PENTECOSTE «Ricevete lo Spirito Santo »
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PENTECOSTE «Ricevete lo Spirito Santo »
LECTIO DIVINA PER LA VIII DOMENICA DI PASQUA (ANNO A) PENTECOSTE Di Emio Cinardo «Ricevete lo Spirito Santo » Gv 20,19-23 Lettura del testo Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-23) La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Commento Introduzione La solenne celebrazione della Pentecoste ci introduce ulteriormente nel misterioso disegno salvifico che Dio ha realizzato per l’umanità attraverso il memoriale liturgico della discesa dello Spirito sugli apostoli e Maria. La grandezza di questo dono è fortemente legata al Mistero Pasquale della Risurrezione di Cristo, dal quale proviene ogni grazia divina per mezzo dello Spirito Per comprendere il significato della Pentecoste è opportuno fare riferimento alle letture di questa domenica, non solo al Vangelo. L’episodio, narrato in Atti degli Apostoli e in Giovanni, è poi approfondito teologicamente dall’apostolo Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. La collocazione storica è diversa per Giovanni (il giorno della resurrezione) e per Luca (a Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua) e potrebbe fuorviare se l’attenzione non è posta sull’evento in se. Gesù in mezzo a loro Lo stupore degli apostoli per gli eventi Pasquali si respira ancora nell’aria. Non è passato molto tempo che Gesù entra nel cenacolo, a porte chiuse, per incontrare gli apostoli che si nascondono per paura di essere scoperti. Ancora una volta il Cristo irrompe nel silenzio pieno di timore per il futuro, apparendo in mezzo a coloro che ancora stentano di credere nella sua risurrezione. La Pasqua/Risurrezione estingue ogni limitatezza umana (gli apostoli erano chiusi per timore dei giudei) per irrompere come vita nuova, portatrice di pace e di gioia. Il risorto manifesta la sua identità palesando le ferite arrecategli durante la tortura, superando il complesso umano della collera, dell’ira… ed essere testimone del vero amore che ancora una volta si dona per i suoi. L’insegnamento di Gesù non è perduto con la sua morte, ma si rafforza con la potenza della sua risurrezione. Questa esperienza raggiunge gli apostoli, nonostante la loro ostilità, cercandoli nella loro paura. Per la riflessione Il misterioso agire divino non è proiettato univocamente ad una finalità prefissata, ma si immerge nella storia dell’uomo. L’azione salvifica, la parola di Dio, il suo amore, raggiunge l’uomo nella sua condizione di vita. L’uomo è raggiunto dal risorto lì dove crede di essere più solo e abbandonato da Dio. La sua presenza discreta invita l’uomo a far spazio al fragore della Sua vita. Il dono della pace offerto da Gesù e la dimostrazione delle sue ferite ridonano speranza agli apostoli, tanto che il loro lutto si trasforma in gioia. I segni tangibili sono ancora disposti perché l’uomo possa continuare a credere. La paura, l’inadeguatezza, il timore possono diventare falsi pretesti che non agevolano l’incontro con Cristo. Ma è proprio in questi limiti che Cristo irrompe, con il suo Spirito, per infondere la pace e la gioia. Il dono dello Spirito La presenza del risorto tra i suoi continua la promessa che Cristo aveva fatto prima della Pasqua: il dono dello Spirito. L’evangelista Giovanni racconta che il dono dello Spirito viene fatto con un gesto di Gesù: il “soffio” che ci rimanda al soffio genesiaco di Dio (cfr. Gen 1-2), attraverso il quale viene data la vita all’uomo. Agli apostoli è donata la vita nel dono dello Spirito Santo, elargitore di vita. La vita di Cristo, la comunione divina, è continuata in questo modo nella comunità degli apostoli ed in quanti riceveranno lo Spirito, per mezzo del quale è possibile riconosce l’opera del Signore (cfr. 1Cor 12), come descritto nella seconda lettura. Agli apostoli, che hanno ricevuto lo Spirito, è affidata la responsabilità di perdonare i peccati, segno supremo della effettiva comunione con Dio. Gli apostoli, come Cristo e per suo mandato, sono mediatori del Padre presso gli uomini, uniti come in un corpo al Cristo, poiché «battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (cfr. 1Cor). È nel nome della comunione divina che gli apostoli sono inviati ad annunciare il perdono e la pace. Per la riflessione La proposta cristiana è corroborata da questa presenza vivificante, non finalizzata egoisticamente, ma assolutamente aperta alla solidarietà degli uomini tra di loro e con Dio. Ogni uomo, l’uomo chiamato da Dio, colui che riconosce l’azione dello Spirito di Dio nella propria vita è parte del corpo di Cristo. In esso condivide la responsabilità di un dono che invita continuamente alla convivenza pacifica, secondo lo stile proposto da Cristo. È qui che ogni cristiano deve sapere riconoscere la propria identità umano/cristiana ed essere segno per quanti incontrerà. La propria missione inizia dal riconoscimento nella propria vita dell’irrompere del mistero di Dio e della responsabilità che gli viene affidata. Possiamo subito escludere i nostri criteri di adeguatezza, poiché è lo Spirito che suscita i carismi. Cioè, la richiesta divina valorizza le inclinazioni naturali dell’uomo, rafforzando le capacità di ognuno, nell’unità dello Spirito: «diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; … diversi ministeri … diverse attività … A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (cfr. 1Cor 12). La diversità, specificità di ogni uomo, è favorita dall’unico Signore per il bene dell’intera umanità. Negli Atti degli Apostoli ai discepoli è fatto dono della “glossolalia”: il dono delle lingue. Il dono dello Spirito li spinge ad annunciare il Kerigma a tutti gli uomini, uscendo fuori dalla cerchia ristretta e diffondendo il lieto annuncio a tutto il mondo. Così ogni uomo è raggiunto dall’annuncio. Forse più di noi, i discepoli avevano molti dubbi su quanto stava accadendo eppure il dono che gli viene fatto li aiuta ad uscire da se stessi per donarsi agli altri e farsi portavoce di Dio e della sua opera. Il cristiano può e deve superare ogni remora, ogni riserva sulla fede, con l’aiuto della grazia di Dio. Nel dono dello Spirito consiste la forza della Chiesa, in essa ogni cristiano deve attingere per fare della propria vita il kerigma: portatori di gioia e riconciliazione, di pace e di gioia, annunciatori della resurrezione… Lo Spirito Santo Nelle liturgia della Parola della Pentecoste è restituita l’immagine dello Spirito: datore di vita, alimento per la nostra fede, datore di doni… In Giovanni al dono dello Spirito è attribuito quanto detto in precedenza (nei discorsi di addio: conoscenza, verità…) e il potere di rimettere i peccati. Mentre in Atti degli Apostoli si fa riferimento al “dono delle lingue”. Ma è soprattutto l’apostolo Paolo ad approfondire l’argomento, presentando l’azione dello Spirito capace di alimentare la nostra fede per professare che “Gesù è Signore!”. La fede è soprattutto dono di Dio, e lo Spirito il garante principale e il datore di questo dono. Il cristiano deve chiederlo continuamente perché la sua vita sia sempre illuminata dall’azione divina. La molteplicità dei doni, dei ministeri, delle attività non disperde l’immagine di Dio, che è rimandata all’unità del suo agire nella molteplicità dell’agire umano. I carismi servono al bene comune e all’unità con Dio. San Paolo si serve dell’esempio del corpo umano per descrivere l’unità della Chiesa in Cristo. La compagine ecclesiale è unica per mezzo dello Spirito in Cristo, con il quale rende gloria al Padre. Il battesimo rende ogni uomo unito alla grazia salvifica, supera ogni limite umano e ci rende vicini gli uni verso gli altri con Dio. Per la riflessione In questo grandioso dono/mistero il cristiano è invitato a riflettere continuamente e chiedere in dono lo Spirito Santo. Lo facciamo con le parole che usa l’apostolo Paolo: Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore.