20120419_lastampa pdf

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Giovedì
19/04/2012
http://www3.lastampa.it/costume/sezioni/articolo/lstp/450760/
I maghi che battono Harry Potter
A Saint-Vincent i 1500 migliori prestigiatori del mondo: "Non scoprirete mai i nostri trucchi"
Altro che Hogwarts. Per imparare la magia, i «babbani» possono dimenticare la scuola di
Harry Potter: la destinazione è Saint-Vincent, Valle d’Aosta. Fino a sabato, i maghi che si
riversano tra le montagne sono 1.500: non arrivano su scope volanti o teletrasportandosi,
ma per «Masters of magic» sembrano esserci quasi tutti. Prestigiatori, mentalisti, signori
del closeup e ammaestratori più o meno sperimentati si radunano dai quattro angoli del
mondo per un incontro che è il segno più tangibile della rinascita della magia in Italia.
Se da una parte ci sono gli spettacoli aperti al pubblico, in tanti momenti le porte si
chiudono e diventano laboratori del mistero: è qui che i maghi creano nuovi numeri,
scambiano idee, si rubano segreti. A fianco dei padroni di casa (Arturo Brachetti su tutti), a
Saint-Vincent ci sono tanto gli amatori che si pagano gli studi facendo scegliere le carte
per strada quanto le star di un mondo nuovo e composito. Sopra e sotto il palco trovano
spazio i volti che la magia ha preso in questi anni: una disciplina che si è dovuta
reinventare, per non far inaridire la propria energia sotto i colpi della tecnologia.
Da una parte c’è René Lavand, l’argentino con una mano sola che annuncia i suoi inganni
e poi li nasconde: il trucco c’è, ma (come la tradizione vuole) non si vede. All’opposto c’è
Uri Geller, che del convegno di Saint-Vincent è l’ospite d’onore: la sua biografia parla di
unastranasferadilucecheloinveste a quattro anni, mentre gioca in giardino. Da allora è tutto
un piegarsi di cucchiai e svelarsi di segreti, con il suo personaggio costruito con attento
equilibrio tra realtà e suggestione. «In 20 anni - spiega Walter Rolfo, organizzatore
dell’evento - tutto è cambiato: è molto più difficile stupire una persona che con uno
smartphone in mano può fare cose fino a ieri impossibili. È proprio qui che nasce il nuovo
desiderio di meraviglia: le persone hanno voglia di sorprendersi, e la magia è capace di
farlo. Non svelare i segreti assume il nuovo valore di conservare intatto lo
stupore:cosìnonproteggoiltrucco dallo spettatore, ma proteggo lo spettatore dal trucco e
continuo a emozionarlo».
Ed è proprio nell’emozione di chi guarda che si completa l’incantesimo. L’emozione è
anche la forza che permette di pareggiare il conto con scuole come quella coreana, dove
la tecnica ha raggiunto livelli di perfezione: a dare il valore aggiunto agli italiani è la
teatralizzazione, che coinvolge il pubblico in una narrazione che lascia a bocca aperta. La
sfida tra Italia e Corea non finisce qui: l’oggetto del desiderio è anche l’assegnazione
dell’organizzazione del Campionato del mondo di magia. Alla federazione internazionale
che crea l’evento, ogni tre anni, sono iscritti qualcosa come 50 mila maghi: la prossima
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estate l’appuntamento è a Blackpool, in Inghilterra, ma per il 2015 i giochi sono aperti. In
lizza ci sono anche Irlanda e Messico: per gli italiani la candidatura non
sembravapensabile fino a pochi anni fa, mentre oggi una cordata dei tanti circoli magici
nazionali si è unita in quello che loro stessi definiscono un sogno.
La primavera della magia passa anche, inevitabilmente, dalla televisione. Dai palchi di
Saint-Vincent (dove viene assegnatoiltitolodicampioneitaliano) verranno scelti i maghi che
parteciperanno al primo talentshow interamente dedicato alla magia che metterà a
confronto 40 prestigiatori sotto la guida dei maestri internazionali. Lo scopo è restituire al
mago quell’aura di fascino che sembrava aver perso. «La nostra idea conclude Rolfo - è
quella di far rivivere la filosofia della magia, che è quella di non fermarsi di
fronteaciòchevieneconsiderato impossibile. E in un momento dove tante cose sembrano
irraggiungibili, il mago è capace di trova strade nuove». E di farlo, cosa ancora più
preziosa, suscitando meraviglia.
Davide Jaccod
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