sentiero naturalistico dei laghi del gorzente

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sentiero naturalistico dei laghi del gorzente
SENTIERO NATURALISTICO DEI LAGHI DEL GORZENTE
GITA DEL 28 SETTEMBRE 2014 – C.A.I. SARZANA (SP)
Accompagnatori Marco Betta – Stefania Cavallini
Escursione nel magnifico ambiente dell'Appennino Ligure tra laghi, neviere e carbonaie
Il Gorzente è un torrente appenninico che scorre tra strette valli tra Liguria e Piemonte, formando un
lungo percorso dove la realizzazione, nel XIX secolo, di tre splendidi laghi artificiali ha contribuito, oltre
che ad alimentare gli acquedotti genovesi, alla valorizzazione del paesaggio, un tempo aspro e spoglio.
I laghi sono: a valle il Lago Bruno, a monte il Lago Lungo e il Lago Badana, quest’ultimo
completamente in territorio piemontese, all’interno del Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo.
Nonostante la vicinanza al mare, il clima di questa zona è tipicamente continentale e, spesso,
durante la stagione invernale, si registrano temperature molto basse e la superficie dei laghi è
interamente ghiacciata. Durante alcuni periodi dell’anno, nei laghi, è consentita la pesca; vivono, infatti,
in queste acque cavedani, persici, trote fario e iridee, carpe e tinche.
Nel 1996 è stato realizzato, dalla sezione del CAI di Bolzaneto, il “Sentiero Naturalistico dei Laghi del
Gorzente”, un percorso di circa 5 ore di cammino, la cui importanza è legata soprattutto all’aspetto
naturalistico: si incontrano, qui, alcune specie arboree tipiche dei boschi liguri ma anche diverse varietà
di conifere. Ricca la varietà faunistica e bellissime le fioriture di narcisi trombone e gigli di San
Giovanni. Oltre all’aspetto naturalistico, desta interesse l’aspetto archeologico e storico della zona, con
la presenza di testimonianze quali antiche neviere, la Pietra del Grano, il Sacrario di Passo Mezzano,
luogo dove furono uccisi alcuni partigiani sopravissuti alla strage della Benedicta
Le neviere erano costituite da buche a pianta circolare scavate nel terreno contornate da muri a
secco, in cui , a partire dal 1600 fin verso i primi del 1900 , nel periodo invernale, veniva accumulata e
pressata una grande quantità di neve. Successivamente tale accumulo veniva ricoperto con paglia e
foglie . la parte sommatale era ricoperta da un tetto conico di paglia sorretto da assi di legno. in modo
da isolarlo il più possibile. Nel periodo estivo la neve ormai trasformata in ghiaccio era trasportata
(esclusivamente di notte) a Genova per la conservazione dei cibi e per l’uso negli ospedali.
Presso la “ pietra del grano”, grosso masso di “metagabbro “ sulla dx del sentiero, secondo la
tradizione locale avvenivano gli scambi di grano e vino prodotti nell’entroterra con sale, olio ed altre
mercanzie provenienti dalla costa. Si pensa che la notevole dimensione del masso che ne facilitasse
l’individuazione; e fosse al centro di una fitta rete di mulattiere che collegava le varie località della costa
e dell’entroterra.
La carbonaia: la produzione dl carbone era un’attività esercitata dai boscaioli, in luoghi dove
era difficile il trasporto della legna. Era necessario ricavare nei boschi delle apposite piazzole di circa 8
m. di diametro leggermente convesse al centro sulla quale si costruiva un “castello” di legna spaccata e
con lunghezza di circa 50 cm. Fino ad una altezza di 1 m. Attorno ad esso veniva disposta la legna dal
diametro variabile dai 5 ai 10 cm. tagliata a lunghezza di circa 1 metro in posizione verticale dandovi un
po’ di “piede” per aumentare la stabilità. Ad un primo strato solitamente se ne aggiungeva un secondo
e talvolta un terzo. Finito l’accatastamento della legna era necessario tamponare gli spazi fra i tronchi
con foglie umide o zolle erbose e quindi ricoprire con uno strato di terra, lasciando al culmine
un’apertura chiamata camino. Veniva appiccato il fuoco attraverso questo camino e controllata la
combustione dall’occhio esperto di carbonai che si regolava con il colore del fumo sia attraverso il
camino che attraverso i vari sfiatatoi. A combustione ultimata avveniva la scarbonatura. Si hanno
notizie che in un perimetro di base di circa 20 m si poteva accatastare circa 250 ql di legna e ricavarne
50 di carbone. Si calcola che per l’ottenimento di un ql di carbone, a partire dal taglio della legna
occorresse 1 giornata di lavoro.
I laghi del Gorzente fanno parte del bacino artificiale della riserva idrica
dell'Acquedotto De
Ferrari Galliera di Genova. La società, fondata nel 1880, aveva lo scopo di provvedere alle
necessità idriche dell'intera città. In quell'anno si iniziò la costruzione del lago Bruno, cui seguirono nel
1884 quello del lago Lungo e nel 1906 del lago Badana. Il lago Bruno fu oggetto di ampliamenti
successivi terminati nel 1926. Questo articolato complesso di ingegneria idraulica comprende anche i
laghi della Lavagnina posti più a valle. La capacità ricettiva dei tre laghi è di ben 12,375 milioni di metri
cubi. Le acque attraversano l'Appennino con una galleria di 2300 metri lineari e ad una quota di m. 622
s.l.m. sul versante della val Polcevera, entrano in una condotta forzata che alimenta la centrale
idroelettrica di Gallaneto dopo un salto di 352 metri.
Anche se il dislivello non è notevole, l'escursione richiede un po' di allenamento. E' comunque il
percorso migliore per visitare la zona dei Laghi del Gorzente.
Lungo il percorso naturalistico dei Laghi si trovano frequenti paline in legno con informazioni di
carattere generale e botanico.