una minaccia per le foreste brasiliane

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una minaccia per le foreste brasiliane
UNA MINACCIA PER LE FORESTE BRASILIANE
Un nuova proposta di indebolimento del codice forestale
minaccia le foreste pluviali in Brasile
Aprile 2001 – a cura di Sergio Baffoni, campagna foreste – Greenpeace
E' dal 1999 che la lobby agraria brasiliana, la cosiddetta "Bancata Ruralista" guidata dalla Confederazione
Nazionale dell'Agricoltura (CNA) e rappresentata nel Congresso brasiliano dal deputato Moacyr Micheletto,
tenta di emendare il codice forestale brasiliano.
Entrato in vigore nel 1965, il codice forestale è diventato il principale strumento legislativo nella regolazione
dell'uso della terra in Brasile. Tale codice regola la protezione di tutte le foreste del paese, dalle aree costiere e
delle lagune a mangrovie, delle praterie e paludi dell'interno.
L'obiettivo della lobby agraria è chiaro: modificare il codice forestale per aumentare le terre a disposizione dei
latifondisti, in particolare per gli allevatori. Questo, sostengono, sarebbe necessario allo sviluppo economico
del Brasile. All'inizio del 1999 Micheletto per conto della lobby agraria, ha presentato un progetto di legge
che avrebbe permesso ai privati di deforestare il 50% delle aree di loro proprietà in Amazzonia (al momento
la percentuale consentita è del 20%). La proposta ha incontrato una fortissima reazione da parte della società
civile, e non è stata approvata dal Congresso.
Nel marzo 200 il Consiglio Nazionale Brasiliano per l'Ambiente (CONAMA) ha redatto un testo di legge in
alternativa al progetto di Micheletto. Questo testo è il risultato di un lungo processo di consultazioni, che ha
visto 30 udienze pubbliche in 20 stati brasiliani, ed ha coinvolto 730 organizzazioni e gruppi della società
civile. Per la prima volte l'intera società brasiliana è stata investita da un dibattito pubblico ed aperto sulla
questione ambientale. Non è certo una proposta di legge perfetta, ma è quanto di meglio le associazioni
ambientaliste si potessero aspettare al momento. La proposta del CONAMA è appoggiata da Greenpeace così
come da molte altre associazioni ambientaliste brasiliane. Il progetto di legge del CONAMA sarà votato dal
Congresso nel corso dell'anno.
Nell'aprile scorso, la lobby agraria ha rilanciato una versione aggiornata del vecchio progetto di legge
Micheletto. Il nuovo testo è per certi versi anche peggiore del precedente, in quanto tenta di utilizzare la
mappatura economico-ambientale per nascondere un incremento della deforestazione. Il nuovo progetto di
legge Micheletto permetterebbe la deforestazione del 60% delle piccole proprietà forestali in Amazzonia (al
di sotto dei 150 ettari), e il 50% delle aree marginali di foresta, ossia quelle aree in cui la foresta amazzonica
degrada verso la prateria. Si tratta di aree "di confine" caratterizzate da una biodiversità spesso più ricca della
stessa Amazzonia.
Come se non bastasse, il progetto di legge Micheletto prevede un "principio di compensazione" che
permetterebbe ai proprietari di deforestare aree maggiori di quelle consentite dalla legge, aumentando in
cambio l'area adibita a riserva naturale in un'altra proprietà. E' molto difficile controllare che questo avvenga
realmente, ma il pericolo maggiore consiste nel fatto che i proprietari terrieri relegheranno a "riserva naturale"
le aree dove il suolo è più povero, o le proprietà situate in aree comunque inaccessibili.
Il progetto di legge Micheletto si basa su una supposizione pretestuosa: che le regioni del nord, dell'ovest e
del centro del Brasile possano svilupparsi economicamente solo facendo spazio all'allevamento estensivo e
alla monocoltura della soia e del cotone.
Si tratta ovviamente di una concezione superata, proposta solo per coprire la voracità di terra dei grandi
latifondisti. Un recente studio congiunto della Banca Mondiale e di Imazon (istituto di ricerca brasiliano)
mette in evidenza come appena il 17% del terreno nella regione amazzonica sia adeguato all'agricoltura o al
pascolo. Il restante rischia di essere destinato ad un utilizzo di breve termine. La copertura forestale mantiene
e protegge un sottile strato di ricchissimo humus su un suolo di argilla o sabbia. Subito dopo la deforestazione
il terreno è ricchissimo, ma in breve tempo le forti piogge amazzoniche dilavano l'humus, e la produttività
decresce rapidamente.
In Brasile il basso costo del terreno, rende pratica comune un uso della terra a breve termine: si sfrutta il
terreno fino a quando non perde la sua produttività. Quindi ci si sposta verso nuove terre, sottratte alla foreste.
Nell'Amazzonia brasiliana sono stati deforestati 560 milioni di ettari di foresta, un 15% del totale. Di questi
già 16 milioni sono degradati e abbandonati. La maggior parte delle terre "produttive" è comunque adibita al
pascolo estensivo, perché non offre sufficienti risorse per l'agricoltura. Inutile dire che il pascono e
l'agricoltura estensiva generano ben poco lavoro, spingendo le popolazioni rurali verso l'inurbamento e la
miseria. Lungi dal portare sviluppo, rappresentano uno dei fattori di arretratezza del paese.
Senza contare che la distruzione della foresta, oltre a rappresentare un disastro ambientale, oltre a togliere le
basi di sussistenza alle comunità che la abitano, oltre a creare danni (anche economici) imprevedibili nel
lungo periodo, rappresenta in sé un elemento di contrasto allo sviluppo: il sud del paese, che un tempo era
ricco di foreste, oggi importa 10 milioni di metri cubi l'anno di legno dall'Amazzonia. Il disboscamento riduce
drasticamente le riserve d'acqua, insidia la produzione di energia idroelettrica e rischia di mutare il clima di
intere aree, con conseguenze facilmente immaginabili.
La società brasiliana è fortemente contraria alla distruzione dell'Amazzonia. Un sondaggio di opinione
commissionata nel 2000 da Greenpeace, WWF e dal quotidiano brasiliano "O Estado de S. Paulo", mostra che
l'80% degli elettori brasiliani sono contrari alla continua distruzione della foresta amazzonica, che non
voterebbero per i candidati schierati con i progetti di indebolimento del codice forestale.
Secondo un altro sondaggio commissionato dal WWF e dall'associazione brasiliana ISER nel 2001, la
protezione delle foreste è la priorità per la vita di 20 milioni di abitanti delle regioni amazzoniche. Il 69%
degli intervistati non considera il "progresso" più importante della preservazione dell'ambiente.
Perché modificare il codice forestale?
Il codice forestale brasiliano è ormai invecchiato, e necessita un aggiornamento. Benché sia stato redatto nel
1965, diversi articoli ancora non sono stati messi in pratica 36 anni dopo. Secondo la costituzione brasiliana,
il governo ha il diritto - dovere di emanare decreti legge provvisori per regolare gli articoli non ancora messi
in pratica. Questi decreti legge presidenziali devono poi essere confermati ogni mese per non decadere. E'
proprio uno di questi fragili decreti che regola la percentuale di terreni privati soggetti a deforestazione per
uso agricolo.
Fino al 1996, nella regione amazzonica il codice forestale permetteva agli agricoltori di deforestare il 50%
delle loro proprietà. Solo in seguito ad una forte pressione da parte dell'opinione pubblica e a un pericoloso
aumento del tesso di deforestazione, nel giugno 1996 il Presidente della Repubblica ha emanato un decreto
legge che riduce la percentuale di terreno deforestabile dal 50% al 20%. Il restante 80% è diviso tra aree a
protezione totale ed aree riservate ad un utilizzo sostenibile. Le aree a protezione totale sono le rive dei corsi
d'acqua, gli habitat di specie minacciate, gli ecosistemi fragili e le aree ad alto valore paesaggistico. Sono
coperti da un mandato di protezione totale e non possono essere toccate. Nelle aree destinate ad uso
sostenibile non e' consentito il taglio a raso, ma è possibile praticare il taglio selettivo di alberi ad uso
commerciale.
Immaginiamo un agricoltore con 10.000 ettari di terreno. Legalmente può deforestare 2.000 ettari. Dopo aver
mappato l'area di protezione totale (mettiamo 500 ettari), può sottoporre al governo un piano di gestione
forestale ed ottenere il permesso per lo sfruttamento dei rimanenti 7.500 ettari, considerati dal codice riserva
forestale.
Secondo la legge brasiliana, il Presidente deve rinnovare i decreti legge ogni mese, fino a quando il Congresso
non li approva (o non li abroga). Il Congresso può anche votare una nuova legge che sostituisce il decreto
legge presidenziale, o modifica gli articoli da esso regolati: è quello che sta accadendo ora. La lobby agraria
sta cercando di modificare gli articoli 1, 2, 4 e 44 del codice forestale, per sostituirli con normative
completamente diverse.
Se il progetto di legge Micheletto sarà approvato, la foresta pluviale amazzonica non sarà l'unico ecosistema
ad essere minacciato. In pericolo saranno anche le residue aree di foresta costiera (la mata atlantica, un
ambiente ricchissimo di biodiversità, di cui ora resta appena il 7% dell'estensione originaria), le aree costiere
salmastre a mangrovie, e tutti gli ecosistemi particolari di cui il Brasile è ricco. Oltre all'estensione delle aree
deforestabili, il progetto di legge Micheletto mira a ridurre (e in alcuni casi ad eliminare) le aree classificate
come "zone di protezione permanente". Il progetto punta inoltre a permettere la piantagione di specie esotiche
nelle aree di riserva naturale, che dovrebbero invece mantenere la copertura forestale naturale. Comunemente,
le piantagioni consistono in specie esotiche a rapida crescita, quali il pino e l'eucalipto, di cui per altro, sono
ben note le caratteristiche negative in termini di impoverimento e degrado del suolo.