STORIA DI LENDINARA 1° parte
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STORIA DI LENDINARA 1° parte
1° PARTE A cura di Carmen Lucchiari LENDINARA ( il suo territorio e le frazioni) UN PO’ DI STORIA Molte sono le ipotesi legate all’origine del nome della città; secondo quella più condivisa, Lendinara significa “Terra fortificata”. In epoca romana era un piccolo borgo sorto accanto al vecchio corso dell’Adige che poi prese il nome di Adigetto. Il borgo nell’ 870 era di proprietà della famiglia veronese dei Cattaneo che dominarono per quattro secoli, trasformando il piccolo abitato in una città munita di castello. Nel 1246 Lendinara fu distrutta da Ezzelino da Romano, poi fu dominata dai Padovani, quindi dagli Estensi. Questi ultimi l’arricchirono di fortificazioni e fecero opere di bonifica del territorio. Nel 1400 acquistò importanza artistica e culturale grazie a personaggi famosi come i fratelli Canozi. Si arricchì di case, palazzi, chiese e monasteri. Nel 1482 fu conquistata dai Veneziani e per circa tre secoli fu dominata dalla Serenissima Repubblica. Nel 1495 ebbe il titolo di città e fu retta da un Consiglio di 40 cittadini e da un podestà veneziano. STEMMA DI LENDINARA Nello stemma di Lendinara ci sono: - una corona ducale per ricordare il dominio della signoria d’Este a partire dalla fine del XIII secolo; - un castello per ricordare il castello fatto costruire da Alberto d’Este; - il leone di S. Marco con il libro aperto come dominio diretto sulla città da parte di Venezia; - un’immagine della Madonna per ricordare la Madonna del Piastrello che, dal 1595 è patrona della città. IL CASTELLO DI LENDINARA Si legge in un documento che nel secolo XI a Lendinara c’era “… un illustre castello arricchito da molte fabbriche e torri…”. In realtà non si trattava di un vero e proprio castello, ma di fortificazioni con scopo di difesa, di torri e prigioni. Sulla riva destra dell’Adigetto c’erano i fortilizi chiamati trivellini, da cui il nome Castel Trivellin. Intorno alla città c’era una cinta di difesa con tre porte: porta di sopra o di San Rocco porta di piazza porta di San Biagio Sopra ciascuna porta c’era una torre e davanti un ponte levatoio che dava sul fossato che circondava il paese. Davanti alle torri vi erano due catene per fermare le barche che dovevano pagare un pedaggio. Le costruzioni più notevoli si trovano nella piazza dove gli Estensi fecero costruire, sui resti del vecchio castello, la torre Maistra, chiamata in epoca veneziana palazzo Pretorio (ex carceri). E’ pure del periodo estense il palazzo con logge (ora sede del municipio e del Caffè Grande) PALAZZO PRETORIO Come a Ferrara, fu elevato nella piazza di Lendinara, da Alberto d’Este, verso la fine del XIV secolo un robusto palazzo che si poteva definire Castello, occupava una vasta area, era di forma rettangolare, era circondato da mura (crollate nel 1630) e da una profonda fossa. Il corpo principale della fabbrica che oggi non esiste più era destinato a residenza degli Estense e sede del podestà con i suoi uffici. C’erano la Torre Maistra nuova, alta 26 metri e un’altra torre detta della Campana, pure alta, che doveva essere appartenuta al vecchio castello; crollò nel 1689 a seguito di un terremoto. L’entrata era di fianco alla Torre Maistra ed era servita da un ponte levatoio. La Torre Maistra, che ancor’oggi si eleva robusta sulla piazza, ha 5 piani, quelli superiori comunicavano con gli edifici vicini, il piano inferiore era occupato dalle prigioni dove veniva praticata anche la tortura. Sotto l’intonaco si possono ancora vedere degli affreschi, fra cui una Madonna con Bambino. Nella piazza, di fronte a Palazzo Pretorio, gli Estensi costruirono, sempre nello stesso periodo, la Loggia con gli uffici al primo piano. Ora è sede del Municipio di Lendinara. La Puazza Su un muro attiguo al Palazzo Pretorio si trova un bassorilievo di marmo detto “la Puazza”, antico ritratto femminile di incerta attribuzione. Palazzo Estense oggi Palazzo del Comune La torre dell’orologio La torre dell’orologio costituiva la porta centrale di entrata della città. Fu restaurata nel 1802. E’ formata da un pianterreno con una spaziosa arcata e da quattro piani: nel terzo è collocato l’orologio e nell’ultimo la campana del Comune. E’ completata da merli a coda di rondine CA’ DOLFIN o PALAZZO MARCHIORI Edificio del 1500, costruito su progetto dello Scamozzi, allievo del Palladio. Vi risiede la famiglia Marchiori ed è circondato da un maestoso parco. Dal balcone del palazzo, Garibaldi parlò al popolo lendinarese nel 1867. IL GIARDINO DI CA’ DOLFIN Il grande giardino che si estende sul retro di Palazzo Marchiori risale al 1860 circa, quando Domenico Marchiori, pittore e poeta, progettò un ampio parco di stile inglese caratterizzato da sentieri, laghetti e strutture architettoniche. L’architetto Giuseppe Jappelli ricreò un mondo fantastico che doveva rallegrare gli ospiti della famiglia Marchiori. C’è pure una collinetta, sulla cui sommità si erge un castelletto da dove si può ammirare tutto il parco. Al di là del suo valore decorativo, sulla collinetta c’era la ghiacciaia, dove durante l’inverno veniva stipato il ghiaccio raccolto nei fossi gelati per poter avere nei mesi estivi un locale dove riporre le merci deperibili con il caldo; i blocchi di ghiaccio così assemblati all’interno di un locale fresco e ombroso si mantenevano intatti per molto tempo. Nel parco c’è una serie di edifici che evocano paesaggi lontani e sconosciuti. Entrando da via Garibaldi si trovava un piccolo edificio sorto per ospitare feste e intrattenimenti. Fu creato un sistema di grotte tra loro comunicanti, legate a personaggi di fantasia come il brigante e l’eremita fino a giungere alla grotta delle conchiglie. Si incontrano poi la casetta del pescatore, la casa cinese e la voliera dove un tempo erano allevati i pavoni. Gli ospiti facevano il percorso in barca lungo i canali che ricevevano l’acqua dal vicino canale Adigetto e giungevano all’isola della Poesia, che rappresenta il cuore del parco. 7 le piante di limone l’isola della poesia 8