La nuova strada degli pneumatici fuori uso
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La nuova strada degli pneumatici fuori uso
primo piano di Lorenzo Fedele e Stefano Nardi Sapienza Università di Roma Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale Analisi Tecnico-Economica di un Processo Innovativo per il Recupero di Pneumatici fuori uso Premessa La nostra epoca è, per molti versi, unica nella storia dell’uomo conosciuta. Dopo anni di esasperato sviluppo industriale, si stanno ricercando e sperimentando sempre nuove metodologie finalizzate a ridurre la manipolazione dell’ambiente e, al contempo, in grado di evitare sacrifici economici. Tale situazione procura opportunità interessanti come quella di seguito presentata: un’azienda che smaltisce gli pneumatici fuori uso (PFU) attraverso un complesso processo produttivo. Un impianto, dunque, in grado di unire l’innovazione di un effettivo recupero del materiale - non di una semplice termovalorizzazione - con una reale competitività in termini di ricavi e di margini. Lo Pneumatico Prima di passare alla trattazione, è opportuno dare delle nozioni preliminari tutt’altro che scontate. Gli pneumatici sono caratterizzati dall’abbinamento di materiali con caratteristiche e funzioni differenti, al fine di ottenere un prodotto quanto più possibile prestante. I principali elementi che compongono lo pneumatico sono: -- battistrada: è l’elemento a contatto con il terreno. È costituito da una mescola di gomma naturale o sintetica, nerofumo e agenti vulcanizzanti, al fine di garantire al prodotto una buona resistenza all’abrasione oltre ad un’aderenza al suolo elevata. -- cintura e carcassa: sono strutture di tela tessile (nylon e poliestere), acciaio e gomma con spessori variabili. Hanno il compito di stabilizzare l’intera struttura dello pneumatico. 4 -- tallone (cerchietto): è la parte di accoppiamento tra lo pneumatico e il cerchione. Attraverso di esso passano tutte le forze trasmesse tra strada e veicolo; per questo è rinforzato con un anello di acciaio (ricco in carbonio), chiamato cerchietto, di diametro variabile. Informazioni dal Mercato Gli pneumatici sono dunque costituiti per la maggior parte da gomma (49%), metallo (15%), fibra tessile (5%) e nerofumo (22%); tali dati testimoniano l’enorme patrimonio di materiali di cui gli pneumatici sono composti e ancor più rilevanti se si pensa che ogni anno nel mondo ne vengono prodotti circa nove milioni di tonnellate. Gli pneumatici, una volta usurati, vengono in minima parte indirizzati a un processo di ricostruzione che precede il loro riutilizzo, ovvero, nella maggior parte dei casi, avviati allo smaltimento. L’attenzione mondiale sulle metodologie di smaltimento sono pratica piuttosto recente e a disciplinare tali processi in campo nazionale sono i D.lgs. 36/2003 e 152/2006. Quest’ultimo vieta lo smaltimento di pneumatici fuori uso (identificati con l’acronimo di PFU) interi o triturati in discarica, oltre a responsabilizzare tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell’utilizzo e nel consumo degli pneumatici stessi. Grazie a questa legge, nasce nel 2009 la Ecopneus scpa, società finalizzata al rintracciamento, alla raccolta, al trattamento e alla destinazione finale degli pneumatici fuori uso prodotti in Italia, creata da Bridgestone, Continental, Goodyear, Marangoni, Michelin e Pirelli. Dalle analisi di mercato svolte nell’ultimo anno da Ecopneus, appare chiaro che l’Italia sia in notevole ritardo rispetto al resto dell’Europa per quanto concerne le metodologie di smaltimento: a oggi, infatti, il 18% dei PFU prodotti viene smaltito illegalmente in discarica, mentre il 39% viene avviato a un processo di termovalorizzazione (pratica a impatto ambientale non trascurabile) e solo nel 18% dei casi la ma- Anno 5 Numero 2 Marzo/Aprile 2011 primo piano Figura 1. Diagramma qualitativo dell’azienda teria viene recuperata dallo pneumatico. Questi dati sono ancor più rilevanti se rapportati alle 350.000 tonnellate di PFU prodotte annualmente nel nostro paese. Dati alla mano, Ecopneus si è posta, fra gli altri, i seguenti obiettivi da raggiungere nei prossimi anni: -- controllare entro il 31/12/11 il 100% dei PFU prodotti in Italia; -- contrastare le sacche di illegalità; -- incrementare la quota di recupero di materiale, promuovendone nuovi impieghi. Prospettive di mercato così ben definite sono piuttosto rare e proprio da qui parte l’idea di far nascere un business, che possa conciliare il rispetto ambientale con il profitto economico. Si propone l’apertura di uno stabilimento per la produzione della materia prima secondaria dal PFU, valutandone la validità, soprattutto economica, mediante uno studio di fattibilità che ne evidenzierà gli aspetti principali e comunicherà quante più informazioni possibili al fine di una completa comprensione. La Tecnologia Utilizzata Il processo produttivo proposto ha il vantaggio di una concorrenza piuttosto esigua, poiché nel Lazio non sono presenti - né previsti a breve - impianti similari di elevate dimensioni. Inoltre, nel Paese, le aziende per la produzione di materia dal PFU sono solo 12, contro le 60 necessarie a un oculato smaltimento. m m Maintenance and Facility Management Le materie prime cosiddette secondarie, si ottengono attraverso processi di lacerazione del PFU che consentono di ottenere gomma granulata di svariate granulometrie, che va dal “triturato” (tra i 300 e i 100 mm) al “polverino” (di dimensioni inferiori a 1 mm), separata ovviamente dall’acciaio, buono per le fonderie, e dalla fibra tessile che, se compattata, diviene un discreto combustibile. Le tecnologie principali per ottenere materia prima secondaria sono due: la granulazione criogenica, che consiste nel raffreddamento dello pneumatico a -80° mediante l’uso di azoto (che rende la gomma molto fragile) e la successiva triturazione, oppure la granulazione meccanica, che invece adopera una triturazione a temperatura ambiente previo passaggio del PFU in stazioni di lavorazione successive. Confrontando le due tecniche, si è scelta la granulazione meccanica in quanto, nonostante le relative difficoltà nella triturazione, ha un costo di produzione basso rispetto alla granulazione criogenica, che utilizza un elemento oneroso quale l’azoto liquido, e mantiene la struttura cristallina della gomma immutata e quindi ne conserva tutte le proprietà meccaniche. Non è poi da sottovalutare che la granulazione meccanica ha impatto ambientale pressoché nullo. Nella Figura 1 è possibile osservare il diagramma qualitativo del processo produttivo proposto. È importante notare le tre fasi cardine della lavorazione del PFU: la triturazione, la granulazione primaria e la secondaria, che avvengono in maniera successiva e consentono una lacerazione ottimale dello pneumatico. 5 primo piano Il Processo Produttivo Gli pneumatici fuori uso vengono stoccati in un piazzale apposito e successivamente movimentati con l’ausilio di un carrello elevatore. I PFU di autocarro, dotati di un tallone particolarmente robusto, devono essere prima trasportati allo stallonatore che provvede a rimuovere entrambi i talloni, al fine di evitare danneggiamenti dei macchinari posti a monte della filiera produttiva. L’ultima fase di lavorazione è una granulazione secondaria, che raffina ulteriormente la gomma riducendone le dimensioni (non superiori ai 5 mm), oltre a separarla totalmente dalla fibra tessile grazie all’ausilio di un vaglio vibrante. La gomma, priva di agenti inquinanti quali acciaio e fibra tessile e con dimensioni variabili da 0,4 mm a 6 mm, viene Tipologia di materiale Granuli (2.5 - 4 mm) Granuli (0.8 - 2.5 mm) Polvere( 0 - 800 micron) Fili di acciaio Fibra tessile Totale Produttività annua 1.505.280 Kg 1.881.600 Kg 376.320 Kg 2.042.880 Kg 907.200 Kg 6.713.280 Kg Tabella 1. Materiale prodotto annualmente stoccata in “big bags” per mezzo di un vaglio rotante, che separa la materia prima secondaria in tre granulometrie: granulato pesante (tra 5 e 2 mm), granulato leggero (tra 2.5 a 1 mm) e polverino (inferiore a 1 mm). I big bags vengono stoccati all’esterno in un piazzale apposito. Durante le fasi di granulazione primaria, di granulazione secondaria e di separazione della fibra tessile, viene prodotta una frazione di tela e gomma volatile, abbattuta con l’ausilio di camini aspiratori, che convogliano l’aria all’interno di un filtro a maniche autopulente, previo passaggio in un ciclone abbattitore. L’impianto proposto, pur non avendo dimensioni particolarmente elevate, è in grado di smaltire ben 2000 kg di pneumatici ogni ora, che, se rapportati alle 16 ore lavorative previste giornalmente, produce annualmente una considerevole quantità di materia prima secondaria (Tabella 1). Dimensionati i macchinari e quindi il volume di produzione, è stato valutato il personale dedicato, composto da 19 unità tra dirigenti e personale che lavora con orario giornaliero e operai di linea che operano in 2 turni da 8 ore. 6 Per l’azienda proposta si può parlare di layout in linea, tipico di impianti con apparecchiature altamente automatizzate e con volumi di produzione elevati. L’area necessaria alla produzione è stata valutata essere di circa 6700 mq; 1200 dei quali utilizzati per lo stabile che dovrà contenere la linea produttiva e gli uffici; i restanti 5500 mq sono divisi tra piazzale di stoccaggio dei PFU (2000 mq), piazzale di stoccaggio dei big bags (1000 mq) e parcheggi e viabilità dei mezzi (1500 mq). Analisi economica Come accennato, la reale validità dell’investimento verrà valutata attraverso un’analisi di tipo economico, che verte su quattro punti fondamentali: l’analisi dei costi di produzione (Tabella 2), le prospettive di fatturato (Tabella 3), il costo totale dell’investimento (Tabella 4) e un’analisi economica dettagliata (Tabella 5) che restituirà importanti indici di redditività. Costi di Produzione Costi energetici Costi di manodopera Costi indiretti Costo totale di produzione gomma 0,093 €/Kg 0,178 €/Kg 0,0094 €/Kg 0,2799 €/Kg Tabella 2. Costi di produzione Fatturato Annuo Entrate per smaltimento Entrate vendita gomma Entrate vendita metallo Fatturato annuo previsto 1.209.600 € 1.230.277 € 183.859 € 2.623.700 € Tabella 3. Prospettive di fatturato Costo dell’Investimento 2.608.595 € 754.800 € 428.000 € 1.072.500 € 127.765 € 225.530 € 175.000 € 2.783.600 € Capitale fisso Immobile Impianti Macchinari Contratti Progetti Capitale circolante Totale investimento Tabella 4. Costo totale dell’investimento Anno 5 Numero 2 Marzo/Aprile 2011 primo piano Analisi Economica Margine operativo lordo (M.O.L.) (fatturato - costi totali) Ammortamenti Reddito operativo Tassazione (50%) Utile netto Indice di redditività (R.O.I.) (utile netto - investimento) 1.089.536 € 260.870 € 828.666 € 414.333 € 414.333 € 14.9% levata resistenza alla fessurazione (ha una vita utile di oltre 30 anni) che ne permette inoltre la riduzione dello spessore con conseguenti vantaggi economici; inoltre si ottiene un miglioramento delle condizioni di sicurezza poiché viene ridotto il fenomeno dell’acquaplaning e diminuiti gli spazi di arresto dell’autovettura aumentandone l’aderenza. In definitiva, non è sbagliato dire che la gomma granulata ha delle prospettive di utilizzo future piuttosto interessanti, anche se, per ora, poco conosciute in Italia. Tabella 5. Analisi economica dettagliata La valorizzazione del PFU Prima di arrivare alle conclusioni, è bene citare - almeno - i principali utilizzi di impiego della materia prima secondaria e in particolare del granulato e del polverino di gomma. Il granulato viene utilizzato per sottofondi di impianti sportivi quali campi da calcio e piste per corse atletiche ed equestri; mentre è piuttosto recente un suo impiego nel campo della sicurezza, essendo utilizzato per produrre delle vere e proprie pavimentazioni ad assorbimento di impatto, da porre al di sotto di parchi gioco per bambini. Ancor più innovativo è l’utilizzo del polverino di gomma nel bitume, che, legando gli inerti, realizzerà un asfalto innovativo denominato Asphalt Rubber (AR). Caratteristiche fondamentali dell’AR sono sicuramente l’e- m m Maintenance and Facility Management - Richard B. Chase, Nicholas J. Aquilano and F.Robert Jacobs, Operations Management for competitive advantage, McGraw-Hill Education (ISE Editions); 10th International student edition edition (June 1, 2003). - Richard Newton, Wheel and tire performance handbook, Motorbooks workshop, 2007. - Simmy Grewal, Manufacturing process design and costing, Springer, 2011. - Shinichiro Nakamura, Yasushi Kondo, Waste inputoutput analysis, Springer, 2009. bibliografia Il Return Of Investment (R.O.I.) esprime evidentemente la resa del capitale investito nell’azienda proposta. Il valore espresso nella tabella 5 è un valore teorico e non scontato dal tasso di rischio atteso dall’investimento. In questo particolare periodo economico è ben difficile riferirsi ai valori di norma assunti per un buon R.O.I. (fra il 7 e il 10 %), il quale - peraltro - deve tenere conto di un coefficiente di rischio che può ridurre anche sensibilmente il ROI atteso. D’altronde si deve tenere conto del grado di innovazione del processo produttivo qui proposto e della particolare sensibilità ed effettiva esigenza di attenzione ambientale di questi anni. Un’azienda di questa tipologia, inoltre, è in grado di ripagare l’investimento in tempi considerevolmente brevi, grazie soprattutto alla materia prima, cioè il PFU, che non viene acquistato dall’impresa, bensì costituisce un’entrata molto consistente. Conclusioni È dunque ragionevole asserire che l’impresa proposta presenta dei rischi sia di tipo economico, che riguardano l’elevato costo dell’investimento, sia di tipo processuale, in quanto il granulato di gomma, a differenza di altri paesi europei, non è un materiale particolarmente apprezzato in Italia e la logica di produzione “make to stock” adottabile dall’azienda potrebbe portare a situazioni di prodotto invenduto e relative giacenze di magazzino. Ciò nonostante si hanno notevoli vantaggi per quel che riguarda la facilità di reperimento della materia prima (PFU), l’assenza di concorrenza sul territorio regionale, oltre, ovviamente, a vantaggi di tipo economico espressi dagli elevati margini di guadagno potenziali. L’interesse di associazioni nazionali quali Ecopneus, che promuovono il recupero e la valorizzazione della materia prima secondaria ricavata dallo pneumatico fuori uso, rende, in definitiva, l’investimento qui proposto particolarmente interessante, attribuendo così all’impianto proposto un significativo potenziale futuro, soprattutto dal punto di vista economico. nn 7