Dal Forum di Roma indicazioni importanti per le foreste italiane

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Dal Forum di Roma indicazioni importanti per le foreste italiane
OPINIONE
di Davide Pettenella
Università di Padova
Dal Forum di Roma
indicazioni importanti
per le foreste italiane
U
n settore abbandonato per una carenza
culturale, politica e istituzionale.
Così è stato definito il settore forestale
italiano nell’introduzione del Forum
nazionale delle foreste organizzato
a Roma Il 29 novembre scorso
dalla Rete rurale nazionale del Ministero
delle politiche agricole. L’evento sarà ricordato
nel settore forestale come l’incontro a più alto
livello istituzionale mai organizzato nella storia
della Repubblica: aperto e chiuso dal viceministro
Andrea Olivero che ha la delega per il settore
forestale, organizzato in 10 tavoli coordinati
da autorevoli esponenti del Governo,
del Parlamento e da diversi direttori generali
del Mipaaf e dei Ministeri dell’ambiente e dei beni
culturali e del turismo. Già il fatto che per la prima
volta una rappresentanza significativa del mondo
politico, delle autorità centrali dello Stato,
delle Regioni e del mondo della ricerca
si sia ritrovata per una giornata a dialogare
con i rappresentanti della società civile,
con l’obiettivo di concordare le prossime linee
di politica del settore, è un fatto fuori dall’ordinario
e assolutamente positivo.
FINALMENTE UN LINGUAGGIO COMUNE
In effetti l’evento è sintomatico di un recente salto
di qualità nell’azione pubblica del settore: è stata
concordata con le Regioni una bozza di legge
di riforma del decreto legislativo n. 227/2001
e nel collegato agricolo è stata data al Governo
una delega perché in tempi molto brevi, ricevuto
il consenso delle Regioni, l’approvi, impegno
esplicitamente assunto dal viceministro al termine
del Forum. È stata inoltre decisa, anche grazie
a una serie di raccomandazioni del Parlamento,
l’istituzione di una Direzione foreste presso
il Mipaaf, decisione collegata alla soppressione
del Corpo forestale dello Stato (Cfs) e al passaggio
delle relative competenze a Carabinieri,
Vigili del fuoco e ad altri corpi di Polizia.
Al di là delle decisioni sull’assetto delle istituzioni
e sulle nuove norme-quadro per il settore, un
elemento che ha sorpreso i partecipanti al Forum
è stato il fatto di avere un linguaggio comune,
privo di quelle estremizzazioni delle posizioni e
dalle esasperazioni dei conflitti che hanno spesso
caratterizzato il confronto Stato-Regioni nel
passato. Di questo va dato merito al viceministro,
al (prossimo) direttore generale alle foreste,
Alessandra Stefani (prima donna, e oltretutto
forestale, arrivata a questa posizione) e al gruppo
di esperti di cui si sono avvalsi per l’organizzazione
dell’evento. La strada che ha portato a queste
scelte è stata tutt’altro che lineare: logica avrebbe
voluto che il primo passo fosse consistito in
un’ampia ricognizione dei problemi e delle
potenzialità del settore, l’elaborazione di una
strategia e successivamente di un piano di settore,
da attuare anche tramite coordinate misure
forestali nei programmi di sviluppo rurale (Psr), con
un eventuale adattamento dell’assetto istituzionale
e delle norme. Il processo ha invece seguito
una logica diversa: si è data priorità all’assetto
istituzionale, con l’irrazionale decisione di affidare
all’Arma non solo le competenze di polizia del
Cfs, ma anche quelle tecniche come la gestione
del Demanio forestale statale, il monitoraggio
della salute delle foreste e l’inventario forestale
nazionale, la prevenzione degli incendi, il controllo
del manto nevoso e delle valanghe, competenze
che sarebbe stato molto più logico (e meno
costoso!) affidare, come in tutti i Paesi nostri
partner europei, a un’amministrazione tecnica e
non a una forza armata in funzione permanente di
polizia. Dopo questa decisione oggi si parla di una
nuova legge-quadro che dovrà successivamente
ispirare l’azione delle istituzioni che operano
nel settore. Una progressione quasi opposta
a quella di una normale riforma del sistema di
governance, ma la politica italiana ci ha abituato
a questi percorsi che ci portano vicini all’abisso,
per poi riemergere verso condizioni di maggiore
equilibrio. Forse bisognava cadere così in basso
nella gestione delle politiche di settore per poter
fare un salto di qualità alle istituzioni centrali dello
Stato del settore forestale.
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47/2016 • L’Informatore Agrario
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