Ticino Magazine - La rivist
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Liberi da vincoli, che invece esistono quando si è depositari di un bene come Fonterutoli, che viene da lontano e che ai propri figli si deve trasmettere nella sua integrità, apportando continui miglioramenti e non radicali trasformazioni. E così nel mondo della Marchesi Mazzei accanto alla proprietà nel Chianti Classico sono entrate due aziende situate in altrettanti eldorado della viticoltura italiana: “Belguardo” nella Maremma toscana e “Zisola” nei pressi di Noto, nella Sicilia sud orientale. Mondi, linguaggi, vitigni diversi, che i Mazzei interpretano con sensibilità e rispetto, sempre con l’intento di produrre vini unici e di carattere. L’azienda che in modo più compiuto rappresenta la filosofia produttiva della Marchesi Mazzei è naturalmente “Castello di Fonterutoli”, nel territorio del Chianti Classico, là dove l’esperienza si è forgiata nel corso di ventiquattro generazioni permettendo di acquisire una consapevolezza solida in fatto di viticoltura. E non a caso raccontando di Castello di Fonterutoli non possiamo parlare solo di una recente impennata di qualità, carisma, investimenti ma dobbiamo ricordare un processo innovativo mai interrotto, che ha visto i Mazzei precursori nella gestione della propria azienda e punto di riferimento per il Chianti Classico. Solo per restare agli ultimi cinquanta anni, “Castello di Fonterutoli” fu tra le prime proprietà terriere che si affrancarono dalla mezzadria (1953) trasformandosi da proprietà agricola in una azienda moderna impegnata nel rinnovo dei vigneti, nella sperimentazione dei nuovi vitigni (è del 1975 la prima vigna di Cabernet Sauvignon), nell’uso di piccoli legni per maturare parte dei vini quando la parola barrique in Chianti era ancora sconosciuta. Poi il salto di qualità, la scelta di non limitarsi a produrre bene bensì interpretare al più alto livello le potenzialità viticole della propria azienda per una volontà di qualità assoluta da trovare nel bicchiere che prevede lo studio delle singole parcelle, in una meticolosa mappatura che individua le micro-zone a maggior vocazione. Il vento nuovo che scuote le vigne al “Castello di Fonterutoli” soffia a partire dagli anni Ottanta, con l’ingresso in azienda prima di Filippo, poi di Francesco Mazzei. La loro attenzione si concentra nel corso degli anni sullo studio dei cloni di Sangiovese e di selezioni massali all’interno dell’azienda, sul rinnovo dei vigneti, sulla conoscenza delle caratteristiche delle singole parcelle vitate, sugli interventi a difesa delle riserve idriche, sui processi di fotosintesi, sulle vinificazioni parcellari. “Castello di Fonterutoli” è cuore storico del Chianti Classico sia dal punto di vista del territorio (trattati e leggende ebbero qui sede ed origine) sia per la produzione vitivinicola, visto che del “vino del Chianti” - ed è la prima volta che così viene chiamato - un Mazzei scriveva già nel 1398. Non è possibile quindi non tener conto del filo rosso che collega l’azienda al suo importante passato; ma proprio sulla scorta del ruolo di anticipatori svolto da sempre viene spontaneo sottolineare lo sguardo rivolto al futuro, il costante impegno al rinnovamento. Tutto questo nel rispetto di un territorio con i suoi valori, i suoi dettami, le sue denominazioni ed i suoi vitigni, sia quelli autoctoni sia quelli che vengono da lontano, ma che in Chianti Classico parlano toscano. Al di là di tutto il messaggio che parte da “Castello di Fonterutoli” è la convinzione che una terra così importante può dare vita a prodotti d’eccellenza la cui nota dominante deve essere al tempo stesso l’eleganza e la complessità, la finezza e la concentrazione. Ma la sfida non poteva esaurirsi all’interno di un territorio così fortemente connotato dalla propria storia viticola, l’approdo naturale per un toscano in un territorio in un certo senso ancora vergine era inevitabilmente la Maremma. Un territorio con una chiara vocazione produttiva, ma con espressioni autoctone di una viticoltura - che fa di nuovo riferimento al Sangiovese - in un certo senso “figlia di un dio minore”. La vista del mare, la storia lo insegna, fa venire voglia di partire di nuovo, di cercare nuovi confini: e allora ecco il lungo salto verso la Sicilia, per certi aspetti più vicina alla Maremma di quanto questa non lo sia alla Toscana continentale, con situazioni assimilabili per andamento climatico, per calura estiva, per vicinanza del mare. Ed anche in Sicilia, nei pressi della Noto rosata al tramonto, il caso si ripete, con un territorio di chiara tradizione viticola, padre di un vitigno - il Nero d’Avola - che proprio quel territorio identifica. Se “Castello di Fonterutoli” rappresenta il cuore pulsante, la matrice della Marchesi Mazzei, là dove da generazioni si anticipano le tendenze e le sfide vissute poi dall’intero territorio ma con lo stile che impongono seicento anni di storia, “Belguardo” e “Zisola” sono invece gli spazi liberi dove ci si può mettere alla prova per interpretare ad alto livello la vocazione di un territorio. Tutto questo mantenendo il carattere familiare nella gestione delle tre aziende: nella filosofia produttiva e nel controllo ma anche nella vita di ogni giorno, si tratti di seguire la vendemmia, di assaggiare mosti e vini nelle varie fasi di produzione, di studiare con i propri collaboratori le soluzioni agronomiche più idonee. Insomma, una sola famiglia con tre aziende, diverse tra di loro ma con l’identica vocazione a produrre vini d’eccellenza. I Mazzei, la loro storia, il loro mondo del vino “A me piace pensare che il nostro albero genealogico sia una robusta e generosa pianta di vite perchè tutta la storia dei Mazzei è legata costantemente alle vigne, alle cantine e al vino”. Con queste parole Lapo Mazzei, presidente della Marchesi Mazzei, sintetizza la storia della sua famiglia, la cui attività è stata sempre intrecciata alla storia e alla cultura della Toscana. I Mazzei sono originari di Carmignano, zona di lunga tradizione viticola, e i primi documenti che li riguardano sono dell’inizio dell’XII secolo. Il passaggio successivo è a Firenze dove senza mai abbandonare l’attività di viticoltori, parteciparono attivamente alla vita mercantile e delle professioni e ricoprirono importanti cariche di governo. Tra di loro, Ser Lapo Mazzei (1350-1412) fu Notaio della Signoria fiorentina, Ambasciatore e Proconsole dell’Arte dei Giudici e dei Notai ma anche scrittore e autore di un interessantissimo epistolario con il mercante Francesco Datini che contiene tra l’altro un contratto commerciale del 1398 in cui per la prima volta si cita “il vino del Chianti”. Fu grazie ad una nipote di Ser Lapo, Madonna Smeralda (andata in sposa a Piero di Agnolo da Fonterutoli, ultimo erede della sua stirpe), che entrarono a far parte delle proprietà dei Mazzei nel 1435 le terre di Fonterutoli e Siepi. Scorrendo gli annali di famiglia, altra figura storica di rilievo è Filippo Mazzei (1730-1816), viaggiatore, intellettuale, esperto in viticoltura e per questo chiamato in Virginia per verificare le potenzialità di quella terra. Ma lo appassionò soprattutto la politica, partecipò alla guerra d’Indipendenza americana, contribuì alla stesura della Costituzione degli Stati Uniti, ispirò a Thomas Jefferson l’affermazione “All men are created equal”, profondamente innovativa e rivoluzionaria se si considera il luogo geografico ed il momento storico in cui fu scritta. Amore per la terra e per la viticoltura, innovazione, voglia di sperimentare, innato senso della leadership. È questa la vera storia dei Mazzei, alla luce dei risultati raggiunti. Presidente della Marchesi Mazzei è Lapo Mazzei, che iniziò ad occuparsi dell’azienda di famiglia già nel 1947, ancora studente alla Facoltà di Agraria di Firenze. La sua è stata una vita dedicata all’agricoltura e alla finanza, ha alternato ruoli di grande prestigio nel e per il Chianti Classico – è stato tra l’altro Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico dal 1974 al 1994 ed ha accompagnato tutto il territorio da una fase di profonda crisi alla sua rinascita grazie ad interventi innovativi e ad uno sguardo d’insieme lungimirante - all’impegno costante nel mondo dell’economia e della finanza. A partire dagli anni Ottanta entra in azienda, dapprima condividendo anche altre esperienze e poi a tempo pieno, Filippo Mazzei, qualche anno dopo è la volta di Francesco Mazzei. Oggi ricoprono il ruolo di amministratori delegati, Filippo con delega agli aspetti di produzione e finanza, Francesco a quelli commerciali e di marketing, ma al di là della ripartizione dei compiti lavorano a quattro mani e affrontano insieme tutte le problematiche che interessano l’azienda. D’altronde un solo anno di nascita li divide, sono cresciuti quindi insieme, in una sintonia non priva di vis polemica che non li ha mai abbandonati, e si definiscono “due gemelli mancati”. Ma tutta la famiglia, con i fratelli Jacopo ed Agnese e la nipote Livia, fa parte del Consiglio di Amministrazione ed è parte attiva dell’azienda. Agnese Mazzei, poi, architetto, dopo tanti interventi di ristrutturazione che hanno interessato il borgo, si è dedicata al progetto ed alla realizzazione della nuova cantina, operativa dalla vendemmia 2006. Un’opera importante sotto il profilo squisitamente architettonico ma anche per quanto riguarda gli aspetti produttivi, di risparmio energetico, di logistica.