Lavoro e previdenza, il concorso Fondi pensione, anno

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Lavoro e previdenza, il concorso Fondi pensione, anno
Rassegna stampa | Pressespiegel
Articolo uscito sull’Alto Adige il 22.5.2016
http://altoadige.gelocal.it/bolzano/economia/2016/05/22/news/lavoro-e-previdenza-ilconcorso-1.13523860
Lavoro e previdenza, il concorso
Sono stati premiati i vincitori (nella foto gli studenti dell’istituto superiore Kunter di Bolzano)
del concorso a tema «Work&Me» 2016. «Al centro riflessioni concrete sul lavoro e sulla...
Sono stati premiati i vincitori (nella foto gli studenti dell’istituto superiore Kunter di Bolzano)
del concorso a tema «Work&Me» 2016. «Al centro riflessioni concrete sul lavoro e sulla
previdenza», spiegano gli organizzatori del concorso, tra cui Ipl e Laborfonds.
Articolo uscito su “Il Sole 24 Ore” il 23.5.2016
Fondi pensione, anno zero per le Pmi
Investimenti su mercati internazionali ed emittenti di alta qualità, poche risorse all’econimia
reale.
di Marco Conte
Carlo Z. è impiegato in una piccola impresa. Ha aderito da parecchi anni al suo fondo pensione di
categoria per incassare in futuro un secondo reddito pensionistico oltre a quella del primo pilastro.
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Come molti altri suoi colleghi ha optato per un calcolo individuale ma anche nella speranza che gli
strumenti previdenziali potessero investire in qualche modo in imprese come la sua. L’obiettivo,
delineato negli anni 90, era infatti di creare un mercato dei capitali alimentato dai fondi pensione e
dai fondi comuni (nati qualche anno prima).
Le cose sono andate diversamente: il Tfr dei lavoratori, i contributi datoriali e quelli volontari,
vengono investiti sui mercati internazionali finanziando le multinazionali internazionali e gli emittenti
di alta qualità.
Di tricolore, titoli di Stato a parte, ci sono piccole quote di big come Eni. Alla sua azienda non è
arrivato nemmeno un euro, nonostante la necessità di liquidità per investimenti e l’arretramento del
credito bancario, alle prese con sofferenze record. Cosa non ha funzionato? Partiamo dal paradosso
del decreto del ’96 che fissava criteri e limiti degli investimenti dei fondi pensione: da una parte
prevedeva investimenti nell’economia reale, dall’altra imponeva loro di investire in strumenti liquidi.
Una contraddizione in termini che ha prodotto tanti convegni e pochissimi fatti.
Eppure due anni fa si era andati vicino: tecnici del Mef e i rappresentanti dei fondi pensione avevano
messo a punto la struttura di un fondo dei fondi pensione pronto a dirottare una porzione delle risorse
in progetti territoriali; ma l’innalzamento delle aliquote sui rendimenti dal 11,5 al 20% deciso
dall’esecutivo ha bloccato il progetto. In compenso è stato stanziato un credito di imposta di 80
milioni di euro per gli investimenti in economia reale; i frutti tardano a maturare, anche perché i
decreti attuativi sono giunti 16 mesi dopo l’attuazione della norma.
La necessità di rispondere alle esigenze di lavoratori come Carlo Z. ha spinto alcuni fondi a passare
all’azione: non direttamente (non è loro consentito a differenza delle Casse privatizzate) ma
selezionando soggetti terzi cui affidare mandati di gestione. Per primo si è mosso Laborfonds, fondo
pensione territoriale del Trentino Alto Adige, che ha destinato circa 53 milioni nel Fondo Strategico
Trentino-Alto Adige (FSTAA), in consorzio con altri soggetti istituzionali del territorio. Più di recente,
il fondo negoziale Priamo (addetti del trasporto pubblico) ha investito 15 milioni di euro (su 1,2
miliardi) in un fondo dei fondi di private debt (mini-bond, ma non solo) lanciato dal Fondo italiano di
investimento; l’obiettivo è di portare al 7% la quota di questo asset nel comparto “bilanciato sviluppo”.
A far spazio in portafoglio i bond governativi, cui secondo i dati Covip il sistema dei fondi pensione
è eccessivamente esposto (si veda la tabella accanto), con rendimenti bassissimi e con un turnover
di portafoglio eccessivo: la duration media dei titoli è di 5 anni e 4 mesi, non coerente con gli obiettivi
previdenziali che sarebbero di lungo termine. L’altro caso riguarda Eurofer, dedicato ai ferrovieri e
ai dipendenti Anas, che ha deciso di affidare 25 milioni (su 780 milioni del comparto bilanciato) a un
gestore esperto di infrastrutture; ad aggiudicarsi il mandato il fondo Meif5 di Macquarie che investe
anche, e marginalmente, nel nostro paese. In entrambi i casi i fondi si sono scontrati con la difficoltà
di reperire sul mercato strumenti in grado di investire nell’economia reale italiana: in questo circolo
vizioso, manca l’offerta di strumenti adeguati perché la domanda è sempre stata carente, e
viceversa.
Non che all’estero le cose siano molto diverse (vedi altro articolo in pagina): i governi premono gli
investitori istituzionali perché producano ricadute dei loro asset nel territorio, mentre gli investitori
istituzionali devono prioritariamente proteggere le pensioni degli iscritti, con una scelta oculata del
portafoglio. In mezzo la via stretta di individuare gli strumenti che consentono di compensare
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entrambe le esigenze: salvando sia la pensione futura di Carlo Z. e aiutando magari anche la sua
azienda.
* PAROLA CHIAVE - Fondi negoziali
Sono i fondi pensione costituiti in base all’iniziativa delle parti sociali mediante contratti o
accordi collettivi a qualunque livello, regolamenti aziendali, accordi fra lavoratori autonomi
o liberi professionisti promossi dai sindacati o dalle associazioni di categoria. Sono aperti
all’adesione dei lavoratori appartenenti ad aziende, gruppi di aziende o enti, settori o
categorie o comparti per i quali trova applicazione il contratto o l’accordo stipulato.
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Articolo uscito sul “Trentino” il 19.5.2016
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2016/05/19/news/pensioni-integrative-lezioninelle-scuole-1.13506427?refresh_ce
Pensioni integrative, lezioni nelle scuole
Ianeselli (Cgil): con la Provincia pensiamo alla formazione alla previdenza. Fondi nazionali,
appello per tutelare Laborfonds di Luca Marognoli
19 maggio 2016
TRENTO. Lezioni di educazione alla previdenza complementare nelle scuole. Per
consentire ai giovani di avere tutte le informazioni che servono per fare una scelta
consapevole sull’accantonamento dei propri risparmi durante la vita lavorativa. Al progetto
sta lavorando Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil: «In Italia - afferma il
sindacalista - c'è un grande problema di cultura finanziaria e della previdenza. Siamo in una
fase di partenza dei tirocini nelle scuole, che sono preceduti da momenti di formazione.
Stiamo discutendo con la Provincia la possibilità di inserire dei moduli sulla previdenza
complementare, in modo che ci siano fin da quell'età informazioni corrette su pensioni e
fondi integrativi. Un'educazione alla previdenza che già abbiamo fatto finora con gli
apprendisti, mentre stiamo tenendo molti corsi di formazione con i nostri delegati».
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Ianeselli coglie l’occasione del nostro “caso della settimana” per lanciare un allarme: «C'è
preoccupazione perché a livello nazionale, in alcuni contratti (al momento nell'edilizia e nel
trasporto pubblico locale: gli autoferrotranvieri, per capirci) si è stabilito, proprio per
sostenere la previdenza complementare, di non prevedere più l'adesione volontaria del
lavoratore, ma un contributo a carico del datore. Trattandosi però di contratti nazionali, i
versamenti vengono fatti sui fondi nazionali e chi aderisce a Laborfonds rischia di trovarsi
ad avere due versamenti. Come sindacati e con le associazioni imprenditoriali facciamo un
appello alla politica perché da una buona idea, quella di sostenere la previdenza
complementare, si è arrivati a correre il rischio di un indebolimento dei nostri fondi territoriali.
Tutto ciò, considerato quanto abbiamo fatto per rendere Laborfonds un fondo di
avanguardia, tanto che ha preso un sacco di premi a livello internazionale. Una questione
molto delicata che non va assolutamente presa sottogamba».
Con il sistema contributivo - spiega il segretario della Cgil - il tasso di sostituzione (rapporto
fra la prima rata riscossa dopo la pensione e l’ultimo stipendio percepito) «rischia di essere
molto basso per chi raggiunge stipendi più alti nell’ultimo periodo della vita lavorativa,
rispetto a chi ha una carriera “piatta”. In ogni caso vale la pena di aderire». I vantaggi sono
molteplici: «Negli ultimi anni i rendimenti sono stati più alti di quello del Tfr; ci sono delle
agevolazioni fiscali e quello che si versa fino a oltre 5 mila euro è deducibile dal reddito;
infine nei casi dei fondi contrattuali come Laborfonds, attraverso i contratti collettivi che noi
sottoscriviamo c'è anche una quota a carico del datore di lavoro che, se non si aderisce, si
lascia per strada».
Le crisi finanziarie di questi anni - continua Ianeselli - «sono state degli stress test importanti,
ma nonostante questo la previdenza complementare ha dato buona prova di sé».
In regione si è fatto di più anche a favore dei precari: «Sono stati introdotti degli interventi
sociali, che molto spesso i lavoratori anche quando aderiscono ai fondi non conoscono:
significa che quando una persona perde il lavoro o va in cassa integrazione i contributi gli
vengono versati dalla Regione, attraverso Pensplan, per 48 mesi massimo nell'arco della
vita lavorativa. Si tratta di interventi attivati solo su richiesta, quindi invitiamo chi si trova in
queste condizioni a rivolgersi ai nostri patronati».
Da sottolineare infine la possibilità per chi aderisce di versare anche
per i propri figli e familiari a carico: «È importante perché così si può costruire fin dalla tenera
età un piccolo cestello sulla previdenza complementare, sapendo che sono soldi che
maturano e assieme sensibilizzando sulla questione della cultura previdenziale».