IL PRIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL GOVERNO GENTILONI
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IL PRIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL GOVERNO GENTILONI
1224 IL PRIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL GOVERNO GENTILONI 16 dicembre 2016 a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Forza Italia EXECUTIVE SUMMARY 2 Al primo vertice europeo del nuovo Governo targato Paolo Gentiloni, ci sono state, da parte della delegazione italiana, molte dichiarazioni d’intenti ma pochi fatti. Agli occhi di molti è sembrato che il nuovo premier abbia sposato in pieno la linea del suo predecessore Matteo Renzi. Quasi nulli i risultati portati a casa dal neo insediato primo ministro, che si è limitato, come il suo predecessore, ad attaccare l’operato della Commissione, in particolar modo sulla questione dei migranti. Nessuna preoccupazione, almeno apparente, sul Jobs Act, che potrebbe presto essere sottoposto a referendum. INDICE 3 Il primo consiglio europeo di Gentiloni La questione immigrazione La Brexit La questione siriana Le sanzioni contro la Russia Il Jobs Act La questione monetaria internazionale IL PRIMO CONSIGLIO EUROPEO DI GENTILONI 4 Al primo vertice europeo del nuovo Governo Gentiloni, ci sono state, da parte della delegazione italiana a Bruxelles, molte dichiarazioni d’intenti ma, in sostanza, pochi fatti. Molti i temi all’ordine del giorno del summit, con la tematica principale rappresentata dalla questione migrazione. Altri temi toccati, soprattutto relativi alla politica estera, sono stati quelli della Brexit, della questione siriana e delle sanzioni alla Russia, per l’annosa questione legata al Donbass. LA QUESTIONE IMMIGRAZIONE 5 Sulla questione più importante all’ordine del giorno, quella sull’immigrazione, “L’Unione Europea si sta lentamente orientando ad assumere nella sua agenda le priorità migratorie ma purtroppo i problemi sono molto più veloci delle soluzioni e continua ad esserci ancora un fortissimo ritardo, anche laddove, nel recepire la proposta italiana del Migration compact, c'è una consapevolezza che si debbano fare dei passi in avanti”, ha criticato il neo premier Paolo Gentiloni, parlando con i giornalisti in conferenza stampa. La parola d’ordine sulla quale l’Italia punta, sul tema è “fermezza ed esigenza”. LA BREXIT 6 “Nel vertice Ue – ha proseguito il presidente del consiglio appena insediato – si è parlato della Brexit dopo la partenza del primo ministro Theresa May. Quando sarà attivato l'art.50, sarà il Consiglio europeo a delineare le linee guida per il negoziato che sarà condotto dalla Commissione. E parteciperà a queste riunioni preparatorie anche il Parlamento europeo”. La dichiarazione è sembrata essere particolarmente diplomatica, lasciando intendere una posizione più da “colomba” da parte italiana nei confronti dell’esecutivo inglese, ancora alle prese con la decisione della Alta Corte sul ruolo che il parlamento di Westminster deve avere sulla faccenda. LA QUESTIONE SIRIANA 7 Sulla questione siriana il Consiglio Europeo ha scelto di respingere l'ipotesi di sanzioni verso la Russia per i bombardamenti ancora in atto nel Paese mediorientale. “La diplomazia vive uno dei suoi momenti più difficili. Non è facile dare un contributo, ci siamo concentrati sulla dimensione umanitaria e abbiamo avuto una discussione conclusasi, per fortuna, senza considerare l'ipotesi, che a mio avviso sarebbe stata sbagliata, di agire con sanzioni contro la Russia. Ipotesi che è girata, è stata rinnovata anche nella riunione di oggi, ma non è passata” ha dichiarato Gentiloni, lasciando trasparire la volontà dell’esecutivo italiano di non infierire sulla Russia, anche per via delle possibili conseguenze commerciali che potrebbero nascere. LE SANZIONI CONTRO LA RUSSIA 8 Al contrario, l’Europa ha esteso invece di altri 6 mesi le sanzioni economiche contro Mosca per la questione dell’annessione della Crimea e la destabilizzazione del Donbass, in Ucraina, già prorogate nel luglio scorso. Sul caso Russia, in generale, il tentativo è quello di arrivare ad un cessate il fuoco e a un negoziato da farsi con gli Stati Uniti. IL JOBS ACT 9 Per quanto riguarda le questioni legate alla politica interna, Gentiloni ha confermato, invece, che il suo governo andrà avanti lungo la strada della riforma del lavoro promossa dal precedente Esecutivo di Matteo Renzi. “Il governo non ha nessuna intenzione di cambiare linea sul Jobs act e sull'articolo 18”, ha dichiarato il neo Presidente del Consiglio, evidentemente non spaventato dal rischio di un possibile referendum promosso dalla CGIL che pende sull’Italia e che si potrebbe svolgere nella prossima primavera, ammesso che per quella data l’esecutivo Gentiloni sia ancora al potere. LA QUESTIONE MONETARIA INTERNAZIONALE 10 Nessuna discussione, invece, per quanto riguarda le politiche monetarie internazionali e le loro possibili conseguenze, dopo la recente mossa da parte della Federal Reserve, che ha innalzato i tassi d’interesse del +0,25%. Da questo punto di vista, le conseguenze più probabili potrebbero essere quelle di un rafforzamento del dollaro nei confronti dell’euro, dal momento che la BCE, al contrario delle FED, non ha intenzione di innalzare a breve i tassi d’interesse dell’area euro, come dichiarato da Mario Draghi. LA QUESTIONE MONETARIA INTERNAZIONALE 11 Le ripercussioni potrebbero essere sostanziali anche sulle valute dei paesi emergenti, che negli anni passati hanno beneficiato di un differenziale d’interesse a loro favore, che ha spinto molti investitori internazionali a portare denaro in quei paesi. Il problema è anche relativo ai debiti contratti sia a livello sovrano che a livello corporate da parte dei governi e delle aziende di quei paesi. Infatti, approfittando dei bassi tassi d’interesse negli Stati Uniti, era appetibile a livello internazionale acquistare securities denominate in valute emergenti, poiché queste garantivano dei rendimenti più elevati. LA QUESTIONE MONETARIA INTERNAZIONALE 12 Il problema è che, con la mossa della FED, i capitali stanno tornando di nuovo negli Stati Uniti e abbandonando i paesi emergenti, con il rischio di un crollo dei mercati azionari e di bancarotta da parte di molte società che vivevano di capitali stranieri.