Il marchio del mangiamorte

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Il marchio del mangiamorte
Il marchio del mangiamorte
Storia completa
Il marchio del mangiamorte .................................................................................................................1
Capitolo 1.............................................................................................................................................2
Capitolo 2...........................................................................................................................................11
Capitolo 3...........................................................................................................................................19
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Capitolo 1
Il marchio del mangiamorte
I rintocchi del vecchio pendolo erano arrivati a 12. Una civetta, appollaiata tra i rami di un albero
contorto, dalle foglie scure, aveva frullato le ali ed emesso un fischio sinistro.
Dalla finestra dai vetri sporchi di un nascondiglio in disuso da anni, filtrava la luce della luna piena.
Gli occhi gli bruciavano: ormai aspettava da diverse ore. Sua madre e gli altri si erano chiusi dietro
una porta per discutere del ruolo che lui avrebbe avuto in quella faccenda.
Finalmente la porta si aprì, con un rumore sinistro di cardini e ne comparve, per prima, sua zia
Bellatrix, con lo sguardo allucinato sotto le palpebre pesanti. Alle sue spalle comparve la figura alta
e glaciale di sua madre.
-E' deciso, Draco- Parlò sua madre, la voce ferma di chi è abituato ad impartire ordini. -Tu
diventerai il nuovo capofamiglia dei M alfoy e prenderai il posto di tuo padre al servizio del nostro
Grande Signore- Narcissa Black M alfoy sembrava ingigantita dall'orgoglio mentre diceva queste
parole al figlio sedicenne.
Draco sentì un rivolo di sudore freddo scendergli lungo la schiena.
-Ora va a casa a preparare il baule per Hogwarts- Gli disse un alto figuro incappucciato e dalla voce
sibilante, uscito dietro sua madre. -Domani partirai per la scuola, come sempre. Quando avrò deciso
il luogo ed il tempo per la tua iniziazione, ti sarà comunicato via gufo- L'uomo si allontanò e diversi
M angiamorte lo seguirono senza una parola.
"Papà, torna presto" Pensò Draco, tra sé. Suo padre, Lucius M alfoy, da quasi quattro mesi, era
imprigionato ad Azkaban, la prigione di massima sicurezza per maghi.
Nonostante l'influenza della famiglia M alfoy non era ancora stato possibile farlo rilasciare: l'accusa
era troppo grave ed il M inistero temeva di fare un'altra pessima figura di fronte all'opinione
pubblica. Per fortuna ad Azkaban non c'erano più i Dissennatori e suo padre veniva trattato con tutti
i riguardi dovuti ad un uomo del suo peso.
Tuttavia, in sua assenza, il Signore Oscuro aveva deciso che Draco dovesse prendere il posto
lasciato vacante: Draco era molto promettente e, per di più andava alla stessa scuola dell'odiato
Harry Potter. Anche quando Lucius M alfoy fosse stato rilasciato, sicuramente gli Auror non lo
avrebbero perso d'occhio, ma chi avrebbe pensato di sorvegliare il suo giovane rampollo, proprio
nel luogo dove Potter si sentiva più al sicuro: sotto l'ala protettiva del vecchio preside Albus
Silente?
Il giorno seguente Draco M alfoy attraversava la stazione di King's Cross accompagnato da sua
madre e dall'autista che aveva caricato il suo pesante baule su uno di quegli sferraglianti carrellini
portabagagli babbani.
M olta gente si girava a guardare sua madre: la sua altera e regale bellezza era causa di ammirazione
negli uomini e d'invidia nelle donne. Era abituato a tutti quegli sguardi, ma, temeva, presto avrebbe
dovuto affrontarne di assai diversi. La sua famiglia non era certo caduta in disgrazia, ma ora che suo
padre era in prigione i pettegolezzi su di loro erano diventati intollerabili.
Sicuramente nessuno dei plebei che frequentavano Hogwarts avrebbe osato fargli domande dirette e
lui si sarebbe limitato ad ignorare tutti gli altri.
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Appena arrivato sul binario nove e tre quarti, Tiger e Goyle lo raggiunsero sorridenti ed entusiasti:
sicuramente i loro genitori, che avevano partecipato alla riunione della notte prima, li avevano
avvertiti che presto lui sarebbe diventato un M angiamorte.
-M amma...- Chiamò, ma Narcissa era troppo impegnata a parlare con la madre di Goyle per
ascoltarlo. "Fa male il marchio?" Avrebbe voluto chiederle, ma ormai i due scimmioni, sempre più
grandi e più grossi (e stupidi, pensava) erano arrivati e non voleva far sembrare di avere paura, di
fronte a loro.
Quando l'autista ebbe collocato il baule in uno scompartimento vuoto, Draco salì sul treno, seguito
come un'ombra dai due energumeni, chiuse gli occhi e finse di dormire per tutto il viaggio.
Quando, quella sera, finalmente il treno si fermò, una piccola marea di studenti dagli undici ai
diciassette anni si riversò sul piazzale dove li attendevano le carrozze trainate dai Thestral, i cavalli
invisibili a coloro che non hanno visto la morte.
M alfoy spintonò di lato una ragazzina che era corsa avanti per accaparrarsi un posto in una carrozza
ancora vuota e vi salì con Tiger e Goyle. Subito vennero raggiunti da Pansy Parkinson, che si
sedette accanto a lui, ma dopo neppure cinque minuti le sue chiacchiere avevano annoiato M alfoy
che, in tono sgarbato la mise a tacere con uno "Sta zitta!" assai poco rassicurante.
Nella carrozza, nessuno osò più spiccicar parola.
La cerimonia dello smistamento, ad opera del Cappello Parlante, ebbe inizio dopo una breve
introduzione di Silente, che sembrava decisamente di buon umore. Draco gli scoccò un'occhiata
velenosa: era anche colpa di quel maledetto vecchio se suo padre era in prigione!
A tutti voi del primo anno, bene arrivati!
Siete già pronti per esser smistati?
Leggendovi nel cuore con certezza vi saprò mandare
nella casa in cui per sette anni andrete ad abitare
Per orgoglio e coraggio vi manderò a Grifondoro
Oppure Tassorosso se prediligerete dedizione e lavoro.
Serpeverde ama la gloria a qualunque prezzo
e Corvonero invece saggezza ed intelletto.
M a ormai sapete che son giunti tempi perigliosi
Perciò sempre siate buoni ed operosi
E se -He he- tra le case nuovi amori nasceranno....
Sian di buon auspicio e ci risparmin qualche danno!
...........
Quel ridicolo cappello continuava la sua canzonetta, quell&'anno si era addirittura messo a ridere
per i fatti suoi, ma Draco non lo ascoltava più, lo sguardo gli correva al suo rivale per antonomasia,
colui che presto sarebbe stato un nemico a tutti gli effetti e che avrebbe dovuto odiare...
Tre tavoli più in là, Harry Potter applaudiva ogni nuovo arrivo a Grifondoro e rideva, contento, con
il suo amico pezzente e la saccente smorfiosetta mezzosangue.
-Hey Harry! M alfoy continua a guardare da questa parte! Chissà come gli rode che tutti sappiano
che suo padre sta ad Azkaban!- Ridacchiò Ron.
-Lascialo perdere- Tagliò corto Harry, a lui era bastato non doverselo sorbire durante il viaggio in
treno.
-Comunque ha proprio una brutta cera!- M ormorò Hermione, servendosi una fetta di torta di mele.
In effetti, se possibile, M alfoy sembrava ancora più pallido e slavato del solito e, quando sorrideva,
si vedeva che lo faceva forzatamente.
Quel primo lunedì mattina, ad Harry non andava proprio di frequentare tre ore filate di Pozioni, ma,
incredibilmente, aveva ottenuto "Eccezionale" al G.U.F.O. di quella materia e, per dirla tutta,
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quando, per posta, gli erano giunti, nel luglio appena trascorso, i risultati degli esami era rimasto
sbalordito dalla quantità di G.U.F.O. che aveva preso. Sospettava che gli esaminatori, dopo la
faccenda di Voldemort, avessero rivisto i loro giudizi, dato che aveva preso "Accettabile" persino in
Divinazione. Comunque fosse, tutte le strade gli erano aperte, grazie a quei voti. Tuttavia la
professoressa M cGranitt gli aveva fatto pervenire una piccola nota in cui gli raccomandava di
impegnarsi di più nel corso del professor Piton, se davvero intendeva diventare Auror.
Durante l'estate zia Petunia era stata un po' meno... rigida con lui. Aveva il vago sospetto che il
merito andasse alla strillettera di Silente dell'anno prima, tuttavia aveva finito per convincersi che,
in qualche strano modo di cui persino lei aveva orrore, si era affezionata al suo per nulla desiderato
nipote.
Su questa poco stabile premessa, si era chiesto se altrettanto valesse per Piton. Non si aspettava
certo che tutti lo amassero semplicemente perché lui era il_bambino_che_era_sopravvissuto, ma
Piton lo odiava solo perché era figlio di suo padre... certo anche suo padre aveva affermato di odiare
Piton per il semplice fatto che esisteva, ma... se lui fosse andato da Piton e gli avesse chiesto scusa
per aver ficcato il naso nel Pensatoio quando non doveva e gli avesse detto che non apprezzava
affatto il comportamento di suo padre nei suoi riguardi.... Harry scosse la testa: prima di fare un
passo del genere voleva pensarci ancora molto bene!
Immerso in questi pensieri, Harry si sedette in ultima fila, guardando Piton che armeggiava con il
contenuto di un cassetto della sua cattedra e si accorse che, dalla prima fila, ogni tanto, M alfoy si
girava a guardarlo.
Quella prima lezione, per M alfoy, si rivelò un vero disastro. Continuava a rovesciare gli ingredienti
a sbagliare le dosi, a metà lezione il contenuto del suo calderone esplose.
Piton, che si era premurato di fargli avere "O" nella sua materia, gli disse soltanto "M alfoy, credo
lei sia molto stanco. Vada a riposare".
Harry notò che, nonostante il portamento anche più fiero del solito, che gli faceva tenere la testa
sfrontatamente alta, M alfoy aveva gli occhi bassi e che, uscendo dall'aula, lo fissò di nuovo, prima
di chiudere la porta.
Harry non vedeva l'ora di raggiungere la casetta di Hagrid e di fare una bella chiacchierata con lui.
Il guardiacaccia gli aveva scritto, durante l'estate, che Silente gli aveva ordinato di trovare un posto
adatto a Grop o di rimandarlo a casa sua, ma dato che Grop si era molto affezionato a lui si era
impegnato per imparare le buone maniere, ora lo aiutava in qualità di "Custode della foresta
proibita" ed era diventato ottimo amico di Fiorenzo che, avendo cercato di parlare ancora una volta
col suo branco, era stato di nuovo attaccato e poi protetto proprio da Grop. Hagrid diceva che Grop
doveva essersi riconosciuto in Fiorenzo in quanto emarginato dal suo gruppo. Hermione sosteneva
che non poteva essere così dato che le capacità intellettive di Grop erano piuttosto... "ridotte". Ron
ribatteva che, per certe cose, bastava l'istinto e, così li aveva lasciati a discutere per ore se contasse
di più la ragione o il sentimento.
Dal canto suo, Harry prese a correre lungo il corridoio semideserto del secondo piano per
raggiungere in fretta il parco.
A quell'ora molti studenti si dirigevano nella Sala grande, qualcuno si attardava ancora nelle aule o
in biblioteca ed alcuni si avventuravano nel parco. Questi ultimi erano macchie nere con sciarpe
colorate che apparivano e sparivano dalle cornici delle finestre, un po' come i personaggi animati
dei ritratti che riempivano tutti i muri della scuola. Felice di quella visuale tanto familiare, Harry
non si accorse di andare a sbattere contro qualcuno ed, ancora prima di averlo identificato, si sbrigò
a chiedere scusa.
Draco lo fissò senza dire nulla per alcuni istanti, poi sibilò un "Potter" molto simile a quelli di Piton.
Lo fissava con occhi smarriti ed arrossati ed Harry si ritrovò a non sapere cosa dire.
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M alfoy gli girò in torno e se ne andò. Harry si sentiva turbato; non poteva dire che Lucius non si
meritasse quello che gli era successo, tuttavia capiva il dolore di Draco di essere separato da suo
padre.
Per altre due settimane abbondanti Hermione riuscì a mantenere il segreto su cosa avesse detto alla
M cGranitt al colloquio orientativo dell'anno prima.
Harry e Ron avevano in comune la maggior parte dei corsi, lei spesso li abbandonava mormorando
che avrebbe voluto avere di nuovo un Giratempo. Un mercoledì sera, davanti al fuoco scoppiettante
della sala comune di Grifondoro, però, dovette cedere alle domande insistenti dei suoi amici.
-E va bene! Ve lo dico: voglio lavorare al M inistero della M agia! Quando diventerò Primo M inistro,
perché potete giurarci che ci riuscirò, potrò fare molto sia per i M aghi che per i Babbani! Pensate
quanti problemi ha causato Caramel per la sua bigottaggine! Non si può affidare un ruolo tanto
importante a persone del genere!Ron ed Harry l'avevano ascoltata a bocca aperta, ma immaginavano che, da lei, non avrebbero
duvuto aspettarsi nulla di meno. Del resto aveva preso tanti G.U.F.O. che non pensavano neppure ci
fossero tutti quei corsi ad Hogwarts e con la media di "Oltre ogni immaginazione".
-E tu, Ron?-EH? Io? Ehm... ecco.... io, credo che, si, vorrei diventare Auror... comunque, ora ho altro per la
testa- Arrossì.
-E cioè?- Lo incalzò Hermione.
-Nulla che ti riguardi!- Fu troppo rapido a rispondere, diventando ancora più rosso.
La domenica pomeriggio seguente, ormai era quasi l'inizio di ottobre, mentre si recavano da Hagrid,
vennero quasi travolti da un vortice in lacrime con indosso la divisa scolastica ed una sciarpa di
Serpeverde.
-M a non era Pansy Parkinson, quella? Che le prende?- Chiese Ron, che era quasi finito a terra.
-M agari M alfoy l'ha lasciata- Seggerì Hermione.
-EH?- Chiesero ad una sola voce i due amici, sorpresi.
-Bhe, ultimamente M alfoy è alquanto scostante ed hanno litigato spesso... non ditemi che non ve ne
siete accorti?!Ron ed Harry si guardarono: loro non si erano accorti di nulla. M a come faceva Hermione a non
perdersi mai nulla di quello che accadeva nella scuola?
Finalmente giunse il giorno che Harry e Ron attendevano di più: il primo allenamento del nuovo
anno con la squadra di Quiddich!
Negli ultimi due anni, Harry non aveva avuto molte occasioni di giocare, ma aveva tutta l'intenzione
di rifarsi. Su suggerimento della professoressa M cGranitt, responsabile di Grifondoro, era stato
eletto, come nuovo capitano, Ginny: il membro più giovane, ma anche il più grintoso della squadra.
-Accidenti! Dovrò sottostare a mia sorella minore! Già vedo Fred e George quando lo sapranno!- Si
limitò a commentare Ron, ma la sua espressione era molto eloquente.
-Senti Harry...- Lo chiamò Ron, al termine dell'allenamento.
-Dimmi-Uff- Si sedette, un'espressione seria in viso che Harry non gli aveva mai visto.
-Cosa c'è?-Hermione- Ron alzò gli occhi e lo fissò.
-Hermione, cosa?- Chiese senza capire.
-Lo sai che, ad agosto, è stata quindici giorni da Krumm?-Oh-Non ci dormo di notte, Harry. Non mi racconta niente e io... non so cosa pensare! Sono
completamente cotto di lei!Harry spalancò occhi e bocca. In quel momento somigliava molto ad un pesce.
-Harry, io devo dirle qualcosa, se no, sento che impazzirò e dovrete portarmi al San M ungo!-
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Harry era sorpreso, ma soprattutto era un po' felice ed un po' triste.
-Credo che dovresti parlarle, Ron. Spiegale i tuoi sentimentiEra da quando aveva rotto con Cho che Harry non pensava più a questo genere di argomenti:
nessuna ragazza l'aveva più attratto a quel modo.
Quella sera, dopo cena, Ron avrebbe parlato con Hermione. Dall'anno prima avevano il permesso di
gironzolare per il castello fino alle nove, anziché rintanarsi nelle rispettive Case. Harry li avrebbe
lasciati soli con una scusa, quello era l'accordo, ma quella sera, proprio, non gli andava di tornare
alla torre di Grifondoro. Prese a girovagare per i corridoi del castello, rispondendo ai saluti di quelli
che lo salutavano, ovvero tutti, dato che era diventato una vera star, dal momento in cui era stato
ufficializzato il ritorno di Voldemort.
La sua ricerca di un corridoio tranquillo ebbe successo una buona mezz'ora dopo, quando si
avventurò per uno stretto camminatoio poco illuminato.
-Potterino Potter! Ti sei perso?- Chiese una voce che conosceva assai bene, da un angolo buio di
fronte a lui.
-Vuoi litigare, M alfoy?Non c'era nessuno nei paraggi: né Gazza, né la sua gatta spelacchiata: avrebbero potuto picchiarsi
senza che nessuno li interrompesse.
M alfoy non pensò neppure per un istante di estrarre la sua bacchetta: aveva troppa rabbia da
sfogare. Si lanciò contro Harry con i pugni chiusi, deciso a picchiarlo finché non gli avrebbero fatto
male le braccia.
Harry, però, aveva una discreta conoscenza di questo tipo di risse, grazie al suo pachidermico
cugino Dudley e schivò agilmente tutti i colpi di M alfoy, che, evidentemente, era più abituato a
lasciare che, a menar le mani, fossero Tiger e Goyle.
Poi, però mise un piede in fallo ed inciampò all'indietro, cadendo a terra.
M alfoy, incapace di frenare il suo impeto, gli rovinò sopra, col fiato corto.
Ansimavano entrambi. Harry girò il viso per non essere costretto a guardare Draco e, dopo un
momento, sentì qualcosa di umido colpirgli la guancia e poi scivolare giù.
Possibile che M alfoy stesse....?
-E' tutta colpa tua!- Singhiozzò Draco e, dopo un attimo, aveva nascosto il viso tra i capelli di Harry
e si era messo a piangere silenziosamente.
Harry sentiva sussultare il corpo che lo premeva a terra e non sapeva cosa fare.
Fosse stato qualcun altro... chiunque altro... ma M alfoy?!
-M alfoy?- Lo chiamò con voce insicura.
Sentì il suo respiro farsi più lento ed i sussulti cessarono. M alfoy si mosse appena, sentì il suo naso
percorrere tutto il perimetro del suo orecchio come in una carezza e poi... un bacio leggero sul lobo.
Il cuore di Harry sussultò. Cosa aveva in mente M alfoy?
Draco prese tra le labbra umide il lobo di Harry e lo tirò appena, senza serrare i denti e, con un
piccolo sospiro, si alzò e se ne andò a passo svelto.
Poco dopo era già nel suo letto. Nessuno gli aveva rivolto la parola: in quei giorni si era abituato al
distacco con cui tutti lo trattavano. Fissò il soffitto scuro del dormitorio e si preparò a passare
un'altra notte pressoché insonne.
Harry impiegò qualche minuto a rimettersi in piedi... non perché il disegno del soffitto era
particolarmente bello, per la verità non lo vedeva neppure, ma perché il cuore batteva così forte che
credeva di stare per avere un infarto e perché sentiva le gambe molli come se le ossa si fossero
sciolte e perché non si ricordava la strada che doveva fare.... M a poi corse più veloce che poté per
raggiungere il dormitorio. Gridò alla Signora Grassa la parola d'ordine, "Galletto Canterino", ancora
in corsa e si infilò nel buco dietro il ritratto come un razzo. Ignorò i saluti di chi era ancora nella
sala comune e salì i gradini due alla volta, tuffandosi a letto senza nemmeno controllare se Ron
fosse tornato.
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Nel buio morbido e confortevole del suo letto, il cuore prese finalmente a rallentare, mentre tutto il
suo corpo era percorso da un incontenibile tremore.
M alfoy gli aveva.... cioè, davvero aveva.... bhe, l'idea non era affatto terribile, anzi.... si era ritrovato
a chiedersi si M alfoy baciasse meglio di Cho! In quel momento si era sentito p ervadere da un
formicolio molto piacevole, tutto il suo corpo bruciava e rabbrividiva assieme! Harry sorrise al
ricordo ancora palpabile e si sentì arrossire. Tirò la coperta fino agli occhi e, ancora sorridente,
scivolò dentro un sogno limpido e sereno.
Si trovava sopra la scala che conduceva al dormitorio maschile di Grifondoro. Un fuoco ardeva nel
caminetto diffondendo un piacevole calore. Il buco coperto dal ritratto della Signora Grassa si aprì
all'improvviso e, ridendo, vi entrarono due studenti. Li riconobbe subito: erano suo padre e Sirius.
Suo padre aveva i capelli arruffati e le guance arrossate come dopo una corsa, sembrava davvero
felice. Sirius aveva quell'aria raffinata ed elegante che Azkaban gli aveva strappato tanto tempo
prima. Anche lui sembrava felice, anche se, dalla sua voce, traspariva una punta di amarezza.
Abbracciò James e prese a ringhiargli scherzosamente dietro il collo. Suo padre rideva. Si accorse
che Sirius lo stava baciando e le sue mani avevano cominciato a muoversi sul petto di James,
sbottonandogli la camicia.
-Voglio fare l'amore, Felpato! Sbrigati!- Lo incoraggiò James, sottraendosi alla sua presa e
trascinandolo per mano sulle scale.
Harry li seguì come in trance.
Sirius spinse suo padre sul letto, continuando a spogliarlo. Sembravano quasi giocare.
-Questa è la nostra ultima volta, James- Disse Sirius, cercando di nascondere l'amarezza della sua
voce.
-Non deve esserlo per forza!- Protestò suo padre, di colpo più serio.
Sirius scosse la testa e gli sorrise. -Ormai sei di Lily! Non le farei mai una cosa simile!Harry li guardò baciarsi, poi uscì dalla stanza, capendo di avere visto qualcosa che non lo
riguardava. Un ricordo, forse, rimasto impresso nel dormitorio. Suo padre ed il suo padrino erano
stati amanti... improvvisamente si sorprese di non averlo mai capito da solo! Eppure il loro
sentimento era così palese anche dopo tutti quegli anni e la morte di suo padre! Per la prima volta il
pensiero della morte di Sirius non lo faceva soffrire: ora si dovevano essere ricongiunti, da qualche
parte, in cielo. Si chiese se sua madre lo avesse saputo e, su questo pensiero, le trame del sogno si
assottigliarono, permettendogli di sentire la voce di Ron che lo chiamava.
-....ry! Harry! Finalmente! E' un'ora che ti chiamo!-Ron... Cosa succede?- Biascicò, scoprendo che il suo amico era seduto sul suo letto.
-Indovina!- Gli sorrise elettrizzato come dopo una partita di Quiddich.
-Hermione ed io stiamo insieme! OH! Ha fatto tutto lei! E' bastato che le dicessi che ero geloso di
Krumm e lei mi ha baciato!...-Waw Ron! E' fantastico!- Rispose Harry mentre il suo amico continuava a parlare, ma la sua mente
era sintonizzata su qualcos'altro: se aveva fatto quel sogno proprio quella notte, un motivo doveva
esserci! E quale poteva essere, se non M alfoy?
Harry decise che, il giorno dopo, avrebbe dovuto parlare con Draco.
Il giorno dopo, neppure la lezione di Piton riuscì a togliere il sorriso dal viso di Harry.
Ron continuava a ridere nervosamente ed a sbagliare ingredienti ed Hermione sembrava persa nel
mondo dei sogni; quasi non si accorsero di quando Harry li salutò, uscendo di corsa
all'inseguimento di M alfoy, che si era eclissato appena terminata la lezione.
M alfoy si sentì chiamare a gran voce da Harry e notò che molti sguardi curiosi si fissarono su di
loro. In quel momento avrebbe voluto che tutte quelle persone scomparissero e lui stesso potesse
sprofondare. Troppa gente aveva sentito il richiamo di Harry perché lui potesse ignorarlo o fingere
di non averlo sentito.
-M alfoy!- Ansimò Harry, fermandosi a mezzo metro da lui. -Devo parlarti!Tiger e Goyle si misero tra il loro capo ed Harry, con aria minacciosa, ma Draco schioccò le dita.
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-Sparite, idioti! Potter ed io dobbiamo parlare. M uoviti, Potter!- Disse col suo solito tono calmo,
trascinando quasi le parole.
M olti sguardi continuarono a seguirli e Draco tornò verso il castello, cercando un posto dove
nessuno li potesse disturbare. Ogni tanto girava appena la testa per vedere se Harry lo seguiva: era
sempre un passo dietro di lui, in silenzio.
Draco si chiedeva cosa volesse da lui.... forse era per quello che aveva fatto la sera prima, ma
tanto... cosa gli importava, ormai? La bocca gli era diventata secca e la testa era insopportabilmente
leggera, ma non poteva scappare via, ormai doveva assumersi le responsabilità del capofamiglia
M alfoy!
-Avanti, Potter: cosa devi dirmi di tanto importante!- Esordì, con falsa calma, quando ebbero
trovato un riparo, dietro uno dei torrioni del castello.
-Ieri sera...- Iniziò Harry.
-Ieri sera ti ho baciato perché avevo voglia di farlo, Potter!- Lo aggredì subito M alfoy. -Volevo
farlo almeno una volta prima di rinunciare a te! Tra poco saremo nemici giurati: grazie a te mio
padre è ad Azkaban e toccherà a me prendere il suo posto!-Cosa?- Chiese Harry, travolto dal fiume di parole che Draco non era riuscito a trattenere. Ora lo
vedeva tremare, gli occhi di nuovo lucidi.
-Sono il nuovo capofamiglia dei M alfoy e tra poco diventerò un M angiamorte, Potter! Sei
soddisfatto?!- Gli sibilò in faccia.
-NO!- Harry lo fissava ad occhi sgranati e gli aveva afferrato le braccia.-Non te lo permetto! Non
puoi diventare un M angiamorte!- Harry sembrava infuriato.
M alfoy non se lo aspettava. Harry si era avvicinato e M alfoy proprio non riuscì ad evitare di
baciarlo. Non sapeva nemmeno lui quando la rivalità e l'odio erano diventati quell'idea fissa. Forse
la verità era nascosta nel suo consiglio di cinque anni prima di scegliersi bene gli amici: già allora
voleva che Harry fosse..... suo.
Contrariamente a quanto si era aspettato, Harry non era fuggito via inorridito: rispondeva al suo
bacio e la sua bocca era molto, molto più dolce di quanto fosse mai stata quella di Pansy.
-Non diventare un M angiamorte- gli chiese in un sussurro Harry, mentre lui continuava ad
assaporare le sue labbra morbide. Non c'era ancora traccia di barba sulle sue guance, mentre quelle
di Draco si stavano riempiendo già di una morbida lanuggine bionda.
Draco si ritrasse e i suoi occhi si riflessero sulle lenti di Harry. -Non... non ho scelta!- Draco si sentì
in trappola: non era mai stato così vicino ad Harry, non senza azzuffarsi, almeno.
Harry si protese di nuovo per baciarlo, ma Draco non poteva sostenere ancora quella sensazione:
doveva scappare. Allontanò Harry e corse via, sul prato e poi su, sulle scale, dentro il portone,
sparendo allo sguardo di Harry.
Draco non andò a cena quella sera. Harry lo cercò inutilmente per tutta la sera.
Hermione e Ron erano troppo presi dalla loro storia nascente per badare a lui, quindi non notarono
che chiedeva praticamente a tutti se avessero visto M alfoy.
A colazione, la mattina dopo, M alfoy comparve circondato da un nugolo di Serpeverde che si
guardarono bene dal permettere ad Harry di avvicinarsi.
I gufi scesero dal soffitto, che, quella mattina, era cosparso di nuvolette bianche simili a tante
pecorelle al pascolo. Hermione pagò uno zellino al gufo che le recapitava la consueta Gazzetta del
Profeta, ma ricevette anche due lettere: una veniva dai suoi genitori (che in tutti quegli anni s'erano
ormai abituati alla posta via gufo) ed una era della madre di Ron, che scriveva anche a suo figlio. Le
tre lettere erano molto simili: tutti erano felici per loro e si auguravano che non trascurassero lo
studio. La madre di Ron era particolarmente infervorata: non aveva ancora digerito che Bill stesse
con una straniera che per di più era per un quarto Veela!
Harry notò che pure M alfoy ricevette una lettera e, dopo averla letta, non parve molto felice: si alzò
facendo stridere la sedia ed uscì rapidamente dalla sala con la pergamena stretta in pugno.
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Herry non perse un attimo a riflettere e lo seguì come un razzo.
Draco si sedette in riva al lago. Harry non ricordava di avergli mai visto fare qualcosa del genere,
comunque si sedette di fronte a lui ed aspettò che M alfoy decidesse di parlargli.
-M ia madre mi ha scritto per comunicarmi la data della cerimonia- Disse Draco, dopo un po'.
-Che cerimonia?-Quella del marchio. Per diventare un M an...-Ti ho già detto di no!- Lo interruppe Harry.
Draco gli tese la lettera. Era stilata nella grafia piccola ed elegante di Narcissa, in calce c'era la sua
firma svolazzante e decisa. Gli comunicava la data, non diceva nulla di compromettente,
evidentemente temendo che la lettera venisse intercettata, ma non chiedeva neppure al suo unico
figlio come stesse.
-E' per il giorno di Natale....- M ormorò Harry. Non mancava poi molto.
-Già-Rimani qui- La voce di Harry era parsa per un momento roca, ma poi era tornata normale.
-Perché?- Chiese Draco, scuotendo la testa.
-Per me... Per noi!-Potter, se il tuo è un tentativo per portarmi dalla tua parte...-NO!- Harry era balzato sulle ginocchia e gli aveva appoggiato le mani sulle spalle.
Intanto molti studenti erano usciti nel parco: stava per iniziare la lezione di Cura delle creature
magiche.
Hermione e Ron corsero avanti per avvisare Hagrid che Harry era in riva al lago con M alfoy a
parlare! Hagrid sembrava sorpreso quanto loro e si diresse al lago per vedere con i suoi occhi. I due
ragazzi correvano per stare al passo con lui e quasi gli sbatterono contro quando lui si fermò.
-Bhe, io credo che non è tanto male se quei due diventano amici!- Disse, poco convinto, il mezzo
gigante, quando li ebbe visti, da una ragguardevole distanza.
Draco continuava a non capire l'atteggiamento di Harry. Era troppo pessimista, in quel periodo, per
poter credere che ricambiasse i suoi sentimenti.
-Di a tua madre che sei troppo giovane, o... che vuoi finire Hogwarts... -Potter...-Harry!-Come?-Harry! Chiamami Harry! Non Potter!-Harry, mia madre mi ucciderebbe con le sue mani piuttosto! Oppure lo farebbe mio padre appena
fuori di prigione! Per non parlare di come reagirebbe Lui se mi rifiutassi!-Allora scappa!-E come dovrei vivere? Non ho uno zellino che sia mio!-Questo non è un problema!- Rispose Harry, risoluto.
-Perché ti fai tanti problemi per me?Harry, per tutta risposta lo baciò di nuovo. Draco si staccò fulmineo, guardandosi intorno. Per
fortuna sembrava che nessuno li avesse visti.
(In realtà Hagrid aveva visto molto bene, anche se non riusciva a credere ai suoi occhi! Comunque,
per ogni evenienza, aveva coperto gli occhi dei suoi due allievi col le sue manone.)
-M a non ti faccio schifo? Come fai a non odiarmi?- La sua voce era incrinata dalle lacrime e, per un
attimo Harry pensò "Ti prego, no!". Sembrava una maledizione: possibile che ogni volta che
baciava qualcuno, quello si mettesse a piangere?!
-Non ti odio e non mi fai schifo! M a ti prego, non metterti a piangere!Draco annuì e si asciugò gli occhi. -Senti, ti va se entriamo, prima che qualcuno ci veda?-Si, hai ragione- Ad Harry non passò neppure per la mente che stava marinando la sua lezione
preferita.
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Dopo un po', mentre ancora cercavano un nascondiglio sicuro, Harry volle togliersi un dubbio che
aveva preso ad assillarlo da dieci minuti buoni.
-Senti Draco... e Pansy?-Oh, lei... non era niente di serio!-Lei però, a te, ci teneva!-No, ci teneva al nome M alfoy!-Però l'ho vista piangere....- Obbiettò.
-Alle donne piace piangere!- Rispose con tono esperto.
-Ad Hermione no-Io pensavo che, a te, piacesse lei...- Buttò lì con un po' di timore.
-No! Hermione sta con Ron!-Proprio una bella coppia!- Ironizzò M alfoy, ritrovando il consueto tono sprezzante.
-Non dovresti prenderli in giro: sono i miei migliori amici!- Lo rimproverò Harry, un po' piccato.
-Scusa.... comunque, vi invidio. Dev'essere bello avere amici così-Bhe, tu, Tiger e Goyle...-Non è la stessa cosa! I loro genitori sono legati ai miei... sono due scimmioni senza cervello! I miei
genitori dicono che non ci sono molti maghi abbastanza aristocratici per stare alla pari con no...
scusa!- Draco si era interrotto notando lo sguardo di disapprovazione di Harry. Non sarebbe stato
tanto facile: erano così diversi... Draco sospirò, chiedendosi quante delle sue vecchie convinzioni
avrebbe dovuto abbandonare per Harry.
Ad un certo punto Harry si fermò. Draco conosceva quel corridoio, ma aspettava.
Alcuni amici dell'ES avrebbero disapprovato, ma... lui era sicuro.
Sicurissimo. Adesso che aveva trovato Draco non se lo sarebbe fatto portare via.
Non gli era ancora chiaro perché fosse così importante, ma sentiva che lo era.
-Devi giurarmi che non svelerai questo segreto a nessuno! M ai!-Giuro!Harry gli sorrise e lo prese per mano. L'arazzo di Barnaba il Babbeo gli parve più ridicolo che mai.
"Ti prego! Ti prego: ho bisogno di un posto accogliente dove nascondere Draco!" pensò con tutta la
convinzione che aveva, camminando avanti e indietro per tre volte e portandosi dietro Draco che
sembrava non capire cosa stesse facendo.
Dopo il terzo passaggio, sulla parete comparve una porta.
Harry, soddisfatto, strinse la mano di Draco ed aprì la porta.
Davanti a loro comparve una grande stanza arredata come un comodo salotto, con il fuoco
scoppiettante e due tazze di the fumante sul tavolino dalle gambe ricurve.
Draco notò che i piedi del tavolo raffiguravano teste di leoni i cui corpi salivano, a foggia di
serpenti, sulle gambe e lo stesso fregio si ripeteva sul caminetto.
-Potranno rivoltare il castello come un calzino, ma sta sicuro che qui non ti troveranno!- Disse
Harry con una punta di orgoglio nella voce.
Draco fece qualche passo avanti, guardandosi intorno sorpreso.
-Ti piace?- Volle sapere Harry.
-E'... fantastico!-Questa stanza cambia aspetto a seconda di cosa serve a chi la usa-M a sicuramente Silente sa di questa stanza!-Si, ma solo gli elfi domestici sanno come entrarciDraco lo fissò sempre più sorpreso. Harry arrossì all'improvviso ed abbassò lo sguardo.
-Cosa c'è?- Chiese subito M alfoy.
-Niente! Solo... pensavo... qui siamo completamente soli...Anche M alfoy, allora, arrossì debolmente.
Harry notò come i capillari sottili irrorassero il suo viso pallido e protese una mano per
accarezzarlo. Aveva pensato che quella situazione somigliava molto a quella del sogno in cui aveva
visto suo padre e Sirius... un Black e un Potter... un'altra volta!
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Draco si chinò appena per baciarlo. Le mani di Harry scivolarono tra i suoi capelli. Harry non li
avrebbe mai immaginati così freschi e sottili... Gli venne in mente che forse Draco usava la stessa
lozione che aveva usato Hermione al Ballo del Ceppo.
Lentamente Draco lo sospinse fino al divano. I mantelli avevano già toccato il suolo e le mani
fredde, dalle dita sottili, di M alfoy cercarono la pelle sotto il maglione. Harry rabbrividì, ma si
lasciò sfilare il maglione e fece altrettanto con quello di Draco.
I loro cuori sembravano impazziti, il sangue pulsava nelle vene, rombava nelle orecchie; il desiderio
impellente di toccare ed assaggiare il corpo dell'altro era diventato il loro unico pensiero lucido.
Harry desiderava scaldare quella pelle immacolata che era davvero fredda come aveva immaginato
e Draco continuava senza tregua ad accarezzargli il petto ed a cospargere la sua pelle di baci. I loro
corpi, ormai chiedevano soddisfazione, ma loro sembravano decisi a prolungare il più possibile
quell'agonia.
-Draco!- Gemette Harry. Gli occhiali gli erano scivolati di traverso e poi erano caduti sul
pavimento, sopra il resto dei loro abiti. -Prendimi!-Sei.... sei sicuro?- Draco sembrava spaventato. Non aveva creduto di avere mai la possibilità di
arrivare a quel punto con Harry.
Harry sorrise come non aveva mai fatto. - E' l'unico modo in cui ti permetterò mai di farlo!Draco capì al volo l';allusione e colse la sua possibilità colmo di gioia.
I fuochi del castello scoppiettarono all'improvviso più vivi e i fiori nella serra sbocciarono tutti
assieme. Il Cappello Parlante, nella stanza di Silente, prese a ridere ed il preside alzò gli occhi dalla
scrivania, sorridendo a sua volta, sapendo solo che qualcosa di bello doveva essere accaduto nel
castello.
Harry si aggrappò saldamente alle braccia di Draco mentre questi veniva dentro di lui e poi anche il
suo piacere esplose, confondendosi con la pelle bianca del suo amante.
Intinse un dito in quel segno tangibile della loro reciproca appartenenza e tracciò una piccola saetta
sul braccio sinistro di Draco con un'idea ben precisa:
-Adesso sei mio per sempre!-
- Fine I-
Capitolo 2
Il marchio del mangiamorte 2
Il treno era appena partito. Draco aveva caricato il suo baule e poi era sceso alla chetichella. L'idea
era quella di "sparire".
Avrebbe trascorso le feste di Natale nella Stanza delle Necessità, a fare l'amore con Harry ed a
dimenticare la sua famiglia. Era decisamente nervoso e, se non avesse avuto il suo ragazzo a
tenergli la mano, mentre il treno partiva, probabilmente non avrebbe avuto la forza per stare lì
nascosto. Harry lo teneva saldamente per mano, lo accarezzava e gli dava qualche casto bacio
rincuorante.
I suoi occhi verdi erano risoluti come mai prima di allora e Draco ci si aggrappava nel tentativo di
trovare la forza ed il coraggio che a lui mancavano.
Da quando, una decina di giorni prima, si erano messi insieme, quasi non era passata notte che non
avessero usato la stanza per incontrarsi e pianificare il loro piano, dopo aver abbondantemente
usufruito dell'ampio letto che era comparso dal loro terzo incontro. Rimanevano abbracciati tra le
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lenzuola scomposte e parlavano finché il sonno non li coglieva. A Draco, quello, era sembrato il
paradiso ed ora si ritrovava catapultato all'inferno dall'angoscia che gli serrava lo stomaco. Aveva
fatto una scelta senza scampo, senza perdono: non avrebbe più rivisto i suoi genitori, il vecchio
maniero.... improvvisamente si trovava povero e senza un posto dove andare. Harry aveva detto che
gli avrebbe pagato la retta di Hogwarts, se fosse stato necessario, poteva permetterselo. Scherzando
aveva anche detto che avrebbe convinto i gemelli Weasley ad assumerlo come commesso nel loro
negozio.... era inorridito all'idea.
Draco abbracciò forte Harry, il fischio del treno era ormai lontano; anche volendo, non avrebbe
potuto tornare indietro. Harry Potter correva lungo il corridoio del settimo piano con le braccia
piene di viveri. La scuola era più frequentata del solito, quell'anno. Dal ritorno di Voldemort,
Hogwarts era considerato uno dei pochi luoghi sicuri e molti genitori avevano preferito che i figli
rimanessero a scuola per Natale, riservandosi di andarli a trovare, in quel giorno. Silente, per venire
incontro ai tanti che si erano espressi in tal maniera, aveva disposto di organizzare una grande festa,
il 25 dicembre con studenti e genitori. Dentro l'accogliente nascondiglio, M alfoy attendeva il suo
ritorno con un discreto appetito. Non poteva recarsi a mangiare nella Sala Grande con gli altri, dal
momento che era ufficialmente tornato a casa, così, ai suoi pasti, doveva pensare Harry. -Scusa, ci
ho messo un po' per evitare tutta la gente nei corridoi degli altri piani- -Fa niente- M alfoy addentò
voracemente una fetta di torta al cioccolato. Dopo avrebbero avuto tutto il tempo per tornare alla
loro occupazione preferita. All'idea M alfoy sorrise ed Harry dovette capire le sue intenzioni perché
arrossì leggermente prima di sorridere a sua volta. Draco non perse tempo e, ingoiato in un sol
boccone l'ultimo pezzo di torta si lanciò su Harry, facendolo cadere sul divano ed assaltandogli le
labbra. Harry apprezzò il sapore di cioccolato e si rilassò immediatamente, ormai perfettamente a
suo agio tra le braccia del suo ex rivale. Le loro effusioni vennero interrotte bruscamente. Su una
parete della Stanza compare una specie di finestra, anzi, una cornice. La voce di Narcissa, la madre
di Draco, echeggiò particolarmente dura e Draco scattò in piedi con gli occhi sgranati.
Harry gli fu subito accanto. Nella cornice, videro Narcissa salire i gradini del castello con passo
rapido e battagliero, Piton le si fece subito incontro, con sguardo preoccupato. -Narcissa!- La salutò.
Dalla sua voce si sentiva tutta la sua angoscia.
-Dov'è, Severus? Draco è affidato a te finché è a scuola!-Non so cosa dirti... è salito sul treno...-M a non vi è sceso!- Piton sembrava incredulo, era impallidito e guardava disorientato la donna.
Silente giunse subito dopo. -Lady M alfoy, a cosa dobbiamo il piacere di una sua visita?-Esigo una spiegazione, Silente! Dov'è mio figlio?- Silente alzò un sopracciglio.
-Non capisco.... il giovane Draco ha preso il diretto come sempreNarcissa ebbe un tremito d'ira.
La professoressa M cGranitt, accanto a Silente, trattenne il fiato.
-Dov'è Potter?- Chiese la donna come sapesse qualcosa che loro ignoravano.
-Cosa c'entra Potter?- Chiese sorpreso il preside.
-Potter non fa che infastidire mio figlio! Sicuramente deve avergli fatto qualcosa!Harry fissò Draco con espressione interrogativa e questi si spostò nervosamente da un piede
all'altro, mormorando "Scusa", ma tutta la sua attenzione era rivolta alla madre.
-Narcissa, ragiona: Potter non può aver fatto nulla per far sparire Draco- Intervenne Piton, con
familiarità.
Silente sospirò e disse alla M cGranitt di andare a chiamare Harry, in modo da convincere la donna
che lui non era il responsabile della sparizione di suo figlio.
-Devo correre giù, Draco! Se non mi trovano saranno guai!- Diede un bacio al volo a M alfoy, che
sembrava terrorizzato e si precipitò nel corridoio. -Giuro solennemente di non avere buone
intenzioni!- M ormorò rapidamente, toccando una vecchia pergamena con la punta della sua
bacchetta. La M appa del M alandrino, dono di qualche anno prima dei gemelli Weasley, ma,
originariamente, opera di suo padre e dei suoi amici, si era sempre rivelata utile: Harry controllò
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sulla mappa la posizione della M cGranitt e la intercettò in modo da sembrare che fosse appena
uscito dalla Casa di Grifondoro.
-Oh! Potter, la stavo proprio venendo a chiamare. M i segua, per favore, abbiamo bisogno di lei-E' successo qualcosa, professoressa?- Chiese Harry con falsa innocenza.
Scendendo le scale la M cGranitt gli spiegò cosa fosse accaduto con un tono che faceva benissimo
capire cosa pensasse di tutta la situazione. -.... e se M alfoy avesse deciso di scappare da quella
famiglia, avrebbe tutta la mia comprensione!- Concluse l'insegnante.
-Si, ma... lady M alfoy non crederà sul serio che c'entri io!- Rispose Harry, sperando di essere
convincente.
Giunti all'ingresso, Harry si trovò, per la prima volta, faccia a faccia con la madre di Draco e riuscì
a capire la sua tensione: Narcissa aveva una sguardo di ghiaccio, che pareva riuscire a trapassarti
parte a parte, dal suo volto non trasparivano emozioni.
-Signora- Iniziò Harry, prima che la donna potesse attaccarlo. -La professoressa M cGranitt mi ha
spiegato la situazione, ma le assicuro che io non ne so nulla!- Harry sapeva che Draco stava
assistendo a tutta la scena e non voleva essere sgarbato con sua madre.
-Lo vedremo, Potter! Esigo che il castello sia ispezionato palmo a palmo, Silente! Se mio figlio è
qui dovete trovarlo!-M a Narcissa...-Tentò di interromperla Piton.
-Io rimarrò
al castello fino a quando non salterà fuori! Chiaro, Silente?!-Se vuole tenerci compagnia per il Natale, cara Lady M alfoy, ne saremo davvero felici, ma... in
quanto a ritrovare qui Draco.... le abbiamo già detto di averlo visto salire sul trenoNarcissa sembrò ignorare le parole di Silente e dette il braccio a Piton, che la accompagnò verso la
Casa di Serpeverde. Harry aveva trattenuto il fiato: avere Narcissa al castello poteva essere
pericoloso.
Sperava che Draco mantenesse il sangue freddo.
-Grazie Potter, torni pure ai suoi impegni- Gli sorrise Silente. Harry non se lo fece ripetere e corse
subito al settimo piano, face aprire la porta e vi si catapultò dentro.
-E adesso come facciamo, Harry?!- Draco sembrava sull'orlo di una crisi di pianto: aveva il viso
arrossato, le sopracciglia contratte ed i suoi splendidi occhi azzurri erano lucidi. Harry trovò che,
pur somigliando molto agli occhi di sua madre, erano completamente diversi: negli occhi di Draco
si potevano leggere i suoi pensieri. Lo trovò irresistibile, così fragile e spaventato e lo baciò
d'impulso.
Draco si rilassò un po' contro di lui. -Harry- M ormorò contro la sua spalla.
-Non temere! Troveremo una soluzione.... Devi scrivere a Silente e dirgli tutto! Lui saprà cosa
fare!- -No! Harry lui è il preside! Non può mettersi nei guai per coprire uno studente!-Se gli dici che questo Natale devi diventare un M angiamort e ti troverà un nascondiglio ancora più
sicuro di questo! Vedrai! Fidati di Silente!Dopo qualche tentennamento, Draco decise di ascoltare il consiglio di Harry e scrisse una lettera al
preside.
"Professor Silente, so che mia madre è al castello e mi sta cercando. Sono nascosto qui e, con lei
così vicino, non mi sento al sicuro. Vuole che diventi un M angiamorte, dovrei incontrare l'Oscuro
Signore la notte di Natale, ma io non voglio. La prego, mi aiuti. Draco M alfoy"
Harry si diresse alla guferia e chiamò Edvige.
Sapeva che Silente avrebbe riconosciuto la sua civetta e che avrebbe capito che Harry conosceva il
nascondiglio di M alfoy. Gli sembrava la soluzione migliore.
Legò alla zampa della sua candida civetta la lettera indirizzata al Professor Silente, Ufficio del
Preside. La mattina di Natale, vale a dire due giorni dopo, Narcissa ripartì. Avrebbe dovuto spiegare
a Voldemort perché suo figlio non era con lei ed Harry non la invidiava affatto. -Bene Harry, puoi
dire al tuo amico che può festeggiare il Natale con tutti noi- Gli strizzò l'occhio, dietro le lenti a
mezza luna, il professor Silente. Harry fece un gran sorriso e corse a chiamare Draco. Quella notte
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non aveva dormito nel suo dormitorio, quindi non aveva ancora scartato i suoi regali, ma non gli
importava molto: la cosa più importante era stata augurare "buon Natale" al suo amore subito dopo
la mezzanotte e mettergli tra le mani la sua collezione completa di figurine delle cioccorane. Draco
gli aveva regalato un medaglione d'argento con effigiato una chimera dalla testa di leone ed il corpo
di serpente. M entre Harry lo guardava ancora sorpreso, Draco aveva premuto il medaglione su un
lato, facendo scattare una piccola molla. Il medaglione si era aperto lasciando vedere un piccolo
Draco che gli mandava un bacio con la mano. Ad Harry era piaciuto tantissimo. L'aveva subito
messo al collo ed era riuscito a strappare un sorriso a Draco che, con Narcissa al castello, non era
riuscito a rilassarsi nemmeno per un momento. All'ora di pranzo scesero assieme nella Sala Comune
per mangiare assieme a tutti gli altri. La sala era affollata di studenti e genitori. Piton guardò Draco
come si trattasse di un fantasma e quando M alfoy si sedette accanto ad Harry, al tavolo di
Grifondoro, furono in molti a guardarlo con sorpresa, ma la festa continuò e tutte le spiegazioni
vennero rimandate a dopo. Silente non mandò a chiamare i due ragazzi fino al giorno seguente.
Voleva che trascorressero serenamente il Natale. Il giorno dopo, Draco ed Harry furono
accompagnati dalla professoressa M cGranitt e dal professor Piton nello studio del preside. Tutti i
ritratti alle pareti erano molto attenti, in particolare Nigellus Phineas, che vantava una lontana
parentela con i M alfoy. Piton aveva la consueta aria severa e scrutava Draco che spesso cercava la
mano di Harry per il confortante tocco di un istante.
-Allora, signor M alfoy, vuole dirci cosa è successo?- Chiese Silente, particolarmente gentile.
-Ecco...- Draco si fece coraggio e raccontò di come, la notte prima di cominciare il nuovo anno
scolastico, fosse stato deciso il suo ingresso nelle fila di Voldemort.
I tre insegnanti ascoltavano molto attentamente. In particolar modo Piton, che si stringeva il
braccio. Lui doveva capire particolarmente bene il senso delle parole del suo protetto, essendo stato
lui stesso un M angiamorte.
-M olto bene, Draco. Ammiro il tuo coraggio ed apprezzo la tua scelta: d'ora in poi considera
Hogwarts la tua casa e non temere nulla: qui sarai al sicuro- Aveva commentato Silente al termine
del racconto, con una familiarità del tutto nuova nei confronti del ragazzo.
La settimana seguente, la scuola riaprì i battenti e tutti gli studenti tornarono per riprendere le
lezioni. Hermione e Ron sommersero Harry di abbracci e chiacchiere. I loro genitori s i erano
conosciuti. I signori Granger erano stati ospiti per un paio di giorni della Tana ed avevano scoperto,
finalmente, alcune delle cose che Hermione studiava, ma che, essendo ancora minorenne, non aveva
potuto mostrare loro. Erano rimasti incantati dalla magia! In compenso, il signor Weasley aveva
familiarizzato con alcuno oggetti babbani, come il cellulare, la stilografica e la macchina fotografica
e sarebbe stato ospite, con M olly, Ron e Jinny dei futuri consuoceri, durante le vacanze di Pasqua.
Le lezioni ripresero normalmente ed Harry e Draco ebbero meno tempo da passare assieme. Il
ritorno di Tiger e Goyle, poi, che non facevano che assillare Draco di domande sulla sua sparizione,
non faceva affatto bene al loro rapporto. Ogni notte attendevano che i corridoi fossero deserti per
andare nella loro stanza segreta, per poter passare almeno la notte assieme, senza scocciatori. La
maggior parte delle volte si addormentavano come sassi appena toccato il cuscino. Un po' prima
della metà di febbraio, mentre Ron cercava disperatamente qualcosa da regalare ad Hermione per
San Valentino ed assillava Harry con "Questo le piacerà?", "Che ne diresti di questo?" e frasi simili,
Harry vide, s'immaginò la scena e comprò un cane di peluches che scodinzolava e faceva le feste al
suo padrone.
-M e lo può incartare, per favore?- Chiese alla commessa.
-Hei, Harry, per chi è quel cane?-Bhe, tra poco è San Valentino, Ron- Gli sorrise enigmatico, lasciandolo con un palmo di naso.
Harry già immaginava quel cane di pezza tenere compagnia al suo Draco quando non potevano
stare assieme.
Per lui doveva essere dura sapere di non avere più una famiglia a cui fare ritorno. Il giorno di San
Valentino, Harry e Draco si scambiarono due pacchetti rettangolari con la carta bianca a cuoricini
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rossi, li scartarono e... trovarono due identici cani di pezza a scodinzolare rivolgendo loro gli occhi
di bottone.
Risero forte e presero i loro cani di pezza che cominciarono ad annusarsi a vicenda come dei cani
veri. Qualche giorno più tardi, Ron chiamò da parte Harry.
-Harry, mi sono accorto che da alcune notti non dormi più al dormitorio... cosa fai ogni notte?- Ron
sembrava preoccupato per lui ed Harry si trovò in imbarazzo. Come faceva a dire al suo migliore
amico che, da più di un mese, gli nascondeva di avere un ragazzo? Bhe, si disse Harry, non era
proprio una cosa facile da dire... e poi Ron l'aveva trascurato parecchio da quando stava con
Hermione, quindi non c'era nulla di strano se non aveva avuto modo di dirgli alcune cose.
-Harry?- Lo incitò Ron. Aveva un'espressione ridicola da quanto era preoccupato.
-Ron... io non ti chiedo come passi il tempo quando tu ed Hermione siete soli...Ron sgranò gli occhi. -Vuoi dire che passi ogni notte con una ragazza?!-Più o meno...-Ti sei messo con qualcuno e non mi hai detto nulla!?-Tu eri sempre occupato con Hermione...-Chi è? La conosco? Di che Casa è? Cavoli deve averne di fegato per uscire ogni notte! M a dove
andate?-Usiamo la Stanza delle Necessità- Disse Harry con un filo di voce.
-Oh... ecco perché non siete mai stati scoperti... M a, vuoi dirmi chi è?Harry sospirò e guardò il suo amico chiedendosi se dovesse dirglielo. -E' di Serpeverde-COSA?!-E si, lo conosciRon sbatté le palpebre un paio di volte, forse aveva capito male. -Chi?-M alfoyRon rimase in silenzio per qualche secondo, forse cercando di identificare una ragazza che avesse
quel cognome, ma, per quanto ci pensasse, l'unico M alfoy che gli veniva in mente era Draco.
-Non c'è nessuna M alfoy ad Hogw..."LO" conosco?!Harry sospirò. Ormai era fatta.
-LO CONOSCO?- Sbraitava Ron, rosso in faccia più dei suoi capelli. -TU E DRACO M ALFOY?
M A TI SEI BEVUTO IL CERVELLO? COSA VUOL DIRE CHE STAI CON LUI? SIETE DUE
RAGAZZI, HARRY.....- La luce della consapevolezza illuminò il suo sguardo. -Oh... cioè, tu e
lui...Harry annuì un po' più rilassato.
-M a... tu sei stato con Cho e M alfoy aveva una storia con la Parkinson...Harry fece spallucce e gli sorrise.
-Stiamo insieme, RonRon lo fissava allibito ed Harry si sentì in dovere di raccontargli come fosse iniziata la loro storia.
-Oh, adesso capisco- Ron teneva le braccia incrociate sul petto e le sopracciglia corrugate. -Non
capisco come tu possa andarci d'accordo, comunque... vorrà dire che mi tratterrò dal fare battutacce
su di lui- -Grazie, Ron. Sai, ora Draco ha bisogno di farsi qualche amico...- Ron spalancò di nuovo
gli occhi, preso dal panico. Lui diventare amico di Draco M alfoy? M a era fantascienza! Tuttavia, il
giorno dopo, messa a parte della cosa pure Hermione, i due acconsentirono a fare una tregua per
dare una possibilità a Draco di fare amicizia con loro. Draco non era molto convinto che potesse
funzionare, ma Harry aveva insistiti tanto che non aveva potuto rifiutare. Per quella notte, la Stanza
delle Necessità assunse l'aspetto di un comodo ed elegante salotto. Harry fu costretto a fare due
volte il percorso col mantello dell'invisibilità per portare tutti e tre alla meta: erano finiti i tempi in
cui Hermione, Ron e lui potevano stare comodamente nascosti assieme: sia lui che Ron si erano
alzati di parecchi centimetri ed Hermione era diventata molto più florida... Harry immaginò che, a
Ron, la cosa non dispiacesse affatto.
Draco li attendeva con ben dissimulato nervosismo. Stare solo con Harry era una cosa, sopportare la
Granger e il pezzente babbanofilo era un'altra! Almeno la Granger aveva cervello, quel Weasley,
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invece, era una testa calda! La porta si aprì e Draco vide entrare per primo Harry. Gli occhi gli si
illuminarono ed ogni timore svanì. Harry li invitò a sedere sul divano e si affrettò a prendere posto
accanto a Draco. La conversazione stentava a partire. Harry era raggiante e sembrava che a M alfoy
non importasse che di lui: gli aveva preso una mano e gliela aveva baciata galantemente. Harry era
sempre colpito da quei gesti che M alfoy compiva con tanta disinvoltura. Evidentemente facevano
parte del retaggio della sua famiglia, immaginava che Lucius dovesse avere un atteggiamento simile
con Narcissa e se ne sentiva lusingato. Hermione li fissava con un sorriso nervoso ed eccitato:
M alfoy aveva un atteggiamento tenero con Harry e la cosa la colpiva molto positivamente. Ron, dal
canto suo, sembrava trovare l'arredo assolutamente irresistibile: continuava a girare lo sguardo
intorno senza riuscire a fissare il suo migliore amico e... e quell'altro.
-Bene! Così... voi due... da quant'è che state insieme?- Hermione tentò di rompere il ghiaccio.
-Da subito dopo te e Ron- Le sorrise Harry. La ragazza sembrò sorpresa un momento, poi arrossì di
colpo. Aveva appenna realizzato che Harry passava ogni notte in quella stanza con M alfoy a fare....
mentre lei e Ron, che si conoscevano molto meglio erano fermi a qualche tappa prima.....forse
sarebbe stato il caso di dare una spintarella al suo ragazzo, la prossima volta che avessero avuto
modo di essere soli.
-Harry mi ha raccontato una tua iniziativa per gli elfi domestici, Granger... Hermione- Draco decise
di prendere in mano la situazione, per non deludere Harry e per dare una possibilità ai due che,
evidentemente, non erano stati educati nell'intrattenere un ospite.
-Il C.R.E.P.A.!- S'illuminò Hermione, battendo le mani. Per lei il ghiaccio era rotto: cominciò a
parlare a ruota libera dei diritti dei poveri elfi domestici sfruttati. Draco, pur non essendo d'accordo
con lei, l'ascoltò fino in fondo per poi ribattere in modo squisitamente garbato adducendo
spiegazioni razionali al "perché" non fosse d'accordo. Hermione ne fu molto colpita: non solo
M alfoy parlava con lei senza insultarla, per una volta, ma si dimostrava per quello che era: il
rampollo di una famiglia nobile ed antica ed uno studente diligente e riflessivo.... non le rispondeva
con i "E' sempre stato così e basta" di Ron. La conversazione dilagò in Storia della M agia e Cure
delle Creature M agiche. Harry li ascoltava rapito. Draco continuava a tenergli la mano e gliene
accarezzava il dorso col pollice. Ad Hermione il particolare non sfuggì e, a fine serata, era
entusiasta di M alfoy. Ron aveva sbadigliato parecchie volte, trovava l'atteggiamento di M alfoy
superbo e falso, tuttavia, anche a lui non poterono sfuggire l'espressione felice di Harry e le
attenzioni che il loro rivale di sempre aveva per lui.
-E' stato un vero piacere conoscere questa tua faccia M alfoy!- Lo salutò, con un sorriso radioso,
Hermione, prima di andare via.
-Anche per me lo è stato e- Fece un piccolo elegante inchino. -per favore, chiamami Draco-Va bene, Draco- Rispose lei, tutta contenta, saltellando un po' sulla punta dei piedi.
-Weasley- Salutò poi l'altro Grifondoro che era rimasto in silenzio quasi tutta la sera. -M alfoyRispose Ron, accettando, però, di stringergli la mano, quando l'altro gliela porse. Harry, felice come
non mai, si strinse al braccio del suo ragazzo, che gli soffiò un dolce "Buona notte, Harry" sulle
labbra. Harry allungò il collo per colmare i pochi centimetri di distanza, dati dalla maggiore altezza
di M alfoy e lo baciò delicatamente. Hermione arrossì un po' e sorrise, abbassando lo sguardo, Ron
si girò, imbarazzato e forse anche un po' infastidito, dall'altra parte, poi si avviarono ai rispettivi
dormitori.
Data l'ora tarda le possibilità di essere scoperti erano poche, ma, per sicurezza, Harry fece stipare i
suoi due amici sotto il mantello dell'invisibilità ed affidò la mappa del malandrino al suo ragazzo.
M alfoy era felice: aveva accontentato Harry ed era andato tutto bene. Aveva dimostrato di essere
una persona diversa da quella che loro pensavano ed aveva scoperto che la Granger non era poi
tanto male, nonostante le sue strambe idee che potevano venire solo da una figlia di Babbani.
Weasley, come aveva supposto, non si era rivelato migliore di quanto si aspettava, ma dato che
Harry gli era affezionato, avrebbe portato pazienza e, prima o poi, anche lui si sarebbe rassegnato
alla loro relazione. Sorridendo a questo pensiero, Draco si addormentò pensando che, forse, la vita
non era male, anche senza essere un M alfoy. Nei giorni seguenti, furono letteralmente sommersi di
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compiti. Hermione, ancora decisa a salvare la media dei voti di Ron ed Harry, nonostante nei cinque
anni precedenti avesse solo potuto aiutarli nei compiti, più o meno volentieri, ebbe un'idea che
riuscì a coinvolgere almeno Harry. -Perché non organizziamo un gruppo di studio includendo anche
M alfoy?!- Le due coppie presero, così, a frequentare un tavolo un po' isolato, nella sezione dei libri
proibiti, in biblioteca. Nei primi giorni di aprile, l'aria frizzante che annunciava l'arrivo imminente
della primavera, portò anche un certo movimento al M inistero della M agia, che si concretizzò verso
la metà del mese, quando, ricevendo la Gazzetta del Profeta , come ogni mattina, Hermione fece un
piccolo strillo, coprendosi subito la bocca con la mano e lanciando uno sguardo spaventato al tavolo
di Serpeverde. Draco M alfoy, più o meno contemporaneamente, pallido e nervoso, si alzò dal tavolo
della prima colazione ed uscì rapidamente dalla Sala Grande. Hermione passò il quotidiano ad
Harry che si soffermò su un grande titolo in prima pagina, sotto cui spiccava la foto sorridente di
Lucius M alfoy.
"Lucius M alfoy lascia Azkaban", recitava il titolo. Harry non lesse le righe seguenti: quelle quattro
parole erano sufficientemente preoccupanti. Si alzò e lasciò di corsa la Sala, cercando di
raggiungere Draco. Draco era decisamente spaventato: opporsi a sua madre era fattibile, ma con suo
padre non avrebbe mai potuto spuntarla. Nascondersi non sarebbe servito a nulla. Quel giorno lui ed
Harry saltarono le lezioni. Rimasero in silenzio, seduti uno accanto all'altro per diverse ore, in
un'aula vuota. Non avevano nulla da dirsi. Draco fissava con sguardo cieco il pavimento, qualche
metro davanti a sè ed Harry cercava inutilmente il modo per rincuorarlo. Verso l'ora di cena
Hermione e Ron entrarono lentamente nell'aula ormai in penombra.
-Harry? Draco?- Li chiamò la ragazza. I due alzarono la testa e le porsero due pallidi sorrisi.
Incoraggiata, Hermione si avvicinò, sedendosi sui talloni, davanti a loro e prendendo le loro mani.
-Avete saltato il pranzo, non avete fame?-Dai, M alfoy, vedrai che non succederà niente!- Intervenne Ron, cercando di risollevare quella
situazione. -Grazie Weasley- Gli sorrise Draco.
Aveva gli occhi stanchi e non c'era nessuna allegria nel suo sguardo. -Andiamo a cena, Harry- Gli
chiese porgendogli la mano. Quando sentì le dita di Harry appoggiarsi sul suo palmo, Draco lo
attirò a sé, abbracciandolo in una stretta possessiva e spaventata. -Ci sono io con te- Gli sussurrò
Harry, rispondendo al suo abbraccio. Nonostante le pietanze squisite, però, i ragazzi non riuscirono
che a sbocconcellare qua e la, prima di decidere di passare il resto della sera assieme. Hermione
avrebbe voluto fare di più, ma capì che l'unica cosa che poteva fare era prendere Ron per mano e
portarlo via, lasciando Harry e Draco da soli. Non dormirono, quella notte: uno sgradevole senso
d'attesa si era impadronito di loro. Qualche ora prima dell'alba, alla finestra dello studio del preside,
un grosso falco recapitò una pergamena al professor Silente. L'anziano preside inforcò le lenti a
mezza luna con lo sguardo ceruleo che si snebbiava rapidamente dal sonno. Srotolò la pergamena e
sospirò. Riconobbe subito la grafia elegante e forte di Lucius. La scorse rapidamente e si sedette
alla sua scrivania, sentendosi improvvisamente vecchio. Aveva temuto qualcosa del genere.
Era stato studente ed insegnante ad Hogwarts, poi era diventato preside e il suo più grande orgoglio
era sempre stato di aver messo i suoi studenti al di sopra di tutto: crescerli non solo come maghi, ma
anche come uomini giusti e buoni... parecchi erano morti, altri erano diventati famosi, nel bene e nel
male: c'era stato Tom.... un ragazzo così promettente, se solo lui avesse avuto più esperienza....
avrebbe voluto essere un padre per lui, ma Tom non accettava l'aiuto di nessuno... e guarda cos'era
diventato! Aveva dovuto rinnegare il suo stesso nome per una parvenza di felicità, eppure non
poteva essere felice: Tom era solo come quando era un bambino e, come un bambino, cercava di
attirare l'attenzione in modo sconsiderato. Era diventato potente e tutto il suo potere non lo faceva
stare meglio, anzi... c'erano stati i M alandrini, Silente sorrise.
James era sicuramente il più appariscente, il più brillante, di certo, era Sirius, ma la sua attenzione
andava a Remus.... anche lui si era sentito solo, emarginato, ma aveva accettato di farsi aiutare ed
aveva trovato dei buoni amici. C'era anche Severus... quanti grattacapi gli aveva dato, per poi
pentirsi subito e correre da lui a chiedergli aiuto... e Lucius.... avrebbe voluto fare di più, per lui, per
suo figlio, ma, di nuovo, gli veniva impedito. Avrebbe potuto rifiutare, certo, ma prima sarebbe
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stato meglio parlare col giovane Draco. L'alba cominciava a rischiarare i tetti del castello. Avrebbe
fatto chiamare M alfoy da Piton. Appoggiò la richiesta di nulla osta per il trasferimento straordinario
del ragazzo a Durmstrang, tamburellando lievemente le dita sulla scrivania.. La colazione non fu un
bel momento per Draco ed Harry, che dovettero separarsi per dirigersi alle rispettive tavole. Erano
seduti solo da qualche minuto, quando Hermione attirò l'attenzione di Harry.
-Guarda, Harry: Piton si è avvicinato a Draco- Harry si girò e guardò la scena.
Piton parlava velocemente all'orecchio di Draco che annuiva, poi il professore si allontanò e Draco
gettò uno sguardo nella sua direzione. Al temine della colazione Harry cercò di raggiungere Draco,
ma il Serpeverde era già stato affiancato da Piton e si dirigevano verso l'ufficio di Silente. Harry si
morse il labbro... avrebbe voluto andare con loro, ma che scusa inventava? Hermione lo afferrò per
un braccio.
-Vieni Harry, andiamo a lezione. Vedrai Draco dopo- L'ufficio di Silente era ingombro di ogni
genere di artefatto magico. I muri, alti ed imponenti, erano tappezzati dei ritratti dei vecchi presidi.
Draco non provò neppure a contare quanti occhi si posarono su di lui al suo ingresso. Erano tutti
occhi preoccupati, comunque. Una morsa gli chiudeva lo stomaco, avrebbe voluto avere Harry
accanto. Silente lo guardava da dietro la scrivania. Non sorrideva come era solito fare e sembrava
abbattuto. Gli porse una pergamena, senza dire una parola. Draco la lesse. Non c'era una parola
rivolta a lui, solo il perentorio ordine di suo padre di firmare il trasferimento del figlio a
Durmstrang.
-M alfoy- Lo chiamò Silente, distraendolo dai suoi tetri pensieri. -M alfoy, non firmerò il nulla osta
se non vuoi andare. Non c'è solo Hogwarts, l'Ordine della Fenice sarebbe felice di avere cura di te,
se volessi sfuggire a tuo padreDraco lo guardò pensieroso, riflettendo.
-Draco, il preside ha ragione- Intervenne Piton, appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Io vi ringrazio molto...- La voce gli tremava. -Vi sono davvero grato, credetemi, ma non posso...-Draco!- Insistette Piton.
-No- Una lacrima sfuggì al suo controllo, mentre cominciava a tremare. -E' mio padre, professore!Draco cominciò a singhiozzare e si rifugiò tra le braccia del suo insegnante di pozioni che lo
abbracciò con affetto paterno. Silente avrebbe voluto abbassare lo sguardo, ma sapeva che doveva
imprimersi quella scena nella mente: stava di nuovo lasciando che un suo allievo si perdesse.... si
ripromise che avrebbe fatto qualunque cosa per aiutare Draco M alfoy. Harry attese pazientemente.
Le lezioni mattutine erano terminate, e pure il pranzo, ma di Draco non c'era traccia. Al tavolo degli
insegnanti aleggiava un'aria lugubre e mancava Piton.
Harry aveva notato che Silente evitava di guardare nella sua direzione, aveva marinato la prima ora
del pomeriggio e si era diretto verso i sotterranei.
Avrebbe voluto sapere la parola d'ordine per entrare nella Casa di Serpeverde, invece che restare
davanti all'ingresso, imbambolato, senza sapere cosa fare.
Aspettava già da un po' quando l'ingresso si aprì. Ne uscì Piton, che sembrava assai stupito dal
ritrovarselo davanti.
-Cosa ci fai qui, Potter? Dovresti essere a lezione!-Cercavo M alfoy- Rispose Harry, senza mentire, la voce ridotta ad un suono basso e lamentoso.
-Sono qui, Harry- Draco spuntò dietro all'insegnante, tirandosi dietro il proprio baule. Harry guardò
la sua aria avvilita ed il baule con crescente timore.
-Vai da qualche parte?- Gli chiese desiderando che gli rispondesse di no.
-Harry....- Draco aveva un groppo in gola che gli impediva di parlare. Lasciò la maniglia del baule e
prese per mano Harry, trascinandolo nel parco.
-Cosa sta succedendo, Draco?- Gli chiese Harry quando ormai erano abbastanza lontani dal castello.
-M io padre... Harry, mi trasferisce a Durmstrang-Cosa?... M a... Non può farlo! M ancano meno di due mesi al termine della scuola!-Harry, mio padre è Lucius M alfoy: ottiene sempre quello che vuole-E Silente? Devi parlare con lui: sicuramente...-
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-Harry! L'ho già fatto: Silente mi ha offerto la protezione dell'Ordine della Fenice...-M a allora non c'è problema!- Esultò Harry. -Io ho rifiutato-Cos'hai fatto?- La voce gli si era ridotta ad un sussurro.
-Ho rifiutato Harry. Obbedisco a mio padre-M a... ma noi?- Harry stava per scoppiare a piangere. -Dicevi di non voler diventare come lui...
dicevi di voler stare con me.... dicevi...- Un singhiozzo lo interruppe.
-Ho solo sedici anni, Harry e non me la sono mai cavata da solo in vita mia... ho bisogno di mio
padre....-Vigliacco!- Gli urlò in faccia Harry, pieno di rabbia. Ormai piangevano tutti e due.
-M io padre arriverà a prendermi tra poco, Harry...-E allora va da lui! Sei solo un vigliacco e un bugiardo! Ti odio!Draco si sporse un po' in avanti: avrebbe voluto salutarlo con un ultimo bacio, ma si ritrasse subito,
sapendo che avrebbe, al massimo, ottenuto un pugno.
-Addio Harry- Attese ancora un momento, ma Harry non lo guardava neppure più in faccia. Draco
si asciugò gli occhi con la manica e si sfilò la sciarpa di Serpeverde, lasciandola cadere ai piedi di
Harry, gli diede le spalle e cominciò ad allontanarsi. Harry alzò lo sguardo su di lui, raccolse la
sciarpa e la strinse forte. Sentiva il profumo di Draco.
Aveva passato le ultime due settimane a pensare a come dirgli una cosa senza trovare il coraggio di
farlo perché, ogni volta, il cuore gli impazziva nel petto e perdeva il respiro.
-Ti amo- mormorò appoggiando le labbra sulla lunga striscia di lana morbida e sentì di non poterlo
lasciare partire senza averglielo detto. Grosse lacrime salate gli avevano bagnato gli occhiali,
lasciando aloni nebbiosi davanti ai suoi occhi. Draco era già rientrato al castello. Si mise a correre,
corse più veloce che poté. Quando Harry, ansante, arrivò al castello, Lucius M alfoy stringeva un
braccio del figlio come per impedirgli di scappare. Due elfi domestici avevano preso in consegna il
baule e Lucius si dirigeva con passo spedito e marziale verso la porta. Vide il nobiluomo fermarsi
un istante e socchiudere gli occhi, trovandoselo davanti, ma poi, con uno sbuffo lo oltrepassò,
tirandosi dietro il ragazzo.
-Draco...- Lo chiamò piano, non potendo impedirselo. Il ragazzo si girò verso di lui, sorridendogli
tristemente e modulando delle parole con le labbra, perché il padre non lo udisse. "Ti amo, Harry"
"Ti amo..." Lo imitò Potter, stringendo la sua sciarpa, con, di nuovo, le lacrime agli occhi, mentre le
due figure di spalle e quelle degli elfi e del baule già venivano assorbite dalla luce del pomeriggio.
- Fine II -
Capitolo 3
Il marchio del mangiamorte 3
Il fuoco scoppiettava, sembrava felice di bruciare ancora una volta nel vecchio camino di marmo,
desideroso di scaldare in fretta la stanza fredda. Ravvivò la fiamma smuovendo un tizzone con
l'attizzatoio di metallo cesellato. Presto sarebbero arrivati. Aveva investito il maniero con ogni
genere di incantesimo protettivo, ma gli Auror non ci avrebbero impiegato molto a scioglierli tutti.
Appoggiò la bacchetta sul piano del caminetto ed attese. Aveva ancora, davanti agli occhi, il volto
altero di sua madre, i suoi occhi che si scurivano e si appannavano mentre stringeva tra le mani il
suo collo sottile, fino a spezzarlo. Aveva voluto bene a sua madre, tanto da fare del suo meglio
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perché lei gli rivolgesse un sorriso, una carezza, ma lei era troppo impegnata a divertirsi, a tramare
con suo padre... l'aveva amata al punto di ucciderla per evitarle l'umiliazione della sconfitta, del
processo, della reclusione ad Azkaban, perché quella sarebbe stata la fine di Narcissa. Aveva
cercato di essere un buon figlio, per sua madre e per suo padre: quell'uomo che era sempre stato un
esempio per lui, anche se sbagliava.... voleva che fosse fiero del suo unico figlio, che lo guardasse
come un suo pari. Per tutta la vita si era sacrificato per essere degno di essere figlio di Lucius e lui
era morto due anni prima, combattendo da solo contro cinque Auror. Prima di essere sconfitto ne
aveva eliminati tre ed aveva lasciato a lui il comando di tutto: era la guida dei M angiamorte, il
braccio destro del loro Signore.... ma anche Voldemort, che per anni era fuggito, si era nascosto ed
era risorto, sei mesi prima era, infine, capitolato. Draco aveva continuato, non si era arreso, non era
scappato: aveva riorganizzato le fila dei M angiamorte, aveva sacrificato troppo per essere sconfitto,
aveva rinunciato alla felicità quasi dieci anni prima ed ora faceva troppo male ammettere di aver
sbagliato. Avrebbe vinto, oppure sarebbe morto. Un'esplosione, al piano inferiore, lo ricondusse alla
realtà. Erano già entrati... poco male: la sua attesa sarebbe stata più breve.
Aveva pensato a tutto: sua madre stessa nel suo letto, gli elfi domestici al riparo, con l'ordine di non
intervenire fino alla fine e poi di rimettere a posto il castello, una volta che lui non ci fosse stato
più... Aveva solo un desiderio, che faticava ad ammettere anche con se stesso: avrebbe voluto essere
sconfitto da un Auror in particolare. Sorrise dolcemente rivedendo quei begl'occhi verdi, un po'
tonti, a volte... del resto, se ti chiami Harry Potter e decidi di diventare Auror non puoi avere tutte le
rotelle a posto! I guai ti cercano già da soli senza che tu te li vada a cercare! Sentì dei passi lungo il
corridoio. Chissà in quanti erano? Forse pensavano che i pochi M angiamorte rimasti si fossero
nascosti nel vecchio maniero dei M alfoy... sarebbero rimasti delusi: c'era solo lui. M entre la porta
della stanza veniva aperta con circospezione, prese in mano la bacchetta e si girò lentamente. Ormai
doveva averlo visto, allora perché l'Auror non aveva detto nulla? Non gli aveva intimato di mettere
a terra la bacchetta o non lo aveva attaccato? L'Auror si era fermato sulla porta e fissava, incapace
di qualunque cosa che fosse più complicato di respirare, una testa di un biondo così assoluto da
sembrare la luce del sole. Fissava una figura esile, ammantata di nero, implorando che non si
girasse, come stava facendo, per non vedere due occhi azzurri ed un volto pallido. Draco M alfoy
alzò lo sguardo sul suo avversario e sorrise. Il desiderio che non aveva avuto il coraggio di
esprimere si era avverato: Harry Potter era fermo davanti a lui. Abbassò la bacchetta: non si sarebbe
difeso se Harry l'avesse attaccato: sarebbe morto felice come se avesse conseguito la vittoria più
grande. Harry lo vide sorridere ed abbassare la bacchetta. Si chiuse la porta alle spalle, prima che
arrivassero Ron e gli altri ed abbassò la propria a sua volta, facendo un passo avanti.
-Draco- Lo chiamò con un filo di voce.
-Harry- Gli rispose l'uomo, il volto che gli si colorava appena.
Harry gli andò vicino e, sorprendendolo, lo abbracciò, stringendolo a sé come se non fosse stato il
suo mortale nemico. Draco lo abbracciò a sua volta, vincendo le proprie resistenze. Riconobbe quel
calore che credeva di aver dimenticato da tanto ed affondò il viso in una foresta di spettinati capelli
corvini, inspirando il suo profumo.
-Se mi uccidi tu non avrò rimpianti- Gli sussurrò, felice come non era stato neppure il giorno del
suo matrimonio. Harry scattò come una molla, fissandolo con occhi sbarrati.
-Ucciderti?- Draco ammirò il suo viso regolare, gli occhi verdi dietro gli occhiali sottili, la cicatrice
che aveva fatto la sua fama, le guance ben rasate dove non aveva fatto in tempo a veder sorgere la
prima barba. Si era sempre tenuto alla larga dalle azioni che coinvolgevano direttamente Potter, si
diceva: "La prossima volta riuscirò ad affrontarlo", ma poi rimandava sempre, delegando altri. Ed
ora Harry era di fronte a lui, di più: tra le sue braccia. Era alto, ancora qualche centimetro meno di
lui, era robusto, era un uomo sano e forte, come lo aveva immaginato, come lo aveva visto nelle
foto sui giornali. Alzò una mano, sfiorandogli, quasi con timore, una guancia.
-Il mio primo amore- Sussurrò, rapito dal suo sguardo verde. -Il mio unico amore- Gli rispose
Harry, sorridendo, in un sussurro appena più forte.
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Draco parve disorientato, si allontanò di un passo dalla pericolosa consistenza del suo corpo,
guardandolo come se cercasse di vedere meglio. -Harry... come puoi? Io sono...-Lascia stare, Draco! Ho impiegato dieci anni a ritrovarti! Cosa vuoi che mi importi se eri il braccio
destro di Voldemort? Se sei il capo dei M angiamorte? Amore mio, te ne sei andato senza che
riuscissi a dirti che ti amavo!-Harry, non rendere tutto più difficile: fa il tuo dovere-Dammi la bacchetta- Gli tese la mano aperta. -Consegnamela: testimonierò che ti sei arreso, vedrai,
andrà tutto bene-Come no? Per passare tutta la vita ad Azkaban? Non potrei mai, Harry: impazzirei-Non andrai ad Azkaban. Ci ho pensato tanto, Draco. Chiederò la tua custodia. Starai con me.
Anche Silente pensa...-Silente?-Dal giorno in cui tuo padre ti ha portato via, Silente ha giurato che ti avrebbe portato in dietro,
testimonierà a tuo favore, se verrai con me, ora. Non tutti possono avere come testimoni a proprio
favore due Auror, un M inistro ed il presidente del Wizengamot!-Cosa?-Ron, Hermione e Silente non ti abbandoneranno! Dammi la bacchetta, Draco!Draco M alfoy fissò pensieroso il palmo aperto di fronte a lui e la sua bacchetta. Avrebbe potuto
sopportare un processo umiliante, in cui gli sarebbero stati rinfacciati omicidi, crimini di ogni
genere, errori commessi in nome di un ideale che non era suo, in nome dell'amore per suo padre,
avrebbe resistito a veder spezzare la sua bacchetta, rischiare Azkaban.... tutto per Harry? Guardò gli
occhi verdi e luminosi che lo guardavano con un fondo di timore ed attesa. Quegli occhi non
potevano mentire.
-Ti amo, Harry- Gli consegnò la bacchetta che lo aveva accompagnato da quel lontano giorno a
Dyagon Alley, il loro primo incontro, quando avevano solo undici anni. Harry fece un sospiro di
sollievo, stringendo le dita intorno alla bacchetta di M alfoy e gli sorrise di nuovo.
-Andiamo, adesso- Fecero appena in tempo a fare pochi passi che la porta si aprì con un tonfo.
-Harr...- Ron Weasley ed altri due Auror erano piombati nella stanza con le bacchette alle mani ed i
lunghi mantelli neri con il loro stemma ancora svolazzanti.
-Va tutto bene. Si è consegnato a me- Li avvisò Harry, prendendolo per un braccio e mostrando le
due bacchette nella mano, prima che potessero scagliargli contro qualche incantesimo.
I tre Auror si fecero da parte.
-Il castello è completamente vuoto- Lo informò uno di loro, con una folta barba nera ed una
cicatrice sulla mano che reggeva la bacchetta.
-Bene, allora possiamo andarcene- Rispose Harry con voce ferma.
Weasley e M alfoy si fissarono. Non c'era stato tempo, prima che lui lasciasse Hogwarts per
diventare amici, ma l'intenzione c'era stata. Adesso che erano entrambi uomini forse si chiedevano
come sarebbe stato se avessero avuto più tempo.
-Un momento- Scandì M alfoy, facendo girare gli uomini che già lasciavano la stanza. -Il mio
bastone!- Sorrise ironico all'indirizzo dei tre Auror che lo fissavano ostili. Raccolse dal divano un
corto bastone nero dal pomo in argento, raffigurante lo stemma del suo casato e si drappeggiò
meglio sulle spalle il mantello. -Possiamo andare- Concesse.
Uno dei due Auror grugnì e la cosa parve divertirlo. -Non tirare troppo la corda, M alfoy- Lo avvisò
Ron, con tono quasi paziente.
-Lascialo stare, Ron- Intervenne Harry.
Ron notò lo sguardo veramente felice del suo migliore amico, dopo tanto tempo e ne fu
preoccupato: aveva promesso che l'avrebbe aiutato testimoniando a favore di M alfoy, in qualche
modo, ma non era detto che il tribunale li avrebbe accontentati. Non era detto che M alfoy fosse
ancora innamorato di lui, in fin dei conti, le foto del suo matrimonio con la Parkinson avevano fatto
il giro del mondo magico. (Che poi l'avesse ripudiata subito dopo la morte di Lucius, che aveva
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voluto fortemente quel matrimonio, non contava molto, dato che lei si faceva chiamare ancora
"Lady M alfoy")
All'uscita del castello, un tremante e cencioso elfo domestico li attendeva con le lunghe orecchie
basse.
-Cosa vuoi Tabs?- Lo interrogò Draco, fermandosi di fronte a lui.
-I suoi guanti ed il suo cappello, padrone- Gli porse i guanti ed un cilindro nero. Draco lo fissò per
un momento, poi si piegò appena a raccogliere gli oggetti che l'elfo domestico gli porgeva.
-Grazie Tabs, puoi andare- Lo ringraziò con voce meno dura, mettendo il cilindro in testa ed
infilando i guanti. L'elfo s'inchinò fino a far toccare il lungo naso per terra e si allontanò gemendo e
strillando disperatamente.
-M uoviti, M alfoy! Non stai andando ad una festa!- Lo riprese l'Auror barbuto, afferrandolo per un
braccio. Draco strappò il braccio alla stretta con faccia disgustata.
-Giù quelle mani, zotico!- Lo aggredì verbalmente con tutta l'arroganza di cui era capace.
Harry intervenne prima che il grosso Auror colpisse M alfoy, mettendosi tra i due.
-Finitela! Dobbiamo tornare al ministero, adesso!- Harry usò un incantesimo per legare a sé Draco
ed, insieme, i quattro Auror ed il loro prigioniero si smaterializzarono per comparire, subito dopo,
in una cella di sicurezza, nei sotterranei del M inistero della M agia.
-Noi andiamo ad avvisare il M inistro.... ci pensi tu, qui, Harry?- chiese Ron, conoscendo già la
risposta, trascinando via gli altri due e lasciando Harry e Draco, finalmente, soli. Quando la porta si
chiuse, il silenzio carico di tensione divenne quasi insopportabile. Con un po' di esitazione, Harry
sorrise al suo prigioniero, avvicinandosi a lui e tendendo la mano ad accarezzargli il viso.
M alfoy aveva la pelle fredda, lo guardava con gli occhi pieni di amarezza, ma anche di sfiducia,
adesso che erano arrivati in quella minuscola stanza dalle pareti grigie.
-Draco? Cosa c'è?-Come puoi trattarmi così dopo tutto quello che ho fatto? Sei consapevole di chi sono?Harry lo abbracciò con un sorriso un po' triste. -E' per questo che ti terrò in stretta, strettissima
sorveglianza, d'ora in poi!- Lo strinse più forte.
Draco sorrise a quell'allusione. Poteva
permettersi di sognare una vita finalmente serena, magari anonima, col suo Harry? E se poi non si
fosse avverata? Avrebbe sopportato un colpo così duro?
Draco scostò delicatamente Harry, si tolse il cappello ed i guanti e li appoggiò, con il bastone, su
una sedia grezza di fronte ad un tavolo che aveva conosciuto tempi migliori. Tolse la giacca e
sbottonò il polsino d'argento e madreperla alla manica sinistra.
-Draco... cosa?- Harry era avvampato, strappandogli un sorriso bieco.
-Non temere, Harry: non intendo saltarti addosso, voglio solo che tu veda una cosaM entre M alfoy si arrotolava fino al gomito la manica, Harry comprese e distolse lo sguardo.
-Guardami, Harry!-No...- Biascicò confuso, addolorato.
-Guardami, Harry. Guarda questo marchio. Se non accetti di guardarlo, è come se non mi guardassi
più negli occhi. Come puoi dire che vuoi stare con me se non lo accetti? Pensi forse che sparirebbe
se facessimo l'amore? Che potresti ignorarlo? O dovrei nasconderlo per tutta la vita? Io sono un
M angiamorte: ho ucciso degli innocenti, ho servito il Signore Oscuro, ho pianificato stragi.... se non
accetti tutto questo, come puoi chiedermi di toccarti con le mie mani sporche di sangue? Harry?Harry alzò lentamente lo sguardo, gli occhiali erano un po' appannati. Fissò l'avambraccio di
M alfoy, dove campeggiava il marchio nero. Notò la muscolatura sottile e più sviluppata di come la
ricordava, le vene appena in rilievo che disegnavano sentieri azzurrini sulla sua pelle bianca e
desiderò solo toccarlo. Allungò le dita e scivolò sulla sua pelle con una lenta carezza, seguendo il
verso dei sottilissimi peli biondi, nascondendo per un attimo il marchio per prendergli subito dopo
la mano.
-Provavi piacere nel fare quello che hai fatto?-
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Draco inghiottì a vuoto un paio di volte. -Non provavo proprio nulla: facevo quello che dovevo,
senza chiedermi se fosse giusto o sbagliato, perché altrimenti....-Un sospiro tremulo gli impedì di
continuare.
-Vedi? Non mi importa quello che sei stato costretto a fare. Io ti amo.... forse non sarà molto, ma
non permetterò più a nessuno di portarti via da me!Draco lo abbracciò irruentemente, baciandolo con tutto il desiderio represso delle notti passate a
sognarlo e dei giorni trascorsi a negare di amarlo ancora. Le mani di Harry presero a vagare sul
tessuto sottile della camicia e dei pantaloni, mentre Draco lo stringeva tanto che sembrava volerlo
inglobare. I loro corpi aderivano perfettamente, come tessere di un puzzle perfettamente
combacianti. Si staccarono un istante, per riprendere fiato, gli occhi incatenati, finalmente colmi di
speranza, gioia, desiderio, pronti a chiedere ed a dare di più l'uno all'altro e la porta si aprì.
-Hm Hm- Tossicchiò Hermione, con gli occhi bassi per dare loro il tempo di ricomporsi. Entrò
seguita da Ron e da Ninfadora Tonks, che stentava a trattenere un risolino, immaginando la scena
che Hermione si era trovata davanti, aprendo la porta. In fondo, lei era una dei pochi a sapere della
breve tresca che i due avevano avuto, durante il sesto anno di scuola ed aveva un'idea molto
romantica del loro incontro, su uno scenario molto drammatico, quando l'amore avrebbe trionfato su
tutto, come si conviene ad una telenovela babbana.
-Lord M alfoy, immagino lei conosca già i capi d'accusa che le sono imputati-Li posso facilmente immaginare, Granger!- Rispose Draco, con un sorrisetto. Hermione lo ignorò.
-Bene, sarà processato domattina, per direttissima. L'Auror Potter, che l'ha in consegna, la condurrà
al processo. Fino ad allora non potrà uscire da questa stanza. La informo che qui la magia
non funziona. Ha qualche domanda?-Nessuna-Allora la saluto- Disse con voce distaccata e professionale. Ron e Tonks la precedettero fuori, lei,
prima di uscire si girò e, con voce bassa e più dolce, aggiunse: -Non te lo meriteresti per tutto quello
che hai fatto, Draco, ma per Harry, ti auguro buona fortunaDraco le rivolse un sorriso ed andò a sedersi su una piccola branda in un angolo della stanza.
-Chi ha sposato Hermione?-Che domande! Ron!- Harry gli si sedette accanto.
Draco sbuffò. -Il mondo non poteva proprio resistere senza un altro Weasly! Spero solo che si
limitino a fare i figli che possono mantenere!Harry lo guardava stranito. -Perché, scusa?Draco alzò un sopracciglio, divertito. -Come, non sarai tu il padrino?-M a di chi?-Hermione è incinta, no?- arry boccheggiò ed arrossì di colpo. Gli era sembrata un po' più tondetta,
ultimamente, ma Ron non gli aveva detto nulla! Draco approfittò della sua distrazione per
raggiungergli il collo e cominciare a baciarlo, spingendolo giù, sulla branda. Harry smise di
pensare, tutto il suo mondo era lì e lo stava circondando in un caldo abbraccio.
-Non hai paura che ti stia ingannando?Harry passò le dita tra i suoi capelli biondi, riscoprendo la piacevole sensazione del passato e glieli
scompigliò.
-No- Semplicemente. Poi prese ad incitarlo strusciandosi contro di lui. Non poteva più resistere: era
troppo che desiderava fare l'amore con lui. Troppe volte aveva dovuto accontentarsi del ricordo.
Quella notte Draco dormì come non gli capitava da tanto, tanto tempo. Senza incubi, senza ansie,
anche se il giaciglio era stretto e scomodo, proprio perché erano così stretti e stipati contro il muro
freddo che il corpo di Harry, premuto contro il suo, sembrava bruciare ed incenerire tutte le sue
colpe, le sue paure, i suoi rimpianti. Nella stanza non c'erano finestre, Harry si svegliò e vide il sole
ed il cielo terso. Draco era già sveglio e gli sorrise come se fosse stato il giorno più felice della sua
vita.
-Buon giorno, Harry!-Buon giorno! Dormito bene?-
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-M mmm a parte il letto scomodo.... non ho mai dormito meglio!- Lo baciò spingendolo di nuovo
sotto di sé. -Certo che, se sorvegli così i tuoi prigionieri...- Ridacchiò.
-Ci credi se ti dico che sei l'unico sorvegliato speciale della mia vita?- Arrossì leggermente.
M alfoy non gli rispose. Lo fissò intensamente ed Harry seppe che gli credeva.
-Adesso dobbiamo prepararci- Guardò l'orologio e sbuffò. -Devo portarti al processo-Starai sempre con me, Harry?-Per tutta la vita- Gli sorrise rassicurante. Si alzarono e si rivestirono con calma.
-Hai fame? Vuoi che prenda qualcosa alla mensa del ministero?-M eglio di no: ho fame, ma non credo che digerirei nulla, adesso...-Hai paura?-Harry- Gli baciò la mano. -Avrei dovuto averne prima.... ma se tu sei con me, non mi arrenderò a
loroHarry gli sorrise. -Andiamo- Harry conosceva la vecchia e fredda segreta dalle pareti di pietra
scura, scarsamente illuminate dalle torce, c'era stato tanto tempo prima, quando i Dissennatori
l'avevano attaccato e lui si era dovuto difendere. Lungo il corridoio incontrò Ron, lo aspettava.
Nella sala del processo dovevano già essere tutti pronti. Bastava che entrassero loro. Al centro della
stanza c'era una sedia con i braccioli coperti di catene. Sospirò: non avrebbe voluto far sedere lì
Draco, ma non c'era scelta. Lo condusse alla sedia e lo fece sedere. Le catene si serrarono subito in
torno alle sue braccia, spiegazzando la stoffa della giacca.
Draco guardava di fronte a sè, con un'espressione imperturbabile. Harry si collocò accanto a lui ed
il suo atteggiamento bastò a far capire che non si sarebbe spostato di lì. C'erano molte persone, non
tutte del Winzegamot. Oltre ai maghi dalla veste color prugna con la W argentata sul lato sinistro
del petto, c'erano molti spettatori. Harry riconobbe alcuni Auror, membri della famiglia M alfoy,
impettiti ed alteri, alcuni insegnanti di Hogwarts, membri del ministero.... fino a quel momento non
si era reso conto dell'importanza di quel processo. Gli tremò il cuore in petto e cercò lo sguardo di
Draco, ma lui guardava imperterrito davanti a sé. Il segretario del ministro della magia si alzò in
piedi e si schiarì la voce.
-Processo per direttissima contro Lord Draco M alfoy, accusato di essere un M angiamorte e quindi
un traditore ed un assassino. Inquisitori:...-Cominciò una lunga lista di nomi a cui seguirono quelli
dei testimoni della difesa: Harry Potter e Ronald Weasley, Auror; Hermione Granger,
Sottosegretario del M inistro della M agia; Albus Percival Wulfric Brian Silente, Presidente del
Wizengamot (al suo nome si sollevò un mormorio); Severus Piton, Insegnante di Hogwarts. Il
M inistro della M agia si alzò in piedi e srotolò una lunga pergamena, cominciando a leggere.
-Lord M alfoy, lei è accusato di essere un M angiamorte, di aver fatto ripetutamente uso di
incantesimi proibiti, di aver guidato l'esercito di voi_sapete_chi, di aver organizzato l'assalto del 27
maggio di due anni fa alla Gringott, nel quale morirono diciannove impiegati e vennero trafugati
ingenti tesori, magici e monetari, di aver partecipato all'assalto al M inistero della M agia e di aver
istigato l'incendio all'ospedale San M ungo, di aver ucciso Teodor Rast, ex ministro della magia,
Ellabeth Harper, veggente che collaborava con gli Auror nella ricerca di voi_sapete_chi, Brus
Crock, .......(la lista fu lunga) ... e Narcissa Black M alfoy, vostra madreUn forte brusio si alzò dagli astanti. Harry si girò di scatto verso Draco, sconvolto. Aveva ucciso
sua madre? -Lord M alfoy, come vi dichiarate riguardo queste accuse?-Colpevole- Scandì Draco, quasi sfrontatamente.
Altro mormorio.
Il ministro chiamò allora i testimoni della difesa, anche se pareva non ce ne fosse più bisogno. La
prima fu Hermione. Dato il suo ruolo al ministero, la cosa suscitò molto scalpore. Hermione
testimoniò di come, anni addietro, M alfoy fosse stato costretto con la forza, dal padre, a diventare
un M angiamorte, menzionò il suo tentativo di fuga, fallito quando Lucius M alfoy uscì da Azkaban.
Venne poi il turno di Ron. Confermò la storia della fuga di dieci anni prima, spiegò che Draco si era
arreso senza opporre resistenza e, specificò, lui, a scuola, l'aveva sempre trovato antipatico, tanto
più che era un Serpeverde, per cui non lo aiutava in nome di una vecchia amicizia. Il Professor
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Piton raccontò della sua esperienza come M angiamorte, ricordò come, ormai da anni, fosse
reinserito nella società magica, parlò a lungo di Lucius, di quale uomo terribile e padre oppressivo
fosse stato per il suo giovane protetto. Draco pareva infastidito dalla sua testimonianza. Poi fu la
volta di Harry. Raccontò di che ragazzo meraviglioso fosse stato (e forse esagerò un pochettino),
descrisse la sua resa e, poi, fu il suo turno di sollevare il chiacchiericcio: -Vi chiedo ufficialmente di
non condannare M alfoy alla detenzione in nessun carcere, ma di dare a me la sua custodia. Ho
motivo di ritenere che sia la scelta più sicura e per lui e per me: ci sono ancora dei servi di
Voldemort in libertà: potrebbero cercare di liberare il loro capo, in tal caso credo che nessuna
prigione sarebbe abbastanza sicura. Sul luogo della sua consegna lascerò parlare Silente, che
concorda con me su questo puntoSilente, infatti, perorò la richiesta di Harry.
Ricordò a tutti che M alfoy era stato un allievo quasi modello e riportò alla memoria, ad uso di tutti,
il giorno in cui dovette firmare il suo trasferimento.
-Inoltre, miei cari signori, credo che Hogwarts sia ben più sicura di qualsivoglia carcere. Come tutti
sapete risulta un po' difficile trovare un valido insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.
Avendone, il signor M alfoy, una conoscenza, diciamo, di prima mano, credo che potrebbe essere un
ottimo insegnante per i miei ragazziM alfoy strabuzzò gli occhi, convinto che il vecchio preside, ormai, si fosse del tutto rincitrullito e,
dalla folla, si alzarono molte proteste. I membri del Wizengamot si ritirarono per qualche minuto a
discutere: lo svolgimento del processo aveva preso una piega per loro del tutto inaspettata.
-Preside Silente!- Lo chiamò Draco, mentre l'anziano mago si ritirava dal centro della stanza.
-Figliolo, io ho un grosso debito con te: non ho salvaguardato a dovere il tuo futuro, quindi, questo
è il minimo che posso fare per te. E poi, sono sicuro che saresti davvero un buon insegnante, DracoGli strizzò l'occhio e si allontanò, dietro la sedia dell'imputato. Il Wizengamot impiegò quasi un'ora
per trovare una linea comune per affrontare la questione.
-Lord M alfoy- Iniziò il M inistro. -Alla luce delle inaspettate e non trascurabili testimonianze,
questo consiglio ha deciso di sospendere la sua condanna alla pena capitale, quale sicuramente
sarebbe stato altrimenti condannato e di condannarla alla reclusione ad Hogwarts. Impiegherà il
resto della sua vita a formare giovani maghi affinché non cadano vittime delle Arti Oscure. Le
viene, inoltre vietato di fare uso della magia, se non sotto la supervisione di altri insegnanti di
Hogwarts o del suo custode: l'Auror Harry Potter, che da questo momento sarà destinato a tempo
indeterminato alla sua sorveglianza. Le viene, inoltre, ordinato, di denunciare i suoi ex complici a
questo tribunale....- Detto questo, il ministro della M agia, a cui un segretario aveva consegnato la
bacchetta di Draco, sequestrata il giorno precedente dagli Auror, la prese in mano e la spezzò. La
bacchetta produsse alcune scintille e poi perse vita. -...Infine, le vengono sequestrati tutti i suoi beni
mobili ed immobili, il maniero e gli altri castelli a lei appartenenti verranno battuti all'asta o
destinati agli usi che il M inistero riterrà opportuni. L'udienza è tolta!- Le catene ai polsi di Draco si
sciolsero ed Harry si trattenne dall'abbracciarlo subito. Tutto intorno si sentivano voci e sedie che
strisciavano sul pavimento.
Draco rimase seduto, ancora incredulo.
-Draco? Vieni, andiamo- Harry gli porse la mano.
-Sono libero? Dimmi che non è un sogno!-He he, libero non è la parola giusta: non potrai lasciare il castello di Hogwarts-Harry! Harry!- Draco era saltato in piedi, abbracciandolo di slancio.
-Volete uscire?- Li interruppe la vocina un po' isterica di Ron.
-Arriviamo!- Gli rispose Harry, ansioso di lasciare quella stanza. Nel corridoio li attendevano i
difensori di M alfoy, pronti a sorridergli ed abbracciarlo. -Grazie... io... scusate, ma non so cosa
dire!-Dì che ti impegnerai con i tuoi allievi e che non ho rinunciato a quella cattedra per niente!- Gli
rispose Piton, abbracciandolo come se non volesse più lasciarlo.
-Professore, così mi soffoca!-
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-Non devi più chiamarmi professore, Draco!- Lo riprese Piton, mentre tutti ridevano. Silente aveva
le lenti un po' appannate, era felice di aver riportato a casa uno dei suoi ragazzi.
-Ehm, Ron?- Iniziò Harry. -C'è niente che mi devi dire?-Come? No, non credo-M a.. Hermione sta bene?-Certo! No, Herm?-OH, Harry! Sai quanto Ron si agiti facilmente! Non volevo dirgli che aspetto un bambino ancora
per un mese o due!-Co.... cos...- >Pum< Ron era svenuto per lo shock.
-Cosa avevo detto?- Sbuffò Hermione, estraendo la bacchetta ed operando un incantesimo di
levitazione sul marito.
-Adesso andiamo, è meglio tornare ad Hogwarts- Intervenne Silente.
M entre tutti li precedevano, Harry prese per un braccio Draco e lo fece rallentare.
-Avanti, Harry, chiedi pure- Lo incoraggiò Draco.
-Perché tua madre?Draco sospirò. -Io le volevo bene, Harry. M a lei non ne ha mai voluto a me. Avevo ottenuto il
rispetto di mio padre, ma mai il suo affetto. Forse avevo iniziato ad odiarla, ma le volevo davvero
tanto bene: non volevo che lei affrontasse tutto questo- Si girò verso la stanza che avevano appena
lasciato. -Non volevo vederla umiliata. Quando ha capito che la stavo uccidendo.... lei mi ha visto
per la prima volta, Harry. In quel momento ha saputo di avere un figlio e di non essere stata una
brava madre. Riesci a capirlo?-Non credo, io non ho avuto genitori con cui confrontarmi. M a non credo sia importante, adessoUscirono. Il cielo era terso, l'aria era calda: stava per cominciare luglio: Draco avrebbe avuto tempo
per calarsi nel suo ruolo di insegnante. -Sai, pensavo, adesso sei povero davvero-Vuoi scherzare, Harry? Ho tanti di quei conti in giro, sotto falsi nomi, che non riusciranno mai a
farmi diventare povero! E la mia famiglia ricomprerà il maniero, alla prima occasione...-Quello pensavo di comprarlo io- Lo sorprese Harry.
-Cosa?-Voglio fare l'amore con te a casa tua almeno una volta! Poi, pensavo che il San M ungo ha bisogno
di una nuova sede. Una donazione da parte tua non sarebbe affatto male!-Tu scherzi! Ne ho abbastanza di donazioni! Non immagini quanto mi è costato liberarmi di quella
gatta morta di Pancy!Harry sorrise.
Appena iniziarono a scendere le scale del ministero (so che non ci sono, ma mi servivano per la
scena. ndN), furono aggrediti da una folla di giornalisti e fotografi che li riempirono di domande e
di flash. Tra di loro Draco riconobbe una sua vecchia conoscenza: Rita Skeeter e la chiamò a gran
voce.
-Rita! Lo vuoi uno scoop? Fa preparare il tuo fotografo!- Draco si girò di tre quarti e prese
per il fianco Harry, che era un paio di gradini sopra di lui e lo baciò.
La foto che fu stampata sui giornali, il giorno seguente, somigliava molto alle foto babbane, tanto
poco i due soggetti si muovevano. In compenso il loro bacio si classificò quarto nel guinnes dei baci
più lunghi.
Fine III-
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