issimo - Pungitopo editrice

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issimo - Pungitopo editrice
Poste Italiane - Spedizione in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L.
27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 DCB Palermo
Anno XXII n. 61
nuova serie
Marzo
Aprile
2009
ISSIMO
Periodico di promozione culturale dell’Ass. Il Vertice-Onlus
La mia anima è una misteriosa orchestra: non so quali strumenti
suonino o stridano, dentro di me: corde e arpe, timballi e tamburi.
Mi conosco solo come una sinfonia. (Fernando Pessoa)
E ancora mi nutre il pesce
Del Mar Morto
Lucente di jodio
Nelle mie piaghe
Coltivo le rose
Della primavera di morte
Settanta fienili bruciati!
Sette figli decomposti!
Grandezza della povertà!
Ultimo ulivo
Del deserto d’Asia
S’erge il mio scheletro
Come mai vivo ancora?
Dio incerto
Per provarti a te stesso
Giobbe
III
Ascia di luna
Affonda nel mio midollo
Ultimo ulivo, tu dici?
Eppure olio dorato
Geme dai miei rami
Che impararono a benedire
I
Che il mio cedro
Domani sbarri la strada
Ai focosi cavalli
I vecchi leoni del mio sangue
Chiamano invano gazzelle
Marciscono nella mia testa
Ossa tarlate
Fosforescente
Mi pende nel torace
Il cuore estraneo
II
Consumami, calcio senile
Struggimi, giovane sale
Morte è gioia
Nella sera dei miei occhi
Matura il sole tropicale
La radice del mio piede
è abbarbicata al marmo
Ascolta Israele
Io sono l’albero dei dieci pani
Sono il libro di fuoco
Dalle lettere ardenti
Io sono il candelabro a tre bracci
Abitato da uccelli sapienti
Dallo sguardo di sette colori.
Da “Erba di sogno” – trad. di Lia Secci
Einaudi, 1970
Ivan Goll
Nel dolore del mondo
Il bosco ha sussulti
di intriganti richiami
Bisogna saperli ascoltare
tradurre i nascosti
segnali quasi lucciole aperte
ad ogni pulsione. Angela
ascolta e senza sapere di essi
cammina nel bosco con
antenne di fuoco. E il dolore
del mondo la avvinghia come
sudario perenne. Ma è una unghiata
che non trapassa le carni
ogni giorno tonifica il
cuore e matura il pensiero.
La sofferenza snidata dal bosco
serpeggia dovunque ma dovunque
si placa nel sorriso di Angela. Perché
sul dorso del dramma non è
insensato eroismo vivere in esso.
Mariuccia Coretti
Le Trine Rosse
Io conosco gli odori delle erbe,
e li valuto anche a distanza. Oggi
è il giorno della liquirizia, il mio cesto
è pieno delle sue radici. Radici
contorte e secche, terrose e dure,
dalle quali tuttavia uscirà
un succo molto buono di cui
so fare un uso sapiente e vario,
che culmina in una marmellata d’uva
intrisa di liquirizia. Me la chiedono
anche le pasticcerie.
All’ora del tramonto mi ricordo
della donna che sono stata,
negletta e grigia,
addosso solo palandrane scure; ma sotto
c’erano le trine rosse. Perciò
mi sono fatta strega.
Anna Ventura
Della vita apparente
L’ora del lupo
Nell’inno della rivisitazione
accendo l’abat-jour
per connotare il bersaglio.
Nell’allineamento di scartafacci
che sbilanciano il destino
il tuo corpo è molle
addentato da risa estemporanee.
I silenzi che esortano all’inganno
non cedono altri spiragli
in questo passaggio indecifrabile
- l’ora del lupo che cosparge il capo di cenere.
Schizza intristito lo spruzzo d’acqua
sollevato dal peso nudo dei passi,
il fiato del circuito dei sogni
è tagliente fischio di merli,
i tuoi baci mi feriscono all’inguine.
Angelo Scandurra
E fanciulli dai grandi occhi innocenti
fioriscono e declinano nel buio
e ognuno corre la sua via nel mondo.
E d’acerbi maturan dolci frutti,
cadono a notte come morti uccelli,
giacciono al suolo in pochi dì corrotti.
E vaga eterno il vento, eternamente
s’ascoltano e rispondono parole
e gioia e noia piegano le membra.
E strade bianche corrono tra l’erba,
incontro a piazze lumi alberi stagni,
fra cupo rombo e squallidi deserti…
Tante pietre perché, tante contrade,
e nome e volto mai non hanno eguali?
riso e pianto, che muta, impallidire?
E questo a noi che giova e questi giochi,
che grandi siamo ed in eterno soli
e non cerchiamo al nostro andare un fine?
Cose tante, che giova aver vedute?
E molto dice chi mai dica “sera”,
parola da cui tardo un lutto stilla
come da l’arnie vuote grave miele.
Hugo Von Hofmannsthal
(Trad. L. Traverso)
Madre, passasti accanto a noi teneramente
come barca di carta che corrente
spinge giù, sopra un mini rio di pioggia
sperando in un’affettuosa compagnia.
Se ti incontrassi nel mio silenzio oscuro
riempirei di torce, girasoli e incenso
acquedotti di pianto che segnano i confini
e porrei sulla tavola con ricamati fili
candelabri d’argento per dar luce al mio spirito.
Manuel Muñoz Hidalgo
Traduzione dallo spagnolo di Bruno Rombi
Una poesia di Odissèas Elitis
Nella traduzione di Tino Sangiglio
da Il battello folle
II
Piango il sole, piango gli anni che verranno
Senza di noi e canto quelli trascorsi
Se sono veri.
L’intesa dei corpi e l’amabile battito delle barche
Il baluginio delle chitarre sotto le acque
I “credimi” e i “no”
Ora nel vento, ora nella musica.
Le nostre mani due piccoli animali
Che furtivi cercavano di salire una sull’altra
Il vaso di basilico sulle soglie spalancate dei cortili
E le schegge di mare che venivano dietro
Sopra i muri a secco, dietro le siepi
L’anemone adagiata sulla tua mano
E tremava tre volte il lillà per tre giorni
sopra le cascate
Se tutto ciò è vero io canto
La trave di legno e il tappetino quadrato
Sulla parete, la Sirena con i capelli sciolti
Il gatto che ci guardò nel buio
Un ragazzo con l’incenso e la purpurea croce
Nell’ora che si abbuia sulle impervie scogliere
Piango per l’abito che toccai ed ebbi il mondo.
(dal volume Poesie scelte a cura di Tino Sangiglio,
edito dalla Comunità greco-orientale di Trieste)
Poeti dell’Antigruppo
Santo Calì
Agata azzurra, schiuma lieve d’aria
Mi ubriaca questo odore come d’alghe
sfatte dal sole, anguille morte,
e nebbia di levante
mi infradicisce la parola.
Non ha senso la vita, grido lungo
di gabbiano, che questa sera si accanisce
contro antiche memorie, sfiorandomi
l’anima che si difende
in uno straccio di vela.
Stanche di maretta, barche
si assopiscono a gioco di bambini scalzi,
s’inclinano a silenzio d’acquario verde.
Oh come presto muore
senza un lamento agosto!
Addio, addio,
Agata azzurra, schiuma lieve d’aria,
ché settembre arriva e non si sente!
Ti risposi…
Quando l’ultima volta mi accogliesti
al petto e la tua voce era ansimare arido di fiume:
“Cércati
una ragazza di me più pura, più vergine, più vera
che sappia darti il bene che tu vuoi!”
serenamente ti risposi, Agata:
“ … e che abbia neri come te i capelli,
profondità di notte e gli occhi d’ombra
che ala di rondine, sfiorandoli,
con essi si confonda…”
Restio com’ero di dirti: la morte.
Poeti dell’Antigruppo
Rolando Certa
La sola luce
Questa sera ho lasciato il frastuono
della casa: i giovani che danzavano,
le “carte” mi suscitavano inedia e sonno,
i bambini strillavano.
Sono andato sul mare: era sereno e quieto.
Lontano il faro di Caput Foederis
gettava la sua luce sul mio golfo.
Ero sbattuto in un vortice di pensieri,
ma nella penombra e nel silenzio,
trovato la pace che desidero.
Ti ho cercata dentro di me,
tu lontana. Tu che accendi e spegni
le mie speranze, fuoco fatuo,
forse miraggio e illusione
per i miei occhi stanchi.
Tu, immagine della giovinezza
che non voglio perdere,
sogno che rischia di dissolversi
tra Scilla e Cariddi.
Sono un isolano, ti dissi, circondato dal mare,
da questa terra millenaria
non posso fuggire, guardato a vista,
legato da radici possenti.
Quando scorgo un veliero in lontananza,
vorrei gridare e chiedere aiuto e salvezza.
Ma il mio naufragio dura da tempo immemorabile.
Sì, sono un naufrago, la distesa del mare il mio spazio
l’orizzonte ove amo indugiare,
il faro di Caput Foederis
la sola luce che illumina le mie notti buie.
Poeti dell’Antigruppo
Nat Scammacca
Cenere
Bruceremo il nostro alito
in fumo leggero
fino a quando residui di cenere
affonderanno nelle ore brevi.
La notte s’è congiunta al suo silenzio
Sopra gli oggetti della stanza.
E gli occhi , stancamente
annegano contemplando la calma.
Non un brivido:
lo spazio è infinito tra una sedia e l’altra:
quasi un mondo,
e tanta immensità ci fa dubbiosi:
come faremo, come
a trascinarci dietro di noi stessi?
Cancro
Lascia ch’io muoia mentre ancora i campi
verdissimi si specchian nei miei occhi,
mentre al suo colmo impeto é la vita.
Non mi pieghi
declino d’anni e di dolore, ormai
diméntico dell’albero che germina,
dell’erba, del tuo viso, delle lacrime,
e dello stesso amore che ci ha avvinto.
Me ne vada così, pacatamente,
ora, senza un passato di tormento.
Che mi veda svanire nel tuo sguardo
da cui sgorga per me il tuo caldo pianto..
Poeti dell’Antigruppo
Gianni Diecidue
Tre liriche per Madeleine
Il tuo corpo di gazzella
danza con spire d’arcano profumo
nelle ferite della notte,
Madeleine.
Le tue mani fanno giochi
di bimbi crudeli
con i capelli brizzolati,
ma la mia anima, Madeleine,
anela i monti scoperti della luna:
Madeleine, il tuo nome segreto
trascina cavalli stanchi,
Madeleine, dalle corse battute nel tempo
ad assalire fiumi di torbide lontananze.
*
Madeleine, sulle tue cosce
tinte di sole caduto
cresce un sole di riso vagabondo
aspettato dentro le porte
chiuse della notte.
Aspettato, Madeleine, aspettato
in una fuga di pensieri inquietati
dalla lenta agonia del giorno.
Madeleine… Madeleine… Madeleine…
sappi mentire i frammenti di piacere
sparsi sotto le galassie dell’amore
che non si compra
perché è solo come il morire,
Madeleine.
*
E’ mio il ricordo di un cielo di vetro
sopra le ansie nude delle danze.
Madeleine.
E’ mia la stagione che non porta
fiori alle acque polverose della Senna
ma ardori di sabbie salate,
Madeleine.
Madeleine, non toccarmi
con parole luminose
che scavano solchi profondi
nel cuoio della memoria,
Madeleine, la Coupole
ha il suo cielo di vetro
e le sue cocottes che bevono rhum
per barattare la sorte dell’amore.
Noi abbiamo ansie compagne delle danze
che non mutano i ritmi della vita,
Madeleine,
i ritmi stonati della vita.
La Voce
E’ sempre questa lotta con la Voce
che parla in noi; questa presenza ignota
che mai s’acquista e non dà pace assidua
comanda, esorta, domina i pensieri.
Cerchiamo d’ignorarla, ma s’affaccia
imperiosa e ritorna ognora uguale
a sé con le sue ferme domande
che non ci è dato eludere.
Non vale
arte veruna a tacitarla. Sa
tutto del nostro oscuro, greve cuore.
Legami indissolubili
A Daniela
Gli alberi che nella foresta
di Darney si abbracciano su in alto
sopra le teste delle strade
e dei viandanti in un intreccio
di rami vigorosi e appassionati
forse in un primo momento
non lo fecero di proposito
ma con l’espandersi dei corpi
anche l’amore crebbe nel tempo
- come dovrebbe - e se volessero ora
districarsi non lo potrebbero
talmente sono avvinti e interconnessi…
Ma nessuno di loro oggi contempla
una scelta tanto crudele e inutile.
Loris Maria Marchetti
Suo regno incontrastato son le notti,
ma anche nel tripudio dei mattini
e nella fiamma dei meriggi vive
o nel lento adagiarsi delle sere.
Noi l’ascoltiamo silenziosi, intenti
a carpirne il segreto. Nel profondo
Dell’universo affonda quel segreto,
tra miliardi di stelle e di comete
e il vorticare d’infiniti mondi.
Mai si tace l’eterno suo richiamo:
Mai si placa la nostra oscura sete
d’una parola che l’animo schiari
e la sua ansia insaziata assecondi
di ridenti, felici, eterne mete,
dove la Luce tutto circoscrive
e il lungo affanno si converte in gioia
che perpetua ci arride.
Elio Andriuoli
da le vie della saggezza, ed. Ferrari
Assurdità
Le gabbie dell’occidente
Sulle parole
l’occidente ha costruito gabbie,
noi ci siamo lasciati racchiudere.
Dentro le parole
ci sentiamo più sicuri,
siamo solo prigionieri consapevoli.
Usciamo dalle gabbie!
Le carte che scriviamo
Nascondiamo dentro carte
i segni del passato
i ricordi dei silenzi inutili
i giorni di amori finiti.
Le speranze di un divenire
che non é mai andato oltre.
Il sogno di ogni donna
C’è nel sogno di ogni donna
un castello.
Da lì guardiamo lontano,
verso una meraviglia
che dia senso all’attesa.
Si sono smarrite le parvenze
e dolora sempre la certezza.
Come bugna che bruci
la piaga dell’anima,
si accende sulla pelle
la fiamma del delirio.
Procediamo nell’ombra
illuminati dalla febbre
che cresce in accordo
con l’olio della lampada
che l’elemosiniere ci concede
versando, a tratti,
il nostro fluido vitale.
Andiamo in preghiera,
o nelle lacrime,
scrivendo
con inchiostro salato
il lungo o breve viatico
che un colpo di spugna cancella.
Bruno Rombi
Anche se nessuno venisse
a porgermi la mano
potrei restare quieto
ad ascoltare il respiro del mondo
aspettando di capire.
Antonio Giuditta
E’ l’attesa una salita o una discesa?
Rosalba Fontana
(luglio 1969)
Contateci sulle dita di una mano
Contateci sulle dita di una mano:
noi scriviamo ancora con l’inchiostro
a raffiche di intensa ispirazione
e senza quella niente ci è possibile.
Siamo pochi – non uno, è già qualcosa –
a vegliare e insieme a naufragare
nel grembo rigonfio delle notti
- solitarie per altri. Pochi anche
ad essere malati di devozione credula
- a tentare andamento di preghiere
sulle labbra con il ritmo antico
che apprendemmo dalla bocca dei vecchi
e non dobbiamo frugare nella memoria
a ritrovarle, tanto fa parte di noi
– filo non visto che annoda nostra luce
ad altrui buio. Questo noi siamo,
sempre così pochi che ci conti
sulle dita di una mano e candore
che avanza è una spada prossima
a penetrarci fino all’elsa.
Fryda Rota
I suoi passi
Parlami, tremula onda
Oh figlia del mare
Parlami, tremula onda,
E cantami le tue tenere canzoni.
Non andare via, rimani con me,
Rendi questo mondo migliore.
Quelli che solo una volta
Sono stati tuoi prigionieri
Mai più romperanno le catene
E s’inabisseranno per sempre
Nella profondità del tuo amore.
Tramonto di fuoco
Sento i Suoi passi,
spalanco la porta:
un’ombra s’allontana.
Non meritavo sedesse
alla mia tavola
a dividere il pane.
Neanche in sogno
riesco a vederTi,
a ricevere la Tua benedizione.
Margherita Faustini
Il tramonto è di fuoco
E veloci le rondini
Sfrecciano nel cielo scarlatto.
Oh mia anima, come sei stanca
Tutti i giorni a combattere
Senza mai incontrare l’amore puro.
Ho speso la mia vita invano
Come una conchiglia senza perla.
Adolf P. Shvedchikov
(Trad. dall’inglese di MarcoScalabrino)
Una pagina di Albert Camus
Le città, il silenzio
Non ci sono più deserti. Non ci sono più isole. Però se ne sente il bisogno. Per capire il mondo, bisogna a volte distrarsi; per servire meglio gli uomini, tenerli un
momento a distanza. Ma dove trovare la solitudine necessaria alla forza, il respiro
lungo in cui lo spirito si raccoglie e si misura il coraggio? Rimangono le grandi città.
Però ci vogliono ancora certe condizioni.
Le città che ci offre l’Europa sono troppo piene dei rumori del passato. Un orecchio
esercitato vi può percepire un frusciare d’ali, un palpito di anime. Vi si sente la vertigine dei secoli, delle rivoluzioni, della gloria. Ci si ricorda che l’Occidente si è forgiato nei clamori. Il che non fa abbastanza silenzio.
Parigi è spesso un silenzio per il cuore, ma in certe ore, dall’alto del Père-Lachaise,
soffia un vento di rivoluzione che improvvisamente riempie quel deserto di vessilli e
di grandezze sconfitte. Lo stesso in qualche città spagnola, a Firenze o a Praga.
Salisburgo sarebbe tranquilla senza Mozart. Ma, di tanto in tanto, corre sulla Salzach
il grande grido di Don Giovanni che scende agli inferi. Vienna sembra più silenziosa,
è una fanciulla fra le città. Le sue pietre con hanno più di tre secoli e la loro giovinezza ignora la malinconia. Ma Vienna è a un crocicchio storico. Intorno a lei risuonano
gli urti degli imperi. Certe sere in cui il cielo si copre di sangue, i cavalli di pietra, sui
monumenti del Ring, sembrano prendere il volo. In quell’istante fugace, in cui tutto
parla di potenza e di storia, si può distintamente udire, nella corsa precipitosa degli
squadroni polacchi, il crollo fragoroso del regno ottomano. Nemmeno questo fa abbastanza silenzio.
Certo, è appunto questa solitudine popolata che si viene a cercare nelle città
d’Europa. Almeno, qui gli uomini sanno che cos’hanno da fare. Possono scegliere la
compagnia prenderla e lasciarla. Quanti spiriti si sono temprati nel viaggio fra la
camera d’albergo e le antiche pietre dell’isola Saint-Louis! E’ vero che altri sono
morti d’isolamento. I primi, in ogni caso, trovarono ragioni di crescere e di affermarsi. Erano soli e non lo erano. Secoli di storia e di bellezza, la testimonianza ardente
di mille vite passate li accompagnavano lungo la Senna e parlavano loro al tempo
stesso delle tradizioni e delle conquiste. Ma la loro giovinezza li spingeva a cercare
questa compagnia. Viene un tempo, vengono dei periodi, in cui essa è importanza. “A
noi due!” esclama Rastignac davanti all’enorme muffa della città parigina. Due, sì,
ma si è ancora in troppi!
(da Saggi letterari – Trad. Sergio Morando)
NUOVI LIBRI
Elio Andriuoli, Le vie della saggezza
Poesia - pp.104 - € 12,00 – De Ferrari editore,
Genova
Come in altre opere di questo autore, la trasparenza delle immagini, già notata da Giorgio
Caproni, assieme alla squisita musicalità del
verso, è qualità per la quale l’opera si raccomanda. Inoltre, a parere di chi scrive, queste
vie della saggezza appaiono come strade popolose di miti e di piccole odissee, dove la vita si
racconta per dorate leggende e quotidiani travagli. (Carmelo Pirrera).
Antonino Contiliano, Terminali e Muquenti
Poesia – pp. 68 - € 10,00 – Promo Press editore, Palermo
La sua poesia è, invece, un tentativo di apertura verso il mondo e verso quell’universo concettuale costituito dalla storia che ne rappresenta il più proficuo tentativo di analizzarlo e
di rappresentarlo. (dalla premessa di Giuseppe
Panella).
Carmelo Pirrera, Ora d’aria
Poesia – pp. 80 - € 8,00 – Editrice Pungitopo –
Marina di Patti (Me)
Le Sue poesie sono molto belle fra memoria e
sentenza, metafore sapientissime e ironia,
gioco e “divina malinconia”. (da una lettera di
Giorgio Barberi Squarotti).
Anna Ventura – Non suoni, ma rumori
Poesia, premio Venilia 2007 – pp. 64 € 10,00 - Venilia editrice – Montemerlo (Pd)
I versi hanno una rara maturità e compostezza,
un’aderenza completa a ciò che il poeta ha da
dire. La varietà straordinaria di temi è ricon-
dotta ad unità proprio da uno stile sicuro, dove
ogni parola ha il proprio ruolo e nessuna è superflua o ridondante. (Claudio Bedussi)
Un nostro Lettore ci invia, chiedendo di pubblicarla, la seguente lettera che, a nostro
avviso, ben merita di apparire nella pagina
dei LIBRI, non per lo sfogo che la anima, ma,
sempre a nostro avviso, per la lezione di civile comportamento (leggi “buona educazione”) che essa vorrebbe impartire in un mondo
dove, però, allegramente, pare si riesca a
farne a meno.
…Pubblico un libricino di versi e ne acquisto una
cinquantina di copie da fare avere agli amici. Va
da sé che al costo dei libri va aggiunto quello delle
buste e, manco a dirlo, dei francobolli: non mi ci
rovino, si tratta di spesa modesta e sostenibile.
Ripensandoci, mi rendo conto, però, che questa
spesa somiglia a uno spreco. Infatti dei 50 destinatari del libro nemmeno una diecina si son fatti
vivi - qualche telefonata, uno per dirmi: “Non
sapevo che sei nato nel ’32! “- Non è che pretendessi elogi, incensi, o commenti critici, ma appena un cenno che mi assicurasse del buon funzionamento delle poste!
A questa attesa appena una diecina, ciascuno a
suo modo, hanno risposto. E gli altri quaranta?
Saranno sopravvissuti ai rigori di un inverno così
rigido ( Oslo -22°) quale non capitava da anni?
Spero e mi auguro di sì. Ma in tal caso - sempre
che siano sopravvissuti - non facevo prima a buttare i quaranta volumetti nel bidone della spazzatura, sotto casa? E non avrei fatto bene a non mandare libri a persone – rispettabilissime! – cui attribuivo, sbagliando, certi interessi o che delle mie
“sudate carte” se ne strafregano?
Avrei fatto bene: sarei ancora in possesso di un
piccolo tesoro in francobolli e tante belle buste
bianche, da destinare .meglio.
(Lettera firmata)
Cantico marino
Grazie mio mare
per questa ultima – forse – vacanza
per il sole cardo e raggiante
per il vento pregnante di aromi lontani
per la sabbia soffice al passo
per il mare da dove provengo
e dove vorrei terminare il mio ciclo
che mi accoglie con un protettivo
ùbere umido utero
in cui mi abbandono tranquilla
e galleggio gareggio gorgheggio
per la nuova gioia di vivere
immersa nella natura
dimentica del mio passato
sicura del mio presente
serena sul mio futuro
perché - forse – ho imparato
l’ars moriendi.
Liana De Luca
Una madre
Nell’onda della guerra
(Fotografie in piazza)
La tua abissale bellezza!
Chi pose la luce della sua pupilla
Nel cerchio del tuo sguardo?
Chi ti tolse alla fuga del tempo
E pose la tua immagine
Nello spazio immobile
Di un campo fotografico ?
Il dolore copre il tuo volto
Coi colori della solitudine,
Deforma le socchiuse labbra,
Solca i sentieri della nostra mente,
Squarcia l’anima.
Unico varco nella notte immensa
La traccia di un sorriso
Sul viso del tuo bimbo,
Ma non ci sono orizzonti
E nessuna freccia indica Damasco.
Nel vuoto del silenzio cadono cieli
E sui neri macigni dell’assenza
Costruiamo ricordi nell’attesa
Di una nuova alba
Dove l’Occhio dell’Essere si mostra.
Quale luce incendia le tue ciglia?
Dio ci sorprende.
Giovanni Chiellino
D
Dedichiamo le pagine centrali di questo numero a quattro dei poeti che figurano tra i fondatori dell’Antigruppo,
l’ultimo dei quali, Gianni Diecidue, è venuto a mancare il 16 marzo di quest’anno.
Ciò non per un malinteso regionalismo, ma obbedendo
a una logica che nella “prossimità” e anche nella “simpatia” ha le sue ragioni. D’altra parte, operando in
Sicilia, sarebbe stato impossibile e assurdo ignorare o
tacere di certi fatti, altrove fraintesi da saggisti e tenaci studiosi del “sentito dire”.
Numero illustrato con disegni di
Giuseppe Zagarrio, nelle note al capitolo 10. Le antiNicolò D’Alessandro (Tarocchi)
proposte operative, in Febbre, Furore e Fiele, edito da
Mursia nel 1983, annotava, a proposito di un volumetISSIMO
to antologico curato da chi scrive: “Forse non è disutile registrare ancora qui certa operazione collettiva ( per
es. Collettivo di poeti – Il Vertice/Libri, Palermo) curaperiodico di promozione culturale
ta
da Carmelo Pirrera e indirizzata – si può fare l’ipodell’Associazione Il Vertice - Onlus
tesi
– non solo a fare gruppo sull’onda e sull’interesse
fondato e diretto da Carmelo Pirrera
verso le “antologie” ma anche a mostrare le spinte larDirettore responsabile Anna Barbera
gamente “esistenzialistiche” che tuttavia operano nella
Reg. Trib. di Palermo al n. 41/87
del 31-12-1987 al registro dei periodici. poesia dei poeti più ideologicamente impegnati.
Un’operazione, insomma, di aggiustamento a-ideoloLa collaborazione é per invito e non
gico condotta su campioni indubbiamente engagées.
retribuita.
Nel 3° collettivo dell’80 leggo testi – tutti di tipo esiRedazione c/o il Vertice, (Pirrera)
stenziale - di poeti per buona parte notoriamente
Via Norvegia, 2/a - Tel. 091 6702235
“impegnati”: Federico Hoefer, Nat Scammacca, Santo
90146 PALERMO
Calì, […] Rolando Certa, Gianni Diecidue, Antonino
E-mail: [email protected]
Uccello, Antonino Cremona, Giovanni Torres La
Abb. annuo € 15
Torre, Ignazio Navarra ecc.”.
sostenitore € 25
Forse ancora verso un “aggiustamento a-ideologico” si
c/c postale n. 10171908
orienta l’odierna scelta di testi, soggettivamente sofferintestato a:
ti e vissuti.
Il Vertice /libri - Palermo
Anno XXII - n. 61 - nuova serie
marzo - aprile 2009
Stampa Isola Digitale s.n.c.
via Leonardo Da Vinci, 400
tel. 091 407750 - 90135 PALERMO
Ai nostri lettori ricordiamo
di rinnovare l’abbonamento
GRAZIE