.
M1: Vi prego… non di nuovo
GO: Lascialo finire
FE: Il figlio dell’unico vero imperatore Enrico IV è sceso in guerra contro suo padre. È un folle
violento, che semina panico e distruzione in tutto il Sacro Romano Impero. Sono stato incaricato di
raccogliere gli uomini migliori d’Italia per combatterlo.
M1: Goffredo non può. C’è una carestia in corso, le persone del paese non sanno più come sfamarsi
FE: Ma sono vive. Se il figlio dell’imperatore raggiungesse queste zone, passerebbe a fil di spada
uomini, donne e bambini senza alcuna pietà. Immagino che Cesare sarebbe rimasto reggente in
vostra vece ma sono certo che troverete qualcuno che possa amministrare in vostra assenza.
GO: Non saprei a chi affidare un incarico simile
FE: Sono CERTO che troverete qualcuno per amministrare un così grande feudo. Goffredo,
l’impero può contare su di voi?
M1: No, ti prego. Non lasciarmi sola
GO: Silenzio, Elisabetta. La tua mente debole dimentica che c’è un motivo tangibile per cui io non
possa partecipare
FE: Ditemi, di quale motivo si tratta?
GO: Una sacra cerimonia, e una nuova famiglia costituita. Mia figlia sta per sposarsi. Con Ser
Damiano, il cavaliere. (Pausa - grossi dubbi di Federico)
FE: Davvero? Vostra figlia sposerà lui? È così?
M1: SÌ è COSÌ, senza ombra di dubbio. Si sposeranno presto.
FE: Quindi non voi vi sottrarrete al dovere, ma anche Ser Damiano. (Tensione) Lo ricordo come un
valido giostratore, sarebbe stato una buona lancia.
GO: Se l’avessi saputo con qualche settimana di anticipo avrei potuto seguirvi. (Silenzio – tensione)
FE: (sorride) Se le cose stanno così non potete fare altro che rimanere a casa, non può avvenire un
matrimonio così importante senza la vostra benedizione. A questo punto, non approfitto oltre della
vostra ospitalità. Rimarrò qui a Monte Rosso per qualche giorno per assistere al Miracolo di San
Zeno: sarei felice di conoscere di persona lo sposo e dargli la mia benedizione. Ma ora vado.
Goffredo, Elisabetta.
(Ed esce, Goffredo e Elisabetta si abbracciano sollevati – buio – luce sul vuoto)
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Scena 13 – Incontro tra Federico e Gemma e Lucilla
(Federico entra da sinistra e Gemma, con Lucilla, da destra. Le due donne si inchinano)
LU: Duca, quale onore.
FE: Alzatevi, alzatevi. Tu devi essere Gemma.
GM: Sì, duca. Vi conosco?
FE: No, non mi conosci. L’ultima volta che ti ho vista eri una bambina. Ora invece siete una donna:
sono certo che sappiate danzare, abbiate proposte di matrimonio, conosciate il latino…
GM: Non tutti i privilegi dell’età adulta mi sono così graditi.
FE: Che aria triste. Il latino non ti diverte?
GM: No, non mi riferivo a quello, ma alle angoscianti proposte matrimoniali.
LU: Gemma! Che modi sono questi?! Siate educata!
FE: (sorride) Non siate così dura con lei! Ricordate che lei è nobile, e voi non lo siete. Anche una
delle mie figlie è ora in età da marito e quanti pianti, quante angosce, appunto.
Non trovate nessun che vi compiaccia?
GM: Molto peggio, mio padre mi ha proposta ad un uomo che disprezzo profondamente! Piuttosto
mi chiuderò in convento! Piuttosto mi ucciderò!
FE: Ucciderti? Non scherzare su cose simili. Il suicidio è un peccato, finiresti all’inferno.
GM: Passare l’eternità da dannata è meglio che passare la vita come sua moglie… Voi, Duca, voi
non potete aiutarmi? Non potete fare qualcosa affinché io non mi sposi? Vi prego!
FE: La tua storia mi commuove. (Fa finta di pensarci) Cercherò di fare il possibile. Ora vogliate
scusarmi, ma devo proprio andare. Fatti coraggio, Gemma. Arrivederci. (Ed esce, loro si inchinano).
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Scena 14 – Matilde di Canossa a Pontescuro
(Azzo in scena da solo)
AZ: De' delinquenti peggior è chi tace
Che 'n sacra stalla calore al Bambino
Mulo non diede e nemmanco il bovino,
Bensì bei grugni dal rosa vivace.
Fatto tu fosti per viver su brace,
Denso di lardo, dal ricciol codino,
Cinto d'alloro, non d'oro zecchino,
Come necesse ad un principe audace.
Non già nefasto qual cupo balén,
Tu pur scendesti dal cielo inviato:
Giove tonante, del vil pollo sazio,
Al gusto pancetta ti fe' cum ratio;
S’aprì lo cielo, vi fu gran boato
"Venga il mio Regno! Ch'as fàga al ninén!"
(Entra Isabella)
M2: Ma cosa stai dicendo?
AZ: Poesia. Sai che mi diletto.
M2: Non farmi parlare. C’è un’ospite importante alla porta, come non accadeva da tempo. Si tratta
della Grancontessa di Toscana Matilde di Canossa. Non riceveremo mai più una visita così
importante. Qualsiasi cosa lei desideri, ti prego: non farmi fare figuracce. Soprattutto niente maiali:
non parlare di maiali, non pensare ai maiali, non comportarti come un maiale.
AZ: I maiali sono intelligenti.
M2: Ma tu no, Azzo! (Entra Matilde, loro si inchinano) Mia signora, sono Isabella di Pontescuro,
quale onore avervi tra noi.
AZ: Quale onore, mia signora.
M2: Non ripetere quello che dico io.
MC: Salute, nobili regnanti di Pontescuro. Lo meo viaggio per junger sino alla vostra magione fu
periglioso et altresì incomodo, se non v’arreca danno sarei ben rinfrancata se m’offriste ristoro, sine
abusar del vostro magno core
AZ: Che? Se magna?
M2: Vuoi stare zitto, Azzo! Mia signora, vi chiedo umile perdono, può… riformulare… mmh... il
suo… saluto, credo
MC: VINO!
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AZ: Vado, vado (corre velocemente fuori, M2: Vai vai vai)
MC: La vostra solerzia commovommi.
M2: Commovommi anche a me. Ditemi, mia dolce signora, qual buon vento porta la donna più
potente d’Italia alla nostra umile magione?
MC: Non vento di diletto, per certo. In tempi di magna perdizione, l’uomini timorati debbono
stringersi d’intorno alli valori che più ci avvicinano al cielo.
M2: la vostra è una missione di fede? Siete venuta a visitare il santuario di San Zeno?
MC: Non solo. Lo papa m’invia a cercar uomini di fede, che servano la Chiesa universale e non lo
blasfemo e sordido imperatore teutonico.
M2: Noi sicuramente siamo con voi! Da sempre, in ogni diatriba tra papato e impero secolare, siamo
stati dalla parte giusta! Potete contare su Pontescuro!
MC: Le parole vostre colmano il mio core di rinfrancato spirto. Venti di guerra e di dolore soffiano
sui cieli d’Occidente e d’Oriente.
M2: Pontescuro non venne toccata dalle guerre, nemmeno da quella che turbò queste terre anni fa.
Se non per qualche, ehm, incursione occasionale.
MC: La fortuna protesse questa valle, lo so bene, essa è benedetta dal buon dio in cielo oltre che
protetta da sua santità in terra. Rammento le tremende cronache delle scorribande cruente che i
barbari del nord perpetrarono invece in questi dintorni. Avete idea di cosa spinse quei sanza dio a
valicare le Alpi e a giungere fin qui?
M2: Dovrei conoscere personalmente uno dei quegli uomini, cioè di quelle bestie del nord, per
conoscerne il pensiero… ma non saprei rispondervi altrimenti…
MC: C’è chi dice le nostre terre fertili, chi l’oro guadagnato col sudore dei nostri avi… ebbene, io so
cosa vollero.
M2: Cosa?
MC: Le nostre donne.
M2: Hanno detto così?
MC: Non loro, certo, a malapena sono in grado di articolare suoni simili al nostro poetico idioma.
Voi non li avete mai veduti, ma trattasi di creature immonde, con enormi muscoli degenerati che
spuntano laddove i nostri uomini nemmeno ne hanno accenni, impassibili al dolore ed allenati fin da
bambini alla pugna più feroce.
(Entra Azzo in controscena cerca di aprire una bottiglia di vino)
M2: Chissà quali orrende torture praticherebbero ad una donna come noi se la ghermissero.
MC: Mi sono lungamente interrogata su cosa potrebbe passare una donna in tali condizioni. Ma
ditemi, in cosa consistettero con precisione quelle scorribande di cui accennavate?
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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M2: Mah, mmh, cioè… furti di bestiame, per lo più, qualche rissa in una locanda… poco altro…
(Entrano IS e EM) Grancontessa, permettetemi di presentarvi Isotta e Emilia, le mie due figlie.
IS: ed EM: (si inchina) Piacere di conoscervi
MC: Il piacere è mio. Quali pulcre fanciulle, coi loro crini baciati dal sole. Curioso, né voi né vostro
marito avete un colore di capelli così insolito.
M2: Il signore opera per vie misteriose, Grancontessa, ma ditemi, vi ho interrotta bruscamente
prima, di cosa volevate parlarci?
MC: Certo, certo, mi sono abbandonata ai ricordi, ehm, della terribile guerra. Sono qui, mandata
dallo papa Pasquale II in persona, a reclutare Azzo per congiungersi con i suoi uomini più valorosi al
travaglio in Terra santa (Azzo arriva)
AZ: Oh, io non sono riuscita ad aprirla, mi dispiace molto, signora.
M2: Matilde, Grancontessa, lasciate ch’io risponda per mio marito: Sì.
AZ: Cosa sì?
MC: è una novella che m’inorgoglisce, siete il primo ad accettare di unirvi ai difensori della Croce in
quest’anno!
M2: Azzo è un uomo molto coraggioso.
AZ: No no no signore mie, rallentiamo un istante, che chi corre nel porcile e scivola non cade sui
fiorellini! Si sta parlando di unirsi alla crociata?
MC: Ebbene, ora che gli eserciti di Roma stanno venendo decimati dalle scimitarre acuminate degli
infedeli ed abbisognano di forze fresche per placare la loro sete di sangue.
M2: Quale onore, Azzo, quale onore!
AZ: Ma che onore? Ma non scherziamo, io non posso!
M2: AZZO! Non vorrai tirati indietro? Sei stato scelto dall’altissimo per questo compito. Sei nato
per questo! Vai a prendere l’armatura, dai.
AZ: Io non posso partire, mia figlia si deve sposare! Devo essere presente!
MC: Aah! Non strapperò mai un nobil uomo come voi ad una così importante cerimonia! Questa
novella mi fa ancora più felice della precedente: ammesso che anche la donzella ne sia felice.
IS: Sì, Grancontessa, sono molto felice.
MC: Eccellente. E dimmi, chi mariterai, se posso chiedertelo, cara Isotta?
IS: Sposerò Ser Damiano, un valente cavaliere.
MC: Come dite? Ser Damiano? Non si tratta forse di un laido imperialista, dedito alle donne e al
gioco? Dissacratore e blasfemo?
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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AZ: No, no signora, è un altro Damiano
M2: Di certo, però, il nostro Damiano è ben vicino all’imperatore e si sa che sia un giocatore
MC: E voi, Azzo, fareste sposare la vostra primogenita ad uno schiavo dei teutoni? Schiavo
dell’imperatore scomunicato, che si inginocchiò con tutta la sua marmaglia di fronte al mio castello
di Canossa? Lei non può sposarlo, se i vostri intenti erano codesti partirete oggi stesso per la sacra
crociata.
AZ: Mia figlia scherzava. Lei non sposerà Damiano, ha preso un abbaglio. Ha detto la prima cosa
che le è venuta in mente. Sa come sono le donzelle. Volubili.
IS: Padre, cosa state dicendo?
EM: Questa non me la perdo per niente al mondo
MC: E chi sposerà allora? Sarà meglio che sia un giovane dai profondi principi cristiani,
integralmente casto e pudìco! (Entra Giuseppe con un secchio)
GI: Signore, Azzo, la quarta porcilaia ha di nuovo quel problema, diciamo, di digestione. Non
capiamo se possa essere il fieno magari avariato. I maiali sono nel panico e la stalla sembra l’inferno
in terra.
AZ: LUI! Mia figlia sposerà l’umile Bepin, Giuseppe!
IS: Voi scherzate.
EM: E-pi-ca
M2: Mia figlia? Sposata con quel plebeo?
AZ: Bepin è un uomo umile, lavora nelle porcilaie da quando ha 5 anni, è analfabeta dalla A alla Z,
quindi non sa neanche cosa voglia dire, orfano e non retribuito. Il gioco, quindi, non è mai stato un
suo problema. Fantastico. Ti va bene sposare mia figlia? Eh certo che ti va bene, vorrei anche
vedere! Abbracciami, figliolo. Santo cielo puzzi come cento stalle nel sole d’agosto.
M2: Azzo… Azzo…
MC: E sia, allora. Un giovane di sì umili natali e stili di vita non può che essere la scelta più decorosa
per vostra figlia. Riporterò al santo padre la vostra santa giustificazione. Ad ogni modo, sarò a
Pontescuro ancora per un paio di giorni, non perderò l’opportunità di essere presente all’annuale
Miracolo di San Zeno. Avremo modo di rivederci. Con permesso.
(Ed esce – buio nelle urla di tutti)
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Scena 15 – Soluzione tragica
LU: Avete commesso un errore, Gemma. Parlare così apertamente con il duca è stato imprudente.
Solo San Zeno sa cosa passa nella testa di quell’uomo.
GM: Tutti noi commettiamo errori.
LU: Questo potrebbe esservi fatale. Dovete accettare la realtà: è questo il vostro destino, non è bello,
non è facile, ma è lo stesso di tutte le donne.
GM: Io sono più coraggiosa di voi.
LU: Credete che per me sia facile? Non lo è. La mia vita non è facile. Nessuna vita lo è, ma se sei
donna lo è ancora meno. Dovete resistere e ubbidire, Gemma, dovete fare quello che ci si aspetta da
voi. Mi fa soffrire terribilmente vedervi in questo stato. Parlatemi.
GM: Non ho più niente da dire. Non solo a voi, ma a chiunque.
LU: Gemma… cosa volete che faccia? Cosa volete che dica? Io so stare al mio posto! Impuntarvi in
modo così capriccioso e stupido è assurdo! Sei una ragazzina irresponsabile! (Ci rimane male, ha
esagerato non risponde) Scusami. Scusatemi. Io vi voglio bene, Gemma, lo capite? Non c’è una
soluzione diversa!
GM: E dunque mi ucciderò.
LU: Come?
GM: Se non posso essere felice… morirò. È la tragedia che volete? La avrete.
LU: Dev’esserci un finale diverso. Deve esserci, Gemma. Accettate! Accettate e basta!
GM: MAI! (Pausa)
LU: Voi non meritate di stare male. Non meritate di soffrire. C’è solo bontà in voi.
GM: Me l’hanno portata via, la bontà. Non è rimasto più nulla. (Pausa)
LU: Allora uccidete Ser Damiano. (Gemma la guarda stupita) Uccidete lui. Come voleva fare
Giuseppe. Così finirà meglio. Così non avrete ceduto il passo.
GM: Dite sul serio?
LU: Io vi aiuterò a farlo. Non commetteremo l’errore di Giuseppe, non sarà alla luce del sole,
davanti a tutti. Saremo più scaltre, e lo uccideremo. Voi non siete un suo giocattolo.
Per quest’unica volta, Gemma, solo per questa volta… io darò voce al mio orgoglio. Sì. Sì, è giusto
così. Non morale, ma giusto. Non so nemmeno se questo pensiero abbia un senso… ma faremo
quel che va fatto, per quanto sbagliato. Lo faremo presto, finché siamo in tempo.
GM: Niente sarà più come prima. Ma in effetti… è l’unica soluzione.
LU: Abbiamo tempo, un momento qualsiasi prima del matrimonio sarà perfetto. Ma voi dovrete
prepararvi, soprattutto mentalmente. Per me ci saranno le segrete o la morte, per voi poco di meglio.
Siete convinta di voler andare fino in fondo? Siete convinta di questo finale?
GM: Sì. Lo sono. Grazie, Lucilla.
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Scena 16 – Soluzione comica
IS: Certo, padre. All’istante, madre. Riverisco, maestro. Acconsento. Sono d’accordo, felice di
servire, obbedisco. Ecco che tipo di frasi ho sempre detto! Sempre! Non ho ragione, Emilia?
EM: Sì.
IS: Nessun altro tipo di frasi! Ci si aspettava solo che io facessi quel che mi veniva detto di fare, il
prima possibile e con la massima efficienza. Vogliono che sorrida? E io sorrido. Vogliono che
cammini così, e io cammino così. Vogliono che mi sieda, e mi siedo. Con che posata si mangia
l’arrosto? Con questa. E la zuppa di lenticchie? Con questa. Con cosa si taglia la bistecca? Eccolo.
Con che posata si mangia il pollo? Tranello, con nessuna.
EM: Ho capito, Isotta. Ho capito.
IS: Creo un’aspettativa, ho creato un personaggio… ho indossato una maschera, è chiaro? Perché
avevo i miei scopi. “Fatti furba”, come giustamente mi ha detto mia madre qualche anno fa. E cosa
ne guadagno? Cosa guadagno da una vita del genere? SPOSARE L’UMILE BEPIN, IL PORCARO!
Di cui tra l’altro una delle pochissime amiche che ho è inspiegabilmente innamorata! E allora cosa
devo fare? Come dovrei comportarmi? Qual è il senso di tutto questo (viene interrotta)
EM: EBBASTA! Per San Zeno! Basta! Sempre la stessa storia! Muore il maiale, alé, crisi, è morta
Pancetta, come faremo? Prima si parlava quasi sempre di Pancetta, adesso non si parlerà mai più
d’altro…. E poi passa un paio d’ore: quale maiale? Non se ne parla più. Volato via, come se niente
fosse. Sei volubile e lunatica, Isotta! Non si può andare avanti così! E quella volta che ti sei
innamorata del menestrello?
IS: Era un bardo
EM: Il bardo, ma fammi il piacere! E una volta bevi l’idromele e stai male… E una volta un
ammiratore ti invia un sonetto, chi sarà, chi non sarà, ma chi se ne importa, Isotta? Chi se ne
importa? Adesso il porcaro. Isotta! Basta! La Isotta di Tristano e Isotta era MOLTO più tranquilla.
Devi stare tranquilla.
IS: Perché sei così aggressiva con me?
EM: Perché tutte le volte che tu hai un problema te lo devo SEMPRE risolvere io. L’hai mai notato?
IS: Tu mi aiuti perché mi vuoi bene.
EM: Ma sì, ti voglio bene, però comincio a essere grandina, ho anch’io delle cose a cui pensare, o
no? Sempre a tirare su tutte queste storie. Guarda qui, ti ho risolto anche questo problema. (Entra
Damiano) Ho invitato il cavaliere qui da noi, così che si possa risolvere la questione insieme.
IS: Damiano, quale onore.
DA: Mi hanno parlato di un banchetto. Dov’è il mio banchetto?
EM: State tranquillo, prima parlate con Isotta e poi vi diamo il banchetto, come nei patti.
DA: E sia. Mi hanno detto che c’è un intralcio nel nostro matrimonio. Quel lampadario è tutto d’oro
vero?
IS: Sì, mio cavaliere, lo è.
DA: Apperò. No, dicevo. Ditemi qual è l’ostacolo che si intromette tra noi, e farò tutto quello che è
in mio potere!
Alto Medioevo (Basso) – Francesco Golfieri 2014
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IS: Sono stata promessa a Bepin, Giuseppe. Il porcaro.
DA: A lui? Quello che mi ha assalito? Non saprà neanche contare tutto il valore della dote. È una
vera ingiustizia che un fiore come voi vada in moglie a quel plebeo. Tuttavia, ormai la promessa è
fatta. Se mi indicate dov’è il banchetto, quindi…
EM: Fermo fermo, che banchetto. C’è una soluzione ovvia per risolvere il problema! (Lui fa
spallucce) Sfidate a duello Bepin e uccidetelo! Siete un cavaliere, no? Conquistate la dama!
IS: Oh, Emilia, che idea splendida. Come nei racconti e nelle poesie. Ser Damiano, mio amato,
fareste questo per me?
DA: Dico solo una cosa: avete idea di quanto ci ho messo per sistemarmi i capelli così? Il sangue è
una cosa disgustosa, mi rovinerebbe tutto… Mi si sporcherebbe la spada.
EM: Un vero cavaliere.
DA: Allora, signorina, voi non sapete quanto io impieghi ogni giorno a rendermi perfetto, ad
allenarmi e a sistemarmi. E se mi facessi male? Due settimane di fermo bastano a far perdere massa
ai muscoli, lo sapete? Anche quando sembrano fatti di puro acciaio temprato.
IS: Lo farò io, allora. (Gli altri due allibiti) Non appena mi capiterà di rimanere sola con Bepin lo
ucciderò senza pietà.
EM: Tu? Ma scherzi?
DA: Non è un lavoro che possa fare una donzella, Isotta. Scusatemi, ma se lo deve fare qualcuno
assoldiamo un sicario, un delinquente…
IS: No, io vi amo e ve lo dimostrerò. Io sposerò un cavaliere, un avventuriero! Non un plebeo, MAI!
Non cercate di fermarmi, ormai è deciso. Addio. (Ed esce, gli altri due rimangono in scena stupiti)
Scena 17 – Rivelazione Finale Gemma e Bepin
(Guardando il pubblico: Pontescuro entra da destra, Monte Rosso entra da sinistra)
GM: Fratello Alberico, potete ricevermi?
FR: Gemma, oggi è il giorno del Miracolo di San Zeno, mi sto recando in chiesa a meditare. È molto
importante?
GM: Lo sapete benissimo, ne va della mia vita. Io non sposerò Damiano, piuttosto lo ucciderò.
FR: Cosa dici, sei impazzita? San Zeno, nella sua infinita misericordia, ha a cuore te e il tuo
Giuseppe. Tutto andrà per il meglio (Entra Goffredo con Lucilla)
GO: Come ti salta in mente di vagare da sola per il paese? Cosa fai qui? La celebrazione per il
Miracolo di San Zeno è fra due ore!
GM: Padre… io non…
LU: (Arrabbiata) Tornate immediatamente a casa, Gemma. Non dovreste stare qui.
FR: Lucilla, non vi agitate. Goffredo, venite qui e nel nome di Zeno riappacificatevi con vostra figlia.
Devo dirvi una cosa che cambierà completamente le vostre prospettive. Il tempo è giunto.
(GO va verso il frate incuriosito, entra Federico I)
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FE: Goffredo, anche voi qui, che fortunata coincidenza. Ero venuto proprio a parlare con il frate
per sapere se la promessa di matrimonio tra Ser Damiano e la giovane Gemma sia stata stipulata.
FR: Con che titolo venite a richiederlo, ser?
FE: Con il titolo di Duca, frate, io non sono un ser. Federico I di Svevia, se vi compiace.
FR: Chiedo perdono, duca.
FE: In ritardo. Ho visto persone raggiungere gli inferi per molto meno. Allora? Gemma sposerà
Damiano o voi mi seguirete in guerra, Goffredo?
GO: Gemma sposerà Damiano.
FE: (veloce, si avvicina) Ma vostra figlia non vuole sposarlo
GO: Mia figlia non decide
FE: E se diventasse infedele? O ribelle?
GO: Farà quello che le viene comandato
FE: Non sapreste comandare un neonato
GO: Non mi fate paura, Duca.
FE: Voi mi seguirete in guerra, Goffredo, voi lo farete
GO: La legge sacra lo vieta, mia figlia si sposerà.
(Entrano Matilde ed Emilia)
MC: Ma dimmi, per ora non hai niuno fidanzato, piccola Emilia?
EM: No ma va bene così, mi sembra che sia più una scocciatura che altro.
MC: Con questo crine dorato non faticherai a trovarne! A proposito, da quale tuo avo proviene
questo tratto sì insolito in queste terre?
EM: Boh, che ne so
MC: Il lignaggio è importante, dovresti conoscere le tue origini
EM: Ma sì, chi se ne importa. Comunque io sono qui a cercare mia sorella Isotta, voi l’avete vista?
MC: No, non la vedo dallo giorno addietro. Oh! Perdonami, ora. Vedo, altresì, un vecchio amico.
FE: Grancontessa, quale onore.
MC: Piccolo duca, l’onore è tutto vostro.
FE: Cosa fate qua? Vi manda il papa?
MC: Potrei dimandarvi lo stesso, qui dinnanzi alla chiesa… Vedo che non avete perduto la vostra
passione per l’attesa sulla soglia degli edifici sacri. (Ridacchia)
FE: I riferimenti alle vostre sordide imprese cadono nel vuoto, donna.
GM: Io so dell’umiliazione di Canossa, Grancontessa: Enrico IV venne dal papa, presso la vostra
residenza, a chiedere perdono per i suoi peccati, ma voi lo lasciaste fuori dalla porta inginocchiato
nella neve per tre giorni prima di farlo entrare. E il duca Federico era con lui.
FE: Ma ti fai gli affari tuoi? Pensa te!
MC: Le notizie singolari volano come frecce, duca.
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FE: Fosse stato per me avrei fatto volare centinaia di frecce infuocate sulla vostra rocca maledetta
MC: Ma non era per voi. Non è mai per voi. Era per me. Oh! Ecco chi mancava! (Entra Azzo con
Isabella)
FE: E questo chi è?
GO: Ci mancava solo lui… Azzo…
FE: Un ospite molto sgradito?
M2: Io sono Isabella di Pontescuro, piacere di conoscervi, e lui purtroppo è mio marito, il signore di
Pontescuro.
FE: Io sono Federico I, duca di Svevia. (Si danno la mano)
AZ: Piacere, Azzo.
FE: Scusate, la mia stretta a volte è troppo forte. Ma qual è il vostro nome?
AZ: No no, Azzo!
FE: Non siate volgare, ci sono delle ragazzine.
EM: Azzo! - GM: Azzo! - LU: Azzo! - FR: Azzo!
FE: Siete un popolo volgare e rozzo, anche la bambina… (entra GIUSEPPE)
MC: Il suo nome è AZZO, duca. Non conoscete nessun uomo di nome Azzo? Anzi lo trovo un
nome musicale, aulico, nobile (Giuseppe cammina in scena e va verso Gemma e Goffredo, non
degna di uno sguardo nessuno a parte Gemma, si inginocchia davanti a lei e a suo padre)
FE: Ah, scusate… Vi chiamate proprio così. Bel nome…
GI: Signore, so che abbiamo avuto delle divergenze, ma io non so più come dirlo. Vi prego, vi
prego, signore, so che siete un uomo buono! Permettetemi di sposare vostra figlia. Gemma, ora ve lo
chiedo qui, davanti a tutti! Volete concedermi la vostra mano?
GM: Sì!
Tutti gli altri in successione: Nooo! No! No!
FR: E invece SI è la risposta giusta poiché è quella che ci dà San Zeno. (Trambusto)
GO: Cosa dite, frate, siete impazzito?
AZ: Lascialo parlare, per San Z’ un oc!
FR: SILENZIO! Non voglio sentire quel soprannome nemmeno fuori dalla chiesa. Ora ascoltate
tutti: sto per rivelarvi il segreto di Cesare di Monte Rosso, che conosco in quanto suo confessore.
Egli ha giaciuto in vita con una donna del popolo.
GO: IMPOSSIBILE
FR: Invece è accaduto. L’umile donna si chiamava Giuseppa ed era una garzona di Pontescuro. Il
loro amore era reale, non semplice passione. Ella rimase incinta e perì nel parto, purtroppo, ma
diede alla luce un figlio maschio. Il suo nome è Giuseppe, e lo avete di fronte.
GI: Io?
AZ: (a Isabella) Ecco perché teneva i maiali così puliti, te l’avevo detto. Buon per lui!
M2: E anche buon per noi! Potrai difendere il nostro onore alle Crociate, Azzo! Sei contento?
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AZ: Ah, è vero… Azzo…
M2: Sì, Azzo, proprio tu!
FR: Sei nobile, Giuseppe. Che nessuno lo chiami mai più l’umile Bepin. Da ora lui è Giuseppe di
Monte Rosso, il primo in linea di successione secondo le leggi della nostra terra.
GO: Nipote.
GI: Zio. (Si abbracciano) Posso sposare Gemma?
GO: Tu…sì, tu sposerai mia figlia, tua cugina. San Zeno ha benedetto questa unione.
GM: Giuseppe, amore mio (si abbracciano anche loro). San Zeno ci ha salvati.
GO: Allora, Duca? Come la mettiamo?
MC: L’amore ha trionfato e tutto giunge al termine nella migliore delle maniere, felicemente. Azzo
marcerà nelle schiere dei fedeli crociati dato che sua figlia non si sposa e voi, duca, tornerete a
marcire nelle lande a nord. Mentre qui si riderà e mangerà ai banchetti nuziali.
FE: Non doveva finire così
MC: La vita è misteriosa! Capricciosa, a volte, non trovate? Come doveva finire per voi? Nel sangue?
Dovevamo perire tutti per questi ridicoli screzi? A noi poco cale della vostra guerra in Germania,
qua siamo in Italia, se dio vuole! Suvvia, toglietevi d’innanzi, qua tutto va per il meglio e i giovani si
amano e si sposano. ANDATE, PER SAN ZENO!
FE: I venti di guerra soffieranno infinite volte su queste terre. La progenie dell’Imperatore e la mia
vi domineranno. Siate maledetti, voi che ridete di tutto questo
GO: Oh, mo’ hai rotto eh. Nipote! (Goffredo, Giuseppe e Alberico mettono in fuga il Duca)
FR: Coraggio, seguitemi tutti nel santuario per celebrare degnamente questo finale glorioso alla vista
dell’Occhio!
Scena 18 – Fuga Finale Isotta e Damiano
(Damiano sta per rubare la reliquia, mossa alla “Indiana Jones”, entra Isotta da lato e lo guarda per
qualche secondo, lui la ruba e l’ha in mano, lei interviene)
IS: Ma cosa state facendo? (Lui si prende un colpo)
DA: Io… stavo solo contemplando
IS: Voi state rubando l’Occhio! (Ha in mano un pugnale)
DA: Isotta, non è come sembra, l’amore per me ti annebbia i sensi. Tu, piuttosto cosa fai qua?
IS: Io… io volevo aspettare che Giuseppe venisse a pregare per ucciderlo! Visto che voi non volete!
DA: Be’, siamo entrambi peccatori allora, in un certo senso. Vado a cercare il prete per confessarmi
IS: Voi avete in mano la reliquia, io non ho ancora fatto niente!
DA: L’ho presa per vederla meglio, per farmi vedere meglio dall’Occhio. Guarda come ti guarda.
IS: Rimettetelo al suo posto (alza il pugnale)
DA: Isotta, piccolo fiore, non posso rimetterlo a posto.
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IS: Perché volete prenderlo?
DA: Secondo te perché? Lo rivendo!
IS: Rivendete la reliquia? Ma a chi?
DA: Ad Aristide, un vecchio amico che commercia in reliquie a Costantinopoli.
IS: Ma voi siete ricchissimo
DA: Eeeh io ero ricco, ora non tanto. Sono in debito con molte persone… E quindi adesso vado in
giro per il mondo a fare questo… Questo e tornei, se capitano. Non è molto nobile ma frutta molto.
Isotta, mi affido alla tua pietà cristiana…
IS: In giro per il mondo …un cavaliere errante
DA: Non mi piace molto come suona ma sì, in pratica sì. Come vedi, il mio corpo perfetto è
forgiato da mille avventure e battaglie.
IS: Portatemi con voi.
DA: Eh?
IS: Portatemi con voi. Sarò la vostra amante, la vostra scudiera in giro per il mondo, o che ne so io.
Ho sempre sognato di viaggiare.
DA: Ma non si può, voi siete una donzella, io salvo le donzelle, non le immischio nelle mie imprese.
IS: Portatemi via o parlerò.
DA: Sarò già al porto prima che abbiate finito la prima frase.
IS: Allora vi ucciderò (punta il pugnale alla gola) e andrò a vendere la reliquia al vostro posto.
DA: Sei una cara ragazza, non lo faresti mai (lo punzecchia) AHIA! Ma sei matta? Fai sul serio?
IS: Portatemi con voi per sempre o vi ammazzo qui! Con l’occhio che ci guarda. (Voci da fuori, lei
gira e gli va alle spalle) Arrivano! Prendete la vostra decisione o siete un uomo morto!
DA: E va bene, va bene! Ti porterò con me!
IS: Per sempre? (Lui si libera, si gira)
DA: Per sempre! (Lei lo abbraccia) ISOTTA! E adesso cosa facciamo (nasconde la reliquia)
(Entrano tutti, in testa il frate)
FR: COSA FATE QUI?
AZ: FIGLIA! COPULI NELLA CASA DI SAN ZENO?!
FR: DOV’È L’OCCHIO?!
DA: Signori miei, nulla è come sembra
IS: (spiritata) Padre! Fratello Alberico! È successo il più prodigioso degli eventi che i miei occhi
abbiano mai visto!
DA: Esatto. Lo stavo per dire io.
IS: San Zeno è sceso dal cielo, come un angelo fatto di luce e compassione.
DA: Così (mima facendo suoni)
IS: Appena ha toccato terra ci ha benedetti entrambi, poi si è diretto verso l’occhio (Damiano mima)
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DA: Ha fatto precisamente questo gesto (mima un gesto che non c’entra nulla)
IS: Ha detto una preghiera dinnanzi al suo occhio, e mentre la recitava l’occhio ha preso ad
illuminarsi e levitare nell’aria. (Damiano mima) Quando si è trovato all’altezza del volto del santo,
che lo guardava. Cioè, si guardavano
DA: Cioè l’occhio guardava lui e lui guardava l’occhio con l’altro occhio, che aveva ancora in faccia
IS: Be’ comunque, egli l’ha afferrato con entrambe le mani e l’ha rimesso al suo posto, nell’orbita.
(Voci varie: miracolo… san z’un oc… sia lodato… Alberico cade in ginocchio) Un enorme lampo
luminoso ha incendiato l’aria, e ci siamo sentiti pervasi dalla santità di Zeno.
FR: Il Santo ha detto qualcosa?
DA: Di amarsi l’un l’altro e di porgere l’altra guancia, le solite cose. E di festeggiare questa giornata
facendo tutti questo gesto (rifà il gesto di prima che non c’entra niente, tutti lo imitano estasiati e si
avvicinano per toccarlo)
IS: Ha detto anche che io e Ser Damiano dobbiamo sposarci oggi stesso, senza attendere un attimo,
poi recarci a Costantinopoli il prima possibile per adempiere al nostro destino.
AZ: Il vostro destino?
IS: Il Santo non ha rivelato altro. Devo quindi sposare Damiano e andarmene. Mi dispiace, padre.
Mi dispiace, madre.
M2: (non ci ha creduto) Sei sicura che il santo abbia detto proprio così? Be’, comunque, abbi cura di
te stessa, ormai sei in grado di farlo.
IS: Grazie, madre. Mi dispiace, Emilia. San Zeno agisce per vie misteriose.
EM: Grande mossa, altroché. I miei complimenti. Fra qualche anno ci provo anch’io.
IS: Grancontessa, potrete mai perdonarmi per il matrimonio con un imperialista?
MC: Damiano è stato benedetto da un santo! Ora puoi sicuramente sposarlo, lo vedo molto più
timorato. Anche se Io, nel nome del papa, benedico questa unione!
DA: Grazie Grancontessa, avete fatto la Scelta giusta. (PENITENZA) NO, FERMI! Il santo ha
detto anche di smetterla con questa Scemenza!
FR: Se così ha detto il santo, non possiamo fare altrimenti. La tradizione è annullata.
AZ: SIA LODATO SAN ZENO! Non mi è mai venuta giusta una volta! Amici, compaesani, anche
tu, Goffredo, amico mio, venite tutti alla rocca di Pontescuro a festeggiare. C’è un banchetto di
fidanzamento da preparare! Maiale per tutti! Ninén par tòt! (Trambusto, tutti fuori)
FINE
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