Dossier: danneggiati da vaccino

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Dossier: danneggiati da vaccino
DOSSIER
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LE VITTIME
DEI VACCINI
di Alexi s Myrie l
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per compiere una scelta consapevole e informata, diritto
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sommerso, cui le istituzioni non
vorrebbero dare voce e cui spesso
non si danno nemmeno le risposte
adeguate in termini di cure e sostegno. Ne sa qualcosa Nadia Gatti,
presidente del Condav, il Coordinamento nazionale danneggiati da
vaccino. Da oltre dieci anni Nadia sta
portando avanti la battaglia sua e di
altre centinaia di famiglie che, come
lei, hanno vissuto la tragedia di un figlio danneggiato dalle vaccinazioni.
I numeri
«In tutti questi anni i responsabili degli uffici ministeriali competenti
non hanno fatto altro che ripetere di
non poter fornire dati precisi sull’entità numerica dei danneggiati da
vaccino perché il disbrigo delle pratiche era avvenuto senza distinguere questi tipi di danno da quelli
provocati dal sangue infetto» spiega Nadia, facendo riferimento alla
legge 210 del 1992 che ha previsto
(soltanto vent’anni fa, prima il nulla) l’indennizzo sia per chi riporta
danni da vaccino che per chi riceve
sangue infetto. «Poi, il 29 ottobre
2005 abbiamo ottenuto la legge 229,
specifica per i danneggiati da vaccinazione e che prevede un equo indennizzo; ingenuamente abbiamo
pensato che avremmo così ottenuto
dati concreti, invece ad oggi, l’unico dato certo è quello che ufficiosamente ci è stato comunicato durante gli ultimi incontri e che abbiamo
incrociato con i dati in nostro possesso, ovvero 600-700 danneggiati riconosciuti e indennizzati. A questi
dobbiamo aggiungere circa un centinaio di persone per le quali il danno è stato riconosciuto ma a cui non
è stato dato alcun indennizzo perché
hanno presentato la domanda fuori
dai termini di legge. Una legge che
nessuno conosceva e che anche oggi
si fatica a conoscere perché, invece
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di essere esposta in tutte le Asl, negli uffici igiene, negli ospedali, nelle scuole e nelle caserme, come sarebbe previsto, è stata ed è, nella migliore delle ipotesi, dimenticata in
qualche polveroso cassetto».
I medici, a parole, in
alcuni casi riconoscono
l’avvenuto evento
avverso, ma quando gli
viene chiesto di
certificarlo, adducono
mille scuse e si defilano.
E si arriva quindi a 800. Poi ci
sono le cause in corso, di cui il
Condav può prendere in esame solo
quelle seguite direttamente, cioè un
altro centinaio. E ancora sono da
considerare una cinquantina di cause in fase istruttoria e una cinquantina quelle in attesa di risposta dal
Ministro della salute. Mille, tondi.
Mille casi, mille famiglie, mille tra-
gedie che hanno colto le famiglie alla
sprovvista perché nessuno aveva
detto loro che sarebbe potuto accadere. Ed è un dato che si presta ad essere fortemente sottostimato.
Gli ostacoli
Provate a chiedere ai genitori di un
bambino danneggiato dalla vaccinazione quanta fatica si fa ad essere
ascoltati, presi in considerazione, sostenuti e riconosciuti. Vi renderete
conto che non solo si tratta di una fatica immane, ma che queste famiglie
vivono una vera e propria via crucis
che si somma alla tragedia personale e familiare. «Gli ostacoli che abbiamo incontrato per ottenere il riconoscimento degli indennizzi sono
stati moltissimi e ancora oggi la situazione non è delle migliori» spiega Nadia. «I medici, a parole, in alcuni casi riconoscono l’avvenuto
evento avverso, ma quando gli viene chiesto di certificarlo, adducono
mille scuse e si defilano. Diciamo
che, per usare un eufemismo, sono
piuttosto restii a fare diagnosi scritte di danno da vaccino».
E per arrivare ai risultati finora ottenuti «sono occorsi anni di dure lot-
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te, manifestazioni di piazza, incontri, tavoli di trattative al Ministero
della salute e addirittura uno sciopero
della fame. Ora un altro ostacolo legislativo che siamo determinati a
eliminare è il vincolo dei tre anni previsti dalla legge 210 del 1992 per presentare la domanda d’indennizzo. Infatti, appare non solo logico ma anche giusto che lo Stato assegni un indennizzo a chi, perché obbligato o
perché fortemente sollecitato a ricevere la vaccinazione, è poi morto in
conseguenza di questa o ha subìto
una menomazione permanente. Ed è
logico e giusto che non ci siano termini per chiedere l’indennizzo, così
come sancito anche dalla Corte Costituzionale».
L’informazione che non c’è
«E sapete perché tante famiglie non
presentano la domanda nei termini
e arrivano in ritardo? Perché non
sanno nulla; prima di tutto nessuno
dice loro che esistono i danni da vaccino, in secondo luogo nessuno dice
loro che hanno il diritto di vedersi riconoscere un indennizzo» aggiunge
Nadia. La legge 210 del 1992 prevedeva che, entro sei mesi dalla sua
entrata in vigore, fossero attuati
progetti di informazione sulle complicanze causate da somministrazione di vaccinazioni o emoderivati, «cosa che non è mai avvenuta e
così facendo si è impedito ai danneggiati di prenderne conoscenza e
di poter presentare domanda per essere riconosciuti». «Tutti coloro che
ci contattano lamentano la totale
mancanza di informazione, sia sulla possibilità che i loro figli potessero
avere effetti avversi dopo le vaccinazioni, sia sull’effettiva obbligatorietà o meno delle vaccinazioni. Infatti le Asl non differenziano nemmeno le vaccinazioni obbligatorie da
quelle raccomandate».
Un’altra richiesta che sta molto a
cuore al Condav è il riconoscimento della giornata nazionale in ricordo delle persone decedute o rese disabili dai vaccini; l’associazione già
formalmente la celebra, da dieci anni
ormai, ma manca l’ufficializzazione.
«Malgrado ci siano anche deputati ad
appoggiare la nostra richiesta, non
viene presa in considerazione. Ep-
pure ricordare chi ha sacrificato la
propria vita per adempiere a un obbligo dello Stato dovrebbe essere una
priorità» prosegue Nadia. « Il tutto
senza dimenticare che, se i danneggiati da vaccino si trovano in questa
situazione, la causa è da ricercare in
chi ha sancito il diritto ad un’astratta e generica salute collettiva senza
preoccuparsi del fatto che la collettività è costituita da individui; se gli
individui vengono danneggiati, viene irreparabilmente danneggiata anche la salute collettiva. I danneggiati da vaccino sono coloro che vengono assurdamente chiamati le vittime preventivabili in astratto. Ma
non siamo astratti, siamo qui e siamo
tanti, decisamente troppi».
Nadia sa bene di cosa parla perché
c’è passata e ha sostenuto e confortato centinaia di famiglie che, come
la sua, hanno vissuto questa tragedia.
«Per i medici riconoscere pubblicamente la nostra esistenza è veramente
difficile, la loro mentalità è ancora
troppo chiusa. Accettano le vaccinazioni come un dogma sacro e intoccabile, perciò ammettere che possano anche causare danni li costringerebbe a rivedere le loro convinzioni, cosa che, per vari motivi,
quasi nessuno di loro è pronto a fare.
Alcuni rifiutano di accettare questa
realtà perché sono presuntuosi e ritengono di essere gli unici depositari
della verità, per giunta assoluta; altri sono in buona fede e credono veramente che così facendo tuteleranno il mondo dal ritorno delle epidemie, non capendo che, al contrario, causeranno solo diffidenza verso le istituzioni sanitarie. Nascondere
la verità non è mai una cosa giusta».
La denuncia
«L’informazione che viene fornita ai
genitori dei vaccinandi o ai vaccinandi stessi è incompleta e in alcuni casi fuorviante» dice ancora Nadia. «Gli eventi avversi non vengono mai menzionati se non in ultima
battuta, velocemente e fra una risata e l’altra. La mancanza di informazioni chiare e precise può essere
molto pericolosa. Senza informazioni i genitori non riescono a collegare gli eventi avversi verificatisi
dopo le vaccinazioni con le vacci-
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nazioni stesse e questo provoca la
mancata segnalazione dell’evento
avverso ai medici, la sua mancata registrazione e quindi la mancanza di
dati sulle reali reazioni avverse».
Ma quello cui Nadia fa riferimento è qualcosa di ancora più grave: «C’è una sorta di accanimento;
anche quando ci sono segnali preoccupanti, spesso i genitori vengono convinti che non ci sono pericoli e che devono continuare il ciclo
vaccinale. Così facendo si possono
provocare gravi danni, in alcuni casi
si è cercato di vaccinare o si è vaccinato anche dopo che il danno si era
manifestato. E ogni ritardo, ogni accanimento, ogni tentativo di negare
la realtà e ogni cura non pertinente
può provocare ulteriori danni».
L’incompetenza
Peraltro, anche una volta istruita la
pratica per la richiesta di indennizzo, c’è da affrontare l’estenuante
iter che prevede un giudizio di merito da parte delle cosiddette Commissioni mediche ospedaliere (Cmo).
E il panorama è sconfortante. «Purtroppo, a parte alcune isole felici, le
Cmo non hanno competenze sui
danni da vaccino, soprattutto su
bambini piccoli. Ad effettuare la visita cui un danneggiato è obbligato
a sottoporsi è un solo medico che
non è mai un pediatra e nemmeno un
neurologo. Solo dopo si riunisce la
commissione, ma non si conoscono
i criteri sui quali giudica il danno. Se
servissero solo i documenti sanitari,
non avrebbe senso convocare il danneggiato, che spessissimo è in condizioni di salute precarie; se occorresse visitarlo, non si capisce la presenza di un solo medico e per giunta non specializzato. Sappiamo per
certo, anche per esperienza vissuta,
che alcuni medici non conoscono
nulla della patologia che si ritrovano
a dover valutare e a giudicare. In alcuni casi le risposte ricevute da famiglie diverse sono identiche, praticamente fotocopiate. Peraltro chi
giudica non tiene conto di alcuna sentenza precedente e nemmeno della
legge stessa, che parla di possibilità
di inoltrare la richiesta fino a 3 anni
da quando una persona è a piena conoscenza dell’avvenuto danno. Sono
troppo poche le commissioni che
hanno lavorato bene».
L’esperienza
Il dottor Eugenio Serravalle visita da
anni bambini che hanno riportato
danni da vaccino, è autore di numerosi libri sull’argomento e coordinatore di un’associazione di medici
Cos’è il Condav
Il Condav, Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino, è un’associazione
di volontariato riconosciuta onlus. È nata ufficialmente il 22 gennaio 2001, ma
di fatto aveva iniziato a muovere i primi passi nel 1998 a seguito del danno post
vaccinico diagnosticato a Silvia, figlia della presidente dell’associazione, e a Mattia e Virginia, tre dei tanti bambini colpiti da paralisi dopo la prima somministrazione di vaccino antipolio orale Sabin.
È una delle più grandi associazioni di volontariato che si occupa di danni da vaccino e, con più di 1000 associati fra simpatizzanti e danneggiati, raccoglie oltre
il 60% dei danneggiati da vaccino riconosciuti sul territorio italiano. L’attività è
svolta solo da volontari per i quali non è previsto nessun compenso se non il
rimborso delle spese vive sostenute a favore dell’associazione. Il Condav non riceve nessun tipo di contributo statale e si mantiene con il pagamento delle tessere associative e con donazioni. È presente sul territorio nazionale con 20 referenti regionali e 18 sedi. L’attività dell’associazione è rivolta prevalentemente
alla tutela e al sostegno delle persone danneggiate dalle vaccinazioni e collabora con le istituzioni, con le associazioni e gli enti presenti sul territorio, per
favorire una normativa più attenta alle esigenze e alle necessità dei danneggiati.
È anche disponibile a fornire, a tutti coloro che lo richiedono, informazioni e aiuto
dal punto di vista normativo, legale, medico e psicologico. Ma, soprattutto, cerca
di effettuare prevenzione sui possibili danni che potrebbero derivare dalla somministrazione delle vaccinazioni, tramite un’azione formativa ed informativa, con
tutti i mezzi disponibili.
Per contatti: Condav, via Borgofreddo 38, 46018 Sabbioneta (Mn),
tel 388 6001916, fax 0375 222238 - [email protected] - www.condav.it
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e professionisti che si sta costituendo in questi mesi con l’obiettivo di
battersi per la trasparenza e la correttezza delle pratiche sanitarie, tra
cui le vaccinazioni.
«Chiedete ai vostri amici, ai vostri
conoscenti che hanno appena vaccinato il loro bambino per quali
malattie hanno praticato l’iniezione.
Non stupitevi se nella maggior parte dei casi non sanno rispondere o
forniscono una risposta sbagliata.
Non è colpa loro. La responsabilità è di chi non fornisce un’informazione adeguata» spiega Serravalle. «Il
danno si manifesta a volte in maniera
evidente dopo poche ore dall’inoculazione, a volte in maniera più subdola, magari dopo mesi, altre volte
dopo anni, perché i vaccini agiscono sul sistema immunitario ancora
immaturo e fragile del bambino e
possono causare una rottura permanente e irreversibile del suo equilibrio».
«Sono sempre più numerosi i genitori che si pongono ragionevoli
dubbi sull’opportunità di praticare
sette o otto vaccini contemporaneamente a tre mesi di età. Si pensi
che a volte i genitori nemmeno sanno che l’iniezione fatta al proprio figlio contiene un numero tale di vaccini. E le risposte che vengono fornite hanno sempre un vago sentore
di propaganda. Non si entra mai
davvero nel merito dei ragionamenti
in base alle peraltro poche conoscenze scientifiche, si ripete il solito ritornello: i vaccini sono sicuri ed
efficaci».
La paura
Serravalle prende una posizione
chiara. «Le vaccinazioni di massa
sono diventate ormai un cardine
dell’attuale sistema sanitario, la nostra società sembra vivere nello spettro delle malattie. Ogni tanto ne
compare una nuova o si agitano gli
spettri di quelle malattie, ormai
scomparse, che potrebbero riaffacciarsi se le coperture vaccinali diminuissero ancora. È la paura delle malattie infettive la molla che fa sì che
ancora oggi la gente vaccini i propri
figli senza porsi troppe domande, è
la paura inculcata da chi cita epidemie più o meno fasulle e da un si-
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stema sanitario che usa questa scorciatoia anziché puntare sulla corretta
informazione e sulla consapevolezza delle scelte.
È la paura delle malattie
infettive la molla che fa
sì che ancora oggi la
gente vaccini i propri
figli senza porsi troppe
domande.
Il consenso consapevole sembra
interessare poco a chi gestisce la nostra salute. Viene molto spesso negato un confronto onesto, un dialogo
costruttivo, dubbi e perplessità non
trovano accoglienza, né risposte. Si
ripete ai genitori che non sottoporre i propri figli alla vaccinazione obbligatoria comporterà un rischio
per la salute e per la vita del proprio
bambino, se non dell’intera collettività; che i vaccini sono obbligatori e
si potrà procedere legalmente contro i genitori che li rifiutino. Ad oggi,
tranne che nel Veneto, non si è riusciti a superare l’obbligo vaccinale.
E solo la protesta e l’organizzazione dei cittadini-obiettori ha permesso l’introduzione del dissenso informato in molte regioni. Di fatto
prevale una logica impositiva. Il cittadino da utente diventa suddito, privato della possibilità di effettuare una
scelta consapevole e viene criminalizzato se esprime pensieri critici».
Cochrane su vaccinazioni infantili:
più efficaci se combinate1. Il titolo
non lascia dubbi, sembra che fare
l’esavalente sia conveniente. Ma le
conclusioni riportate nello studio affermano il contrario: «Non abbiamo
potuto concludere se le risposte immunitarie indotte dal vaccino combinato fossero diverse o equivalenti rispetto ai vaccini singoli. Vi era
una risposta immunologica significativamente inferiore per Hib e tetano e più reazioni locali nelle iniezioni combinate. Gli studi non utilizzano l’analisi intention-to-treat
(ITT) e vi è incertezza circa il rischio
di fattori confondenti in molti degli
studi. Questi risultati non permettono conclusioni definitive. Dovrebbero essere condotti studi che
utilizzano una metodologia corretta e una dimensione abbastanza ampia del campione». Se anche il medico si ferma a leggere solo il titolo,
crederà nella bontà dell’immunizzazione multipla e la proporrà ai suoi
pazienti».
I vaccini combinati
cini costituita da un pentavalente
(polio, difterite, tetano, pertosse e
emofilo di tipo B) e dal vaccino antiepatite B somministrati separatamente ma durante la stessa seduta
vaccinale. Febbre, sonnolenza, irritabilità, pianto inconsolabile, vomito, diarrea, perdita dell’appetito
hanno un’incidenza molto maggiore dopo l’esavalente che dopo l’inoculazione del pentavalente e epatite
B. I vaccini sono gli stessi, ma sono
iniettati in sedi diverse: questo è sufficiente a modificare la frequenza
delle reazioni avverse. E niente si sa
delle reazioni che si verificano a
medio-lungo termine, perché studi
del genere sono più rari delle mosche
bianche.
È utile sacrificare la sicurezza alla
comodità? E poi, comodità per chi?
Per i bambini o per il sistema sanitario? Queste reazioni avverse sono
solo quelle registrate dopo 72 ore
dalla inoculazione, niente si conosce
dei danni tardivi, che sono spesso i
più significativi».
Appare dunque evidente, senza
ombra di dubbio, come l’omertà,
l’ignoranza e le carenze del sistema
diano luogo a una situazione in cui
il cittadino deve difendere se stesso
anziché sentirsi tutelato. A maggior ragione l’informazione e la capacità critica divengono patrimonio
irrinunciabile, sebbene faticoso. !
«Gli effetti collaterali sistemici che
si manifestano a breve distanza di
tempo dopo la somministrazione di
un vaccino esavalente sono significativamente maggiori rispetto a
quelli che si registrano dopo la somministrazione contemporanea degli
stessi antigeni ma in siti diversi» pro- Note
segue Serravalle.
1. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22513932
I dati resi noti dall’Hexavalent 2. Mallet E. et al, The Hexavalent Vaccine
Trial Study Group: Immunogenicity and
Study Group2 hanno messo a consafety of a new liquid hexavalent comfronto la somministrazione delbined vaccine compared with separate
l’esavalente (polio, difterite, tetaadministration of reference licensed vacno, pertosse, epatite B, emofilo di
cines in infant, Pediatric Infectious Ditipo B) con un’associazione di vacsease Journal, 19-1119 (2000).
Disinformazione pericolosa
La disinformazione è pericolosa e
non risparmia i medici. «È interesse delle ditte farmaceutiche dire
mezze verità, ammettere i rischi ma
sottovalutandoli» spiega ancora Serravalle. E riporta un esempio significativo. «Un portale italiano gestito dalle multinazionali del farmaco
ha pubblicato la notizia dal titolo
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