I quaderni dell`apicoltore

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I quaderni dell`apicoltore
“PROGETTO DI INIZIATIVE
DI ASSISTENZA TECNICA PER
LA RAZIONALIZZAZIONE PRODUTTIVA
NEL SETTORE APISTICO”
M.I.P.A.F.
Ministero per le
Politiche
Agricole Forestali
I quaderni dell’apicoltore
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ECONOMIA
DELL’AZIENDA APISTICA
A cura di:
Andrea Fissore
Una nuova, ambiziosa, frontiera!
Nel proporre ai produttori apistici, un momento di rilevazione e di riflessione sugli aspetti,
e strumenti indispensabili, che riguardano l’impostazione economica dell’azienda apistica,
siamo stati spinti da svariate motivazioni:
• L’approccio più diffuso e percepibile in merito agli strumenti di gestione economica dell’azienda apistica è piuttosto primitivo. Riflette un’attitudine rurale che tende a non considerare l’attività di monitoraggio, consuntivo e programmazione economica quale primario
strumento correttivo aziendale sulla capacità e sensatezza dell’attività produttiva stessa.
• Il livello delle competenze in merito alla gestione economica, anche tra gli operatori di maggior professionalità e capacità, è scarso.
• Non rientra tale tematica fra quelle dell’assistenza tecnica comunemente esplicata nel settore.
• Sempre più aziende, in particolare quelle di recente insediamento, esprimono una forte
domanda di qualificazione anche sotto il profilo delle capacità gestionali economiche.
Per tali motivi abbiamo nell’ambito del “Progetto di iniziative di assistenza tecnica per la
razionalizzazione produttiva nel settore apistico” finanziato dal MIPAF, sviluppato una specifica azione che ha coinvolto un primo nucleo di lavoro che include diverse competenze
(ricercatori, tecnici ed un primo gruppo di apicoltori da reddito).
Il risultato di questo primo lavoro non ha, e non poteva, avere carattere esaustivo ma ci consente di:
• Avviare una riflessione sulla validità ed utilizzabilità degli strumenti di rilevazione e di lettura messi a punto.
• Iniziare un percorso formativo per dei tecnici apistici affinché capacità professionali, anche
sul terreno della gestione economica, possano essere implementate nell’ambito dell’assistenza tecnica al settore.
• Declinare l’attività di monitoraggio economico in una prima serie di aziende apistiche professionali.
• Aprire un dibattito ed un percorso formativo tra e con gli apicoltori che colga quale centrale la crescita delle conoscenze culturali e tecniche per includere nella gestione aziendale
gli strumenti di controllo economico.
Un insieme di obiettivi complessi ed ambiziosi che possono vedere dei risultati solamente se
su questi temi si potrà condurre un lavoro con tempi e strumenti adeguati e se si riuscirà ad
utilizzare il metodo del pubblico confronto quale leva prioritaria di crescita.
Stiamo valutando come organizzare, in futuro, altri e specifici momenti di lavoro.
In merito alla lotta sanitaria, alle tecniche qualitative di produzione del miele, alla logistica
aziendale (solo per fare alcuni esempi) il comparto apistico ha fatto notevoli passi avanti proprio per la capacità di porsi i problemi in una dimensione collettiva.
Contiamo di poter fare altrettanto anche su questa imprescindibile frontiera.
Francesco Panella
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modalità con l’ U.N.A.API.
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Il costo di produzione
del miele
PREMESSA
I
l costo di produzione del miele e gli aspetti economici ad esso connessi risultano essere, per gli apicoltori,
un problema di difficile interpretazione, sia quando
l’apicoltura viene intesa come integrazione di reddito sia,
fenomeno ancora più preoccupante, quando tale attività
risulta l’impiego principale.
Generalmente l’apicoltore considera il risultato finale in
termini di ricavo lordo (Prezzo di vendita x Quantità) trascurando i fattori legati agli investimenti iniziali e quindi
ai costi fissi e ai costi variabili sostenuti per produrre
un’unità di prodotto.
➭ preventivo, quando si compila prima dell’inizio dell’annata agraria, prevedendo attività e passività future
al fine di trovare la combinazione dei fattori produttivi che realizza il massimo profitto;
➭ consuntivo, quando si compila alla fine dell’annata
agraria, considerando attività e passività effettivamente realizzate in vista della determinazione dei redditi
ottenuti. Può essere annuo se considera un solo ciclo
produttivo oppure medio conguagliato se considera
più cicli produttivi;
➭ globale o parziale, quando si riferisce a tutta l’azienda, oppure ad un singolo settore.
Il bilancio oggetto del presente lavoro è di tipo medio
conguagliato (3 cicli produttivi di un anno ciascuno) e
parziale (di tutte i settori agricoli potenzialmente svolti in
azienda, solo quello apistico è stato considerato).
Una volta predisposto il modulo base del bilancio, è
necessario procedere alla raccolta dei dati aziendali.
A tale scopo è stato predisposto un questionario ad hoc
che permette di analizzare nel dettaglio i parametri aziendali significativi.
Nella scelta del campione di aziende in cui mettere a
punto il modello di bilancio,si è fatto riferimento alla produzione di miele ottenuto solo da operatori professionali
e semiprofessionali, con attività sia stanziale che nomade.
Inoltre, sia il costo di produzione, sia la determinazione
dei redditi sono stati riferiti all’intero ciclo produttivo dell’azienda apistica, non arrestandosi, dunque, all’ottenimento del miele confezionato in fusti da 300 kg,ma includendo (se effettivamente compiute in sede aziendale)
anche le operazioni di confezionamento in vasetto del
prodotto destinato alla vendita, sia essa diretta, o conto
terzi, del prodotto. I rilevamenti sono stati effettuati
mediante interviste presso le sedi aziendali nell’anno
2001. I dati raccolti su supporto cartaceo sono stati trasferiti in una serie di fogli di calcolo MS Excel.
OBIETTIVI
Il presente lavoro si pone un duplice obiettivo:
➭ stimare,dal confronto tra ricavi e costi relativi ad un
ciclo produttivo, il reddito dell’imprenditore
➭ determinare, attraverso l’individuazione delle singoli voci di spesa,i costi relativi alla produzione del miele
MATERIALI E METODI
P
er raggiungere entrambi gli obiettivi, é necessario
predisporre un bilancio aziendale.Tale bilancio,che
prende lo spunto da un bilancio normalmente utilizzato in aziende zootecniche, è stato tarato e modificato
per rispondere alle esigenze peculiari di un’azienda apistica.
Il bilancio dell’impresa agraria è quel procedimento
mediante il quale, dal confronto tra ricavi e costi relativi
ad un ciclo produttivo, si determina, per differenza, il reddito dell’imprenditore.
Il ciclo produttivo dell’azienda agraria al quale, di norma,
fa riferimento il bilancio è un anno; esso inizia in date
diverse da regione a regione (11 novembre al nord, 1 febbraio al centro, 1 settembre al sud) in relazione ai diversi
andamenti climatici e alla tradizione e agli usi locali. Nel
caso specifico, per le aziende apistiche si è optato per la
durata convenzionale del periodo di riferimento (1
anno), ma utilizzando come giorno di inizio il 1° marzo:
questa scelta è dettata dal fatto che, a quella data, si è normalmente in grado di stimare il numero corretto di famiglie/nuclei che hanno superato il periodo invernalee che
costituirà il “capitale bestiame iniziale”.
Secondo lo scopo per il quale viene redatto, il bilancio
può essere:
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Il bilancio economico
L
Per quanto concerne i primi due punti (miele venduto e altri prodotti apistici venduti) le informazioni da
immettere sono le seguenti:
o svolgimento del bilancio può essere così schematizzato:
1. informazioni generali
2. determinazione dei ricavi
3. determinazione dei costi
4. remunerazione dei fattori produttivi
5. determinazione del costo di produzione
➡ vendita ingrosso o dettaglio: dato utile per classificare l’azienda a seconda del tipo di mercato di
riferimento;
➡ quantità venduta: per determinare la quantità di
prodotto destinato alla vendita, si ricorre alle
quantità medie realizzate in un periodo sufficientemente lungo (3 anni), scartando i dati relativi
alle annate eccezionali in positivo o negativo,
riconducendo a una condizione di normalità i dati
aziendali;
➡ prezzo unitario: prezzo di mercato pagato all’azienda (al netto di IVA);
➡ importo: risultato del prodotto tra quantità e
prezzo unitario.
1. INFORMAZIONI GENERALI
E
’ la parte introduttiva del bilancio e consiste in
uno schema dove sono riportate le peculiarità
dell’azienda (denominazione e ubicazione),
alcune informazioni sulla rilevazione aziendale
(nome del rilevatore e data della rilevazione), un giudizio sulla validità delle risposte dell’intervistato.
2. DETERMINAZIONE DEI RICAVI
L
a parte attiva del bilancio, seguendo la terminologia classica utilizzata dall’economia agraria, è
rappresentata dalla produzione lorda vendibile
(PLV). Essa, per l’azienda apistica, è costituita da:
✖ miele venduto
✖ altri prodotti apistici venduti (pappa reale, propoli, polline, cera, idromele, aceto di miele, veleno)
✖ utile lordo di allevamento apistico
✖ altre entrate (attività di impollinazione, ecc.)
✖ saldo scorte miele e altri prodotti apistici
L’utile lordo di allevamento apistico indica l’incremento (o decremento a seconda che si tratti di utile
lordo o perdita lorda) medio annuo relativo al prodotto “stalla” (nel nostro caso alveari, nuclei, regine
ecc.) espresso in valore.
Questo si calcola facendo la differenza tra il valore
della consistenza del bestiame a fine anno (alveari e
nuclei) aumentato delle vendite (alveari, nuclei, pacchi d’api, regine, celle reali, telai di covata) e il valore
della consistenza iniziale del bestiame (alveari e
nuclei) aumentato degli acquisti (alveari, nuclei, pacchi d’api, regine, celle reali, telai di covata). Nel caso
in cui questa differenza sia positiva si tratta di utile
lordo e come tale costituisce un’attività ai fini del calcolo del valore totale della produzione apistica (occorre sommarla); al contrario se tale differenza risulta
negativa, si realizza una perdita lorda e come tale costituisce una passività ai fini del calcolo del valore totale
della produzione apistica (occorre sottrarla). Le informazioni da immettere sono le seguenti:
✖ quantità venduta: espresso come numero di capi
presenti, acquistati, venduti. A meno di esaminare
un’azienda con significativo incremento o decremento di alveari posseduti, nel bilancio medio conguagliato l’utile lordo di allevamento si traduce nella differenza tra le vendite e gli acquisti, poiché la consistenza finale ed iniziale del patrimonio apistico si
considerano uguali;
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➡
➡
➡
➡
➡
✖ prezzo unitario: prezzo di mercato pagato all’azienda (al netto di IVA). Da notare che il prezzo di
alveari e nuclei è da intendersi come valore delle sole
api (esclusivamente valore dell’animale), nell’ipotesi
di vendita senza materiale (legname, favi ecc.);
✖ valore: risultato del prodotto tra quantità e prezzo
unitario.
Spese per carburanti e lubrificanti
Spese per acqua, energia elettrica ecc.
Spese per noleggi
Spese generali
Saldo variazioni di scorta dei mezzi produttivi.
In questo caso, analogamente a quanto detto per il
saldo delle scorte di miele, quello che interessa
non sono le scorte dei mezzi produttivi in quanto
tali (vasetti, etichette, fusti), ma la variazione di
questi mezzi tra un anno e l’altro. In pratica, si
valuta la differenza tra inventario finale ed inventario iniziale (al 1° marzo di due anni successivi):
se tale differenza è positiva, ai fini del calcolo dei
costi occorrerà sottrarla, se, invece, risulta negativa, occorrerà sommarla (si traduce in un maggior
costo nell’annata di riferimento).
Le informazioni da immettere nel bilancio sono le
seguenti:
✖ quantità di prodotto acquistata: espresso come
quintali di alimenti, litri di gasolio oppure a corpo
(per presidi sanitari, acqua, luce, noleggi e spese
generali);
✖ prezzo unitario: prezzo di mercato pagato all’azienda (al netto di IVA);
✖ importo: dato dal prodotto delle due precedenti
voci.
Altra entrata per l’azienda apistica è data dall’eventuale attività di impollinazione. Nel bilancio è sufficiente riportare l’importo complessivo.
Per quanto concerne il saldo delle scorte di miele e
di altri prodotti apistici (pappa reale, propoli, cera
ecc.), occorre ricordare che si tratta di una delle voci
del capitale di esercizio e, precisamente, dei prodotti
di scorta. Ciò che interessa per il calcolo del valore
della produzione agricola non è la scorta in quanto
tale, ma la variazione di questi prodotti tra un anno e
l’altro. In pratica, analogamente a quanto visto per
l’utile di allevamento apistico, si valuta la differenza
tra inventario finale ed inventario iniziale (al 1°
marzo di due anni successivi): se la differenza è positiva, tale valore costituisce un’attività ai fini del calcolo del valore totale della produzione apistica
(occorre sommarla), se, invece, risulta negativa, costituisce una passività e come tale va sottratta.
IN CONCLUSIONE:
✔ Le Quote (Q) riguardano i costi necessari per mantenere in efficienza i capitali aziendali. Questi ultimi
sono distinti in capitale fondiario (composto da terra,
fisicamente irriproducibile, e da fabbricati, economicamente fissi) e in capitale agrario o di esercizio.
Quest’ultimo, a sua volta, è composto da:
• capitale di scorta, comprendente:
✖ scorte vive, costituite da bestiame (api)
✖ scorte morte, costituite da macchine ed attrezzi
✖ prodotti di scorta, costituiti da miele, altri prodotti apistici (pappa reale, propoli, cera ecc.),
mezzi produttivi (vasetti per miele, fusti per miele
ecc.)
• capitale di anticipazione, comprendente la liquidità
necessaria per avviare i cicli produttivi in attesa dei
ricavi
Le Quote si distinguono nel modo seguente:
✖ Quote di reintegrazione: somma presunta che rappresenta il valore medio annuo di svalutazione dei
capitali fissi. Queste vengono calcolate su:
➡ capitale fondiario: prodotto del costo di ricostruzione a prezzi attuali del fabbricato per l’aliquota di reintegrazione (a sua volta funzione della
durata in anni presunta del fabbricato);
➡ macchine ed attrezzi: rapporto tra il valore di
reintegrazione (ottenuto dal costo di acquisto a
prezzi attuali delle macchine - o per macchina o
attrezzo simile, se non più in produzione - , al
lordo del valore di fine carriera) e la durata in anni
PLV = VALORE MIELE + VALORE ALTRI PRODOTTI APISTICI +/UTILE O PERDITA DA ALLEVAMENTO APISTICO + ALTRE ENTRATE
+/- SALDO SCORTE MIELE E ALTRI PRODOTTI APISTICI
3. DETERMINAZIONE DEI COSTI
S
ono costituiti dalle spese e dagli oneri sostenuti
per compensare il valore dei beni e servizi a
logorio totale, necessari per mantenere sempre
allo stesso livello di efficienza i capitali, nonché dai
compensi spettanti alle persone economiche che partecipano alla produzione e dagli oneri sociali.
In dettaglio, sono costituiti da:
✔ Spese Varie (Sv)
✔ Quote (Q)
✔ Imposte, Tasse, Contributi
✔ Salari (Sa) e Stipendi (St)
✔ Canoni di Affitto (Ca)
✔ Interessi Passivi (I)
✔ Le Spese Varie (Sv) sono rappresentate dai costi
relativi all’acquisto dei beni strumentali e dei servizi
esterni all’azienda che esauriscono la loro utilità
durante un solo ciclo di produzione. Sono costituite
da:
➡ Spese per nutrizione
➡ Spese per presidi sanitari
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✖ Contributi unificati (INPS) per salariati fissi ed
avventizi.
Tutte queste voci, trattandosi di bilancio consuntivo,
sono facilmente desumibili dalle dichiarazioni fiscali
dell’apicoltore e vanno semplicemente riportate nel
bilancio alla voce “totale”(da notare che sussiste la possibilità, nel caso l’azienda svolga un’altra attività agricola oltre a quella apistica, di scorporare parte della
voce di costo, andando a computare la quota imputabile al solo settore apistico)
presunta della macchina stessa.
✖ Quote di manutenzione: spesa media annua occorrente per il funzionamento dei capitali fissi. Queste
vengono calcolate su:
➡ capitale fondiario: prodotto del costo di ricostruzione a prezzi attuali del fabbricato per l’aliquota di manutenzione (a sua volta funzione del
grado di vetustà, dello stato di conservazione e del
modo di costruzione)
➡ macchine ed attrezzi: prodotto del valore del
capitale macchine mediamente impegnato (a sua
volta dato da 1/2 del costo di acquisto a prezzi
attuali delle macchine) per l’aliquota di manutenzione (a sua volta funzione del grado di vetustà,
dello stato di conservazione e del modo di costruzione).
✖ Quote di assicurazione: somma annua corrisposta
ad una società di assicurazioni per garantire i capitali
da possibili sinistri. Queste vengono calcolate su:
➡ Incendi (su fabbricate e scorte).
➡ Responsabilità civile (sugli automezzi).
➡ Furti (sul patrimonio apistico). Qualora l’imprenditore non stipuli polizze di assicurazione, si
assume direttamente il rischio e viene considerata
ugualmente la spesa.
✔ I Salari (Sa - remunerazione che compete al lavoratore manuale) e gli Stipendi (St - remunerazione che
compete al lavoratore intellettuale che svolge nell’ambito dell’azienda attività di direzione e/o amministrazione e di sorveglianza) vanno a remunerare le persone coinvolte nell’attività produttiva.
Il carico complessivo di lavoro (manuale ed intellettuale) è dato da:
➡ manodopera familiare: fornita dall’imprenditore
e dalla sua famiglia (impresa lavoratrice),
➡ manodopera salariata fissa: fornita da operai a
tempo indeterminato, ossia lavoratori assunti con
rapporto di lavoro senza prefissione di termine,
➡ manodopera salariata avventizia: fornita da operai a tempo determinato, ossia lavoratori assunti per
l’esecuzione di lavori di breve durata, stagionali o a
carattere saltuario.
✔ Le Imposte, Tasse, Contributi riguardano gli
obblighi fiscali che gravano sull’azienda e sull’imprenditore agricolo. Sono costituite da:
➡ Imposte e Tasse,
➡ ICI (Imposta Comunale sugli Immobili),
➡ IRAP (Imposta Regionale Attività Produttive),
➡ Tassa Raccolta Rifiuti.
➡ Contributi previdenziali:
✖ Infortuni agricoli (per lavoratori autonomi),
✖ Mutua e pensione per coltivatori diretti,
Tale carico di lavoro si calcola con l’indice di attività
che esprime il numero di giornate lavorative impiegate in un anno. Questo impiego annuo nel settore apistico è poi convertito in Unità Lavorative, tenendo
conto che 1 U.L. è pari a 287 giorni lavorativi di 8 ore.
Alla manodopera salariata fissa e avventizia si attribuisce un salario/stipendio giornaliero che, moltiplicato
per il totale delle giornate effettuate, fornisce il salario/stipendio annuo. Da notare che da questo conteggio è esclusa la manodopera familiare, in quanto non si
tratta di esborsi effettivamente pagati dall’imprenditore, ma di remunerazioni interne, che, come tali, rientrano nel reddito netto dell’imprenditore e famiglia (vedi
paragrafi seguenti).
✔ I Canoni di Affitto (Ca) sono voci di costo legati
all’utilizzo di immobili non in proprietà. Nel bilancio è
necessario riportare il valore complessivo dell’esborso.
✔ Gli Interessi (I) corrispondono al prezzo d’uso del
capitale d’esercizio (scorte + anticipazione) e sono,
generalmente, un costo implicito in quanto è lo stesso
imprenditore a fornire il capitale in azienda. La sua
determinazione presuppone la conoscenza del valore
dei capitali, del saggio di interesse e del tempo di
immobilizzo. Per quanto concerne il capitale di scorta
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(costituiti da scorte vive, scorte morte e capitali di
scorta – vedi paragrafi precedenti), la durata di immobilizzo è pari ad un anno; al capitale di anticipazione
(nella redazione pratica del bilancio calcolato sommando le spese sostenute dall’imprenditore durante
l’anno) si considera un periodo medio di immobilizzo
di una frazione dell’anno (normalmente 6 mesi), che
tiene conto sia del tempo di anticipazione delle spese
sia di quello dei ricavi. Il saggio da adottare può essere
quello effettivamente sostenuto dall’imprenditore se
ricorre al credito bancario, oppure il saggio ritraibile
da investimenti aventi le stesse caratteristiche di quello agrario se l’imprenditore si autofinanzia. Nel caso
l’apicoltore abbia usufruito di mutui di miglioramento,
prestiti di dotazione o prestiti di conduzione nel bilancio verrà riportato l’importo della rata annua a carico
dell’impresa, intesa come quota di interessi effettivamente pagati dall’imprenditore, calcolati in funzione
dell’ammontare iniziale del debito, della durata di anni
del finanziamento e del saggio di interesse applicato.
duzione di 1 Kg di prodotto;
✖ Indici di efficienza, che consentono di confrontare il grado di efficienza organizzativa, tecnica ed economica dell’impresa con valori di
riferimento di altre aziende sottoposte ad analisi.
4. REMUNERAZIONE
DEI FATTORI PRODUTTIVI
Per quanto concerne il costo di produzione del
miele, questo è costituito dai seguenti elementi:
La parte conclusiva del bilancio consente, una volta
valutati ricavi e costi, di arrivare a determinare i compensi spettanti alle persone economiche che hanno
fornito i fattori produttivi conferiti nell’azienda. Tali
parametri sono identificabili in:
✔ Spese Varie (per alimenti, per presidi sanitari, per
carburanti e lubrificanti, per acqua ed energia elettrica, per noleggi, per spese generali, nonché saldo
variazione scorte mezzi produttivi);
➡ Prodotto Netto Aziendale (Pna), ossia l’insieme
delle remunerazioni spettanti alle persone economiche intervenute nel processo produttivo, escludendo quelle dovute allo Stato (Imp) e ai servizi
extraziendali (Sv + Q) per la loro partecipazione
alla produzione. Il Pna è così calcolato:
Pna = Plv – (Sv + Q + Imp)
➡ Reddito Netto dell’Imprenditore e famiglia
(Rn), ossia compenso dovuto all’imprenditore concreto per il coordinamento dei fattori produttivi e
il conferimento di alcuni di essi. Il Rn è così calcolato:
Rn = Pna – (Sa + St + Ca + I)
✔ Quote (di reintegrazione, di manutenzione, di assicurazione);
✔ Imposte, Tasse e Contributi;
✔ Salari e stipendi (da notare che, a differenza del
calcolo per la determinazione del prodotto netto
aziendale e del reddito netto dell’imprenditore, ai fini
del costo di produzione viene computata anche le
remunerazione spettante all’imprenditore e alla sua
famiglia, valutata come importo/UL fornita);
✔ Canoni di affitto e remunerazione immobili
in proprietà;
Il bilancio economico consuntivo così redatto consente, attraverso il calcolo del reddito netto, la valutazione dell’efficienza globale dell’azienda, ma non permette di individuare quali settori di attività aziendale
siano più o meno efficienti o quali aspetti gestionali
siano da modificare/migliorare. Accanto al tradizionale bilancio, occorre, quindi, affiancare altri metodi di
indagine per l’analisi delle funzionalità e redditività
economica dell’azienda. Nello specifico, nel presente
lavoro, sono stati adottati due strumenti:
✔ Interessi sul capitale di esercizio
La somma di tali voci, al netto del valore di eventuali
altre produzioni oltre al miele, fornisce il totale del
costo di produzione del miele, valore che, rapportato
ai quantitativi di miele prodotto, fornisce il costo unitario di produzione del miele (espresso per facilità in
Lire/Kg).
Presentiamo di seguito lo schema con le note di
commento relative al bilancio aziendale e le
schede per la determinazione degli indici economici e dei costi di produzione del miele.
✖ Costo di produzione del miele, che si riferisce
alle sole categorie di costo necessarie per la pro-
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