Sistemi per la randa

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Sistemi per la randa
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Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
sone: una al winch e due all’albero, soprattutto per agevolare
l’ingresso del gratile nella canaletta. Inoltre, tale manovra poneva sempre problemi proprio nell’inferitura e rendeva tutta l’operazione lenta e faticosa, specie in presenza di vento teso e
onda. Ancor oggi, l’issata della randa rappresenta un momento
delicato laddove si è in presenza di gratile e canaletta, quindi
a quasi esclusiva delle barche da regata. Per quelle da crociera,
invece, l’antico sistema è stato sostituito da nuovi, più pratici
e comodi.
Un Bavaria 42’ con la
randa avvolgibile: si
nota il profilo
negativo della
balumina, al contrario
di un normale
allunamento presente
nelle comuni rande
A OGNUNO IL SUO
Sistemi per la randa
Per non
complicarsi
la vita
Esistono svariati sistemi per
issare e ammainare la randa.
Analizziamo i pro e i contro di
quelli più diffusi, al di là dei
comuni garrocci
di Giuseppe Mancini
a sempre maggiore diffusione della vela da diporto ha
portato, tra le altre cose, l’evoluzione di sistemi e attrezzature volte a semplificare il nostro andar per mare e, più
nello specifico, la conduzione della barca. L’easy sailing è di-
L
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ventato uno dei concetti primari degli studi di progettazione:
ogni imbarcazione - da 30 piedi ai Maxi - deve potersi condurre con poco equipaggio e in modo semplice. A tal proposito,
particolare attenzione è stata posta allo sviluppo delle manovre di issata e ammainata della randa. Tutti ricordano quando
per issarla necessitava l’azione di almeno due se non tre per-
Come si diceva, si è creata una fondamentale diversità tra barche da regata e barche da crociera, anche se tra il primo gruppo esistono alcune differenze. Di regate ce ne sono di tanti tipi: da quelle a bastone tra le boe - perciò praticamente sottocosta e di breve durata - alle lunghe regate oceaniche. Cambiando il tipo di competizione, cambiano le modalità delle manovre. In quelle brevi, le condizioni meteo molto di rado variano radicalmente e, per quanto riguarda la randa, la presa di una
mano di terzaroli è completamente caduta in disuso; ovviamente all’opposto di quanto succede per le regate dove la randa deve star su per giorni consecutivamente. Nel primo caso,
gratile e canaletta rappresentano ancora il sistema migliore;
nel secondo, la necessità di poter manovrare con facilità e velocità - talvolta anche in solitario - ha suggerito l’adozione di
sistemi che permettano un agevole scorrimento della vela lungo l’albero, anche in condizioni estreme. Sono nate le rotaie, da
applicare in sostituzione della canaletta d’albero, e i relativi
carrelli su sfere, da montare lungo il gratile: basta mollare la
drizza, e la randa viene giù, ma, soprattutto, basta solo un
componente dell’equipaggio per effettuare l’issata, e restando
in pozzetto se è lì che arriva la drizza.
Le imbarcazioni da crociera hanno goduto di un passo ulteriore verso la praticità, con l’adozione di sistemi avvolgibili. Questi sono stati affinati nel tempo e hanno visto il sorgere di varie opzioni, concettuali e tecnologiche: dagli avvolgiranda integrati all’albero, a quelli integrati al boma. A differenza di
quello che comunemente si pensa, il primo sistema di avvolgiranda è stato quello sul boma: anzi, era proprio il boma che,
snodato alla trozza, ruotava sul suo asse richiamando a se la
vela.
Ma, quali sono le differenze fondamentali tra i principali sistemi esistenti?
QUALI DIFFERENZE
Intanto, è necessario suddividerli in tre grandi gruppi: sistema
classico “canaletta e gratile”, sistema a “rotaia e carrelli” e sistema “avvolgibile”. Visto che, nonostante la costante evoluzione tecnica e dei materiali, nessuno appare il migliore in as-
soluto, si deduce che ogni sistema abbia delle peculiarità che
lo rendono più adatto a un preciso utilizzo. Le differenze principali, che incidono sulla scelta del sistema più “giusto” per il
tipo di utilizzo che si fa della propria imbarcazione, sono: il peso; l’incidenza sulla forma della randa, sulla sua efficienza e
sulla durata del tessuto; la praticità d’uso; la versatilità; il costo.
Analizziamoli uno per uno, alla luce di questi sette punti, dove per “peso” s’intende l’aggiunta di masse inerziali in un punto alto, com’è l’albero; per “incidenza sulla forma della randa”,
quanto il sistema condiziona il disegno e i profili della vela; per
“incidenza sull’efficienza della randa”, quanto condiziona la resa e la duttilità di regolazione della stessa, in base anche alla
flessibilità dell’albero; per “incidenza sulla durata del tessuto”,
quanto varia l’usura del materiale di cui è fatta la randa; per
“praticità d’uso”, quanto semplifica le manovre anche in presenza di equipaggio ridotto; per “versatilità”, quanto in presenza di un sistema sia possibile passare a un altro senza dover modificare drasticamente l’albero o, addirittura, cambiarlo;
per il “costo”... si commenta da sè.
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quartieramento delle crocette, tensione di tutte le sartie, drizza,
vang, tesabase, cunningham, ecc...
Un aspetto estremamente importante, a favore di questo sistema,
è dato dal fatto che non incide minimamente sulle caratteristiche
di flessibilità dell’albero e sulla sua gestione in tal senso.
Versatilità. In qualsiasi momento, su un tradizionale albero
con canaletta, è possibile applicare una rotaia per trasformare il
sistema, così come recedere tornando liberamente al sistema a inferitura.
Costo. Evidentemente, non bisogna affrontare nessun costo
aggiuntivo a quello dell’albero.
L’applicazione
di una rotaia
su un albero è
un’operazione
delicata, da
lasciar fare ad
attrezzisti
specializzati
■ Contro:
Praticità d’uso. Sistema assai scomodo da gestire in solitario
o in equipaggio ridotto, per via della difficoltà di scorrevolezza
del gratile all’interno della canaletta. Per issare così come per ammainare la randa, necessita equipaggio all’albero: nel primo caso
per agevolare l’inferitura, nel secondo per tirare giù la vela che,
anche a drizza in bando, non scende autonomamente. Dura, anche la manovra della presa di terzaroli.
Per quanto riguarda l’incidenza sull’usura del tessuto, il sistema a inferitura, considerando tutti gli aspetti, può essere ritenuto neutro, in quanto non dannoso in sé. A metà strada tra i sistemi avvolgibili, che stressano oltre misura i materiali di costruzione delle vele, e i sistemi a rotaia e carrelli, che viceversa garantiscono lunga vita alle rande.
ROTAIA E CARRELLI
Peso
Incidenza sulla forma della randa
CANALETTA E GRATILE
Peso
Incidenza sulla forma della randa
Incidenza sull’efficienza della randa
Incidenza sulla durata del tessuto
Praticità d’uso
Versatilità
Costo
Questo è il sistema in uso sulle barche da regata e, se ancor’oggi questa categoria d’imbarcazioni lo adotta, i motivi sono evidenti.
■ Pro:
Peso. Su scafi dove si asportano anche le calze dalle drizze,
per ridurre al minimo le masse in alto, questo rappresenta un dato fondamentale. Ma il vantaggio rappresentato da un basso peso dell’albero non è solo circoscritto alla competizione pura, anzi. In varie occasioni, abbiamo sottolineato l’importanza che ri90 Gennaio 2005
veste un albero leggero anche su barche da crociera: a beneficiarne il comfort, grazie alla riduzione dello sbandamento laterale, del beccheggio e, perfino, del rollio quando si è ancorati. Inoltre, minori masse inerziali sull’albero si traducono in minori carichi e sollecitazioni a sartie, lande, arridatoi, fin anche allo scafo.
Forma della randa. I velai sono abbastanza liberi nel disegnare rande che vanno issate all’albero tramite canaletta, rimanendo comunque equilibrati nell’assegnare la percentuale di allunamento (che si aggira intorno al 10% della superficie complessiva) in quanto, in questo caso, difficilmente si ha la possibilità
di applicare stecche a tutta lunghezza, opportunità a quasi esclusiva delle rande con carrelli su rotaia d’albero. Inoltre, la libertà
si estende anche alla scelta del tipo di tessuto, visto che il sistema in sé non pregiudica l’uso di laminati.
Efficienza. Questa si può inserire tra i pro del sistema a inferitura, anche se non è la sua caratteristica portante. Una randa
inferita può essere efficiente a condizione che la sua messa a
punto sia quasi perfetta, cosa non facile per via del numero di regolazioni che gravano su essa: flessione dell’albero, grado di ac-
Incidenza sull’efficienza della randa
Incidenza sulla durata del tessuto
Praticità d’uso
Versatilità
Costo
E’ il sistema più “all round”, cioè più elastico e trasversale nel suo
utilizzo. Per le sue caratteristiche, viene utilizzato su barche da
crociera pura, da crociera/regata e, anche, da regata ma, come si
diceva, solo in casi di competizioni lunghe.
Ormai universalmente conosciuto, consta di una rotaia applicata
sopra la canaletta dell’albero, lungo la quale scorrono una serie di
carrelli su sfere montati sull’inferitura della randa, a distanze regolari, dalla penna alla mura; in corrispondenza di alcuni di essi
sono presenti attacchi speciali volti a “ricevere” stecche a tutta
lunghezza. In questo modo, si ha la possibilità di avere rande
“full batten”, cioè con stecche che vanno dall’albero alla balumina. I vantaggi sono molti e importanti, non solo relativi alla facilità di manovra ma anche alla durata della randa e alla Gennaio 2005
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A sinistra, la sezione
di una canaletta
d’albero con
applicata la rotaia.
Sotto, un carrello
del sistema Harken
con il terminale
punta stecca
sua efficienza.
In pratica è un sistema che, accoppiato a piccoli accorgimenti come un Lazy Jack e una Lazy Bag, raggiunge un ottimo compromesso tra semplicità di gestione e prestazioni della vela.
■ Pro:
Forma della randa. Con “rotaia e carrelli” si ha la possibiltà di
avere rande completamente steccate, “full batten”, che si traduce in un elevato controllo della forma della vela. Un’ala praticamente perfetta, sulla quale i velai possono liberamente sbizzarrirsi nel disegnarne i profili, soprattutto quelli relativi all’allunamento: in questo caso e in questa importante parte della randa,
si notano forme generose che superano spesso anche il 14% della superficie complessiva, a tutto beneficio dell’efficienza e, quindi, delle prestazioni.
Efficienza. Una randa “full batten” è estremamente efficiente. Certo, per la superficie, ma soprattutto per la forma che è
sempre molto stabile. Una vela di questo tipo è nell’insieme più
rigida di una con steccatura tradizionale, e di ciò si sente un
gran beneficio specie in condizioni di onda quando, nonostante
le sollecitazioni e i bruschi movimenti dello scafo, non subisce
nessuna temporanea deformazione. A questo punto, ci si domanda come mai una randa così performante, possibile grazie a un
sistema così funzionale, non venga adottata su tutte le barche
da regata? Per tre principali motivi: primo, perché, proprio per
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questa notevole efficienza, viene penalizzata dai principali regolamenti di stazza, con un aggravio del rating; secondo, per l’aumento di peso sull’albero, dato dalla rotaia e dai carrelli; terzo,
per la perdita della gestione della flessibilità dell’albero. Non c’è
dubbio che un profilato d’alluminio (rotaia) applicato solidale alla faccia posteriore dell’albero, ne irrigidisca la flessione sul piano longitudinale, inibendo questa importante regolazione. A tal
proposito, gli attrezzisti più preparati conoscono i migliori sistemi di rotaie e il modo più correto per montarle, aspettando di
serrare i bulloncini solo dopo aver regolato l’albero alla sua giusta preflessione.
Durata del tessuto. Quest’aspetto è un gran vantaggio dato
dal sistema a “rotaia e carrelli”. La vita delle rande “full batten”
è decisamente più lunga, per via della presenza delle stecche lunghe. Queste evitano gli sbattimenti che si hanno a ogni virata,
quando la vela fileggia controvento. Può sembrare un dato irrisorio, ma in realtà non lo è affatto, tanto che tra i test effettuati
dai produttori di tessuti ne esiste uno, realizzato con una speciale
macchina, che sottopone a questo tipo di stress il materiale. Problema maggiormente sentito su tessuti di tipo laminati, dove si
accoppiano più materiali (Mylar, Kevlar, carbonio, ecc.) incollati
tra loro, e quindi dove la delaminazione è sempre in agguato.
Praticità d’uso. Grazie a questo sistema, si assiste ad agevoli
issate eseguite da navigatori, in assoluta autonomia e senza lo
spreco di forze. Così come ad ammainate rapide e precise, ma solo con il necessario ausilio di un Lazy Jack. Un dato importante
è che dopo l’ammainata, la randa non finisce sulla coperta o peggio, con un po’ di vento fresco, in acqua, in quanto tutti i carrelli
rimangono solidali alla rotaia. Anche la presa di terzaroli risulta
pratica, richiedendo pochissima fatica, e può essere effettuata
anche da una sola persona.
Versatilità. Il sistema prevede varie misure di rotaie e di carrelli, adattabili a qualsiasi albero. Si monta in un tempo relativamente breve (fondamentale affidare il tutto a un bravo attrezzista) e, se si vuole, si può smontare per tornare al vecchio sistema, visto che l’albero non subisce nessun tipo d’intervento invasivo. Per applicare i carrelli e le stecche lunghe, la randa andrebbe modificata abbastanza radicalmente, cosa per la verità sconsigliata. Meglio farne confezionare una nuova, anche per non perdere i notevoli vantaggi dati dal disegno di una randa “full batten”, di cui si diceva prima.
■ Contro:
Costo. Il sistema è sofisticato, di grande precisione e complesso, perciò dal costo rilevante. Si è in presenza di molte parti
e il loro montaggio, se ben eseguito, non può essere economico.
Inoltre, come si diceva, va acquistata una nuova randa che, lo
sappiamo bene, è la vela più costosa tra quelle che compongono
un normale set.
Per quanto riguarda il peso, l’applicazione di rotaia e carrelli
pone questo sistema a metà strada tra non avere completamente
niente sull’albero e i pesanti avvolgiranda. Anche se, gli aspetti
negativi dati dalle masse inerziali aggiunte sull’albero, in navigazione con mare, sono ben compensati dai benefici della randa
“full batten”.
Per completezza d’informazione va detto che, per ovviare parzialmente all’aggiunta di peso - evitando l’applicazione della rotaia sono nati carrelli su sfere che scorrono direttamente sulla canaletta dell’albero, come dei grandi garrocci però ad attrito ridotto.
Il sistema è buono, a condizione che si adatti perfettamente alla
canaletta senza eccessivo gioco.
In questa
immagine si
evince con
chiarezza
quello che
contiene
un albero con
avvolgiranda
SISTEMI AVVOLGIBILI
Peso
Incidenza sulla forma della randa
Incidenza sull’efficienza della randa
Incidenza sulla durata del tessuto
Praticità d’uso
Versatilità
Costo
Oggi, al momento dell’acquisto di una barca nuova, la maggior
parte dei cantieri offrono l’opzione di un albero con avvolgiranda,
con un leggero aumento di prezzo, se non allo stesso costo. Questo spesso invoglia il neo armatore a tale scelta, non cosciente fino in fondo dei lati positivi e negativi che ciò comporta.
L’avvolgiranda in sé è molto semplice: interno all’albero, per tutta la sua altezza, vi è un profilato cilindrico in alluminio sul quale è inferito il gratile della randa; cazzando una cima, il cilindro
ruota avvolgendo su sé stesso la vela. Viceversa, per aprirla è sufficiente cazzare una seconda cima collegata alla bugna e contemporaneamente lascare la prima. Nessun problema particolare,
tant’è che l’aspetto positivo - forse l’unico - degli avvolgiranda è
proprio relativo al suo uso, pratico e veloce.
Di punti a suo sfavore, però, ce ne sono diversi: dal peso, alla forma della randa. Perché la forma? Perché una vela per poter essere avvolta non può avere stecche e, conseguentemente, allunamento. Inoltre, non può avere grasso adeguato; e questo è un
problema se si pensa al tipo di barche a cui ci riferiamo. Barche
da crociera, generalmente dal dislocamento superiore alla media,
dove al contrario serve una randa potente e quindi con il grasso
nei punti giusti. Per ovviare al grosso inconveniente dell’allunamento, opportunamente i velai propongono rande con stecche
verticali, in modo da poter trasformare la linea di balumina da negativa in leggermente positiva e rendere quindi appena più efficiente la vela. Ma il problema grasso rimane e le rande avvolgibili, per quanto sapientemente vengano disegnate e confezionate,
in definitiva sono dei fazzoletti dalle forme discutibili.
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In queste due foto si notano i
notevoli passi avanti fatti
dalle velerie nella ricerca di
una buona forma e del relativo
miglioramento dell’efficienza,
delle rande avvolgibili. Per
esempio, la Hood Sailmakers
ha messo a punto un taglio
full batten verticale,
apprezzabile per le linee che
conferisce alla vela
Un boma della Marten Spars con avvolgiranda
idraulico: questo sistema dà la passibilità di avere
anche una randa steccata orizzontale, ma è difficile
da gestire al momento dell’ammainata
■ Pro:
Praticità d’uso. L’unico aspetto veramente positivo è la praticità d’uso. Non c’è dubbio che il sistema di avvolgiranda è il più
semplice da usare, il più comodo e il più pratico. Una vela così
gestita, si apre in pochi secondi e si avvolge in qualche minuto.
Per le barche più grandi è previsto anche il comando elettrico o,
nei casi di estese superfici veliche, addirittura idraulico, cosa che
rende ancora più comoda qualsiasi manovra, compresa quella di
ridurre tela. Non si può più chiamare “presa di terzaroli” proprio
perché non esistono più ne borose ne matafioni: basta avvolgere
quanto basta e la randa in più finisce dentro l’albero.
■ Contro:
Peso. Un albero con avvolgiranda pesa abbastanza di più rispetto a un suo equivalente privo di tale meccanismo. Intanto
perché all’interno è contenuto tutto il sistema avvolgibile e poi
per via della sezione dell’estruso, necessariamente superiore alla
norma per contenere la randa completamente avvolta.
Se, a questo handicap, si aggiunge la scarsa efficienza della ve94 Gennaio 2005
la, non sono difficili da immaginare le conseguenze durante una
bolina già con leggera onda: un beccheggio esagerato e un passaggio sull’onda faticoso e pesante, che rendono la navigazione
scomoda e lenta.
Ma, il problema si fa sentire molto anche comodamente ancorati
in una bella baia, se si pensa che al già superiore peso dell’albero si aggiunge quello non indifferente della randa, a riposo completamente avvolta. Basta la presenza di un po’ di onda o il passare di un piccolo tender per far rollare l’imbarcazione maggiormente e più a lungo rispetto alle altre senza avvolgiranda, ancorate nei pressi.
Forma della randa. Sulla forma delle rande avvolgibili c’è poco da aggiungere rispetto a quanto già detto. Le velerie non possono fare molto per cercare di rendere un minimo più efficienti
vele a questo destinate. L’adozione di una steccatura verticale, ha
reso possibile la realizzazione di po’ di allunamento, che non supera però il 5-6% dell’intera superficie.
Efficienza. Una randa avvolgibile, oltre ad avere una bassa efficienza in partenza -per i limiti progettuali di cui sopra - è praticamente inregolabile e darle una forma accettabile è sempre
un’impresa. Se si aggiunge il fatto che l’albero, con tutto il maccanismo al suo interno e la sezione dell’estruso maggiorata, è pra-
ticamente un palo rigido, le possibilità sono veramente poche, limitate a vang e tesabase.
Durata del tessuto. Quando si vedono imbarcazioni con rande avvolgibili realizzate in tessuti laminati, viene da pensare all’incompetenza (non voglio credere alla malafede) di colui che ha
orientato l’armatore verso tale acquisto. Se si pensa che i tessuti laminati sono realizzati a strati di materiali incollati, si comprende facilmente come avvolgerli e stenderli un gran numero di
volte possa arrecare danni, favorendo e accelerando i processi di
delaminazione. Si sente dire, per sconfessare questa tesi, che le
vele è meglio avvolgerle piuttosto che piegarle. Questo è vero, ma
con diametri e tensioni completamente diversi da quelli che si
concretizzano all’interno di un albero. Quindi, è consigliabile far
realizzare rande avvolgibili solo con tessuti e non con laminati.
Ma, in ogni caso, le sollecitazioni alla vela non sono qui limitati. Una randa senza stecche o con stecche verticali, sbatte moltissimo quando al vento, andando a stressare proprio la parte po-
steriore, quella più vicina alla balumina, quella sottoposta dal
vento a una pressione maggiore e che, quindi, dovrebbe resistere
più a lungo ai carichi. Infine, una vela avvolta dentro un’albero
e, perciò, sempre esposta a escursioni termiche, umidità, polvere, ecc., è suscettibile più di altre a formazioni di muffe.
Versatilità. Una volta scelto un albero con avvolgiranda per
cambiare sistema si deve sostituire l’albero.
CONCLUSIONI
Alla luce di questa panoramica di massima sui sistemi atti a gestire le manovre della randa e sui principali ausili nati per facilitare tali manovre, si deduce che, come per molte cose legate alle
attrezzature della barca, prima di decidere quale adottare è sempre meglio fare una profonda analisi dell’uso che se ne farà, oltre
che dei pro e dei contro. Così, è possibile evitare di ritrovarsi con
qualcosa che non soddisfa e pentirsi quando ormai è troppo tardi
tornare indietro, se non a costi esagerati.
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