Tasse più alte su tutti gli utili degli enti non commerciali

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Tasse più alte su tutti gli utili degli enti non commerciali
Tasse più alte su tutti gli utili degli enti non commerciali
L’impennata della tassazione sui dividendi percepiti dagli enti non commerciali, prevista dal comma 655
dell’articolo unico della Legge di stabilità 2015, non riguarda i soli utili realizzati nell’ambito dell’attività
istituzionale, ma si estende anche a quelli prodotti nell’esercizio dell’impresa. La conferma proviene
dall’agenzia delle Entrate, che l’ha fornita nel corso di un incontro con la stampa specializzata del 22
gennaio scorso, poi confluita nella risposta 5.2 della circolare 6/E/2015.
Il legislatore, intervenendo sul testo dell’articolo 4, comma 1, lettera q) del Dlgs 344/2003 (il decreto che
ha fissato le disposizioni transitorie alla riforma del Tuir), aveva stabilito che, in attesa di perfezionare
l’inclusione degli enti non commerciali nell’ambito dell’imposta personale sui redditi, gli utili da essi
percepiti fossero imponibili nella misura del 5% (come accade tuttora per le società Ires, ai sensi
dell’articolo 89, comma 2, Tuir), essendo esclusi dal tributo per il 95%.
Con la legge 190/2014, la percentuale del 95% è stata ridotta al 22,26%, realizzando così un incremento
dell’imposizione sul dividendo senza precedenti. Se, infatti, sulla base della disposizione previgente, a ogni
100 euro di utile percepito corrispondeva un’imposta (al 27,5%) pari a 1,375, ora agli stessi 100 euro
corrisponde un prelievo pari a 21,3785, con un aggravio di oltre 20 euro (ogni 100 percepiti). La Relazione
illustrativa spiega che con l’incremento di imposizione (particolarmente sentito per chi “vive” di dividendi
come, in certa misura, le fondazioni bancarie) si è inteso equiparare la tassazione degli utili (non “black
list”) percepiti dagli enti non commerciali a quella delle persone fisiche titolari di partecipazioni qualificate
(considerando però una loro aliquota marginale Irpef pari a quella massima).
Tuttavia, nel testo previgente vi era un inciso (non riprodotto nella disposizione modificata) secondo cui la
tassazione ivi disciplinata riguardava gli utili percepiti «anche nell’esercizio di impresa». L’eliminazione
dell’inciso ha fatto sorgere il dubbio che l’aggravio d’imposta riguardasse i soli utili percepiti nell’ambito
della sfera istituzionale dell’ente, mentre per i dividendi incassati nell’esercizio dell’impresa commerciale
eventualmente esercitata si sarebbero applicate le regole previgenti.
La risposta resa dall’Agenzia delle Entrate smentisce questa lettura interpretativa, e si schiera per
l’applicabilità della nuova (e più “salata”) imposizione a tutti i dividendi percepiti dai suddetti enti. La
soppressione dell’inciso riferito all’impresa, infatti, non ha inteso determinare differenti regole di
tassazione degli utili, a seconda che gli stessi siano realizzati nell’ambito della sfera istituzionale o meno.
Prova ne sia il fatto che la Relazione tecnica alla legge di Stabilità quantifica l’incremento di gettito per
l’Erario prendendo a riferimento tutti i dividendi percepiti e dichiarati dagli enti non commerciali, sia se
presenti a quadro RF sia se indicati a quadro RL del modello Unico Enc.
Si rammenta che il comma 655 della legge di Stabilità 2015 si applica (in deroga allo Statuto del
contribuente) retroattivamente a partire dagli utili «messi in distribuzione» dal 1° gennaio 2014. In sede di
maxiemendamento finale, è stato aggiunto il comma 656, il quale, sulla maggiore imposta che si rende
dovuta per il solo 2014, riconosce agli enti un credito d’imposta, da utilizzarsi esclusivamente in
compensazione a partire dal 1° gennaio 2016 e in tre quote annuali costanti.
Più in generale, va anche ricordato che uno dei “pilastri” della riforma del Tuir operata dal Dlgs 344/2003
era la (almeno tendenziale) similitudine nel trattamento fiscale di dividendi e plusvalenze, queste ultime
considerate alla stregua di utili non ancora percepiti. È semplice osservare che, almeno per quanto riguarda
gli enti non commerciali, questa prescrizione risulta a tutt’oggi inapplicata; attualmente, infatti, i dividendi
sono tassati in maniera assai più incisiva rispetto ai plusvalori.