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Vini di Toscana
Sei secoli di viticoltura
per l’azienda Marchesi Mazzei
Tutto cominciò a Fonterutoli qualche secolo fa, sei per l’esattezza, quando la bella proprietà
terriera che dal cuore del Chianti guarda verso Siena divenne dimora di campagna della famiglia
Mazzei, che di Carmignano (altra blasonata zona enologica) erano originari e già esperti nell’arte
della viticoltura. Da allora molte cose sono successe ma fino a poco tempo fa Mazzei voleva
dire solo «Castello di Fonterutoli». Poi la passione per il mondo del vino e la sfida ad un
continuo confrontarsi hanno spinto i Mazzei ad allargare i propri confini grazie a due altre
proprietà dove fosse possibile iniziare ex novo due nuove storie enologiche. Liberi da vincoli, che invece esistono quando si è depositari di
un bene come Fonterutoli, che viene da lontano e che ai propri figli si deve trasmettere nella sua integrità, apportando continui
miglioramenti e non radicali trasformazioni. E così nel mondo della Marchesi Mazzei accanto alla proprietà nel Chianti Classico sono entrate
due aziende situate in altrettanti eldorado della viticoltura italiana: “Belguardo” nella Maremma toscana e “Zisola” nei pressi di Noto, nella
Sicilia sud orientale. Mondi, linguaggi, vitigni diversi, che i Mazzei interpretano con sensibilità e rispetto, sempre con l’intento di produrre
vini unici e di carattere.
L’azienda che in modo più compiuto rappresenta la filosofia produttiva della Marchesi Mazzei è naturalmente “Castello di Fonterutoli”, nel
territorio del Chianti Classico, là dove l’esperienza si è forgiata nel corso di ventiquattro generazioni permettendo di acquisire una
consapevolezza solida in fatto di viticoltura. E non a caso raccontando di Castello di Fonterutoli non possiamo parlare solo di una recente
impennata di qualità, carisma, investimenti ma dobbiamo ricordare un processo innovativo mai interrotto, che ha visto i Mazzei precursori
nella gestione della propria azienda e punto di riferimento per il Chianti Classico. Solo per restare agli ultimi cinquanta anni, “Castello di
Fonterutoli” fu tra le prime proprietà terriere che si affrancarono dalla mezzadria (1953) trasformandosi da proprietà agricola in una
azienda moderna impegnata nel rinnovo dei vigneti, nella sperimentazione dei nuovi vitigni (è del 1975 la prima vigna di Cabernet
Sauvignon), nell’uso di piccoli legni per maturare parte dei vini quando la parola barrique in Chianti era ancora sconosciuta.
Poi il salto di qualità, la scelta di non limitarsi a produrre bene bensì interpretare al più alto livello le potenzialità viticole della propria
azienda per una volontà di qualità assoluta da trovare nel bicchiere che prevede lo studio delle singole parcelle, in una meticolosa
mappatura che individua le micro-zone a maggior vocazione. Il vento nuovo che scuote le vigne al “Castello di Fonterutoli” soffia a partire
dagli anni Ottanta, con l’ingresso in azienda prima di Filippo, poi di Francesco Mazzei. La loro attenzione si concentra nel corso degli anni
sullo studio dei cloni di Sangiovese e di selezioni massali all’interno dell’azienda, sul rinnovo dei vigneti, sulla conoscenza delle
caratteristiche delle singole parcelle vitate, sugli interventi a difesa delle riserve idriche, sui processi di fotosintesi, sulle vinificazioni
parcellari.
“Castello di Fonterutoli” è cuore storico del Chianti Classico sia dal punto di vista del territorio (trattati e leggende ebbero qui sede ed
origine) sia per la produzione vitivinicola, visto che del “vino del Chianti” - ed è la prima volta che così viene chiamato - un Mazzei scriveva
già nel 1398. Non è possibile quindi non tener conto del filo rosso che collega l’azienda al suo importante passato; ma proprio sulla scorta
del ruolo di anticipatori svolto da sempre viene spontaneo sottolineare lo sguardo rivolto al futuro, il costante impegno al rinnovamento.
Tutto questo nel rispetto di un territorio con i suoi valori, i suoi dettami, le sue denominazioni ed i suoi vitigni, sia quelli autoctoni sia
quelli che vengono da lontano, ma che in Chianti Classico parlano toscano. Al di là di tutto il messaggio che parte da “Castello di
Fonterutoli” è la convinzione che una terra così importante può dare vita a prodotti d’eccellenza la cui nota dominante deve essere al
tempo stesso l’eleganza e la complessità, la finezza e la concentrazione.
Ma la sfida non poteva esaurirsi all’interno di un territorio così fortemente connotato dalla propria storia viticola, l’approdo naturale per un
toscano in un territorio in un certo senso ancora vergine era inevitabilmente la Maremma. Un territorio con una chiara vocazione
produttiva, ma con espressioni autoctone di una viticoltura - che fa di nuovo riferimento al Sangiovese - in un certo senso “figlia di un dio
minore”. La vista del mare, la storia lo insegna, fa venire voglia di partire di nuovo, di cercare nuovi confini: e allora ecco il lungo salto
verso la Sicilia, per certi aspetti più vicina alla Maremma di quanto questa non lo sia alla Toscana continentale, con situazioni assimilabili
per andamento climatico, per calura estiva, per vicinanza del mare. Ed anche in Sicilia, nei pressi della Noto rosata al tramonto, il caso si
ripete, con un territorio di chiara tradizione viticola, padre di un vitigno - il Nero d’Avola - che proprio quel territorio identifica.
Se “Castello di Fonterutoli” rappresenta il cuore pulsante, la matrice della Marchesi Mazzei, là dove da generazioni si anticipano le tendenze
e le sfide vissute poi dall’intero territorio ma con lo stile che impongono seicento anni di storia, “Belguardo” e “Zisola” sono invece gli spazi
liberi dove ci si può mettere alla prova per interpretare ad alto livello la vocazione di un territorio. Tutto questo mantenendo il carattere
familiare nella gestione delle tre aziende: nella filosofia produttiva e nel controllo ma anche nella vita di ogni giorno, si tratti di seguire la
vendemmia, di assaggiare mosti e vini nelle varie fasi di produzione, di studiare con i propri collaboratori le soluzioni agronomiche più
idonee. Insomma, una sola famiglia con tre aziende, diverse tra di loro ma con l’identica vocazione a produrre vini d’eccellenza.
I Mazzei, la loro storia,
il loro mondo del vino
“A me piace pensare che il nostro albero genealogico sia una robusta e generosa pianta di vite perchè tutta la storia dei Mazzei è legata
costantemente alle vigne, alle cantine e al vino”. Con queste parole Lapo Mazzei, presidente della Marchesi Mazzei, sintetizza la storia della
sua famiglia, la cui attività è stata sempre intrecciata alla storia e alla cultura della Toscana.
I Mazzei sono originari di Carmignano, zona di lunga tradizione viticola, e i primi documenti che li riguardano sono dell’inizio dell’XII
secolo. Il passaggio successivo è a Firenze dove senza mai abbandonare l’attività di viticoltori, parteciparono attivamente alla vita
mercantile e delle professioni e ricoprirono importanti cariche di governo. Tra di loro, Ser Lapo Mazzei (1350-1412) fu Notaio della
Signoria fiorentina, Ambasciatore e Proconsole dell’Arte dei Giudici e dei Notai ma anche scrittore e autore di un interessantissimo
epistolario con il mercante Francesco Datini che contiene tra l’altro un contratto commerciale del 1398 in cui per la prima volta si cita “il
vino del Chianti”.
Fu grazie ad una nipote di Ser Lapo, Madonna Smeralda (andata in sposa a Piero di Agnolo da Fonterutoli, ultimo erede della sua stirpe),
che entrarono a far parte delle proprietà dei Mazzei nel 1435 le terre di Fonterutoli e Siepi. Scorrendo gli annali di famiglia, altra figura
storica di rilievo è Filippo Mazzei (1730-1816), viaggiatore, intellettuale, esperto in viticoltura e per questo chiamato in Virginia per
verificare le potenzialità di quella terra. Ma lo appassionò soprattutto la politica, partecipò alla guerra d’Indipendenza americana, contribuì
alla stesura della Costituzione degli Stati Uniti, ispirò a Thomas Jefferson l’affermazione “All men are created equal”, profondamente
innovativa e rivoluzionaria se si considera il luogo geografico ed il momento storico in cui fu scritta. Amore per la terra e per la viticoltura,
innovazione, voglia di sperimentare, innato senso della leadership. È questa la vera storia dei Mazzei, alla luce dei risultati raggiunti.
Presidente della Marchesi Mazzei è Lapo Mazzei, che iniziò ad occuparsi dell’azienda di famiglia già nel 1947, ancora studente alla Facoltà
di Agraria di Firenze. La sua è stata una vita dedicata all’agricoltura e alla finanza, ha alternato ruoli di grande prestigio nel e per il Chianti
Classico – è stato tra l’altro Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico dal 1974 al 1994 ed ha accompagnato tutto il territorio da una
fase di profonda crisi alla sua rinascita grazie ad interventi innovativi e ad uno sguardo d’insieme lungimirante - all’impegno costante nel
mondo dell’economia e della finanza.
A partire dagli anni Ottanta entra in azienda, dapprima condividendo anche altre esperienze e poi a tempo pieno, Filippo Mazzei, qualche
anno dopo è la volta di Francesco Mazzei. Oggi ricoprono il ruolo di amministratori delegati, Filippo con delega agli aspetti di produzione e
finanza, Francesco a quelli commerciali e di marketing, ma al di là della ripartizione dei compiti lavorano a quattro mani e affrontano
insieme tutte le problematiche che interessano l’azienda. D’altronde un solo anno di nascita li divide, sono cresciuti quindi insieme, in una
sintonia non priva di vis polemica che non li ha mai abbandonati, e si definiscono “due gemelli mancati”.
Ma tutta la famiglia, con i fratelli Jacopo ed Agnese e la nipote Livia, fa parte del Consiglio di Amministrazione ed è parte attiva
dell’azienda. Agnese Mazzei, poi, architetto, dopo tanti interventi di ristrutturazione che hanno interessato il borgo, si è dedicata al
progetto ed alla realizzazione della nuova cantina, operativa dalla vendemmia 2006. Un’opera importante sotto il profilo squisitamente
architettonico ma anche per quanto riguarda gli aspetti produttivi, di risparmio energetico, di logistica.