l`assaggio 9 - Centro Studi Assaggiatori
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l`assaggio 9 - Centro Studi Assaggiatori
ANALISI SENSORIALE Da quindici anni studiamo la percezione per migliorare la qualità della vita Lo confessiamo, abbiamo cominciato a studiare la percezione per migliorare la qualità… della nostra vita. Correva infatti il 1990 quando undici persone accomunate dall’interesse verso l’assaggio della grappa diedero vita al Centro Studi e Formazione Assaggiatori, dallo scorso anno più semplicemente Centro Studi Assaggiatori. Alcuni di noi a degustare avevano imparato da giovincelli, sui banchi di scuola, in quanto enologi, secondo la filosofia imperante di allora che non si poteva imparare l’enologia se non si imparava ad assaggiare il vino. E questo non solo perché i mezzi diagnostici dell’epoca non era perfezionati come quelli attuali, ma anche nell’ottica che nessun enologo può essere considerato tale se il vino non lo ama in modo viscerale. A metà degli anni Sessanta esistevano già gli assaggiatori di vino – organizzati nell’Onav – da quasi tre lustri, e i sommelier muovevano i loro primi passi. Ma erano le scuole enologiche, eredi della millenaria tradizione della scuola di assaggio italiana che affonda le sue origini nell’epoca dell’Impero Romano, i templi della degustazione, i centri in cui si coltivava il sapere verso la conoscenza sensoriale insegnando la modestia, la pazienza e la perizia per poter acquisire un’arte che facile non è e non era. Nel 1978 nasceva in Italia – per merito di Giovanni Borello che qui vogliamo ricordare – la seconda associazione di assaggiatori: l’Anag. Con essa la grappa diventava la prima acquavite al mondo ad avere una categoria organizzata di professionisti dedita alla sua valutazione organolettica. Nel consiglio direttivo sedevano per diritto ricercatori di spicco come Luciano Usseglio Tommaset, Giulio Margheri, Giuseppe Cappelleri. Si veniva così a creare intorno alla piccola acquavite un gruppo di studio di notevole livello che ben presto cominciò a porsi i problemi lasciati irrisolti nell’ambito della semplice degustazione: come descrivere compiutamente un prodotto, come formare gli assaggiatori per ottenere misurazioni attendibili, come trattare statisticamente i dati per validare i test e via discorrendo. Su queste curiosità scientifiche e sulla volontà di creare una struttura capace di promuovere l’analisi sensoriale, di creare una didattica efficace, di supportare la disciplina anche attraverso edizioni periodiche per l’aggiornamento e pubblicazioni non periodiche per fornire libri di testo, nonché di dare alle nascenti organizzazioni di assaggiatori un supporto tecnico e logistico, nel 1990 è stata fondata la nostra cooperativa. Ben presto dal vino e dalla grappa l’attività volse verso altre merceologie: il caffè, la birra, il tartufo e l’aceto balsamico, solo per parlare di quelle che dall’analisi sensoriale dei prodotti sono poi passate a costituire schiere di assaggiatori. L’attività pratica non si fermava certo a questo: se da un canto le edizioni del Centro Studi Assaggiatori cominciavano a diffondere l’analisi sensoriale in modo sempre più capillare, dall’altro iniziavano i test condotti per conto di aziende e organismi, la formazione di panel presso imprese e sodalizi del comparto alimentare, la certificazione di concorsi che, a cominciare dallo storico Alambicco d’Oro e dal Degustatore dell’anno di olio, si sono poi estesi al vino. Ma soprattutto il Centro Studi intesseva legami sempre più profondi con le università, prima fra tutte Udine, ma poi con Torino, Brescia, la Cattolica, Verona e quindi con atenei stranieri. Ricerche condotte con accademici di rango, attraverso tesi di laurea e dottorati di ricerca, mediante la formazione di comitati di studio e di sodalizi, portavano via via nuove conoscenze che venivano tradotte in metodi innovativi, in didattica più efficace, in opere editoriali sulle quali gli interessati all’assaggio possono studiare la materia. È questa una via nella quale crediamo profondamente e sulla quale puntiamo molte risorse nella certezza che importanti traguardi siano vicini e possano produrre un nuovo sviluppo dell’analisi sensoriale. Per questo vi lasciamo alle interviste rivolte agli accademici che ci sono vicini, anche per renderli un poco più vicini a tutti voi. L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005 15 ANALISI SENSORIALE Roberto Zironi Professore ordinario di Industrie Agrarie all’Università di Udine, presidente del corso di laurea in Viticoltura ed Enologia, Direttore del Master in Scienze della Grappa La Sua cattedra è stata una delle prime in Italia in assoluto a occuparsi di analisi sensoriale con particolare attenzione ai diversi impieghi, dalla rilevazione della percezione dei consumatori all’innovazione tecnologica, dalla caratterizzazione dei prodotti in laboratorio all’integrazione delle tecniche di indagine strumentali. Quali sono stati i passi avanti compiuti dall’analisi sensoriale negli ultimi lustri e cosa ci si attende in futuro da questa disciplina? La cosa più importante realizzata dalla scuola italiana nel campo dell’analisi sensoriale è stata quella di renderla idonea a un paese ricchissimo di prodotti – a loro volta ricchissimi di input sensoriali – e in asso- 16 L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005 nanza con una scuola di assaggio che vanta tradizioni millenarie. In pratica sono stati creati nuovi metodi di indagine delle attese e delle tendenze dei consumatori rendendo i test alla portata di investimento delle nostre aziende e dei sodalizi dei produttori; sono stati introdotti, a livello di analisi di laboratorio, i test ad alta utilità informativa che coniugano alle perfezione le regole scientifiche dell’analisi sensoriale con la cultura dei nostri assaggiatori e l’esigenza di avere molti dati con un’unica sessione del panel; sono state studiate nuove metodologie per una migliore correlazione tra analisi strumentale e sensoriale. Ma soprattutto tutto questo è stato portato sul campo, è stato introdotto in importanti organismi dei produttori e nelle imprese, anche in quelle enologiche che all’inizio erano ostiche verso l’introduzione di questa tecnica di indagine. Il futuro si presenta ricco di promesse e di speranze: da un canto l’affinamento dei test sui consumatore per individuare sempre meglio a quali target occorre orientare il prodotto, dall’altro un ulteriore miglioramento dei test descrittivi per creare delle fotografie dei prodotti con una maggiore definizione. Ma i passi più importanti riguarda- no ancora la diffusione dell’analisi sensoriale per portarla in tutte le aziende alimentari. E vediamo che man mano che vengono collocati nel mondo del lavoro laureati che hanno seguito i corsi in università – a Udine sono ormai molti anni che l’analisi sensoriale è presente sia nel corso di Scienze e Tecnologie Alimentari, sia in quello di Viticoltura ed Enologia – la disciplina trova pronta applicazione nelle imprese. Mario Fregoni Professore ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, direttore del Master in Scienze dell’Analisi Sensoriale Nell’ambito di una viticoltura di qualità e di precisione, una viticoltura sempre più rivolta al terroir, che cosa si chiede oggi e che cosa potrà dare domani l’analisi sensoriale? La viticoltura mondiale è bipolare: nel Nuovo Mondo si impie- ANALISI SENSORIALE ga (in etichetta) il nome della varietà, nel Vecchio Mondo prevale il nome geografico di produzione, ossia il terroir. Entrambe le viticolture hanno bisogno di individuare i siti che producono vini di qualità, soprattutto eccelsa. Nel Nuovo Mondo si cercano le terre più idonee, nel Vecchio Mondo si devono salvaguardare i vigneti posti nei “locus” vocati, in una fase di spiantamenti preoccupanti per ridurre le produzioni in eccesso. In entrambe le viticolture l’individuazione dei terroir di qualità si esegue con il metodo delle zonazioni, che può essere classico o con il satellite, strumento tipico della viticoltura di precisione. Le zonazioni hanno lo scopo di delimitare e di classificare i terroir in base alla qualità dei vini. Per realizzare l’obiettivo occorre effettuare indagini specifiche sul terreno (e sottosuolo), sul clima, sull’interazione fra varietà ed ambiente e concludere la ricerca con l’analisi sensoriale dei vini provenienti dai diversi terroir. È l’analisi sensoriale che deve decidere la classifica della qualità dei vini e pertanto quella dei terroir. È una grande responsabilità, che non può essere assegnata all’analisi chimica, incapace di differenziare i livelli della qualità intrinseca organolettica. Il lavoro delle zonazioni durerà ancora molti anni, ma è chiaro che l’analisi sensoriale, ancora poco utilizzata in Italia, potrà fornire grandi servizi per la valorizzazione dei terroir e di conseguenza delle denominazioni di origine. La tipicità varietale è facilmente imitabile in tutto il mondo, al contrario l’originalità del “genius loci” (terroir) rimane inimitabile. Fra gli obiettivi futuri dell’analisi sensoriale vi è quello di riconoscere i descrittori e i profili sensoriali dei vini di vitigno coperti dagli aromi del legno e quelli naturali sia varietali che originali del terroir. Infine l’analisi sensoriale dovrà guidare tutte le tecniche viticole ed enologiche, al fine di soddisfare il consumatore di vino, che ovviamente ha esigenze molto differenziate. Frédérique Jourjon Responsabile del polo agro-alimentare ed enologico e del laboratorio Grappe presso l’Ecole Supérieure d’Agriculture di Angers Quali saranno le innovazioni più importanti alle quali state lavorando nel campo delle metodologie inerenti all’analisi sensoriale? Il laboratorio Grappe si occupa della caratterizzazione dei prodotti alimentari, studiando in particolare le relazioni tra proprietà chimico-fisiche e sensoriali e la messa a punto di metodi innovativi di caratterizzazione strumentale e sensoriale degli alimenti. Tra i prodotti affrontati, l’uva e il vino costituiscono una delle priorità del laboratorio in merito allo sviluppo di metodi di analisi sensoriale. Dal mio punto di vista, l’evoluzione del settore viticolo nel contesto attuale di crisi internazionale porta i diversi attori della filiera a ridefinire meglio la qualità sensoriale dei vini e la loro tipicità in risposta alle attese dei consumatori, al fine di un migliore posizionamento del prodotto su segmenti di mercato meglio definiti. Questa preoccupazione dell’ambito professionale ci porta chiaramente a pensare all’utilizzo oggettivo dell’analisi sensoriale come strumento metodologico e a sviluppare dei metodi innovativi di analisi sensoriale applicata alla filiera vinicola. Gli studi all’interno del laboratorio si sono sviluppati se- L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005 17 ANALISI SENSORIALE condo tre assi principali, in relazione a diversi attori professionali. 1. Lo sviluppo dei metodi di “preference mapping” applicati al vino Queste tecniche, usate classicamente per lo sviluppo di nuovi prodotti nel campo agro-alimentare, sono ancora poco usate nel caso del vino. Si basano, a seconda dei casi, sulla caratterizzazione particolareggiata dei vini da parte di un panel esperto (in questo caso 20 esperti addestrati per 5 anni) o sull’espressione delle preferenze da parte di un panel di consumatori (da 250 a 350 consumatori intervistati a livello nazionale). Il laboratorio lavora da 3 anni sullo sviluppo di questo approccio con i consorzi di produzione delle Doc. Così sono stati portati avanti degli studi con il consorzio della Doc Chinon, puntando sulla percezione della tipicità dei vini da parte dei consumatori e giungendo al riposizionamento della strategia di marketing e della comunicazione dei produttori sui diversi vini che fanno parte della Doc; in altri casi (lavori condotti con i consorzi delle Doc Cabernet d’Anjou, Rosé d’Anjou e Rosés de Loire) i risultati permettono eventualmente ai consorzi di ridefinire i registri di spesa della produzione delle Doc in relazione alle preferenze dei consumatori. Questi metodi possono aiutare i produttori a chiarire meglio la loro offerta e a segmentarla meglio dal punto di vista dell’identità dei prodotti in relazione al target di consumatori desiderato. 18 L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005 2. La ricerca di metodi innovativi applicati alle necessità della filiera vinicola Questo programma è condotto nel laboratorio attraverso una tesi, finanziata dal Ministero della ricerca e dall’organizzazione di categoria dei vini della Loira, e mira a fornire ai professionisti del vino degli strumenti allo stesso tempo oggettivi, rigorosi e semplici di utilizzo per diversi contesti in cui l’analisi sensoriale è necessaria: concorsi, panel tecnici, approvazione dei vini Doc. Le ricerche sono basate sull’analisi della complementarità dei diversi metodi usati attualmente nella filiera: panel di esperti, panel tecnici, degustazioni di enologi, di viticoltori, giurie di approvazione, giurie di concorsi... e vengono confrontate in certi casi con dei panel di consumatori. 3. Messa a punto di un metodo oggettivo di analisi sensoriale dell’uva Questo progetto è condotto attraverso una tesi in partenza, il cui obiettivo è lavorare sulle proprietà meccanico-tattili, la composizione fenolica e la qualità sensoriale degli acini d’uva. Infatti l’uso della degustazione degli acini d’uva da parte dei tecnici e dei viticoltori come strumento di determinazione della data della vendemmia si sviluppa sempre di più. Tuttavia, la degustazione dell’uva praticata si basa oggi su molta esperienza personale e sono stati realizzati pochi lavori scientifici per convalidare le relazioni tra valutazione sensoriale e caratterizzazione chimica. Il lavoro condotto mira a confortare l’uso dell’analisi sensoriale dell’uva come strumento oggettivo di aiuto al seguito della maturazione e della determinazione della data della vendemmia. ANALISI SENSORIALE Douglas Wagner Franco suo staff, attraverso la partecipazione agli eventi scientifici e lo svolgimento di corsi di addestramento e seminari. Eugenio Brentari Professore titolare di Chimica inorganica presso l’Università di São Paulo del Brasile e Direttore dell’ Istituto di Chimica dell’Università di San Carlos In Brasile l’analisi sensoriale è in forte espansione in tutto il comparto alimentare, dalla cachaça al caffè. Quali sono i motivi di questo successo? Esiste davvero un grande interesse in Brasile nello sviluppo dell’analisi sensoriale, sia da parte del settore produttivo che da parte del settore accademico. Credo che sia una conseguenza naturale dello sviluppo che sta attraversando il settore alimentare in Brasile, per cui i produttori oltre a cercare di assicurare una posizione di preferenza dei loro prodotti presso i consumatori del mercato interno, desiderano espandere la propria attività all’estero. In questo caso, oltre a un controllo di qualità chimico rigoroso è fondamentale una valutazione sensoriale per garantire la qualità e l’omogeneità del prodotto finale. Il produttore brasiliano si sforza sempre più ogni giorno per rispondere alle esigenze del consumatore. In Brasile l’analisi sensoriale si è sviluppata negli ultimi cinque anni, soprattutto con l’apporto delle Università. A questo proposito desideriamo sottolineare il contributo dato al nostro paese dal Centro Studi Assaggiatori nella persona del Prof. Luigi Odello e del Professore straordinario di Statistica dell’Università di Brescia Quali sono le nuove frontiere della statistica applicata all’analisi sensoriale? L’analisi sensoriale senza la statistica è come un’autovettura senza motore. È quindi importante uno stretto contatto tra chi si occupa di statistica e chi impiega gli strumenti statistici nell’analisi sensoriale. Attualmente mi sembra che si stia correndo però un grosso rischio. Infatti, si assiste da un lato all’impiego nell’analisi sensoriale di sempre più sofisticati strumenti statistici e di analisi dei dati (Procustes e quant’altro) spesso dimenticando la peculiarità dei dati sensoriali, dall’altro a un indiscriminato uso degli stessi senza una capacità critica sul loro impiego. Faccio un esempio: nel settembre scorso a Firenze al convegno della Società Italiana di Scienze Sensoriali è stato dedicato un workshop all’impiego dei metodi PLS nell’analisi sensoriale e poi trovi in qualche lavoro chi studia la correlazione tra variabili qualitative anziché quantitative! L’impressione è che si stia sviluppando la ricerca su due diversi piani, spesso senza alcun L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005 19 ANALISI SENSORIALE punto di contatto. Chi si occupa di statistica propone raffinate metodologie senza curarsi molto della loro pratica applicazione in analisi sensoriale, vivendo in un mondo aulico, ma spesso isolato. A Napoli nel giugno 2003 al convegno annuale della Società Italiana di Statistica a una sessione dedicata a questi temi, con tanto di relatori stranieri, erano presenti al massimo 10 persone, relatori compresi. Chi invece si occupa di analisi sensoriale spesso usa gli strumenti a proprio uso e consumo, impiegando tecniche sofisticate per giungere a ovvietà: frequente è l’impiego dell’analisi delle componenti principali (PCA) per arrivare ad affermare che i descrittori visivi, sono diversi da quelli olfattivi e da quelli gustativi! Sai che sforzo! Più che di nuove frontiere preferirei parlare di un “ideale scenario futuro” in cui gli statistici si “curvino” un po’ verso i problemi applicativi dei sensorialisti, rendendo gli strumenti di più facile impiego e di un’interpretazione dei risultati sufficientemente affidabile e dove i sensorialisti diventino più attenti agli aspetti metodologici insiti negli strumenti statistici utilizzati. 20 L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005 Alberto Ghilardi Professore associato di Psicologia Clinica dell’ Università di Brescia Quale apporto può dare la psicologia nello sviluppo dell’analisi sensoriale? Quali sono le possibili ipotesi di interesse e di lavoro congiunte? Se il punto di partenza dell’analisi sensoriale è la valorizzazione dei sensi non come recettori passivi, ma come valutatori qualitativi che danno il senso del valore delle cose e della nostra qualità di vita, mi pare immediato l’accostamento con la psicologia, nata proprio, anche nei suoi aspetti quantitativi, col desiderio di conoscenza della psiche, ovvero del nostro aspetto globale in quanto persone. Se poi l’analisi sensoriale coinvolge il piano relazionale, ovvero come noi, attraverso i sensi, entriamo in relazione con gli oggetti, senza dare per scontata e acquisita la loro esistenza, allora incontra un altro specifico della psicologia, l’idea che la nostra identità è assai meno di quel che si crede basata su dati innati, ma è data anche dalla nostra storia, dal senso che hanno acquisito le nostre relazioni con oggetti e persone e soprattutto dal modo in cui le abbiamo costruite e vissute. Visto l’evidente interesse che ha l’analisi sensoriale a sfuggire a un riduzionismo strumentale, credo possa trovare utili spunti da molti contributi psicologici sul rapporto tra percezione, coscienza e inconscio: la percezione infatti ha anche componenti inconsce. Basti pensare che ogni essere umano di poche ore di vita distingue l’odore della madre da quello di altre donne: ma questo non vuol dire che sia cosciente che quel percetto è sua madre. Questo ci dice quanto sia importante il rapporto tra memoria, apprendimento e sensorialità per valutare l’esito finale di un percetto. Più specificamente credo sia centrale il rapporto tra memoria e, ad esempio, la percezione degli odori. Basti pensare al cosiddetto “effetto Proust”, ovvero l’evocazione ANALISI SENSORIALE di ricordi, depositati a livello inconscio, che possono venire riattivati in noi da determinate sensazioni olfattive. Altri aspetti di interesse sono l’influenza dei fattori culturali sulla sensorialità, o le differenze tra uomini e donne nell’uso dei processi sensopercettivi; e soprattutto, il rapporto tra emozioni e sensorialità. Ogni esperienza percettiva non può non comportare emozioni e queste ultime influenzano grandemente il modo in cui giudichiamo le cose. Metodi di ricerca qualitativi sul modello dei focus group, da sempre usati in psicologia motivazionale per le ricerche di mercato, possono essere strumenti di grande utilità. Un ultimo aspetto di grande fascino riguarda proprio la psicologia dell’assaggiatore, sia negli aspetti tipologici ma soprattutto motivazionali: quali aspettative guidano la scelta di diventare assaggiatore? Quale è il rapporto tra capacità e attitudini che si sentono proprie o legate al proprio modo di essere e la vocazione a una scelta come questa? Su quest’ultimo aspetto, il discorso è del tutto aperto. Giorgio Sberveglieri Professore ordinario del Dipartimento di Chimica e Fisica per l’Ingegneria e per i Materiali presso l’ Università di Brescia e direttore del laboratorio Sensor Che possibilità ci sono per automatizzare le funzioni di rilevazione che pertengono alla percezione olfattiva umana ? A partire dagli anni Ottanta la ricerca nel campo dei sensori di gas ha portato allo sviluppo di strumenti, denominati nasi elettronici o sistemi olfattivi elettronici, che imitano nel loro funzionamento il senso dell’olfatto umano e che consentono quindi di automatizzare la percezione sensoriale. I nasi elettronici sono costituiti essenzialmente da un sistema di campionamento della sostanza da analizzare, ad esempio un alimento, da una matrice di sensori di gas le cui risposte sono rilevate da un’opportuna elettronica che s’interfaccia con un PC o un microprocessore dove vengono infine elaborati i segnali. Il termine “naso elettronico” è usato in un senso stretto per la misura globale di miscele di gas complesse quali sono i vapori emessi da alimenti (il vapore emesso dal caffè contiene più di 700 sostanze). In questo caso non è possibile determinare e quantificare singoli componenti, al contrario, analogamente a quanto avviene per il sistema olfattivo umano, una caratteristica globale, la cosiddetta impronta digitale, viene estratta da ogni campione. Il naso elettronico, una volta addestrato, può eseguire l’analisi nei controlli di routine in modo veloce e affidabile fornendo un giudizio oggettivo dell’odore monitorato. I principali settori dove i nasi elettronici hanno trovato applicazione sono il campo alimentare ed il monitoraggio ambientale. Le ricerche effettuate presso il laboratorio regionale Sensor Infm-Cnr dell’Università di Brescia in cooperazione con l’azienda Sacmi di Imola hanno portato allo sviluppo di un innovativo naso elettronico, attualmente in commercio con il nome EOS835, ampiamente testato in numerose applicazioni con risultati eccellenti. L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005 21