Degas 1 - alberta marchi
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Degas 1 - alberta marchi
Edgar DEGAS ( Parigi 1834 – Parigi 1917 ) introd. 1 Acuto osservatore della realtà Nato in un a famiglia agiata - era figlio di un banchiere napoletano trasferitosi nella capitale francese per aprirvi una succursale (la sua famiglia era d’origine bretone e aveva lasciato la Francia durante la rivoluzione ). Venne principalmente educato dal padre, uomo colto, amante delle arti e della musica, che lo indirizzò verso studi classici, a diciotto anni, abbandona gli studi giuridici per dedicarsi al disegno, una passione che lo accompagnava fin da ragazzo. Il disegno, come mezzo per fermare le idee sulla carta, resta fondamentale per tutta la vita artistica; All’Ecole des Beaux-Arts apprende il culto per Ingres, che considera il massimo pittore contemporaneo; tanto più perciò è importante l’analisi che lo conduce sulle opere dei maestri italiani del rinascimento facendone accurate copie al Louvre. In Italia, dove aveva parenti, Degas si reca più volte visitando con entusiasmo varie città d’arte, Roma, Napoli, Assisi, Orvieto, Venezia e a Firenze, soprattutto agli Uffizi ( dove in lui nasce la concezione che il disegno è più fecondo del colore ); questa formazione, questo privilegio accordato alla fermezza ideale del DISEGNO fiorentino, lo collocano nell’ambito del classicismo di Ingres, che apprezzerà sempre, anche se successivamente sentirà pure il valore del cromatismo di Delacroix e dei veneziani. Determinante per l’evoluzione artistica di Degas è l’incontro, avvenuto al Louvre, intorno al ’60, con Manet, quasi suo coetaneo e affine a lui per estrazione sociale, per educazione, per raffinatezza spirituale. E’ Manet che lo convinse ad abbandonare i soggetti storici per dedicarsi alla rappresentazione della “ vita moderna e vita quotidiana “ della quale Degas diventerà il più alto interprete, cogliendone “ L’anima “ meglio di chiunque altro. Manet lo aveva introdotto nel “ gruppo di Batignolles “, facendolo partecipare alle riunioni serali del Caffè Guerbois, alle quali dava ragione alle idee di Manet e spesso contrario a quelle degli amici. Apparentemente le convergenze sembravano radicali: gli impressionisti usavano il colore giustapposto a macchie e Degas la linea che contornava l’oggetto; gli impressionisti ritraggono la natura libera più che la città e Degas la vita cittadina più che la campagna; gli impressionisti dipingono en plein air, direttamente sur le motif, e Degas in studio. Tuttavia Degas può essere considerato un impressionista, e come è giusto esprime la propria personalità. Anche egli rende la realtà che lo circonda nella sua globalità spaziale e temporale, ossia, facendone intuire la continuità ( al si là dei limiti imposti dalla cornice ) e la perenne transitorietà, poco importa se usando il disegno insieme al colore perché, come scrive egli stesso, “il disegno non è la forma, è il modo di vedere la forma “, ossia serve all’artista non per restituirci l’oggetto, ma per darcene la sua interpretazione. Ma a Degas il termine “impressionista” non piacque, preferiva essere considerato un “ indipendente”. Contin. Vita introd. 2 Anch’egli rappresenta la vita, piuttosto che la natura, rappresenta la vita artificiale della città, la vita che conosce a fondo perché oggetto costante della sua osservazione quotidiana, la vita: delle corse dei cavalli, del teatro, dei caffè. Questa interpretazione della realtà, Degas ritiene, che nasca non tanto dalla descrizione minuziosa e pedante di tutto ciò che accade sotto il nostro raggio visivo, ma dalla sintesi che ne operiamo sulla base delle nostre impressioni; se preferisce dipingere nello studio in base a disegni e schizzi invece che dal vivo, è perché così la memoria lo aiuta a operare la scelta giusta eliminando ciò che è superfluo e ricordando con gli occhi della mente solo ciò che lo ha veramente colpito, ossia “ l’impressione “ autentica, di cogliere la vita nelle sue palpitazioni e fluidità più delicate, mentre in presenza del soggetto si è portati a copiare tutto quello che ci appare, distraendoci dall’essenziale: “ va bene copiare ciò che si vede – dice Degas - ; molto meglio disegnare ciò che non si vede più, se non con la memoria: è una trasformazione nella quale l’immaginazione collabora con la memoria, così si riproduce quello che ci ha colpiti “. Degas riteneva che i suoi amici avevano un atteggiamento troppo passivo nei confronti della natura, delle sensazioni immediate, delle circostanze atmosferiche e di luce occasionali; a suo avviso il pittore doveva avere la libertà di intervenire secondo le proprie esigenze figurative sul soggetto scelto, cogliendone soltanto gli elementi ritenuti interessanti. Per rompere l’immobilismo delle tele, inventa inquadrature decentrate, scorci diagonali, innalza la linea d’orizzonte, rovescia la prospettiva o fissa la scena in uno spazio arbitrariamente ritagliato: tali espedienti costituiscono per lui il mezzo per fissare, per un medesimo soggetto, variazioni sorprendenti, come viste da un buco di serratura o attraverso un obiettivo fotografico. Utilizza inoltre illuminazioni violente, in contrasto con penombre, mezzetinte, luci incerti, creando per un unico soggetto gamme assai diverse di intensità ( luminosità ). Verso la sua ultima fase di attività ( 1880 ), i toni si fanno più squillanti: blu sordi, rosa e arancioni opulenti, il tessuto pittorico perde la sua lucidità di superficie per vibrare di una nuova intensità luminosa, Degas si accosta ai suoi soggetti – ballerine, lavandaie, modiste – senza nessun interesse per il contenuto sociale, ma soltanto per capire il segreto dell’istantaneità dell’azione. Edgar DEGAS , La classe di danza del Signor Pierrot 3 Nel balletto non cerca la grazia seducente, ma interessandosi allo studio di pose faticose e di equilibri precari, come pure mostrano i numerosi lavori centrati su donne che si lavano, sorprese nel segreto della loro intimità (fig. A ). Così anche le sue lavandaie e le sue sarte, le sue modiste non suggeriscono nessuna lezione morale: rappresentano soltanto il modo magistrale, un istante della loro vita popolare. Donna che si spugna nella tinozza, 1896 Fig. A Edgar DEGAS , La classe di danza del Signor Pierrot, 1873-75,Parigi, Musée d’Orsay Ciò che più avvicinava Degas agli impressionisti era l’interesse per i temi moderni: uno dei suoi soggetti preferiti furono le ballerine, riprese in numerose tele. In questa tela è raffigurata una sala dell’Opéra dove il maestro di danza istruisce le sue allieve. Il pittore ricostruisce la scena, collocandosi a destra un poco in basso, impremendole così una grandiosa profondità spaziale. Mentre nella cubatura spaziale del Rinascimento la scena veniva immaginata nella sua interezza, Degas rende più dinamica la struttura d’insieme in una inquadratura che ne recide i margini. Ogni figura, osservata con cura e colta in un proprio atteggiamento, è legata all’altra in una calcolata successione di effetti solo in apparenza casuali. Sembra quasi che Degas usi la macchina fotografica., o meglio la cinepresa. I passaggi di colore sono delicatissimi, in una luce apparentemente immota, ma sensibile nel captare il brillio dei rasi, la vaporosità del tulle, i riflessi di una capigliatura. Edgar DEGAS , Le stiratrici, 1880, Parigi, Musée d’Orsay Intorno al 1880 si avverte nella pittura di Degas un certo spostamento verso una sensibilità più “impressionista” : in un dipinto come le stiratrici la saldezza del disegno, dei volumi e dell’essenziale impianto compositivo – scandito dalle verticali delle stufe del fondo e delle bottiglie in primo piano, separate dalla diagonale del tavolo da lavoro - sembra quasi confondersi nella raffinata modulazione atmosferica del colore, che ha perduto quel vapore di superficie compatta e conclusa dominante nella sua produzione degli anni ’70.