Catechesi comunitaria sulla S. Messa

Transcript

Catechesi comunitaria sulla S. Messa
PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
Momento di Catechesi Comunitaria su
LA SANTA MESSA
Anno Pastorale 2006/2007
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PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
IL SEGNO DELLA CROCE
Momento di Catechesi Comunitaria
sulla Santa Messa
Dicembre 2006
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Iª di AVVENTO – 3 Dicembre
Guida 1
I cresimandi hanno portato all’altare la grande croce che ci richiama
la croce delle Giornate Mondiali della Gioventù. Iniziano così un
cammino che li porterà a ricevere il dono dello Spirito Santo. La
croce sarà il segno che li guiderà in questo percorso e li
accompagnerà, poi, su tutti i sentieri della vita.
Guida 2
Con l’inizio dell’avvento vogliamo iniziare un percorso catechistico
comunitario che ci porterà, durante questi mesi, a riflettere e a
riscoprire il significato di alcuni momenti significativi della
celebrazione della S. Messa.
In questo mese di Dicembre la riflessione e la nostra attenzione sarà
orientata verso il grande gesto che apre ogni attività del Cristiano: il
“Segno della Croce”.
Guida 1
Facendosi il Segno della Croce, si professa la nostra santa fede cristiana, cattolica, e i suoi misteri
principali:
1. Unità e Trinità di Dio
2. Incarnazione, Passione e Morte del Nostro Signor Gesù Cristo
Guida 2
Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, in modo che nessuno
capisca il suo significato. Il segno della croce bello e giusto deve essere fatto lentamente, con un
gesto ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Devi sentire un forte abbraccio; esso ti
avvolge tutto, corpo ed anima, ti raccoglie, ti consacra, ti santifica.
Sulla croce Gesù ci ha redenti tutti. Mediante la croce Egli ci santifica nella nostra totalità.
Facciamo sempre il Segno della Croce…
Ragazzo 1
• prima della preghiera, affinché esso ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; faccia
concentrare in Dio i nostri pensieri, il nostro cuore, la nostra volontà;
Ragazzo 2
• dopo la preghiera affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato;
Ragazzo 3
• nella tentazione, perché ci irrobustisca;
Ragazzo 4
• nel pericolo, perché ci protegga;
Ragazzo 5
• nell'atto della benedizione, perché la pienezza della vita divina penetri nella nostra anima
e renda feconda e sacra ogni cosa.
Guida 1
Pensa quando fai il segno della croce. È il segno più santo che ci sia e tutto diviene irrobustito,
segnato, consacrato nella forza di Cristo, nel nome del Dio Padre.
Celebrante
Iniziamo allora con il Segno della Croce, tutti insieme, con raccoglimento e devozione.
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IIª di AVVENTO – 10 Dicembre
Guida
Quest’anno, in occasione dell’Avvento, abbiamo voluto
iniziare un percorso catechistico comunitario che ci guiderà
nella riflessione e nella riscoperta del significato di alcuni
momenti fondamentali della celebrazione della S. Messa.
Come già annunciato domenica scorsa, il mese di Dicembre è
dedicato alla riflessione sul grande gesto del Cristiano: il
“Segno della Croce”.
Oggi vogliamo soffermarci sulla cattolicità del segno della
Croce. Il termine “Cattolico” significa “Universale” che
abbraccia tutti i confini della terra e oltre. È Gesù stesso che
ha ordinato ai suoi discepoli di andare in tutto il mondo e di
attirare a sé tutte le genti “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Vogliamo sentirci uniti ai milioni di Cristiani sparsi per il mondo che oggi celebrano con noi la
Santa Messa. Come segno di questo desiderio di unità vogliamo ascoltare il segno della croce in
varie lingue con le quali oggi tanti fratelli cristiani inizieranno la loro preghiera.
In Latino
In nomine Patris
et Filii
et Spiritus Sancti.
Amen
In Inglese
In the name of the Father
and of the Son
and of the Holy Spirit
Amen
In spagnolo
En el nombre del Padre,
y del Hijo
y del Espiritu Santo
Amen
In Francese
Au nom du Père,
et du Fils,
et de Saint Esprit
Amen
In tedesco
Im Namen des Vaters
und des Sohns
und des Heiligen Geistes
Amen
In Portoghese
Em nome do Pai,
e do Filho,
e do Espírito Santo
Amen
In Kiswahili (Africa)
Kwa jina la Baba,
la Mwana,
la Roho Mtakatifu
Amina
In Maltese
Fl-isem tal-Missier,
u ta’ l-Iben
u ta’ l-Ispirtu s-Santu.
Amen.
Celebrante
Ed ora tutti insieme
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo.
Amen
5
Guida
Vogliamo anche lanciare una iniziativa che si
concluderà a Natale: vorremmo raccogliere la
preghiera del “Segno della Croce” nel maggior
numero di lingue possibile per poi comporre
un quadro che metteremo in Oratorio. Quindi
invitiamo tutti a fare questa ricerca tra amici
stranieri, parenti, associazioni, in modo da
abbracciare tutto il mondo sotto il segno della
Croce.
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IIIª di AVVENTO – 17 Dicembre
Guida
In questo mese di Dicembre, che coincide con il periodo
di Avvento, abbiamo iniziato una riflessione sul grande
gesto del Cristiano: il “Segno della Croce”.
Ricordiamo l’impegno di domenica scorsa: raccogliere la
preghiera del “Segno della Croce” nel maggior numero di
lingue possibile per poi comporre un quadro che verrà
messo in Oratorio. Rinnoviamo quindi l’invito a fare
questa ricerca.
La riflessione di oggi ha preso lo spunto dal recente viaggio di Benedetto XVI in Turchia, dove tra i
tanti incontri, il Papa ha fatto visita al Patriarca Ortodosso di Costantinopoli.
Questo incontro con i fratelli cristiani d’oriente ci ha interrogato sul valore dell’unità di tutti coloro
che amano e credono in Gesù Cristo.
L’unità passa attraverso la conoscenza reciproca e il “Segno della Croce” è uno dei gesti che
costruisce questa unità.
Così abbiamo avuto modo di leggere alcune pagine del Catechismo dei bambini ortodossi dove si
insegna loro il significato del “Segno della Croce”. Questa lettura ci ha colpito per la ricchezza dei
simboli e dei significati dati a certi gesti. Così abbiamo pensato di proporre alla nostra riflessione
comunitaria alcuni pensieri tra i più belli.
Esiste anche una preghiera che “si dice” senza parlare: il Cristiano ortodosso non prega solo con la
bocca, ma anche con tutto il suo corpo perché il corpo è il tempio dove abita lo Spirito, infatti
l’uomo è creatura di Dio in corpo ed anima e quindi anche il corpo viene da Dio e deve
“abbracciare” Dio nella preghiera.
Le preghiere che “si dicono” senza parlare si chiamano “Segni”. Due di questi segni sono l’inchino
ed il segno della Croce.
Il segno della Croce è una cosa bellissima perché simboleggia in modo essenziale la nostra Fede di
credenti.
Ecco come si fa questo segno. Con la mano destra: si mettono tre dita unite (pollice, indice e
medio). Queste tre dita unite rappresentano la TRI-UNITA’ di Dio. Le altre due dita della mano
destra si uniscono contro il palmo. Queste due dita unite contro il palmo della mano significano che
la Persona di Gesù Figlio di Dio è contemporaneamente vero Dio e anche vero Uomo, cioè ha due
nature “insieme” (ecco perché si uniscono “insieme” queste due dita): la natura Divina e quella
umana.
Con le dita della mano in questa posizione noi possiamo iniziare a fare il segno della Croce: esso è
composto di tre movimenti.
“Nel Nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito”
Il primo movimento è offerto in onore del Padre e consiste nel portare la mano sulla fronte, perché
il centro dei nostri pensieri e della nostra intelligenza è Dio che ci ha creati e ha creato tutto.
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Il secondo movimento consiste nel portare la mano sull’addome, cioè nel centro del nostro corpo. Il
centro del nostro corpo rappresenta tutto il nostro essere umano. Questo movimento quindi è offerto
in onore del Figlio che si è incarnato, è divenuto umano per salvarci, cioè si è fatto come noi per
farci ritornare a Lui, e quindi anche tutto il nostro corpo è degno di Dio (ecco perché mai e poi mai
bisogna trattare male il nostro corpo!).
Il terzo movimento è offerto all’onore dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo si muove nello spazio e
nella storia, nel finito e nell’infinito, è presente ovunque e tutto riempie.
Con il segno della Croce noi testimoniamo la nostra Fede, una Fede che ci è donata per Amore e noi
dobbiamo essere sempre riconoscenti e commossi di fronte a Dio per questo grande Dono e
dobbiamo sempre ringraziarlo. Il segno del ringraziamento è l’inchino, ecco perché noi Cristiani
ortodossi, dopo aver fatto il segno della Croce, facciamo subito un inchino.
Fai sempre il segno della Croce prima di iniziare la tua preghiera e dopo averla finita. Fai il segno
della Croce anche ogni volta che nomini o senti nominare il nome del Padre o del Figlio o del Santo
Spirito.
Celebrante
Ed ora tutti insieme
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo.
Amen
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IVª di AVVENTO – 24 Dicembre
Guida
A conclusione del mese di Dicembre e del periodo di avvento,
terminiamo anche questo primo momento di catechesi
comunitaria che ci ha portato a riflettere sul grande gesto del
Cristiano: il “Segno della Croce”.
A ricordo di questa iniziativa vi è stato consegnata una piccola
croce affinché vi richiami sempre l’importanza di questo nostro
grande simbolo; portatela con voi o collocatela dove meglio vi
ricordi la vostra amicizia e appartenenza a Gesù, l’Emmanuel, il
Dio con noi.
Domenica scorsa ci siamo lasciati guidare dal Catechismo dei
ragazzi cristiani ortodossi. Come segno di apertura ecumenica,
oggi leggiamo una riflessione composta da un rappresentante
della Chiesa Evangelica Valdese per gli amici del movimento cattolico degli Scout.
Ragazzo 1
Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici:
«Nel nome del Padre...»
pensa alla croce che porti con te e quindi:
non dimenticare che la tua anima è di Dio,
non dimenticare che la tua intelligenza è al servizio degli altri,
non dimenticare che i tuoi occhi, le tue orecchie sono fatti per vedere ed ascoltare gli altri,
non dimenticare che con la bocca dici: «Sì».
Ragazzo 2
Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici:
« .... e del Figlio... »,
pensa al tuo vestito e quindi:
non dimenticare che sei figlio di Dio, Suo testimone, Suo apostolo,
non dimenticare che la gente guarda come vivi,
non dimenticare che tu agisci per essere al servizio del tuo prossimo,
non dimenticare che tu sei di esempio ai più giovani di te!
Ragazzo 3
Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici:
«... e dello Spirito Santo... »,
pensa anche al tuo cuore e quindi:
non dimenticare che Dio lo ha dato a te per amare,
non dimenticare che egli è al servizio di Dio, del tuo prossimo, della Natura, della tua Comunità,
non dimenticare che egli ha slanci che devi ascoltare, anche se non ne comprendi i segreti,
non dimenticare che egli è cortese, generoso, leale che egli è gioioso, che sa cantare nelle difficoltà.
Ragazzo 4
Quando ti fai il Segno della Croce e mentre dici:
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«... Amen »,
pensa anche alla tua vita e quindi:
non dimenticare che Dio ti ha scelto come Amico e Fratello dei tuoi amici e fratelli,
non dimenticare le missioni che Dio ed i tuoi fratelli ti hanno affidato,
non dimenticare che sulla tua parola si può contare,
non dimenticare che tu hai impegnato il tuo cuore a meritare fiducia,
e conserva il tuo sorriso.
Guida
Allora quando ti fai il Segno della Croce,
non dimenticare mai quello che vuol dire questo segno,
non dimenticare mai che:
«Il primo da servire è Dio»,
non dimenticare mai quello che puoi fare mediante questo segno
non dimenticare mai quello che puoi fare grazie all’amore di Dio.
Celebrante
Ed ora tutti insieme
Nel nome del Padre
e del Figlio
e dello Spirito Santo.
Amen
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PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
IL MOMENTO DEL PERDONO
Momento di Catechesi Comunitaria
sulla Santa Messa
Gennaio 2007
11
Domenica 7 Gennaio 2007
Guida
Con l’inizio dell’anno nuovo continuiamo il percorso catechistico comunitario per approfondire il
significato di alcuni momenti della celebrazione della S. Messa.
Nelle domeniche del mese di Gennaio la nostra riflessione sarà orientata verso il “Momento del
Perdono”.
La Liturgia pone questo momento ad inizio della S. Messa seguendo una indicazione di Gesù che
l’evangelista Matteo così ci presenta:
Lettore
“Se dunque presenti la tua offerta sull’altare
e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa
contro di te,
lascia il tuo dono davanti all’altare
e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello…”
(Mt 5,23-24)
Guida
In queste quattro domeniche di Gennaio vogliamo soffermarci
a riflettere sulla preghiera del “Confesso” e, in particolare, sui
quattro ambiti in cui rivolgiamo la nostra richiesta di perdono a
Dio e ai Fratelli: “Pensieri” – “Parole” – “Opere” –
“Omissioni”
Non vogliamo spendere parole nostre ma lasciarci guidare da Gesù, nostro Maestro e Signore che
ammoniva così i discepoli e i dottori della legge:
Lettore
«Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me.
Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello
che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!
Anche voi siete ancora senza intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca,
passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal
cuore. Questo rende immondo l'uomo.
Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i
furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo
l'uomo.»
(Mt 15,11-20)
Guida
Il riconoscere le nostre colpe, i nostri pensieri sbagliati, riflettere sulla nostra mentalità che spesso si
allinea alle mode del nostro tempo le quali sempre di più ci spingono lontano dalla verità e
dall’amore di Dio, fare un esame di coscienza su quali sono i valori di riferimento per la nostra vita
è il primo passo per iniziare una seria conversione del cuore.
Chiedere Perdono e Perdonare sono due situazioni che costano tanta fatica ma sono l’unica porta
che ci immette sulla strada della conversione, per una vita nuova, più felice, più libera, più vera.
Lettore
Per rafforzare questo legame tra “Perdono” e “Conversione” vogliamo lanciare una iniziativa che
intende coinvolgere tutta la nostra comunità per l’intero anno nuovo. Vogliamo indire il 2007 come
12
“Anno delle Belle Parole”, un anno di impegno contro Parolacce e Volgarità a favore di un
Linguaggio pulito e più bello.
Invitiamo tutti, bambini, giovani e adulti, già da oggi, a fare maggior attenzione su come ci si
esprime e ad evitare un linguaggio gratuitamente volgare.
Inoltre lanciamo oggi un concorso per lo slogan migliore contro la Parolaccia e la Volgarità.
Invitiamo i ragazzi (anche aiutati dai propri genitori) a inventare una frase pubblicitaria contro il
cattivo linguaggio da consegnare ai propri catechisti.
Ci potrebbe anche scappare un bel premio a chi ha migliore fantasia.
Il sito internet della Parrocchia (www.calino.it) seguirà passo passo l’iniziativa e ne darà visibilità
nazionale, e anche internazionale, cercando di coinvolgere altre parrocchie e oratori.
Guida
Per richiamare in modo particolare la nostra predisposizione a chiedere e ad offrire perdono,
recitiamo ora la preghiera del “Confesso” tenendoci per mano.
Prima del segno della Pace
Guida
Il segno della pace vuole essere oggi anche un gesto di “richiesta di perdono” che reciprocamente ci
scambiamo. Lasciamoci guidare da questa preghiera:
Lettore
E’ nuvolo nel mio cuore
Se bisticcio con gli amici,
Fa freddo se non parlo con tutti.
E’ buio quando non aiuto
chi ha bisogno.
Giorni tristi, se è buio nel mio cuore.
Un raggio di sole scende nel mio cuore
Tu mi perdoni sempre.
C’e’ luce, c’e’ gioia.
E’ bello nel mio cuore
se tu sei con me,
Fa caldo quando sono amico di tutti.
C’e’ tanto sole quando mi sento nuovo.
Giorni felici, se tu mi perdoni.
Signore, fa che brilli sempre il sole
nel mio cuore.
Quando è buio;
portami il tuo perdono.
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Domenica 14 Gennaio 2007
Guida 1
In questa seconda domenica di Gennaio continuiamo il percorso catechistico comunitario che sta
guidando la nostra riflessione sul “Momento del Perdono”.
Al centro della riflessione c’è la preghiera del “Confesso” ed oggi ci soffermiamo sulla nostra
richiesta di perdono a Dio e ai Fratelli per aver molto peccato in “Parole”.
Dei 10 comandamenti, che Dio ha inciso prima nel cuore di ogni uomo e poi sulle tavole della legge
di Mosé, due sono dedicati alla parola, al linguaggio dell’uomo:
Non nominare il nome di Dio invano
Questo secondo comandamento ci istruisce ad avere profondo rispetto per il nome di Dio. È
veramente triste e inconcepibile che ancora oggi, in un epoca culturalmente avanzata, il vizio della
bestemmia sia ancora tanto diffuso. La bestemmia rende veramente buio il cuore, e la vita, prima di
tutto di chi la pronuncia, e colora di tristezza tutto l’ambiente che lo circonda.
Nella nostra società italiana si assiste oggi al nascere di tante iniziative volte al rispetto e alla
promozione della religiosità altrui, qualunque essa sia, e poi si tollera la bestemmia come segno di
libertà di espressione, e ci si scherza sopra, diventa motivo di audience televisivo e di moda.
A noi il compito, la missione di testimoniare ed esigere il rispetto del nome del nostro Dio.
Guida 2
Non dire falsa testimonianza.
L’ottavo comandamento ci invita a usare un linguaggio sincero e coerente. Gesù ce lo spiega meglio
nel brano di Matteo (5.33-37)
“Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i
tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né
per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città
del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere
bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal
maligno.”
Quante bugie e inganni solcano la nostra vita. Di chi ci si può fidare?
Il nostro parlare sia chiaro, coerente, leale, sincero, fedele alla nostra identità di cristiani.
Guida 1
Un ultimo spunto di riflessione ci viene suggerito da Gesù e riguarda il nostro modo di esprimerci.
L’insulto, il linguaggio sporco, scurrile, è una forma forte di mancanza di rispetto verso il prossimo.
Gesù ci istruisce così:
“Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi
dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al
fuoco della Geenna.” (Matteo 5.22)
E ancora
“Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe
meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato
negli abissi del mare.” (Matteo 18.6)
14
Di fronte a queste parole, proviamo a pensare quale sarebbe la nostra sorte…
Guida 2
Confesso che ho molto peccato nelle “Parole”.
Questa è la molla che ci ha spinto a dedicare il 2007 come “Anno delle Belle Parole”, un anno di
impegno contro Parolacce e Volgarità a favore di un Linguaggio pulito e più bello.
Rinnoviamo l’invito di domenica scorsa a fare maggior attenzione su come ci si esprime e ad
evitare un linguaggio gratuitamente volgare. Questo deve diventare un impegno particolare per tutto
quest’anno in modo che, allenati ad esprimersi con più “pulizia”, tutta la nostra vita risulti più
limpida e la nostra persona più positiva e serena.
Rilanciamo ancora il concorso contro la Parolaccia e la Volgarità. Potete consegnare ai catechisti
slogan, poesie, disegn, frasi, quello che la fantasia vi suggerisce. Se qualcuno avesse anche delle
idee su iniziative e manifestazioni da organizzare e proporre durante il 2007 non deve far altro che
comunicarle.
Guida 1
Nel frattempo lasciamoci provocare da una bella frase del sempre amato Giovanni Paolo II che così
si rivolgeva ai suoi amati giovani:
“Giovani, siete preoccupati per l’inquinamento dell’aria e il problema dell’ecologia vi sta a
cuore. Ma esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi che porta lontano dalla
luce della Grazia.”
Per richiamare in modo particolare la nostra predisposizione a chiedere e ad offrire perdono,
recitiamo ora la preghiera del “Confesso” tenendoci per mano.
Preghiera dopo la Comunione
Lettore
Grazie Signore,
Tu mi perdoni sempre.
Grazie Signore,
Tu ascolti le mie parole.
Grazie Signore,
Tu mi accogli come un figlio.
È bello incontrarti.
È come un giorno di primavera.
Tu fai nuove tutte le cose.
Vieni a casa con me,
accompagnami ogni giorno,
restami vicino.
Il mio cuore è accanto a te.
Tu mi vuoi bene.
Grazie Signore,
Tu mi perdoni sempre.
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Domenica 21 Gennaio 2007
Guida 1
In questa terza domenica di Gennaio continuiamo il percorso catechistico comunitario che sta
guidando la nostra riflessione sul “Momento del Perdono”.
Nella preghiera del “Confesso” ognuno di noi chiede perdono perché ha molto peccato in “Opere”.
Cosa significhi il peccato in “Opere” è molto facile da intuire: sono tutte quelle azioni che
offendono l’amore che Dio ha per noi.
All’inizio della S. Messa, nel sacramento della Riconciliazione e, magari, al termine di ogni
giornata, siamo chiamati a fare un esame di coscienza sul nostro agire.
L’esame di coscienza è un momento molto intimo e privato e tale lo lasciamo per garantirne
l’autenticità e la sincerità.
La breve riflessione di oggi vuole dare un aiuto per capire o riscoprire la realtà del Peccato.
È opinione comune l’affermare che oggi “Abbiamo perso il senso del peccato”.
Cos’è allora il peccato? Quali i meccanismi che ci inducono a peccare?
Come sempre prendiamo alcuni brevi brani tratti dalla Sacra Scrittura.
Guida 2
Dal libro della Genesi leggiamo:
Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del
giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero
che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete
mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete».
Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!
Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero
i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il
bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era
buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile … e
ne mangiò. (Gen 3,2-6)
In un altro passo sempre della Genesi:
Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo
gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua
offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Allora Caino disse al fratello
Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il
fratello Abele e lo uccise. (Gen 4,3-5;8)
Guida 1
Dal vangelo di Luca cogliamo questi due comportamenti:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del
patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il
figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue
sostanze vivendo da dissoluto». (Lc 15,11-13)
Poco più avanti si legge così:
«Il figlio maggiore rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai
trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei
amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato,
per lui hai ammazzato il vitello grasso». (Lc 15,29-30)
Guida 2
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Come ultimo contributo un brano dal vangelo di Matteo
Di nuovo il Re mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei
animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se
ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi
servi, li insultarono e li uccisero. (Mt 22,4-6)
Guida 1
Situazioni diverse, protagonista l’uomo che è vittima del peccato. Da queste vicende cogliamo la
natura del peccato che ancora oggi assale ognuno di noi. Il peccato nasce dentro di noi dall’incontro
di due situazioni:
La prima: il ritenersi superiori agli altri e a tutto ciò che ci circonda, voler essere i primi,
vedere solo se stessi al centro della scena umana.
La seconda: lasciare spazio alla sensazione che Dio non ci vuole poi così bene, non ha nei
nostri confronti tutto quell’amore di cui ci hanno parlato e insegnato a catechismo.
L’unione di queste sue situazioni genera la tentazione che ci porta spesso al peccato.
Così è per Adamo ed Eva: con il desiderio del frutto dell’albero del bene e del male portano se
stessi al primo posto e si insinua in loro la convinzione che Dio, con questa proibizione, li vuole
tenere schiavi e quindi non si dimostra buono nei loro confronti.
Così è per Caino che, da primogenito, non tollera il gradimento delle offerte di Abele da parte di
Dio; anzi interpreta questo come una mancanza di bontà di Dio nei suoi confronti.
Lo stesso avviene per il figlio prodigo e anche per il fratello maggiore. Vogliono essere i primi, al
centro, e dubitano dell’affetto e dell’amore del Padre.
E infine la scena degli invitati alle nozze del figlio del re che rifiutano l’invito perché mettono al
primo posto le loro “cose”, le loro occupazioni e affari. Il tutto perché verso il Re non nutrono
affetto e non colgono tutto l’amore del Re nei loro confronti che si esprime in quell’invito.
Guida 2
Proviamo a riflettere oggi se non avviene così anche a noi ogni volta che le nostre opere portano
peccato e non bene.
Se nel nostro cuore, nella nostra vita sentiamo come grande e bello e reale e vero l’amore di Dio per
noi, allora sarà molto più difficile che le nostre opere generino male e sarà chiaro in noi cosa vuol
dire “Padre, ho peccato”, nella felice consapevolezza di avere un Padre che sempre ci accoglie, ci
attende e ci perdona.
Guida 1
2007 - “Anno delle Belle Parole”.
Ricordiamo ai ragazzi di pensare e consegnare ai catechisti slogan, poesie, disegni, frasi, quello che
la fantasia vi suggerisce per il concorso abbinato a questo anno di impegno contro Parolacce e
Volgarità per un Linguaggio più pulito.
Dopo la comunione
Guida 1
Vi viene ora consegnato un foglietto dove abbiamo voluto portare pillole di catechismo affinché
guidino le nostre opere verso il bene e ci chiariscano cosa è il bene.
Su questo foglietto abbiamo trascritto: i 10 comandamenti, le opere di Misericordia corporale e
spirituale e i 2 comandamenti di Gesù.
Proviamo, in questa settimana, a confrontarci con queste parole di vita. (vedi appendice)
17
I 10 COMANDAMENTI
Io sono il Signore, tuo Dio:
1.
2.
Non avrai altro Dio fuori di me.
Non nominare il nome di Dio
invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora tuo padre e tua madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.
Le Opere di Misericordia Spirituale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Consigliare i dubbiosi
Insegnare agli ignoranti
Ammonire i peccatori
Consolare gli afflitti
Perdonare le offese
Sopportare pazientemente le
persone moleste
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti
Le Opere di Misericordia Corporale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
I 10 COMANDAMENTI
Io sono il Signore, tuo Dio:
1.
2.
Non avrai altro Dio fuori di me.
Non nominare il nome di Dio
invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora tuo padre e tua madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.
Dar da mangiare agli affamati
Dar da bere agli assetati
Vestire gli ignudi
Alloggiare i pellegrini
Visitare gli infermi
Visitare i carcerati
Seppellire i morti
Le Opere di Misericordia Spirituale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Consigliare i dubbiosi
Insegnare agli ignoranti
Ammonire i peccatori
Consolare gli afflitti
Perdonare le offese
Sopportare pazientemente le
persone moleste
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti
Le Opere di Misericordia Corporale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Dar da mangiare agli affamati
Dar da bere agli assetati
Vestire gli ignudi
Alloggiare i pellegrini
Visitare gli infermi
Visitare i carcerati
Seppellire i morti
18
I comandamenti della carità
PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
1. Ama il Signore Dio tuo
con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua mente,
e con tutta la tua forza.
2. Ama il prossimo tuo
come te stesso.
Pensieri - Parole
Opere - Omissioni
Momento di Catechesi Comunitaria
sulla Santa Messa
Anno pastorale 2006-2007
I comandamenti della carità
PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
1. Ama il Signore Dio tuo
con tutto il tuo cuore,
con tutta la tua mente,
e con tutta la tua forza.
2. Ama il prossimo tuo
come te stesso.
Pensieri - Parole
Opere - Omissioni
Momento di Catechesi Comunitaria
sulla Santa Messa
Anno pastorale 2006-2007
19
Domenica 28 Gennaio 2007
Guida 1
In questa quarta e ultima domenica di Gennaio si conclude la riflessione sul “Momento del
Perdono” che ha visto al centro la preghiera del “Confesso”.
Confesso di avere molto peccato in “Pensieri, Parole, Opere e Omissioni”.
Quante volte facendo il punto della situazione sulla nostra vita, in modo sicuramente superficiale, ci
assolviamo convincendoci che tutto sommato la nostra coscienza deve ritenersi tranquilla perché
non abbiamo fatto nulla di male.
Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per
ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «…Se vuoi entrare nella vita, osserva i
comandamenti […] Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare
il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso».
Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?».
(Mt 19,16-22)
Ecco la domanda: “Cosa ci manca ancora” per essere veramente uomini di Cristo e perciò persone
ricche di gioia, che vivono già qui la vita eterna?
Lasciamoci istruire ancora da Gesù:
Guida 2
Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato
per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare;
ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e
non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più
piccoli, non l'avete fatto a me. (Mt 25,41-43;45)
Guida 1
Eccoci spiegato il peccato in “Omissioni”. A volte noi ci limitiamo a non commettere il male, ed è
già comunque una cosa difficile.
Ma questo non deve essere ritenuto sufficiente perché, come Gesù, noi siamo chiamati a fare il
bene, a portare la pace tra chi ci vive accanto, ad essere testimoni di carità.
Proprio in questa S. Messa, la seconda lettura tratta dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi ci
apre orizzonti nuovi, alti, belli:
Guida 2
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come
un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e
conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da
trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma
non avessi la carità, niente mi giova.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più
grande è la carità! (1Cor 13,1-3;13)
Guida 1
“Ma di tutte più grande è la carità”.
Gesù ci vuole così, ci giudicherà così, sulla carità. E d’altra parte, se ci fermiamo a riflettere
seriamente sul senso del nostro esistere, non possiamo far altro che riconoscere che quello che alla
fine rimane sono i nostri gesti di carità e d’amore.
20
“Cosa resta di me
quando il giorno va via
che cosa potrò dare io
con queste mani vuote?
Cosa mai darà forza alla mia voce
cosa mai darà fiato alla mia corsa
se non quel po' d'amore
nato dalle mie lacrime.”
(Gen Rosso)
Dopo la comunione
Guida 2
(se si possono avere dei palloncini da liberare in cielo, si attacca il biglietto riportato qui sotto e dopo la S. Messa ci si
porta sul sagrato per lanciare i palloncini – i bigliettini sono riportati nelle ultime due pagine da stampare fronte-retro).
In queste prime domeniche dell’anno abbiamo voluto dedicare il 2007 alle “Belle Parole”, cioè un
anno intero per rieducarci ad un linguaggio più pulito e sincero.
Vogliamo estendere questa nostra idea ad altre comunità e raggiungere tante persone.
Sul sito internet della parrocchia (www.calino.it) abbiamo già aperto una sezione dedicata all’anno
delle “Belle Parole” contro parolacce e volgarità.
Adesso, dopo la Santa Messa, ci portiamo sul sagrato e da lì vogliamo liberare nell’aria dei
palloncini. A loro affidiamo il compito di portare lontano, fino al cielo, questo nostro impegno.
(se si non si dispone di palloncini si conclude con una preghiera)
In queste prime domeniche dell’anno abbiamo voluto dedicare il 2007 alle “Belle Parole”, cioè un
anno intero per rieducarci ad un linguaggio più pulito e sincero. È un impegno che non termina con
gennaio ma che prosegue per tutto l’anno; durante il 2007 proporremo altre iniziative.
Terminiamo, invece, il ciclo di riflessioni sul “Momento del Perdono” con una preghiera.
San Francesco ci istruisce sul senso e sul valore della carità; a lui affidiamo il nostro impegno a
diventare cristiani sempre più veri.
O Signore, fa' di me
uno strumento della tua pace
Dov'è odio ch'io porti l'amore;
Dov'è offesa ch'io porti il perdono
Dov'è discordia ch'io porti l'unione;
Dov'è dubbio ch'io porti la fede,
Dov'è errore ch'io porti la verità;
Dov'è disperazione ch'io porti la speranza
Dov'è tristezza ch'io porti la gioia;
Dov'è tenebra ch'io porti la luce
Oh! Maestro, fa' che io non cerchi tanto:
Ad essere consolato, quanto a consolare
Ad essere compreso, quanto a comprendere
Ad essere amato quanto ad amare
Poiché é dando che si riceve
Perdonando che si é perdonati,
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna
21
“Giovani, siete preoccupati
per l’inquinamento dell’aria
e il problema dell’ecologia
vi sta a cuore.
Ma esiste anche un inquinamento
delle idee e dei costumi
che porta lontano
dalla luce della Grazia.”
Giovanni Paolo II
“Giovani, siete preoccupati
per l’inquinamento dell’aria
e il problema dell’ecologia
vi sta a cuore.
Ma esiste anche un inquinamento
delle idee e dei costumi
che porta lontano
dalla luce della Grazia.”
Giovanni Paolo II
“Giovani, siete preoccupati
per l’inquinamento dell’aria
e il problema dell’ecologia
vi sta a cuore.
Ma esiste anche un inquinamento
delle idee e dei costumi
che porta lontano
dalla luce della Grazia.”
Giovanni Paolo II
Parrocchia di
San Michele Arcangelo
- Calino (Brescia) -
2007 “Anno delle Belle Parole”
http://www.calino.it
Parrocchia di
San Michele Arcangelo
- Calino (Brescia) -
2007 “Anno delle Belle Parole”
http://www.calino.it
Parrocchia di
San Michele Arcangelo
- Calino (Brescia) -
2007 “Anno delle Belle Parole”
http://www.calino.it
Vogliamo dedicare tutto un anno all’impegno
contro Parolacce e Volgarità
a favore di un Linguaggio pulito e più bello.
Questo significa:
Fare maggior attenzione su come ci si
esprime
Evitare un linguaggio gratuitamente
volgare
Non essere di scandalo per i più giovani
Correggere fraternamente chi usa toni
scurrili
Vogliamo dedicare tutto un anno all’impegno
contro Parolacce e Volgarità
a favore di un Linguaggio pulito e più bello.
Questo significa:
Fare maggior attenzione su come ci si
esprime
Evitare un linguaggio gratuitamente
volgare
Non essere di scandalo per i più giovani
Correggere fraternamente chi usa toni
scurrili
Vogliamo dedicare tutto un anno all’impegno
contro Parolacce e Volgarità
a favore di un Linguaggio pulito e più bello.
Questo significa:
Fare maggior attenzione su come ci si
esprime
Evitare un linguaggio gratuitamente
volgare
Non essere di scandalo per i più giovani
Correggere fraternamente chi usa toni
scurrili
Ma anche
Essere sinceri e leali nelle proprie parole
Non offendere il prossimo, tanto meno
Dio
Avere una parola gentile per chi è triste
Ringraziare sempre che ci sta vicino e ci
dà una mano
Questo deve diventare un impegno particolare
per tutto il 2007 in modo che, allenati ad
esprimersi con più “pulizia”, tutta la nostra vita
risulti più limpida e positiva.
Ma anche
Essere sinceri e leali nelle proprie parole
Non offendere il prossimo, tanto meno
Dio
Avere una parola gentile per chi è triste
Ringraziare sempre che ci sta vicino e ci
dà una mano
Questo deve diventare un impegno particolare
per tutto il 2007 in modo che, allenati ad
esprimersi con più “pulizia”, tutta la nostra vita
risulti più limpida e positiva.
Ma anche
Essere sinceri e leali nelle proprie parole
Non offendere il prossimo, tanto meno
Dio
Avere una parola gentile per chi è triste
Ringraziare sempre che ci sta vicino e ci
dà una mano
Questo deve diventare un impegno particolare
per tutto il 2007 in modo che, allenati ad
esprimersi con più “pulizia”, tutta la nostra vita
risulti più limpida e positiva.
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PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
IL MOMENTO DELLA PAROLA
Momento di Catechesi Comunitaria
sulla Santa Messa
Febbraio 2007
24
Domenica 4 Febbraio 2007
Guida 1
Il percorso catechistico comunitario che abbiamo intrapreso e che ci aiuta ad approfondire il
significato di alcuni momenti della celebrazione della S. Messa, ci porta in questo mese di Febbraio
a riflettere sulla “Liturgia della Parola”.
Il “Messale Romano” è il testo scaturito dal Concilio Vaticano II che regola e dà ordinamento alla
Celebrazione della S. Messa. I Padri conciliari così sintetizzano la “Liturgia della Parola”:
Le letture scelte dalla sacra Scrittura, con i canti che le accompagnano, costituiscono la
parte principale della liturgia della Parola; l'omelia, la professione di fede e la preghiera
universale o preghiera dei fedeli sviluppano e concludono tale parte.
Infatti nelle letture, che vengono poi spiegate nella omelia, Dio parla al suo popolo, gli
manifesta il mistero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale;
Cristo stesso è presente per mezzo della sua parola, tra i fedeli.
Il popolo fa propria questa parola divina con i canti e vi aderisce con la professione di fede;
così nutrito, prega nell'orazione universale per le necessità di tutta la Chiesa e per la
salvezza del mondo intero. (“Il Messale Romano” 33)
Guida 2
La “Liturgia della Parola” inizia con la proclamazione della Parola
di Dio. Non è e non deve essere una semplice lettura ma una
proclamazione perché ciò che viene letto non sono notizie di
cronaca o momenti di storia da ricordare, ma Parola viva di Dio
che entra nel profondo della nostra vita e la trasforma, la nutre, la
salva.
Oltre ad essere proclamata, la Parola di Dio deve essere “ascoltata”
che non è un semplice sentire o udire le frasi che ci vengono
proposte, ma un ascoltare.
Ascoltare è un’azione che coinvolge tutto il corpo: coinvolge
l’orecchio perché la Parola va sentita con attenzione; coinvolge la
mente perché va capita; questa Parola va poi calata nel cuore per
essere amata; deve salire alle labbra per essere annunciata; deve
raggiungere tutto il corpo per essere vissuta.
Ecco il significato del gesto che compiamo prima della lettura del Vangelo quando facciamo tre
segni di croce con il pollice: uno sulla fronte per chiedere la sapienza di comprendere appieno la
Parola che ci viene proclamata; uno sulle labbra perché sappiamo testimoniare con la bocca ciò che
abbiamo meditato; uno sul petto affinché questa Parola entri in noi e ci trasformi il cuore.
Guida 1
«Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di
Dio"»
(Matteo 4:4).
Quando ci apprestiamo ad ascoltare la “Parola di Dio” ripensiamo a questo invito di Gesù.
Non che il pane terreno non sia importante, ma viene dopo. Non è questo il pane che ci fa vivere
pienamente; prima di tutto viene la Parola quella vera, e Giovanni ce lo ricorda ad inizio del suo
Vangelo.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
(Giovanni 1,1;14).
25
Durante la Santa Messa la nostra Fede, la nostra Anima, la nostra Vita, è invitata ad un duplice
banchetto: la mensa della Parola e la mensa eucaristica.
“Nutrita spiritualmente all'una e all'altra mensa, la Chiesa da una parte si arricchisce nella dottrina e
dall'altra si rafforza nella santità.” (“Ordinamento delle letture della Messa” 10)
L’impegno per il mese di Febbraio: leggiamo con attenzione e meditazione uno dei Vangeli, a
nostra scelta.
26
Domenica 11 Febbraio 2007
Guida 1
Uno dei momenti più significativi e fondanti della celebrazione della S. Messa è la “Liturgia della
Parola”. In questo mese di Febbraio orientiamo la nostra riflessione su questo momento che si
articola a sua volta nelle seguenti azioni: la proclamazione della Parola di Dio, l’omelia, la
professione di Fede con la recita del “Credo” e la preghiera dei fedeli.
“Con le letture si offre ai fedeli la mensa della parola di Dio e si aprono con loro i tesori della
Bibbia”.
(“Ordinamento delle letture della Messa” 10)
La scelta delle letture e la loro collocazione non è casuale ma segue un ordinamento stabilito dalla
tradizione della Chiesa, che offre importanti significati. La struttura delle messe della Domenica, e
anche quelle festive, riprende l’antica tradizione delle tre letture:
• La prima lettura è tratta dall’Antico Testamento
• La seconda dal Nuovo Testamento
• La terza dai Vangeli
La struttura delle messe feriali è invece la seguente:
• La prima lettura è tratta dall’Antico o Nuovo
Testamento
• La seconda dai Vangeli
Dopo la prima lettura viene proposto un salmo in forma
responsoriale, salmo scelto tra i 150 che compongono il libro dei
Salmi dell’Antico Testamento della Bibbia.
Guida 2
Nelle messe domenicali, in alcune solennità e feste, le letture sono proposte secondo un ciclo
triennale; in tal modo la lettura della Bibbia è più abbondante e più varia, perché solo ogni tre anni
ritornano i medesimi testi.
I tre cicli vengono indicati con le lettere A, B e C. e seguono lo svolgimento di tutto l’anno
liturgico: iniziano dalla prima Domenica di avvento e terminano con la solennità di Cristo Re.
La prima lettura, come il salmo, viene sempre scelta in funzione del Vangelo. A volte viene scelta
perché il Vangelo ne cita una frase.
Per la seconda lettura si seguono questi criteri di scelta:
• per le feste o i tempi forti (come la Quaresima, Pasqua, l’Avvento, …) anche la seconda
lettura è scelta in linea con il Vangelo
• nel tempo ordinario viene letta in modo continuativo, diremmo noi “a puntate”, una
lettera delle lettere degli Apostoli.
Per il Vangelo, ogni anno viene letto in modo particolare quello di un evangelista:
per l’anno A, il vangelo secondo Matteo
per l’anno B, il vangelo secondo Marco
per l’anno C, il vangelo secondo Luca
Il Vangelo di Giovanni, per antica tradizione, viene letto lungo la quaresima e il tempo pasquale e
in altre celebrazioni particolari.
Guida 1
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». (Giovanni 6,68)
Questa frase deve diventare la nostra invocazione ogni volta che ci apprestiamo a ricevere il grande
dono della Parola di Dio.
27
È una esclamazione che è scaturita spontanea dal cuore sincero e altrettanto spontaneo di Pietro che,
nella sua schiettezza e semplicità, ha sperimentato la forza trasformante della Parola di Gesù; una
Parola vera, sicura, che colma di senso ogni giorno di vita e ci trasporta verso orizzonti alti,
luminosi, gioiosi.
A volte la Parla di Dio non è facile da ascoltare, non è
facile da accettare, non è facile da vivere perché tocca
diretta il nostro cuore e lo stimola a battere solo per il bene;
e questo non è facile.
«Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?»
Questa la tentazione di molti discepoli e di altrettanti
cristiani di oggi. Ma ecco venirci incontro Pietro:
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita
eterna».
Anche oggi il nostro amato Papa Benedetto, seguendo
l’esempio di Pietro, ci indica con decisione, passione,
fermezza, coerenza, amore, la fonte della vera vita: «Tu
solo, Signore, hai parole di vita eterna».
Guida 2 (dopo la comunione)
In questo cammino di catechesi comunitaria abbiamo
sollecitato alcuni impegni per dare un segno concreto di
conversione.
Ricordiamo l’impegno del “Segno della Croce” da fare bene e la ricerca della sua formula in varie
lingue. La ricerca è ancora valida.
Ricordiamo “l’Anno delle belle Parole” con l’impegno di “ripulire” il nostro linguaggio da ogni
volgarità, e di preparare slogan, frasi, poesie, disegni sulla bellezza del parlare educato.
In questo mese di Febbraio invitiamo ad approfondire la “Parola di Dio” leggendo e meditando uno
dei Vangeli, a nostra scelta.
28
Domenica 18 Febbraio 2007
Guida 1
La “Liturgia della Parola” è uno dei momenti centrali della S. Messa. Esso si compone di alcune
parti come la proclamazione della Parola di Dio e l’omelia; anche la professione di Fede con la
recita del “Credo” ne fa parte, per poi concludersi infine con la preghiera dei fedeli.
Oggi la nostra riflessione si vuole concentrare appunto sulla professione della nostra fede.
Siamo consapevoli che “il Credo” apre orizzonti sterminati, nei quali è facile smarrirsi o rimanere
senza ossigeno e abbagliati.
Tuttavia vogliamo suggerire alcune notizie e spunti di riflessione con lo scopo di far scattare la
molla della curiosità intellettuale e della fede affinché ognuno di noi possa iniziare un percorso
personale di approfondimento e di crescita spirituale.
Guida 2
Nella nostra tradizione di cristiani cattolici sono due le formule
della professione di fede, del “Credo”, che di solito utilizziamo:
Il “Simbolo degli Apostoli”, il più antico e il più sintetico, la cui
origine viene fatta risalire direttamente agli Apostoli.
Il “Simbolo niceno-costantinopolitano” che è il Credo nella
formulazione che abitualmente recitiamo nelle messe
domenicali o festive. La sua origine risale al Concilio di Nicea
nel 325 a cui vennero aggiunti ampliamenti, relativamente allo
Spirito Santo, nel primo concilio di Costantinopoli nel 381.
Guida 1
Nella nostra riflessone ci lasciamo aiutare da alcuni frammenti di catechesi di Giovanni Paolo II.
Così parlava ai fedeli riuniti.
«Le professioni della fede cristiana si chiamano anche “simboli di fede”. La parola greca
“symbolon” significava la metà di un oggetto spezzato (per esempio di un sigillo) che veniva
presentata come il segno di riconoscimento. Le parti spezzate venivano messe insieme per verificare
l’identità del portatore. Il passaggio da questo significato a quello di raccolta delle cose riferite e
documentate era abbastanza naturale. Nel nostro caso i “simboli” significano la raccolta delle
principali verità di fede, cioè di ciò in cui la Chiesa crede. I “simboli di fede” sono il primo e
fondamentale punto di riferimento per la catechesi.»
«I Simboli esprimono la fede della Chiesa in modo conciso, ma proprio grazie alla loro concisione,
scolpiscono le verità più essenziali: quelle che costituiscono quasi il “midollo” stesso della fede
cristiana.
Ognuno dei “simboli” inizia con la parola “credo”. Ognuno di essi infatti serve non tanto come
istruzione ma come professione. I contenuti di questa professione sono le verità della fede cristiana:
tutte sono radicate in questa prima parola “credo”.
L’espressione è presente nel linguaggio quotidiano, anche indipendentemente da ogni contenuto
religioso. “Ti credo” significa: mi fido di te, sono convinto che dici la verità.
“Credo in ciò che tu dici” significa: sono convinto che il contenuto delle tue parole corrisponde alla
realtà oggettiva.
Dio è credibile. Nessuno lo è come lui. Nessuno come lui possiede l’autorità della verità.»
Guida 2
Un ultimo contributo ce lo offre il Catechismo della Chiesa Cattolica, il testo al quale sempre
dobbiamo fare riferimento per la nostra crescita nella conoscenza della nostra fede.
Il Catechismo ci dice:
29
La fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio che si rivela.
La fede però non è un atto isolato. Nessuno può credere da solo, così come nessuno può
vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si
è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere.
Il nostro amore per Gesù e per gli uomini ci spinge a parlare ad altri della nostra fede. In
tal modo ogni credente è come un anello nella grande catena dei credenti.
Io non posso credere senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede,
contribuisco a sostenere la fede degli altri. [CCC 166]
“Io credo”: è la fede della Chiesa professata personalmente da ogni credente, soprattutto
al momento del Battesimo.
“Noi crediamo”: è la fede della Chiesa confessata dai vescovi riuniti in Concilio, o, più
generalmente, dall’assemblea liturgica dei credenti.
“Io credo”: è anche la Chiesa, nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci
insegna a dire: “Io credo”, “Noi crediamo”. [CCC 167]
[…] Recitare con fede il Credo, significa entrare in comunione con Dio, il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo, ed anche con tutta la Chiesa che ci trasmette la fede e nel seno della
quale noi crediamo. [CCC 197]
Guida 1
Ora reciteremo insieme il Credo con la consapevolezza che esso racchiude le ragioni della nostra
fede, le motivazioni per cui siamo qui e per le quali abbiamo scelto di essere di Cristo e di seguirlo
con fiducia e amore.
Il sapere che questa formula è stata vissuta e recitata da tutti i cristiani sin dalla nascita della Chiesa,
e ci è stata tramandata intatta e sempre uguale nel corso dei millenni, ci deve portare a riflettere
circa la responsabilità che noi cristiani di oggi abbiamo: il tramandare, il consegnare la nostra fede
alle nuove generazioni. E la fede non è solo una eredità culturale, fatta di notizie storiche e
preghiere; la fede è vita, una vita che è intessuta di Vangelo e per questo mai banale, mai triste, mai
annoiata, mai sopraffatta dall’abitudine.
Proviamo a recitare il Credo con un’attenzione nuova, con convinzione, vincendo l’abitudine, e
scopriremo frasi che ci suoneranno come nuove, mai sentite, che ci interrogano nel profondo.
30
PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
IL MOMENTO DELLA EUCARISTIA
Momento di Catechesi Comunitaria
sulla Santa Messa
Marzo 2007
31
Domenica 4 Marzo 2007
Guida 1
La “Preghiera dei fedeli”, conclude la prima parte della S. Messa: la “Liturgia della Parola”.
Con la processione offertoriale inizia la “Liturgia Eucaristica”.
Per segnare questo passaggio vi viene consegnata una frase tratta dalla Sacra Scrittura che possa
accompagnarvi durante questa settimana. Portatela con voi.
In queste domeniche di quaresima rifletteremo sul momento della “Liturgia Eucaristica” per
prepararci meglio al Giovedì Santo, giorno in cui Gesù istituì l’Eucaristia, e alle Sante Quarantore,
che seguono la Pasqua, giornate interamente dedicate all’adorazione di Gesù Eucaristia.
La catechesi deve porre le sue radici nella dottrina della Chiesa, e dal Concilio Vaticano II, in
merito alla “Liturgia Eucaristica” leggiamo:
Guida 2
Il nostro Salvatore nell'ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico
del suo corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio
della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua
morte e della sua resurrezione: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità,
convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolma di grazia e ci è dato il
pegno della gloria futura.
Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti
spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue
preghiere, partecipino all'azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano
formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a
Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme
con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo,
siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in
tutti. (“Sulla Liturgia” 47-48)
Guida 1
La Chiesa ci invita a comprendere bene questo mistero di fede per
parteciparvi attivamente. Questo è anche la speranza che anima
queste semplici riflessioni che proponiamo.
Non dobbiamo mai dimenticare che l’Eucaristia nasce da un
banchetto, da una cena, da un momento di convivialità tra amici, nel
quale Gesù offre un ultimo dono d’amore, il più grande: se stesso.
Così dovevano essere le Messe delle prime comunità cristiane: il
radunarsi presso l’abitazione di uno dei fedeli, lo scambio dei saluti e
delle scuse, qualora ci fossero stati episodi di contrasto; poi l’ascolto
del discepolo o dell’apostolo di Gesù che raccontava episodi della
vita del Maestro e ne traeva insegnamenti per tutti. E poi ci si portava attorno al tavolo dove
prendere un pasto insieme con letizia e ricordare qui il sacrificio dell’ultima cena.
È facile immaginare che prima del banchetto ci fosse uno scambio di doni, magari una raccolta di
elemosine per le necessità dei fratelli più bisognosi, mentre qualcuno si adoperava per
apparecchiare il tavolo.
Questo è il senso della processione offertoriale. Purtroppo oggi, anche a causa della nostra fretta,
certi gesti sono stati ridotti al minimo. Il senso di festa e di famiglia sarebbe più forte se qualcuno
preparasse l’altare con la tovaglia bella, i fiori, le candele; mentre dai fedeli giungono doni ed
elemosine che ci fanno sentire veramente invitati e coinvolti nella festa.
32
Guida 2
Il dono è una delle prime forme di espressione del sentimento religioso e del culto, in quanto offerta
gratuita a Dio, segno di pietà e di devozione. Non è giusto dire che, con questo gesto, l'uomo vuole
«comprare» il favore di Dio.
Piuttosto il dono è segno di amore, perché l'amore è perfetto solo nello scambio.
Quando siamo invitati ad una festa, ad un banchetto, non ci pare bello presentarci a mani vuote, non
tanto perché chi ci invita abbia bisogno del nostro dono, ma piuttosto per partecipare alla gioia della
festa; ricevere un dono è sempre segno di gioia e di festa, oltre che di affetto reciproco.
Così è per l’Eucaristia: sappiamo molto bene che ciò che offriamo all’altare è già un dono di Dio di
cui egli non ha «bisogno». Ma come presentarsi a ricevere il dono di Dio a mani vuote?
Anche la nostra elemosina o i gesti di solidarietà che compiano in aiuto ai poveri o alle necessità
sociali o ecclesiali vanno bene motivate. Dobbiamo sempre ricordare che la nostra offerta è fatta
anzitutto a Dio; infatti nel fratello che aiuto, è Cristo che servo.
Guida 1
Durante il momento dell’offertorio si ripresentano alla nostra meditazione varie azioni, preghiere,
simboli, situazioni delle quali, forse, abbiamo smarrito il senso.
Tra questi elementi fissiamo l’attenzione su due in particolare: il pane e il vino e la mescolanza
dell’acqua al vino durante le preghiere offertoriali.
Sull’uso del pane e del vino per il sacrificio eucaristico si sono, probabilmente, spese molte parole e
scritti molti libri. Vogliamo solo sottolineare che il pane e il vino non ci richiamano solo il Dio
creatore ma ci portano anche all’uomo, che con faticoso lavoro coltiva il grano e l’uva, poi
raccoglie e lavora i loro frutti fino a che questi diventano alimenti che fanno bene.
Il lavoro e la fatica del lavoro dell’uomo fanno in modo che anche ognuno di noi sia coinvolto nel
sacrificio eucaristico e partecipi attivamente a questo dono totale d’amore di Gesù.
Guida 2
Durante l’offertorio, il sacerdote unisce alcune gocce d’acqua nel vino del calice.
Quale è il significato di questo gesto?
La prima considerazione è di carattere storico: al tempo di Gesù si era soliti allungare il vino con un
po’ di acqua perchè il vino era piuttosto forte. Quindi Gesù e i suoi discepoli hanno sicuramente
messo dell’acqua nella coppa del vino dell’ultima cena.
Nel 150 S. Giustino scrive a proposito dell’offertorio: “Viene portato a colui che presiede i
fratelli, del pane e una coppa con acqua e vino”.
Un secolo dopo San Cipriano di Cartagine così scrive: “Se qualcuno offrisse solo vino, il
Sangue di Cristo si troverebbe ad essere senza di noi; se si desse solo dell’acqua,
sarebbe il popolo ad essere senza Cristo”.
Secoli dopo, Sant’Agostino compone la formula che anche oggi conosciamo: “L’acqua unita al
vino sia segno della nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la
nostra natura umana”.
Tanti altri significati vengono dati a questo gesto: per alcuni quest’acqua richiama le “gocce di
sangue e acqua” uscite dal costato di Cristo trafitto in Croce.
Per la Liturgia orientale ortodossa, la mescolanza dell’acqua con il vino è il segno dell’unione
dell’umanità e della divinità nella persona del Cristo. Gesù vero Dio e vero uomo.
È incredibile scoprire verso quali riflessioni ci hanno portato queste poche gocce d’acqua!
Guida 1
Viviamo con rinnovata partecipazione la “Liturgia Eucaristica” preparandoci all’incontro con
Gesù che viene ad abitare nel nostro cuore. Questo è il vero motivo per cui tutti noi siamo oggi qui.
33
Domenica 11 Marzo 2007
Guida 1
Proseguiamo la riflessione sulla “Liturgia Eucaristica”, momento centrale della S. Messa e punto
di riferimento per la vita di ogni cristiano.
Se dobbiamo associare un’immagine all’Eucaristia, sicuramente la nostra mente corre all’Ultima
Cena di Gesù. È vero; il riferimento principale rimane questo straordinario evento che precede la
morte di Gesù nell’attesa della sua risurrezione per restare, così, con noi fino alla fine del mondo.
Ma se riprendiamo in mano la Bibbia ci accorgiamo che l'Eucaristia comincia ben prima dell'Ultima
Cena. Una breve scorsa alla pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento ci portano ad una
conoscenza molto più approfondita di ciò che Gesù ha fatto quella sera.
L’Eucaristia nasce all’interno di una cena, di un pasto pasquale vissuto nel ricordo dell’alleanza di
Dio e nella convivialità della famiglia o del gruppo degli amici più intimi.
Ripercorriamo alcuni di questi significati e l’importanza data, nella Bibbia, ai pasti consumati
insieme.
Guida 2
I pasti biblici come segno di unità.
Presso tutti i popoli, e in particolare presso i Semiti, il pasto esprime concretamente il senso di una
comunità: mangiare insieme significa stabilire e rinsaldare legami. Il trovarsi insieme per mangiare
manifesta una comunione a livello più profondo: ci si riunisce perché si è già uniti. È così anche
oggi.
Gesù privilegiava questi momenti e, se invitato, accettava volentieri di andare a mangiare anche da
pubblicani e peccatori; era persino accusato di essere uno di loro.
Il mangiare insieme trasformava la conoscenza in amicizia profonda. Così comprendiamo
l’amarezza di Gesù di essere tradito da uno con il quale aveva condiviso spesso la mensa. Ed è
significativo il fatto che per indicare il traditore usi questa immagine: “Colui che ha messo con
me la mano nel piatto, quello mi tradirà” (Matteo 26,23)
Guida 1
I pasti biblici: nutrimento che viene da Dio.
Il pasto è anche il piacere di mangiare, è nutrimento materiale. L'Eucaristia, come tale, è un pasto
che nutre l'anima e il corpo.
Per vivere bisogna nutrirsi e il nutrimento viene da Dio, come la vita: ogni giorno dobbiamo
riconoscerlo, come lo riconosceva il popolo della Bibbia. Dio comunica la vita e il nutrimento alle
sue creature attraverso segni concreti. Nell’Esodo, il Signore interviene tramite Mosé in soccorso
del su popolo donandogli cibo sotto forma di manna, di quaglie e facendo sgorgare l'acqua nella
roccia del deserto.
Lo stesso Gesù fa precedere il discorso eucaristico con la moltiplicazione dei pani e dei pesci per
sfamare la folla che lo aveva seguito per ascoltare la sua parola.
Dio pensa al nostro corpo e ogni pasto che prendiamo è sacro perché dono di Dio.
“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e
neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e
il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né
ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di
loro?” (Mt 6,25-26)
Ecco perché ogni volta che ci sediamo a mensa sarebbe bello esprimere il nostro grazie a colui che
ci dona tutto questo. Si coglie così anche la ragione per cui alla S. Messa si associa spesso il termine
Eucaristia: Eucaristia significa azione di grazie, cioè dire il nostro grazie a Dio con le parole e con
la vita.
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Guida 2
I pasti biblici: momento di gioia alla presenza di Dio
Il banchetto nella Bibbia è sempre anche un segno di gioia. Ricordiamo il ritorno del figlio prodigo:
“Il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello
al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo
festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato. E cominciarono a far festa.” (Lc 15, 22-32)
Molto bello è il brano di Isaia che paragona la gioia della venuta del Messia con quella di un grande
banchetto preparato da Dio stesso:
“Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di
grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che
copriva tutte le genti.
Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la
condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore
ha parlato.” (Is 25,6-8)
I nostri pranzi della domenica e dei giorni di festa, sono oggi a volte un po’ troppo normali,
frettolosi e insipidi. Forse nelle nostre case manca la gioia della presenza di Dio. Quando ci sediamo
oggi attorno alla mensa, proviamo a invitare anche lui.
Guida 1
I pasti biblici: momenti di comunione con Dio
Abbiamo visto quale ricchezza di significati la Bibbia ha dato ai pasti
umani, al punto da farli diventare parte integrante di riti sacri.
Nell’antico oriente erano praticati culti in cui si offrivano vittime alla
divinità, e parte di esse venivano poi mangiate dai partecipanti al rito.
Questo mangiare la vittima del sacrificio voleva significare partecipare
alla vita stessa della divinità. La Bibbia chiamava questi sacrifici col
nome di "sacrifici di comunione" (zebah shelamim): comunione sia con
Dio sia con altri uomini.
“In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio
dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo
giorno” (Giovanni 6,53-54)
Queste parole di Gesù, che tanto hanno scandalizzato gli apostoli, diventano di colpo più
comprensibili: “colui che mangia di me vivrà per me”. (Giovanni 6,57)
Tutti questi aspetti si ritrovano riassunti nell'Eucaristia: questo festoso pasto di comunione con Dio
e con i fratelli che diventa annuncio e segno degli ultimi tempi.
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Domenica 18 Marzo 2007
Guida 1
La riflessione di oggi sulla “Liturgia Eucaristica” ci porta a soffermarci sul rito della Pasqua
ebraica, rito durante il quale Gesù ha donato se stesso come vittima di salvezza e sigillo della nuova
alleanza tra Dio e il suo popolo.
Tutti sappiamo dal catechismo che la Pasqua per gli Ebrei è la celebrazione dell’uscita dal paese
d’Egitto per mano di Dio attraverso la mediazione di Mosé. È la celebrazione del passaggio da una
condizione di schiavitù ad una condizione di uomini liberi, in cammino verso la Terra Promessa.
Guida 2 - (Pasqua Ebraica)
Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: «Andate a procurarvi un capo di
bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. Prenderete un fascio di
issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti
con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. Il
Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il
Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra
casa per colpire. Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi
figli per sempre. (Esodo 12,21-24)
Guida 1
Quello che forse ci sfugge è che per gli Ebrei, la Pasqua è anche la ratifica ufficiale dell’Alleanza
tra Dio e il suo popolo che, all’Oreb nel Sinai, aveva ricevuto la Legge dalle mani di Mosè.
Guida 2
Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai
piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli
Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il
Signore.
Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare.
Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto il
Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!».
Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza,
che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». (Esodo 24,4-8)
Guida 1
Gli Ebrei capirono che Dio li aveva liberati dalla schiavitù d’Egitto
per poter donare a loro l’Alleanza. Da allora, la Pasqua
dell’agnello ebbe un collegamento indissolubile con l’Alleanza. Il
sangue sparso sugli stipiti delle porte richiama il sangue sparso sui
fedeli alla conclusione dell’Alleanza al Sinai. Questa Alleanza
conclude e completa quel passaggio del Mar Rosso, perché la
liberazione diventa reale, solo quando le tribù disperse nel deserto
si riuniscono e si rendono conto di essere il popolo con cui Dio
stabilisce questo patto.
L’Eucaristia è il nuovo sacrificio di comunione; noi ci cibiamo
della carne e del sangue di Gesù, la vittima sacrificale che ci rende
partecipi della vita eterna di Dio. Partecipiamo alla sua vita,
diventiamo una cosa sola con lui, per essere un po’ come lui.
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Guida 2
Nell’Eucaristia Gesù ci libera dalla nostra condizione di schiavi del peccato e del mondo, per farci
uomini liberi, limpidi, puri, semplici, felici.
Allo stesso tempo nell’Eucaristia Gesù ci offre la nuova alleanza con Dio che ci rende popolo
nuovo. L’alleanza di Mosé era sancita attraverso la consegna dei Dieci Comandamenti. La nuova
Alleanza di Gesù si fonda sui due comandamenti che riassumono e completano tutti gli altri:
1. “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, e con tutta la
tua forza.”
2. “Ama il prossimo tuo come te stesso.”
Guida 1
L’antica Alleanza diventa permanente e perciò i figli d’Israele dovranno ricordarla per sempre: e il
segno di questo “per sempre” è il continuare ogni anno il rito della cena.
Il rituale ebraico prescrive che “per tutti i secoli ogni uomo ha il dovere di considerarsi come
se lui stesso fosse uscito dall'Egitto”. (Pesahim X, 5)
Il rito della cena pasquale non è solo il memoriale di un fatto glorioso, di un passato ormai remoto,
ma pone ogni individuo al centro dell’evento che attualizza: ciascuno partecipa alla salvezza.
Questo è ciò che Gesù e i suoi discepoli riuniti attorno alla mensa dell’ultima cena avevano
imparato dai loro “catechisti”; quando Gesù dice ai suoi: “Fate questo in memoria di me” aveva
in mente proprio questo significato che la tradizione ebraica aveva insegnato.
Celebrare e ricevere l’Eucaristia oggi non è ricordare un fatto storico, non è mettere in scena un
evento che ha dato vita alla Chiesa e al nostro sentirci cristiani.
A volte si ha proprio l’impressione di assistere ad una rappresentazione teatrale: c’è un palcoscenico
come il presbiterio, ci sono degli attori che indossano costumi e recitano un copione a memoria, c’è
la musica, il canto, le luci, le candele, i fiori, il fumo dell’incenso. Sì, tutto può sembrare una
rievocazione storica, ma non è così, non deve essere così.
L’Eucaristia è sentirci partecipi e destinatari di questo dono che è il corpo e sangue di Cristo, come
se noi fossimo con lui nel cenacolo a vivere insieme a lui proprio quell’ultima cena.
Guida 2
Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più
lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al
declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane,
disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo
riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva
forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le
Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono
riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto
ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come
l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. (Luca 24,28-35)
Apprestiamoci a vivere questa Eucaristia in modo diverso, nuovo, attenti a riconoscere Gesù nello
spezzare il Pane. Nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica si legge (al n° 282):
“Gesù è presente nell’Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo
vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua
Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le specie
eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo”
Gesù non è solo seduto a mensa con noi, qui, oggi, ma desidera entrare in noi, venire a visitare il
nostro cuore per rimanere con noi; e la nostra vita si trasforma, si illumina giorno dopo giorno,
incontro dopo incontro.
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Domenica 25 Marzo 2007
Guida 1
Termina oggi la riflessione sulla “Liturgia Eucaristica”. Nelle prossime settimane entreremo nel
mistero pasquale con la domenica delle Palme e poi la Settimana Santa, la Pasqua e la celebrazione
delle Sante Quarant’Ore. Sono autentici momenti di grazia, ai quali abbiamo voluto prepararci
attraverso queste semplici riflessioni sull’Eucaristia.
È di questi giorni la pubblicazione da parte di Papa Benedetto XVI dell’esortazione apostolica dal
titolo “Sacramentum Caritatis” che è il frutto della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi, svoltasi dal 2 al 23 ottobre 2005. Nell’introduzione il Papa così presenta il tema di questa
sua esortazione:
“Sacramento della carità, la Santissima Eucaristia è il dono che Gesù Cristo fa di se
stesso, rivelandoci l'amore infinito di Dio per ogni uomo. In questo mirabile Sacramento si
manifesta l'amore «più grande», quello che spinge a «dare la vita per i propri amici» (Gv
15,13). Gesù, infatti, «li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Con questa espressione, l'Evangelista
introduce il gesto di infinita umiltà da Lui compiuto: prima di morire sulla croce per noi,
messosi un asciugatoio attorno ai fianchi, Egli lava i piedi ai suoi discepoli. Allo stesso
modo, Gesù nel Sacramento eucaristico continua ad amarci «fino alla fine», fino al dono
del suo corpo e del suo sangue. Quale stupore deve aver preso il cuore degli Apostoli di
fronte ai gesti e alle parole del Signore durante quella Cena! Quale meraviglia deve
suscitare anche nel nostro cuore il Mistero eucaristico!” (Sacramentum Caritatis 1.)
Guida 2
In questo documento l’Eucaristia viene illustrata sotto varie
sfaccettature, fornendo tanti spunti di riflessione e
meditazione.
Ci fermiamo sul titolo: l’Eucaristia, Sacramento della
Carità. L’Eucaristia sacramento dell’Amore che si fa dono
per gli altri, attento ai bisogni degli altri, promotore di
azioni di bene, di pace, di giustizia, di solidarietà, di
promozione umana.
Si scrive Eucaristia, si pronuncia vita.
Ogni aspetto dell'esistenza umana riceve una luce nuova
dal Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo: dalla famiglia alla politica, dalla salvaguardia del
creato alla pace, dalla solidarietà con i più poveri al senso della festa e del riposo.
Il Papa e i Vescovi insistono e ripropongono sempre con maggior vigore un richiamo alla coerenza
eucaristica, a cui la nostra esistenza è oggettivamente chiamata.
«Chi partecipa all'Eucaristia, infatti, deve impegnarsi a costruire la pace nel nostro mondo
segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare, dal terrorismo, dalla
corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale».
Partecipare all’Eucaristia, culto gradito a Dio, non è mai un atto meramente privato, senza
conseguenze sulle nostre relazioni sociali: ricevere l’Eucaristia richiede la pubblica testimonianza
della propria fede, in ogni ambito umano e sociale.
Il Signore Gesù, Pane di vita eterna, ci invita ad essere attenti alle situazioni di indigenza in cui
versa ancora gran parte dell'umanità: sono situazioni la cui causa implica spesso una chiara ed
inquietante responsabilità degli uomini.
38
Guida 1
Tra le tante riflessioni che si possono cogliere in questa esortazione del Papa, ci è sembrato
interessante riportare quella presentata al numero 17: il Papa illumina e conferma la scelta fatta
dalla nostra Diocesi di ripensare il cammino dell’Iniziazione Cristiana, cammino che vuole metter al
vertice il sacramento dell’Eucaristia. Il Papa così si esprime:
“Se davvero l'Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, ne
consegue innanzitutto che il cammino di Iniziazione Cristiana ha come suo punto di
riferimento la possibilità di accedere a tale sacramento. A questo proposito, come hanno
detto i Padri sinodali, dobbiamo chiederci se nelle nostre comunità cristiane sia
sufficientemente percepito lo stretto legame tra Battesimo, Confermazione ed Eucaristia.
Non bisogna mai dimenticare, infatti, che veniamo battezzati e cresimati in ordine
all'Eucaristia. Tale dato implica l'impegno di favorire nella prassi pastorale una
comprensione più unitaria del percorso di iniziazione cristiana.
Il sacramento del Battesimo, con il quale siamo resi conformi a Cristo, incorporati nella
Chiesa e resi figli di Dio, costituisce la porta di accesso a tutti i Sacramenti. Con esso
veniamo inseriti nell'unico Corpo di Cristo, popolo sacerdotale. Tuttavia è la partecipazione
al Sacrificio eucaristico a perfezionare in noi quanto ci è donato nel Battesimo.
Anche i doni dello Spirito sono dati per l'edificazione del Corpo di Cristo e per la maggiore
testimonianza evangelica nel mondo. Pertanto la santissima Eucaristia porta a pienezza
l'iniziazione cristiana e si pone come centro e fine di tutta la vita sacramentale.”
Alcune riflessioni sull’Eucaristia
Eucaristia è segno della sua presenza, attraverso lo Spirito: la presenza del Signore morto e risorto.
L'Eucaristia va pensata in stretto legame con l'incarnazione, la presenza di Dio fra noi. Il nutrimento che
viene dal cielo è ora la persona del Figlio incarnato che dando “la sua carne per la vita del mondo” (Gv 6,51)
comunica la vita divina mediante il pane eucaristico: “Come il Padre, il vivente, ha mandato me e io vivo per
il Padre, così anche chi mangia me vivrà per me” (Gv 6,57).
Eucaristia è segno del nostro inserimento nella Nuova Alleanza, attraverso il sangue di Cristo, agnello
immolato. Più volte nel Nuovo Testamento Gesù viene presentato come l'agnello immolato. La lavanda dei
piedi che Giovanni pone al posto del racconto dell'istituzione ci svela il senso dell'Eucaristia: essa diventa un
gesto di amore in cui Dio dona la vita perché noi l'abbiamo in abbondanza. La salvezza oggi ci raggiunge
solo attraverso questo splendido amore di Dio che si mette al servizio della nostra vita e si acquista
partecipando lo stesso stile nel nostro quotidiano.
Eucaristia è pegno per il raggiungimento della Terra Promessa, cioè la vera vita di Dio: “I vostri padri
hanno mangiato la manna e sono morti...chi mangerà questo pane vivrà per sempre”. L'Eucaristia è cibo
portatore della promessa di risurrezione, garanzia per ogni cristiano di arrivare fino al termine del proprio
esodo: “in virtù di quel cibo ...fino a giungere alla montagna di Dio” (1Re 19,8).
Eucaristia è comunione di vita con Dio: attraverso il mistero della morte e risurrezione di Cristo, la vita
divina viene seminata in ogni creatura (Battesimo), la quale partecipa al mistero dell'obbedienza di Cristo al
Padre con tutta la sua esistenza e così partecipa anche alla sua esaltazione. Cristo è entrato definitivamente
nel mondo di Dio e trascina con sé coloro che lo seguono fino alla fine. L'Eucaristia porta a termine la nostra
vita, facendoci compagni del Signore risorto che si incontra con noi per rendere viva la sua memoria non
solo nel gesto rituale, ma soprattutto nella vita e nella testimonianza della comunità.
Eucaristia è partecipazione al sacrificio di Cristo: “Mangiare il pane e bere al calice” dell’Eucaristia vuol
dire riconoscere e proclamare il valore salvifico della morte di Gesù in croce; vuol dire accogliere con
riconoscenza nel presente il dono di Dio nel sacrificio di Cristo; ma vuol dire anche ri-presentare ogni volta
al Padre quel sacrificio di se stesso che Cristo ha offerto una volta per tutte. Celebrando nella fede la cena del
Signore poniamo consapevolmente noi stessi e la nostra esistenza in rapporto reale con il sacrificio di Cristo,
accogliendo con riconoscenza il dono di grazia che ci salva e impegnando noi stessi nel rispondere
autenticamente a questo dono.
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PARROCCHIA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
IN CALINO
IL MOMENTO DELLA COMUNIONE
Momento di Catechesi Comunitaria
sulla Santa Messa
Giugno 2007
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Domenica 17 Giugno 2007
Guida 1
Questo anno pastorale ci ha visto impegnati nella riflessione domenicale per approfondire alcuni
momenti della S. Messa, per cogliere aspetti nuovi o dimenticati di gesti, di riti, delle preghiere che
costituiscono il centro della vita di un cristiano, quale è appunto la Messa e, soprattutto, la Messa
domenicale.
Se la Messa è il cuore della vita cristiana, l’Eucaristia è il cuore della Messa.
In queste ultime domeniche, prima delle vacanze estive, vogliamo fermarci al grande sacramento
della “Comunione”, della nostra intima, personale unione con Gesù eucaristia.
Come sempre, in queste nostre riflessioni ci lasciamo guidare da coloro che, nella lunga storia della
Chiesa, o nella sua attualità, sono stati e sono ancora maestri di fede.
Già negli atti del Concilio di Trento …. Anni fa…. Riguardo all’eucaristia si legge:
"Si ammonisce, si esorta, si prega e si scongiura, per la sviscerata misericordia del nostro
Dio che tutti ed i singoli che si gloriano del nome cristiano si radunino in un cuor solo ed in
un'anima sola in questo segno di unità e in questo simbolo di concordia. Credano e
venerino questi santi misteri con fede costante ed incrollabile, con devozione, con pietà ed
ossequio, così da poter ricevere sovente questo pane divino. Rafforzati da suo vigore,
possano giungere da questo pellegrinaggio terreno alla patria celeste".
Guida 2
Papa Pio XII, un pontefice protagonista nell’Italia della II guerra mondiale e della ricostruzione
degli anni 50, così sintetizzava la figura del cristiano:
“I cristiani non si contano, propriamente, al cinema parrocchiale, nei cortei e nelle
processioni: anzi nemmeno, per essere esatti, alla sola Messa domenicale. I veri fedeli, i
vivi, si vedono ai piedi dell'altare, quando il sacerdote distribuisce il Pane vivo, disceso dal
cielo.”
Il Papa chiama con il nome di “vivi” i veri fedeli, coloro che si accostano al pane vivo disceso dal
cielo.
Questo ci dice che nella Chiesa, in ogni nostra comunità, ci possono essere fedeli annoiati, stanchi,
tristi, e fedeli vivi, vivaci, entusiasti di diventare uno con Gesù.
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è
con loro?»
(Matteo 9,15)
In un altro passo di Matteo si legge:
Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti
nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di
commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito
nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Matteo (22,8-12)
Guida 1
Gesù ci vuole dire che centro della Messa è l’Eucaristia e il cristiano che partecipa a questo
banchetto non può rimanere in disparte, a stomaco vuoto; si deve invece sentire quasi obbligato a
cibarsi di questo pane di vita.
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Chi di noi se invitato ad una grande festa, alle nozze di un carissimo amico, si siede al banchetto ma
si rifiuta di mangiare o di bere qualcosa? Che senso avrebbe la sua presenza? Cosa può pensare lo
sposo che lo ha invitato?
Così è per la nostra presenza qui oggi. Chiamati a far festa con Gesù, al suo banchetto. Come
possiamo dire: no, grazie, non ho fame quando invece la nostra vita, la nostra anima ha sete del Dio
vivente?
Nel venire alla Messa, la nostra preoccupazione deve essere quella di partecipare al banchetto
eucaristico; certo dobbiamo presentarci con l’abito della festa, con un cuore aperto, puro,
disponibile. Questo è tutto quello che Gesù ci chiede.
E allora la Messa va preparata bene, per tempo, con gioia.
Guida 2
Chiudiamo questa nostra riflessione, prima di accostarci a ricevere Gesù Eucaristia, con questa
esortazione del Vescovo Anthony Fisher, Coordinatore della Giornata Mondiale della Gioventù
2008, che si terrà a Sydney in Australia.
In preparazione a questo evento, il vescovo Fisher invia ogni mese ai giovani del mondo una sua
proposta di riflessione e di meditazione. Il messaggio del mese di maggio era ispirato dal passo di
Giovanni in cui Gesù Risorto si presenta sul lago ed è protagonista di una pesca miracolosa.
Gesù disse loro: "Venite a mangiare".
E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi
sei?", poiché sapevano bene che era il Signore.
(Gv 21,12)
Cari giovani amici miei, il Cristo è risorto, è
veramente risorto, alleluia!
Oggi siete stati invitati a pranzo: “venite a
mangiare”.
Certo è un po’ difficile da credere, considerando
“chi” vi ha invitato, sembra un sogno, eppure è
vero.
Gesù, che pure era morto giorni fa, è lì con voi sulla spiaggia… per una grigliata: questa sì
che è davvero una tipica scenetta australiana!
L’idea è allettante, avete pescato tutta la notte e siete stanchi… forse state veramente solo
sognando.
Invece no, avete visto come dopo aver atteso invano tutta la notte, le reti si siano riempite
di pesci (ben 153!): l’alba porta delle belle sorprese.
Vi offre cibo, vi dà da mangiare… e vi vengono in mente altri momenti. Eppure eccovi qui,
con Pietro, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Natanaèle ed un altro discepolo a mangiare col
Signore.
E sapete bene che si tratta del Signore, che Egli è vivo. Vi chiedete come mai siete lì,
piccoli pesci in questa storia meravigliosa.
Poi pensate alla pesca miracolosa e alle reti che
avete aiutato ad issare a bordo, e vi rendete conto
che nessun pesce è troppo piccolo per Gesù, che Lui
accoglie tutti, che siamo tutti dei pesci grossi per Lui!
Guida 1
Accostiamoci allora con gioia e trepidazione, con
raccoglimento ed emozione all’Eucaristia, consapevoli di
aver ricevuto l’invito direttamente da Gesù.
Lui si fa pane, si fa cibo per la nostra fame di eternità.
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Domenica 24 Giugno 2007
Guida 1
Si conclude con questa domenica la Catechesi sulla S. Messa.
La concludiamo con un’ultima riflessione sul sacramento della Comunione che ci apprestiamo a
ricevere; a quel corpo di Gesù che viene ad abitare nel nostro corpo e si fa una cosa sola con noi.
Lasciamoci guidare da alcune meditazioni che i grandi Santi della Chiesa ci hanno regalato quali
frutti della loro esperienza di fede.
È smisurato il numero di preghiere e invocazioni che questi nostri fratelli maggiori nella fede ci
hanno regalato, e difficile è operare una scelta.
S. Teresa d'Avila così istruiva le consorelle, e quindi anche noi oggi:
"Accostiamoci al SS. Sacramento con grande spirito di fede e di amore. Una sola
comunione credo che basti a lasciarci ricche: che dire di tante? Ma mi sembra che ci
accostiamo alla comunione unicamente per cerimonia: ecco perché ne ricaviamo poco
frutto".
E ancora:
Pensate forse che questo santissimo Pane non sia di
sostentamento anche per i nostri corpi e di medicina
contro i disturbi corporali? Io so, invece, che è così....
Se quando era nel mondo, con il semplice tocco delle
sue vesti, guariva gli infermi, come dubitare che,
quando viene in noi corporalmente nella santa
comunione, non abbia a compiere miracoli.... se
abbiamo fede?
Ma se, appena ricevuta la S. Comunione, uno non
vede l’ora di uscire di chiesa e così si ingolfa nelle
occupazioni e negli affari del mondo, come volete che
il Signore gli si manifesti? È come se egli facesse
tutto il possibile per indurre il Signore a sgombrargli la casa...
Guida 2
L’Eucaristia è il cibo che guarisce il mondo dal male e Papa Pio XII così si esprimeva:
Il mondo patisce e langue per le tre concupiscenze: la sensualità, la superbia, la
cupidigia o brama di possedere; ebbene, la miglior medicina contro così grandi mali
l'umanità la troverà sempre nell'eucaristia: essa smorza l'ardore delle passioni, aumenta
il fuoco della carità, toglie l'uomo dalle cose basse e lo indirizza verso quelle celesti.
Sant'Ambrogio ci regala questa bella riflessione:
Siamo tutti del Signore e Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le tue ferite, egli è
medico; se sei angustiato dall'arsura della febbre, egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla
colpa, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è potenza; se hai paura della morte,
egli è vita; se desideri il paradiso, egli è via; se rifuggi le tenebre, egli è luce; se sei in
cerca di cibo, egli è nutrimento.
(La verginità, 16, 99)
Guida 1
“Beati gli invitati alla mensa del Signore”
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Quante volte abbiamo sentito questa frase. Noi siamo questi beati, noi siamo queste persone baciate
dalla fortuna e che, per il dono che si apprestano a ricevere, dovrebbero avere il cuore che scoppia
di felicità. Noi siamo gli amici che Gesù ha invitato oggi a partecipare alla sua festa, a sedersi alla
sua mensa.
In questi ultimi due anni abbiamo avuto modo di conoscere un po’ più a fondo Padre Piamarta, del
quale abbiamo messo in scena e in musica la sua vita e le sue opere.
Ci piace riportare una delle invocazioni che egli aveva spesso sulle labbra quando si trovava in
adorazione davanti all’Eucaristia:
Qui innanzi all’Eucaristia sento di essere amato.
Il suo amore mi contenta e mi sazia, mi riempie,
mi assorbe e mi immerge in un oceano
di carità e di giocondità
Togliamo dalla nostra mente tutte le distrazioni terrene che ci portano lontano da questo altare.
Apriamo le nostre labbra al sorriso perché stiamo per incontrare un amico, un caro amico che ci
vuole troppo bene. Facciamo spazio nel nostro cuore a Gesù, affinché lo riempia di amore.
Lasciamoci guidare da questa preghiera:
Guida 1
Signore, non vengo a riceverti, ma a chiederti di accogliermi in Te.
Non sei Tu che ti nascondi in me: sono io che voglio scomparire in Te.
Ti ho portato il mio cuore, per poter amare nel tuo amore.
Ti ho portato il mio spirito, per poter pensare alla tua luce.
I miei occhi... per poter vedere come vedi Tu.
Le mie labbra... per parlare e sorridere nel nome tuo.
Le mie mani... perché in me tu possa soccorrere tutti.
Ti dono il mio essere perché continui la tua Incarnazione.
Noi non veniamo a riceverti per portarti via separatamente:
veniamo insieme per consegnarci a Te insieme.
Veniamo diversi: ripartiremo uniti nel tuo amore.
Veniamo a te con le nostre discordie e divisioni: e saremo uniti nella tua Carità.
Veniamo a Te da tutti i punti dell’orizzonte sociale:
ripartiremo per costruire lo stesso Regno.
Veniamo molteplici: in Te e per Te non saremo che una cosa sola.
(nota: si potrebbe distribuire tale preghiera e recitarla insieme con l’assemblea)
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