- Montagna Viva

Transcript

- Montagna Viva
SAONARA
25 MAGGIO 2008
L ANTICA CALA DEL SASSO
DEI 4444 SCALINI
Percorso ad anello che ci permette di salire da Valstagna fino a Sasso di Asiago lungo un
sentiero normale, per poi affrontare in discesa l antica Cala del Sasso.
Parcheggio presso un tornante all inizio della salita carrozzabile che dal paese di Valstagna porta a Foza.
Si segue il sentiero 778 della Calà, ma ad un bivio si tiene il sentiero di destra che sale direttamente a Sasso
di Asiago (località Mori). Dislivello circa 750 metri ore 2,30.
Raggiunto il paese si imbocca il sentiero della Calà e si segue tutto l antico percorso dei 4444 scalini che
scende direttamente al punto di partenza. Ore 5 complessive.
Per le note storiche e per il dettaglio della discesa si rimanda al foglio allegato al presente programma.
Informazioni 340 2629281 ORE SERALI
www.montagnaviva.net
Luogo e ora di partenza: PARK CENTRO GROSSISITI ORE 7,15
Mezzo di trasporto : AUTO PROPRIA
Durata : ORE 5 circa
Dislivello : METRI 750 SALITA E DISCESA
Difficoltà escursione : E
Ritrovo : PARCHEGGIO AL TORNANTE SOPRA VALSTAGNA ORE 9,15
Percorso auto : PD
SS.VALSUGANA - VALSTAGNA
Tutti possono partecipare alle nostre gite.
Ogni partecipante si impegna a rispettare il programma descritto.
Il capogita accompagnatore avrà la facoltà, a suo giudizio insindacabile, di modificare, sospendere o
annullare il programma sopra descritto qualora le condizioni atmosferiche, del luogo o delle persone non
consentano il normale e sicuro svolgimento dell escursione.
LA CALA DEL SASSO
Il percorso dei 4444 gradini in pietra di calcare grigio parte da Sasso, scende la valle e finisce a
qualche centinaio di metri dalla chiesa di Valstagna. La strada è affiancata da una cunetta dove
scendevano i tronchi che a Valstagna erano gettati nel Brenta, per arrivare fino a Venezia, dove
venivano utilizzati per la costruzione di navi della Serenissima.
La gradinata è inserita in un ambiente molto ricco dal punto di vista naturalistico e rimasto intatto.
Calà, cioè "calata", nel senso di "discesa", e il nome con il quale è conosciuta la via antica che
collega il centro abitato di Sasso (Comune di Asiago - Provincia di Vicenza), snodandosi lungo la
valle omonima, con la località "Fontanella" situata sul fondo della Val Frenzela. La Calà fu
costruita, secondo gli storici, verso la fine del secolo XIV, dal Comune di Asiago allo scopo di
dotarsi di una strada propria per collegarsi con il paese di Valstagna e con la via fluviale costituita
dal fiume Brenta; essa fu realizzata all'epoca in cui il territorio vicentino era sottoposto al dominio
di Gian Galeazzo Visconti in un periodo nel quale anche il Comune di Gallio, con fine analogo,
costruì una via lungo la Val Frenzela, onde sottrarsi al pagamento del pedaggio imposto dal
Comune di Foza a quanti dovevano attraversare il suo territorio per portare le mercanzie fino a
Valstagna.
In quest epoca infatti si sviluppò rapidamente in quasi tutto l'Altopiano il commercio dei prodotti
caseari, della lana ma soprattutto del legname. Ogni comunità possedeva boschi e ognuna poteva
concedere, dietro compenso, il diritto del transito del legname di altri nel proprio territorio.
Asiago, per giungere dai propri boschi alle rive del Brenta doveva attraversare tre altri comuni,
Gallio, Foza e Valstagna che, in questo modo, traevano vantaggi da questo commercio. Per evitare
un aggravio di spese, ogni comune cercava così la via più diretta, pur restando sul proprio
territorio.
Da qui una serie infinita di rivalità, poiché spesso la scelta di una nuova via di discesa comportava
un danno per le comunità escluse. Gli abitanti dell altopiano, stanchi di vie di trasporto inadeguate
e pericolose da intraprendere, oltre che esose, decisero con un'assemblea pubblica di aprire una via
diretta fra la frazione Sasso e la Valstagna, denominata Calà del Sasso.
La Calà, fu realizzata, come denuncia la sua stessa struttura ed in particolare la presenza del
cunettone per lo scivolamento dei tronchi, principalmente per il trasporto a valle del legname,
tagliato sull'Altopiano dei Sette Comuni e destinato alla pianura veneta; non va dimenticato, a tal
proposito che a partire dagli inizi del secolo XV e fino alla fine del XVIII secolo, l'Altopiano
rifornì l'arsenale di Venezia di materiale necessario per l'allestimento delle navi (come testimonia,
del resto, il toponimo "Col dei remi" ubicato nella stessa zona della "Calà"). La via venne riparata
una prima volta nel 1491 quando, data l'onerosità dell'opera di ripristino della strada rovinata, la
Repubblica di Venezia stabilì che la spesa relativa fosse sostenuta da tutti i Comuni circonvicini
che la utilizzavano (Asiago - Gallio - Foza Roana - Lusiana e Valstagna); nei secoli seguenti la
continua manutenzione permise di mantenere costantemente in efficienza la "Calà".
L' importanza della via decadde in seguito alla costruzione della rete di strade carrabili avvenuta
tra la metà del secolo scorso e i primi decenni dell'attuale (iniziata con la via detta del "còsto" che
collega Caltrano con Asiago, realizzata a cura del Governo Austriaco intorno al 1850) e con la
messa in funzione nel 1909 della ferrovia da Piovene Rocchette ad Asiago.
In seguito e fino ai tempi relativamente recenti la "Calà" è stata utilizzata dagli abitanti dei
dintorni come via di comunicazione pedonale o per trasporti di merce di piccola entità a dorso di
mulo. La devastante alluvione del 1966, preceduta probabilmente dagli effetti di una non adeguata
manutenzione, provocò la distruzione in più punti della "Calà" con l'asportazione della massicciata
in pietra. Negli ultimi anni la via ha riacquistato importanza come percorso turistico in
considerazione del valore storico del manufatto della "Calà" (che costituisce una notevole opera di
ingegneria stradale antica date le caratteristiche costruttive e tenuto conto delle difficoltà tecniche
affrontate dai costruttori e dei mezzi a disposizione degli stessi) e del contesto ambientale in cui
esso è inserito.
Oggi, il silenzio e la solitudine che regnano in queste valli, custodiscono la storia che ogni singolo
gradino, ad ogni nostro passo, ancora sa trasmetterci.
L'escursione in ... discesa!
Dalla frazione Sasso, un piccolo gruppo di case sull'altipiano di Asiago a quota 980 metri, si
accede con poche centinaia di metri di strada carrabile, al ripiano prativo della Val Scausse, punto
di partenza della nostra discesa che rispetta così, anche dal punto di vista storico, il sentiero della
Calà del Sasso. Sin dall'inizio si coglie la struttura dell'opera: si tratta di rampe rettilinee (saranno
17 alla fine) o leggermente arcuate, larghe anche 3 metri, alcune protese fino a 70-80 metri, con
pendenze fra il 20 e il 25%.
La realizzazione del selciato, di pietra calcarea, è del tutto particolare: la parte verso monte, che
serviva al passaggio pedonale, è gradonata con una pedata di circa 30 centimetri ed un'alzata di
10; quella verso valle si presenta invece lastricata con pietre di più grosse dimensioni e
leggermente incavata (ATTENZIONE, è scivolosa, camminate sempre sui gradini!) dal momento
che veniva utilizzata per la discesa dei tronchi. Questa delicata operazione avveniva a gravità,
forse facilitata da un velo d'acqua scorrente sul fondo che in inverno poteva essere ghiaccio o neve
compressa, e rallentata (o meglio, spezzata) dalla congiunzione ad angolo acuto delle rampe, dove
un rialzo o un muretto frenavano i tronchi.
La pendenza ora si fa accentuata e, dopo le prime quattro brevi rampe sovrapposte, si osserva il
tratto più spettacolare: la strada compensa un notevole sbalzo di quota con due sole brevi rampe,
sorrette da alti muri in pietra. Fantastico.
A metà circa del percorso ci si imbatte in un'edicola votiva dedicata a Sant'Antonio, dopodichè il
percorso attraversa il solco della valle e si nòtano, protese nel bosco, delle protezioni spondali che
servivano a convogliare l'acqua nello scivolo lastricato.
Si perde quota, passando dai faggi ai castagni ed ora la Calà segue una stretta fessura della valle,
ove le pareti trasudano umidità e la vegetazione se ne avvantaggia con essenze tipiche di questi
ambienti quali muschi, felci, ombrellifere e rampicanti.
Si giunge nel punto dove il legname scaricato dalla montagna veniva convogliato verso il fiume
Brenta e, anche qui, l'ambiente è sempre selvaggio: ripide pareti stillano acque, trame di
rampicanti le aggrediscono, ma lo specchio del cielo si fa via via più ampio fino a quando l'ormai
pianeggiante Val Frenzela giunge al tornante della provinciale Valstagna-Foza (221m), dove si
conclude questa inconsueta discesa nella storia e nella natura di questa regione.
This document was created with Win2PDF available at http://www.win2pdf.com.
The unregistered version of Win2PDF is for evaluation or non-commercial use only.