n.3 - 1 febbraio - Pro Civitate Christiana

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n.3 - 1 febbraio - Pro Civitate Christiana
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ANNO
periodico quindicinale
Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.
dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 2, DCB Perugia
€ 2.70
03
1 febbraio 2011
Rocca
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sommario
Rivista
della
Pro Civitate Christiana
Assisi
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postmoderno
globalizzati
e confusi
produttività Fiat
il cervello prima delle braccia
emergenze
una Protezione
Civile
per il pianeta
TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE
ISSN 0391 – 108X
cristiani
dietro le quinte
della violenza
Corte
Costituzionale
taglio
al mercato
delle indulgenze
PD
un partito a rischio
la coscienza
tra individualismo
e mero epifenomeno
scuola laicità
religioni
Benedetto XVI
libertà religiosa
e ruolo pubblico
delle religioni
teologia
l’origine, la vita
la mente e Dio
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Ci scrivono i lettori
Anna Portoghese
Primi Piani Attualità
Giovanni Sabato
Notizie dalla scienza
Vignette
Il meglio della quindicina
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43
46
Raniero La Valle
Resistenza e pace
Obama e Christina
49
Maurizio Salvi
Attentati contro i cristiani
Dietro le quinte della violenza
50
Roberta Carlini
Produttività Fiat
Il cervello prima delle braccia
53
Romolo Menighetti
Oltre la cronaca
Operai
54
Giancarlo Ferrero
Corte Costituzionale
Un taglio al mercato delle indulgenze
57
Ritanna Armeni
Pd
Un partito a rischio
58
Tonio Dell’Olio
Camineiro
Non muore colui che genera
58
Un confronto tra Autori e Lettori di Rocca
Quale legge elettorale?/4
59
Fiorella Farinelli
L’italiano agli stranieri
Imparare una lingua che nessuno t’insegna
59
Oliviero Motta
Terre di vetro
Siamo un (bel) mistero
60
Pietro Greco
Emergenze
Una Protezione Civile per il pianeta
60
Stefano Cazzato
Lezione spezzata
Lei domani sciopera?
Claudio Cagnazzo
Postmoderno
Globalizzati e confusi
Giannino Piana
L’alfabeto dell’etica
La coscienza tra individualismo e mero epifenomeno
61
62
63
Giuseppe Moscati
Maestri del nostro tempo
Gilbert Simondon
Un punto di vista alternativo sulle dinamiche sociali
Flavio Pajer
Intercultura
Scuola, laicità, religioni
Giancarlo Zizola
Il papa al Corpo Diplomatico
Libertà religiosa e ruolo pubblico delle religioni
Enrico Peyretti
Fatti e segni
Fascismo e bancomat
Carlo Molari
Teologia
L’origine, la vita, la mente, Dio
Rosanna Virgili
Introduzione alla lettura della Bibbia
Aree di oscurità
Lilia Sebastiani
Il concreto dello spirito
Misericordia
Paolo Vecchi
Cinema
Il sogno di Clint
Hereafter
Roberto Carusi
Teatro
Oggi come ieri
Renzo Salvi
Rf&Tv
Eureka
Mariano Apa
Arte
Fiocchi
Alberto Pellegrino
Fotografia
Nino Migliori e il Neorealismo
Enrico Romani
Musica
Vent’anni fa il grunge
Giovanni Ruggeri
Siti Internet
Skype entra in azienda
Libri
Carlo Timio
Rocca Schede
Organizzazioni in primo piano
Consiglio d’Europa
Luigina Morsolin
Fraternità
Guinea: una scuola per Sankama
➨
l’articolo
IL PAPA AL CORPO DIPLOMATICO
libertà religiosa e ruolo
pubblico delle religioni
ROCCA 1 FEBBRAIO 2011
Giancarlo
Zizola
L
’ampio discorso letto il 10 gennaio da
Benedetto XVI al Corpo Diplomatico
accreditato presso la Santa Sede ha ribadito la preoccupazione del papato
per la situazione di vulnerabilità in cui
versano i diritti di libertà religiosa,
anche nel democratico Occidente.
Il papa è tornato in modo circostanziato a trattare la stessa questione già rilevata nel suo Messaggio per la Giornata della Pace 2011, segno
che egli avverte la pertinenza e l’urgenza di questo problema etico-giuridico internazionale, relativo a uno dei diritti umani fondamentali, anzi
il più fondamentale di tutti, alla sua missione
di pastore universale. Si è potuto ancora una
volta discernere che per la Chiesa romana la
libertà religiosa è rivendicata anzitutto come
diritto civile per tutti i credenti a qualunque
credo appartengano, e non più unicamente
come privilegio confessionale proprio, e persino esclusivo, come all’epoca della sua pretesa
di essere la sola religione vera.
Assumendo la realtà inesorabilmente pluralistica delle religioni mondiali, tutte invitate a
misurarsi e a moderarsi secondo i canoni della libertà religiosa, Benedetto XVI ha posto
un principio regolativo generale per la protezione delle minoranze: «Il peso particolare di
una determinata religione in una nazione –
ha detto – non dovrebbe mai implicare che i
cittadini appartenenti ad altra confessione siano discriminati nella vita sociale o che sia
tollerata violenza contro di loro».
verni dei paesi riguardati in Medio Oriente di
adottare «misure efficaci per la protezione
delle minoranze religiose». In particolare significativo è stato l’invito rivolto ai dirigenti
politici del Pakistan a abrogare la legge contro la blasfemia, evidentemente usata come
«pretesto per provocare ingiustizie e violenze
contro le minoranze religiose».
Questi appelli specifici attingevano ad una percezione maturata dalla Santa Sede, specialmente in occasione del Sinodo per il Medio
Oriente svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2010.
In tale quadro, si era potuto assumere un insieme di dati dai quali era stato possibile circoscrivere l’obiettivo strategico dei crescenti
attacchi terroristici alle comunità cristiane in
Africa e in Oriente: l’obiettivo cioé di perfezionare una ricombinazione geo-religiosa tale
che risponda più precisamente al mostruoso
disegno di una ridefinizione identitaria delle
mappe delle religioni mondiali, una colossale
«pulizia etnica» delle religioni nel pianeta,
convogliando i cristiani in Occidente e riconsegnando le terre a maggioranza islamica integralmente all’Islam. Un’alchimia non nuova nella storia, anzi una anacronistica fotocopia dello schema della Pace di Westfalia che
nel 1648 chiudeva la macelleria della Guerra
dei Trent’anni fra i cristiani in Europa adottando il principio separatista «cuius regio ejus
et religio». Noi cristiani europei non abbiamo
niente da imparare da nessuno in fatto di orrori, abbiamo dato lezioni anche all’inferno.
pulizia etnica delle religioni
critica all’Occidente
Dalla rivendicazione della dimensione religiosa in quanto costitutiva dell’uomo e della
società umana, l’analisi si è addentrata sulla
fenomenologia delle aggressioni subite dalle
minoranze cristiane in Medio Oriente, fino
alla strage dei copti durante la liturgia di fine
d’anno nella chiesa dei Santi ad Alessandria
d’Egitto.
Di qui la denuncia di una strategia del terrorismo mirata a sradicare le comunità cristiane dai rispettivi territori, anche di antico insediamento, come in Iraq e in Nigeria, per risospingerle in dolorosi flussi di diaspora, di
fatto in corso, verso lidi più sicuri in Europa
e in America. Ne è seguita la richiesta ai Go-
Il discorso ha puntato poi verso l’Occidente, e
in questa direzione non ha certo attenuato il
livello della critica, anzi. La contestazione papale ha preso di mira proprio la contraddizione esplosiva di società che sbandierano il
pluralismo e la tolleranza del loro sistema politico, ma quanto a libertà religiosa inclinano
piuttosto a politiche di emarginazione. «Si
tende a considerare la religione, ogni religione – questa l’accusa di Benedetto XVI – come
un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante,
e si cerca con diversi mezzi di impedirne ogni
influenza nella vita sociale. Si arriva così a
pretendere che i cristiani agiscano nell’eser-
punte di massimalismo
Più in generale, possiamo dire che questo discorso, se sarà ricordato dagli storici di questo
pontificato, lo sarà probabilmente perché, pur
collocandosi al seguito della Dichiarazione conciliare «Dignitatis humanae», non solo ha rifiutato un’interpretazione restrittiva del diritto di libertà religiosa (come mera libertà di culto), ma ne ha raccomandato un’interpretazione espansiva, che in qualche punto è apparsa
anzi invasiva per il suo massimalismo. In tale
diritto sono stati inclusi anche i diritti scolastici delle Chiese e a strutture pastorali adeguate,
una «piena autonomia di organizzazione e la
libertà di compiere la loro missione», non solo,
ma anche garanzie alle comunità religiose di
operare liberamente nella società con iniziative di carattere sociale, caritativo o educativo.
Non è mancata l’assicurazione che «la Chiesa
non cerca privilegi né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma semplicemente esercitare questa missione con libertà».
Tuttavia si poneva obiettivamente a ogni osservatore imparziale la riflessione sul punto
di equilibrio da stabilire tra questo principio
di discrezione che la Chiesa si autoimpone e
le altre rivendicazioni specifiche di un suo ruolo pubblico regolatore circa l’educazione sessuale e persino l’educazione civile, altrettanti
campi soggetti alla funzione programmatica
e normativa delle istituzioni pubbliche competenti in una società pluralistica, e non riconducibili all’egemonia di una confessione
religiosa, a meno di non attentare ipso facto
al principio di libertà religiosa che si vorrebbe astrattamente onorare.
nostalgia per lo Stato confessionale?
Una difficoltà di discernimento aggravata da
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una successiva asserzione pontificia nello stesso discorso, laddove figurava la critica «a pretesi nuovi diritti, attivamente promossi da certi
settori della società e inseriti nelle legislazioni nazionali o nelle direttive internazionali,
ma che non sono in realtà che l’espressione di
desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell’autentica natura umana».
Di qui la preoccupazione che una dismisura
interpretativa dei principi fondamentali della
libertà religiosa possa in realtà rivelare, precisamente per l’esorbitanza delle rivendicazioni in essa fondate, un processo di rielaborazione, tuttora imperfetto nella Chiesa cattolica, della sua nostalgia per lo Stato confessionale, quasi non fosse ancora uscita dal regime di cattolicità per assumere il principio di
laicità, come quadro regolatore del pluralismo
religioso delle società moderne.
E l’ansietà di certe letture dell’allocuzione papale agli Ambasciatori è stata tale da suscitare presso alcuni di loro l’interrogativo: cosa
infine resterebbe dell’autonomia dello Stato
laico, cosa anche del principio di separazione, cosa del suo statuto di «dominus» su questi terreni cruciali dell’ordinamento pubblico
di una società pluralista anche sotto il profilo
religioso se le comunità religiose e le Chiese
dovessero avocare alle loro visioni e pretese
confessionali il controllo della politica demografica degli Stati o persino della politica dell’educazione «civica»? Non si finirebbe di questo passo per regredire all’integralismo e al
fondamentalismo che si condanna in alcuni
Stati islamici? Infine, sembra meritevole di
riflessione il passaggio in cui Benedetto XVI
ha affermato che «le comunità cristiane, con
il loro patrimonio di valori e principi, hanno
fortemente contribuito alla presa di coscienza delle persone e dei popoli circa la propria
identità e dignità, nonché alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispondenti doveri».
un passato che non passa
Evidentemente un’udienza ai diplomatici per
gli auguri di Capodanno non era la sede adatta per un excursus storico. Pure il tema del
rapporto fra Chiesa e democrazia è carico di
troppe contraddizioni per poter essere liquidato senza la necessaria circospezione. L’ottimismo di una lettura selettiva della realtà storica, notoriamente inclusiva di lati deteriori,
si espone a troppe contestazioni o ad approvazioni meramente rituali e opportunistiche.
Il peggio è che potrebbe far dimenticare alla
Chiesa che la cosa più conveniente per lei sarebbe in ogni caso, oltre che di sottomettersi
alla verità storica, di minimizzare i fattori che
potrebbero fomentare una scissione culturale tra il mondo religioso e un mondo «esterno» strutturato democraticamente e criticamente. L’esito di queste strategie dello struzzo sarebbe con elevata probabilità di inferire
ROCCA 1 FEBBRAIO 2011
cizio della loro professione senza riferimento
alle loro convinzioni religiose e morali, persino in contraddizione con esse».
La denuncia anche qui è scesa nella casistica,
un terreno sempre a rischio di semplificazione. È in questo versante che il discorso si è
prestato ad alimentare alcune reazioni mediatiche, avendo preso di mira la limitazione dell’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto, all’aborto,
il bando delle feste e simboli religiosi dalla
vita pubblica, i tentativi di abolire il Crocifisso dagli spazi pubblici, certi progetti di legge
per il monopolio statale in materia scolastica
in America Latina. E la lista proseguiva con
la recriminazione di un’altra normativa statuale adottata in alcuni Paesi europei, considerata addirittura come «minaccia alla libertà religiosa delle famiglie», e cioè l’imposizione di partecipare a corsi di educazione sessuale o civile «che trasmettono concezioni
della persona e della vita presunte neutre ma
che in realtà riflettono un antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».
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.
dello stesso Autore
FEDI
E POTERI
nella società
globale
pp. 224 - i 25,00
ROCCA 1 FEBBRAIO 2011
(vedi Indice
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06081 Assisi
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Spagna di Franco, nell’Italia del fascismo e
nella Germania del III Reich nazista. Se Pio
XI protestava contro le stragi del colonialismo
fascista in Etiopia, c’era una Chiesa che le benediceva, un Osservatore romano che diluiva
le condanne papali dell’invasione, e solenni
cardinali che cantavano il Te Deum per il
trionfo della crociata della civiltà cristiana in
Africa. Quando il Partito Popolare di don Sturzo fece i primi passi per un’alleanza coi socialisti, per scongiurare l’avvento del fascismo,
si vide pregato dal papa di allontanarsi dall’Italia.
Anche in età post-conciliare, sarebbe umiliante per la verità storica tacere che la diplomazia vaticana fu compiacente, quantunque con la sofferenza di una minoranza dei
suoi vescovi, verso i regimi sanguinari di Pinochet in Cile e di Videla in Argentina. E sarebbe davvero acrobatico dimostrare che l’integralismo clericale, al comando per decenni nella Chiesa, e che ancora appare tutt’altro che guarito, abbia favorito la cultura democratica e le libere scelte politiche dei cattolici in Italia.
contro le derive dispotiche
D’altra parte è altrettanto incontestabile che
la Chiesa ha svolto un ruolo positivo, di efficacia più o meno valutabile, nell’opporsi, malgrado la persecuzione che l’affliggeva, ai regimi comunisti al potere nei paesi del centro ed
est Europa soggetti all’influenza sovietica. Con
la sua resistenza frontale ai regimi totalitari
essa ha tenuto attive le speranze della resistenza e ha contribuito alla formazione del
clima necessario per preparare in alcuni Paesi le nuove classi dirigenti, di fatto emerse non
appena il Muro di Berlino è crollato nel mitico 1989.
Anche la critica svolta dai Papi alle dottrine
e prassi economiche e politiche ispirate al
liberalismo assoluto e al primato delle leggi
«divine» del mercato hanno rappresentato
nell’insieme una forte spinta sia educativa
che per la teoria sociale a vegliare contro i
rischi di involuzione surrettiziamente totalitaria delle moderne società democratiche
ultra-liberali.
Grazie ai documenti sociali dei papi nel XX
secolo, si può riconoscere che il magistero e
la sua dottrina sociale hanno manifestato una
speciale premura per la salvaguardia di un
insieme di valori sui quali l’ordinamento democratico si sostiene e non si sono astenuti
dal mettere in guardia, con largo anticipo sui
maggiori politologi occidentali, le derive larvatamente dispotiche in agguato.
Tuttavia resta da sapere se la missione spirituale della Chiesa nel mondo non sarebbe
meglio servita in umiltà e povertà, condizioni reali – come ricordava l’abate Rosmini –
della sua libertà e profezia.
Giancarlo Zizola
FATTI E SEGNI
fascismo e bancomat
Enrico
Peyretti
more – Quella donna aveva amato
molto un uomo da poco, di cui conoscevo per caso alcune azioni deplorevoli. Forse le conosceva anche
lei, eppure lo amò molto. L’amore
non è a livello di chi è amato, ma di
chi ama. È una qualità di chi ama, non un
merito di chi è amato. L’amore è amare per
niente, senza contraccambio. Dio è amore
sprecato. Per questo è creatore. Che importa la risposta all’amore? L’amore c’è. Importa a noi entrare nella sua luce. Amare è più
che essere amati. Eppure, da parte nostra,
essere amati è più che amare.
A
Auto – Se un sindaco volesse passare alla
storia, invece di cercare ruoli più grandi
potrebbe stabilire che sulle vie (salvo i grandi viali di scorrimento) i pedoni hanno il
primato e la precedenza sulle auto. In fondo, valgono di più. Anche nella mia città
(cosiddetta) dell’auto.
Bancomat – Non spacco le vetrine e i bancomat per diverse ragioni: non ho forza e coraggio fisici, sono educato all’autocontrollo,
temo anche le conseguenze. Non giustifico
chi lo fa, ma condivido la sua rabbia. Sento
dal GR1 che l’allenatore dell’Inter licenziato
ha «guadagnato» (per così dire), tra stipendi
e liquidazione, 29.000 (ventinovemila) euro
al giorno. Sento dalla stessa fonte che un
calciatore viene assunto a 150.000 euro lordi a settimana, più di 20.000 al giorno. Sento che Marchionne – rifondatore «minestrafinestra» della Fiat (che è ancora l’ossigeno
della mia città), per costruire quelle follie
ruba-aria e ruba-spazio che sono gli arroganti suv – «guadagna» 400 volte il salario di un
operaio (cioè un operaio deve lavorare 400
anni per mettere insieme quello che Marchionne accantona in un anno), quando sento queste cose e non sento urlare i partiti
«democratici» per proporre e programmare
la disintossicazione della società da questo
schifo, e vedo gli operai che stupidamente
finanziano quei calciatori andando allo stadio e votando chi li paga, allora sento la stessa
rabbia di chi spacca i bancomat come simbolo. Non uso la mazza, ma la parola, perché penso che sia più forte.
Chiesa – Di necessità, inevitabilmente, la
chiesa dà scandalo. Infatti, essa porta un
vangelo a cui è inferiore. Non solo per i
nostri peccati di cristiani, ma per la gran-
dezza del vangelo. Sbaglia, però, chi si aspetta dalla chiesa l’adeguamento al vangelo.
Essa è un dito che indica il sole, non è il sole.
Indica il sole anche, spesso, con l’ombra della sua pesantezza che intercetta la luce. Cristiani e non cristiani, rimproverate la chiesa, ma anche abbiate misericordia per la
chiesa. Discutetela con verità. Accusatela
della pretesa di essere fedele, ma non dimenticate che molti, nella chiesa, cercano di essere fedeli senza pretesa di esserlo. Criticate
e ridicolizzate la prosopopea sacra della casta sacerdotale, ma non ignorate che là in
mezzo ci sono persone umili e sante, che si
spendono totalmente nell’ascolto di Dio e
nella dedizione ai fratelli. Un teologo assai
critico della chiesa-teoria-organizzazione,
come Hans Küng, ha detto: «Io non sono più
cristiano della chiesa».
Fascismo – Le pubblicità delle auto che mi
tocca subire se vado al cinema, prima del
film, sono tra le cose più volgari che si trovano in giro. E se non sono volgari, sono al
livello mentale di un bimbo di tre-quattro
anni. Come dice Goffredo Fofi, la pubblicità
è il fascismo del nostro tempo. E infatti...
Solo questo – Mi scrive un amico sapiente:
«Di voler bene a chi ci è simpatico, sono
capaci anche i cattivi. Il vangelo di Gesù
Cristo propone e rende tutti capaci di amare chi non lo merita, chi non ci ama, chi è
straniero, e persino chi ci è attivamente
nemico. Amare vuol dire dare senza contraccambio, l’opposto dell’interesse capitalistico». Ogni spiritualità che, sotto qualunque
nome, contiene questo spirito, è salvezza. La
chiesa cattolica italiana, la gerarchia cattoberlusconiana, dovrebbe dire e testimoniare solo questo, invece di intrallazzare, per
qualche utile materiale, con un governo falsario e autoritario, che rappresenta e impersona l’egoismo più volgare.
Stupore – La «religione» (nel senso migliore
della parola, non clericale), è «stupore religioso» (scrive Arturo Paoli, lunga vita vivissima). Che gusto c’è a spegnere lo stupore,
che è vita aperta, e a negarne la libera circolazione sociale? Perché averne paura, se lo
si capisce e lo si sente, senza lasciarlo monopolizzare dai vari cleri dottrinari e escludenti? Anche poesia e musica, senza imporle a nessuno, sono beni di tutti.
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ROCCA 1 FEBBRAIO 2011
IL PAPA
AL CORPO
DIPLOMATICO
qualche danno alla credibilità delle proclamazioni libertarie universali del papato contemporaneo. E resterebbe da dimostrare che questo approccio trionfalistico abbia qualcosa da
condividere con lo spirito penitenziale raccomandato dai mea culpa di Giovanni Paolo II
per gli errori storici degli uomini di Chiesa:
senza questo spirito di pentimento sarebbe difficile ritenere che la Chiesa possa liberarsi da
«un passato che non passa» per disporsi umilmente al servizio delle coscienze e dei popoli.
D’altra parte si deve ammettere che un linguaggio del genere resta il bagaglio naturale
di una struttura diplomatica che continua a
riprodurre addosso al «mistero della Chiesa»
il manto della sovranità temporale. Si deve
ricordare che la Chiesa romana è la sola istituzione confessionale al mondo ad avere accesso alle relazioni diplomatiche e a essere
direttamente riguardata dal diritto internazionale. È ben noto che in non pochi cristiani
questo statuto politico statuale della Chiesa
solleva delle difficoltà, anche se è più chiaro
oggi che essa non è una potenza di ordine politico ma unicamente di ordine morale. Tuttavia ad un pubblico medio, non portato a sottili distinzioni, la permanenza di prerogative
statuali nel papato appare come residuo del
passato temporalista della sovranità pontificia, tale da ingenerare inaccettabili confusioni nella sua identità spirituale con il paradigma di una religione politica. Con tentazioni
di ingerenza che riemergono costantemente.
Per non citare che alcuni infortuni, pare che
gli interventi gerarchici recenti sulla politica italiana non corrispondano esattamente
all’affermazione del papa sulla estraneità
della Chiesa dalla politica.
Il meno che si potrebbe dire è che il papa predica bene ma che alcuni fra i suoi cardinali
praticano il contrario di ciò che egli dice. Non
occorre risalire troppo indietro per ritrovare le
guerre religiose in Europa, le cui cicatrici segnano ancora la memoria del nostro presente.
La stessa critica atea e anticlericale si radica
largamente in questa memoria. Ci si chiede se
chiunque abbia a cuore il trionfo della verità,
per quanto dolorosa possa essere, possa ritenere conveniente passare uno strato di bianco
sulle imprese sanguinose della colonizzazione
colombiana e sul cristianesimo coatto con la
scia di distruzioni operate in nome della fede
cristiana su un certo numero di culture.
Una rilettura bigotta della storia della Chiesa
sembra ostinarsi ancora nella ricerca dell’autoassoluzione su eventi ferali come le stragi
degli eretici, l’Inquisizione, la persecuzione dei
diversamente pensanti e dei diversamente credenti. Nel paradigma della Pace di Westfalia,
che abbiamo appena ricordato, il principio di
cattolicità venne applicato in termini esclusivi. Se non si era cattolici non si aveva il diritto di cittadinanza nel Regno di Francia. La
regola era l’intolleranza. È un fatto storicamente non contestabile che nel Novecento la
Chiesa era collusa con i regimi assolutisti nella